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Valutazione di Incidenza Ambientale (8035 KB)

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(1)

Provincia di Treviso

Comune di Trevignano

DISCARICA PER RIFIUTI INERTI DENOMINATA "POSTUMIA 2"

AMPLIAMENTO

PROCEDURA DI VALUTAZIONE DI INCIDENZA AMBIENTALE RELAZIONE DI SCREENING

Data: marzo 2010 Cod.: 1423/1

Committente

Progetto e Studio di Impatto Ambientale:

Studio Tecnico Conte & Pegorer ingegneria civile e ambientale

Via Siora Andriana del Vescovo, 7 – 31100 TREVISO e-mail: contepegorer@libero.it

tel. 0422.30.10.20 r.a. - fax 0422.42.13.01

Consulenza geotecnica e idraulica:

F1

(2)

INDICE

1 PREMESSA ... 4

2 FASE 1: OPPORTUNITÀ DELLA VALUTAZIONE D’INCIDENZA ... 5

3 FASE 2: DESCRIZIONE DEL PROGETTO ... 5

3.1 INQUADRAMENTO DEL SITO ... 5

3.2 STATO ATTUALE ... 5

3.3 CARATTERISTICHE DEL PROGETTO AUTORIZZATO ... 7

3.3.1 Bacino di discarica ... 7

3.3.2 Quantità e movimento mezzi ... 8

3.3.3 Sistemazione finale ... 8

3.3.4 Ricomposizione ambientale ... 8

3.4 CARATTERISTICHE DELLINTERVENTO IN PROGETTO ... 8

3.4.1 Preparazione preliminare ... 9

3.4.2 Bacino di discarica ... 10

3.4.3 Conferimento rifiuti ... 10

3.4.4 Sistemazione finale ... 11

3.4.5 Ripristino paesaggistico ... 12

3.5 MOVIMENTO MEZZI DI TRASPORTO ... 12

3.6 DURATA DELL'ATTUAZIONE DELL'INTERVENTO (COSTRUZIONE, GESTIONE) ... 12

3.7 DISTANZA DAL SITO NATURA 2000 O DAGLI ELEMENTI CHIAVE DEL SITO ... 13

3.8 INDICAZIONI DERIVANTI DAGLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE ... 15

3.9 UTILIZZO DELLE RISORSE ... 16

3.10 ULTERIORE FABBISOGNO NEL CAMPO DEI TRASPORTI ... 17

3.11 PRODUZIONE DI EMISSIONI E RIFIUTI ... 17

3.11.1 Emissioni in atmosfera ... 17

3.11.2 Rumore ... 17

3.11.3 Rifiuti prodotti ... 18

3.12 ALTERAZIONI SULLE COMPONENTI AMBIENTALI DERIVANTI DAL PROGETTO (ESCAVAZIONI, DEPOSITO MATERIALI, DRAGAGGI) ... 18

3.12.1 ATMOSFERA: aria ... 18

3.12.2 AMBIENTE IDRICO: acque superficiali e sotterranee ... 19

3.12.3 LITOSFERA: suolo e sottosuolo ... 20

3.12.4 AGENTI FISICI: rumore e vibrazioni ... 20

3.12.5 BIOSFERA: flora e fauna ... 21

3.12.6 AMBIENTE UMANO: paesaggio ... 22

3.12.7 AMBIENTE UMANO: beni culturali ... 22

3.12.8 AMBIENTE UMANO: assetto territoriale (insediamenti umani) ... 22

3.12.9 AMBIENTE UMANO: assetto territoriale (viabilità) ... 22

3.13 EFFETTI COMBINATI CON ALTRI DERIVATI DA DIVERSI PIANI O PROGETTI ... 23

4 FASE 3: VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÀ DELLE INCIDENZE NEI CONFRONTI DEI SIC E ZPS PIÙ PROSSIMI ... 23

4.1 LIMITI SPAZIALI E TEMPORALI DELLANALISI ... 23

4.2 IDENTIFICAZIONE DEI SITI NATURA 2000 PIÙ PROSSIMI ... 25

4.3 IDENTIFICAZIONE DEGLI ASPETTI VULNERABILI DEI SITI CONSIDERATI... 34

4.4 IDENTIFICAZIONE DEI PERCORSI E DEI VETTORI ATTRAVERSO CUI SI PRODUCONO GLI EFFETTI SU HABITAT E SPECIE ... 35

4.5 IDENTIFICAZIONE DEGLI EFFETTI SINERGICI E CUMULATIVI ... 36

4.6 PREVISIONE E VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÀ DEGLI EFFETTI CON RIFERIMENTO AGLI HABITAT, HABITAT DI SPECIE E SPECIE ... 37

(3)

5 FASE 4: SINTESI DELLE INFORMAZIONI RILEVATE E DELLE DETERMINAZIONI ASSUNTE ... 40 6 COMPETENZA E PROFESSIONALITÀ ... 49

(4)

1 PREMESSA

Con deliberazione n. 1662 del 22-6-2001, avente ad oggetto "direttiva 92/43/CEE, direttiva 79/409/CEE, decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 8/9/97, decreto ministeriale 3 aprile 2000. Atti di indirizzo", la Giunta regionale ha approvato le

"Disposizioni per l'applicazione della normativa comunitaria e statale relativa ai siti di importanza comunitaria, zone speciali di conservazione e zone di protezione speciale.”

L'allegato A della deliberazione formula i primi indirizzi procedurali per la Regione Veneto relativi agli adempimenti di cui alle citate direttive comunitarie.

In relazione alle modalità di applicazione relative alla valutazione di incidenza di cui all'art.

6 della direttiva 92/43/CEE, l'allegato A prevede:

"la presentazione di ogni piano e di ogni progetto preliminare dovrà essere corredata dalla valutazione di incidenza ambientale, da prevedersi già tra i requisiti da inserire negli eventuali bandi; per le situazioni pendenti tale valutazione di incidenza dovrà essere acquisita prima della definizione del procedimento".

Con Deliberazione della Giunta Regione Veneto del 4 ottobre 2002 n. 2803, la Regione ha fornito una guida metodologica per la valutazione di incidenza, stabilendo procedure e modalità operative.

Con DGRV n. 1180 del 18 aprile 2006 è stato approvato l'aggiornamento della banca dati Natura 2000, cui si fa riferimento nella relazione che segue.

La DGRV n. 3173 del 10 ottobre 2006 revoca la DGRV n. 2803/2002, fornendo nuove disposizioni relative all'attuazione della direttiva comunitaria 92/43/CEE e DPR 357/1997.

La DGRV n. 3173/06, accogliendo le osservazioni e le indicazioni delle strutture regionali, ha formulato una nuova guida metodologica per la valutazione di incidenza ai sensi della direttiva 92/43/CEE.

La perimetrazione dei siti NATURA 2000 è stata in seguito di nuovo aggiornata con D.G.R. n. 441 del 27 febbraio 2007, D.G.R. n. 4059 del 11 dicembre 2007 e D.G.R.

n. 4003 del 16 dicembre 2008.

La presente relazione è stata redatta seguendo le linee guida dell’allegato A della D.G.R.V. n. 3173/2006 ai fini di valutare la necessità o meno di predisporre la relazione di valutazione d’incidenza per il progetto avanzato dalla Ditta Postumia Cave.

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2 FASE 1: OPPORTUNITÀ DELLA VALUTAZIONE D’INCIDENZA

L'area oggetto di intervento si trova a circa 6,63 km dal SIC IT3240004 “Montello”, 7,51 km dal SIC IT3240028 "Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso Ovest" e 7,51 km dalla ZPS IT 3240011 “Sile: paludi di Morgano e S. Cristina”.

Pur ritenendo improbabili effetti significativi sui siti citati, si procede, nell’ambito della Valutazione di Incidenza ambientale, con la relazione di screening.

3 FASE 2: DESCRIZIONE DEL PROGETTO

L’obiettivo del progetto è l’ampliamento della discarica per rifiuti inerti denominata

“Postumia 2” ubicata in comune di Trevignano, località “Pilastroni”, della Ditta POSTUMIA CAVE s.r.l.

3.1 INQUADRAMENTO DEL SITO

Il sito è ubicato nell’alta pianura della provincia di Treviso, nel territorio compreso fra i centri abitati di Montebelluna, Castelfranco Veneto e Treviso.

La cava “Postumia 2” è ubicata, in particolare, nel settore meridionale nel Comune di Trevignano, in località “Pilastroni” immediatamente a Nord del Canale denominato “Della Vittoria” che segna anche il confine con il comune di Istrana.

Il Piano Regolatore Generale (P.R.G.) vigente del Comune di Trevignano riporta per il sito in oggetto le seguenti indicazioni:

− Zona agricola E2

− Coltivazioni di cava

− Fasce di rispetto e distanze di sicurezza (fascia di rispetto stradale) 3.2 STATO ATTUALE

L’intervento è realizzato all’interno di una cava di ghiaia di superficie di circa 32 ettari.

Il sito è dotato di recinzione perimetrale di diversa tipologia che lo rende completamente inaccessibile, se non dagli ingressi stabiliti.

L’ingresso principale ha larghezza 10 m ed è posto lungo la provinciale e in posizione rientrata rispetto al nastro stradale. È dotato di cancello in carpenteria metallica ad apertura a doppia anta.

Nell’area d’ingresso è presente una pavimentazione in asfalto, un edificio ad uso uffici e servizi con annesso locale e tettoia per il ricovero di veicoli e mezzi d’opera e un contenitore gasolio con distributore.

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Ai margini dell’area d’ingresso è presente uno stoccaggio provvisorio realizzato in tempi più recenti rispetto alla data del rilievo topografico.

La superficie pavimentata dell’area d’ingresso è collegata all’unica rampa, anch’essa asfaltata, che conduce al fondo cava.

Lungo il ciglio superiore è presente un’ampia fascia con strada perimetrale che permette un agevole transito dei mezzi d’opera. L’ampiezza di questa fascia ha permesso, in alcuni tratti, lo sviluppo di evidenti aree alberate che integrano la sistemazione paesaggistica prevista dalla ricomposizione finale del progetto della cava.

La depressione di cava ha una forma rettangolare non particolarmente allungata con lati maggiori che si sviluppano in direzione Est - Ovest.

Le scarpate sono, in prevalenza, ricomposte e regolari con pendenza non elevata (angolo di pendio inferiore a 35°) e rinverdite. La scarpata Nord è, invece, meno regolare perché ancora oggetto dell’attività estrattiva. I versanti sono interrotti da un gradone regolare che ripercorre gran parte del perimetro e presentano, in alcuni settori, gli impianti arborei ed arbustivi previsti dal progetto di ricomposizione finale della cava.

La scarpata Ovest è anch’essa oggetto di trasformazione perché è in corso la predisposizione e la coltivazione dei lotti della discarica per rifiuti inerti autorizzata.

Il fondo cava è in parte ricomposto e ricoperto da uno strato di terreno di copertura.

L’attività estrattiva è ancora attiva in prossimità del vertice Nord Est dove è installato un impianto mobile di vagliatura e un sgrossatore.

In corrispondenza del sedime della discarica è presente la struttura, in c.a., che contiene due vasche di raccolta del percolato di capacità complessiva di 70 m3, posta a ridosso del lotto 1, collegata alle tubazioni drenanti installate sul fondo di ogni lotto.

Altri elementi rilevati sono:

• una pesa automezzi, di dimensioni 14 x 3 m, con relativa cabina di controllo, ubicata alla fine della rampa asfaltata;

• un lavaggio gomme, costituito da platea delimitata da cordoli con grigliato centrale, situato a lato della rampa;

• 6 piezometri di controllo falda;

• una centralina meteo situato in prossimità dell’edificio uffici e servizi;

• impianto di videosorveglianza con diversi punti di ripresa collocati nell’area d’ingresso;

• impianto di illuminazione esterna installata nell’area d’ingresso;

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• un’ex discarica di rifiuti di amianto, citata in precedenza, collocata in prossimità del vertice Nord Ovest, e adeguatamente recintata, di superficie 11.736 m2;

• un appezzamento utilizzato a prato di superficie 18.032 m2.

Di seguito sono illustrati i dati dimensionali principali che caratterizzano il sito.

− Sup. di proprietà (sup. recintata): 322.850 m2

− Sup. cava (da ciglio superiore): 258.040 m2

− Quota media del fondo: 36,00 m s.l.m.

− Quota massima del ciglio superiore:69,58 m s.l.m.

− Quota minima del ciglio superiore:65,05 m s.l.m.

− Dislivello medio: 31 m

L’area oggetto d’intervento presenta diversi sistemi vegetativi di tipo spontaneo o risultanti da impianti previsti dai progetti autorizzati che hanno interessato il sito.

3.3 CARATTERISTICHE DEL PROGETTO AUTORIZZATO

Di seguito sono riassunte le caratteristiche del progetto autorizzato con Decreto del Dirigente della Provincia del 24 settembre 2009, n. 515, oggetto di ampliamento.

3.3.1 Bacino di discarica

Il bacino di discarica interessa un’area di circa 22.000 m2 ubicata nel settore Ovest della cava ed è suddiviso in tre lotti.

Il fondo ha quote del piano di posa dei rifiuti variabili fra i 37÷36 m s.l.m. che convergono verso il punto più depresso dove sono collocate le due vasche monoblocco di accumulo del percolato. Il drenaggio del percolato, verso le vasche, è favorito da una serie di tubazioni fessurate ricoperte da materiale ghiaioso.

La barriera sul fondo è costituita da uno strato di limo con permeabilità k ≤ 1 x 10-7 m/s di sp. 100 cm

Sul tetto dello strato di limo è posata la rete di tubazioni di drenaggio del percolato ricoperte da materiale drenante.

La barriera sulle scarpate è caratterizzata da uno strato di spessore inferiore al metro ma comunque superiore ai 50 centimetri di terreno con permeabilità k ≤ 1 x 10-8 m/s (che garantisce così l’equivalenza delle condizioni).

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3.3.2 Quantità e movimento mezzi

Il volume di rifiuti complessivo da conferire è di circa 99.000 m3, corrispondente ad una quantità in peso di circa 150.000 ton. Il tempo di esaurimento della discarica previsto è di circa 5 anni, a partire dalla data di inizio del conferimento, con un traffico medio di 4÷5 mezzi in entrata giornalieri.

3.3.3 Sistemazione finale

Il pacchetto di ricopertura definitiva è caratterizzato dalla seguente successione:

− strato di terreno vegetale sp. 100 cm

− geotessile

− strato di ghiaia sp. 50 cm

− geotessile

− strato di limo con k ≤ 1 x 10–7 m/s sp. 50 cm

− strato di regolarizzazione morfologicasp. 10/20 cm

La zona sommitale ha quote del colmo comprese fra i 53,25 ed i 56,57 m s.l.m.

3.3.4 Ricomposizione ambientale

La ricomposizione ambientale della discarica consta nei seguenti interventi:

• rafforzamento della vegetazione arbustiva presente nelle parti perimetrali alla cava e nella realizzazione di nuovi impianti nei tratti ove la vegetazione è compromessa in modo sostanziale;

• inerbimento delle scarpate tramite la tecnica dell’idrosemina;

• realizzazione di una strada di servizio lungo il piede della scarpata;

• sistemazione della superficie sommitale per il suo riutilizzo prevalentemente ecologico – forestale, senza prevedere, tuttavia, produzioni di tipo agricolo;

• creazione di zone boscate sulle scarpate;

• realizzazione di impianti al piede scarpata;

• realizzazione di impianti lungo la rampa di accesso cava

3.4 CARATTERISTICHE DELL’INTERVENTO IN PROGETTO

Obiettivo dell’intervento è realizzare l’ampliamento di una discarica controllata per rifiuti inerti e conseguente parziale ripristino paesaggistico dell’ex cava.

I rifiuti da abbancare corrispondono alle tipologie attualmente autorizzate integrate da nuovi codici.

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L’impianto sarà completato attraverso la realizzazione delle opere di seguito elencate.

Preparazione preliminare

− Piezometri di monitoraggio falda

− Vasche di raccolta percolato

− Movimenti terra

− Reti tecnologiche

− Aree verdi e piantumazioni

− Cartellonistica

− Sistemazione idraulica

• Predisposizione del bacino di discarica

• Conferimento rifiuti

• Sistemazione finale

• Ripristino paesaggistico

3.4.1 Preparazione preliminare

• Piezometri di monitoraggio falda

L’attuale rete di piezometri è da ritenere sufficiente per il controllo della qualità delle acque di falda e l’individuazione di eventuali contaminazioni da parte della discarica. Non sono previste nuove integrazioni.

• Vasche di raccolta percolato

Le vasche di raccolta percolato saranno ricollocate all’esterno del nuovo bacino, a ridosso del nuovo argine di contenimento e in posizione centrale.

• Movimenti terra

I movimenti terra preliminari sono relativi ai seguenti interventi:

• riprofilatura delle scarpate;

• spianamento del fondo;

• rilevato di contenimento.

Il bilancio del movimento terra comporta una richiesta di circa 80.000 m3 di terreno.

• Reti tecnologiche

È previsto l’adeguamento dell’impianto elettrico esterno per consentire il funzionamento della pompa sommersa di invio del percolato alle vasche di raccolta.

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• Aree verdi e piantumazioni

Il sistema vegetativo del sito si presenta ben consolidato e sviluppato. Non è prevista la sua integrazione, ma solo la continuazione dell’opera di manutenzione agronomica.

• Cartellonistica

La cartellonistica sarà adeguata in funzione della nuova configurazione dei lotti.

• Sistemazione idraulica

La discarica sarà delimitata da una canaletta perimetrale costituita da elementi prefabbricati in calcestruzzo armato vibrato.

Le acque meteoriche raccolte dalla canaletta perimetrale saranno convogliate in 8 pozzi disperdenti collocati lungo il ciglio superiore della cava e sul fondo.

3.4.2 Bacino di discarica

Il bacino sarà completamente sagomato sia sul fondo sia sulle scarpate da una barriera di confinamento come previsto dalla normativa.

La barriera sul fondo sarà costituita dalla seguente successione (partendo dall’alto):

− Geotessile

− Strato di terreno con k ≤ 1 x 10 –7 m/sec sp. 1 m

La barriera sulle scarpate sarà costituita dalla seguente successione (partendo dall’alto):

− Geotessile

− Strato di terreno con k ≤ 5 x 10 –8 m/sec sp. 50 cm

Il percolato che si formerà nel corpo di discarica defluirà verso il punto di maggior depressione grazie alle pendenze del fondo ed alla rete di drenaggio costituita da tubazioni fessurate ricoperte da materiale drenante.

La rete di drenaggio sarà collegata direttamente alle vasche di raccolta.

3.4.3 Conferimento rifiuti

Lo schema seguente riassume la capacità complessiva della discarica:

− capacità complessiva: 1.166.060 m3

− volume terreni da riportate all’interno del bacino: 37.000 m3

− capacità complessiva solo rifiuti: 1.166.060 – 37.000 = 1.129.060 m3

(11)

− volume autorizzato: 99.000 m3

− capacità complessiva solo ampliamento: 1.129.060 – 99.000 = 1.030.060 m3

Il volume di 1.030.060 m3 di rifiuti sarà conferito in circa 10 anni con un traffico medio previsto di 17 mezzi carichi giornalieri in entrata.

I mezzi di trasporto, diretti all’impianto, percorreranno la Strada Provinciale n. 68 "Di Istrana", arteria dove è posto l’ingresso, e proverranno da Sud dalla Strada Provinciale n.

102 "Postumia Romana" (Castelfranco Veneto – Villorba – Maserada).

L’ultima parte dei tragitti prevede:

• il transito sulla S.P. n . 102 “Postumia Romana” dalle provenienze di Castelfranco Veneto e vicentino (Ovest) o di Treviso e Conegliano (Est);

• l’immissione, tramite la rotonda, sulla S.P. n. 68 “Di Istrana” e transito, per circa 2 km, fino a raggiungere l’ingresso dell’impianto posto sulla destra.

3.4.4 Sistemazione finale

Il corpo rifiuti depositato nel bacino di discarica, una volta raggiunte le quote finali, sarà totalmente ricoperto da un pacchetto di chiusura definitiva che rispecchierà esattamente quanto previsto dalla normativa (partendo dall’alto):

− strato di terreno vegetale sp. 100 cm

− geotessile

− materiale drenante sp. 50 cm

− geotessile

− strato di terreno a bassa permeabilità sp. 50 cm

− strato di regolarizzazione

Sulle scarpate della sistemazione finale lo strato drenante è sostituito con un geodreno sintetico con le stesse funzioni idrauliche. La copertura in corrispondenza del pendio sarà costituita:

− strato di terreno vegetale sp. 100 cm

− geodreno

− strato di terreno a bassa conducibilità idraulica sp. 50 cm

− strato di regolarizzazione

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La successione descritta sarà integrata da una geostuoia antierosione posta lungo la prima scarpatina perimetrale.

La morfologia finale sarà caratterizzata da:

− un’area sommitale baulata che si raccorda attraverso pendenze varie al ciglio perimetrale

− una scarpata Est regolare ed interrotta da gradoni.

La linea di colmo avrà quote comprese fra 70 ÷ 70,45 m s.l.m.

3.4.5 Ripristino paesaggistico

Il ripristino paesaggistico della discarica seguirà le linee generali dei progetti autorizzati di cava e di discarica e prevede:

• il rafforzamento della vegetazione esistente

• l’inerbimento

• la creazione di zone boscate

3.5 MOVIMENTO MEZZI DI TRASPORTO

Attualmente il traffico medio è di 4÷5 mezzi in entrata giornalieri.

A seguito dell’ampliamento il traffico medio previsto è di 17 mezzi carichi giornalieri in entrata.

3.6 DURATA DELL'ATTUAZIONE DELL'INTERVENTO (COSTRUZIONE, GESTIONE)

La Durata complessiva indicativa per la realizzazione degli interventi di riprofilatura della cava e realizzazione delle opere di impermeabilizzazione ed accessorie è di 12 mesi.

La durata della fase di esercizio della discarica ampliata e di copertura finale sarà di 10 anni.

Le operazioni di manutenzione post chiusura si protrarranno per 30 anni.

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3.7 DISTANZA DAL SITO NATURA 2000 O DAGLI ELEMENTI CHIAVE DEL SITO

L’area in esame non ricade entro Siti di Importanza Comunitaria o Zone di Protezione Speciale.

I siti Natura 2000 più prossimi sono:

• Il SIC IT320004 "Montello " a 6,63 km dal sito.

• Il SIC IT3240028 "Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso Ovest" a 7,51 km dal sito.

• la ZPS IT3240011 “Sile: paludi di Morgano e S. Cristina” a 7,51 km dal sito.

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Figura 1: distanza del sito d'interesse dai Siti di Interesse Comunitario e dalle Zone di Protezione Speciale Natura 2000.

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3.8 INDICAZIONI DERIVANTI DAGLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE Gli strumenti di pianificazione vigenti riportano le seguenti indicazioni sul sito in oggetto:

• P.R.G. del Comune di Trevignano (approvato in origine con DGR n. 5507 del 25.09.1992, a cui sono succedute alcune varianti parziali approvate con DGR n. 3505 del 30.09.1998, con DGR n. 3515 del 19.10.1999, con DGR n. 684 del 14.03.2003, con DGR n. 3261 del 23.10.2003 e da ultimo con DGR n. 383 del 20/02/2007):

L’area d’intervento è classificata come segue:

− Zona agricola E2 “zone di primaria importanza per la funzione agricolo-produttiva”.

− Coltivazioni di cava

− Fasce di rispetto e distanze di sicurezza (fascia di rispetto stradale)

L’intervento comporta l’asporto di alcuni settori arborei presenti sulle scarpate. Si tratta di sesti d’impianto che non rientrano fra le macchie boscate oggetto di tutela.

Entro la fascia di rispetto stradale non sono previste nuove edificazione ma solo il ripristino morfologico della porzione di cava in essa ricadente attraverso l’attività di discarica.

La destinazione agricola risponde ai requisiti richiesti dalla normativa regionale, Legge Regionale 21.01.2000, n. 3, in merito alla collocazione di impianti di discarica per rifiuti.

• Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (P.T.R.C.): L’area è situata nella fascia di ricarica degli acquiferi (art. 12 N. di A).

Il progetto non prevede la realizzazione di fabbricati o altre strutture che producono acque reflue e nuovi scarichi fognari.

Il comune di Trevignano ed in particolare l’area d’intervento non rientrano in ambiti naturalistici – ambientali e paesaggistici di livello regionale e ambiti per l’istituzione di parchi e riserve regionali naturali e archeologici ed aree di massima tutela paesaggistica.

• Nuovo Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (P.T.R.C.): il sito rientra nel tessuto urbanizzato.

Le Norme di Attuazione non riportano indicazioni per la tipologia di opera in progetto.

Dall’esame effettuato si evidenzia la funzione di indirizzo del nuovo P.T.R.C. e l’assenza di precise prescrizioni per l’opera in oggetto.

• Piano Territoriale Provinciale: La Legge Regionale 23 aprile 2004, n. 11 “Norme per il governo del territorio” in attuazione del D.Lgs. 31 marzo 1998 n. 112, ha ridefinito

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l'assetto, i livelli e le competenze dei diversi Enti territoriali, e in particolare al punto 6 comma h) dell'art. 50, ha stabilito: “I piani territoriali provinciali già adottati e trasmessi alla Regione alla data di entrata in vigore della presente legge sono inviati alle province per la loro rielaborazione; da tale data decadono le norme di salvaguardia.”

Il P.T.P. non ha valore giuridico e, quindi, non è effettuata l’analisi.

• Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale: Il P.T.C.P. è in fase di istruttoria in attesa della definitiva approvazione da parte della Giunta Regionale e non ha, quindi, ancora valore giuridico. Secondo il piano il sito in esame ricade in :

- Cave attive

- Corridoio ecologico principale

- Area di connessione naturalistica: fascia tampone.

Il P.T.C.P. non riporta vincoli o prescrizioni particolari per l’opera in oggetto.

• Piano di Risanamento delle Acque: il sito ricade nella fascia della ricarica degli acquiferi e nell’area non precisamente delimitabile tra Fiume Piave e Fiume Sile.

• Piano di tutela delle acque: L'area in esame ricade nel Bacino idrografico denominato R002 "Sile", il fiume più prossimo è la Brentella di Padernello che è inserito tra i corsi d'acqua di rilevante interesse ambientale o potenzialmente influenti su corsi d'acqua significativi (D.Lgs 152/06). Il sito presenta un grado ALTO di vulnerabilità intrinseca della falda freatica e, secondo la classificazione delle zone omogenee di protezione dall'inquinamento, è compreso nella fascia della ricarica. Il sito ricade nel bacino scolante del mare adriatico ma non è attraversato e non confina con corpi idrici individuati quali aree sensibili.

• Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico del bacino del fiume Sile e della pianura tra Piave e Livenza. il sito in esame ricade in area a rischio idraulico o a pericolosità idraulica.

Non vi sono vincoli o prescrizioni che precludano la realizzazione del progetto.

3.9 UTILIZZO DELLE RISORSE Non è previsto l'utilizzo di risorse pregiate.

Le materie prime impiegate per la realizzazione del bacino sono:

− terreno a bassa permeabilità per impermeabilizzazione fondo e scarpate del bacino

− terreno drenante per sistema raccolta percolato

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3.10 ULTERIORE FABBISOGNO NEL CAMPO DEI TRASPORTI

I mezzi di trasporto, diretti all’impianto, percorreranno la Strada Provinciale n. 68 "Di Istrana", arteria dove è posto l’ingresso, e proverranno da Sud dalla Strada Provinciale n.

102 "Postumia Romana" (Castelfranco Veneto – Villorba – Maserada).

L’ultima parte dei tragitti prevede:

− il transito sulla S.P. n . 102 “Postumia Romana” dalle provenienze di Castelfranco Veneto e vicentino (Ovest) o di Treviso e Conegliano (Est);

− l’immissione, tramite la rotonda, sulla S.P. n. 68 “Di Istrana” e transito, per circa 2 km, fino a raggiungere l’ingresso dell’impianto posto sulla destra.

La gestione dell’impianto comporta, come citato, l’ingresso medio di 16 mezzi carichi giornalieri per il conferimento dei rifiuti e terreni all’interno del bacino di discarica.

Tale incremento non è tale da richiedere alcun adeguamento delle attuali strutture stradali pubbliche.

3.11 PRODUZIONE DI EMISSIONI E RIFIUTI

3.11.1 Emissioni in atmosfera

Le operazioni di rettifica della cava, la stesa dei materiali per l'impermeabilizzazione del bacino, il conferimento e la compattazione di rifiuti e terreni determinano la formazione di emissioni polverose. Le operazioni sono svolte in prevalenza in posizione depressa e lungo il perimetro della cava sono presenti filari arborei ed una siepe sempreverde.

I rifiuti non sono putrescibili e non producono, odori, vapori o gas.

3.11.2 Rumore

L'attività può determinare emissioni rumorose e vibrazioni. La normativa in materia impone definiti limiti di emissione che dovranno essere in ogni caso rispettati. Il sito in oggetto, infatti, ricade in classe III bis (limite diurno/notturno = 60 – 50 dBA) come le aree confinati sui lati nord sud ed est, ad ovest confina invece con una fascia di rispetto viabilistica che ricade in classe IV (limite diurni/notturno = 65 – 55 dBA).

La situazione previsionale dell’impatto acustico indotto dall’attività in oggetto, effettuata con il programma Soundplan, evidenzia il rispetto dei limiti di zona presso tutti i ricettori.

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3.11.3 Rifiuti prodotti

L’attività di discarica produrrà percolato, che verrà raccolto da vasche di raccolta che saranno collocate all’esterno del nuovo bacino, a ridosso del nuovo argine di contenimento e in posizione centrale. Attualmente la capacità complessiva delle vasche per la discarica esistente è di 70 m3 e a seguito dell’ampliamento non si richiede un ulteriore incremento considerato che la produzione del percolato è funzione del fronte aperto dei rifiuti e non dell’ampiezza del bacino.

Il periodo di autonomia delle vasche è stato valutato pari a circa 10 giorni ed è da considerarsi sufficientemente ampio da permettere l’organizzazione agevole dei viaggi di trasporto. Tale periodo potrà evidentemente variare in funzione dell’intensità di pioggia, avendo considerato nel calcolo il valore di precipitazione medio annuo. Il calcolo è, tuttavia, cautelativo perché non considera la perdita per evaporazione e soprattutto la capacità di ritenzione del corpo rifiuti.

Il percolato verrà periodicamente smaltito presso impianti autorizzati.

3.12 ALTERAZIONI SULLE COMPONENTI AMBIENTALI DERIVANTI DAL PROGETTO (ESCAVAZIONI, DEPOSITO MATERIALI, DRAGAGGI)

Si riportano le seguenti valutazioni degli impatti del progetto sulle componenti ambientali:

3.12.1 ATMOSFERA: aria

L'area di progetto si colloca in un contesto agricolo, in posizione centrale al triangolo formato dai centri abitati di Montebelluna a nord, Treviso ad est e Castelfranco Veneto a Ovest. L’ambito è condizionato dalle emissioni che si verificano lungo le strade carrozzabili pavimentate per il passaggio di autoveicoli e mezzi pesanti, e sulle strade sterrate per il passaggio di mezzi agricoli.

Dall'esame dei dati climatici risulta che:

o La temperatura media annua si attesta su valori oscillanti intorno ai 14,9° C

o L'apporto pluviometrico medio annuo si aggira intorno ai 1.030 mm, con oscillazioni comprese tra 1.491,3 mm e 818,6 mm

o Il 64% del vento che sfila nella zona in esame proviene da Nord - Nord/Est e spira quindi in direzione Sud -Sud/Ovest; la velocità media su base annua è pari a 4,5 km/ora;

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Le operazioni di rettifica della cava, la stesa dei materiali per l'impermeabilizzazione del bacino, il conferimento e la compattazione di rifiuti e terreni determinano la formazione di emissioni polverose, tuttavia, le operazioni saranno svolte in prevalenza in posizione depressa e comunque schermate dai filari arborei e dalla siepe sempreverde presente lungo il perimetro della cava. I rifiuti non sono putrescibili e non producono odori, vapori o gas. Non si prevede che le emissioni possano espandersi oltre il perimetro della cava.

L'attività di trasporto avviene in prevalenza su strade provinciali e statali e l’incidenza può considerarsi non significativa in quanto va a confondersi con quella generata dall'attuale circolazione sostenuta. Le opere di manutenzione ordinaria dell'impianto, nella fase di post esercizio, non determinano un impatto significativo sulla componente considerata.

3.12.2 AMBIENTE IDRICO: acque superficiali e sotterranee

L’area di progetto ricade nel comprensorio del consorzio di bonifica Brentella di Pederobba.

Lungo il lato Sud la cava confina con il “Canale della Vittoria" di Ponente che dal punto di vista idrografico segna il confine tra il Consorzio di bonifica "Destra Piave" a Sud, ed il Consorzio di bonifica "Brentella" a Nord. Lungo tutto il perimetro Nord/Est ed Est della cava è stata realizzata ex novo una canalizzazione in c.a. che prendendo a nord le acque del canale di scolo denominato "Ovest" le fa confluire a sud/est nel ”Canale della Vittoria".

Le attività di cantiere comportano una revisione della morfologia della porzione di cava interessata. Non si individuano cambiamenti sostanziali alla gestione delle acque meteoriche. Il bacino di discarica sarà completamente isolato dal sistema idrico locale. La canaletta perimetrale, durante il conferimento, svolgerà funzione di barriera contro l'ingresso delle acque superficiali nel bacino. Le acque che vanno a contatto con i rifiuti rientreranno nella gestione del percolato e, quindi, saranno raccolte ed inviate ad idoneo trattamento.

Nel sottosuolo è presente un acquifero unico, indifferenziato, di grande potenzialità, normalmente utilizzato per scopi idropotabili.

Secondo la “Carta idrogeologica dell’alta pianura veneta” elaborata da A. dal Prà sulla base delle misure effettuate nel novembre del 1975, nell’area interessata il deflusso della falda va da WNW verso ESE con un gradiente medio di 0,14%. La serie storica dei rilievi

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freatimetrici permette di determinare che la quota di massima escursione della falda, presso il sito in esame è di 33,07 m s.l.m..

L'attività in oggetto non interferisce con le acque sotterranee in quanto il progetto prevede l’isolamento assoluto del corpo rifiuti dal sistema geologico ed idrogeologico. I rifiuti conferiti non sono pericolosi e, di norma, non producono contaminanti significativi.

3.12.3 LITOSFERA: suolo e sottosuolo

L’area oggetto di studio si colloca nell’alta pianura trevigiana ed il substrato su cui poggia l’orizzonte umifero è prevalentemente ghiaioso sabbioso.

Nell'area non è presente lo strato pedologico originario, perché asportato durante l'attività di cava. Gli interventi di cantiere non influiscono sulla componente considerata.

Il progetto prevede l’isolamento assoluto del corpo rifiuti dal sistema geologico, idrogeologico e pedologico. I rifiuti conferiti non sono pericolosi e, di norma, non producono contaminanti significativi.

La stratigrafia del sottosuolo nei primi 30 m dal piano campagna è visibile dalle scarpate della cava stessa. I terreni in sito sono ghiaie medie e grosse con ciottoli in abbondante matrice sabbiosa limosa, addensate.

La riprofilatura della cava non comporta la modifica sostanziale della morfologia, dal punto di vista geologico. L'attività in oggetto non interferisce con la componente ambientale considerata.

Il progetto prevede l’isolamento assoluto del corpo rifiuti dal sistema geologico, idrogeologico e pedologico. L’esecuzione a regola d’arte, e nel pieno rispetto della normativa vigente, delle opere di impermeabilizzazione del bacino e dei sistemi di raccolta del percolato, evita l'eventuale contaminazione dei terreni sottostanti. I rifiuti conferiti non sono pericolosi e, di norma, non producono contaminanti significativi.

3.12.4 AGENTI FISICI: rumore e vibrazioni

In ambito locale, le principali emissioni sonore sono dovute al traffico sulla rete viaria comunale provinciale e statale.

L’attività di cava produce allo stato attuale emissioni di rumori e vibrazioni per il movimento dei mezzi di trasporto della ghiaia, degli escavatori e del vaglio.

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La normativa in materia impone definiti limiti di emissione che dovranno essere in ogni caso rispettati. La siepe, la barriera arborea e la posizione depressa dove sono svolte, in prevalenza, le operazioni, limitano la diffusione sonora oltre i confini del sito.

Il transito dei mezzi avviene in prevalenza su strade provinciali e statali e l'impatto si confonde con quello generato dall'attuale sostenuta circolazione.

Il movimento delle macchine per la manutenzione ordinaria dell'impianto, nella fase di post esercizio, genererà un impatto poco rilevante ed assimilabile a quello prodotto dalle attività agricole svolte nei terreni circostanti.

3.12.5 BIOSFERA: flora e fauna

Il rilievo dell’uso del suolo del territorio circostante l’area d’intervento ha evidenziato la predominanza delle colture a seminativo e l’assenza di aree boscate o alberate mentre le colture arboree si limitano ad isolati appezzamenti.

L’area oggetto d’intervento presenta diversi sistemi vegetativi di tipo spontaneo o risultanti da impianti previsti dai progetti autorizzati che hanno interessato il sito.

Le attività di cantiere ed esercizio non intervengono in modo sostanziale sul sistema vegetativo esistente.

I rifiuti conferiti non sono putrescibili e non generano gas, fumi o vapori. Non si individuano elementi che possono generare impatti negativi al sistema vegetazionale locale.

Le nuove piantumazioni rappresentano un sostanziale arricchimento vegetazionale, considerato che l'intervento interessa quasi un terzo della cava attuale. Lo sviluppo maggiore delle nuove piantumazioni si avrà nella fase di post-esercizio.

La presenza di fauna a livello locale può essere associata all’attuale stato vegetativo e all’assenza di zone umide, di conseguenza, è probabile un maggiore sviluppo delle popolazioni terrestri, rettili in particolare.

Le attività svolte e, in particolare, il movimento mezzi interno comportano la formazione di emissioni, soprattutto rumorose, che creano un ambiente ostile alla fauna locale. Il disturbo è rivolto soprattutto all’avifauna e alla fauna terrestre. L'effetto barriera prodotto dalla siepe perimetrale rende non rilevante questo impatto. Il sito, inoltre, è ben delimitano e non è attraversato da corridoi faunistici.

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3.12.6 AMBIENTE UMANO: paesaggio

Il territorio comunale non presenta particolari emergenze ambientali: non si rilevano, infatti, aree di pregio codificate e soggette a protezione (parchi, ZPS, SIC etc.) e la copertura boschiva è del tutto assente, anche a causa delle condizioni geopedologiche. L’analisi della cartografia specifica relativamente all’area di Pilastroni non rivela elementi di rilievo paesaggistico, sia dal punto di visto estetico-visuale, sia naturalistico, sia storico-culturale.

L'attività si svolge in un’area schermata da siepi e barriere arboree e, in prevalenza, in zona depressa. Le operazioni svolte sono, quindi, poco visibili dall'esterno.

3.12.7 AMBIENTE UMANO: beni culturali

I beni artistici più rilevanti presenti nel comune sono: Villa Onigo, Villa Pasinetti, Villa Manin a Falzè, Villa Oniga a Falzè. La Carta Archeologica del Veneto non indica ritrovamenti in corrispondenza del sito e nelle aree più prossime ad esso.

L’area dove insisterà il progetto non è caratterizzata dalla presenza di manufatti storici o artistici o di pregio architettonico e tanto meno dalla presenza di insediamento archeologici.

Tutta l’area non è inoltre sottoposta ad alcun vincolo paesaggistico o archeologico o di area protetta.

3.12.8 AMBIENTE UMANO: assetto territoriale (insediamenti umani)

Il territorio comunale misura 26,55 km2 ed è abitato da circa 10.000 persone (3.207 famiglie – dati al 31/03/2005), così suddivise nelle diverse frazioni: Trevignano 2.922, Falzè 2.377, Signoressa 2.016, Musano 2.272. Le aree rurali sono disseminate di piccoli nuclei aggregati di abitazioni e singole unità che creano un continuo urbano lungo le vie di comunicazione. Dal territorio emergono allevamenti aggregati a piccoli nuclei abitativi.

Il sito è delimitato da una siepe sempreverde e da barriere arboree. Le attività di cantiere e di conferimento avvengono, in prevalenza, in posizione depressa. I rifiuti conferiti non producono odori, gas, fumi o vapori.

La diffusione di polveri difficilmente potrà, quindi, superare il confine dell'impianto.

3.12.9 AMBIENTE UMANO: assetto territoriale (viabilità)

Le vie di comunicazione che si articolano nel territorio comunale di Trevignano sono: la S.S. 348 Feltrina; la S.P. 102 “Postumia Romana” che si sviluppa in senso Est-Ovest; la provinciale nr 69 “Schiavonesca”, che attraversa il Comune in senso orizzontale passando

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per Signoressa Falzè e Trevignano, provenendo da Nervesa verso Istrana e Vedelago; la provinciale nr. 100 “di Montebelluna” che collega Treviso, Musano, Falzè e Montebelluna e la provinciale nr 68 “di Istrana” che collega Badoere, Istrana, Trevignano e Montebelluna.

Il traffico indotto dall'attività dell'impianto determina un disturbo alla circolazione sulla rete viaria più prossima al sito. Le arterie più distanti sono caratterizzate da un flusso costante di mezzi pesanti e l’impatto dovuto ai mezzi dai mezzi connessi con l'attività di discarica non è distinguibile.

3.13 EFFETTI COMBINATI CON ALTRI DERIVATI DA DIVERSI PIANI O PROGETTI

Unica interazione tra gli effetti prodotti dalle opere proposte e quelli relativi ad altri progetti o piani è la circolazione esterna dei mezzi che potrà sommarsi a quella della zona. Tale interazione non comporta in alcun modo la formazione di situazioni critiche che possono determinare degli impatti ambientali particolarmente significativi considerato che le strutture stradali interessate sono idonee a sopportare l’incremento di traffico prodotto.

4 FASE 3: VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÀ DELLE INCIDENZE NEI CONFRONTI DEI SIC E ZPS PIÙ PROSSIMI

4.1 LIMITI SPAZIALI E TEMPORALI DELL’ANALISI

Ai fini della valutazione di incidenza ambientale, il presente studio prende in esame non solo l’area oggetto del progetto ma anche una fascia esterna della larghezza di circa 5 km, entro la quale l’intervento potrebbe causare effetti significativi sul sito di importanza comunitaria e sulle sue componenti ambientali.

Proprio per la sua collocazione, si ritiene di poter limitare l’area di indagine non oltre la cintura urbanizzata rappresentata dai centri di Montebelluna, Volpago del Montello e Giavera del Montello che interrompono, verso nord ove si colloca il sito Montello, la continuità territoriale e costituiscono un’interruzione fisica di notevole impatto per la fauna che, almeno in questa porzione del territorio, non dispongono di corridoi ecologici e/o di percorsi obbligati per i loro spostamenti dalla collina alla pianura sottostante, diversamente dal versante nord del Montello dove lo spostamento degli animali è favorito dalla presenza del fiume Piave. Verso sud la barriera fisica verso il Fiume Sile è rappresentata dall’allineamento Vedelago-Istrana-Paese.

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Il 64% del vento che sfila nella zona in esame proviene da Nord - Nord/Est e spira quindi in direzione Sud -Sud/Ovest, lungo questa direzione il fiume Sile viene a trovarsi rispetto al sito di progetto in posizione marginale e a circa 9,6 km. In ogni caso le emissioni polverose che possono verificarsi con l’attuazione del progetto non sono in grado di superare il confine dell’area di cava sia perché il progetto verrà attuato sul fondo della stessa sia perché trattenute dalla barriera arborea perimetrale.

Nell’area interessata il deflusso della falda va da WNW verso ESE con un gradiente medio di 0,14%. Rispetto al sito in esame, il Sic e la Zps relativi al Fiume Sile vengono a trovarsi a ben oltre 13 km lungo la direzione di deflusso della falda, non si individuano quindi possibili interazioni tra il progetto ed Il sito Natura 2000.

L’analisi è valida per tutta la durata delle fasi di realizzazione della discarica, di esercizio e di post mortem.

I sopralluoghi ed i rilievi di campagna hanno avuto luogo nei mesi da novembre 2009 a febbraio 2010.

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4.2 IDENTIFICAZIONE DEI SITI NATURA 2000 PIÙ PROSSIMI

ZPS

Codice:

IT 3240011 "Sile: sorgenti, palude di Morgano e di Santa Cristina "

Localizzazione:

Longitudine E 12° 04' 10'' Latitudine N 45° 38' 40'' Estensione:

1299 ha Descrizione:

Risorgive tratti di corsi d'acqua di pianura a dinamica naturale, paludi, torbiere e praterie igrofile; canneti e boschi ripariali, boschi igrofili e frammenti di bosco planiziale a querceto misto.

L’ambiente delle risorgive e dell’alto corso del Sile ospita un elevato numero di tipi e sintipi rari e/o endemici fortemente minacciati (Erucastro – Shoeneto nigricantis;

Plantagini altissimae-Molinietum coeruleae: Cladietum marisci; Ranunculo-Sietum erecto-submersi)

Vulnerabilità:

Alterazioni dell’assetto idrico, coltivazioni, estrazione di torba, riempimenti, drenaggi inquinamento.

Tipi di habitat:

- altri(inclusi abitati, strade discariche, miniere e aree industriali) (copertura 5%) - corpi d'acqua interni (acque stagnanti e correnti) (copertura 70%)

- torbiere, stagni paludi vegetazione di cinta (copertura 25%)

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SIC

Codice:

IT 3240028 "Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso Ovest"

Localizzazione:

Longitudine E 12° 04' 41'' Latitudine N 45° 38' 49''

Estensione:

1490 ha Descrizione:

Risorgive tratti di corsi d'acqua di pianura a dinamica naturale, paludi, torbiere e praterie igrofile; canneti e boschi ripariali, boschi igrofili e frammenti di bosco planiziale a querceto misto.

Presenza di un elevato numero di tipi e sintipi rari e/o endemici fortemente minacciati (Erucastro – Shoeneto nigricantis; Plantagini altissimae-Molinietum coeruleae:

Cladietum marisci; Ranunculo-Sietum erecto-submersi)

Vulnerabilità:

Modificazioni idrodinamiche, attività agricole, estrazione di torba e bonifiche.

Tipi di habitat:

- corpi d'acqua interni (acque stagnanti e correnti) (copertura 65%) - torbiere, stagni paludi vegetazione di cinta (copertura 25%) - praterie umide, praterie di mesofite (copertura 5%)

- altri(inclusi abitati, strade discariche, miniere e aree industriali (copertura 5%)

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SIC

Codice:

IT 3240004 "Montello".

Localizzazione:

Longitudine E 12° 07' 30'' Latitudine N 45° 48' 55'' Estensione:

5.069 ha Descrizione:

Dorsale isolata costituita da conglomerati calcarei miocenici fortemente carsificati, occupata da relitti di formazioni forestali naturali collinari termofile, con elementi sia planiziali che propri di situazioni più fresche.

Importante per gli aspetti geomorfologici (fenomeno carsico superficiale e profondo:

Busa di Castel Sotterra, la più grande cavità italiana in conglomerati, il Forame e Tavaran Longo), paesaggistici, floristico-vegetazionali (boschi termofili a Quercus petraea, Quercus pubescens, Ostrya carpinifolia, Castanea sativa <Carici umbrosae- Quercetum petraea e subass. quercetosum petraeae> con elementi di differenti orizzonti come Quercus robur, Fagus sylvatica e Betula alba) e faunistici.

Vulnerabilità:

Coltivazioni, gestione forestale, inquinamento, eccessiva antropizzazione, escursionismo, caccia, disboscamento, lottizzazioni ed espansione degli insediamenti residenziali.

Tipi di habitat:

- Altri (inclusi centri abitati, strade, discariche, miniere e aree industriali) (copertura 5%)

- Colture cerealicole estensive (incluse le colture in rotazione con maggese regolare) (copertura 10%)

- Praterie migliorate (copertura 5%) - Altri terreni agricoli (copertura 10%) - Foreste di caducifoglie (copertura 60%)

- Arboreti (includi frutteti, vivai, vigneti e dehesas) (copertura 10%)

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Il sito SIC IT 3240004 “Montello” è costituito da un piccolo rilievo montuoso con altitudine massima di 371 m che si estende (da est a ovest) dall'abitato di Nervesa della Battaglia sino a Montebelluna; ai piedi delle pendici sud sorgono gli abitati di Volpago del Montello, Giavera del Montello e altri piccoli paesi; il versante nord è lambito dal Piave.

La sua origine è legata al processo di orogenesi delle Alpi: questi monti si sono formati (e continuano a crescere) a causa dello scontro fra il continente Europeo ed Asiatico e il Montello è in pratica un fenomeno periferico legato a ciò.

Il Montello conserva buona parte della morfologia di origine strutturale, dovuta ad una blanda piega anticlinale, cui si sono sovrapposti fenomeni carsici ed un' idrografia appena accennata. Le rocce conglomeratiche evidenziano un diverso comportamento morfogenetico a seconda della giacitura della stratificazione. Infatti, con assetto suborizzontale, sono favoriti i processi di dissoluzione carsica e conseguente riduzione fino a scomparsa dell' idrografia superficiale e con la formazione invece di doline e grotte.

Le acque fuoriescono da alcune importanti e suggestive sorgenti come il Forame nella scarpata meridionale.

Con disposizione degli strati variamente inclinata prevalgono i fenomeni erosivi dovuti al ruscellamento.

Il microcoro del Montello si può considerare solo parzialmente boscato, a prevalenza di Robinia, anche se all' interno si sono salvati dei microboschi tipici con castagni, carpini e querce, soffocati però dall' infestante acacia. Ciò influisce negativamente sulla diffusione di molte specie animali a causa della graduale riduzione di queste patches relitte, che rappresentano uno dei pochi elementi di biodiversità (fondamentale per la vita animale) dell' ambiente collinare del Montello. La copertura risulta comunque buona ovunque.

Il Montello è senza dubbio una delle aree naturali più importanti del Veneto e per questo motivo ospita una ricca biodiversità.

La sua posizione, al confine tra l'area prealpina e la pianura, e la vicinanza del Piave favorisce la presenza di uccelli migratori, soprattutto tra la primavera e l'autunno.

Numerosissime le varietà di passeriformi, fringillidi, turdidi e rapaci, spesso rappresentanti specie assai rare. Da ricordare soprattutto gli avvistamenti di aquile reali (Aquila chrysaetos) e gufi reali (Bubo bubo), tipici delle Alpi ma che evidentemente hanno scelto il Montello per svernare.

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I fenomeni carsici hanno favorito in passato la presenza di pipistrelli, soprattutto il rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum). La loro popolazione è oggi assai diminuita, viste le varie forme di inquinamento provocate dall'uomo (in particolare l'uso di pesticidi ne ha limitato le fonti di cibo).

Gli altri mammiferi sono rappresentati da roditori - scoiattolo (Sciurus vulgaris), ghiro (Myoxus glis), moscardino (Muscardinus avellanarius) ecc.- e carnivori - volpe (Vulpes vulpes), donnola (Mustela nivalis), faina (Martes foina), tasso (Meles meles) ecc.

Ultimamente l'uomo vi ha introdotto il daino (Dama dama) mentre il capriolo (Capreolus capreolus) è arrivato spontaneamente dall’area collinare settentrionale. Sporadica la presenza del cervo (Cervus elaphus) e del cinghiale (Sus scrofa).

Notevole pure la presenza dei rettili. Tra questi, il colubro di Esculapio (Elaphe longissima) che sembra essere tuttavia minacciata

L’habitat caratteristico di questo sito è il 9260 ”Boschi di Castanea sativa”.

Habitat 9260 “Boschi di Castanea sativa”

Frase diagnostica dell’habitat in Italia

Boschi acidofili ed oligotrofici dominati da castagno. L’habitat include i boschi misti con abbondante castagno e i castagneti d’impianto (da frutto e da legno) con sottobosco caratterizzato da una certa naturalità (sono quindi esclusi gli impianti da frutto produttivi in attualità d'uso che coincidono con il codice Corine 83.12 - impianti da frutto Chestnut groves e come tali privi di un sottobosco naturale caratteristico) dei piani bioclimatici mesotemperato (o anche submediterraneo) e supratemperato su substrati da neutri ad acidi (ricchi in silice e silicati), profondi e freschi e talvolta su suoli di matrice carbonatica e decarbonatati per effetto delle precipitazioni. Si rinvengono sia lungo la catena alpina e prealpina sia lungo l’Appennino.

Combinazione fisionomica di riferimento

Castanea sativa, Quercus petraea, Q. cerris, Q. pubescens, Tilia cordata, Vaccinium myrtillus Acer obtusatum, A. campestre, A. pseudoplatanus, Betula pendula, Carpinus betulus, Corylus avellana, Fagus sylvatica, Frangula alnus, Fraxinus excelsior, F. ornus, Ostrya carpinifolia, Populus tremula, Prunus avium, Sorbus aria, Sorbus torminalis, Rubus hirtus, Anemone nemorosa, Anemone trifolia subsp. brevidentata, Aruncus dioicus, Avenella exuosa,fl Calamagrostis arundinacea, Carex digitata, Carex pilulifera, Dactylorhiza maculata, Dentaria bulbifera, Deschampsia flexuosa, Dryopteris affinis,

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Epimedium alpinum, Erythronium dens-canis, Galanthus nivalis, Genista germanica, G.

pilosa, Helleborus bocconei, Lamium orvala, Lilium bulbiferum ssp. croceum, Listera ovata, Luzula forsteri, L. nivea, L. sylvatica, Luzula luzuloides, L. pedemontana, Hieracium racemosum, H. sabaudum, Iris graminea, Lathyrus linifolius (= L. montanus), L.

niger, Melampyrum pratense, Melica uniflora, Molinia arundinacea, Omphalodes verna, Oxalis acetosella, Physospermum cornubiense, Phyteuma betonicifolium, Platanthera chlorantha, Polygonatum multiflorum, Polygonatum odoratum, Pteridium aquilinum, Ruscus aculatus, Salvia glutinosa, Sambucus nigra, Solidago virgaurea, Symphytum tuberosum, Teucrium scorodonia, Trifolium ochroleucon, Vinca minor, Viola reichenbachiana, V. riviniana, Pulmonaria apennina, Lathyrus jordanii, Brachypodium sylvaticum, Oenanthe pimpinelloides, Physospermum verticillatum, Sanicula europaea, Doronicum orientale, Cytisus scoparius, Calluna vulgaris, Hieracium sylvaticum ssp.

tenuiflorum, Vincetoxicum hirundinaria;

Specie di pregio: Blechnum spicant, Campanula cervicaria, Carpesium cernuum, Dactylorhiza romana, Diphasiastrum tristachyum, Epipactis microphylla, Hymenophyllum tunbrigense, Lastrea limbosperma, Listera cordata, Limodorum abortivum, Orchis pallens, O. provincialis, O. insularis, Osmunda regalis, Pteris cretica

Dinamiche e contatti

Rapporti seriali: i castagneti rappresentano quasi sempre formazioni di sostituzione di diverse tipologie boschive. In particolare occupano le aree di potenzialità per boschi di cerro dell’habitat 91M0 “Foreste pannonico-balcaniche di quercia cerro-quercia sessile”, carpineti e querco-carpineti degli habitat 91L0 “Querceti di rovere illirici (Erythronio- Carpinion)” e 9190 “Vecchi querceti acidofili delle pianure sabbiose con Quercus robur”, acero-frassineti nel piano bioclimatico mesotemperato di faggete degli habitat 91K0

“Foreste illiriche di Fagus sylvatica (Aremonio-Fagion)” e 9210 “Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex” in quello supratemperato. Pertanto le formazioni arbustive ed erbacee di sostituzione sono quelle appartenenti alle serie dei boschi potenziali.

Rapporti catenali: nel piano mesotemperato l’habitat è in rapporto catenale con le faggete degli habitat 9210* “Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex”, 91K0 “Foreste illiriche di Fagus sylvatica (Aremonio-Fagion)”, 9110 “Faggeti del Luzulo-Fagetum” e 9120 “Faggeti acidofili atlantici con sottobosco di Ilex e a volte di Taxus (Quercion robori-petraeae o Ilici- Fagenion)” e gli aspetti di sostituzione di queste, con boschi di carpino nero o di roverella

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dell’habitat 91AA “Boschi orientali di quercia bianca” , con i boschi di forra dell’habitat 9180

“Foreste di versanti, ghiaioni, e valloni del Tilio-Acerion” e con boschi ripariali degli habitat 91E0 “Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)” e 92A0 “Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba”.

Il sito SIC IT 3240028 "Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso Ovest" la ZPS IT3240011

“Sile: paludi di Morgano e S. Cristina” rappresentano il tratto occidentale del corso del fiume Sile.

Benché idrologicamente, si tratti di un unico fiume, il Sile appare formato da due tronchi che hanno direzioni diverse. II primo dalle sorgenti a Treviso, va da Ovest a Est. Il secondo, a valle di Treviso, da NW a SE. Il mutamento in parola è stato determinato dall'evolversi delle strutture geologiche.

La zona a monte di Treviso presenta la conformazione tipica della fascia delle risorgive venete, con un'area che sta a cavallo del confine settentrionale, caratterizzata da terreni superficiali poggianti su materasso ghiaioso di antiche alluvioni, ad elevata permeabilità profonda; subito a sud di questi terreni grossolani si trovano i resti di quella che era un tempo l'area umida della sorgenti, caratterizzata da terreni organici o torbosi, oggi in buona parte mineralizzati dagli interventi di bonifica agraria e la cui componente minerale è spesso piuttosto sciolta; ancora più a sud si trovano terreni più compatti, a grana media o tendenzialmente argillosi;

L'area delle risorgive, pur avendo subito consistenti alterazioni nel corso del tempo, comprende al suo interno elementi naturali tipici quali: fontanili ("fontanassi"), laghetti e aree paludose, torbiere e una fitta rete di corsi d'acqua. Oltre alla vegetazione tipica dei prati umidi e delle polle di risorgive (Carex, Cirsium, Caltha palustris, Iris pseudacorus), sovente si ritrovano alberi isolati e piccoli boschetti, relitti di una precedente copertura riconducibile alla facies igrofila della foresta planiziale costituita da pioppi, salici, ontani, querce, olmi, aceri, ecc. L'area è di notevole importanza naturalistica anche per la ricca entomofauna, l'erpetofauna e per la pregiata fauna ittica. Nell'area sono presenti un numero elevato di specie ornitiche sia nidificanti sia di passo, tra i quali il Falco pecchiaiolo, la Poiana, l'Airone rosso, l'Airone cenerino, la Garzetta e la Nitticora. Nella zona si sono rinvenuti reperti archeologici riferibili ad una frequentazione delle risorgive durante l'età del bronzo recente.

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L’Habitat predominante è il Habitat 3260 “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion”, è presente, tra gli altri, un habitat prioritario il 7210* “Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae”.

Habitat 3260 “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion”.

Frase diagnostica dell’habitat in Italia

Questo habitat include i corsi d’acqua, dalla pianura alla fascia montana, caratterizzati da vegetazione erbacea perenne paucispecifica formata da macrofite acquatiche a sviluppo prevalentemente subacqueo con apparati fiorali generalmente emersi del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion e muschi acquatici. Nella vegetazione esposta a corrente più veloce (Ranunculion fluitantis) gli apparati fogliari rimangono del tutto sommersi mentre in condizioni reofile meno spinte una parte delle foglie è portata a livello della superficie dell’acqua (Callitricho-Batrachion).

Questo habitat, di alto valore naturalistico ed elevata vulnerabilità, è spesso associato alle comunità a Butomus umbellatus.

La disponibilità di luce è una fattore critico e perciò questa vegetazione non si insedia in corsi d'acqua ombreggiati dalla vegetazione esterna e dove la limpidezza dell’acqua è limitata dal trasporto torbido.

Combinazione fisionomica di riferimento

Ranunculus trichophyllus, R. fluitans, R. peltatus, R. penicillatus, R. aquatilis, R. circinatus (Padania, Puglia e Sicilia), R. muricatus, R. rionii (Lago di Garda), R. baudotii, Zannichellia palustris, Z. obtusifolia, Potamogeton spp. (tra cui P. schweinfurthii, presente in Italia solo in Sardegna), Myriophyllum spp., Callitriche spp., Isoëtes malinverniana# (endemica padana), Sium erectum, Fontinalis antipyretica, Alopecurus aequalis, Butomus umbellatus, Glyceria maxima, G. fluitans, Groenlandia densa, Hottonia palustris, Baldellia ranunculoides, Utricularia minor, Ceratophyllum submersum, Hippuris vulgaris, Najas minor, Sagittaria sagittifolia, Vallisneria spiralis, Nuphar luteum, Ceratophyllum demersum, Cardamine amara, Veronica anagallis-aquatica, Nasturtium officinale, Sparganium erectum, Apium nodiflorum, Scapania undulata.

Dinamiche e contatti

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Vegetazione azonale stabile. Se il regime idrologico del corso d’acqua risulta costante, la vegetazione viene controllata nella sua espansione ed evoluzione dall’azione stessa della corrente. Ove venga meno l’influsso della corrente possono subentrare fitocenosi elofitiche della classe Phragmiti-Magnocaricetea e, soprattutto in corrispondenza delle zone marginali dei corsi d’acqua, ove la corrente risulta molto rallentata o addirittura annullata, si può realizzare una commistione con alcuni elementi del Potamion e di Lemnetea minoris che esprimono una transizione verso la vegetazione di acque stagnanti (habitat 3150 “Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition”).

Viceversa, un aumento molto sensibile della corrente può ridurre la capacità delle macrofite di radicare sul fondale ciottoloso e in continuo movimento.

Habitat 7210* “Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae”.

Frase diagnostica dell’habitat in Italia

Formazioni emergenti azonali a dominanza di Cladium mariscus, con distribuzione prevalente nella Regione Bioclimatica Temperata ma presenti anche nei territori a Bioclima Mediterraneo, generalmente sviluppate lungo le sponde di aree lacustri e palustri, spesso in contatto con la vegetazione delle alleanze Caricion davallianae o Phragmition..

Combinazione fisionomica di riferimento

L'entità dominante è Cladium mariscus che tende ad originare cenosi molto povere di specie, talora monospecifiche. Tra le entità di interesse conservazionistico possono essere ricordate Kostelezkia pentacarpos e Thelypteris palustris. Negli aspetti mediterranei sono presenti Sonchus maritimus e Juncus maritimus

Dinamiche e contatti

L’associazione Mariscetum serrati fa sempre parte di serie edafoigrofile, che si sviluppano in ambienti umidi (paludi e rive di laghi). Ad esempio, per il Lago di Loppio (Trentino) è stata descritta la Serie alpina edafoigrofila del salice cenerognolo (Pedrotti e Gafta, 1992) con la seguente articolazione: arbusteto a Salix cinerea (Salicetum cinereae Zol. 1931);

canneto su torba (Thelypteridi-Phragmitetum Kuiper 1957); cariceto a Carex elata (Caricetum elatae W. Koch 1926); marisceto (Mariscetum serrati). A partire da Mariscetum serrati si può anche innescare una fase di inarbustimento che come termine maturo ha il bosco paludoso di ontano nero (Alnion glutinosae, sottotipo “Ontanete paludose”

dell’Habitat 91E0).

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In altri casi l'evoluzione del cladieto porta allo sviluppo di boschi igrofili a frassino ossifillo attribuibili all’associazione Cladio-Fraxinetum oxycarpae Piccoli et al. 1983; questa serie può essere un riferimento per i cladieti dulciacquicoli dell'italia mediterranea, quali quelli presenti a Torre Fantine e Burano.

Analogamente, si può pensare ad una diversa serie per i cladieti oligo-alini di Portonovo (Marche) e della Sicilia attribuiti all’associazione Soncho maritimi-Cladietum marisci e ai cladieti ancora più alofili dei Laghi Alimini (Junco maritimi-Cladietum marisci), che sono stati messi in relazione con l’associazione forestale Junco-Fraxinetum oxycarpae I. & V.

Karpati 1961.

Nella Valle del Fiume Cassibile, il cladieto appartiene alla serie del platano orientale con l’associazione Platano-Salicetum pedicellatae Barbagallo et al. 1979.

I cladieti possono svilupparsi anche in contatto con la vegetazione a carici riferibile all’alleanza Caricion davallianae (Habitat 7230 ‘Torbiere basse alcaline’) o con altre tipologie di vegetazione elofitica (Phragmition) o a grandi carici (Magnocaricion).

4.3 IDENTIFICAZIONE DEGLI ASPETTI VULNERABILI DEI SITI CONSIDERATI Le possibili minacce che rendono vulnerabile il sito Natura 2000 IT3240004, sono rappresentate da:

• Localizzati episodi di erosione del suolo, idrica incanalata e di massa (frane).

• Localizzati fenomeni di degradazione del suolo per compattazione in aree umide (torbiere),dovuti a calpestio.

• Abbandono dei castagneti da frutto.

• Attacchi di specie patogene.

• Incendi.

• Abbandono del ceduo, non affiancato da un piano forestale di conversione, particolarmente importante per questo tipo di formazioni, data la sua origine antropica. L’abbandono di queste formazioni, infatti, come risultato fisionomico, lascia una formazione omogenea, a bassa variabilità specifica.

• Eccessiva densità di cinghiali, che possono esercitare un’azione distruttiva su muretti a secco, soprassuoli e piccoli corsi d’acqua, con conseguenti danni a diverse componenti della zoocenosi, con particolare riguardo ad Anfibi e Crostacei d’interesse comunitario.

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• Turni di ceduazione non sufficientemente lunghi, con conseguenze negative sullo sviluppo di comunità ornitiche ad elevata diversità.

Le possibili minacce che rendono vulnerabile i siti Natura 2000 IT3240011 e IT3240028 sono rappresentate da:

• Localizzati fenomeni di degradazione del suolo per compattazione, dovuti a calpestio.

• Abbassamento del livello delle acque e della falda.

• Inquinamento delle acque e della falda.

• Eutrofizzazione.

• Drenaggio e/o riempimento, con distruzione totale.

Il progetto proposto non va ad incidere su questi aspetti vulnerabili.

4.4 IDENTIFICAZIONE DEI PERCORSI E DEI VETTORI ATTRAVERSO CUI SI PRODUCONO GLI EFFETTI SU HABITAT E SPECIE

Di seguito si individuano i fattori del progetto potenzialmente interferenti con le componenti ambientali del sito Natura 2000:

• FASE DI CANTIERE

A) Realizzazione del bacino di discarica ed opere accessorie

• FASE DI ESERCIZIO

B) Conferimento rifiuti e chiusura discarica C) Attività di trasporto

• FASE DI POST-ESERCIZIO D) Effetto finale e interventi di post-chiusura

Tali attività possono produrre emissioni che saranno connesse in sostanza al movimento mezzi sia interno che esterno all’area di interesse ed alla movimentazione di materiali durante la fase di realizzazione del bacino e dei rifiuti durante la fase di conferimento. Le emanazioni potranno essere rumorose e gassose (macchinari e mezzi di trasporto materiali), polverose (scarico rifiuti). Tali emissioni a causa della distanza dei Siti Natura 2000 e della posizione degli stessi:

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− Il Montello è a monte rispetto alla direzione dei venti dominanti e rispetto alla direzione di deflusso della falda e le emissioni non possono diffondersi oltre il raggio di 5 km analizzato.

− Il Sile dista oltre 7 km ed è in posizione marginale rispetto alla direzione dei venti e anche di deflusso di della falda.

L’intervento, non è causa di alterazioni dirette o indirette degli habitat, degli habitat di specie che, nell’area oggetto di indagine, non sono presenti. Le alterazioni dirette e indirette evidenziate nel paragrafo “3.12 Alterazioni sulle componenti ambientali derivanti dal progetto (escavazioni, deposito materiali, dragaggi)”, non hanno effetto nei confronti degli habitat, degli habitat di specie e delle specie di interesse che, nell’area di indagine come descritta nel paragrafo “4.1 limiti spaziali e temporali dell’analisi”, non sono presenti.

4.5 IDENTIFICAZIONE DEGLI EFFETTI SINERGICI E CUMULATIVI

Non si sono identificati piani o progetti che possano dare origine a effetti sinergici e cumulativi con il progetto proposto da Postumia Cave.

Unica interazione può verificarsi per il sommersi del movimento mezzi di progetto con quello relativo alle attività presenti in zona.

Si ritiene comunque che il contributo del progetto in esame sia da considerarsi trascurabile nella valutazione globale degli effetti sinergici e cumulativi.

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4.6 PREVISIONE E VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÀ DEGLI EFFETTI CON RIFERIMENTO AGLI HABITAT, HABITAT DI SPECIE E SPECIE

Non si prevede si sviluppino effetti significativamente negativi nei confronti degli habitat, degli habitat di specie e di specie durante la fase di predisposizione del bacino di discarica, di esercizio né tanto meno nella successiva fase di post-esercizio.

Riguardo gli effetti del progetto sul sito Natura 2000 e la loro significatività, la Guida Metodologica per la Valutazione di Incidenza ai sensi della Direttiva 92/43/CEE, all’allegato A della D.G.R.V. n. 3173 del 10 ottobre 2006, propone alcuni tipi di impatto e la valutazione della significatività di questi ultimi attraverso l’utilizzo di opportuni indicatori di importanza.

Secondo le linee di indirizzo proposte nella guida metodologica, devono essere analizzati almeno sette tipi di impatto:

− perdita di superficie di habitat e di habitat di specie;

− frammentazione di habitat o habitat di specie;

− perdita di specie di interesse conservazionistico;

− perturbazione alle specie della flora e della fauna;

− diminuzione delle densità di popolazione;

− alterazione della qualità delle acque, dell’aria e dei suoli;

− interferenze con le relazioni ecosistemiche principali che determinano la struttura e la funzionalità dei siti.

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