ALLEGATO A
Palazzo Lanfranchi, Moschino o Michelangelo?
Estratto da: “Architettura a Pisa nel primo periodo mediceo”, E. K. Codini, Roma 2010.Palazzo Lanfranchi, Moschino o Michelangelo?
Nel palazzo Lanfranchi si riscontrano alcuni stilemi simili, per ciò che riguarda elementi della decorazione architettonica, a quelli del monumento funebre del napoletano Francesco Sanseverino (rinominatosi a Pisa Francesco Murci) e a quelli del palazzo Lanfranchi (poi Toscanelli) sull’attuale Lungarno Mediceo, ambedue opere progettate dal Moschino.
Nell’edicola del sepolcro di Murci1
le due lesene laterali, rastremate alla base e impreziosite in sommità delle gocciulae, sorreggono il timpano curvilineo spezzato e trovano rispondenza nelle forme delle modanature del portale della dimora Lanfranchi in Via San Martino. I due manufatti hanno in comune anche l’impiego di maschere antropomorfe che adornano i cartigli degli stemmi.
Significativi appaiono soprattutto gli stilemi dei vasi posti nel mezzo dei timpani spezzati: essi risultano applicati nelle due finestre inginocchiate del nostro palazzo in modo del tutto simile a quello che era presente sul coronamento delle finestre del primo piano dell’altro palazzo Lanfranchi di Lungarno Mediceo2
La decorazione delle anfore con mascheroni disegnate dal Moschino costituisce a sua volta una sorta di sigillo per l’esecuzione degli ornamenti da parte della bottega dei Tadda
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Per quanto riguarda la decorazione pittorica di alcuni ambienti interni del palazzo di via San Martino, quali il “saloncino” e la volta del vano scala, non sembra casuale che sia affidata a Agostino di Giovanbattista Ghirlanda da Fivizzano
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1 Cfr. Ciardi, Casini, Tongiorgi Tomasi, 1987, p.260. Il motivo delle lesene rastremate lo troviamo anche nel monumento funebre di Francesco Vegio, la cui esecuzione è attribuita a Francesco Ferrucci detto il Tadda e in quello di Bartolomeo Medici, realizzato nel 1573 (crf., Ibid., pp.255, 258).
, “conterraneo” del Moschino con cui egli
2 Tali elementi sono stati eleminati dall’intervento ottocentesco. L’impiego di anfore nei timpani spezzati è stato riproposto anche in un altro palazzo pisano, oggi di proprietà Zucchelli - Vaglini, situato in via Santa Maria di fronte all’originario ingresso del Giardino dei Semplici.
3 E’ interessante che i mascheroni sui vasi del palazzo Lanfranchi sul Lungarno Mediceo siano stai realizzati dai Tadda, come specificato nei documenti, pur non essendo previsti nel contratto. Una simile decorazione è presente anche nel monumento funebre di Matteo Corte che, pur essendo eseguito da Antonio Lorenzi e Pierino da Vinci, vide la partecipazione del Tadda (Ciardi, Casini, Tongiorgi Tomasi, 1987, pp.234, 261).
4 Riguardo all’attività svolta a Pisa dal Ghirlanda è opportuno ricordare che l’8 novembre 1585 fu a lui commissionata “una opera di pittura da dipingersi [..] a frescho in camposanto tra la sepoltura di messer
aveva collaborato a Genova. Si ricorda in proposito che il Moschino aveva eseguito diversi disegni per il palazzo genovese di Niccolò Grimaldi, marito di Giulia Cybo e “parente” dei Signori di Massa ai quali fu “familiare” il Ghirlanda. Queste molteplici coincidenze suggeriscono l’ipotesi che il Moschino, oltre che nel palazzo dei Lanfranchi sul Lungarno, potesse essere impegnato anche in quello di via San Martino. Si tratterebbe, dunque delle costruzioni quasi contemporanee di entrambe le dimore Lanfranchi, una (quella sul Lungarno Mediceo) promossa da Albizio e Giovanni e l’altra (quella ora in esame) dallo zio Curzio, ambedue attuate dallo stesso architetto e dalle medesime maestranze.
L’interpretazione da parte del Moschino di alcuni archetipi michelangioleschi, come le finestre inginocchiate e le lesene rastremate alla base, deve aver suggerito agli studiosi l’attribuzione di entrambi i palazzi al Buonarroti.
Prospetto del palazzo Lanfranchi su via San Martino
Prospetto dell’altro palazzo Lanfranchi sul Lungarno, oggi palazzo Toscanelli
attribuita al Tadda, rimane dubbia l’attribuzione del sepolcro di Bartolome Medici realizzato nel 1573 e decorato con un’edicola molto simile a quella prevista dal Moschino nel disegno preparatorio per il sepolcro Murci.