Richiami sui numeri complessi per il corso di Fondamenti di Automatica
Augusto Ferrante
September 28, 2012
1 Numeri complessi: definizione
Si consideri l’insieme R
2delle coppie ordinate di numeri reali. Su tale insieme si con- siderino due operazioni binarie interne (cio` e operazioni che a coppie di elementi di R
2associano un terzo elemento ancora interno all’insieme R
2):
1. Somma, che verr` a indicata con il simbolo +
Ce che associa agli elementi (a, b) ∈ R
2e (c, d) ∈ R
2l’elemento
(a, b) +
C(c, d) = (a + c, b + d) ∈ R
2(1.1)
2. Prodotto, che verr` a indicato con il simbolo ·
Ce che associa agli elementi (a, b) ∈ R
2e (c, d) ∈ R
2l’elemento
(a, b) ·
C(c, d) = (ac − bd, ad + bc) ∈ R
2(1.2)
E facile verificare che le due operazioni sopra definite rendono l’insieme R `
2un campo
(cio` e un corpo commutativo) dove l’unit` a ` e l’elemento (1, 0) ∈ R
2lo zero ` e l’elemento
(0, 0) ∈ R
2.
Definizione 1.1 Il campo complesso che verr` a indicato con C `e per definizione la terna (R
2, +
C, ·
C). I numeri complessi sono quindi gli elementi dell’insieme R
2con le operazioni di somma e prodotto sopra definite.
1.1 Notazione
E immediato verificare che il sottoinsieme R `
0di R
2definito da R
0:= {(a, 0) : a ∈ R},
costituito da coppie il cui secondo elemento ` e nullo, ` e isomorfo a R. Infatti, la relazione χ : R → R
0che associa a ciascun numero reale a ∈ R il numero complesso χ(a) := (a, 0) ∈ R
0, ` e ovviamente biunivoca. Inoltre, la relazione χ commuta con le operazioni di somma e prodotto in R e in R
0:
χ(a + b) = (a + b, 0) = (a, 0) +
C(b, 0) = χ(a) +
Cχ(b) χ(a · b) = (a · b, 0) = (a, 0) ·
C(b, 0) = χ(a) ·
Cχ(b)
Ci` o significa che se si identificano i numeri reali con il sottoinsieme R
0dei numeri com- plessi, allora le operazioni di somma e prodotto complesse sono consistenti con le consuete operazioni di somma e prodotto in R. Pertanto, da questo momento in poi si potranno indicare i numeri complessi del sottoinsieme R
0con il solo numero reale corrispondente, si indicher` a cio` e con a il numero complesso (a, 0). Inoltre si elimineranno i pedici C da somma e prodotto e si utilizzeranno solo i simboli + e · (sia per somma e prodotto in R sia per somma e prodotto in C).
Si consideri ora il numero complesso j definto da j := (0, 1) detto unit` a immaginaria. ` E immediato verificare che
j
2= −1. (1.3)
Inoltre qualunque numero complesso del tipo (0, b) si pu` o rappresentare come il prodotto
di j per il numero reale b: (0, b) = j · b = jb.
Con la notazione introdotta ` e immediato verificare che per ogni (a, b) ∈ R
2, si ha
(a, b) = a + jb. (1.4)
La notazione a secondo membro risulta particolarmente comoda perch´ e in tal modo somma e prodotto tra numeri complessi si comportano i modo consistente con la somma e prodotto di polinomi a coefficienti reali nell’indeterminata j pur di tener conto della (1.3):
(a, b) + (c, d) = a + jb + c + jd = a + c + j(b + d) = (a + c, b + d) (1.5) (a, b)·(c, d) = (a+jb)·(c+jd) = ac+j(bc+ad)+j
2bd = ac−bd+j(bc+ad) = (ac−bd, bc+ad).
(1.6) In conclusione, da questo momento si indicher` a il numero complesso (a, b) nella forma a+jb dove j gode della propriet` a (1.3). Con questa notazione somme e prodotti fra numeri complessi si potranno eseguire con le solite regole di somma e prodotto fra polinomi.
2 Parte reale, parte immaginaria, coniugio
Definizione 2.1 Dato il numero complesso s = a + jb, si dice parte reale di s, e si indica con Re(s), il numero reale a:
Re(a + jb) := a.
Si dice parte immaginaria
1di s, e si indica con Im(s), il numero reale b:
Im(a + jb) := b.
Si dice coniugato di s, il numero complesso, indicato con s, definito da s = a + jb := a − jb.
1
Nella letteratura matematica scritta in italiano si usava definire coefficiente dell’immaginario il nu-
mero reale b e riservando l’espressione “parte immaginaria” per la quantit` a jb. Qui si segue invece la
tendenza pi` u moderna coerente con il termine inglese imaginary part con cui si denota appunto il numero
reale b.
Si invita il lettore a dimostrare le seguenti propriet` a. Se s, s
1, s
2sono numeri complessi, si ha:
1. s = s
2. s
1+ s
2= s
1+ s
23. s
1· s
2= s
1· s
24. (1/s) = 1/s s 6= 0
5. s = s ⇔ s ∈ R
6. Re(s) =
s+s27. Im(s) =
s−s2j8. s · s = [Re(s)]
2+ [Im(s)]
23 Rappresentazione cartesiana e rappresentazione po- lare
I numeri reali si possono considerare come il sottoinsieme di C costituito dai numeri complessi a parte immaginaria nulla. Inoltre, cos`ı come si rappresentano i numeri reali come punti di una retta (la retta reale), i numeri complessi si rappresentano come punti di un piano cartesiano (piano complesso o piano di Gauss). Precisamente il numero a + jb viene rappresentato dal punto di ascissa a e ordinata b. In questo modo la retta reale coincide con l’asse delle ascisse mentre i punti nell’asse delle ordinate rappresentano i numeri puramente immaginari ossia quelli a parte reale nulla (si noti che lo zero ` e l’unico numero che ` e sia reale sia puramente immaginario). La scrittura di un numero complesso s nella forma a + jb ne mette in evidenza parte reale e parte immaginaria ossia le coordinate cartesiane del corrispondente punto nel piano di Gauss; per questa ragione si parla di rappresentazione cartesiana del numero complesso s. Una rappresentazione alternativa che risulta particolarmente utile ` e quella che mette in evidenza le coordinate polari del punto che rappresenta s e precisamente:
il modulo di s che viene indicato con |s| ed ` e la distanza del punto s dall’origine degli assi.
Dal Teorema di Pitagora risulta immediato che ∀s ∈ C si ha:
|s| = p
[Re(s)]
2+ [Im(s)]
2(3.1)
e l’argomento o fase di s che viene indicato con arg(s) ed ` e l’angolo (con segno) compreso tra il semiasse reale positivo e il segmento che unisce l’origine degli assi cartesiani con il punto s. ` E facile verificare che ∀s ∈ C si ha:
arg(s) =
arctan
Im(s) Re(s)
Re(s) > 0 sign(Im(s)) ·
π2Re(s) = 0 π + arctan
Im(s) Re(s)Re(s) < 0
(3.2)
dove sign(·) ` e la funzione segno che vale 1, 0 o −1 a seconda che il suo argomento sia positivo, nullo o negativo.
Osservazione. Si noti che la formula precedente assegna convenzionalmente il valore 0 all’argomento del numero complesso 0 per il quale l’angolo relativo non ` e definito.
Si noti anche che l’argomento di un numero complesso ` e stato definito a meno di multipli interi di 2π; la formula (3.2) produce un valore dell’argomento compreso tra −
π2e
32π:
naturalmente a questo valore si pu` o aggiungere un arbitrario multiplo intero di 2π.
Le formule (3.1) e (3.2) permettono di calcolare modulo e fase di un numero complesso a partire dalla conoscenza di parte reale e parte immaginaria. Utilizzando le note propriet` a dei triangoli rettangoli risulta immediato invertire tali relazioni e ottenere parte reale e parte immaginaria di un numero complesso in funzione di modulo e fase. Precisamente,
∀s ∈ C si ha:
Re(s) = |s| cos(arg(s)) (3.3)
e
Im(s) = |s| sin(arg(s)). (3.4)
Pertanto, indicando con ρ e ϑ modulo e fase di un numero complesso s = a + jb, si pu` o scrivere
s = a + jb = |s| cos(arg(s)) + j|s| sin(arg(s)) = ρ[cos(ϑ) + j sin(ϑ)]. (3.5)
La scrittura s = ρ[cos(ϑ) + j sin(ϑ)] mette in evidenza modulo e fase (e cio` e le coordinate polari) di s e pertanto ` e chiamata rappresentazione polare. Nel prossimo paragrafo si vedr` a una seconda forma di rappresentazione polare.
- 6
r
ρ = |s|
ϑ = arg(s)
s = a + jb
a b
C
R I
Figure 1: Rappresentazione cartesiana e polare di un numero complesso nel piano di Gauss.
3.1 Esponenziali complessi
Si vuole ora definire l’esponenziale complesso ossia la quantit` a e
scon s ∈ C. La definizione dovr` a essere consistente con la corrispondente definizione nel caso reale. Si richiede cio` e che, nel caso in cui s sia un numero complesso a parte immaginaria nulla (ossia un numero reale) il suo esponenziale coincida con il consueto esponenziale reale. Il seguente risultato sar` a utile allo scopo:
Proposizione 3.1 Sia a ∈ R. Allora la serie P
∞ i=0ai
i!
converge assolutamente al numero reale e
a. In formule:
∞
X
i=0
a
ii! = e
a∀a ∈ R (3.6)
Analogamente, si ha:
∞
X
i=0
(−1)
ia
2i(2i)! = cos(a)
∞
X
i=0
(−1)
ia
2i+1(2i + 1)! = sin(a) (3.7)
La (3.6) suggerisce la seguente definizione
Definizione 3.1 Sia s ∈ C. L’esponenziale complesso e
s` e definito da:
e
s:=
∞
X
i=0
s
ii! . (3.8)
La Proposizione 3.1 garantisce che la precedente definizione sia consistente con l’esponen- ziale reale. Inoltre si pu` o dimostrare che la serie a secondo membro della (3.8) converge per ogni s ∈ C e pertanto l’esponenziale `e ben definito per ogni s ∈ C. Infine, si pu`o dimostrare che per ogni s
1, s
2∈ C si ha
e
s1+s2= e
s1e
s2.
Sia ora ϑ reale. Si vuole calcolare e
jϑ. Si ha:
e
jϑ=
∞
X
i=0
(jϑ)
ii! = 1 + jϑ − ϑ
22! − j ϑ
33! + ϑ
44! + · · · (3.9)
Si possono riarrangiare i termini della sommatoria in due gruppi uno composto di numeri reali e uno di numeri puramente immaginari. Si ha cos`ı
e
jϑ= 1 − ϑ
22! + ϑ
44! − ϑ
66! + · · · + j
ϑ − ϑ
33! + ϑ
55! + · · ·
=
∞
X
i=0
(−1)
iϑ
2i2i! + j
∞
X
i=0
(−1)
iϑ
2i+1(2i + 1)!
(3.10) e quindi, tenendo conto della (3.7),
e
jϑ= cos(ϑ) + j sin(ϑ) (3.11)
Confrontando quest’ultima espressione con la (3.5) si ottiene la seguente espressione che rappresenta un arbitrario numero complesso s come prodotto del suo modulo per l’esponenziale di jϑ:
s = ρe
jϑ; con ρ := |s| e ϑ := arg(s). (3.12)
La (3.12) ` e una forma alternativa (e pi` u comune) di rappresentazione polare del numero complesso s.
Dalla (3.11) consegue immediatamente che e
−jϑ= cos(−ϑ) + j sin(−ϑ), ossia
e
−jϑ= cos(ϑ) − j sin(ϑ). (3.13)
Quest’ultima e la (3.11) sono le celebri formule di Eulero. Combinando assieme la (3.11) e la (3.13) si ottengono le formule
cos(ϑ) = e
jϑ+ e
−jϑ2 (3.14a)
sin(ϑ) = e
jϑ− e
−jϑ2j (3.14b)
che permettono di esprimere seno e coseno come combinazioni lineari di esponenziali immaginari.
Siano s
1= ρ
1e
jϑ1e s
2= ρ
2e
jϑ2. ` E immediato verificare che
s
1s
2= ρ
1ρ
2e
jϑ1e
jϑ2= ρ
1ρ
2e
j(ϑ1+ϑ2). (3.15) Analogamente, se s
26= 0
s
1/s
2= (ρ
1/ρ
2)e
jϑ1e
−jϑ2= (ρ
1/ρ
2)e
j(ϑ1−ϑ2). (3.16)
Queste relazioni si possono esprimere con le seguenti regole:
Nel prodotto di numeri complessi, il modulo del prodotto ` e pari al prodotto dei moduli dei fattori e l’argomento del prodotto ` e pari alla somma degli argomenti dei fattori.
Nel rapporto di numeri complessi, il modulo del rapporto ` e pari al rapporto dei moduli e l’argomento del rapporto ` e pari alla differenza fra l’argomento del numeratore e quello del denominatore.
Sia n ∈ N. In modo analogo al calcolo del prodotto si pu`o calcolare la potenza n-esima di un numero complesso s = ρe
jϑ:
s
n= ρ
ne
jnϑ. (3.17)
Dalla relazione precedente si pu` o ricavare la seguente regola
Nella potenza n-esima di un numero complesso s, il modulo ` e pari alla potenza n-esima del modulo di s e l’argomento ` e pari all’argomento di s moltiplicato per n.
3.2 Radici n-esime complesse
Sia s = ρe
jϑun numero complesso fissato. Si desidera risolvere l’equazione
z
n= s (3.18)
nell’incognita z ∈ C. Ci`o significa calcolare tutti i numeri complessi z che soddisfano tale relazione. Si indichino con ρ
ze ϑ
zrispettivamente modulo e argomento di z. Poich´ e due numeri complessi coincidenti devono avere lo stesso modulo ` e evidente che ρ
z= √
nρ ossia tutte le soluzioni della (3.18) hanno il medesimo modulo e questo ` e pari alla radice n-esima del modulo di s. Rimane da imporre che primo e secondo membro della (3.18) abbiano il medesimo argomento
2. Nell’imporre questo vincolo bisogna tenere presente che l’argomento ` e definito a meno di multipli interi di 2π. Pertanto, non si deve imporre nϑ
z= ϑ ma
nϑ
z= ϑ + k2π, k = 0, ±1, ±2, . . . (3.19) Quest’ultima ammette le soluzioni
ϑ
z= ϑ + k2π
n , k = 0, ±1, ±2, . . . (3.20)
per` o solo n di tali soluzioni corrispondono ad argomenti diversi. Infatti, a valori di k che differiscono per multipli interi di n corrispondono valori di ϑ
zche differiscono per multipli interi di 2π e che pertanto individuano il medesimo argomento. In conclusione, la (3.18) ammette esattamente n soluzioni z
0, z
1, . . . , z
n−1che hanno tutte il medesimo modulo ρ
zk= √
nρ, k = 0, 1, . . . , n − 1, e i cui argomenti sono ϑ
zk= ϑ
n + k
n 2π, k = 0, 1, . . . , n − 1. (3.21)
2
Questo vicolo va imposto nel caso in cui ρ > 0. Si ricordi infatti, che se ρ = 0, l’argomento non ` e
definito. In tal caso, l’unica soluzione della (3.18) ` e z = 0.
Queste n soluzioni vengono chiamate radici n-esime complesse di s. ` E facile vedere che, nel piano complesso, esse sono disposte ai vertici di un poligono regolare di n lati inscritto in una circonferenza centrata nell’origine e di raggio pari a ρ
zk= √
nρ.
Esercizio. Si calcolino le radici complesse terze quarte e quinte di 1, −1, j, 1 + j.
Esercizio. Si dimostri che quando s ` e reale e la sua (unica!) radice n-esima reale esiste, essa ` e una delle n radici n-esime complesse di s.
4 Polinomi in s
In questa sezione si considerano polinomi nell’indeterminata complessa s e a coefficienti complessi, ossia oggetti del tipo
P (s) = a
ns
n+ a
n−1s
n−1+ . . . + a
1s + a
0, a
i∈ C. (4.22) Senza perdita di generalit` a, se n > 0 si assumer` a a
n6= 0 (invece, nel caso n = 0 in cui il polinomio si riduce ad una costante complessa, tale costante pu` o anche essere nulla). Gli a
isi dicono coefficienti del polinomio P (s). Se a
n= 1 il polinomio si dice monico.
Definizione 4.1 Dato un polinomio P (s) non nullo rappresentato dalla (4.22), il numero naturale n si dice grado di P (s) e si indica con deg(P (s)).
3Definizione 4.2 Un numero complesso z si dice zero del polinomio P (s) se P (z) = 0.
Come ` e noto, se z ` e uno zero del polinomio P (s) allora P (s) ` e divisibile per s − z ossia P (s) ammette la rappresentazione
P (s) = (s − z)P
1(s), (4.23)
dove P
1(s) ` e un polinomio tale che deg(P
1(s)) = deg(P (s)) − 1.
3
Di solito il grado del polinomio nullo non viene definito oppure viene convenzionalmente posto al
valore −∞.
Definizione 4.3 Sia z uno zero del polinomio P (s). Si dice molteplicit` a di z (come zero di P (s)) il massimo valore di ν per il quale (s − z)
νdivide P (s) ossia tale che P (s) ammette la rappresentazione
P (s) = (s − z)
νP
1(s), (4.24)
dove P
1(s) ` e un polinomio.
In particolare, uno zero semplice ` e uno zero di molteplicit` a unitaria ossia un numero complesso z tale che
P (s) = (s − z)P
1(s), (4.25)
dove P
1(s) ` e un polinomio che non ha z tra i suoi zeri.
Uno zero di molteplicit` a pari a 2 o zero doppio ` e un numero complesso z tale che
P (s) = (s − z)
2P
1(s), (4.26)
dove P
1(s) ` e un polinomio che non ha z tra i suoi zeri.
Esercizio. Si indichi con P
(i)(s) la derivata i-esima di P (s) ossia P
(i)(s) =
dsdiiP (s).
1. Si dimostri che z ` e uno zero semplice di P (s) se e solo se P (z) = 0 e P
(1)(z) 6= 0.
2. Si dimostri che z ` e uno zero doppio di P (s) se e solo se P (z) = P
(1)(z) = 0 e P
(2)(z) 6= 0.
3. Pi` u in generale si dimostri che z ` e uno zero di molteplicit` a ν di P (s) se e solo se P (z) = P
(1)(z) = . . . = P
(ν−1)(z) = 0 e P
(ν)(z) 6= 0.
Continuit` a degli zeri di un polinomio
Un risultato molto importante sancisce che gli zeri di un polinomio sono funzioni continue dei coefficienti. In altre parole se i coefficienti di un polinomio variano con continuit` a i corrispondenti zeri del polinomio descrivono curve continue nel piano complesso. Ci` o ` e reso rigoroso dal seguente teorema.
Teorema 4.1 Sia dato un polinomio P (s) = a
ns
n+ a
n−1s
n−1+ . . . + a
1s + a
0. Siano
z
i, i = 1, 2, . . . , m i suoi zeri e ν
ile corrispondenti molteplicit` a. Si indichi con I(z, r)
il cerchio aperto (nel piano complesso) di raggio r centrato in z. Per ogni ε > 0 esiste δ > 0 tale che se |b
i− a
i| < δ ∀i = 1, 2, . . . , n, allora per ogni i = 1, 2, . . . , m, il polinomio P
1(s) := b
ns
n+ b
n−1s
n−1+ . . . + b
1s + b
0ha ν
izeri (contati con la loro molteplicit` a) in I(z
i, ε).
Teorema fondamentale dell’algebra e rappresentazioni di polinomi a coef- ficienti complessi
Il seguente risultato garantisce che ogni polinomio non costante ammette zeri in C. Esso
` e noto come Teorema fondamentale dell’algebra.
Teorema 4.2 Sia P (s) un polinomio a coefficienti complessi e sia deg(P (s)) ≥ 1. Allora esiste z ∈ C tale che P (z) = 0.
Esercizio. Si dimostrino i seguenti corollari.
Corollario 4.1 Dato un polinomio di grado n descritto dalla (4.22) esistono n numeri complessi z
i, i = 1, 2 . . . , n (non necessariamente distinti) tali che
P (s) = a
n(s − z
1)(s − z
2) · · · (s − z
n) = a
nn
Y
i=1
(s − z
i). (4.27)
Nella (4.27), raggruppando fra di loro gli z
icoincidenti (e supponendo, senza perdita di generalit` a, che gli z
itutti diversi fra loro siano i primi m) si ottiene
P (s) = a
n(s − z
1)
ν1(s − z
2)
ν2· · · (s − z
m)
νm= a
nm
Y
i=1
(s − z
i)
νi. (4.28)
dove si sono messi in evidenza, oltre che gli zeri z
idel polinomio anche le loro molteplicit` a
ν
i. I due casi estremi sono: (1) ν
i= 1 ∀i. In tal caso m = n e tutti gli zeri hanno
molteplicit` a unitaria e (2) ν
1= n. In tal caso m = 1 e P (s) ha un solo zero di molteplicit` a
pari a n.
Corollario 4.2 La somma delle molteplicit` a degli zeri di un polinomio P (s) ` e pari al grado di P (s).
La rappresentazione (4.22) mette in evidenza i coefficienti di P (s), le (4.27) e (4.28) ne mettono in evidenza gli zeri. La (4.28) mette in evidenza anche le moteplicit` a degli zeri di P (s). Oltre a tali rappresentazioni vi ` e un’ulteriore forma che mette in evidenza i reciproci degli zeri non nulli. Precisamente, a partire dalla (4.28) si considerino i seguenti due casi:
1. P (s) ha uno zero nell’origine ossia uno degli z
i` e nullo. Senza perdita di generalit` a si assuma che sia il primo: z
1= 0. Allora
P (s) = a
ns
ν1m
Y
i=2
(s − z
i)
νi. (4.29)
Si osservi che (s − z
i)
νi= (−z
i)
νi1 −
zsi
νi= (−z
i)
νi(1 + τ
is)
νidove si sono definiti gli opposti dei reciproci degli zeri τ
i:= −1/z
i. Definendo inoltre la costante comples- sa b
n:= a
nQ
mi=2
(−z
i)
νi, si ottiene agevolmente la P (s) = b
ns
ν1m
Y
i=2
(1 + τ
is)
νi(4.30)
che mette in evidenza lo zero nell’origine con la sua molteplicit` a e gli opposti dei reciproci degli zeri non nulli.
2. P (s) non ha uno zero nell’origine ossia P (0) 6= 0. In tal caso con passaggi del tutto analoghi al caso precedente si ottiene
P (s) = b
nm
Y
i=1
(1 + τ
is)
νi(4.31)
con τ
i:= −1/z
ie b
n:= a
nQ
mi=1
(−z
i)
νi.
Si vede facilmente che, rinominando opportunamente i simboli, le rappresentazioni (4.30)
e (4.31) si possono vedere come casi particolari della seguente rappresentazione valida per
tutti i polinomi:
P (s) = b
ns
νp
Y
i=1
(1 + τ
is)
νi, (4.32)
dove ν = 0 se P (0) 6= 0. Se invece P (0) = 0, ν > 0 ` e la molteplicit` a dello zero nell’origine di P (s).
4.1 Polinomi a coefficienti reali
Si considereranno ora i polinomi nell’indeterminata s a coefficienti reali. Naturalmente, essendo questi un caso particolare di polinomi a coefficienti complessi, continuano a valere tutti i risultati fino ad ora enunciati. In particolare, tutti i polinomi a coefficienti reali possono essere rappresentati da ciascuna delle formule (4.22), (4.27), (4.28) e (4.32).
Tuttavia, tali formule non rappresentano solo i polinomi a coefficienti reali.
Nel seguito si individueranno espressioni analoghe che per` o rappresentano tutti e soli i polinomi a coefficienti reali.
L’analoga della (4.22) ` e ovviamente la
P (s) = a
ns
n+ a
n−1s
n−1+ . . . + a
1s + a
0, a
i∈ R. (4.33)
Per ottenere l’analoga della (4.28) si utilizza il seguente risultato.
Lemma 4.1 Dato un polinomio P (s) a coefficienti reali, sia z 6∈ R uno zero a parte immaginaria non nulla di P (s). Allora, anche ¯ z ` e zero di P (s) e la sua molteplicit` a ` e la medesima di quella di z.
Esercizio. Si dimostri il lemma precedente.
Siano r e c rispettivamente il numero di zeri reali e di coppie di zeri complessi coniugati.
Per semplicit` a di notazioni risulta conveniente distinguere gli zeri reali da quelli non reali.
Si indichino quindi con z
i, i = 1, . . . , r gli zeri reali e con ζ
i, ¯ ζ
i, i = 1, . . . , c, le coppie di zeri complessi coniugati (a parte immaginaria non nulla). La (4.28) si particolarizza allora nella
P (s) = a
nr
Y
i=1
(s − z
i)
νic
Y
i=1
[(s − ζ
i)(s − ¯ ζ
i)]
µi. (4.34) Si definiscano ora i parametri reali
ω
i:=
q
ζ
iζ ¯
i= |ζ
i| > 0, e ξ
i:= − (ζ
i+ ¯ ζ
i)
2ω
i= −2Re(ζ
i)
2ω
i= −Re(ζ
i)
ω
i(4.35)
dove si ha −1 < ξ
i< 1 perch` e ω
i= |ζ
i| = p[Re(ζ
i)]
2+ [Im(ζ
i)]
2. Si osservi che
(s − ζ
i)(s − ¯ ζ
i) = s
2− (ζ
i+ ¯ ζ
i)s + ζ
iζ ¯
i= s
2+ 2ξ
iω
is + ω
i2(4.36) che, sostituita nella (4.34) fornisce l’espressione
P (s) = a
nr
Y
i=1
(s − z
i)
νic
Y
i=1
(s
2+ 2ξ
iω
is + ω
i2)
µi, a
n, z
i, ξ
i, ω
i∈ R, ω
i> 0, −1 < ξ
i< 1 (4.37) Rimane cos`ı dimostrato che, al variare dei parametri reali a
n, z
i, ξ
i, ω
ie delle molteplicit` a ν
i, µ
i∈ N, la (4.37) rappresenta tutti e soli i polinomi a coefficienti reali. Inoltre, in questa rappresentazione, se ω
i> 0 e −1 < ξ
i< 1 allora z
isono gli zeri reali di P (s) e ω
isono i moduli degli zeri non reali di P (s). Rimane da dare un significato ai parametri ξ
i. Ricordando le (4.35) e (3.3) si ha:
ξ
i= −Re(ζ
i) ω
i= −|ζ
i| cos(arg(ζ
i)) ω
i= − cos(arg(ζ
i)) = cos(ϕ
i). (4.38) dove si ` e definito ϕ
i:= π − arg(ζ
i). ϕ
iha pertanto il significato di angolo compreso fra il segmento che unisce lo zero ζ
icon l’origine del piano complesso e il semiasse reale negativo. In conclusione ξ
ihanno il significato dell’opposto del coseno dell’argomento degli zeri non reali di P (s) oppure del coseno degli angoli ϕ
i.
Da ultimo, per ottenere un formula analoga alla (4.32) ma che rappresenti tutti e soli polinomi a coefficienti reali, si tratta di fare i seguenti passaggi. A partire dalla rappre- sentazione (4.37) si consideri il solo fattore a
nQ
ri=1
(s − z
i)
νirelativo agli zeri reali. Con
gli stessi passaggi che hanno permesso di passare dalla (4.28) alla (4.32) si pu` o ottenere la
a
n rY
i=1
(s − z
i)
νi= ˆ b
ns
νp
Y
i=1
(1 + τ
is)
νidove τ
i= −1/z
isono gli opposti dei reciproci degli zeri reali di P (s) e ˆ b
n` e un parametro reale. A questo punto, raccogliendo gli ω
2idai fattori della seconda produttoria nella (4.37) si ottiene la
P (s) = b
ns
νp
Y
i=1
(1 + τ
is)
νic
Y
i=1
1 + 2ξ
is ω
i+ s
2ω
i2 µi, (4.39)
dove b
n, τ
i, ξ
i, ω
isono tutti parametri reali. In particolare, b
n= ˆ b
nQ
ci=1