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B.Bacchelli Funzioni vettoriali, derivata della funzione composta, for- mula di Taylor

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Academic year: 2021

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Appunti sul corso di Complementi di Matematica - mod Analisi prof. B.Bacchelli 2010/11

07 - Funzioni vettoriali, derivata della funzione composta, for- mula di Taylor.

Riferimenti: R.Adams, Calcolo Differenziale 2. Capitoli 3.4, 3.9. Esercizi 3.4, 3.9.

Funzioni a valori vettoriali di variabile reale

Sia r : R → Rn una funzione a valori vettoriali definita in un intervallo J ⊂ R, cio`e r `e una legge che associa ad ogni t ∈ J un vettore a n componenti:

r(t) = (r1(t), r2(t), ..., rn(t)) , t ∈ J.

N.B. Ogni componente `e funzione reale di variabile reale.

Il limite di una funzione a valori vettoriali viene fatto per componenti:

t→tlim0

r(t) = µ

t→tlim0

r1(t), lim

t→t0

r2(t), ..., lim

t→t0

rn(t)

Si dice che r `e continua in t se sono continue in t tutte le sue componenti.

La derivata r0(t), se esiste, `e il vettore che ha per componenti le derivate delle componenti:

r0(t) = lim

h→0

r(t + h) − r(t)

h = (r01(t), r02(t), ..., r0n(t))

In questo caso ogni componente `e funzione reale di variabile reale e la derivabilit`a equivale alla differenziabilit`a.

Si ha quindi che se r `e derivabile in t allora r `e continua in t.

Esempio 1. r(t) = (2 cos t, 3 sin t), t ∈ [0, π] descrive un arco di ellisse nel primo e secondo quadrante. La derivata `e r0(t) = (−2 sin t, 3 cos t).

Esempio 2. r(t) = (a + th, b + tk), t ∈ [0, 1] descrive il segmento dal punto (a, b) al punto (a + h, b + k). La derivata `e r0(t) = (h, k).

(2)

Derivata della funzione composta - Caso in cui la funzione com- posta `e funzione reale di variabile reale.

Teorema. Se z = f (x) : A ⊂ Rn → R e r(t) = (r1(t), r2(t), ..., rn(t)) : J ⊂ R → A e sia g = f ◦ r la funzione composta:

g(t) = f (r(t)), t ∈ J,

allora se r(t) `e derivabile in J e f `e differenziabile in A si ha che g `e derivabile in J con

g0(t) = ∇f (r(t)) · r0(t) Dim. Poich`e A `e aperto, sia

a = r(t)

un punto interno ad A, cio`e esiste un intorno U(a) contenuto in A. Vogliamo dimostrare che g0(t) = ∇f (a) · r0(t).

Poich`e esiste r0(t) allora r `e continua in t. Pertanto esiste un δ tale che per

|h| < δ i punti r(t+h) sono in U(a). Sia allora 0 < h < δ e sia r(t+h) = a+y, cio`e

a = r(t) e y = r(t + h) − r(t).

Poich`e f `e differenziabile in a abbiamo

g(t + h) − g(t) = f (r(t + h)) − f (r(t))

= f (a + y) − f (a) = ∇f (a) · y + |y| E(a, y) dove E(a, y) → 0 se y → 0.

Poich`e y = r(t + h) − r(t), dividendo per h otteniamo g(t + h) − g(t)

h = ∇f (a)·r(t + h) − r(t)

h + |r(t + h) − r(t)|

h E(a, y)

Passando al limite per h → 0 osserviamo che

g(t + h) − g(t)

h → g0(t), r(t + h) − r(t)

h → r0(t).

e quindi

¯¯

¯¯|r(t + h) − r(t)|

h

¯¯

¯¯ `e limitata. Inoltre, per la continuit`a di r in t, y → 0 se h → 0, e quindi E(a, y) → 0 se h → 0.

(3)

Ma allora |r(t + h) − r(t)|

h E(a, y) → 0 se h → 0. Da cui si ha la tesi, g0(t) = ∇f (a) · r0(t).

Nel caso n=2 la formula diventa, essendo r(t) = (x(t), y(t)),

g0(t) = ∇f (r(t)) · r0(t) = D1f (x(t), y(t))x0(t) + D2f (x(t), y(t))y0(t)

Esempio Sia a =(a, b), y = (h, k), e sia g(t) = f (a+ty) = f (a + th, b + tk). Allora,

g0(t) = ∇f (a+ty) y =fx(a + th, b + tk) h + fy(a + th, b + tk) k.

Esempio Sia g(t) = f (t2, log t), dove f (x, y) = x5+ 3xy. Allora, g0(t) = fx(t2, log t)2t + fy(t2, log t)1

t

= (5x4+ 3y)x=t2,y=log t2t + (3x)x=t2,y=log t1

t = (5t8+ 3 log t)2t + 3t2 Esempio. Ortogonalit`a del vettore gradiente rispetto ai vettori tangenti alle curve di livello.

Sia z = f (x, y) e sia S = {(x, y, z) : z = f (x, y)} . Notiamo che S `e la superficie di livello 0 della funzione F

F (x, y, z) = f (x, y) − z.

Inoltre,

∇F = (fx, fy, −1).

Sia r(t) = (x(t), y(t), z(t)) l’equazione di una una curva che giace sulla su- perficie S, e passante per a = (a, b, f (a, b)). Supponiamo che r(t) sia definita e differenziabile in un intervallo J ⊂ R1. Sia r(t0) = a.

Vogliamo mostrare che il vettore r0(t0) tangente alla curva in a `e per- pendicolare al vettore gradiente ∇F (a).

Infatti poich`e la curva giace su S, r soddisfa l’equazione F (r(t)) = 0, t ∈ J.

Derivando rispetto a t entrambi i membri si ha per la regola di derivazione della funzione composta valutata in t0

∇F (a) · r0(t0) = 0.

(4)

Questo succede per ogni curva di questo tipo, e il piano di equazione

∇F (a) · (x − a) = 0

contiene quindi tutti i vettori r0(t0) tangenti alle curve che stanno sulla su- perficie S e che passano per a. Per questo tale piano `e il piano tangente alla superficie z = f (x, y) nel punto a = (a, b, f (a, b)).

Tale equazione scritta in forma scalare `e

z = f (a, b) + fx(a, b, f (a, b)) (x − a) + fy(a, b, f (a, b)) (y − b)

Formula di Taylor per funzioni di due variabili.

Come per funzioni di una variabile la formula di Taylor di centro (a,b) di una funzione f di due variabili, rappresenta f (x, y) come somma di un polinomio di grado n, in questo caso nelle potenze di (x − a)e(y − b), e di un resto (errore) che `e stimato nella forma di Lagrange o nella forma di Peano. Tali stime esprimono il fatto che in un intorno del centro (a, b) dello sviluppo, tale polinomio `e una approssimazione all’ordine n della funzione data, cio`e l’errore `e un infinitesimo di ordine superiore a k(x − a, y − b)kn, se (x, y) → (a, b).

Notazione. In quel che segue l’espressione (hD1 + kD2)mf (a, b) indica la potenza m-esima formale del binomio (hD1f (a, b) + kD2f (a, b)), essendo h = x − a, k = y − b; per esempio

(hD1+ kD2)2f = h2D1,12 f + 2hkD21,2f + k2D2,22 f, e in generale

(hD1+ kD2)mf = Xm

j=0

µm j

¶¡

Dj1D2m−jf¢

hj km−j

Teorema (Formula di Taylor). Supponiamo che f : R2 → R, definita in un aperto A ⊂ R2 contenente un punto (a, b) abbia derivate parziali continue fino all’ordine n + 1 in un intorno U((a, b)) ⊂A. Allora per ogni (h, k) ∈ R2 tale che (a + h, b + k) ∈ U ((a, b)) si ha

f (a + h, b + k) = Xn m=0

1

m!(hD1+ kD2)mf (a, b) + Rn(h, k),

(5)

dove il termine del resto di Lagrange `e dato da Rn(h, k) = 1

(n + 1)!(hD1+ kD2)n+1f (a + θh, b + θk),

essendo θ ∈ (0, 1) un numero opportuno, dipendente da (a, b) e da (h, k).

La formula puo anche scriversi (resto di Peano) nella forma

f (a + h, b + k) = Xn m=0

1

m!(hD1+ kD2)mf (a, b) + o (k(h, k)kn) ,

dove lim(h,k)→(0,0)

o (k(h, k)kn) k(h, k)kn = 0.

Dim. Dimostriamo solo la formula col resto di Lagrange. Fissato (h, k) definiamo

g(t) = f (a + th, b + tk), t ∈ [0, 1].

Applichiamo a g la formula di Taylor (di una variabile) di ordine n, di centro t0 = 0, incremento t = 1, e resto di Lagrange. Si ottiene

g(1) = g(0) + g0(0) + g00(0)

2! + ... + g(n)(0)

n! +g(n+1)(θ)

(n + 1)! , dove 0 < θ < 1.

Abbiamo g(1) = f (a + h, b + k), g(0) = f (a, b). Applicando la regola di derivazione della funzione composta si ha

g0(t) = D1f (a + th, b + tk)h + D2f (a + th, b + tk)k, g0(0) = (hD1+ kD2)f (a, b)

g00(t) = D112 f (a + th, b + tk)h2 + D221f (a + th, b + tk)kh + D122 f (a + th, b + tk)hk + D222 f (a + th, b + tk)k2

= D112 f (a + th, b + tk)h2 + 2D221f (a + th, b + tk)kh + D222 f (a + th, b + tk)k2

g00(0) = (hD1+ kD2)2f (a, b) e in generale

g(m)(0) = (hD1+ kD2)mf (a, b) Da cui sostituendo si ha la tesi.

(6)

In particolare la formula di Taylor di ordine due, resto di Peano e centro in (a, b) `e la seguente:

f (x, y) = f (a, b) + fx(a, b)(x − a) + fy(a, b)(y − b) + 1

2fxx(a, b)(x − a)2+ fxy(a, b)(x − a)(y − b) + 1

2fyy(a, b)(y − b)2 + o((x − a)2+ (y − b)2),

per (x, y) → (a, b)

Esercizi

Scrivere la formula di Taylor di ordine due, resto di Peano e centro nel punto P indicato.

f (x, y) = ey/x+ xy + 2 , P = (1, 0)

Facendo le derivate parziali necessarie e applicando la formula si ottiene

³ f (x, y) = 3 + 2y + y2/2 + o((x − 1)2 + y2), (x, y) → (1, 0) f (x, y) = x3+ y2 + 2exy , P = (−1, −1)

Facendo le derivate parziali necessarie e applicando la formula si ottiene

³ f (x, y) = 2e + (3 − 2e)(x + 1) + (−2 − 2e)(y + 1) − (3 − e)(x + 1)2 +2(1 + e)(x + 1)(y + 1) + (1 + e)(y + 1)2 + o((x + 1)2 + (y + 1)2), (x, y) → (−1, −1)

f (x, y) = x5− 3xy + sin y2, P = (0, 0)

In questo caso, senza fare derivate, si pu`o usare lo sviluppo di McLaurin di sin t

³ f (x, y) = −3xy + y2+ o((x2+ y2), (x, y) → (0, 0)

Da questa formula si pu`o dedurre che fxx(0, 0) = 0, fxy(0, 0) = −3, fyy(0, 0) = 2

f (x, y) = log(3x2+ y), P = (0, 1)

Senza fare derivate, si pu`o usare lo sviluppo di McLaurin di log(1 + t)

³ f (x, y) = log((3x2 + y − 1) + 1)

= (3x2+ y − 1) − 1

2(3x2+ y − 1)2 + ...

= (y − 1) + 3x2 1

2(y − 1)2+ o((x2+ (y − 1)2), (x, y) → (0, 1) f (x, y) = ex−2y, P = (3, 0)

Senza fare derivate, si pu`o usare lo sviluppo di McLaurin di et

³ f (x, y) = ex−3+3−2y = e3e(x−3)−2y = e3[((x − 3) − 2y) + 1

2((x − 3) − 2y)2+ ...]

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= e3(x − 3) − 2e3y +e3

2(x − 3)2+ e3y2− 2e3(x − 3)y + o((x − 3)2+ y2), (x, y) → (3, 0)

Scrivere la formula di Taylor di ordine 6, resto di Peano e centro nel punto (0, 0)

f (x, y) = x4+ cos(x3y) − 1

Senza fare derivate, si pu`o usare lo sviluppo di McLaurin di cos t

³ f (x, y) = x4+ o((x2+ y2)3), (x, y) → (0, 0)

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