CONCLUSIONI
Durante questo excursus non solo temporale – dai primi dell’Ottocento a oggi, – ma anche di genere – dalla letteratura, all’articolo e, infine, al cinema e alla televisione – si è potuto osservare come, seppur in modi diversi e sempre nuovi, i lettori – e, successivamente, gli spettatori – non hanno mai smesso di rileggere la Austen, alla luce delle proprie diverse aspettative e sensibilità, facendone così una costante che non si limita solamente alla cultura inglese, ma che si estende anche a quella italiana e internazionale.
Ne sono una dimostrazione le traduzioni del romanzo qui analizzate, che pur presentando talvolta profonde differenze, danno prova di avere sicuramente un punto in comune: l’aderenza al tipo di società nella quale si collocano, alle sue convezioni e, ovviamente, alla sua lingua. Per quanto le scelte traduttive di chi, come Caprin e La Russa, si assume il compito di riportare nella propria lingua madre un’opera come Pride and Pejudice possano cambiare la nostra immagine dell’opera stessa, tale distacco è percepibile, ovviamente, nei limiti di un’ottica diacronica, tenendo comunque sempre conto di quanto la lingua italiana, così come l’idea e le modalità stesse di traduzione, si siano enormemente evolute nel corso del tempo, e così la nostra visione del mondo con loro.
L’articolo della Gibson costituisce, in seguito, una perfetta premessa ai fini della comprensione dell’immensa complessità che caratterizza i due mondi del cinema e della televisione, i cui rimandi alla situazione socioeconomica inglese contemporanea al momento della produzione delle trasposizioni oggetto dell’analisi sono sempre presenti e mutano, allo stesso modo, anche la percezione dello spettatore. Mentre la serie televisiva del 1980 targata BBC presenta, per esempio, una fortissima aderenza all’originale, mostrando forse una sorta di
‘timore’ per il distacco dall’opera austeniana e caratterizzandosi quasi più come una pièce teatrale che come un vero e proprio adattamento cinematografico, tutte le rappresentazioni successive – che si tratti di trasposizioni dirette dal romanzo o di altre pellicole a esso ispirate – aggiungono ognuna al suo interno alcuni elementi di originalità o, addirittura, stravolgono talvolta completamente la trama originale per poi riadattarla in tantissimi modi diversi, mostrando così l’infinita versatilità della penna di Jane Austen. Questo perché le tematiche portanti della sua intera opera, analizzate lungo tutto il percorso di questo elaborato, non sono state ignorate né dai diversi traduttori né dai registi, poiché hanno fatto, fanno e faranno sempre parte della nostra vita quotidiana. Perché, nonostante un diverso uso della lingua, specialmente se considerato in un’ottica diacronica, possa mutare la nostra percezione di un testo e degli intrecci ad esso sottostanti, esistono costanti e archetipi contro i quali nemmeno il tempo può esercitare il proprio potere.
Anche se, certo, non capita tutti i giorni di incontrare un vero Mr Darcy.