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Il caso CUCCHI

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Academic year: 2022

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Segreteria Regionale del Lazio

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COMUNICATO STAMPA Roma, 26 Giugno 2013

Il caso CUCCHI

L’ANAAO Assomed Lazio ed il Tribunale dei Diritti e dei Doveri del Medico hanno scritto una lettera al Presidente del Senato, al Presidente della Camera dei Deputati, al Ministro della Giustizia ed al Ministro della Salute per denunciare come il processo per la morte di Stefano Cucchi sia stato un evento oggettivamente irrazionale. Nella nota si afferma che irrazionale è stato il punto di partenza, ovvero il capo di imputazione rivolto ai medici del Reparto di Medicina Penitenziaria dell’Ospedale Sandro Pertini di Roma che, da subito, sono stati etichettati come “mostri” sbattuti in prima pagina e portati a giudizio davanti ad una Corte d’Assise alla stregua di chi si macchia dei delitti più efferati. Dopo quasi quattro anni di processo è crollato il castello di pesanti accuse costruito dalla Procura di Roma: l’abbandono di un’incapace che è stato lasciato morire deliberatamente, il complotto ed il falso. Ma gli unici colpevoli restano solo i medici ritenuti, alla luce della sentenza di 1° grado, responsabili di omicidio colposo, in una situazione per molti versi oscura ed in assenza di una causa di morte univoca e definitiva! I molti e autorevoli periti, ascoltati in quasi quattro anni di processo, hanno ipotizzato almeno cinque possibili cause di morte per Stefano Cucchi. I medici del Pertini, in circa quattro giorni di ricovero, avrebbero dovuto fare miracoli! Più precisamente, in soli quattro giorni e mezzo di degenza ci sono stati più di trenta interventi -documentati in cartella - effettuati solo per Stefano Cucchi. A questo punto, pare inammissibile continuare a sostenere che i medici non abbiano assistito adeguatamente Stefano Cucchi e che sia morto di fame e di sete. E’ stato fatto tutto quello che si poteva fare. Ed ancora, perché si continua a sostenere che i medici non avrebbero fatto parlare Stefano Cucchi con i familiari? Anche di questo si è discusso durante il processo: il Reparto dove è stato ricoverato Cucchi è comunque una struttura carceraria. Occorrono precise autorizzazioni per accedervi ed è solo la Polizia Penitenziaria che ha specifici compiti a riguardo. Del resto, al momento del ricovero, Cucchi ha negato il consenso a fornire informazioni sanitarie ai propri familiari e questo è un particolare che nessuno ha mai ricordato. Insomma, i medici non possono essere additati come responsabili per contraddizioni e carenze di un sistema istituzionale e carcerario di cui essi rappresentano soltanto l’anello più debole della catena. I medici del Pertini non sono i mostri e gli aguzzini dipinti sin dall’inizio di tutta questa vicenda! Sono state pubblicate, anche in Internet, le foto del corpo di Stefano Cucchi (già gracile di per sé) dopo varie ore dalla morte (prima di essere portato sul tavolo autoptico) e sono state pubblicate persino le foto di Stefano Cucchi dopo l’autopsia: come si vuole che reagisca l’opinione pubblica? Con il rispetto e la pietà che si possono avere per una persona deceduta, in questa triste storia ci sono stati troppo clamore mediatico e troppo coinvolgimento di parti, anche politiche, che a vario titolo hanno emesso e continuano ad emettere sentenze contro i mostri di turno, quei medici che hanno scelto di dedicare la loro vita ad assistere le persone più deboli ed ammalate – concludono nella nota ANAAO e Tribunale dei diritti e doveri del Medico.

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