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Il lemma dice, in particolare, che due basi di un A-modulo libero finitamente generato M hanno lo stesso numero di elementi; questo numero viene detto rango di M . Il rango di A k ` e k.

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(1)

Moduli su un dominio a ideali principali Maurizio Cornalba

versione 15/5/2013

Sia A un anello commutativo con 1. Indichiamo con A k il modulo somma diretta di k copie di A. Un A-modulo finitamente generato M si dice libero se ` e isomorfo ad A k per qualche k; ci` o equivale a dire che M ammette una base, cio` e un sistema di generatori m 1 , . . . , m k linearmente indipendenti, tali cio` e che, se a 1 , . . . , a k sono elementi di A con la propriet` a che P a i m i = 0, allora a 1 = · · · = a k = 0.

Lemma 1. Siano m 1 , . . . , m k una base e n 1 , . . . , n h un sistema di generatori di un A-modulo M . Allora h ≥ k.

Il lemma dice, in particolare, che due basi di un A-modulo libero finitamente generato M hanno lo stesso numero di elementi; questo numero viene detto rango di M . Il rango di A k ` e k.

Per dimostrare il lemma, scriviamo m i = X

a ij n j , n r = X

b rs m s .

Se h < k , sia U la matrice k × k il cui elemento di posto i, j ` e a ij se j ≤ h e 0 altrimenti, e sia V la matrice k × k il cui elemento di posto i, j ` e b ij se i ≤ h e 0 altrimenti. Il prodotto di U e V ` e la matrice identit` a k × k. Ci` o ` e assurdo perch´ e da un lato il determinante della matrice identit` a ` e 1, dall’altro sarebbe nullo in quanto prodotto di det(U ) e det(V ), che sono nulli.

Diremo che un A-modulo M ` e noetheriano se, data comunque una successione di suoi sottomo- duli N 1 ⊂ N 2 ⊂ · · · ⊂ N h ⊂ · · · , si ha che N h = N h+1 = · · · per h abbastanza grande.

Lemma 2. Sia M un A-modulo e sia N un suo sottomodulo. Allora M ` e noetheriano se e solo se lo sono N e M/N .

Supponiamo M noetheriano. Chiaramente lo ` e anche N . Data poi una successione di sot- tomoduli L 1 ⊂ L 2 ⊂ · · · ⊂ L h ⊂ · · · di M/N , e indicando con ϕ : M → M/N il passaggio al quoziente, L h = L h+1 se e solo se ϕ −1 (L h ) = ϕ −1 (L h+1 ). Poich´ e M ` e noetheriano, la successione ϕ −1 (L 1 ) ⊂ ϕ −1 (L 2 ) ⊂ · · · ⊂ ϕ −1 (L h ) ⊂ · · · si stabilizza per h sufficientemente grande, e quindi lo stesso ` e vero per L 1 ⊂ L 2 ⊂ · · · ⊂ L h ⊂ · · · . Ci` o mostra che M/N ` e noetheriano.

Supponiamo viceversa che N e M/N siano noetheriani, e sia N 1 ⊂ N 2 ⊂ · · · ⊂ N h ⊂ · · · una successione di sottomoduli di M . Per la noetherianit` a di N la successione N ∩ N 1 ⊂ N ∩ N 2

· · · ⊂ N ∩ N h ⊂ · · · si stabilizza, e lo stesso vale per la successione N 1 /(N ∩ N 1 ) ⊂ N 2 /(N ∩ N 2 ) ⊂

· · · ⊂ N h /(N ∩ N h ) ⊂ · · · di sottomoduli di M/N , data la noetherianit` a di quest’ultimo. Ma se N ∩ N h = N ∩ N h+1 e N h /(N ∩ N h ) = N h+1 /(N ∩ N h+1 ), allora N h = N h+1 . Questo mostra che anche N 1 ⊂ N 2 ⊂ · · · ⊂ N h ⊂ · · · si stabilizza, e quindi che M ` e noetheriano.

Lemma 3. Un A-modulo M ` e noetheriano se e solo se ogni suo sottomodulo ` e finitamente generato.

Se A ` e noetheriano e M ` e finitamente generato, M ` e noetheriano.

Sia N un sottomodulo di M . Se N non ` e finitamente generato si pu` o trovare una successione

m 1 , m 2 , . . . di elementi di N tali che Am 1 6= Am 1 + Am 2 6= Am 1 + Am 2 + Am 3 6= · · · . Supponiamo

viceversa che ogni sottomodulo di M sia finitamente generato. Se N 1 ⊂ N 2 ⊂ · · · ⊂ N h ⊂ · · · ,

poniamo N = S N j . Allora N = Am 1 + Am 2 + · · · + Am n , vi ` e un h tale che m 1 , m 2 , . . . , m n ∈ N h ,

quindi N h = N , e quindi N h = N h+1 = · · · . Supponiamo ora A noetheriano e M finitamente

(2)

generato. Mostriamo che M ` e noetheriano per induzione sul minimo numero di generatori di M . Se questo ` e uno, una successione crescente di sottomoduli di M d` a una successione crescente di ideali in A, che deve essere definitivamente costante, come quindi anche l’originaria successione di sottomoduli. Sia ora m 1 , m 2 , . . . , m n un sistema minimale di generatori in M , e poniamo N = Am 2 + · · · + Am n . Per ipotesi induttiva N e M/N , che ` e generato dalla classe di m 1 modulo N , sono noetheriani. La noetherianit` a di M segue dal lemma 2.

Segue dal lemma 3 che ogni dominio a ideali principali ` e noetheriano e che ogni modulo finitamente generato su un tale dominio ` e noetheriano.

D’ora in poi supporremo sempre che A sia un dominio a ideali principali. Se M ` e un A-modulo poniamo

T (M ) = {m ∈ M | am = 0 per qualche a ∈ A} .

Si tratta di un sottomodulo di M , il cosidetto sottomodulo di torsione di M . Gli elementi non nulli di T (M ) si dicono di torsione. Il modulo M si dice di torsione se T (M ) = M , senza torsione se T (M ) = {0}. Notiamo che M/T (M ) ` e senza torsione, e che ogni A-modulo libero ` e senza torsione.

L’annullatore di M ` e

Ann(M ) = {a ∈ A | am = 0 per ogni m ∈ M } .

Si verifica senza difficolt` a che Ann(M ) ` e un ideale in A. Se M ` e finitamente generato, M ` e di torsione se e solo se Ann(M ) 6= {0}. Un A-modulo M si dice ciclico se ` e generato da un solo elemento. Se M ` e ciclico, ` e isomorfo ad A/Ann(M ).

Proposizione 1. Sia M un A-modulo finitamente generato senza torsione. Allora M ` e libero.

Ragioniamo per induzione sul numero n di generatori di M . Quando n = 1, cio` e quando M = Am con m 6= 0, l’elemento m ` e una base di M perch´ e non ` e di torsione. Supponiamo ora che n > 1 e che la proposizione sia dimostrata per moduli generati da non pi` u di n − 1 elementi.

Sia t 0 un elemento non nullo di M appartenente a un sistema di n generatori. Se M/At 0 contiene elementi di torsione, ci sono t ∈ M e a, b ∈ A, con a non invertibile, tali che

at = bt 0 .

Se a e b hanno un fattore f in comune, dato che M non ha torsione possiamo dividere entrambi i lati per f senza inficiare la validit` a dell’uguaglianza. Possiamo quindi supporre che a e b siano tra loro primi, e quindi che ci siano c, d ∈ A tali che ca + db = 1. Ne segue che t 0 = cat 0 + dbt 0 = cat 0 + dat = a(bt 0 + dt), cio` e che t 0 = a 1 t 1 , dove t 1 = bt 0 + dt e a 1 = a. Se M/At 1 contiene elementi di torsione possiamo ripetere il procedimento con t 1 e cos`ı via, ottenendo relazioni

t 0 = a 1 t 1 t 1 = a 2 t 2 · · · t j−1 = a j t j

dove gli a i sono elementi non invertibili di A. Questo significa che le inclusioni At 0 ⊂ At 1 ⊂ · · · ⊂ At j

sono tutte strette. Dato che M ` e noetheriano il procedimento non pu` o continuare all’infinito, e quindi si giunge in un numero finito di passi a un t j 6= 0 tale che M/At j non abbia torsione.

Dato che M/At j ` e generato da n − 1 elementi, ` e libero per ipotesi induttiva. Scegliamo elementi

m 2 , . . . , m h di M le cui classi modulo t j siano una base di M/At j e poniamo m 1 = t j . ` E chiaro che

m 1 , . . . , m h generano M . Inoltre, se c 1 , . . . , c h sono elementi di A tali che P c i m i = 0, riducendo

modulo m 1 se ne deduce che c 2 = · · · = c h = 0, e quindi anche che c 1 = 0 dato che m 1 6= 0 e M

non ha torsione. In conclusione, m 1 , . . . , m h ` e una base di M .

(3)

Corollario 1. Sia M un A-modulo finitamente generato, e sia N un suo sottomodulo. Sia α : M → M/N l’omomorfismo naturale. Se M/N non ha torsione, esiste un sottomodulo L di M tale che M = N ⊕ L. Inoltre, se M 0 ` e un sottomodulo di M tale che α(M 0 ) = M/N , si pu` o scegliere L in modo che L ⊂ M 0 .

La dimostrazione ` e immediata. Dato che M/N ` e senza torsione, ` e libero: siano m 1 , . . . , m h

elementi di M 0 tali che α(m 1 ), . . . , α(m h ) sia una base di M/N . Si pu` o scegliere come L il sotto- modulo di M generato da m 1 , . . . , m h . Osserviamo che una conseguenza del corollario ` e che ogni A-modulo finitamente generato M ` e somma diretta di T (M ) e di un sottomodulo libero di M .

Studieremo ora la struttura degli A-moduli di torsione. Sia M un A-modulo finitamente ge- nerato di torsione, e sia a un elemento non nullo di Ann(M ). Se b ` e primo con a si pu` o scrivere 1 = αa + βb. Quindi la moltiplicazione per b ` e un automorfismo di M e ha come inversa la mol- tiplicazione per β. Scriviamo ora a = Q a i , dove gli a i sono primi fra loro. Indichiamo con M i il nucleo della moltiplicazione per a i e poniamo b i = Y

j6=i

a j .

Lemma 4. M i = b i M per ogni i. Inoltre M = L

i M i .

Notiamo innanzitutto che b i M ⊂ M i dato che 0 = aM = a i b i M . Poich´ e a i e b i sono primi fra loro e a i ∈ Ann(M i ), si ha che b i M ⊃ b i M i = M i ⊃ b i M . Questo mostra che M i = b i M . Dato che i b i non hanno fattori comuni vi sono elementi β i di A tali che 1 = P β i b i . Quindi

M = X

b i β i M ⊂ X b i M . D’altra parte, se P m j = 0, m j ∈ M j , si ha che, per ogni i,

0 = b i X m j 

= b i m i .

Poich´ e su M i la moltiplicazione per b i ` e iniettiva ci` o implica che m i = 0 per ogni i. La dimostrazione del lemma ` e completa.

Il lemma 4 riduce lo studio degli A-moduli finitamente generati di torsione a quello degli A- moduli finitamente generati il cui annullatore sia generato dalla potenza di un elemento primo di A.

Lemma 5. Sia M un A-modulo finitamente generato tale che Ann(M ) = Ap h , dove p ` e primo.

Allora M ` e somma diretta di moduli ciclici della forma A/Ap k . Di pi` u, per ogni k, il numero degli addendi isomorfi a A/Ap k che compaiono in questa decomposizione ` e univocamente determinato.

Per dimostrare la prima affermazione del lemma ragioniamo per induzione sul numero dei generatori di M . Se questo numero ` e 1 non c’` e niente da dimostrare. Supponiamo che M abbia un insieme di generatori consistente di n elementi. Uno tra questi generatori, che indichiamo con m 1 , deve avere per annullatore Ap h . Dunque p h m 1 = 0 ma p h−1 m 1 6= 0. Per ipotesi induttiva il quoziente M/Am 1 ` e somma diretta Am 2 ⊕ · · · ⊕ Am n di p−moduli ciclici, dove m i ∈ M e m i indica la classe di m i modulo Am 1 . Per ogni i ≥ 2 sia Ap `

i

l’annullatore di m i ; in particolare ` i ≤ h, p `

i

m i = 0 ma p `

i

−1 m i 6= 0. Dunque p `

i

m i ∈ Am 1 , cio` e esistono a ∈ A primo con p e un intero k tali che

p `

i

m i = p k am 1 .

(4)

Dato che a ` e primo con p, l’annullatore di am 1 ` e lo stesso di m 1 , cio` e Ap h . Dunque p h−k−1+`

i

m i = p h−1 am 1 6= 0. Ne segue che ` i ≤ k e quindi, ponendo m 0 i = m i − p k−`

i

am 1 , che

p `

i

m 0 i = p `

i

m i − p k am 1 = 0 .

D’altra parte m i = m 0 i per ogni i. Possiamo dunque supporre che p `

i

m i = 0, cio` e che i moduli ciclici Am i e Am i siano isomorfi per ogni i ≥ 2. Ne segue che L = P

i≥2 Am i ` e isomorfo a M/Am 1 ed ` e quindi, in particolare, una somma diretta. Ne segue anche che M ` e somma diretta di Am 1 e L e quindi, in definitiva, che M ` e somma diretta dei sottomoduli ciclici Am i , i = 1, . . . , n.

Passiamo alla seconda affermazione del lemma. Scriviamo M = M 1 ⊕ · · · ⊕ M n , dove M i ' A/Ap h

i

, e per ogni i scegliamo un generatore m i di M i . Poniamo anche

N k (M ) = {m ∈ M : p k m = 0} .

E evidente che N ` k (M i ) ` e il sottomodulo di M i generato da p h

i

−k m i se 0 < k ≤ h i e coincide con M i quando k > h i . Ne segue, in particolare, che N k (M i )/N k−1 (M i ) ` e uno spazio vettoriale di dimensione 1 sul campo F = A/Ap se 0 < k ≤ h i , ed ` e nullo se k > h i . Dunque, per ogni k ≥ 1, il quoziente

V k (M ) = N k (M )/N k−1 (M ) = M

i

N k (M i )/N k−1 (M i ) 

` e uno spazio vettoriale su F di dimensione pari al numero degli i tali che k ≤ h i . Ne segue che, per ogni k,

#{i : h i = k} = dim F V k (M ) − dim F V k+1 (M ) ,

e dunque che questo numero ` e intrinsecamente associato a M e non dipende dalla particolare decomposizione di M in somma di moduli ciclici. La dimostrazione del lemma 5 ` e completa.

Combinando i risultati finora dimostrati possiamo descrivere completamente la struttura dei moduli finitamente generati su A.

Teorema 1 (Struttura dei moduli finitamente generati su un dominio a ideali principali). Ogni modulo finitamente generato su un dominio a ideali principali A ` e somma diretta di un numero finito di moduli ciclici isomorfi ad A o a un quoziente A/Ap h , dove p ` e un elemento primo di A.

Il numero di addendi isomorfi ad A e il numero degli addendi isomorfi ad A/Ap h , per ogni fissato h, sono univocamente determinati.

Per giustificare questo risultato notiamo innanzitutto che segue dalla proposizione 1 e dal corol- lario 1 che M ` e somma diretta di T (M ) e di un modulo libero. Possiamo dunque supporre che M sia di torsione. Sia d = p k 1

1

. . . p k r

r

un generatore dell’annullatore di M , dove p 1 , . . . , p r sono primi distinti, e sia M i il nucleo della moltiplicazione per p k i

i

. Il lemma 4 mostra che M ` e somma diretta degli M i , e il lemma 5 che quest’ultimo ` e somma diretta di moduli ciclici della forma A/p h i . L’af- fermazione di unicit` a nell’enunciato del teorema 1 segue dall’analoga affermazione nell’enunciato del lemma 5.

Teorema 2 (Struttura dei moduli finitamente generati su un dominio a ideali principali: seconda

versione). Ogni modulo finitamente generato su un dominio a ideali principali A ` e somma diretta

di un numero finito di copie di A e di moduli ciclici A/Ad 1 , . . . , A/Ad m , dove d 1 , . . . , d m sono

elementi di A tali che d m |d m−1 | . . . |d 1 . Gli elementi d 1 , . . . , d m sono univocamente determinati, a

meno di moltiplicazione per elementi invertibili di A.

(5)

Gli elementi d 1 , . . . , d m vengono chiamati divisori elementari di M . Questa seconda versione del teorema di struttura segue dalla prima se si osserva che vale il seguente risultato.

Lemma 6. Siano M e N moduli ciclici su A e ne siano Aa e Ab gli annullatori. Se a e b sono primi tra loro M ⊕ N ` e ciclico e il suo annullatore ` e Aab.

La dimostrazione ` e del lemma ` e semplicissima. Siano m e n generatori di M e N e scriviamo 1 = αa + βb. Allora

m =αam + βbm = βb(m + n) , n =αan + βbn = αa(m + n) ,

e quindi m + n genera M ⊕ N . ` E chiaro che ab(m + n) = 0. D’altra parte, se c ` e un elemento di A tale che c(m + n) = 0, deve essere cm = cn = 0, e quindi a e b dividono c. Dato che a e b sono primi tra loro anche ab divide c.

Per applicare il lemma procediamo come segue. Possiamo limitarci a dimostrare il teorema nel caso in cui M sia di torsione. Siano p 1 , . . . , p r i fattori primi distinti di un generatore dell’annullatore di M . Per ogni i indichiamo con M i,1 ' A/Ap h i

i,1

, M i,2 ' A/Ap h i

i,2

, . . . , M i,m

i

' A/Ap h i

i,mi

gli addendi, nella decomposizione data dal teorema 1, il cui annullatore ` e una potenza di p i , ordinati in modo che h i,1 ≥ h i,2 ≥ · · · . Poniamo poi d j = Q

i p h i

i,j

, dove h i,j = 0 se j > m i , e indichiamo con m il massimo intero per cui d m 6= 1. Poniamo anche M i,j = {0} se j > m i . Allora ripetute applicazioni del lemma 6 mostrano che il modulo N j = L

i M i,j ` e ciclico e isomorfo a A/Ad j . Inoltre M = L

j N j , e d m |d m−1 | . . . |d 1 . L’unicit` a dei d j segue dalla parte unicit` a del teorema 1.

Osservando che l’annullatore di A ` e l’ideale {0} e quello di A/Ad l’ideale Ad, si vede che il teorema 2 pu` o essere rienunciato come segue.

Teorema 3 (Struttura dei moduli finitamente generati su un dominio a ideali principali: terza versione). Ogni modulo finitamente generato su un dominio a ideali principali A ` e somma diretta di un numero finito di moduli ciclici M 1 , . . . , M h tali che Ann(M 1 ) ⊃ Ann(M 2 ) ⊃ · · · ⊃ Ann(M h ).

Gli ideali Ann(M i ) sono univocamente determinati.

I teoremi di struttura per i moduli finitamente generati su anelli a ideali principali danno ovviamente, come caso particolare, un teorema di struttura per i gruppi abeliani (cio` e per gli Z-moduli) finitamente generati. Un esempio un po’ meno ovvio di applicazione ` e il seguente.

Sia V uno spazio vettoriale di dimensione finita sul campo K, e sia ϕ un endomorfismo di V . Sia A = K[T ], dove T ` e una indeterminata: si tratta di un anello a ideali principali. Lo spazio vettoriale V diventa un A-modulo ponendo

P v = P (ϕ)(v) .

Osserviamo che un sotto-A-modulo di V non ` e altro che un sottospazio vettoriale ϕ-invariante di

V (cio` e un sottospazio W tale che ϕ(W ) ⊂ W ). ` E chiaro che V , come A-modulo, ` e finitamente

generato. Inoltre, se P ` e il polinomio caratteristico di ϕ, il teorema di Cayley-Hamilton dice che

per ogni v ∈ V si ha che P v = 0. Dunque V ` e un A-modulo di torsione. Il teorema 1 (bastano

in effetti 4 e 5) dice che V ` e somma diretta di sottospazi ciclici V 1 = Av 1 , . . . , V h = Av h tali che,

per ogni i, l’annullatore di v i ` e della forma P i r

i

, dove P i ` e un polinomio monico irriducibile e r i ` e

un intero positivo. Rispetto a una base di V costruita mettendo insieme basi per i sottospazi V i ,

la matrice di ϕ ` e dunque una matrice diagonale a blocchi: i blocchi non sono altro che le matrici

delle restrizioni di ϕ ai V i .

(6)

Scegliamo ora per V i una base particolare. Sia d i il grado di P i . I vettori u k = ϕ k−1 (v i ), per 0 < k ≤ r i d i , sono indipendenti, in quanto una relazione lineare tra di essi potrebbe essere riscritta sotto la forma Qv i = 0, dove Q ` e un polinomio di grado al pi` u r i d i − 1, in contraddizione con il fatto che l’annullatore di v i ` e generato da P i r

i

, che ha grado r i d i . I vettori in questione generano V i ; per vederlo basta mostrare che il sottospazio che essi generano ` e ϕ-invariante. Ora ϕ(u k ) = ϕ k (v i ), che ` e uguale a u k+1 se k < r i d i . Quando invece k = r i d i , la relazione P i r

i

v i = 0 permette di scrivere ϕ k (v i ) come combinazione lineare di u 1 , . . . , u r

i

d

i

. Pi` u esattamente, se scriviamo

P i r

i

(T ) = T r

i

d

i

+ a r

i

d

i

T r

i

d

i

−1 + a r

i

d

i

−1 T r

i

d

i

−2 + · · · + a 1 , otteniamo

ϕ(u r

i

d

i

) = ϕ r

i

d

i

(v i ) = −

r

i

d

i

X

j=1

a j u j .

Rispetto alla base u 1 , . . . , u r

i

d

i

, la matrice della restrizione di ϕ a V i ` e dunque

0 1 0 0

0 0 1 0 . . .

. . .

1

−a 1 −a 2 . . . −a r

i

d

i

(1)

Rispetto a una opportuna base di V la matrice di ϕ ` e dunque diagonale a blocchi, con blocchi della forma (1).

Trattiamo ora il caso in cui K = C o, pi` u in generale, il caso in cui K sia algebricamente chiuso.

I polinomi P i sono allora di grado 1: scriviamo P i = T − λ i . Conviene scegliere una base w 1 , . . . , w r

i

per V i diversa da quella scelta prima, ponendo

w k = P i k−1 v i .

E chiaro che i w ` k generano V i . Inoltre essi sono indipendenti. Supponiamo infatti che P c k w k = 0, dove c k ∈ K. Applicando P i r

i

−1 a questa uguaglianza si ottiene che c 1 w r

i

= 0, e quindi c 1 = 0.

Applicando poi P i r

i

−2 si ricava che c 2 w r

i

= 0, e quindi c 2 = 0, e cos`ı via. Notiamo che ϕ(w k ) = w k+1 + λ i w k se k < r i ,

ϕ(w r

i

) = λ i w r

i

.

In altre parole, la matrice della restrizione di ϕ a V i , rispetto alla base w 1 , . . . , w r

i

, ` e

λ i 1 0 . . .

0 λ i 1 0

. . .

1 . . . 0 0 λ i

 .

Una matrice di questo tipo si chiama blocco di Jordan. In conclusione, rispetto a una opportuna

base di V la matrice di ϕ ` e una matrice diagonale a blocchi costituita da blocchi di Jordan. Una

matrice siffatta si dice in forma normale di Jordan.

(7)

Proposizione 2. Siano M un modulo finitamente generato senza torsione su A e N ⊂ M un sottomodulo. Allora esistono una base m 1 , . . . , m n di M , un intero h ≤ n e d 1 , . . . , d h ∈ A tali che d 1

d 2 · · ·

d h e che d 1 m 1 , . . . , d h m h sia una base di N . Per ogni sottomodulo L di M poniamo

L = {m ∈ M | esiste a ∈ A, a 6= 0, tale che am ∈ L} .

E chiaro che L ` ` e un sottomodulo di M e che M/L non ha torsione. Il sottomodulo L viene a volte detto il saturato di L. Diremo “buona” una base di M come nell’enunciato. Si pu` o supporre che M/N sia di torsione. Infatti se la proposizione ` e vera per l’inclusione di N in N e m 1 , . . . , m h

` e una base “buona” di N , si pu` o trovare una base “buona” di M aggiungendole una base di un complementare di N .

Supponiamo dunque che M/N sia di torsione e indichiamo con d un generatore del suo annul- latore. Scegliamo un elemento µ di M tale che la sua classe modulo N , che indicheremo con [µ], abbia annullatore Ad. Ragionando come nella dimostrazione della proposizione 1 si mostra che esiste m ∈ M tale che µ sia multiplo di m e che M/Am non abbia torsione. L’annullatore di [m] ` e generato da un multiplo di d, e quindi deve essere generato da d. Supponiamo che hm appartenga a N , ci` e che h[m] = 0. Allora d

h. Ne segue che Am ∩ N = Adm. Notiamo che N/Adm non ha torsione; quindi, in base al corollario 1, esiste un sottomodulo L di N tale che N = Adm ⊕ L. Dico che M = Am ⊕ L. Infatti se m 0 ∈ M , allora dm 0 ∈ N e quindi dm 0 = adm + `, dove a ∈ A e ` ∈ L;

ne segue che d(m 0 − am) ∈ L, cio`e che m 0 − am ∈ L. D’altra parte, se am ∈ L, cio`e se ham ∈ L per qualche h 6= 0, allora in particolare ham ∈ N , quindi ham ∈ Adm, e dunque ham = 0. Visto che M non ha torsione se ne deduce che am = 0. Notiamo infine che L ∩ N = L.

Il fatto che esista una decomposizione in somma diretta M = Am ⊕ H, dove si ` e posto H = L, tale che N = Adm ⊕ L, L = H ∩ N e Am ∩ N = Adm, permette di procedere per induzione sul numero di generatori di M , o meglio sul numero di addendi ciclici in una decomposizione M/N = A/Ad 1 ⊕ · · · ⊕ A/Ad k con d 1

d 2

· · ·

d k .

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