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PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA

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Geol. Carmelo Scrofani

Via M. D’Azeglio 60 – 97100 – Ragusa; Tel. 0932 245885 – 3398965352 - e-mail:

meno0407@virgilio.it

PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA

CONSULENZA GEOLOGICO-TECNICA PER LO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

RICOSTRUZIONE DELLA SPIAGGIA COMPRESA TRA PUNTA ZAFAGLIONE E SCOGLITTI IN TERRITORIO DEL COMUNE

DI VITTORIA

Relazione

Ragusa, 24/08/2007

Geol. Carmelo Scrofani

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INDICE

1. PREMESSA ………. 1

2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO-MORFOLOGICO ……….….. 3

3. INQUADRAMENTO GEOLOGICO E TETTONICO ……….. 4

3.1. Geologia ……… 4

3.2. Stratigrafia ………..5

3.2.1. Terrazzi marini medio pleistocenici ………5

3.2.2. Tirreniano ……….. …5

3.2.3. Depositi palustri ………. .. 5

3.2.4. Depositi sabbiosi dunali ………. 6

3.2.5. Depositi eolici e spiagge attuali ………. 6

3.3. Tettonica ………... 6

4. INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO ……… 7

4.1. Geomorfologia ……….. 7

4.1.1. Forme e depositi marini ………. 7

4.1.2. Forme e depositi eolici ……….. .8

4.1.3. Forme antropiche ……….. .8

5. CENNI DI IDROGEOLOGIA ……….. 8

5.1. Permeabilità ………... 8

6. IL FENOMENO DELL’EROSIONE COSTIERA ……….. 9

7. RAPPORTI TRA IL PROGETTO E GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE TERRITORIALI ……… 11

8. CENNI SUI VINCOLI ……….. 15

9. DESCRIZIONE DEL PROGETTO E DELLE SUE CARATTERISTICHE …….. 15

10. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE E RELATIVE CONSIDERAZIONI ….. 18

10.1. Valutazioni conclusive ……… 26 ALLEGATO FOTOGRAFICO ……….. …. All. 6

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1. PREMESSA

Lo studio in esame, eseguito su incarico della Provincia Regionale di Ragusa, è finalizzato alla consulenza geologico-tecnica per lo Studio di Impatto Ambientale necessario per la redazione del progetto relativo all’intervento: “Ricostruzione della spiaggia compresa tra Punta Zafaglione e Scoglitti in territorio del Comune di Vittoria”.

In generale la redazione degli studi di impatto ambientale, per quanto riguarda le procedure relative ai progetti di rilievo nazionale, insieme ai criteri per la formulazione del relativo giudizio di compatibilità ambientale è definita dal DPCM 27 dicembre 1988 (Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità di cui all’art. 6, legge 8 luglio 1986, n. 349, adottate ai sensi dell’art. 3 del DPCM 10 agosto 1988, n. 377).

I DPCM 27 dicembre 1988 e DPCM 10 agosto 1988, n. 377 sono stati poi successivamente modificati e aggiornati con i Dpr 27 aprile 1992, Dpr 12 aprile 1996, n. 354, Dpr 11 febbraio 1998 e Dpr 2 settembre 1999, n. 348.

Uno studio di impatto ambientale si predispone in funzione dei punti di cui all’allegato C del D.P.R. 12.04.1996, recepito con D.P.R.S. 17.05.1999 e in particolare come riferimento normativo per l’intervento che si andrà a realizzare si considera la Circolare Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana 3 Luglio 2000, prot. 7316 – “Adempimenti inerenti l’impatto ambientale delle opere da realizzare sul demanio marittimo regionale, ai sensi dell’art. 20 della legge regionale 12 gennaio 1993, n. 10, modificativo dell’art. 5 della legge regionale 29 aprile 1985, n. 21 che descrive appunto i contenuti di uno studio di impatto ambientale per opere da eseguirsi sul demanio marittimo regionale.

Lo studio di impatto ambientale in questione fa parte degli elaborati previsti dal Progetto Definitivo dell’intervento in programma, in quanto è stato già realizzato il Progetto Preliminare da parte del 13° Settore Geologia dell’Assessorato Territorio e Ambiente e Protezione Civile della Provincia Regionale di Ragusa.

La consulenza geologico-tecnica oggetto del presente lavoro, dopo un attento esame del Progetto Preliminare è articolata in:

Una prima parte geologica-morfologica che, in seguito ad un accurato rilievo eseguito, prevede un inquadramento geografico-morfologico dell’area comprendente il sito di intervento, quindi un inquadramento geomorfologico con l’individuazione delle varie forme geomorfologiche presenti nell’area di studio e infine un inquadramento geologico-strutturale che tratta le caratteristiche litologico-stratigrafiche dei terreni, la tettonica e i caratteri idrogeologici generali.

Questi elementi saranno da supporto alla fase progettuale dello studio di impatto ambientale stesso;

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Una seconda parte descrittiva dei riferimenti programmatici, progettuali ed ambientali dell’intervento da realizzare che ha portato in conclusione ad una valutazione semi-quantitativa dell’impatto ambientale provocato dall’opera in programma, ovvero in base alle ipotesi di progetto al momento avanzate, si sono individuati i potenziali impatti e se ne descrive l’importanza in termini di positività o negatività.

Di conseguenza a tale scopo si andranno a trattare dati, analisi e informazioni, quali:

• Rapporti tra il progetto e gli strumenti di pianificazione e programmazione territoriali;

• Descrizione del progetto e delle sue caratteristiche;

• Descrizione delle componenti dell’ambiente potenzialmente soggette ad un impatto importante in seguito alla realizzazione del progetto esposto, con la descrizione dei

probabili effetti sull’ambiente;

Lo studio è stato consegnato in data 24/08/2007, in seguito all’ultima proroga dei termini di consegna concessa dalla Provincia Regionale di Ragusa con lettera datata 20/07/2007 con prot.

n.0042938.

La consulenza geologico-tecnica per lo studio di impatto ambientale presentata, come richiesto dal disciplinare d’incarico, in n. 5 copie originali, comprende:

STUDIO GEOLOGICO - RELAZIONE; ALLEGATI GRAFICI E DIGITALI:

Stralcio aerofotogrammetrico in scala 1: 10.000 All.1

Carta geologica in scala 1: 5.000 All. 2

Carta geomorfologica in scala 1: 5.000 All. 3

Carta delle variazioni temporali della linea di costa in scala 1: 5.000

All. 4

Carta dei vincoli in scala 1: 10.000 All. 5

Allegato fotografico All. 6

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2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO-MORFOLOGICO

L’area oggetto dello studio ricade cartograficamente nella tavoletta Scoglitti F. 275 I SE della carta d’Italia redatta dall’I.G.M. Nella cartografia tecnica regionale è rappresentata nelle sezioni 647050; 647060; 647100. Essa si trova ad una quota compresa tra il livello del mare e 15 m s.l.m., nell'ambito di una fascia di territorio di larghezza media nell'entroterra di circa 300 m e di lunghezza di circa 3,2 Km.

Il sito di studio, compreso tra la falesia a levante del porto di Scoglitti e la Punta Zafaglione, interessa un tratto di costa ad orientamento NE-SO delimitato verso mare da una scarpata litorale continua di altezza compresa tra 1,5 e 6,0 m circa, in cui la spiaggia antistante assume profondità molto variabile nei vari tratti tanto che sembra evidente la zonazione in due settori distinti dal punto di vista morfodinamico.

Questa zonazione tiene conto di un andamento generale della linea di costa ricostruita da dati riferibili al periodo compreso tra il 1967 e il 1999. Più precisamente, si è consultata la Carta IGM

"Scoglitti" con gli aggiornamenti del 1967 e le foto aeree con le riprese effettuate nel 1987 e nel 1999. Nella carta delle variazioni temporali della linea di costa (All. 4), sono riportati con diverso colore i diversi andamenti del litorale, che testimoniano una tendenza generale in avanzamento fra il porto e un tratto di 700 m circa a nord di Punta Bianca e in arretramento nel tratto compreso tra il precedente e Punta Zafaglione. Localmente per piccoli settori nel tratto di litorale caratterizzato da generale arretramento si può riscontrare una condizione di avanzamento seppure molto limitato nel periodo di osservazione più recente (1987-1999). Questa situazione non varia comunque la condizione generale in un arco temporale più ampio (1967-1999).

Proprio alle spalle della strada litoranea si è sviluppata un’intensa edificazione turistico- residenziale e proprio le parti degli edifici esposte a mare, in un evidente stato di degrado, rappresentano, in alcuni tratti, in prossimità di Punta Zafaglione, una testimonianza dell’intensa azione erosiva del mare, che agisce in questo caso attraverso gli spruzzi derivati dal frangivento dell’onda sulla falesia riflettente.

La località di Scoglitti, particolarmente nell'ultimo decennio, è stata ben attrezzata alla ricezione turistica per offrire ai turisti nazionali ed internazionali un variegato programma di intrattenimento estivo di natura sia sportiva che culturale; la sua posizione inoltre permette poi di raggiungere e visitare facilmente tutte le più importanti località di interesse artistico e paesaggistico della costa meridionale della Sicilia.

La cittadina vive principalmente di turismo, pesca, agricoltura e in particolare, tramite la serricoltura si afferma la coltivazione del pomodoro grazie al quale si sono andate a sviluppare

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piccole industrie per la produzione di conserve di pomodoro o anche per la salagione del pesce azzurro.

Esiste poi come detto un porto turistico e un porto rifugio per le barche da pesca, la cui denominazione venne da una iniziativa di Cancellieri nel 1879 con cui si indicò Scoglitti "porto di quarta classe". All'aggregato urbano venutosi a costituire nel corso dell'ottocento e conservatosi fino agli anni cinquanta di questo secolo, si sono quindi poi aggiunti negli anni numerosi altri villaggi nell'interno e lungo le riviere per Camarina e per Gela.

3. INQUADRAMENTO GEOLOGICO E TETTONICO

3.1. Geologia

L’area in studio, dal punto di vista geologico regionale ricade nella zona della cosiddetta Avanfossa di Gela. Le unità stratigrafiche mio-plioceniche presenti in profondità sono ricoperte dai terreni plio-quaternari. I termini pliocenici, scarsamente affioranti, sono rappresentati dai Trubi, mentre i depositi quaternari, da ricondurre a due cicli sedimentari di età infra e medio pleistocenica sono essenzialmente dati da argille grigio-azzurre e da biocalcareniti bianco-giallastre, discordanti sul substrato miocenico. Tali depositi sono chiusi da una potente serie sabbiosa regressiva ampiamente presente in tutta la piana di Vittoria.

La successione stratigrafica classica del Plateau Ibleo è costituita, dai termini più antichi a quelli più recenti, dalle seguenti formazioni:

ƒ F.ne Ragusa, costituita da:

1. Membro Leonardo; dell’Oligocene superiore.

2. Membro Irminio; del Miocene inferiore.

ƒ F.ne Tellaro; del Miocene medio-superiore.

ƒ Trubi; del Pliocene inferiore.

ƒ Calcareniti bianco-giallastre del Pleistocene inferiore.

ƒ Argille grigio-azzurre, Silts argillosi e sabbie gialle del Pleistocene inferiore.

ƒ Silts biancastri e travertini del Pleistocene inferiore.

ƒ Sabbie fini giallo-rossastre del Pleistocene medio.

ƒ Calcareniti e sabbie bianco giallastre del Pleistocene superiore.

ƒ Alluvioni fluviali, depositi eolici, fondi palustri e spiagge attuali di età olocenica.

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3.2. Stratigrafia

Dal rilevamento geologico eseguito e da notizie tratte dalla bibliografia geologica riguardante l'area oggetto di studio è stata ricostruita la successione litostratigrafica dei terreni, la quale, dal basso verso l'alto, risulta la seguente:

1. Terrazzi marini medio pleistocenici 2. Tirreniano

3. Depositi palustri

4. Depositi sabbiosi dunali

5. Depositi eolici e spiagge attuali

3.2.1. Terrazzi marini medio pleistocenici

Sono dati da spianate di abrasione appartenenti alla regressione medio pleistocenica. Sono presenti depositi infra e medio pleistocenici formati da biocalcareniti bianco-giallastre e sabbie e da sabbie fini giallo rossastre. I terrazzi costituiscono la porzione di territorio più estesamente rilevata nell'area in studio.

3.2.2. Tirreniano

Si tratta di biocalcareniti, biocalciruditi bianco-giallastre, sabbie carbonatiche e conglomerati fortemente cementati. Affiorano con una stratificazione distinta di calcareniti e di livelli sabbiosi con presenza di conglomerati cementati, per uno spessore complessivo in affioramento di 5-6 m.

Sono presenti lungo tutto il litorale e in modo evidente presso Punta Zafaglione con un limite presunto verso l'entroterra. Tali depositi, appartenenti al ciclo sedimentario suprapleistocenico sono in discordanza sui depositi sottostanti appartenenti al ciclo infra e medio pleistocenico.

3.2.3. Depositi palustri

Si tratta di termini suprapleistocenico-olocenici depositati in ambiente euxinico, ricchi di resti organici di origine vegetale. Sono composti da sedimenti a grana fine e finissima, limi sabbiosi, limi e limi argillosi di colore bruno-nerastro. Non è stato possibile rilevarne la presenza e quindi non sono stati cartografati, tuttavia è nota l'esistenza all'interno del centro di Scoglitti, nei pressi del porto, come si evince anche dallo studio geologico a supporto del P.R.G. di Vittoria.

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3.2.4. Depositi sabbiosi dunali

Caratterizzano le fasce dell'entroterra a ridosso della spiaggia. Sono stati rilevati con limiti incerti nella parte settentrionale dell'area in studio dove la distribuzione appare più continua. Le dune sono state in parte distrutte dalle nuove coltivazioni in serra e dalle recenti urbanizzazioni. Si tratta di depositi sabbiosi di età Recente, granulometricamente ben classati ed ormai stabilizzati dalla vegetazione.

3.2.5. Depositi eolici e spiagge attuali

Si tratta di depositi recenti e/o attuali presenti lungo la riva. Generalmente gli affioramenti sono esigui sia per sviluppo verticale che areale. In particolare i depositi eolici affiorano con spessori più consistenti nei pressi di Punta Zafaglione. Sono costituiti principalmente da sedimenti a grana medio fine, ovvero da sabbie sciolte granulometricamente ben classate e pulite. Gli spessori sono variabili da poche decine di centimetri fino a 3-4 m.

3.3. Tettonica

L’area oggetto di studio è ubicata sul bordo occidentale del Plateau Ibleo, facente parte geologicamente di quello che originariamente era il dominio ragusano di avampaese.

Il Plateau Ibleo sensu strictu è un horst calcareo interessato da sistemi di faglie prevalentemente normali. Ad ovest è presente il sistema Comiso-Chiaramonte con orientazione NE- SO; a sud-est, l’horst calcareo è ribassato in corrispondenza del sistema Pozzallo-Ispica-Rosolini.

E’ presente pure un sistema neotettonico, costituito essenzialmente dall’allineamento Scicli-Ragusa- Irminio, a carattere trascorrente e ad andamento NNE-SSO e N-S.

Il settore sud occidentale dell'avampaese è interessato da sistemi di faglie a gradinata che ne ribassano progressivamente il profilo, venendo cosi a creare un’area strutturalmente depressa. Tale area, riconosciuta in letteratura geologica come "Avanfossa di Gela", durante il Plio-Pleistocene è stata soggetta, da parte dei sistemi di faglie, al ribassamento dei termini miocenici dell’altopiano ibleo. Si è venuta così a creare una depressione strutturale, successivamente colmata da sedimenti di età compresa tra il Miocene e il Quaternario, nota come Falda di Gela.

In particolare, il sistema di Comiso ha ribassato il settore occidentale del Plateau Ibleo, dando luogo alla zona di transizione all’avanfossa gelese. In tale settore ricade l'area in studio. Si riconoscono sistemi di faglie a prevalente carattere distensivo con orientazioni NO-SE e ENE-OSO che intersecano i litotipi affioranti.

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4. INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO

4.1. Geomorfologia

Dal rilevamento geomorfologico eseguito alla scala 1:5.000 (All. 3) è stato possibile evidenziare le interazioni esistenti fra i vari processi di dinamica esogena e il substrato in esame, in funzione della natura litologica dei terreni affioranti e del loro assetto strutturale. In generale si può affermare che nell’area in studio sono state rilevate forme di dissesto diffuse lungo tutto il litorale, di cui una parte risulta attiva, in quanto esposta tuttora all'azione del mare, e una parte inattiva poiché protetta dalla spiaggia in evidente avanzamento. Tali fenomeni sono limitati nell’ambito dei livelli direttamente esposti lungo il litorale, tuttavia potrebbero interessare nel tempo sia la sede stradale soprastante sia, a lungo termine se non si adottano misure di salvaguardia, gli immobili più prossimi alla stessa.

In particolare le forme geomorfologiche rilevate sono state distinte in:

4.1.1. Forme e depositi marini

Sono date da forme di erosione e di accumulo legate all’attività del mare sulla costa. Nel caso in esame è stata rilevata la presenza di una scarpata di erosione costiera subregolare e discontinua fra il porto e un tratto di 700 m circa a nord di Punta Bianca a cui è associata un tratto di spiaggia in avanzamento, con gradiente maggiore avvicinandosi al porto. La scarpata diviene continua e associata ad una spiaggia in arretramento, localmente sottile fino ad assente, nel tratto compreso tra il precedente e Punta Zafaglione. La dinamica esogena nei tratti in avanzamento genera forme di accumulo date essenzialmente da depositi marini di sabbie sciolte ben classate. La falesia anzidetta è soggetta all'azione erosiva del mare che produce l’alterazione della roccia esposta provocando lo scalzamento alla base. Il solco battente, che in funzione della compattezza della roccia, più o meno rapidamente si amplia verso l’interno, provoca il crollo della parte superiore del corpo roccioso, che priva di appoggio, genera accumuli di blocchi alla base della scarpata, ben evidenti lungo il litorale e che vanno a costituire nello stesso tempo anche una temporanea barriera protettiva della costa dall’azione demolitrice del mare.

Se le condizioni del mare e della terra non si modificano continuerà il processo di scalzamento-crollo- asportazione e la falesia costiera arretrerà lasciando poco sotto il livello del mare un’area sub-pianeggiante: la piattaforma o spianata di abrasione.

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4.1.2. Forme e depositi eolici

Derivano dall’attività del vento in prossimità della costa il quale spinge il materiale prelevato dalla spiaggia verso l’interno dando forma a depositi eolici di cui i più evidenti sono presenti presso P. Zafaglione, subparalleli alla riva ed addossati alla falesia. Gli stessi hanno raggiunto sia la sede stradale sia il molo di ponente del porto con passaggio nello specchio d'acqua antistante interno al porto.

4.1.3. Forme antropiche

Sono legate all'attività umana e comprendono le opere di difesa rigida presenti alla base della falesia derivata dall’avanzato stato di arretramento della spiaggia e sono state realizzate, sia per la necessità di limitare il dissesto della costa rocciosa, sia per proteggere il tratto stradale e le infrastrutture soprastanti dall’intenso moto ondoso. In alcuni tratti le opere di difesa in questione sono state realizzate in conseguenza di dissesti con funzione di consolidamento. Tali opere sono di tipo passivo e sono state rilevate in base alle due tipologie esistenti come: muri di contenimento in c.a. e scogliere con massi a terra.

Sono state identificate: la principale area urbanizzata, l’area di pertinenza del porto e nella parte retrostante l'abitato di Scoglitti: l’area intensamente coltivata, essenzialmente sede di coltivazione in serre.

5. CENNI DI IDROGEOLOGIA

5.1. Permeabilità

La permeabilità dei terreni presenti nella zona in studio, in base a dati bibliografici, può essere distinta in diverse classi, e precisamente:

1. Terreni a permeabilità elevata. Comprendono le Sabbie marine ed eoliche costituite da depositi a permeabilità esclusivamente primaria. Il coefficiente di permeabilità è stimato tra 10–2 e 10–4 m/s.

2. Terreni a permeabilità alta. Comprendono le Calcareniti quaternarie date da depositi a permeabilità mista. Si riconosce una permeabilità di tipo primario nei terreni più incoerenti (sabbie), viceversa nei terreni più litificati (calcareniti) la permeabilità è di tipo secondario. Il corrispondente coefficiente è stimato tra 10–3 e 10–5 m/s.

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Questa situazione idrogeologica consente di affermare che i terreni consentono una rapida infiltrazione delle acque meteoriche e di ruscellamento in profondità verso la falda acquifera sottostante.

6. IL FENOMENO DELL’EROSIONE COSTIERA

La costa, linea di confine tra terra e mare, nel tempo ha subito l’azione impattante dell’erosione che, per le fasce litoranee, comprende le tre fasi dell’erosione vera e propria, del trasporto e del deposito dei sedimenti.

Gli andamenti del ciclo sono stati positivi nel lungo termine; alla fase di deposito ed accrescimento delle zone costiere sabbiose fino alla metà del XX secolo. La tendenza si sta invertendo a causa delle azioni antropiche e dei cambiamenti del livello del mare per effetto serra.

All’interno del sistema continente-mare la spiaggia deve essere considerata a tutti gli effetti un elemento passivo, la costituzione e la persistenza della spiaggia dipende da una condizione di equilibrio dinamico generato da Fattori naturali operanti a scale diverse, di volta in volta antagonisti o concorrenti, e da Fattori antropici:

Fattori naturali:

• Livello continente-mare: eustatismo, epirogenesi, subsidenza;

• Meteo-climatici: regime termobarico, regime pluviometrico e regime anemometrico;

• Fisico-oceanografici: mare, correnti, moto ondoso;

• Apporto detritico: morfologia e litologia dei bacini, evoluzione fluviale;

• Morfologia costiera: tipologia, articolazione della linea di costa, profilo batimetrico, granulometria.

Anche se i fenomeni naturali hanno la loro importanza sui processi di erosione, sono di origine antropica gli effetti più gravi a breve e medio termine. Le azioni antropiche più significative che causano la rapida destabilizzazione delle zone costiere sono:

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Fattori antropici:

• L’intensa antropizzazione delle coste a scopi industriali e turistici, con conseguente eliminazione delle dune per lasciare spazio a villaggi residenziali, porticcioli turistici e centri balneari;

• La subsidenza incrementata dall’estrazione di idrocarburi e acqua in zone troppo prossime al mare;

• L’indebolimento dell’apporto solido dei fiumi al mare per l’indiscriminato prelevamento di materiale dal letto dei corsi d’acqua e per l’esistenza di dighe di ritenuta.

Gli ambienti costieri subiscono pressioni di natura antropica superiori al normale come conseguenza del modello di sviluppo e di consumo attuale proprio perché rappresentano i posti dove la gente ama vivere e lavorare e dove si realizzano gran parte delle attività ricreative e turistiche. Le azioni di destabilizzazione sono determinati quindi da una accentuata spinta all’urbanizzazione, dal mancato rispetto delle leggi e all’abusivismo edilizio, dalla preferenza per la infrastrutturazione trasportistica in zone costiere (ferrovie, strade). Sulla linea di costa, addirittura, dall’agricoltura, dai porti, dal turismo, dagli impianti energetici che trovano acqua a portata di mano e dall’industria incoraggiata a proposito da un più facile smaltimento di reflui e deiezioni,.

L’Italia è il paese avente il maggiore rischio di erosione delle coste marine in Europa, infatti in base agli studi svolti da Eurosion (maggio 2004) (Progetto della Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea) su 7.500 Km complessivi di coste tra terraferma e isole, lungo ben 2.400 Km si rilevano già gli effetti di una forte erosione.

In particolare i litorali siciliani presentano la seguente situazione:

Sicilia

Lunghezza coste (Km)

Lunghezza coste in forte erosione

(Km)

Popolazione che vive nell’area

(ab)

Urbanizzazione e aree industriali a rischio per influenza erosione

(Kmq)

Aree di alto valore ecologico

sotto l’influenza dell’erosione

costiera (Kmq)

1531,6 218 891.033 251,4 315,73

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E' sul piano economico che si riscontrano le conseguenze più gravi e immediate di questa nuova minaccia, quindi a farne le spese sono le infrastrutture turistiche, le attività balneari e tutto l’indotto commerciale e terziario che trae dal turismo la sua unica fonte di sostentamento.

7. RAPPORTI TRA IL PROGETTO E GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE TERRITORIALI

Il progetto realizzato dovrà rispettare le indicazioni delle seguenti normative e atti di pianificazione e programmazione generale e settoriale, in riferimento alle parti che in qualche modo hanno un’interazione con il progetto stesso:

• Linee guida del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale, approvato con D.A. 6080/1999;

• Piano Territoriale Provinciale adottato dalla Provincia Regionale di Ragusa;

• Piano Regolatore Generale del Comune di Vittoria relativo alla frazione di Scoglitti;

• Decreto A.R.T.A. 30/12/1997, disposizioni relative alla regolamentazione delle operazioni di dragaggio e di ripascimento degli arenili nell’ambiente del demanio marittimo regionale;

• Decreto A.R.T.A. 31/12/1997, modalità per il rilascio del Nulla Osta per gli interventi di ripascimento dei litorali nell’ambito del demanio marittimo regionale;

• Circolare A.R.T.A. 3 luglio 2000, prot. 7316, “adempimenti inerenti l’impatto ambientale delle opere da realizzare sul demanio marittimo regionale ai sensi dell’art. 20 della L.R. n°

10/93, relativo all’opera da realizzare sul demanio marittimo regionale.

• Legge n. 64/74 e succ. modif. ed integrazioni relative alle costruzioni nelle zone a rischio sismico.

Linee guida del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale, approvato con D.A. 6080/1999

Riguardo al Piano Territoriale Paesaggistico Regionale istituito dall’Assessorato Regionale dei Beni Cultuali e Ambientali, approvato con D.A. n° 6080 del 21 maggio 1999, sono state già ricercate e individuate le indicazioni specifiche riguardanti gli interventi sul demanio marittimo regionale nel Progetto Preliminare dell’intervento, evidenziando quei passi che direttamente o anche indirettamente possano riguardare coste e spiagge e seguendone quindi le relative indicazioni.

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Piano Territoriale Provinciale adottato dalla Provincia Regionale di Ragusa

Il Piano Territoriale della Provincia Regionale di Ragusa è stato approvato dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente con Decreto n° 1376 del 24 /11/2003.

Il Piano Territoriale Provinciale rappresenta uno strumento programmatico costituito da diversi componenti, ma allo stesso tempo rappresenta anche un’azione complessiva sinergica sull’intero territorio Ibleo, attraverso cui descrivendo gli innumerevoli valori ambientali e culturali presenti, attraverso una distinzione per ambiti e caratteristiche, si vuole evidenziare contemporaneamente l'unicità del territorio Ibleo stesso.

Gli interventi strategici previsti dal Piano, ognuno poi caratterizzato da modalità e metodologie di intervento specifiche, risultano distinti in quattro differenti tipi: a) programmi di settore; b) piani d’area; c) progetti speciali; d) progetto di gestione.

Nello specifico nei piani d’area si distingue il piano d’area dell’ambito costiero, nel quale si evidenzia il problema dell’erosione del litorale in gran parte dovuta all’invadente azione antropica nelle sue varie forme. Il piano d’area si pone dunque un duplice obbiettivo: da un lato ristabilire le condizioni di equilibrio della dinamica costiera, dall’altro individuare un insieme di azioni atte a garantire uno sviluppo sostenibile del territorio.

Per questo fine si è proceduto all’identificazione di macrozone vocazionali, ossia l’individuazione di aree a vocazione residenziale, agricola, produttiva e naturalistica.

L’individuazione delle macrozone porta alla rappresentazione di una mappa dei valori e dei disvalori, sia per quanto riguarda le aree antropizzate (di pregio o di degrado) sia per quanto riguarda quelle naturali (di pregio o di abbandono). Ciò dovrebbe consentire di evidenziare da un lato le coltivazioni ammissibili e la loro tipologia, dall’altro di stabilire un programma di recupero delle zone degradate.

In correlazione alla regolamentazione urbanistica di queste aree ci sono anche altri interventi previsti all’interno del Piano Territoriale che, in quanto coerenti con la finalità del piano d’area, possono trarre da esso motivi di ulteriore rilancio e qualificazione, e nello specifico ad esempio:

ƒ le azioni di difesa dei litorali sulle quali l’Amministrazione Provinciale è gia attiva (v. azione G4b riferita al POP 1998-2000) che prefigurano la conservazione dell’ambiente marino costituente la risorsa principale, da salvaguardare, per tutto l’ambito costiero.

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Piano Regolatore Generale del Comune di Vittoria relativo alla frazione di Scoglitti

Nella revisione del P.R.G. del Comune di Vittoria con introdotte le modifiche di cui al decreto dell’ ARTA n° 1151 del 16/10/2003, la fascia costiera è interessata dai seguenti articoli:

• Art. 52 che identifica nella zona F8 l’area del porto di Scoglitti e le attrezzature di pertinenza;

• Art. 53 che identifica nelle zone F9 le aree litoranee destinate esclusivamente alle opere e agli impianti funzionali alla diretta fruizione del mare. Inoltre nell’articolo della normativa si prevede che l’intera fascia costiera sarà oggetto di un piano di riqualificazione ambientale che dovrà avere come base un’analisi dell’edificato esistente e dei requisiti di sanabilità delle costruzioni. Le previsioni dovranno tendere ad un ripristino ambientale e alla rinaturalizzazione dello stato dei luoghi e dovranno indicare le aree oggetto di intervento finalizzato alla fruizione del mare nel rispetto della normativa vigente;

• Art. 61 che identifica nelle zone G7 le aree vincolate litoranee precisando che non è consentito edificare il territorio compreso entro la fascia di protezione della costa per una profondità di ml 150 dalla battigia, in questa fascia sono consentite solo opere ed impianti destinati alla diretta fruizione del mare secondo quanto disposto dall’art. 53 relativo alle zone F9 ;

• Art. 62 che identifica nelle zone G8 le aree della costa del demanio marittimo vincolate ad arenile e per l’uso del mare a fini balneari, precisando che l’arenile e le zone costiere di proprietà del demanio marittimo sono destinate alla balneazione. La loro utilizzazione è consentita nei limiti e con le modalità di cui alle direttive emanate dall’ARTA con circolare del 16/11/1993 prot. n° 86684/GRXIII°, attraverso il relativo piano di utilizzazione delle spiagge adottato dal Comune.

Decreto A.R.T.A. 30/12/1997, disposizioni relative alla regolamentazione delle operazioni di dragaggio e di ripascimento degli arenili nell’ambiente del demanio marittimo regionale

Tratta dell’obbligo, al preventivo rilascio del nulla osta ai sensi dell’art. 30 della legge regionale n. 10/93 da parte dell’Assessorato Regionale del Territorio e Ambiente, per quei progetti che prevedono operazioni di dragaggio dei fondali marittimi o portuali, nonché interventi di ripascimento artificiale degli arenili marini nelle zone costiere siciliane.

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Disciplina le modalità di recupero dei materiali necessari per gli interventi di ripascimento delle spiagge, indicando come prioritario il ricorso a fonti di approvvigionamento naturale subacquee date da fondali marini e portuali. Viene comunque consentito di utilizzare cave di prestito subaeree nell’eventualità in cui non sia disponibile un quantitativo sufficiente di materiali nei fondali limitrofi al sito di ricezione.

Si consente poi l’integrazione dei lavori di ripascimento con periodici interventi di sversamenti di sedimenti, previo esito favorevole delle analisi di laboratorio appositamente ripetute, allo scopo di garantire la manutenzione delle spiagge interessate.

Decreto A.R.T.A. 31/12/1997, modalità per il rilascio del Nulla Osta per gli interventi di ripascimento dei litorali nell’ambito del demanio marittimo regionale

Riguarda la documentazione necessaria ai fini del rilascio del nulla osta ai sensi dell’art. 30 della legge regionale n. 10/93 per gli interventi di ripascimento artificiali dei litorali con materiali provenienti da cave di prestito, da dragaggi di fondali portuali e da dragaggi di fondali marini liberi.

Disciplina le modalità di campionamento degli inerti per le analisi preliminari di fattibilità e per le analisi definitive.

Circolare A.R.T.A. 3 luglio 2000, prot. 7316, “Adempimenti inerenti l’impatto ambientale delle opere da realizzare sul demanio marittimo regionale ai sensi dell’art. 20 della L.R. n° 10/93"

La circolare stabilisce che, secondo quanto previsto dall’art. 20 della legge regionale 10/93, lo studio di impatto ambientale per i progetti di opere pubbliche in Sicilia deve comunque essere trasmesso all’autorità competente da parte dell’ente proponente, a prescindere dalla natura e dalla tipologia dei lavori previsti.

Si dispone poi che per tutti i progetti di lavori da realizzarsi sul demanio marittimo regionale, dovrà essere trasmesso all’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente insieme agli elaborati progettuali, per il giudizio finale di compatibilità e, comunque, per qualsiasi autorizzazione, nulla osta o concessione demaniale marittima, uno studio dell’impatto ambientale degli interventi proposti che dovrà trattare determinati e specifici aspetti.

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8. CENNI SUI VINCOLI

I vincoli cartografati nell'ambito dell'area in studio sono (All. 5):

ƒ Vincolo idrogeologico derivante dalla L. n. 431 del 08/08/85 (Legge Galasso) art. 1 lett. a, che protegge i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 m dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare.

ƒ Vincolo paesaggistico derivante dalla L. n. 1497 del 29/06/39, ripreso dalla L. n. 431 del 08/08/85 e inserito nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio approvato con D.L. n. 42 del 22/01/2004 che vincola a livello nazionale le aree di notevole interesse pubblico e paesaggistico.

ƒ Zone di interesse archeologico indicate nella Carta dei Beni Paesaggistici approvata con D.L. n.

42 del 22/01/2004.

ƒ Limite di inedificabilità riferito all'art. 15 della L.R. n. 78 del 1976 che vieta le costruzioni entro una fascia di 150 metri dalla battigia.

A questi vincoli si aggiunge l'area di pertinenza del porto delimitata come indicato nel P.R.G. del Comune di Vittoria.

9. DECRIZIONE DEL PROGETTO E DELLE SUE CARATTERISTICHE

L’intervento progettato è un intervento di ripascimento artificiale finalizzato alla ricostruzione della spiaggia di Scoglitti nella tratta a Levante del porto, comprendente il tratto di litorale tra la falesia immediatamente a est del porto di Scoglitti e la Punta Zafaglione per un’estensione di circa 3,2 km.

L’opera da realizzare è ideata concettualmente come un progetto di “ripristino ambientale”

sotto i profili normativi e vincolistici, avendo lo scopo cioè di ricostituire la spiaggia, cercando di riportare gli arenili ai loro aspetti originari di estensione e di profondità, rivalutandone la loro funzione come luoghi di attività turistico – balneari, principale fonte economica del luogo. Nello stesso tempo si cerca anche di evitare, specialmente come rilevato in prossimità di Punta Zafaglione, l’azione erosiva del mare nei confronti della strada e delle abitazioni del litorale.

Dallo studio svolto sulla spiaggia di Caucana dove si è realizzato un “intervento pilota” di ripascimento artificiale, si è evidenziata una scarsa portata liquida da parte dei corsi d’acqua del ragusano passanti per l’altopiano carsico (Formazione Ragusa), il quale assorbe le già deboli precipitazioni, riducendo quindi la capacità liquida e la capacità di trasporto solido dei fiumi e torrenti. Inoltre in tale studio si afferma che l’energia di trasporto di moto ondoso sottocosta assume

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una direzione prevalente da Ovest verso Est, condizione che è stata confermata anche dalla presenza di insabbiamento delle strutture costiere sul lato occidentale.

Si prende atto quindi che in generale il litorale è in arretramento principalmente per i pochi apporti solidi ricevuti, avendo appunto le spiagge del ragusano come rifornitori principalmente solo i fiumi ad Ovest di Gela, dai quali poi i litorali iblei rimangono oggi anche isolati per la costruzione di numerose opere marittime.

Sull’equilibrio naturale della fascia costiera in studio, inoltre hanno sicuramente inciso, come evidenziato nello studio preliminare, sia la costruzione della diga sul fiume Acate-Dirillo, che ha evidentemente ostacolato l’apporto solido tributario della spiaggia in questione, sia localmente, la costruzione di alcune barriere frangiflutti realizzate immediatamente a levante del porto di Scoglitti, opere che si sono rivelate poi nel tempo inefficaci alla protezione dell’apparato stradale del lungomare est di Scoglitti, nel tratto vicino al cimitero.

Poiché non si può pensare da una parte di poter ripristinare in breve tempo le portate solide dei corsi d’acqua e dall’altra di ricorrere ad opere di difesa troppo onerose e spesso causa di degrado ambientale, nonché innesco di fenomeni erosivi nelle zone limitrofe a quelle che si intende proteggere, ne scaturisce la necessità di compensare il deficit di materiale litoraneo con apporti artificiali di sabbia e cioè appunto intervenire con il ripascimento artificiale che rappresenta quindi la soluzione a minore impatto ambientale.

Questa tecnica, se utilizzata correttamente, può portare a notevoli avanzamenti della spiaggia senza causare effetti negativi all’ambiente e alle spiagge limitrofe, infatti proprio uno degli aspetti positivi di questo intervento è la sua semplicità concettuale: la sabbia che viene a mancare dal naturale trasporto solido viene sostituita integralmente o in parte con sabbia prelevata in genere da fondali marini o cave terrestri. Inoltre, il ripascimento artificiale non deturpa il paesaggio costiero e non ha sfavorevoli ripercussioni sul regime dei litorali, che anzi, non possono che essere favoriti da un incremento di apporti sedimentari.

Diventa essenziale però la disponibilità di importanti quantitativi di materiali idonei dal punto di vista granulometrico e composizionale, che andrebbero recuperati preferibilmente in ambito marino, sia sottocosta che in alti fondali, o anche contemporaneamente utilizzando materiale calcareo di cava opportunamente macinato e lavorato in impianti forniti di regolare concessione e autorizzazione.

Per rendere più stabili i sedimenti riportati artificialmente sulla spiaggia, vista la prevalenza del flusso di energia verso Est, si è prevista la protezione della zona di ripascimento con opere

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rigide date da pennelli ortogonali alla riva, realizzati in massi calcarei naturali, allo scopo di ridurre e contenere la dispersione di sedimenti, ostacolando quindi la naturale deriva dei materiali.

Generalmente questi si estendono dalla spiaggia emersa fino alla prima linea dei frangenti, la loro funzione è quella di costituire un accumulo di sedimenti sopraflutto a scapito dei settori sottoflutto, il loro dimensionamento risulta estremamente importante affinché il materiale in transito possa essere distribuito su tutta l’area interessata e non venga del tutto ostacolato dalle strutture poste sopraflutto.

Fenomeni indesiderati attribuibili a questo genere di opere possono essere, oltre all’interruzione del drift litoraneo ed il conseguente depauperamento delle spiagge sottoflutto, i cambiamenti subiti dalla circolazione costiera che spesso provocano il trasporto dei sedimenti in transito verso profondità maggiori, sottraendoli alla dinamica litoranea.

La spiaggia comunque che si verrà a costituire sarà quindi compresa negli alveoli formati tra i pennelli ed assumerà il tipico andamento a dente di sega.

Un ripascimento artificiale tramite materiale naturale rappresenta come detto quindi la soluzione a minore impatto ambientale, tuttavia è fondamentale la fase di reperimento dei materiali, sia per l’intervento iniziale, che per gli eventuali successivi interventi di ricarica e mantenimento, verificando contemporaneamente la compatibilità composizionale degli inerti per non compromettere la riuscita dell’intervento stesso.

Nello specifico, a determinate classi dimensionali del materiale sedimentario, competono specifici angoli di riposo. Un materiale detritico sovrapposto ad altro materiale detritico, caratterizzato da un angolo di riposo maggiore, viene a trovarsi in condizioni di equilibrio metastabile e quindi una qualsiasi sollecitazione dinamica ne determinerà l’allontanamento immediato. Pertanto il diametro medio degli inerti deve essere in generale uguale o poco superiore a quello preesistente, perché si potrebbero innescare effetti negativi, come l’erosione delle spiagge sottoflutto, dovuta alla differenziale mobilità del sedimento.

Informazioni importanti sull’andamento degli apporti solidi, sulla durata degli interventi e sui tempi delle eventuali azioni di mantenimento, si ottengono mediante un apposito monitoraggio da effettuare sia durante i lavori che ad intervento realizzato. In particolare si prevede di attuare: 1) il campionamento superficiale dei materiali della spiaggia emersa e sommersa, 2) il rilievo dei profili e della linea di costa dell’area interessata, 3) la ripetizione nel tempo dei rilievi plano- altimetrici da effettuare tramite i capisaldi preliminarmente fissati in modo da constatare le eventuali variazioni temporali di livello.

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Il risultato dell’opera va quindi inquadrato su scale temporali medio lunghe, si deduce allora l’importanza di considerare tali interventi in un’ottica di pianificazione.

In conclusione, gli scopi del progetto, come anche riportato nello studio preliminare, sono diversi e principalmente:

• Paesaggistico e naturalistico, con il ripristino della spiaggia originaria ad orlare la falesia litoranea.

• Di ricostruzione della spiaggia a protezione di edifici civili e strade litoranee, in quanto, specialmente nei tratti di costa prossimi a Punta Zafaglione, la riva è in netto arretramento e in alcuni punti scompare del tutto, con il risultato che il mare batte direttamente sulla falesia avvicinandosi alla strada litoranea.

Di conservazione e talora di miglioramento degli aspetti estetici.

• Funzionale, ad eliminare lo scavalcamento del molo portuale e la tracimazione della sabbia nello specchio acqueo.

• Utilitario, in quanto fornisce il sedime di spiaggia balenabile, oggi talora assente in un contesto turistico-residenziale in espansione.

10. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE E RELATIVE CONSIDERAZIONI

Lo Studio di Impatto Ambientale rappresenta il primo passo della procedura di VIA, in pratica è uno strumento di supporto alla fase decisionale sull’ammissibilità di un’opera, coincide quindi con una fase di previsione degli impatti potenzialmente significativi dovuti all’esistenza del progetto mediante la loro identificazione e la loro stima.

La valutazione degli impatti generali di un’azione di ripascimento artificiale viene operata secondo tecniche che si rifanno all’uso delle matrici di valutazione. Questa metodologia consente di descrivere in modo sistematico le più significative interazioni opera – ambiente, ed in particolare l’identificazione delle componenti ambientali maggiormente suscettibili di impatto e delle attività di cantiere e di esercizio principalmente responsabili degli impatti determinati.

Le matrici di valutazione consistono in checklists bidimensionali dove, ad esempio, una lista di azioni previste per la realizzazione dell’intervento è messa in relazione con una lista di componenti ambientali per identificare le potenziali aree di impatto.

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Quindi si procede con la valutazione dell’interazione tra fattori causali e componenti impattate, dove:

• fattori causali sono le azioni e gli interventi derivanti dalla realizzazione dell’opera e necessari per il funzionamento e la gestione dell’opera stessa;

• componenti impattate sono i diversi aspetti ambientali e territoriali direttamente o indirettamente coinvolti dalle azioni e interventi previsti per la realizzazione dell’opera.

Le valutazioni fornite dalle matrici, in questa sede, sono di tipo semi-quantitativo in quanto si identificano i potenziali impatti e se ne definisce la rilevanza mediante una notazione, secondo parametri di positività o negatività.

Sulla base delle ipotesi progettuali avanzate, al momento, sull’intervento di ripascimento da realizzare, sono stati definiti in entrambe le fasi, di cantiere e di esercizio, i seguenti fattori causali:

1. Fase di cantiere

A) Apertura strade ed aree di cantiere: comprende tutte le azioni finalizzate a consentire l’accesso alle aree di cantiere e di sversamento dei materiali sabbiosi. Nello specifico si prevede al momento, la predisposizione di almeno una rampa di collegamento con la spiaggia, ubicata nei pressi di Punta Zafaglione, nonché il montaggio di recinzioni di delimitazione e protezione delle aree di cantiere e di escavo delle sabbie.

B) Allestimento di installazioni temporanee: comprende le strutture complementari per la sosta dei mezzi e di servizio agli addetti ai lavori.

C) Estrazione di sabbie litorali: comprende le operazioni di escavo della sabbia necessaria al ripascimento. Per tale punto attualmente, le ipotesi di progetto prevedono il prelievo dalla spiaggia in avanzamento a ridosso del porto, oggetto appunto di una sovrasedimentazione costiera, oppure, in alternativa il prelievo nella zona di avamporto.

D) Estrazione di massi calcarei naturali per la realizzazione dei pennelli a mare: comprende le operazioni di estrazione del materiale calcareo presso cave regolarmente autorizzate ed ubicate esternamente all'area oggetto degli interventi.

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E) Trasporto della sabbia litorale: comprende le operazioni di trasporto, mediante camion, della sabbia, dalle zone di prelievo a quelle di sversamento, utilizzando nei tratti in cui è possibile, la stessa spiaggia litorale come via di collegamento.

F) Trasporto di massi calcarei naturali per la realizzazione dei pennelli a mare: comprende le operazioni di trasporto, mediante camion, del materiale calcareo, dalle cave di prestito all'area di deposito in corrispondenza del litorale per la successiva messa in opera.

G) Sversamento dei materiali sabbiosi: comprende le operazioni di scarico e spandimento tramite mezzi meccanici del materiale sabbioso.

H) Scarico dei massi calcarei: comprende le operazioni di scarico e posizionamento dei massi calcarei tramite mezzi meccanici.

I) Dismissione e ripristino delle aree di cantiere e delle opere temporanee: comprende tutte le azioni successive all’esecuzione dell’intervento, come il ripristino delle aree di cantiere e di tutte le strutture ad esse collegate.

2. Fase di esercizio

G) Presenza dell’opera: comprende gli impatti conseguenti alla presenza dell’intervento realizzato e attivo, costituito dall’area di spiaggia ripristinata e dai pennelli ortogonali alla riva.

H) Monitoraggio e gestione dell’opera: comprende tutte le azioni di monitoraggio post operam finalizzate al controllo e alla verifica della corretta esecuzione dell’intervento eseguito nonchè alla manutenzione dello stesso.

Descritti i fattori causali, ora si vanno ad individuare, sempre sulla base delle ipotesi di progetto avanzate al momento, le componenti ambientali e territoriali potenzialmente coinvolte dagli effetti dell’intervento realizzato, che risultano essere:

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1. Geomorfologia:

Sotto l’aspetto geomorfologico l’intervento implicherà impatti considerabili di livello molto basso e localizzati, dove si ipotizza venga predisposta la rampa di accesso alla spiaggia e il conseguente deposito dei materiali sabbiosi (f.c. A, G), nonché impatti di livello moderatamente negativo, sia sulle aree dove verrà prelevata la sabbia per il ripascimento (f.c. C), sia lungo l'arenile dove si prevede il transito dei mezzi meccanici e di trasporto (f.c. E, F). La realizzazione della rampa di accesso causerà comunque impatti temporanei in quanto questa sarà dismessa al completamento dei lavori (f.c. I). Temporanei, benchè più a lungo termine saranno pure gli impatti legati alle azioni sull'arenile poichè, in ogni caso, la spiaggia sarà rimodellata naturalmente secondo le situazioni locali di equilibrio.

Al contrario invece le conseguenze dell’intervento eseguito saranno molto positive, in quanto si contribuirà sia alla protezione della scarpata rocciosa litoranea, sia ovviamente al recupero dell’equilibrio sedimentologico della spiaggia. Di conseguenza, il bilancio degli impatti, riguardo l’aspetto geomorfologico, può considerarsi come positivo.

2. Qualità delle acque:

Durante le operazioni di escavo di sabbia litorale (f.c. C, G) e di messa in posto dei massi calcarei (f.c. H) si causerà un intorbidimento delle acque dovuto alla risospensione del materiale fino. La torbidità produce due effetti importanti, da un lato, provoca una diminuzione della penetrazione della luce nella colonna d’acqua con il conseguente impatto sulla fotosintesi, specialmente quella dei macrofiti del fondo, dall’altro si produce un flusso di particelle che si depositano sul fondale; queste, a loro volta, dipendendo dalla circolazione locale, possono raggiungere distanze relativamente elevate. Tale deposito di materiale fino, nel caso in cui va a depositarsi sulle foglie di fanerogame marine o sui talli di macroalghe bentoniche, anche trattandosi di piccole quantità, ha un effetto importante sulla fotosintesi.

Tuttavia questi effetti si possono considerare abbastanza localizzati, in quanto le aree di prelievo ipotizzate sono ristrette e non riguarderanno sedimenti contenenti elementi patogeni, tossici o nocivi. Il bilancio degli impatti per questo aspetto ambientale si può considerare quindi moderatamente negativo, seppure limitato nel tempo.

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3. Paesaggio:

Era rappresentato in origine da coste basse sabbiose interrotte da promontori e speroni rocciosi, da apparati dunali a più ordini e dalla macchia mediterranea. Attualmente è deturpato, modificato e degradato, nell’entroterra, dalla presenza delle nuove coltivazioni in serra, le quali richiedendo lo spianamento del terreno hanno quasi totalmente distrutto il cordone dunale, e lungo il litorale, sia per la presenza delle recenti edificazioni sia in conseguenza dell'azione erosiva del mare.

Impatti sulla qualità del paesaggio verranno causati da tutte le azioni (f.c. A, B, C) finalizzate alla predisposizione delle aree di cantiere, all’installazione di strutture temporanee ed alla estrazione di sabbie litorali. Si possono considerare però come impatti di durata limitata generalmente al periodo dei lavori, ed eliminati poi dalle operazioni di ripristino (f.c. F).

Al contrario l’intervento realizzato (f.c. G), avrà molta importanza in termini di riqualificazione paesistica per il recupero dell'originaria configurazione della spiaggia, di conseguenza il bilancio degli impatti dell’intervento sull’aspetto del paesaggio risulta essere positivo.

4. Comunità bentoniche:

Dai rilievi effettuati lungo il litorale in esame si sono riscontrate scarse presenze di fauna nel tratto prossimo al porto fino e oltre Punta Bianca, mentre una discreta presenza è stata riscontrata nel tratto successivo ed in particolare l'esistenza di una oligofauna presso Punta Zafaglione. Si tratta essenzialmente di molluschi, bivalvi perforatori (es. Lithodomus), gasteropodi, appartenenti al genere Patella e Diodora, legati al fondo roccioso litorale (RMI) e bivalvi del genere Donax e Tellina appartenenti alla biocenosi delle Sabbie Fini Superficiali (SFS). Quest'ultimo ambiente, compreso fino a profondità di 2 - 3 metri, coincide con il settore litorale caratterizzato da elevato idrodinamismo e da una struttura del fondo a granulometria ben definita. Si rinvengono pure faune appartenenti alla biocenosi tipica delle Sabbie Fini Ben Classate (SFBC), caratterizzata da profondità comprese fra 2,5 e 25 metri e da idrodinamismo più basso rispetto al precedente. Gli individui riscontrati sono molluschi bivalvi appartenenti al genere, Mactra, Venus, Acanthocardia e Glycymeris. La malacofauna riscontrata risulta essere molto comune dal punto di vista della distribuzione in tutto il litorale ibleo e quindi da non ritenere di una certa importanza o comunque da salvaguardare.

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E’ innegabile, in generale, il fatto che l’estrazione della sabbia litorale (f.c. C), lo sversamento della stessa (f.c. G) e lo scarico e messa in posto dei massi calcarei (f.c. H) provocherà, a causa degli effetti dell’intorbidamento delle acque per lo spostamento delle frazioni fini, la distruzione delle comunità insediate in quelle zone. Queste azioni, tuttavia, molto difficilmente arriveranno a compromettere la funzione fotosintetica delle alghe e a creare problemi di alimentazione per i bivalvi filtranti ivi presenti, a causa della rilevante distanza delle praterie di Posidonie dalla costa.

Se quindi valutato nell’immediato e nel breve periodo, gli impatti ambientali riguardanti le comunità bentoniche risultano essere senza dubbio negativi, ma in un arco di tempo medio-lungo (3/5 anni) si assisterà al progressivo ripopolamento dei fondali, cosicché nel complesso il bilancio degli impatti per questa componente ambientale, si considera, moderatamente negativo fino a divenire neutro, per il ripristino nel tempo dell’equilibrio originario.

5. Atmosfera:

Gli impatti sulla componente atmosfera sono generati in fase di realizzazione da tre fattori principali:

ƒ Le emissioni generate dai mezzi di cantiere, sia sulla viabilità esterna, sia all’interno delle aree di cantiere.

ƒ Il sollevamento di polveri prodotto dalle lavorazioni e dal transito degli automezzi sulla viabilità interna del cantiere.

ƒ Le emissioni generate dalla combustione del gas metano per il riscaldamento degli eventuali locali di servizio.

In particolare il primo fattore si riferisce principalmente alle emissioni di CO, NOX, SOX polveri, particolato, e composti aromatici in generale, per cui, il contenimento degli inquinanti emessi dai mezzi di trasporto e dai macchinari di cantiere necessita una continua manutenzione.

I fattori causali (f.c. A, C, E, F, G, H) relativi alla componente ambientale in esame, avranno effetti sull’uomo e sulle componenti biotiche comunque trascurabili in conseguenza al fatto che l’intervento non si svolgerà in luoghi confinati ma ovviamente in ampi spazi, per cui si avrà l’immediata diluizione dei gas di scarico. Quindi il bilancio degli impatti sulla qualità dell’aria si può considerare moderatamente negativo e comunque limitato nel tempo alla fase di esecuzione dei lavori.

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6. Residenze e infrastrutture:

Sono presenti alle spalle della strada litorale e della S.P. n. 102, "Cammarana-Scoglitti", che delimita la zona costiera oggetto dell’intervento. L’apertura dell'accesso alla spiaggia (f.c. A) non avrà comunque alcuna interferenza con le costruzioni. Nel caso in cui, come previsto, non fosse attuabile l'utilizzo della spiaggia come via di collegamento per tutta la sua estensione, si può ipotizzare invece, durante il corso dei lavori, un aumento del traffico dei mezzi pesanti lungo la strada litoranea e dunque una maggiore usura dell'infrastruttura. Al contrario, la realizzazione dell’opera che andrà a limitare l’azione erosiva del mare, assicurerà condizioni di stabilità alla strada e nello stesso tempo, allontanando l’onda dalla falesia riflettente, si andranno a salvaguardare quegli edifici particolarmente soggetti all’azione erosiva dell’elemento salino; per cui il bilancio degli impatti si considera positivo.

7. Pianificazione:

L’intervento previsto non interessa aree comprendenti "Cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica" o "Bellezze panoramiche considerate come quadri e punti di vista o di belvedere" come indicato all'art. 136 lett. a, d, del Codice dei beni culturali e paesaggistici. Si tende anzi a riqualificare il paesaggio e l’aspetto geomorfologico e a contribuire all’ampliamento della fascia demaniale costiera.

Non si evidenziano quindi, incongruenze con le prescrizioni della normativa territoriale ed urbanistica vigente, anzi, nell’ambito locale la realizzazione dell’intervento è coerente con le indicazioni del Piano Territoriale Provinciale adottato dalla Provincia Regionale di Ragusa. In questo, fra i vari obbiettivi, ci si prefigge anche di ristabilire le condizioni di equilibrio della dinamica costiera, e di individuare un insieme di azioni atte a garantire uno sviluppo sostenibile del territorio.

Quindi sotto questo punto di vista si considera un bilancio di impatto positivo.

8. Clima acustico:

Tale aspetto è stato già analizzato nello Studio Preliminare. Il dato normativo di riferimento è il D.P.C.M. 01/03/1991 in cui si prevede la suddivisione in sei classi di aree, determinate in base alla destinazione d’uso del territorio, cui corrispondono diversi limiti massimi ammissibili del livello di rumore. La zona oggetto dell’intervento, per le proprie caratteristiche, è stata classificata come “Area particolarmente protetta”, ricadente in questa tipologia in quanto “Zona di interesse turistico-ricreativo”.

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Allora è indubbio che tutte le azioni finalizzate all'esecuzione dell'intervento influiranno certamente sul clima acustico delle aree di cantiere, presentando durate anche abbastanza lunghe.

Pertanto, come previsto nello studio preliminare, è ipotizzabile che si produca un livello di rumore di fondo superiore al valore massimo ammissibile per le "Aree particolarmente protette".

Considerando il fatto che queste aree esprimono la loro attività turistico-ricreativa principalmente nella stagione balneare estiva, quando il numero di residenti in zona è di gran lunga superiore al periodo invernale, si deve prevedere la sospensione dei lavori durante il periodo estivo.

Il bilancio degli impatti sull’aspetto acustico, anche se temporaneo, và considerato di conseguenza comunque negativo.

9. Turismo e balneazione:

L’esecuzione dell’intervento avrà indubbiamente interferenze evidenti con le attività balneari che si svolgono direttamente sulla spiaggia. Renderà impossibile la fruizione della stessa, cosa che comunque è attualmente in parte compromessa dall'arretramento della spiaggia nei tratti verso Punta Zafaglione.

In generale si può affermare, come previsto nello studio preliminare, che per due stagioni estive l’utilizzo turistico delle spiagge sarà sostanzialmente inibito dall’esecuzione dei lavori. In risposta a questi forti impatti, anche se poi temporanei, si evidenzia però che il fine dell’intervento stesso è quello, come detto, di ricostituire la spiaggia, cercando di riportare gli arenili ai loro aspetti originari di estensione e di profondità. Il risultato è quindi la rivalutazione dei luoghi e delle attività turistico-balneari rappresentanti la principale fonte economica del luogo. Il bilancio degli impatti su queste attività è da ritenersi positivo.

10. Mobilità:

L’esecuzione dell’opera comporterà la movimentazione di una consistente quantità di materiali. Secondo le ipotesi di progetto sia il trasporto dei materiali sabbiosi, sia quello dei massi calcarei, si prevede avvenga, come già anche accennato nel Punto 6, lungo la stessa spiaggia, nei tratti in cui è possibile e in alternativa lungo la strada litoranea.

In quest’ultima situazione si potranno verificare delle interferenze con il normale traffico locale con conseguenti rallentamenti e potenziali incrementi della incidentalità, per cui il bilancio degli impatti sul sistema della mobilità può considerarsi, anche se di natura temporanea, moderatamente negativo.

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11. Navigazione e pesca:

Riguardo questo aspetto si prevede che le operazioni legate alla realizzazione dell'intervento, con la necessaria perimetrazione di aree riservate ai mezzi di cantiere e alle attrezzature di lavoro, avranno interferenze anche se molto limitate con la navigazione e con la pesca. Le aree interessate non si sovrappongono generalmente con quelle adibite a tali attività, tranne che per gli spostamenti entro lo specchio d'acqua immediatamente antistante il litorale.

Si potranno avere interferenze con la pesca, seppure molto limitate, a causa dell’allontanamento temporaneo della fauna nectonica provocato dall’intorbidamento delle acque.

Ad intervento realizzato, la presenza dei pennelli ortogonali alla riva realizzati in massi calcarei naturali e il conseguente insediamento di comunità di scoglio, favorirà la piccola pesca amatoriale. Nel complesso, considerata la natura temporanea dei fattori di impatto, il bilancio, per questo aspetto, può considerarsi moderatamente negativo con tendenza a divenire sostanzialmente neutro.

10.1. Valutazioni conclusive

In conclusione si può dire che il bilancio degli impatti relativo all’intervento di ripascimento artificiale sulla spiaggia di Scoglitti, con le conseguenti trasformazioni ambientali e territoriali, risulta essere complessivamente di segno positivo. L'opera è anche coerente con la linea di azione adottata dalla Provincia Regionale di Ragusa, che intesa come intervento di “ripristino ambientale”

prevede la ricostruzione della spiaggia finalizzata al ripristino del suo originario aspetto di andamento e profondità. Indirettamente risulta essere anche un’azione di “difesa costiera”, in quanto una spiaggia attiva rappresenta già naturalmente una “difesa” della costa e delle infrastrutture retrostanti.

Riassumendo gli impatti analizzati risultano quindi essere positivi riguardo:

• l’assetto geomorfologico e paesaggistico delle aree interessate, poichè l’intervento realizzato, andando a limitare l’azione erosiva del mare, garantirà la protezione della scarpata rocciosa litoranea e quindi della sede stradale e degli edifici a rischio. Inoltre realizzerà l’ampliamento e il recupero della spiaggia nei tratti laddove ormai è andata anche scomparendo;

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• la fruibilità della costa e l’economia della zona, che con la presenza di spiagge più ampie e curate e quindi di maggiore attrattiva per le attività turistico-balneari, vedranno probabilmente un incremento delle presenze estive ed un conseguente beneficio economico per le attività commerciali della zona;

Gli impatti negativi riscontrati risultano avere delle caratteristiche comuni:

• innanzitutto sono di moderata entità, non presentando quindi particolari rischi;

• sono tutti temporanei, collegati cioè esclusivamente alla fase di esecuzione dei lavori, non presentando in seguito, in fase di esercizio, alcun impatto ambientale negativo. Questi impatti si possono considerare in pratica come quasi inevitabili nella realizzazione di un intervento di riqualificazione ambientale, che necessita appunto delle modifiche del territorio, esso stesso responsabile dell’innesco dei fenomeni di degrado.

Alcuni degli impatti riscontrati possono essere in generale contenuti e mitigati con opportuni semplici accorgimenti adottabili durante l’esecuzione dei lavori, come: prevedere la sospensione dei lavori nel periodo estivo; utilizzare macchinari ed attrezzature ad intrinseco basso livello di impatto, in linea con le disposizioni comunitarie in materia di “veicoli puliti”; disporre, nella rampa di collegamento tra la strada litoranea e la spiaggia, dispositivi luminosi per la segnalazione dell’entrata / uscita dei mezzi.

Alla luce di queste considerazioni si è arrivati a confermare la compatibilità ambientale dell’intervento in progetto e anzi a sottolineare l’importanza dell’opera mirata ad una corretta riqualificazione ambientale, che prevede la preservazione degli arenili e dell’intero sistema costiero inteso sotto il profilo paesaggistico e come habitat floro – faunistico marino e terrestre.

Ragusa 24/08/2007

Geol. Carmelo Scrofani

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All. 6

ALLEGATO FOTOGRAFICO

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Depositi eolici addossati alla strada litoranea presso Punta ZafaglioneDepositi sabbiosi dunali ai margini della strada poco a nord di Punta Zafaglione Affioramento di calcareniti e sabbie di Punta ZafaglioneOrizzonte calcarenitico costituente la linea di riva presso Punta Zafaglione

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Livello conglomeratico a matrice sabbiosa al top del Tirreniano di possibile età olocenica

Affioramento di sabbie cementate con evidenti strutture d’erosione con orizzonte calcarenitico al top Affioramento di sabbie cementate con accumulo detritico alla base della falesia

Affioramento di calcareniti e sabbie carbonatiche a stratificazione suborizzontale

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Falesia in avanzato stato di dissesto

Forme di erosione marina ad andamento lineare Accumulo di blocchi rocciosi alla base della falesia in dissesto

Orlo della scarpata litorale in prossimità della strada con accumulo detritico alla base

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Vista del porticciolo di Scoglitti

Tratto di spiaggia in forte avanzamento prossima al molo di ponente

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Panoramica della spiaggia in avanzamento a nord di Punta Bianca

Panoramica della spiaggia in avanzamento a sud di Punta Bianca

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Tratto di spiaggia ed intervento di difesa mediante scogliera con massi a terra presso Punta Zafaglione Muro di contenimento in c.a. non esposto all’azione del moto ondoso

Scogliera con massi posta a difesa del muro di contenimento della sede stradale Muro di contenimento in c.a. parzialmente esposto all’azione del moto ondoso

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Muro di contenimento in c.a. esposto al moto ondosoMuro di contenimento in c.a. esposto al moto ondoso con scalzamento del piano di posa della fondazione

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