j l e s o c o n t i P d r l a m e n t a r i 1 5 1 9 ^ A s s e m b l e a R e g i o n a l e S i c i l i a n a
V I Le g is l a t u r a C C C L V II S E D U T A 3 0 Ot t o b b e 1 9 7 0
C G C L V I I S E D U T A
(A ntim eridiana)
v e n e r d ì 3 0 O T T O B R E 1 9 7 0
Presidenza del V ice Presidente NIGRO indi
del V ice P residente GRASSO NICOLOSI
I N D I C E
Diinissionl d e l G o v e rn o d e lla R eg io n e (S eg u ito
^ella d iscu ssio n e) :
PRESIDENTE . . . . . . .
l A TORRE . . . . . . . .
MARINO G I O V A N N I ...
P a g .
1519 1519 1530
La seduta è aperta alle ore 11,00.
lOCOLANO, segretario jf., dà lettura del processo verbale della seduta precedente, che, non sorgendo osservazioni, si intende appro
vato.
^ PRESIDENTE. Si passa al prim o punto del
l’ordine del giorno: « Seguito della discussione sulle dimissioni del Presidente della Regione ».
Sospendo p e r breve tem po la seduta.
{La seduta, sospesa alle ore 11,05 è ripresa alle ore 11,50)
La seduta è ripresa.
E’ iscritto a p a rla re . l ’onorevole La Torre.
Ne ha facoltà.
l a t o r r e . Signor Presidente, onorevoli colleghi, la grav ità della situazione economica,
^ciale e politica della Sicilia e deU’intero Mezzogiorno, il m alessere profondo che oggi esiste in intere popolazioni delle varie regioni Meridionali, i fatti che sono accaduti in Ca
labria e le ripercussioni e gli effetti di essi
^ c h e in Sicilia, ci impongono di valutare
^®PÌsodio, di cui è protagonista il Governo
regionale, con senso di grande responsabilità e sfuggendo a quella che potrebbe essere la tentazione di una facile ironia. Vogliamo p er
ciò soffermarci sulle dichiarazioni del P resi
dente della Regione, cercando di esam inare e di rispondere, prim a di tutto, a quanto rite niamo di cogliere come l’ispirazione e l ’oriz
zonte politico in cui si collocano i pim ti da lui illustrati, per poi risalire ad alcune conside
razioni più generali sulla situazione in cui l’episodio delle dimissioni del Governo Regio
nale si deve inquadrare.
Io credo che nella decisione di rassegnare le dimissioni — come appare chiaro dalle p ri
me dichiarazioni rese dal P residente della Regione —- è insita la protesta per il modo intollerabile, inammissibile, con cui, in tu tti questi anni, è stata tra tta ta la Regione e, di
rei, anche la rappresentanza ufficiale di essa, espressa dai governi regionali e dai vari p re
sidenti della Regione. Perciò l’interrogativo che ci dobbiamo subito porre è. come si sia potuto arriv are ad una situazione di um ilia
zione così evidente. E su questo dovrebbe r i
flettere l’onorevole Fasino e, via via, gli ono
revoli Carello, Coniglio, D ’Angelo, L a'L oggia e Restivo...
CONIGLIO. Alessi.
LA TORRE. ...e dico Restivo per risalire ai prim i presidenti della Regione.
D ’altra parte era chiaro che, dopo 20 anni di piegare la schiena alim entando u n sistema di potere che consentiva di vivacchiare da una eiezione aU’altra, si sarebbe dovuto a rriv are
Resoconti, f. 214 (500)
R e s o c o n t i P a r l a m e n t a r i — 1 5 2 0 A s s e m b l e a . R e g i o n a l e Siciliana-
VI L e g i s l a t u r a C C C L V I I S E D U T A 3 0 O t t o b r e 1970.
a questo. Comunque, non credo che ci si possa lim itare soltanto a tale denunzia. Di fro n te al risu ltato fallim en tare ed al riconoscim ento dell’aspetto um iliante, vergognoso del rap p o r
to, anche form ale, tra rappresen tan za del Go
verno regionale e G overno centrale, come avete reagito voi? Non c’è dubbio che nella vostra reazione ha giocato u n ruolo decisivo la suggestione d eterm in ata dai fa tti di Reggio Calabria.
Il cedim ento del G overno Colombo-Restivo al ricatto del gruppo di potere dem ocristiano e socialdem ocratico di Reggio, non si è reg istra to soltanto, in fa tti — come ella ha cercato, invece, di sostenere — al m om ento in cui Co
lombo ha parlato alla C am era dei deputati, m a era in atto da tre mesi, con l’atteggiam ento di im potenza di fro n te all’attacco alle istitu- tuzioni dem ocratiche, che veniva dispiegandosi in quella c ittà . attrav erso a tti di violenza in cui era palese l’inserim ento di gruppi organiz
zati del neo-fascismo. E voi, il vostro p artito e il Governo nazionale, p er non colpire B at
taglia, per non tagliare carne della carne del sistem a di potere del vostro p àrtito, avete ac
cettato tu tto questo! E ’ stato a questo punto che, qualcuno di voi h a pensato che bisognasse fare in Sicilia qualche gesto che, in form a diversa, si collegasse alla situazione di Reggio.
L ’onorevole D ’Angelo disse: noi non spare
rem o sui carabinieri. Ma al di là della b attu ta, l’impostazione è la stessa.
Tuttavia, se non si va alla ricerca e, quindi, alla denunzia aperta delle cause v ere del falli
m ento di u n a politica, non saranno certam ente i gesti tea tra li che m odificheranno la situazio
ne. Voi vi tro v ate di fro n te a 20 anni di falli
m ento di una im postazione di politica m eri
dionalistica. Questa è la consapevolezza che oggi bisogna avere. Fallim ento della politica m eridionalistica del Governo centrale e di ge
stione del potere, qui, della Regione siciliana.
Le due questioni vanno v iste stre tta m e n te col
legate ed intrecciate.
In questi giorni a Palerm o assistiamo a m a
nifestazioni dram m atiche delle conseguenze di questo sistem a di potere. Noi abbia:mo avuto modo di discutere l’argom ento in q u est’A ula parecchie volte: dal dibattito sulla fran a di Agrigento a quello sulla strag e di Ciaculli.
L ’abbiamo discusso ancora recentem ente in rapporto ai fenom eni mafiosi, fenom eni che, proprio in questi giorni, si sono affacciati con episodi che apparentem ente sono , distinti, non
assim ilabili, m a che, invece, esprim ono la stessa rea ltà ; l’omicidio a ll’ospedale ci^
vico e l’elezione di Ciancim ino a Sindaco di Palerm o. Esprim ono, questo ed a ltri episodi, una rea ltà dram m atica esistente a Palermò, ad Agrigento, in tu tta la Sicilia, e questa realtà è stata costruita sulla base di un a determinata concezione dell’esercizio del p o tere e del rap
porto con l’elettorato. Ecco perchè noi diciamo che non è separabile il tipo di indirizzo di politica m eridionalista, perseguita dal potere statale, dalla reale politica che si svolge a livello regionale. Ecco perchè noi aSermiarno
—■ senza con ciò voler pron unciare condanne senza possibilità di appello nei confronti di alcuno, anche p e rc h è , nessuno ci attribuisce questa funzione, nè esercitiam o un a azione politica concreta — che, sulla base della si
tuazione dram m atica, nuova, creatasi in tutta la -Sicilia e nel'M ezzogiorno avevate ancora la possibilità di com piere anche degli atti po
litici. A vevate delle possibilità che, erano state costruite in questa Assem blea e che poggia
vano su iniziative fo rti di u n a larga conver
genza. Q uindi ci era dato chiedere in questa A ula di sviluppare u n discorso p er vedere co
m e p o rtare av anti un a azione politica capace di incidere v eram en te agli effetti di una mo
difica degli orientam enti sinora seguiti nella politica p e r il M eridione.
Invece no, siete sfuggiti ad u n ripensamento profondo ed a questa ricerca reale pensando soltanto a salvare la faccia, e forse qualche cosa di più, nel gioco intern o di partito e di governo, e quindi, in questo senso, cedendo anche a m anovre torbide che qui avrebbero potuto trovare, secondo le intenzioni di qual
cuno éd esperienze fa tte altrove, anche un terreno fertile. ,
Da qui il nostro giudizio di condanna aperta;
ed i fa tti conferm ano la giustezza delle nostre posizioni. Onorevole Fasino, non basta affer
m are di non essere cam panilisti, di non essere mafiosi e respingere, come lei ha fatto nel
SU O discorso, il contenuto delle cronache, e
degli articoli del giornale della grande bor
ghesia cioè del Corriere della Sera. O si ha u coraggio e la forza politica di p o rre i problena . a livello necessario e tra rn e tu tte le conse
guenze, oppure si scende in- u na plateale infis
sa in iscena che può d are ingresso, alle manO' v re più torbide, e ciò anche al di là «ei®
intenzioni di questa o di qu ell’a ltra persona, sia essa il S egretario regionale della Dei»0'
R e so c o n ti P a r l d m e n t a r i 15 2 1 — A s s e m b l e a R e g i o n a l e S i c i l i a n a
VI L e g i s l a t u r a C C C L V II S E D U T A 3 0 Ot t o b r e 1 9 7 0
crazia cristiana oppure il P residente della Regione.
Il nostro atteggiam ento responsabile non ha dato spazio a m anovre equivoche e torbide.
E questo e ra il prim o nostro obiettivo. In se
condo luogo, vi h a costretto a m isurarvi con i problemi; e, purtroppo, è qui che, ancora una volta,, avete fatto fallim ento. Il modo in cui vi siete mossi ha m ostrato m olto nervo
sismo ed affanno ed è apparso chiaram ente collegato al gioco interno di p a rtiti e di Go
verno. Di questo, del resto, si è avuta una m a
nifestazione grave in una seduta della setti
mana scorsa. E a tal proposito — proprio perchè ci è stato reso im possibile di farlo in quella sede — dobbiam o esprim ere la nostra profonda preoccupazione p e r l ’episodio v eri
ficatosi, anche perchè, da p a rte della P resi
denza, non si è g aran tito in quell’occasione il reale rispetto del Regolam ento, che è alla base del funzionam ento delle istituzioni elettive.
Diciamo ciò perchè l ’interpretazione, che lo onorevole De P asqu ale aveva dato sulla inam missibilità d ella richiesta di sospensiva del dibattito sulle dimissioni del Governo, era ine
quivocabile; da qui il nostro profondo tu rb a mento nel m onento in cui costatam m o che si consentiva u n colpo di m ano e, fra l ’altro, in un m om ento difficile, non solo in Sicilia, ma sul piano nazionale, in cui dobbiamo essere vivam ente pensosi del risp etto delle regole del gioco dem ocratico e del giusto fu n zionamento delle istituzioni, altrim enti, si of
fre ampio m argine alle m anovre più equivo
che e più torbide. Da qui la nostra protesta e la richiesta che episodi del genere non ab
biano più a verificarsi.
■ Soffermandoci, ora, ad esam inare i dati del- i esposizione d ell’onorevole Fasino, direm o che CI è sem brato di cogliere la preoccupazione da parte del P resid en te della Regione, di tra c ciare una specie di pream bolo generale, prim a w addentrarsi nella specifica dei risu ltati sui àngoli punti della tra tta tiv a con il Governo.
Un preambolo che nelle intenzioni avrebbe dovuto precostituire u n contesto di politica l^eridionalista in cui collocare i risu ltati sa
lanti della tra tta tiv a , a dim ostrazione prev en iva dell’orizzonte nel quale il Governo si era mosso per p otere così respingere, anche sta
volta preventivam ente, la facile accusa di cam- Wnilismo. Ebbene, su questo punto noi voglia-
° incentrare il problem a di fondo,
orizzonte della politica m eridionalista,
tratteggiato dal Presid ente della Regione, è quello vecchio, quello che ha fatto fallim ento.
Anche se am m antato da alcune novità, rispec
chia, in fondo, il contenuto del discorso pro
nunciato dall’onorevole Colombo alla F iera del Levante di Bari, che noi abbiam o letto prim a che tale im postazione fosse sta ta a lei illustrata. In veste nuova, dunque, m a p u r sem pre la vecchia concezione della politica verso il Mezzogiorno, concepita, p rim a di t u t
to, come intervento straordinario. Ci ha col
pito il fatto che il Presid ente del Consiglio dei m inistri, n ell’im postare la linea di politica m eridionale dei prossimi dieci anni, alla F iera di Bari, parlando p er oltre u n ’ora, non avesse m ai pronunziato la parola « Regione ». E que
sto all’indomani dell’insediam ento dei consigli regionali in tu tta Italia! In quella linea c’era tu tta la concezione burocratica dell’intervento straordinario nei confronti del Mezzogiorno, della sopravvivenza della Cassa e della trita e ritrita tesi della cosidetta contrattazione program m ata.
D ’a ltra parte, le altre cose cui ella faceva riferim ento, le troviam o nella relazione del M inistero del bilancio e delle partecipazioni statali a proposito del program m a di queste ultim e per il Mezzogiorno. Quindi, nulla di nuovo. Resta, cioè, la linea che — dopo essere stata enunciata altrove — ella con la m assima semplicità, ieri sera, direi con candore, ha ri
proposto qui: l’accettazione del regim e spe
ciale per il Mezzogiorno.
Nel corso delle sue dichiarazioni, infatti, il Presidente della Regione ha usato rip etu ta- m ente le parole « provvidenze » p e r il Mez
zogiorno e partecipazione della Siciha alle
« provvidenze » per il Mezzogiorno. Quindi, prosecuzione della politica di investim ento straordinario, che, dopo ven ti anni, p resenta un bilancio da bancarotta in tu tto il Mezzo
giorno, con effetti profondam ente negativi nei confronti anche di tu tta la situazione econo
mica, sociale e politica del Paese. E ’ qui che bisognava concentrare il confronto politico, perchè oggi una svolta nella politica m eridio
nalista presuppone il superam ento di questa concezione e l’inserim ento di tu tti i problem i di sviluppo economico e di rinnovam ento so
ciale e democratico del Mezzogiorno nella s tra tegia della program m azione dem ocratica; e non come un fatto aggiuntivo o una appendice di essa, m a come ispirazione fondam entale e, quindi, come punto m otore del tipo di sviluppo
. R e s o c o n t i P a r l a m e n t a r i — 1 5 2 2 — A s s e m b l e a R e g i o n a l e S i c i l i a n a
V I Le g is l a t x j h a C C C L V i l S E D U T A 3 0 Ot t o b r e 197Q.
che noi dobbiamo p o rta re avanti nel nostro Paese, finalizzando, perciò, tu tta la pro gram m azione dem ocratica e le riforriie sociali a questo obiettivo. A ltrim en ti il discorso diventa fumoso anche nei pu n ti particolari.
Il Presiden te della Regione ci ha parlato dei successi ottenuti, imo dei quali sarebbe
— da quel che risu lta dal verbale, la cosa as
sum e aspetti esilaranti — che la percentuale dei nuovi investim enti degli enti di Stato e delle partecipazioni statali nel M ezzogiorno ha già raggiunto il 61 p er cento. E qui sem bra che il P residen te della Regione facesse u n po’
di confusione. P erchè è vero che abbiam o il 60-61 per cento di nuovi investim enti — cioè di nuove u n ità aziendali — m a p er quanto rig u ard a gli investim enti globali noi siamo soltanto al 51 p er cento. Q uesta è la situazione.
A questo punto, quello che bisogna esam i
n are è in qual modo si concepisce la politica delle partecipazioni statali, sia per quanto r i
guarda i nuovi, sia per quanto rig u ard a il complesso degli investim enti. La questione coinvolge il rapporto E nte di S tato e politica delle partecipazioni sta ta li e Regioni m eridio
nali e program m azione anche regionale. Il Governo, si dice, fa rà del tu tto , studierà, esa
m inerà, eccetera, il modo con cui p o ter supe
ra re questo 51 e 61 p e r cento p er tendere al 60 per cento, per quanto rig u ard a gli investim enti globali e aU’80 p e r cento p e r quanto riguarda i nuovi investim enti. Il solito « co n ten tin o».
E ’ chiaro invece che bisognerebbe dire espres
sam ente che, p er quanto rig u ard a gh^ investi
m enti, bisogna p o rta rli al 100 p e r cento e che le nuove u n ità aziendali a partecipazione sta
tale debbono tu tte tro v are collocazione nel Mezzogiorno. Ecco qual è la tesi giusta da so
stenere. Ma questo non basta; bisogna vedere a servizib di quale visione dello sviluppo m eridionale si deve p o rtare avan ti la politica delle partecipazioni statali.
Il fatto che le partecipazioni statali, nei prossim i qu attro o cinque anni, si prefiggano di dar v ita a circa centom ila nuovi posti di lavoro, è stato scritto, detto e ripetu to in tu tte le salse; i centom ila nuovi posti di lavoro deUe nuove u n ità aziendali delle partecipazio
n i statali, poiché si è detto che alm en o p er l ’80 p er cento queste devono essere g arantite al Mezzogiorno, significano alm eno 80 m ila posti di lavoro nel Mezzogiorno (noi diciamo tu tti: centomila). Lo h a detto l’onorevole Co
lombo a Bari, in u n discorso ufficiale, che vo
leva essere d ’im postazione della politica me
ridionalista del suo Governo e risalita dalla relazione del M inistero delle partecipazioni statali, che p a rla di centom ila posti di lavoro come nuove u n ità aziendali.
Ebbene, in questo quadro è chiaro che la Sicilia deve av ere la sua quota; m a siamo nel
l’am bito di quell’impostazione: la Sicilia e la sua quota. Il fatto poi che q u esta quota, attra
verso fu m isterie e p e r salvare la faccia di qual
cuno — e anche di u n in tero G overno regio
n ale — possa oscillare dai 15 m ila posti dì lavoro, come h a annunciato Colombo, forse im prudentem ente, nel corso del suo intervento sui fa tti di Reggio Calabria, alla Camera, ai 25 m ila, ventilando investim enti nel settore della gom m a...(interruzioni)
Poiché io non so quale delle aziende delle partecipazioni statali, si occupi di pneumatici, m i sorge il dubbio che in questa cifra di 25 m ila, sia compreso u n po’ tu tto , dal txirismo alle aziende private. Ma in questo caso si può p a rla re anche di più di 25 m ila posti,, perchè nel settore turistico come si conteggia la nuo
va occupazione? Come occupazione diretta op
p u re ivi com presa quella indotta? In queste condizioni è facile, è m olto facile d are dei con
tentini, quando ci si tro v a di fro nte alla ne
cessità di chiudere u n a p a rtita ed esiste la possibilità che cifre che esprim ono la stessa polìtica di investim enti, possano essere pre
sentate con obiettivi di occupazione più in
tensa, rispetto alla valutazione fa tta in sede tecnica o program m atica, quale e ra quella, forse, dalla quale furono avanzate le prime valutazioni.
Quindi, il problem a non è di esaminare queste questioni, non è questo p u n to che ci interessa, m a quello di stabilire come noi, Re
gione siciliana, vogliam o discutere l’intera politica delle partecipazioni sta ta li p e r quanto rig u ard a il program m a complessivo per la Sicilia: come p rogram m a a lungo termine, nel cui ambito, poi, vedere anche gli obiettici im m ediati di occupazione e, quindi, di nuow xmità aziendali da costruire n e i p r o s s i m i anni.
Invece ci troviam o di fro nte ad u n a discus
sione tu tta a v alle di questa problematica^
discussione che poi si riduce in impegni ge nerici, che noi sappiam o, p e r triste esperienza, quanto valgano.
Ella, onorevole P resid en te della Regione, inform a di avere trov ato a Rom a un clima
R eso co n ti P a r l a m e n t a r i - 1 5 2 3 — A s s e m b l e a R e g i o n a l e S i c i l i a n a
VI L e g i s l a t u r a C C C L V I I S E D U T A 3 0 Ot t o b r e 1 9 7 0
nuovo, rassicurante; m a qu an te volte, in que- st’Aula, abbiam o sentito, anche da p a rte dei suoi predecessori — forse con le m igliori delle intenzioni, forse in buona fede — di incontri con gli organi nazionali in u n clima che final- niente sem brava diverso dai precedenti? Non bastano queste affermazioni. Noi abbiam o del
le tristi esperienze; la triste esperienza, ad esempio, della non applicazione di articoli di legge e di im pegni tassativ i a scadenza stabi
lita, come nel caso dell’articolo 59 della legge sui terrem otati. Dal 31 dicem bre 1968 siamo arrivati quasi alla fine del 1970 e ancora si è a pietire e a discutere. Sulla base di che cosa?
E si tra tta di u n preciso articolo di legge, con
quistato in u n m om ento m olto dram m atico per la Sicilia, quale fu quello dopo il te rre moto del gennaio del 1968. E adesso, alla luce di tante esperienze, noi dovrem m o considerare come fatti v eram en te nuovi, quelli che deri
vano dall’aum ento di qualche m igliaio di posti di lavoro, da u n impegno generico di nuova occupazione in Sicilia per i prossim i tre o quattro anni? E ciò quando sappiam o che bi
sogna passare poi a specificare quali sono le unità aziendali, gli investim enti necessari, il tipo di ubicazione ed a ltri elem enti, con il r i
sultato che gli anni p rev isti potranno tra n quillamente d iv en tare sette o otto e tu tte le cifre attuali assum ere, così, u n significato di
verso.
Ma io credo che p e r capire, poi, la serietà con cui si affrontano certe discussioni basta porre m ente a quel pu nto del documento de
dicato alla contrattazione program m ata, che, a nostro avviso, ha voluto essere soltanto una irrisione, e costituisce, io dico, una patente, per voi, di analfabetism o politico ed econo- Kùco. T utti sanno in Italia che cos’è la contrat
tazione' program m ata: è sta ta u n ’idea parto
rita dalla fan tasia politica dell’onorevole Em i
lio Colombo, qualche anno addietro, lanciata m un noto convegno della Dem ocrazia cristia
na sul Mezzogiorno, a Napoli, e faticosam ente portata avanti. E ’ chiaro che. la cosiddetta con
trattazione program m ata, p e r sua definizione ed origine, è destinata a dislocare nel Mezzo
giorno investim enti p e r im pianti industriali a mezzo, appunto, d i u n a ce rta contrattazione il G overno ed i grup p i in d u striali che operano in Italia. Bene, allora il problem a è:
« 100 per cento degli investim enti nel Mezzo
giorno; e ciò in v irtù della stessa n a tu ra della 'Concezione di questo tipo di program m a.
E ’ questo il meccanismo che l’onorevole Co
lombo ritiene di avere costruito per un a tr a t
tativa, una contrattazione coi gruppi in d u striali per costringerli, sospingerli, sollecitarli, dando loro poi, m agari, determ inate ageyola- zioni a fare certi investim enti nel Mezzogior
no. Quindi, è soltanto, io dico, analfabetism o politico aver dichiarato in u n docum ento da p resentare al Governo, l’80 per cento...
FASINO, Presidente della Regione. Non offenda così a cuor leggero l ’Assemblea! P e r la precisione devo ricordare che, quando ab
biamo detto 80 per cento, ci siamo rife riti al fatto che esiste la cosiddetta « C assetta » o Cassa per le zone depresse...
LA TORKE. Che c’en tra questo con la con
trattazione program m ata?
FASINO, Presidente della Regione. Proprio in sede di contrattazione...
LA TORRE. La contrattazione program m ata non c’en tra con la Cassa per il Mezzo
giorno e con la ... Cassetta del Mezzogiorno!
E ’ im ’a ltra cosa, signor Presidente.
FASINO, Presidente della Regione. Non è u n ’altra cosa; è collegata.
LA TORRE. E ’ qui il provincialism o; è chia
ro, in tal modo, che quando andiam o a p re sentarci a certe tra tta tiv e , ci si dia ■— come sem pre hanno fatto — « la coffa » piena di paglia p e r n u trire i m uli in Sicilia e non p er le cose che dobbiamo fare.
FASINO, Presidente della Regione. L’80 per cento era giusto.
LA TORRE. Ed allora perchè vi hanno dato il 100 per cento? Loro hanno detto ed hanno scritto che vi danno il 100 per cento e voi avete chiesto l’80 p er cento!
FASINO, Presidente della Regione. P erchè la prossima legge sulla Cassa p er il Mezzo
giorno abolisce gli interven ti p e r il N ord e quindi è chiaro che è il 100 p er cento.
LA TORRE. Ah, ecco, quindi l’onorevole Colombo...
R e s o c o n t i P a r l a m e n t a r i . — 1 5 2 4 — A s s e m b l e a R e g i o n a l e S i c i l i a n a
V I Le g i s l a t u e a C C C L V I I S E D U T A 3 0 O t t o b r e 1970
DE PASQUALE. Questo si sapeva, onore
vole Fasino: si sapeva che la ... Cassetta ver- l'à abolita.
FASINO, Presidente della Regione. Ancora non è stata abolita!
LA TORRE. E ’ noto che quello della con
trattazio ne program m ata è un sistem a diverso, autonomo, rispetto a quanto viene operato a ttraverso la Cassa per il M ezzogiorno ed a mezzo di a ltre form e di in terv en ti strao rd i
n a ri anche in a ltre zone del Paese. E ’ uno strum ento fruttuoso costruito da qualche an
no, u n a invenzione, ripeto, deU’onorevole Co
lombo. E io aggiungo che è « aria fritta », se rim ane così. Perchè, in definitiva, se vogliamo fare u n confronto serio e ravvicinato e non soltanto della polem ica a distanza, a che cosa si riduce la contrattazione program m ata? Al fatto che se la Fiat, o la P irelli, o a ltri gruppi industriali decidono di ubicare nel Mezzogior
no talune u n ità aziendali, o di indirizzare ivi talu n i investim enti, dopo aver scelto e deciso per proprio conto quanto debbano investire in Francia, o quale stabilim ento im p ian tare in Spagna, cioè di esportare centinaia di m i
liardi all’estero, non c’è un G overno italiano che abbia u na politica e che disponga di s tru m enti capaci di im pedire la realizzazione di queste in trap rese a ll’estero. Se, come sta accadendo oggi, Agnelli, attrav erso la Fiat, decide di d iro ttare centinaia di m iliardi in investim enti in a ltri paesi europei, non c’è barba di contrattazione program m ata dell’ono
revole Colombo che riesca ad im pedire questo disegno di Agnelli. A che cosa si riduce, quin
di, la contrattazione program m ata? A co n trat
tare le briciole ed a consentire, poi, a questi gruppi di potere u su fru ire di tu tta u n a serie di agevolazioni come prem io di questa politica.
Ecco il punto. Q uindi p iù che di avanzare istanze sulla e n tità num erica del cento p e r cento di posti di lavoro si tr a tta di essere capaci di affrontare col G overno nazionale tu tta la questione del controllo' della politica degli investim enti, anche dei privati, p er fare in modo che, così come stiam o chiedendo e sostenendo p e r le partecipazioni statali, anche i gruppi p riv ati nazionali siano costretti a di
slocare tu tti i nuovi investim enti ind ustriali n el Mezzogiorno.
Presidenza del V ice P residente GRASSO NICOLOSI
Non affrontando la questione in questi ter
mini, noi scadiamo nel pietism o, non abbiamo alcuna a u to rità politica e perveniam o a con
tenuti, sbagliati, persino, dal punto di vista dell’abbiccì politico.
U n altro punto è quello che rig u ard a i piani di zona dell’Esa. La m ia interru zion e di ieri sera, che ella, signor P residente, non ha voluto cogliere, non era una facile b a ttu ta , affatto;
era u n quesito che io ponevo: u n quèsito che torno a p o rre questa sera. E lla sa, onorevole Fasino, che, grazie alla battag lia politica con
dotta dalla nostra p a rte al P arlam en to nazio
nale, nel decretone figurano tre stanziamenti:
100 m iliardi di lire p er l ’irrigazione, 120 per gli e n ti di sviluppo (di cui 80 p e r i piani zonali e 40 p e r il funzionam ento degli enti stessi) e 64 m iliard i p e r la m ontagna. L ’impiego di tali somm e è stato concepito come facente p a rte di u n program m a quadriennale o quin
quennale, m a da spendere nel 1971. Si tratta di quasi 250 m iliard i di lire, che dovrebbero essere im piegati quasi tu tti nel Mezzogiorno.
E, allora, la m ia dom anda era ed è questa. Si è discusso, in questa tra tta tiv a ravvicinata, che doveva essere riv o lta a stra p p a re interventi p e r l’occupazione im m ediata nel Mezzogiorno, di qu an ta p a rte di questi investim enti — per la percentuale che, in base al criterio della quota capitaria spetta alla Sicilia e alle altre re
gioni m eridionali — sarà d iro tta ta in Sicilia?
N ulla ci è stato detto a riguardo. Io, quindi, ripropongo la dom anda, perchè convinto che, se u n senso doveva avere u na tra tta tiv a del gènere, condotta a valle di u na scelta politica, se u n risu ltato u tile tale incontro poteva ave
re, non poteva non essere se non in term ini di investim enti produttivi, quindi, di occupazio
n e im m ediata, e cioè di im m ediata spesa. E invece cosa ci viene a raccontare l’onorevole Fasino? Che nella nuova legge di proroga della Cassa per il Mezzogiorno (si accetta ancora, quindi, la concezióne della istituzionalizzazio
ne dello strum en to centralizzato e burocratico delFintervento straordinario sulla testa delle regioni) si esam inerà la possibilità di contern;
piare anche il finanziam ento p e r i piani zonali ed altro. M a la v e rità poi qual è? Che, in fondo, il vostro confronto di ieri e tutta..:
DE PASQUALE. Se non è esatto, lo conte^
sti, onorevole Fasino.
jleso c o n ti P a r l a m e n t a r i — 1525 A s s e m b l e a R e g i o n a l e S i c i l i a n a
VI Legislatura CCCLVII SEDUTA 30 Ottobre 1970
. l a t o r r e. ... e tu tta la m anovra di questi giorni è che voi non vi siete mossi, nè al livello, diciamo, strategico, di u n confronto sulle gran
di scelte di politica m eridionalista, nè con la capacità di o ttenere risu lta ti tangibili in termini di spesa pubblica e di investim enti a brevissimo term ine nel Mezzogiorno, e cioè in Sicilia, p e r determ inare, p e r esempio, alm e
no alcune diecine di m igliaia di nuòvi occupati.
E quanto previsto dal decretone — e da noi ricordato — poteva e può essere ancora —^per
chè noi il dibattito lo facciam o anche per por
tare avanti il discorso — il mezzo adeguato, in un momento dram m atico p er la. Sicilia, che vede, oggi, m anifestazioni in varie zone e nelle zone più povere specialm ente, per. ottenere fonti di lavoro.
Ma, la contrattazione diventa molto debole quando a Rom a si sa' che ancora il Governo regionale non h a approvato il piano dell’Esa nel suo complesso p e r le zone terrem otate e che gran p a rte degli stessi progetti che l’Esa è riuscito, p u r con tu tte le sue carenze e insufficienze ad approntare, non sono ancora stati resi esecutivi. Ci risu lta che esistono poi, indipendentemente da quanto interessa le zone terrem otate, progetti predisposti dall’Esa per lavori che r ie n tra r^ nelle scelte dei piani zonali, e che ta li p ro g etti non vengono portati avanti, lion vengono approvati dal Governo regionale. Q uindi è difficile condurre una con
trattazione su questo terreno. Non si può so
stenere la richiesta di creare fonti di occupa
zione im m ediata quando non si è capaci di determinare le condizioni perchè vengano spese le somme di cui già si dispone.
Per quanto rig u ard a i rap p o rti finanziari, si esalta il risu ltato di avere ottenuto che si discuta con anticipo il disegno di legge per la determinazione del fondo di solidarietà per il quinquennio 1972-76. Non si è dato conto della definizione in term in i concreti di due questioni: u n a che rig u ard a i crediti pregres
si, calcolati in 70 m iliard i di lire e l’a ltra rela tiva ai 17 m iliardi all’anno che verrem o a perdere per l’im posta di fabbricazione, sulla
°3se di quanto previsto dal decretone. Sulla soluzione di tali problem i nu lla ci vien detto
™ preciso,, tu tto è avvolto nella nebulosità.
1 vedrà al prossimo esam e dell’impiego dei
™Bdi-dell’articola 38. .
,-^ltro successo che si v an ta è la promessa J'icevuta, ancora u na volta ricevuta, di un sol
lecito pagamento delle quote spettanti in base
all’articolo 38, m en tre p e r il quinquennio in fase di scadenza dobbiamo avere ancora quote sostanziose.
FASINO, Presidente della Regione. H a detto imposta di fabbricazione? Non ho capito bene.
LA TORRE. P e r quanto rig u ard a il decre
tone, il costo è di 17 m iliardi di lire a ll’anno, che lo Stato v e rrà a so ttrarre al conteggio.
FASINO, Presidente della Regione. Perchè, le imposte di fabbricazione vengono in Sicilia?
GIACALONE VITO. L ’BO p er cento; c’è il param etro per l’articolo 38.
FASINO, Presidente della Regione. L ’a rti
colo 38 ancora lo dobbiamo discutere.
GIACALONE' VITO. L ’attuale rata!
LA TORRE. Infine, è stato annim ciato un altro grande successo, quello del ponte sullo Stretto. Onorevole Fasino, eUa sa, come tu tti noi, ormai, che i segretari politici ed anche alcuni capi di governo, alla vigilia delle ele
zioni regionali, scoprono la Sicilia. L ’aveva già scoperta Fanfani una volta; l ’h a riscoperta il di lui alunno Rimior, segretario pohtico della Democrazia cristiana nel 1967, alla vi
gilia delle elezioni regionali; adesso la risco
prono...
DE PASQUALE. Anche loro la scoprono!
LA TORRE. L ’onorevole Rumor, nel 1967, dichiarò solennemente, in un largo convegno tenuto per l’impostazione della p iattaform a program m atica elettorale del P a rtito della de
mocrazia cristiana, che la sesta legislatura (quella che si sta chiudendo) sarebbe stata la legislatura del ponte sullo Stretto.
Adesso lei, onorevole Fasino, vanta come successo il fatto che, dopo tu tte le proroghe ottenute p e r il cosiddetto « concorso delle idee » si arrivi al 10 novem bre come d a ta con
clusiva per il passaggio alla seconda fase e quindi al varo del disegno di legge...
DE PASQUALE. E’ la data di scadenza.
LA TORRE. Appunto; io stavo dicendo che
R e s o c o n t i P a r l a m e n t a r i — 1 5 2 6 — A s s e m b l e a R e g i o n a l e S i c il i a n a
V I Le g is l a t u r a C C C L V I I S E D U T A 3 0 Ot t o b r e 197o
siccome scade il 10, sem m ai l’impegno dovreb
b e consistere nel non doversi più determ in are a ltre proroghe — questo sarebbe u n impegno im p o rtante dopo q u attro anni — e quindi poi poter disporre d el disegno di legge p er le m odalità di concessione e p e r q uanto rig u ard a la costruzione dell’opera. Così, quindi, la pros
sim a dovrebbe essere la legislatu ra della defi
nizione delle m odalità delle concessioni, la successiva quella in cui si darebbe l ’appalto, p e r d are inizio alla costruzione dell’opera dopo il 1980, se si procederà con questi ritm i.
Lo stesso v a detto a proposito degli enti re gionali. A nche qui m i p a re che la risposta da voi ricev uta sia sferzante, come ironica era quella a proposito della contrattazione p ro gram m ata. Si accetta il principio della colla
borazione, m a si richiedono elem enti. Questo è l ’unico p u n to su cui a Rom a hanno ragione.
Vogliono elem enti sullo stato dei no stri enti regionali, sulla pohtica che seguono e hanno seguito in tu tti questi anni, sotto la direzione dei governi di centro-sinistra. Vogliono sape
re, cioè, la politica allegra che si fa all’E nte m inerario, come si assumono consulenti g iu ri
dici, distogliendoi dalla loro funzione di m a
gistrati, col compenso di 800 m ila lire al mese, perchè, poi, questi personaggi accettano, in quale clima entrano, con quali aspettative partecipano. Vogliono, cioè, sapere a che cosa si è ridotto l’Espi. Ecco, quindi, onorevole Fasino, che a questo punto cade verticalm ente il vostro potere contrattuale; presentandosi alle tra tta tiv e con questo retro te rra , è chiaro che il potere co n trattu ale del Governo è sca
duto, decisam ente scaduto.
Con quale serietà, infatti, si va a chiedere, se gli enti economici sono sta ti rid o tti in que
ste condizioni? Se non si riesce a spendere le somme disponibili, con lo scandalo e la con
seguente polem ica della g rande stam pa che, certo fa il suo m estiere come cam eriera dei grandi padroni avversi alla Sicilia, quando scrive di centinaia dì m iliardi ancora giacenti?
Con quale serietà si v a a chiedere quando sì alim enta, con la spesa pubblica, il sistem a di potere clientelare, corrotto e mafioso?
P e r riscuotere credibilità, occorre qualcosa di nuovo qui, anzitutto! Bisogna che cambi qui la situazione! E p er credibilità, intendia
mo, non il sedersi attorno ad u n tavolo con il Presidente del Consiglio o con singoli m ini
stri, per avere raccontato — è proprio il caso di dirlo — quanto deciso da altri, in a ltra sede,
perchè lo si racconti poi in Sicilia; p e r credi
bilità intendiam o l ’avere effettivam ente la possibilità di p artecip are alle scelte p e r potere im porre u n a politica di program m azione de
m ocratica e dì riform e, neU’am bìto della quale è soltanto possibile affrontare i problem i della Sicilia e del Mezzogiorno.
O norevoli colleghi, a questo p u n to voglio rivolgerm i a quelle forze dem ocratiche ed autonom iste, alle a ltre forze di sinistra, che in queste settim ane, ancora un a volta, hanno dovuto riconoscere il com portam ento serio, responsabile del n ostro P a rtito di fronte agli aspetti più dram m atici della vicenda meridio
nale, ai fa tti di Reggio Calabria, dove siamo stati l ’unico p a rtito a non chinare la testa di fro n te alla tem pesta e ad affrontare, a viso aperto, senza il m inim o cedim ento, quella si
tuazione diffìcile, nonché p e r il modo in cui correlativam ente abbiam o operato in Sicilia.
Ci si è dato a tto di sensibilità e di responsa
bilità p e r la no stra azione te n d e n te a bloccare anche le nianovre eversive. A questi nostri amici, a queste forze politiche, a questi grup
pi, noi vogliamo dire che la risposta non può essere il m antenim ento dello statu quo, non può essere la linea difensiva. Questo voglia
mo d ire ai com pagni del P a rtito socialista, alle forze cattoliche della sinistra democri
stiana, a tu tti coloro che sono seriamente preoccupati della dram m atica situazione esi
stente in Sicilia e in tu tto il’ Mezzogiorno.
G uai seri si p rospetterebbero p e r le sorti della dem ocrazia e, in Sicilia, p er le istitu
zioni autonom iste se qualcuno pensasse di arroccarsi su im a posizione difensiva. Occorre p o rtare avanti un chiaro discorso di rinnova
m ento economico, sociale e democratico. D nostro, è chiaro e coerente. Noi abbiamo cer
cato in questi m esi dì im postare ogni nostra azione in q u esta direzione, e ciò senza iattan
ze, senza volere recitare il ruolo di prim i del
la classe, senza anatem i e senza voler dire ad alcuno di ricredersi, e di reinserirsi in un confronto serrato ed aperto sui ternainj della situazione siciliana e m eridionale. N®
abbiam o detto; la Sicilia h a sofferto in pa
niera dram m atica e la Regione è stata colpii gravem ente; l’Esa h a operato in u n clima isolamento, dì accerchiam ento, con il se ne è ten tato lo strangolam ento nel cors^
degli u ltim i v e n t’annì, strangolam ento che andato di pari passo col processo di degen
R e so c o n ti P a r l a m e n t a r i — 1 5 2 7 — A s s e m b l e a R e g i o n a l e S i c i l i a n a
VI L e g i s l a t u r a C C C L V I I S E D U T A 3 0 Ot t o b r e 1 9 7 0
razione della gestione del potere regionale, col sistema di potere clientelare.
Noi eravam o e siamo convinti che l’istitu zione delle regioni, l’a ttiv ità di queste poteva e può rap p resen tare u na grande occasione per la Sicilia; è in questa visione e con questa visione che noi abbiam o proposto l’incontro delle regioni m eridionali. Il problem a è di vedere sulla base di quale piattaform a si va a questo incontro. Si tra tta di im postare u n i
tariamente u na linea politica p er bloccare, veramente, l’esodo, per realizzare, conquistare il pieno impiego delle forze di lavoro, qui, nelle regioni m eridionali. E questo richiede la capacità delle Regioni di elaborare, con questo respiro unitario, i piani regionali, di valorizzare tu tte le risorse m ateriali ed um a
ne di esse.
Da qui il prim o quesito da noi postoci. In questo incontro, cosa bisognerà p o rre alla base? Bisognerà, a nostro avviso, dare, prim a di tutto, il senso della indispensabile esigen
za di una ispirazione comune, di a rriv are an
che a quantificare certi obiettivi per dare il senso della dim ensione di che cosa occorre in termini di occupazione e in term ini di inve
stimenti, in questa visione u n itaria di tu tto il Mezzogiorno, e p er rivendicare quindi una programmazione nazionale che recepisca in pieno questa impostazione, questa p iattafo r
ma. Certo, bisogna quantificare; ed allora si tratta di sapere quale obiettivi ci si potrà porre — con u n a program m azione nazionale che recepisca questa im postazione di piani re gionali, di elaborazione regionale en tro il 1975 -- per il decennio del 1980 considerando que
ste date come scadenze decisive per im pedire che qui si arriv i ad una situazione veram ente insostenibile. E ciò, però con la consapevolez
za e con la convinzione che non si p o trà tr a t
tare di investim enti straordinari, o di provvi
denze per il M ezzogiorno — questo è il pun
to - - sibbene di m odificare il tipo di sviluppo dell’intera economia nazionale.
E qui il problem a investe anche u n a capa
cità di condurre il confronto politico, non sol
ante in term ini di rivendicare giustizia. A questo sem bra essere il p u n ta fondamen- sje. Noi oggi non rivendichiam o giustizia; e a parte il determ in arsi già di un a sensi- iiizzazione anche sul piano generale del si- Snificato nazionale della questione m eridio- ale, se è vero che le tre confederazioni del s^oro si attestano su una certa posizione
nella veste di sindacati; che nella classe ope
raia si riscontra, in proposito, u n processo di m aturazione avanzata, p e r cui la questione meridionale, non risolta, colpisce da vicino gli operai anche del triangolo industriale; se è vero che i consigli com unali di M ilano e di Torino affrontano la questione in term ini nuovi e che nel Consiglio regionale lom bardo o piem ontese si discute in m aniera assoluta- mente m oderna del tem a della questione m e
ridionale.
Anche alla luce di questa situazione, allora, come si pone per noi il problem a? Quando si parla di quantificare obiettivi di, occupazio
ne verso il Mezzogiorno, obiettivi di in vesti
m enti per tu tto il Mezzogiorno, sulla base di questa visione, quando si pone l’esigenza della valorizzazione delle risorse, del pieno impiego qui delle forze di lavoro, non si pone, forse, un problem a nazionale? E ’ u n proble
ma nazionale, questo, è un problem a di in te resse nazionale. Ma vi è anche u n altro aspetto.
Noi pensiamo che nel Mezzogiorno si debba ripetere il tipo di sviluppo economico del triangolo industriale, nel senso che si dovreb
be dar vita a tu tta la s tru ttu ra prod u ttiv a esi
stente in quelle province? E ’ im a illusione, un assurdo dal punto di vista economico e, quin
di, anche delle prospettive politiche del nostro Paese. D ’a ltra parte, se si rim ane ancorati alla concezione che fin qui ha guidato la poli
tica p er il m eridione, avrem o le briciole degli investim enti, le briciole che i g randi gruppi non riterran n o di utilizzare altrove, in quelle stesse regioni o all’estero come sta avvenendo, ancora, in queste settim ane.
Il problem a, allora, consiste nel prefigurare noi il tipo di sviluppo — ecco il valore di un dibattito, della tensione politica e anche ideale di questo — da determ inare nel confronto ravvicinato tra tu tte le forze dem ocratiche e m eridionaliste. Ecco perchè io credo che quan
do noi affermiamo che con la trasform azione delle campagne del Mezzogiorno m ediante l’irrigazione di un m ilione di e tta ri di te rre no — cosa che è possibile realizzare, in alcuni anni, dalla Puglia alla Sicilia — quando noi affermiamo che con i piani di zona, e colle
gando a ciò tu tti i problem i connessi dei ra p porti sociali, nel Mezzogiorno potrem m o r i solvere uno dei problem i più dram m atici del
l’economia italiana quale quello del deficit crescente della bilancia agricola alim entare, diciamo ima cosa sensata. Perchè, in tu tti i
Resoconti, f. 21S (500)
R e s o c o n t i P a r l a m e n t a r i — 1 5 2 8 — A s s e m b l e a R e g i o n a l e S i c i l i a n a
V I Le g is l a t u r a C C C L V I I S E D U T A 3 0 O t t o b r e 1970
piagnistei e nelle fasi m olteplici in cui vi siete a tte sta ti a iro m b ra del m uro del pianto, a proposito delle difficoltà economiche del Paese, volutam ente da p arte dei gruppi ind u striali e anche del Governo Colombo, si è nascosto il dato più dram m atico: in Italia nel 1970 ab
biam o m ille m iliardi di deficit della bilancia agricola alim entare: m ille m iliardi di deficit!
Ed è m i baratro, u n a voragine che si appro
fondisce sem pre di più.
Il m iglioram ento delle condizioni di vita nelle città p o rta ad un a modifica qualitativa dei consumi. In Italia, alla data odierna, si im porta carne p er più di un m iliardo e mezzo al giorno; se a ciò si aggiungono i foraggi lo zucchero, i prodotti caseari ed altro, m ille m iliardi di deficit diventano u na realtà. E ’ chiaro, quindi, che, quando noi ipotizziamo certe dim ensioni di investim ento, non solo poniamo un problem a di giustizia p e r il Mez
zogiorno, m a risolviam o contem poraneam ente problem i nodali dello sviluppo economico del Paese; ed a questa im postazione tendiam o a collegare anche le scelte nel campo p ro d u t
tivo e colturale e la creazione di certe s tru t
tu re con u n processo di industrializzazione indirizzato verso gh aspetti dell’economia prescelta, nel caso specifico u n tipo, ad esem pio, di economia del settore ortofrutticolo collegata con indu strie di trasform azione dei prodotti agricoli, poste al servizio di questo settore che va visto come setto re tra in a n te di un tipo di sviluppo dell’economia m eridio
nale.
O si ha questa visione, che non è un a vi
sione agraria, chiusa, m a una visione agricola industriale e deUe sue implicanze, o si pone m ente a tu tti gli aspetti interessan ti anche la creazione delle in fra stru ttu re civili, con il riverbero di queste sullo sviluppo dell’econo- m ia turistica — che, anzi, solo in questo quadro p otrà essere salvaguardata — oppure si p erv e rrà alla rissa cam panilistica nel te n tativo di strap p are l’istallazione di u n a raffi
neria in u n determ inato posto, m agari a Custonaci —■ e che poi, ci si verrebb e a pro spettare quale fru tto della contrattazione program m ata — con il risu ltato che il tipo di produzione di questa azienda annullerebbe l’attiv ità circostante di m igliaia di lavoratori e di operatori economici, contro i 300 nuovi posti di lavoro creati.
Ecco i v eri problem i che bisogna discutere.
E d a questo confronto p o rtare una im posta
zione che tenga presenti le forze che posso
no e debbono essere protagoniste di uno sviluppo di questo genere. Se diversamen
te, ecco le conseguenze negli aspetti più ma
croscopici e vergognosi! Ecco il determinarsi di una situazione capace di p a rto rire episodi quali quelli di Reggio Calabria, la rissa per il campanile, nel senso letterale della parola, a p a rte la confusione che si determ ina nella opinione pubblica sulle specifiche responsa
bilità politiche della situazione, quasi si fosse tu tti sulla stessa barca. E no! Se c’è la crisi agrum aria, bisogna vedere come modificare la. politica del M ercato comune europeo, ma nella stesso tem po bisogna vedere quali sono le responsabilità della grande agraria, ad esempio, catanese e di a ltre zone dell’isola p er quanto attiene al tipo di rapp orto che m antiene nelle cam pagne ed aU’incapacità di dar v ita a s tru ttu re p rogredite e competitive nel senso vero della parola.
Anche da questo punto di vista il nostro P a rtito è stato in grado, nel corso di questi mesi, a livello nazionale e per i singoli aspetti della situazione economica del Paese, di dare risposte che hanno inchiodato alle loro respon
sabilità coloro che volevano assurgere a sal
vatori della P a tria e del risanam ento della economia italiana. Noi, aH’uopo, siamo par
titi dall’esigenza di affrontare U problema della ripresa produttiva, sulla base di un esam e delle condizioni e del tipo di svi
luppo a cui bisogna indirizzarci. Ne deriva che se — come noi crediam o — il problem a della trasform azione dell’agricoltura è la leva fon
dam entale di partenza p er questo tipo di svi
luppo del Mezzogiorno — ed io dico dell’inte
ro Paese .— i problem i sociali nei vari settori dell’agricoltura vanno affrontati con grande coraggio. Invece su questo c’è il silenzio; ce il silenzio e sappiamo, contemporaneamente, come vengono violate le leggi in vigore, non u ltim a quella concernente i com piti dell’Ente di sviluppo. Ecco, quindi, il p u n to cardine:
costituire un a p iattaform a ove convergano tu tte le forze sociali dispojiibili e stabilire le form e di partecipazione.
M entre in A ula si svolge questo dibattito, in Sicilia hanno luogo num erose importanti m anifestazioni. L ’a ltra sera con l’onorevole De Pasquale, abbiam o avuto occasione di tecipare, a P e tra lia Sottana, ad uno degl episodi, fra i più avanzati, a nostro avviso, di sviluppo della lotta popolare in forma «Di'
R e s o c o n t i P a r l a m e n t a r i 1 5 2 9 — A s s e m b l e a R e g i o n a l e S i c i l i a n a
V I Le g is l a t u r a C C C L V I I S E D U T A 3 0 Ot t o b r e 1 9 7 0
taria, originale, che vede l’incontro di tu tte le forze sindacali, delle forze politiche dem ocra
tiche, dei Consigli comunali, attorno ad una politica che è quella, appunto, che noi pro
pugnarne la politica della program m azione zonale, del piano di zona articolato in una serie di obiettivi, anche i più elem entari ed immediati di ricerca d ell’occupazione, ma, nello stesso tem po, con un respiro che dà continuità e p rospettiva a tu tto il movimento.
Ebbene, noi presentiam o questa impostazione politica come una scelta che non vale per que
sta 0 per q u e ira ltra zona, m a che è valida per tutta la Sicilia e p e r tu tto il Mezzogiorno.
Si tra tta dunque di vedere come si riesce a tradurre ciò in term in i di schieram ento di forze sociali e di forze politiche; di vedere come rendere coerente lo schieram ento delle forze politiche agli obiettivi di trasform azione e, quindi, di lo tta che è necessario im postare per cam biare effettivam ente la situazione in Sicilia e nel Mezzogiorno. Certo, occorre, in
tanto, questo schieram ento in Sicilia perchè sappiamo che non basta esclusivam ente la forza del Mezzogiorno. Perciò noi facciamo appello anche all’im pegno della classe operaia sul piano nazionale, apprezziam o i passi in avanti che i sindacati, nazionalm ente, vanno compiendo su questa linea e salutiam o le prese di posizioni dei consigli comunali, dei consigli regionali delle zone del triangolo industriale.
Sappiamo che li c’è un fro n te principale da colpire, quello di Agnelli, della Fiat, che, mentre qui si chiacchiera di contrattazione programmata, di recen te ha deciso di diirot- tare investim enti per centinaia di m iliardi all’estero; o quello della Montedison, la cui situazione evidenzia tu tta la precarietà, ad esempio, di certe prospettive anche nel settore chimico e petrolchim ico. E ’ tu tto il discorso, quindi, delle partecipazioni statali e dei pro
grammi d ’investim enti pubblici, collegati allo effettivo controllo su tu tti gli investim enti in primo luogo su quelli dei grandi gruppi 'Capitalistici e m onopolistici che si pone. E questo sulla base di u na program m azione de
mocratica fondata su piani reali, che non re- stmo nel cassetto, come il piano Pieraccini a orna 0 il piano M angione a Palerm o, m a che
®ano di esecutività im m ediata.
Tutto ciò impone una battaglia politica su olti fronti, a com inciare da quelli interna- lonali, dagli indirizzi del M ercato comune europeo ed altro.
Onorevoli colleghi, la g ravità della situ a
zione della Sicilia e dell’intero Mezzogiorno, la collera, il m alessere profondo che oggi vi al
bergano, richiedono risposte urgenti, che non possono essere costituite da un gesto più o meno demagogico o da un in terv ento episodico, ma che presuppongono innan zitutto la consa
pevolezza della dim ensione dei problem i. B i
sogna avere ben presente il tipo di risposta a cui indirizzarsi per quanto rig u ard a le cose da chiedere, gli obiettivi su cui concentrare l’impegno o lo scontro, e lo schieram ento di forze sociali e di forze politiche che bisogna suscitare come protagonista di questa b a tta glia. O si va avanti con questa visione, coe
rente, democratiche, che p erm ette di intendere la progranm iazione in term ini concreti (diver
sam ente resterebbe u n a parola priva di senso), oppure si lascerà ampio spazio specie per le m anovre eversive, come a Reggio p er la r i
volta p er il capoluogo, a cui m agari poi si fa seguito con un contentino, con la promessa dello stabilim ento siderurgico, m entre il pro blema, invece, è di colpire alla radice le forze parassitarle e reazionarie.
Giorni fa, ho avuto modo di leggere che, m entre im perversava la bufera a Reggio Ca
bria, nel mese di agosto, il sindaco B attaglia trovava il tem po di riu n ire la G iunta per stan ziare u n prem io in deroga ad alcune decine di persone. L ’episodio ha destato la m ia m e
raviglia per il m omento in cui avveniva, m a per il resto mi rim andava alla m ia esperienza di consigliere comunale di Palerm o, dove a questi fatti — sotto qualsiasi direzione da Sca
duto in poi — si è usi assistere. Potrem m o ricordarci, onorevole Di Stefano, quante volte sono stati concessi questi prem i in deroga a decine di funzionari... (interruzione)
Sappiamo come hanno funzionato a Reggio Calabria, e che cosa sono a Palerm o. Ecco, allora, che noi abbiamo una situazione dram matica, oggi, da Reggio a Palerm o. Non a caso si va a quel tipo di elezione, sia per quanto riguarda Battaglia, sia per quanto riguarda Ciancimino.
Ho riletto, ieri sera, nelle ultim e dichiara
zioni dell’onorevole Fasino, quella frase illu m inante ove si dice : « perchè io, poi, questo lo chiedevo anche...». Come p e r dire: si tra tta v a di un impegno d’onore e m i era stato promesso, anche come socio di u n partito.
Onorevole Fasino, m a di quale partito ? Un p artito di cui è anche socio Ciancimino, di cui
R e s o c o n t i P a r l a m e n t a r i — 1 5 3 0 — A s s e m b l e a R e g i o n a l e S i c i l i a n a
VI L e g i s l a t u r a C C C L V I I S E D U T A 3D Ot i o b e e 1970
sono soci anche B attaglia e quelli del sacco di Agrigento! Questi sono i fatti. E fino a quando non si ha il coraggio di tag liare a livello di p a rtito e a livello di governo com
piendo gli a tti che si debbono compiere, il problem a incancrenisce sem pre più. Certo, se quando si concluse il dibattito sui fa tti di P a lerm o con la relazione Bevivino, si fosse pro
ceduto allo scioglimento del Consiglio comu
nale, come era stato proposto, m olto proba
bilm ente anche a Palerm o certe cose non sa
rebbero a rriv ate al grado di putrefazione, di degenerazione cui sono perv enu te oggi. Q uin
di se non si cam bia metodo, se non si colpisce in questa direzione, la stessa situazione della Sicilia e del Mezzogiorno, nel suo complesso, resterà come in fetta da carie purulenta.
Onorevoli colleghi, occorre u n a rigenerazio
ne profonda. Abbiamo detto che bisogna co
stru ire una Regione diversa e quindi rivedere la s tru ttu ra degli en ti regionali, d a r v ita al decentram ento, alla partecipazione popolare, alle riform e, che è possibile realizzare in que
sta Assemblea. Invece, con m anovre rip e tu te si rinvia e si impedisce di p o rtare avanti que
sto processo di rinnovam ento.
L ’Assemblea, nel corso degli ultim i mesi, ha messo in evidenza alcuni pu n ti su cui con
centrare la battaglia: la battaglia legislativa, la b attaglia politica, program m atica, il con
fronto con le altre Regioni m eridionali, e con il Governo centrale. Noi riteniam o, in questo modo, di potere offrire anche indicazioni alle nuove regioni m eridionali e di raffro n tare in sieme questa nuova fase. P e r fare tu tto questo, però, io credo che il punto sia costituito dalle individuazioni delle forze che possono g aran tirn e l’applicazione. Ripeto: forze sociali e forze politiche. Le forze social:? si battono ogni giorno; le forze politiche — e questa è l’ultim a considerazione che io faccio — biso
gna che riescano, con l’urgenza necessaria, a liquidare schemi, form ule, schieram enti che hanno fatto fallim ento e che, perm anendo, sussistendo, tentando di durare, anche con m anifestazioni e ricorso ad espedienti del tipo di quelli che stiamo vedendo in questi giorni, altro non fanno che aggravare la situazione e offrire nuove possibilità a quelle forze che vogliono im pedire non solo che la situazione vada avanti, m a vogliono p o rtare avanti m a
novre in senso eversivo per fare in modo che la collera, la protesta, la insofferenza che pro
rom pono dalle grandi m asse lavoratrici popo
lari della Sicilia e del Mezzogiorno vengano d iro ttate verso obiettivi eversivi. Questo è i]
punto! Urgono risposte positive a questa si
tuazione.
Noi, ancora una volta, non solo nel rapporto diretto con i lavoratori, con le masse,- nella iniziativa quotidiana che svolgiamo, m a a li
vello politico, in questa Assemblea, facciamo un discorso chiaro, responsabile, assumendoci tu tte le responsabilità che la situazione ci impone. R iteniam o che sp etti anche alle altre forze, a tu tte quelle forze che si richiamano ai principi di democrazia, di rinnovam ento e di progresso sociale della no stra Isola, che si richiam ano ai principi della Autonom ia, ca
pire che ogni rita rd o nel superam ento della a ttu a le situazione, ogni m antenim ento dello statu quo costituisce un incancrenim ento ed u n aggravarsi di processi degenerativi e quin
di di u na situazione che diventa sem pre più pericolosa, capace di sbocchi non sul terreno del rinnovam ento democratico, m a di aspetti eversivi e reazionari.
PRESIDEN TE. E ’ iscritto a p a rla re l’ono
revole M arino Giovanni. N e ha facoltà.
MARINO GIOVANNI. Onorevole Presiden
te, onorevoli colleghi, questo mio intervento, si riallaccia a quanto ho avuto occasione di dire la scorsa settim ana sulle dimissioni del Governo Fasino e sulla a ttu a le situazione. Fa
rò, oggi, delle chiare puntualizzazioni che, a mio avviso, dopo le vaghe e generiche dichia
razioni rese ieri sera dal P resideiite della Re
gione si impongono.
Come era facile prevedere, la sospensione del dibattito sulle dimissioni del Governo re
gionale, voluta, anzi im posta dalla maggio
ranza di centro sinistra all’Assem blea al fine di consentire all’onorevole Fasino di incon
tra rsi con il P residen te del Consiglio onore
vole Colombo, si è risolta in u n a ulteriore per
d ita di tempo.
Il P resid ente della Regione si è, in realta, incontrato, p e r qualche ora, con il Presidente del Consiglio e con a ltri M inistri, dopo orm ai consueta anticam era di parecchi giorni) ed ha discusso in quella sede della situazione Siciliana. Ma, a quanto pare, il risu lta to e stato decisam ente sterile, completam ente ne
gativo. E ’, del resto, sintom atico che vole Colombo, secondo quanto hanno rifen i giornali, si sia rifiutato di rilasciare qualsi