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Cosa comporta avere una querela?

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Cosa comporta avere una querela?

Autore: Mariano Acquaviva | 08/03/2021

Quali sono le conseguenze dell’essere querelati? La fedina penale è macchiata? Si può partecipare ai concorsi? Quali sono i diritti dell’indagato?

Chi sporge querela contro una persona chiede alle autorità di indagare su un fatto che costituisce reato. Ogni denuncia o querela, infatti, giunge fino alla Procura della Repubblica territorialmente competente affinché il pubblico ministero apra la fase delle indagini preliminari. La persona querelata, dunque, diventa oggetto delle investigazioni delle autorità, con ovvie ripercussioni: si pensi ad esempio alla

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necessità di nominare un difensore di fiducia oppure di vedersi limitata la propria libertà a seguito di perquisizioni, ispezioni o perfino per via di una misura cautelare.

Cosa comporta avere una querela? Sin da subito, va fatta una precisazione: la persona querelata, anche se formalmente indagata, è considerata dalla legge innocente fino a che non sopraggiunga una sentenza di condanna definitiva.

Essere querelati non significa essere considerati dei delinquenti; semplicemente, se la querela appare fondata, si finisce sotto la lente della Procura che indaga per fare luce sul fatto denunciato.

Essere querelati, dunque, non deve suonare già come una condanna: le indagini potrebbero concludersi con un’archiviazione e, anche se terminassero con la richiesta di rinvio a giudizio, il giudice potrebbe sempre assolvere l’imputato. Se l’argomento t’interessa, prosegui nella lettura: vedremo cosa comporta avere una querela.

Quando si viene querelati?

La querela è la segnalazione di un reato fatta alle autorità da parte della vittima del crimine. Di conseguenza, possiamo dire che, di norma, si viene querelati quando si è commesso un reato o quando qualcuno ritiene che sia stato commesso.

La querela, dunque, ha risvolti di tipo penale, nel senso che essa è idonea a innescare un procedimento in piena regola. A questo proposito, è corretto affermare che la querela è una condizione di procedibilità dell’azione penale:

senza di essa, le autorità non potrebbe perseguire il crimine commesso.

Reati procedibili a querela: quali sono?

La querela è condizione di procedibilità solamente per alcuni reati, generalmente ritenuti meno gravi di quelli procedibili d’ufficio. Si pensi alle lesioni lievi, alle percosse, al furto semplice, alla truffa. Ciò non toglie che esistano reati molto gravi ugualmente procedibili a querela; basti pensare alla violenza sessuale che, sebbene punita con la pena fino a dodici anni, è comunque reato procedibile a querela.

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In un caso del genere, la procedibilità a querela è stata stabilita dal legislatore per via della delicatezza della materia e per le conseguenze (anche psicologiche) che patisce la vittima. Per tali ragioni, la legge ha ritenuto che anche la perseguibilità di un reato così grave fosse lasciata alla scelta della persona offesa.

Per approfondire questo specifico argomento, ti consiglio la lettura dell’articolo che cosa vuol dire reati a querela di parte.

Procedibilità d’ufficio: cosa significa?

A fronte dei reati per cui si può procedere solamente se la vittima sporge querela, vi sono i reati procedibili d’ufficio: sono tali i crimini per i quali l’autorità può intervenire non appena ha avuto conoscenza del fatto, a prescindere dalla volontà della vittima.

Sono procedibili d’ufficio tutti i reati più gravi e quelli che, in linea di massima, mettono in pericolo l’incolumità e l’ordine pubblico: si pensi all’omicidio, alle lesioni gravi, alla rapina, a tutti i tipi di associazione per delinquere, ecc.

I reati procedibili d’ufficio possono essere segnalati da chiunque, anche da una persona diversa dalla vittima, mediante semplice denuncia sporta alle autorità competenti.

Cosa comporta essere querelati?

Avere una querela comporta essere sottoposti alle indagini della Procura delle Repubblica, la quale opera per mezzo della polizia giudiziaria (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, ecc.).

In genere, chi è querelato riceve un avviso da parte della procura: si tratta dell’informazione di garanzia, un documento nel quale sono contenuti i principali diritti che spettano alla persona indagata, primo fra tutti quello di essere assistito da un avvocato di fiducia.

Poiché l’avviso di garanzia è obbligatorio solamente quando le autorità devono procedere a compiere un atto d’indagine particolarmente invasivo (una perquisizione, ad esempio), potrebbe anche darsi che nessuna informazione di garanzia sia comunicata al querelato.

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In questo caso, a meno che la polizia non notifichi un altro atto (tipo quello con cui si chiede di dichiarare un domicilio per le prossime comunicazioni), la persona indagata potrebbe anche non avere conoscenza delle indagini a proprio carico e della querela che gli è stata sporta contro.

Da tanto deriva che essere querelati non ha necessariamente ripercussioni negative sull’indagato: a meno non sia stata disposta a suo carico una misura cautelare (gli arresti domiciliari, l’obbligo di dimora, ecc.), egli può continuare a lavorare e a svolgere normalmente la propria vita.

Querela e fedina penale

La semplice querela non è nemmeno idonea a macchiare la fedina penale. Per fedina penale si intende il certificato del casellario giudiziale all’interno del quale sono iscritte tutte le condanne definitive.

Nello specifico, nel certificato del casellario giudiziale sono riportate non solo tutte le condanne definitive penali, ma anche quelle civili e amministrative, tipo i provvedimenti relativi alla capacità della persona (interdizione giudiziale, inabilitazione, interdizione legale, amministrazione di sostegno) e quelli di espulsione.

Il certificato dei carichi pendenti è invece quel documento estratto dal casellario nel quale sono riportati i procedimenti penali cui è sottoposto un determinato individuo.

Mentre il certificato del casellario giudiziale riguarda solamente le condanne definitive (cioè, passate in giudicato), il certificato dei carichi pendenti riporta i processi ancora in corso, quelli per i quali si è imputati ma non condannati.

Dunque, all’interno del casellario giudiziale non c’è traccia della mera querela ricevuta. Ciò significa che, se si è solamente indagati, non bisogna temere per la propria fedina penale (o almeno, non ancora).

Essere querelati può precludere i concorsi

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pubblici?

Di norma, chi intende partecipare a un concorso pubblico deve autocertificare il proprio stato di incensuratezza, cioè deve attestare, sotto la propria responsabilità, di non aver subito condanne penali definitive.

Talvolta, i concorsi chiedono di segnalare se si è sottoposti a un procedimento penale, cioè se si è imputati. In questo caso, ciò che fa fede è il certificato dei carichi pendenti. Difficilmente, invece, si avranno problemi a partecipare a un concorso pubblico se si è solo querelati e, quindi, si è sottoposti a indagini preliminari.

Per approfondire questo specifico argomento, si consiglia la lettura dell’articolo

“Può partecipare a concorso chi è stato querelato?“.

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