DIFESA DI
LEONARDO
BRUNI ARETINO
CONTRO I
RIPRENSORI
Leonardo Bruni
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DIFESA
DI LEONARDO BRUNI
ARETINO
CONTRO
IRIPRENSOR1 DELPOPOLODI FIRENZE NELLA IMPRESA DI LUCCA
DALIE CARIE
DEI. R. ARCHIVIO DI STATO
LUCCA
PER
RANTOLO
MM! n CA.NOVETTl MDCCCLXIV.DigitizedbyGoogle
EDIZIONE DI
CENTO
CINQUANTACOME
DA DISTRIBUIRSI IN DONO
A GUIDO GUERRA
IL 01
DELLE
Str..NOZZE
CON VITTORIA MARIANI
PIETRO
GUERRA
DESIDERANDOLE FELICISSIME.
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A GUIDO GUERRA
Quando
sedicenne perdettiilmio
dilettissimopadre, grande conforto in tanta desolazione
mi
fu l'affetto sincero, con che il tuo geni- nitore prese a cuore lamia
orfanafamiglia;ed io
non
seppi meglio mostrargli gratitu- dine che col tenerlo in conto di secondo pa- dre.Quindi è ben giusto che oggi io
prenda
parte alla festa del tuomatrimonio,pelquale intendo appunto di farti i più felici auguricoli' offrirti questo librettofregiato del tuo no-
me
e delta Gentile che oggi fai tua.Accogli con benevolenza .°iueslo segno del
mio
lieto animo,e nel soave affetto di marito e di padre vivi felice.Lucca, Maggio 1864.
Iltuocugino Pietro
Gierra
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AVVERTENZA
Std
finire del secoloXI
V.i Visconti di Mila- no usarono ogni arte per estendereillorodo- minio nell'alla Italia e in Toscana.Di
qui la necessità per gli Stati minacciati di per-' dere il loro reggimento di collegarsi acomu-
ne difesa contro la sterminata ambizione di Giovan Galeazzo:infattinel 21marzo
4397 fu sottoscritto in Veneziaun
trattato fra Firen- ze, Venezia,Bologna,Padova,
FerraraeMan-
tova di cai
un
articolodava
facoltà a cia- scuna delle parti di nominare i propri ade- rentida
doversi essi pure comprendere nella lega. Firenzenominò
Lucca,eun
Sindaco di essa ratificò questo trattato in Venezia il 27 aprile di detto anno.8
Frattanto,mortonel1399 l'
Appiano
Signore di Pisa, Gherardo suo figliopocodopo
vendè questa città per 200 milafioriniaquellostesso Giovan Gilcazzo, clictantoneuvea desideratoil dominio. Tal cambiamento mollo addolorò
i Fiorentiniedi Lucchesi,chesitrovaronocosi vicino
un
forte nemico avidissimo d' inghiot- tirli; di che questi credettero prudente cosail farselo benevolo col porgergli i loro uf- fici pel
mezzo
diambasciata,laqualenon
solo fu ricevuta conamore daW
accorto Galeazzo,ma
ebbe l'incarico di manifestare aLazzaro
Guinigiildesiderioeli egliavevadiabboccarsi con lui: al che questi aderì colrecarsi tostoa
Pavia, ove fu accollo con magnificenza inu-sitata.
Adombrarono
i Fiorentini nel vedere tanta tenerezza diun
loroconfederatocolco-mune
nemico, e più s'insospettironoquando
cadutaLuccasottoPaolo Guinigi, questonuovo Signoreperprima
cosamandò
ambasciatorialDuca
di Milano, chefe lorobuonviso.Sarebbe certamente stata prudente politica lo stringere vie più nell'antica confederazione i Lucchesi e i Fiorentini, sicché potessero saldi opporsi alla smodala ambizione dei Visconti;ma
ilnovello Signore
Umoroso
di vedersi rapire dimano
il potere e privo d'ingegno e dianimo
per iniziareuna
politica francaedecisa,non
fece che piegarsi or
da
questa orada
quellaDigitizedby
9 jmrle, onde sperava maggior soccorso. Questo ondeggiare fra il
Duca
di Milano e iPriori di Firenze, questo desiderio di volere essere amico di tutti, che fu il carattere principale del GovernodiPaolo Guinigi,fecesi cheiFio- rentini in cuor loro preseroaconsiderarloco-me
nemico, nè gli procacciònellasua avversa fortunaun
sincero soccorso dalla parte clicpur
si mosse a seguire.L'alleanza che il Guinigi strinse con Ladi- slao
Re
di Napoli, cheerastato anchepatrino al battesimo del figlio maggiore di Paolo, funuova
ragione perchèi Fiorentiniprendesseromal animo
contro diLucca,ilqualedivennepoiaperta
inimiciziaalromper
della guerrache Fi- renze e Venezia combatterononcW
alta Italia contro FilippoMaria
Visconti nel 4426. Tanto l'unaquantol'altraRepubblicainqucll'occasione feceroinvilo alGuinigiperchèrinnovasseconlo- rol'alleanza,o/ferendoancheilcomando
di4000 Cavalieri a Ladislao;ma
Paolo giudicò più profittevole il seguire le parli delDuca,
e glimandò
(sebbene tardie dimala
voglia)ilpro- prio figlio con 700 lance, nello stesso tempo che si scusava con Firenze e Venezia dinon
volerprender parte alla guerra pernon
re- tar molestia al commerciodei Lucchesi. Quella guerra lini colla pace segnata in Ferrara il48 aprile (498, nella quile i Lucchesi furon
IO
dichiarati loro aderenti dai Fiorentini, e fa pattuito che i Visconti non s'impaccerebbero
delle cose di Toscana,
Firenze
non
dimenticò leparole che ilDoge
di Venezia uvea profferito alla pace di Fer- rara c Sapreste,voi Fiorentini,castigare quel tristo delDuca
di Lucca'/» e tosto si dispose a vendicarsi, disprezzandole scuse che veni-vano
dalGuiniqiintornoalsoccorso prestaloal Visconti, eneppur curandoledomande
diami- cizia che ei faceva.Prima
di lutto pretende che Lucca le paghi 44 milafiorini per sua parte dell'intero quadriennio pel quale Fi- renze, Lucca e Siena avevano assoldato nel 4422 Braccioda
Montone e le sue genti.Seb- m benefosseevidentel'ingiustiziadelladomanda,
perchèprima
delquadriennio Braccio era morto ed era statosaldato questo conto finoad un
giorno, pure fu pagata lasomma
voluta. Di- poi assolda Niccolò Forlcbracciopervincerela ribellione di Volterra, e questa sedata, fingen-do
di congedarlo lo spingead
assalirein pro- jìrionome
il contado lucchese (23 novembre 4429).Ricorse PaoloallaSignoria di Firenze,ma
essa dissimulòdiaver parte nelC accaduto, mentre pochi giorni appresso, (il44 di dicem- bre)il partilodellaguerra fuvinto nel Consi- gliodelPopolo,eFortebraccio divenutocoman-
dante dell' oste fiorentina, espugnate molteDigitizedby
II
castella, il febbraio 4830 pone l'assedio a Lucca. Paolochiede ajutoa VeneziaeaSiena, la quale ultima timorosa di quello che sarebbe di sò
quando
Firenze fossetanto cresciuta in potere, di nascosto presta qualche soccorso al Guinigi.Ma
questonon
bastando,siricorrecon calde preghiere alDuca
di Milano, ed esso fingendodidarlicenzaalConteFrancescoSfor- za, permette cosialGuinigi di jtrenderloasol-do
con tremila fanti e tremilacavalieri. Il20
luglio4430entròquesti nelLucchese,e tostopo- se in fuga l'oste fiorentina, che cercò riparo
a
Ripafratta, poisenza indugiinsiemecon La- dislao si dellea
ricuperarealcune delle terre perdute. In questo corse vocechePaoloavesse inanimo
di vendereLucca
alla Signoria di Firenze;e perciò alcunicittadinicongiurati,a capo
deiqualistava Pietro Cenami,arrestaronoPaolo
Guinigi cheil ConteSforzasottobuona guardia mandò
alDuca
di Milano. Restati*rata in Luccala Repubblica e fatta
una
breve tregua colDuca
d'Urbino nuovo capitano ileiFiorentini, lo Sforza parti, e la Repubblica prese a negoziare per
mezzo
di ambasciatori lapace con Firenze, stringendo però in paritempo un
alleanza con Genova,chefu segnatail di SS settembre 4430. Intesa dai Fiorentini quest'alleanza non più vollerosapere di pace, e
due
celebri capitani Niccolò Piccinino preso12
a
soldo dai Genovesi per ajiUare Lucca, edilConte d'Urbino a capodell'esercitodiFirenzesi
scontrarono il 2 di decemòre pocolungi dalla città sullaspondadelSerchio pressolaborgata S. Pietro,oveilPiccininodopobrevelollasba- ragliò il nimico.
Grandi
furono gli onori di cheloricolmarono i Lucchesi, pressojqualilamemoria
di questa vittoriadurò
afesteggiarsi fino a lutto ilsecoloXVIU,
e molte furon lerampogne
con che essi rimproveraronoaiFio- rentini le stragi e calamità sofferte,incitando le città sottoposte a Firenze a ribellarsi. Vi fu anzi chi (i)queste riprensioni diresse per letteraal Cancelliere della Repubblica nemica, che era alloraLeonardoBruni
Aretinouomo
di molte lettere e di grande eloquenza,ilqua-
lescrisse e
mandò
in rispostaquestadifesa,che ora perlaprima
voltavien pubblicata(2).Queste cose ci è partito necessario richia- mare, perchètaledocumento storico meglio
po-
tesseessere inleso; enoiabbiamo preferito qui raccoglierle,valendocidegliassennati sludi dei nostristorici,anziché disperderlein molle
no-
te.
E
per direancheuna
parola di questa di- fesa,cisembracheessameglio mostriV
ingegno grandissimodell'Aretino,chenon
leragioni del- la Bcjmbblica presa a difendere: la quale se potèa
diritto lagnarsi della indecisa politica del Guinigi, dopo la cadutad
i essonon
potèDigitizedbyGoogle
da
altro essere indotta a voler la guerra, che daldesiderio di ridurre in sua balia la pie- cola Repubblica.Il Codice
da
cui noi la trascriviamo èun
quinlernetto di carattere del secoloX
V. chesta nella Raccolta OrsucciTom. VIIL
pag. 369.A
questocisiamoattenuti
come
piùantico;abbia- vioperò consultato e seguito in qualche punto un'altracopia di questa lettera,cheè nel volu-me
della BibliotecaBaroniana
intitolatoMiscel- lanea Lucensia, che si conserva nella pubblica Libreria.DigitizedbyGoogle
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DIFESA
DI LUNARDO ARETINO
CONTRO
IR1PRENS0RI
DEL POPOLO FIORENTINO
«ELLA IMPRESA DI LUCCA.(3)
Da
Lucca in questi giorni vennero lettere, la soprascritta delle quali si dirizzava ame
proprio,
ma
Veffetto di esse lettere atutti icittadini nostriera
comune;
ebenchéinquelle sia ilnome
dell'autore e scrittore di esse, niente dimeno
questo cotale nè dame
fu cognosciuto mai perl'adrieto,nè ancoraoggi dalnome
in Cuora, lo conosco; e parmi es- sere assai chiaro, chenon da lui solo furonocomposte
dette lettere,ma
insieme con luida
più epiù altri, i quali lapresente iropre- 216 DIFESA
CONTRO
I RIPKEftSORtt
sadel popolo fiorentino, con loro false eco- lorate ragioni,sisforzanodiriprendere, sicco-
me
ingiusta&
vituperare siccome inonesta.Che
fossero non un solo,ma
più a coni- pori», mi dimostra l'ordine di esse lettere, che per certo è sì vario, che non paiono dauno medesimo
ingegno fabricate,&
anno gliargumenti tanto sparti, e vari,
&
intralciati,chepiù tosto rammentati da poi e resquittiti che dal principio detti appariscono.
Ma
sia chevuole,checome
da unosiscriveper tutti, cosìnoi alutti risponderemo peruno,&
sarà la risposta mia non altrimenti che conpa-
role oneste, e costumate, e rimosse da ogni contumelia,
&
asprezza; con tutto che pru- suntuosa cosa abbi fatto chi scrisse, ch'es- sendo unoomo
solo,&
non d'altra qualità checi veggiamo, d'untanto e tal popolo cor- rettore e riprensore si faccia,non
per suo- no di voce, che tosto si spegne&
annulla,ma
per scrittura che suol bastar lungo tem-po:
&
per certo troppo vuol essere eccel-lente autorità e sapienza quella,che d'un po- polo potente o d'un principe famoso egran- de, reprentione a scriver si metta;
&
di- cono gliantichi Savi, chela natura nou sen- za gran misterio fe li denti quasicome uno
steccato, o scepcintorno alla lingua per con- tenerla, e raffrenarla dagli inonesti, e super-
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DEL POPOLO FIORENTINO 17 vacui
&
nocivi parlari. Perla qual cosa noi da ora ci scusiamo, edimandiamo
perdono sela necessità del rispondere cistringe con- tro la consuetudine nostradi alcuno signore, o popolo,oparticulare persona, altrimentichelui desideri, parlare;
rammentando
che non è simil giudizio incoluiche risponde perdi- Tensione sua&
de suoi provocato da altri,&
in colui che dasé stesso si
muove
a mal di- cere.Ma
prima ch'io venga alla risposta, mi piace della proprietà e singolarità mia chia- rire alcuna cosa acciò che ninno pensasse per questo mio scrivere ch'io fussi stato au- tore, confortatoreo impulsorediquestaguer- ra. Dicoadunque
che la impresa di Lucca prima cheilpopolo fiorentino ladeliberasse, ame
non piaceva, e sconfortaila sempre,non
perchè mi paresse ingiusta nè inonesta,ma
perchè le guerre si tirano drieto tanti mali e guastamenti di paesi e altri inconve- nienti grandissimi, che la natura mia questipensando
li rifugge&
hain orrore.Ma
poi-ché
deliberala fu, debbe ame &
a ciascuno cittadino piacere quello che la città sua sta- tuisce e delibera.Facendo adunque
fine alla prefazione, evenendo
alle ragioni tue, tre particomprendo
esser da te riprese:Lapri-ma
èlaingiustiziadell'impresa fattacontra ilSignor diLucca, perchè aderente e congiunto
18 DIFESA
CONTRO
1 RIPREXSORIe beuivolo era per l'adrieto secondo il dir tuo;
La
seconda parie ò ilmodo,
che non con alto sfidamento,ma
con occulte ed insidiose deceptioni e simulationi dici essersi proce- duto: Laterza,cbedopo
laruina del tiranno contra il popolo diLucca
libero&
innocente seguitar laguerranon
si convenia. In queste tre parti, per quantoiointendo, sta tutta la reprention tua, la quale mi giova aver rac- colto inbreve luogo, perpoter distintamente rispondereaciascuna.Vengo dunque
allapri- ma, edomando
te che scrivi, se ate è noto che il Signor di Lucca per alcuntempo
fusse confederato e collegatodel PopoloFiorentino:se a te è noto che il Signor di Lucca obbli- gatofussea defensionedello stato di esso Po- polo: se a te è noto cbe amici per amici,
&
nemici per nemici aver dovesse;
domando
ol- tre a questo, se a teè noto, che in quelme-
desimotempo
durante la confederazione,e
collegazione, e obbligoilSignordiLuccarichie- sto da esso popolo, nelle aggressioni fattegli dalDuca
diMilanoin neunacosalivolsedare aiuto,ma
per lo contrario il suo proprio fi- gliuolo e legenti suemandò
inaiuto del ni- mico, aiutando colui il quale tenuto eraof- fendere, ed offendendo coloro li qualiad aiu- tareera obbligato.0
giustouomo
e fedele,con- tro ilquale si allega il Popolo Fiorentino es-r
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DEL
POPOLO
FIORENTINO 10 sersi mosso ingiustamente, elodasi Tosserva- zione dellafeile, quasicome
costui osservata T avesse, e il Popolo ne mancasse, essendo la verità tutta peroppositocome
di sottomostre- remo.Ma
io torno alladomanda
mia e dico, eh* io vorrei sapere da questo chemi
scrive, se a lui era nota questa confederazione&
obbligo del Signore di Lucca; e se alui era noto ilfigliuolo ele gentiessersi
mandate
da quel Signorenonin ajuto dei confederati se-condo
la fede,ma
in ajuto del nimico dei confederaticontra ogni fede;sediqueste cosenon
avea notizia, troppo leggermente salta sul riprendere; se note li sono,come può
direil popolo fiorentino ingiustamente essersimosso? Se
volesse dire il Signore di Luccanon
esseresiilo confederato edobbligatoalla defensione degli stati,produrremo
le scrit- ture: se volesse dire non essere suto richie- sto,produrremo
itestimonidegliAmbasciatori Fiorentini e Viniziani più volte per questa cagione a lui mandati: se volesse direnon
esser ito il figliuolo e le genti sue in ajuto del nimico, negar nonsipuò
quel che a tuttiè
manifesto.Come
puoi tu direadunque
ilpopolofiorentino ingiustamenteessersi
mosso
a levarsi da presso per sua sigurtà e quieteun
tanto insidioso inimico, il quale nè ob- bligo,nè giuramento, nèfede data ericevuta90 D1FF.SA
CONTRO
I IMPRESSORI dal desiderio dei danni suoi aveano potuto raffrenare? Il qualedal dìchela libertà tolse allapatria propria sottomettendosi per forza gli altri cittadini, solamente una cosa sopra tutte l'altre sicomprendea
aver meditato e cerco,come
a Firenze esuo stato e libertà nuocer potesse?E
per questo effetto conse- guire prima colDuca
di Milano vecchio, po- tentissimo allora in Toscana, e poi col Re Ladislao con animosità grande si congiunse allaeversione della libertà del Popolo Fioren- tino, essoHe
provocando, e sussidj di vetto- vaglia diricetto edigenti offerendo?Ma
tuttequeste antiche ingiurie, benché gravissime e manifestissime fussero, avea posposte e di- menticate la città nostra, epensavapiù tosto perzelo c timoredel proprio tirannocheper odiodinostrostatoessereprocedute.
Ma
poiché Braccio con improvviso assalto venne contro Lucca, e richiesta la Città nostra al disfaci-mento
di quel Signore, che era allora facil cosa, in niunomodo
volle attendere, pensa- va ognuno, chela prova veduta ogni sospetto e gelosia gli avesse levato, echebuono
efe- dele amico dovesse esser i» 1 futuro,&
fessilega
&
confederazione conlui percerto tem-po a defensione delli stati,
come
di sopradi-cemmo
(A).La qualeconfederazioneelegadu- rante, sopravvenne la guerra e la opprcssio-DigitizedbyGoogle
DEL
POPOLO
FIORENTINO 21 ne del presente Duca di Milano, dove Pani- ino del Signore di Lucca sidimostrò piùem-
pio
&
inimico che mai; che non solo abban-donò
il Popolo Fiorentino confederato suo,ma
etiandio al nimico di esso popoloman- dò
i suoi ajuti insieme con la persona del proprio figliuolo. Chi puòadunque
negaresomma
giustizia essere suta in questa impre- sa fatta dal popolo fiorentino per tutela e quiete dello stato suo in rimuovere il vicino insidiatore&
inimico, cattatore di ogni tem-po
avverso ed* ogni facultà da poter nuoce- re accostandosi a qualunque persona valida che sopravenissecome
l'esperentia più volle di luifattachiarissimamente dimostrava?Ma
ioveggo quellochetu vuoi dire: confesscrassi
da
teiportamenti di quel Signore non esser suti buoni,ma
dirai di poi essersi nominatoda
questacittà per aderentee dimessogliogni fallo.Perdonami scrittore, la non intendibe- ne
questaparte,perocchélanominazione pre- detta non ha quella forza che tu stimi,&
laremissione de'falli non fu mai conceduta:
&
per chiarire te
&
ogniomo
che di questo dubitasse attenderai al dirmio. Fessila pace a Ferrara colDuca
di Milano,&
intercetera fu proviso, che le parti dovesseno far nomi- nazione di quelli, che dar voleano per ade- renti loro, la qual nominazione avessequesto2* DIFESA
CONTRO
I RIPRKNSORIeffetto, che I'altra parte di quelli cosìnomi- nati impacciar non si potesse. Ora tal con- tratto obbliga sololepartiche contraevanola
pace insieme tra loro,
ma
intra il nominan-te
&
il nominato niuna obbligazione partori-sce. Mostrolo più chiaramente per un esem- pio
ad
intelligentia di tutti: In questa mede- sima pace fatta a Ferrara,laComunità
di Fi- renzenominò
per suo aderente il ConteAx- zoda Montcgranelli nimicorubello&
odioso a essa Comunità;nominò
ancora i figlioli di CarlodaPietramalasimilmentenimici&
odio-si; direm che per la nominazione detta o al
Conte Azzo, o a quelli di Pietramala sia ri-
messa la ribellione
&
Tinimicitia&
cancel-lato ogni lor fallo?Nullo
modo; ma
rimaseno nimici&
ribellicome
prima.Che
forza hadunque
la nominazione? Ha questa forza,«he li separaallutto dal
Duca
diMilano, sic-ché impacciare non se ne possa;
ma
laqua-lilà dei nominato in nionie si muta. Per la qua! cosa se amico era della Comunità que- sto cotalenominato, amicosirimane,
&
se ni-mico e ribello era, rimane nimico
&
ribello.Sappiamo
che per loDuca
diMilanofu fatta ultima provadidareil Signor di Lucca per aderente suo,ma
nonglifusofferto;sicchésilevò finalmente da sua
domanda &
la nomi- nazione fu del Popolo Fiorentino. Questa èDigitizedby
DEL
POPOLO
FIORENTINO 23 la nominazione che tu alleghi,non
praticata col Signore di Lucca, non fatta d'accordio,non
con obbligo alcuno intra lui&
laComu-
nità di Firenze. Se
adunque
ilDuca
di Mi- lano avesse nominato per suo aderente il Si- gnore di Lucca,&
dal Popolo Fiorentino lifusse consentilo, non potea il Popolo Fioren- tino predetto, senza contrafare alla pace, di esso Signore impacciarsi. Così econverso es- seudola nominazionefattaperloPopoloFio- rentino, ilDuca diMilanosiobbligòdinonim- pacciarsidel Signoredi Lucca,
come
di cosa appartenenteall'altraparte;ma
ilPopolo Fio- rentino nè alDuca
diMilanosi obbligadinon
se ne impacciare,nè al SignorediLucca. Ve- diadunque
che questa nominazione per ade- rente, la quale tucredi essere un granfatto,non
viene a dire niente, nè alcuna liberazio-ne
o obbligo in essa sicomprende,
nè d'al- tra qualità fu il Signore di Lucca, che fus- se prima che nominatofusse;&
la lega fatta intra il Signore di Lucca e laComunitàpre- detta era spirata, e finitanon solamente per avervi contrafatto il Signore di Lucca,ma
ancora per discorso di tempo, sicché
neuna
convenzione,neuno
obbligo, neuna congiun- zione era tra il Signore di Lucca&
laCo-
munità di Firenze neltempo
dell'impresa contro di lui fatta, nè remissionealcuna dei24 DIFESA
CONTRO
I RIPRKNSORIfalli antecedenti al Signorepredetto era con- cessa, perocchélequattordici migliaradi fio- rini le quali tu alleghi da lui pagate,furono perchè nella lega già finita n'era riniasode- bitore, e la fine fu fatta della pecuniadebita,
&
non de'falli commissi, e cosi nello stru-mento
della fine apparisce.Dove
èadunque
questa ingiustizia della impresa? Saprestimi mostrare, o tu, o alcuno di quelli altri che furono teco acomporre
quelle lettere, dovesia questo così notami
mancamento
delPo-
polo Fiorentino, la patientia del quale vie più mi dà maraviglia, che tanto abbia indu- gialo a far l'impresa,cheaverlaorfatta?Con- sideri tu che differenza sia tra il dir tuo&
mio?
Tu
parli a volontà&
niente provi; io di passo in passo ti mostrolaragione.Vengo
allasecondapartenellaqualetubiasi-mi
&
vituperi ilmodo
dell'impresa, perocchénon aperto,
ma
con simulatoneinsidiosa dici esser proceduto, lolasserò stare iportamenti del Signore diLucca cheforsesi proverebbe con ragioni aver così meritato di ricevere;ma
io dico&
afTermo,&
di questosono cer- to, che neuna deceptione, neuna insidia, ne- una simulatone fuusala versodi lui,ma
cosìprocedette la cosa inverità,
come
in parole gli fu dimostrato, efu varietà neltempo, non Azioni simulate; perla verità del quale nar-reremo
con brevitàcome
passò la cosa.Digitizedby
DFX
POPOLO
FIORENTINO 25Venne
a Firenza Ms.Urbano
(5)imbasciato- redel Signore diLucca, edisse quel Signore aver sentito da alcuni amici Niccolò Forte- braccio dover passare su quel di Lucca ai danni suoi, e per tanto eh*ei pregava chea questo si obviasse. Il magistrato della città a cui eramandata
la imbasciata, sentendo queste parole ne prese ammirazione assai, e scrisse subito a Niccolò quanto avea sentito dal SignorediLucca, dimostrando chedispia- cerebbe mollo se alcuna tale cosa per lui si attentasse,aggiungendovi parole quali richie- devailbisognoperrivocarlo datal proposito, se in verità l'avesse. Rispose Niccolò parole generali, il perchèprendendo
il Magistrato più sospensione che prima, da capo gli ri- scrissecomminando &
interdicendo. Queste secondelettere,quantunquemandate
conpre- stezza per un cavallaro,trovarono Niccolò su quel di Lucca,la qual cosa dispiacque moltoal Magistrato, il quale andava nel fatto sem- plicemente e con ogni sincerità. Et per far chiaro ogni
omo,
che contro sua voluntà era proceduto,lacopia delle lettere scritte a Nic-colò
&
della risposta sua fè dare a MessereUrbano; e più, essendo avvisato da finitimi olììliali che molte castella di quel di Lucca spaventale per lo assalto de*Dimici si volea- no dare al
Comune
di Firenze, riscrisse il20 DIFESA
CONTRO
I R1PREN80RI Magistrato predetto,comandando
che nonna se ne prendesse,&
se alcuni uomini o be- stiami o cosa passar voleano per loro sal- vezza su terreninostri, benignamente fusseno recettati. Per tutte queste cose apparisce l'animo del Magistrato essere suto sincero&
, perfetto; perocché se altramente fusse suto,
come
arebbe rifiutato le castella che molte notabili&
di stima spontaneamente venivano a proferirsi?Stando la cosa in questi termini più e
più dì,
&
crescendo nel terreno di Luccacontinuamente il tumulto, si sentì a Firenze che molti de' sottoposti del
Comune
abitanti in diversi luoghi presso ai confini deiLuc-
chesi, mossi da sdegni antichi e da contese
&
litigii che sogliono avere insieme i confi-nanti,eranoentratisu quellodiLucca,
&
fattoviolentie e darani assai;
&
parea che fusseunfatto,che nè per minacce nè per
comanda*
menti ritener si poteano,
&
era tal molti- tudine,che punirla sarebbe suto quasi impos-sibile. Parlavasi molto di questi fatti per la città,
&
erano le vie piene di cerbi e dicongregazioni di Cittadini,
&
chi lodava,&
chi riprendeva il fatto de' sottoposti che con propria autoritàsilusserò mossiad offendere,
&
a tutti parea la cosa già non esser intera.Intraqnesti ragionamenti la moltitudine sol-
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DEL
POPOLO
FIORENTINO 27 levala infine a'fanciullini per le vie e luoghi pubblici conmirabil coucorsoa chiederel'im- presaincominciorno, ricordando il malo ani-mo
di quel Signore,&
le ingiurie ricevute,&
l'andata del figliuolo
&
di sue genti al ni- mico essendoluicollegato: Raccontavansian- cora gì'invitamene da quel Signore fatti alRe
Ladislao contro la libertà e Io stato di questa Comunità, e tanto fu questo impito&
sì efficace che bisognò che il Magistratocedesse al volere del popolo. La cosa passò inverità com'io dico,nè inganno né finzione vi si troverà mai.
E
se tu dicessi: io veggio pur varietà dalprincipio alla fine,ti rispondo che il Magistrato fe quello che dovea,&
ilPopolo quello che potea.
Non
è uffizio del Magistrato far l'imprese della guerra,ma
raffrenarle: il Popolo è Signore di tutto,
&
conbuonaragione econgiustosdegnosimosse.
Et non dire chenon fusse sfidato,imperocché non una volta
ma
più pel MaestroFilippo (6) gli fu dinunziato la volunlà, il proposito, la deliberazione di questo Popolo, e che, se as- sicurarlo non lo volea di mai piùnon
esserli contra, s'apparecchiasse a sua difesa. Nelle quali parolenon
solamente losfidamento ap- parisce manifesto,ma
etiamdio si dimostra nontanto per vendetta delle ingiurie da lui ricevute, quanto per salvezza e quiete del28 !DIFESA
CONTRO
1 IMPRESSORI proprio stato il Popolo Fiorentino controil Signore di Lucca essersi mosso. Potreb- beegli esser più chiaro stillamento che que- sto? Potrebbe egli essere più aperto? E vive il Maestro Filippo che ne
può
far fede.Che
riprendi tudunque?
La liberalitàdelMa- gistrato nelloscrivereaNiccolò Fortebraccio,&
in non voler prendere lecastella,o lade-liberazione del Popolo in far poi l'Impresa?
Riprendere il Magistrato niente è altro che lagnarsi dei benefìzi ricevuti. Riprendere il
Popolo non si puòf perchè niuna varietà in lui si trova;
ma
fe l'impresa apertamente, e dinunziolla, e seguilolla. Nella prima guerra che fu tra Cartaginesi e Romani, sappiamo che al Senato dispiacque l'impresa&
già ri- sposto avea dei fatti di Messina non si vole- re impacciare;ma
niente dimeno
ilPopoloRomano
al tutto volle far l'impresa, e fella;e bisognò che il Senatolavoluotà del Popolo seguitasse: nè fu mai
uomo
chedicesseilmo-
do della impresa esser suto disonesto, per- chè altro fusse il proposito del Senato&
al- tra la deliberazione delPopolo. Simileadun-
que in questa impresa di Lucca uon veggio quello che alcuno giustamente possa ripren- der,non il Magistrato, non il Popolo:peroc- ché ciascuno diloro fece Voflìzio suo; ilPo-
polo fe l'impresa, di cui era il poterdelibe-Digitizedby
DEL POPOLO FIORENTINO 29 rare la guerra; il Magistrato prima che de- liberata fusse,niente ostilmentevollefarecon- tro il Signore di Lucca.
Come
puoi tu direadunque
ilmodo
dell'impresa essere sutodiso- nesto se lo slidamento vi fu,come abbiamo
provato, il Popolo deliberò l'impresa a cui siappartenea,&innanziladeliberazione niente ostilmente dal Magistrato fu fatto?Quello che mi dà più ammirazione delle calunnie tue si è, che tuvuoi dire questa esser suta unacosa composta e ordinata;&
tantoti vince l'odio&
la malvagità che tu lo scrivere a NiccolòFortebi accio, e Taltre cose fatte in vostro favore interpreti tutte in mala parte,
&
af- fermi quelle fatte simulatamenteper dolosità&
per inganno. Dimmi,e stameco
aragione.Se questa fu cosa,
come
tu dì, ordinata&
'composta, non vi debbe egli essere alcuna evidente utilità, che ragion fusse di cosi or- dinare
& comporre?
Mostramiadunque
che vantaggio si traeva dallo scrivere a Niccolò Fortebraccio,&
dimostrarsi dolenti cheinsu quel di Lucca andasse?Che
siguadagnava di questa simulazione?Tu
dirai, anzi ài detto:nella tua lettera, che tutte queste cosesifa- cevano pertrovare quel Signore sproveduto.
Rispondotiche questo non bisognava cercare, perocché in quel
tempo
attualmente sprove-duto era,
&
poche ore fu dallo scrivere a30 DIFESA
COLTRO
I RIPRENSOUINiccolò allo entrare suo su quel di Lucca.
Adunque
questa era cosa ordinata& com-
posta,
&
il Popolo Fiorentino sapevachebi- sognava con mentire&
con disonestarsi fin-gere
&
simulare quello che niente rilevava?Queste cose
quando
si fauno sogliono aver cagione di utilità evidente. Qui utilità nessu- na sì vede, se non perder tempo.Non
era molto maggior vantaggio non aspettar ponto»ma
subilo insieme con Niccolò Fortebracciomandar
le genti insu quel diLucca? E
che* ostava che questo non si potesse allora fare
il popolo se ei voleva?
Non
aveva egli le genti sue, non avea e'sottoposti i quali più difficile era a ritenergli cheaconcitargli ? Li primi&
improvvisi assalti sogliono in questi casi far meraviglie; e se Niccolò Fortebrac- cio con poca gente&
con piccola riputazio- nefetanti pericoli, solo per trovar le cose sprovedute, che avrebbe fatto il Popolo Fio- rentinoconla moltitudine disuegenti,&
con lagrandezzadisua riputazione? Quelloadun-que
che senza niuna lettera, senza mentire far poteva questo popolo, volle far con let- tere econ mentire;&
avendotempo
sìatto,che
neuno
piùattosenepoteva sperare,volle tener in parole,&
aspettartempo
!Non
vedi tu queste che contradizioni sono?Non
vedi tu quanto latua calunnia èfragile,&
quantaDigitizedbyGoogle
DEL
POPOLO
FIORENTINO 3!ripugnanza ella arreca seco? Queste fraudi
&
finzioni sogliono essere de*Tiranni,&
de*Signori, chè in un solo sta quelle potere or- dinare
&
comporre. 1 popolinè similiingannisogliono fare, nè abilmente se volessero pos- sono; perchè ogni lor deliberazione bisogna passi con volontà
&
con scienza di moltitu- dine, la quale nè finger sa simil cose, nèse- greto tenere.Ma
dimmi, se tutte l'altre ra- gioni fusseno strane, il non voler pigliar le castella che sidavano a questacittà sponta- neamente,nonè evidentissima prova, cheneu- na fraude, nèdolo,nè simulazione fu inque- sto fatto?Che
dì tuadunque
di finzione e d'inganno?Non
ti vergogni tu mentire poi- questo inooo,&
quello che tu stesso cogno-sci non esser vero, volere ad altri per odio suadere? Dici ancora chegli Ambasciatori,o vogliam dire legati, furono presi a Firenze contra ogni consuetudine umana.
Deh
!ram-
mentati ti prego quello che i legati predelti pagarono di taglia; chènonlo di,setupuoi?Ma
tu non scrivi se non que!lc parti per le quali credi potere calunniare, le altre da tecon silenzio si trapassano.
Ma
poiché tunon vuoi dire, dirò io: Egli è vero che trovan- dosi certelettere scritte da legati al Signore di Lucca per le quali suspizione si potea prendere dicorruttela pecuniaria con alcuni3
32 DIFESA
CONTRO
I RIPRENSORlde* nostri cittadini tentata, fu
mandato
pergì*Imbasciatori predetti,
&
examinati a pa- role per ritrovare il vero&
senza lunga dimora, furono licenziati,&
furono intanto riguardati detti Ambasciatori, che durantela Guerra si stettero a Firenze molto
me-
glio sicuri, che non sarebbono stati a
Luc-
ca. Questo
non
sidice da tecon tutto chetuil sappia;
ma
se alcuno appiccohaia ripren- dere, qui ti ficchi. Dettoabbiamo
assai della giustizia della impresa fatta contra al Signo- re di Lucca,&
ilmodo
di essa, non averein sè auto disonestà alcuna chiaramente ab-
biamo
provato. Resta ora quella parte, nella qualedopo
la ruinadi quelSignore ilPopola
di Lucca, secondo il dir tuo, ricoverò la li- bertà; nel qual Popolo non essendo difetto alcuno nè ingiurie antecedenti, neunaonestà rimaner dici al Popolo Fiorentino d'averli fatto contra. Io ti farò forse meravigliare in questa parte,imperocché teco mi conforme- rò in tutto
&
per tutto inunamedesima
sen- tenza;&
dico&
affermo che non avendo ilPopolo Lucchese fatto cosa alcunache meri- tasse guerra, non saria in
me
tantamalignità che io dicessi esser bene che guerra o di- spiacere alcuno ricevesse;&
guardimi Dio da tal natura, e datal mente che goda, e di- lettisidel male.A me
furonosempre
leguerreDigitizedbyGoogle
DEL POPOLO FIORENTINO 33
in odio,
&
sono di opinione che lentamente&
con tardezza a quelle si debba,&
nonal- trimenti che per estremo efinal rimedio, di- venire.Ma
dimmi, ti prego, e favellameco
con quella larghezza che io favello teco: es- sendo fatta l'impresa contro al Signore di Lucca,&
avendo i Lucchesicombattuto più e più mesi per quel Signore&
per questoini- micatisi col Popolo Fiorentino, a cui si ap- partenca muoversi e farsi incontro con pa- role? Per certo a' Lucchesi si apparteneva, massime avendogenti incasa,mandate
dachi già sappiamo, per le quali giusta sospezione prender si dovea. Mostramiadunque
se mai, venne nè ambasciata o letteraalcuna daiLuc- chesidopo
la deposizione del Signore che amicizia o pace dimandasse? Certo non mai senon dopo
lungo indugio,& dopo
la par-tita del Conte Francesco. Allora finalmente Ambasciadori vennero a Firenze tre notabili cittadini(7)
&
parolerecaronoassaiumane
;&
certo non con minor umanitàfu lor risposto, chiarendolichenonera intenzionenèproposito diquestopopololalibertàloro volere occupa- re,oturbarepurchéin libertàviver volesseno senza mettersi in casa tiranno alcuno; pe- rocché per sperienza veduto s'era i tiranni di quella terra che di
tempo
intempo
eranostati, infiniti pericoli
&
affanni aver dato a34 DIPESA
CONTRO
I RIPRKNSORt questa Città,come
ne* fatti di Uguccione da Faggiola, e di Castr uccio Castracani,&
di Gherardino Spinola,&
diMastinodella Scala,&
di Paulo Guinigi, si era potutochiaramen-te vedere;epareva un fato che quella Città non potesse star senza tiranni
&
tutti con turbatione grandissima&
pericolodella Città di Firenze. Per la qual cosa sein libertà vi- ver voleano, si proferiva loro non solamentenon
offender la lor libertà,ma
etiamdio di- fenderla da chi occupar la volesse. Essendo queste parole tantoumane &
amichevoli, e tenendosi la cosa essere in ottima speranza, sopravvenne di subito novella cheiLucchesi aveano dato Pietrasanta inmano
de*Geno-
vesi cioè del
Duca
di Milano,&
cosi l'altre terremarine aveano promisso di dare; per la qual cosa ogni trattato amichevole si turbò,&
videsi chiaro gli Ambasciatimi preditti es-ser mandati, non ad affetto alcuno di con- cordia,
ma
a tenere in parole;&
essiImba-
sciadori,
negando
il fatto di Pietrasanta po- ter esser vero,&
presa licenza di tornarsi a Lucca promettendo di tornare in qua pre- stissimamente conbuona
conclusione, mai poi ritornar vollono. Perlaqual cosa fu chia- ro a ogniomo
il Popolodi Lucca non avere ricoverato la libertà sua,ma
aver mutato signore.Né
era alcuno tanto ignorante, cheDigitizedbyGoogle
DEL
POPOLO
FIORENTINO 3S non intendesse apertamente da cui venuti erano gli ajuti primi,&
le persone seconde.Che vogliamo
adunque
dire di questotempo
della guerra
dopo
la ruina di Paulo Guinigi, se il popolo di Lucca maggiore&
più formi- dabile nimico si mettevano in casa?Che
do- vea fare il PopolFiorentino ilquale tuttove- deva conlradisè ordinarsi? Niega, setu puoi, esser vero quello eh'iohonarratodellaman-
data degli Imbasciadori tarda e lenta,&
della novella di Pietrasanta quasi insiemecon loro sopravenuta.Ma
nè tu né altri negare ilpuote: e se così è passata la cosa, perchè' ascrivi tua
mancamento
del PopoloFiorentino quello che in verità è vostromancamento?
Ma bene
si vede quello che al presente vi ] fa parlare: questo è resultanti»d'un
pocodi vittoria.
Ma
credimi che chi in questo si1
confida,
&
pensa qui essereil fine, èingran- dissimo errore;&
per certomoltopiù senno era cercare di farsi i viciniamici,che il lon- ginquo Signore, perocchéisitide'luoghimu-
tar non si possono
&
in perpetuo convieu che Lucca presso Firenze rimagna: il fuoco propinquo scaldare&
arder puote:&
la vita d'unuomo
è fragile&
caduca, ilpopolodu-
rabile
&
eterno.Ma
queste cose lasciar mi piace,&
in esse non mi stendere, chè per elVettoseguirele vedraise saraivivo(8).Basta36 DIFESA
CONTRO
l RIPRENSORI EC.a
me
averrispostoallariprension tua, laqual cosa ho fatto cosi pienamente econtale di- mostrazione,&
vere prove in ciascuna delle parti,che appressoa qualunquerettogiudice, della giustizia&
della onestà di questoPo-
polo ninna dubitazione rimaner debbe.FINE
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N O T E
(4)
Qù
scrisse questa lettera fu Cristoforo Turrettini,il qualeil giornostesso che fu re- staurata la Repubblica(45
agosto 4430) ne venne eletto Cancelliere, (V. in Archivio di Staloiltitolo dellibro delle Riformagioni del- l'anno 4430segnalo—
Consiglio Generale. 44.—
ed ancheildeliberato eh' è nello stesso libro f.°3/ tergo).Un
lungobranodiquesta lettera silegge sulprincipio del quinternelto,da
cui vien trascritta questa difesa,ma non ab-
biamo credulo che mettesse bene di pubblicarlo, perchè contiene quelle stesseaccuse che l'Are-38
tino si obietta, ed alle quali risponde, e più perchè qualche volta il senso riè intralciato edoscurissimo.SerCristoforo Turretlini,V au- tore di questa lettera,pare che fosse
uomo
di qualche conto, poiché fuAnziano
nel 4431, 4433, 4441 e 4445, e tenne anche ilsupremo
grado di Gonfaloniere nel 4443, 4447,e 4450.Quando
egli era tuttavia Cancelliere nel4433 dovette darsi assaibrigaonde venisseroalpò- terepersonealuibenevole,perchènel libropub- blicodi cancelleria dell'anno4435f.°97sileggeuna
suasupplicaaiGovernantiscrittada
Geno- vail48 agosto, collaquale confessa questosuo delittocommesso
46 mesi innanzi,econisenti- menti della più profonda umiltà nedomanda
perdono. PietroCenami
proposediassegnargliil confine a 40 miglia didistanza dal territo- rio lucchese per 40 anni sotto
pena
della con- fisca e del capo se lorompesse;e coti fu.Do- vette perà essergliinteramenterimessalapena
perchè nel 4444 si trova Anziano,e nel 4443 Gonfaloniere.E
poiché qui vieneintaglio,cipia- cedi notarecome
la famiglia Turretlini fosseuna
delle assaiamiche
e nobili famiglie luc- chesi. Trasse la sua origineda
Nozzano,e seneconoscelagenealogiadalprincipiodel1300;
un
secolo dopo vennead
abitare la città, ed ebbe le stu? case in via S. Giustina per ilfilodeiParensi edilsepolcro di famiglia inS. Pel-
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legrino. Ilprimo
ad
illustrarla fuildello Cri»stoforo che era anche notaro. Ebbe 24
Gonfa-
loniere, e 400 Anziani,
ad un
talPaolino Tur»retlinifuambasciatorenel4466 al
Duca
diMi- lano. Si trovarammentala
questa famiglia co-me
nobilenel 4474,enel 4583un
altro Turret»tinidi
nome
Cristoforofu Segretariodelle Ci- frediPapa
Gregorio XIII,edottenneda Ro-
dolfoprivilegiodi nobiltà imperiale, e di mei»lete i aquila dell'Impero nell'arme. Sebbene questa famiglia fosse mollo numerosa pure si
speme
in Lucca circa il 4630:un ramo
di essa peròsi mantiene anche oggidì in Gine- vra, oveandò
a stabilirsiun
talFrancesco, quando, condannato il 28febbraio 4578 co-me
eretico e ribelle,abbandonò
Lucca persot- trarsi allepunizioni rigorose ondeeraminac- ciato. Cinque Turretlini discendenti daldetto Francesco meritarono di essere rammentali dal Marchese Lucchesini nella sua storia letteraria di Lucca (V. Baronidellefamiglie Lucchesi lom. 37. pag. 575—
Archivio di Staio, Cronologia dei Signori:Armario
58 n. 47—
Lucchesini Storia Letteraria lib. V.cap. I
—
Torninosi Storia diLucca
lib.III.cap. Vili).
(2) Scipione
Ammirato
nellesuestorie fepar- lare RinaldodegliAlbhi
nel Consiglio delpo- polo intorno a questa guerrada
imprendersi40
con alcune parole di questa stessa difesa.
( Storie Fiorentine lib. 49).
(3) Questa difesa fu indirizzata al Tur- reUini slesso con
una
lettera latinagiàstam- pata dalMehus
nella collezione che essofece delle lettere diLeonardo
Bruni, ed IV.ileilib. VI;esiccome
ha
con quella molta re- lazione la riproduciamo qui sotto. Avvertasi che la difesanon ha
data alcuna, e che la lettera porta solo quella del giorno e mese (8 gennaio): pare però certo, per le cose di che l'Aretino discorre, che l'una
e l'altra sia stata scritta l'anno 4431. Ecco la lettera.LEONÀRDUS
C.LUCENSIS.
Aequum
fuerat, egregievir,siquidame
per litteras tuas quaerebas, expectare responsio- nem, nonautem
et quaerere simul,&
tibi ipsi respondere.Quaestionamque
oninisdere dubiaconsuevitesse.Terminatioauteincertitu-dinem
flagitat.Quod
si baecHcentiahominibus tribuatur,ut&
jiarrentipsirem
suoarbitratu,&
falsa prò veris, incognita prò coguitis as-serant,deindeipsimet sententiam fcrant,quac auctoritas erit bujuscemodi judicio,
quod
non meritum causar, sed libidoexpresserit,inquo
idem accusator,&
judex? Verus enim judi- ciorum ordo personas distinguit, ut sit aliusDigitizedbyGoogle
41 accusato!*, alius defensor, aliusjudei.
Con-
troversia vero omnis fere litigantibus est aut facti, aut juris. Si de facto ambigitur, tabu-lis,testibus,signis, argumentis, conjectura pro- balur. Si dejure,aequivel iniqui ratio in
me- dium
%nit.Sed
anteomnia
factum discutia- tur oportet, frustranempe
dejure quaeritur, ubi factum non constet. Haec,ut vides,com-
munia sunt.Nunc
ad nostra regrediamur, ut intelligas de quibus conveniat iuter nos,&
de quibus adversemur,
&
cernasquam
multa desint adveritatem conclusionis tuae.Non
po- tuisse salva fide contraPaulum
Guinisium in- ferri bellum a Fiorentino populo dicis,cum
esset
idem
ipse prò adbaerente ejusdempo-
puli in pace nominatus. Nus
autem nomina- tum
confitemur,& tamen
salva fide bellumsibi iuferri potuisse afflrmamus.
Haec
igitur prima quaestio juris est.Quod
tu per hujus-modi
nominationem remitti priores iniuras,&
obligationem internominantem &
noroi-natum
oriri existimas, nosrem
inter alios actam nullam hujusmodi vim habere putamus.Haec igitur juris:factivero Illaquaesequun- tur.
Tu
occullis insidiis,&
dolosis simulatio- nibususum
FlorentinumPopulum
inhocbello inferendo calarmiiaris; nos nullum protinus dolum, nullam simulationem, nullas insidias in ilio fuisse certissime scimus.Tu
non de-nunciatum fuisse bcllum pracdicas: nos per Philip punì, qui
&
vivi!&
testimonium perhi- bebit, denunciatum fuisse affirmamus.Haec
&
hujusmodi, de quibus controversiaest, priusa te probanda erant postea lamentanda.
Nisi
enim
facta haec ostendis&
itti su- periora fuisse injusta probes, nulla Ubi de bis aut querela, aut exprobratio justa esse potest.Sed
tu nec ista quae sunt futi, necilla quae sunt juris ullo
modo
probas, sed ex nudasimpliciquenarratione concludis.Hoc
igitur
primum
in lilteristuis non probo. Dein- deilludvebeinenter reprehendo,quod
autte, autme
rebus populorurn admisceas, quasi nostrae sit censurae illos corrigere, ac non potius arrogantia vesaniaque haberi debeathomnnculam unum
ex se ipso, nomine defe- rente, tantisde rebus judicium sibi assumere pracsertim inaniler. Quid enim quaesonostra liaec censura proflcere potest?Ne
fiant? Àt facta sunt. Ut corrigantur? linde haec cen- sura nobis? Frustra autem niti, nec aliud se fatigando, nisiodium
quaerere extrema de- menlia est.Ego tamen
invitus licei,quoniam me
provocas, defensionem scripsiquam
Ubimitto. Et quia de re populi agitur populari- busverbisuti placuit, ut populi ipsi,
quorum
causa agitur, non ab interprete, sed ex se ipsis intelligere possint. Videbis autemiu tra-
Digitizedby
A3 ctatione ipsius causae,
quam
indigne leviter- que prosilueris adrem
tibi non satisnotam
reprehendendum. Vale. FlorentiaeVI
Idus Ja- nuarii.(4) Si allude alla lega rinnovatafra Firen- ze, Sii'ha e
Lucca
il 2 settembre 4422 a sug- gerimento di Niccolòda i
zzano e di Barlo-lommeo
Valori dopo l'invasione di Braccioda
Montone.(5)
Pare
cheprima
vi fosse speditoMesse rUrbano
Cucci,ma
poi vi furono inviati an- che Angelo Giorgi e Jacopo Viviani ocome
lo chiama l'Ammirato Jacopo Viniziani. (Beve- rini, Annali voi. 3 pag. 304. Ammiralo, Sto- rie Fiorentine lib. 49. Archivio di Stalo. Ar- mario 44, n. 278 pag. 246, 247).(6) Filippo
De Luca
frate dell'ordine deiMi- nori Osservanti era ambasciatore a Firenze pel Guinigi nell'ottobre 4429 insieme con Ja- copo Viviani (Archivio di Stato.Armario
44 n. 278pag. 244, 242 e 243).(7) Quest'ambasceria si compose di questi tre cittadini Forteguerra Toti, Jacopo Vivia- ni, e Ceccardo Petri dei Capitani di Massa.
(Archivio di Stato, fìiformagione del 7 otto- bre 4430f. 25). Il Beverini dice che questo Ceccardo di
Massa
era celebre nellaRepub-
blica per la sua sapienza
—
(Annotivoi. 3 pag, 350).(8) L'Aretinonons'ingannò, perchè riaccesa la guerra fra le Repubbliche diFirenzee Ve- nezia ed il
Duca
di Milano, questi richiamòil Piccinino;eLucca dovèreggere sola aicon- tinui assaltideiFiorentini finoche
non
sicon- cluse la pace in Ferrara il 26 aprile 4433.DigitizedbyGoogle
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