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Lettera contestazione assenza ingiustificata

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Lettera contestazione assenza ingiustificata

written by Carlos Arija Garcia | 08/05/2019

Come e quando scatta il richiamo per non recarsi al lavoro senza un valido motivo. Il facsimile per rispondere. Si può essere licenziati?

A chiunque può capitare un imprevisto che gli impedisca di andare al lavoro.

Immagina di svegliarti una mattina di pieno inverno e di vedere dalla finestra che durante la notte è venuta giù la nevicata dell’anno. Oppure di non avere le forze per tirarti su dal letto a causa di una brutta influenza. O, ancora, di partire da casa e, causa lavori stradali, trovarti davanti una coda che ti consiglia di tornare indietro perché, tanto, arriveresti in ufficio con un ritardo indecente. A nessuno, dunque, può essere negato l’imprevisto. Purché lo si comunichi al datore di lavoro con tempi e modalità previste dal contratto. Altrimenti si rischia la lettera di contestazione per assenza ingiustificata.

Lo stesso può succedere a chi fa il pendolare sui mezzi pubblici. Può capitare, infatti, di vedersi sopprimere dei treni a causa di uno sciopero o di guasti che, purtroppo, sono piuttosto frequenti. Se si decide di restare a casa e solo in tarda

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mattinata si fa una telefonata al lavoro per dire che non si riesce a raggiungere l’ufficio, si rischia la lettera di contestazione per assenza giustificata? È molto probabile.

C’è, dunque, da stabilire quando scatta l’assenza giustificata, quando il datore di lavoro può inviare una lettera di contestazione e come e quando può reagire il dipendente. Il quale ha due possibilità: ammettere per iscritto di essersi comportato in modo sbagliato (e, di conseguenza, presentare le sue scuse nella speranza che queste vengano accettate) oppure «contestare la contestazione», cioè mettere sempre per iscritto di non riconoscere il torto.

Altro aspetto importante da capire è che cosa comporta la lettera di contestazione per assenza ingiustificata. In altri termini: posso essere licenziato per essere rimasto un giorno a letto con la febbre e non averlo comunicato tempestivamente?

Posso trovarmi una multa in busta paga per non avere avuto a disposizione un treno che mi portasse al lavoro e non avere avvisato come il datore di lavoro avrebbe voluto?

Assenza ingiustificata: che cos’è?

Per dirla in una sola frase e nel modo più semplice, l’assenza ingiustificata scatta ogni volta che un dipendente non si presenta al lavoro senza avere un valido motivo. Significa che all’azienda non risulta una malattia, un giorno di ferie o di permesso, un lutto e del lavoratore non c’è nemmeno l’ombra.

Le conseguenze dell’assenza ingiustificata sono assai prevedibili. Si rischia:

un richiamo verbale o scritto;

una multa;

fino a 10 giorni di sospensione dalla retribuzione e dal servizio;

nei casi più gravi, il licenziamento per giustificato motivo soggettivo.

Ovviamente, queste sanzioni disciplinari non scattano in automatico: il dipendente ha il diritto di difendersi, di dare una spiegazione circa il suo comportamento. Che questa spiegazione sia più o meno convincente, è un altro paio di maniche.

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Assenza ingiustificata: la lettera di contestazione

Immagina di essere rimasto a casa perché non ti senti bene e di avere avvisato tardi il tuo responsabile o il datore di lavoro. Magari non l’hai nemmeno fatto perché ti senti in confidenza con lui e hai pensato: «Domani quando arrivo gli spiego tutto». Il giorno dopo, invece, puoi trovarti sulla scrivania una lettera di contestazione per assenza ingiustificata?

In realtà, ci sono dei passaggi che la tua azienda deve rispettare prima di arrivare a questo tipo di comunicazione. Prima di tutto, deve averti reso partecipe delle regole di condotta interne al luogo di lavoro. Non è che devi essere per forza convocato in un ufficio affinché qualcuno te le spieghi di persona: basta che siano affisse e ben visibili in un luogo accessibile a tutti i dipendenti. A quel punto, il datore potrà appellarsi al regolamento esposto e non rispettato se deciderà di contestare il tuo comportamento tramite una lettera di contestazione.

Questa lettera deve essere inviata prima di far partire qualsiasi sanzione disciplinare. In pratica, l’azienda ti contesta in questo modo l’assenza ingiustificata ed avvia un procedimento disciplinare che prevede per te la possibilità di difenderti.

Hai, infatti, 5 giorni di tempo dalla data in cui hai ricevuto la lettera per esporre all’azienda (possibilmente per iscritto) i motivi per i quali non ti sei presentato al lavoro. Puoi, dunque, ammettere l’errore e presentare le tue scuse oppure dirti dispiaciuto per quanto accaduto ma non accettare che ti venga contestato il tuo comportamento.

Prima che avvenga tutto ciò, non può scattare alcuna sanzione nei tuoi confronti.

Assenza ingiustificata: com’è fatta la lettera di contestazione

Quando il datore di lavoro si sente preso in giro o messo in difficoltà per la tua assenza ingiustificata e decide di inviarti una lettera di contestazione, deve farlo:

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in modo specifico: deve riportare esattamente sulla lettera la data, l’ora e la descrizione del tuo comportamento scorretto;

in modo immediato: pur non essendoci un termine prestabilito, il datore di lavoro deve garantire i princìpi di immediatezza e di tempestività.

Proprio su quest’ultimo punto ci sono alcuni pronunciamenti della Cassazione.

Come appena detto non c’è un termine perentorio entro il quale un’azienda può far avere al dipendente una lettera di contestazione per assenza ingiustificata.

Tuttavia, non può aspettare in eterno, anche perché deve garantire al lavoratore (è un suo diritto) la possibilità di difendersi. E si sa che molto spesso il tempo tradisce la memoria: se trascorrono dei mesi prima di ricevere la lettera, è plausibile che il dipendente abbia dimenticato alcuni dettagli importanti sul perché del comportamento avuto.

Che cosa ha detto, quindi, la Cassazione in merito? Che ai principi di immediatezza e di tempestività se ne aggiunge un altro: quello della relatività.

Che i casi vanno valutati uno per uno, a seconda delle loro circostanze. Infatti, e per fare un esempio, la Suprema Corte ha disposto recentemente il reintegro di un lavoratore per mancata tempestività della lettera di contestazione [1].

Allo stesso tempo, però, la Cassazione ha sottolineato la facoltà del giudice di merito di decidere di volta in volta in base a:

l’infrazione commessa;

la natura dell’assenza;

il tempo necessario per verificare il comportamento del dipendente.

Ad ogni modo, e con una sentenza successiva [2], la Corte ha stabilito che inviare in tempi troppo dilatati una lettera di contestazione per assenza ingiustificata deve essere ritenuto un vizio procedurale. Il che si può tradurre per il lavoratore in un indennizzo o in un reintegro in azienda, nel caso in cui sia stato licenziato.

Assenza ingiustificata: perché scatta la lettera di contestazione

Ma che cosa può portare il capo ad inviarti una lettera di contestazione per assenza ingiustificata? Basta avere 37.5 di febbre ed avvisare nel pomeriggio anziché alle 8 del mattino?

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Potrebbe bastare. Così come sarebbe sufficiente vederti impossibilitato a recarti al lavoro per un qualsiasi motivo che a te potrebbe sembrare plausibile, ma che non esclude una telefonata per avvisare del tuo ritardo o della tua assenza.

Alcune di queste ragioni le abbiamo accennate all’inizio: il traffico bloccato per incidente o per lavori, una nevicata eccezionale che non invita a rischiare di mettersi al volante. Ma ce ne potrebbero essere delle altre.

Ad esempio, pensa a chi esce di casa e, appena chiusa la porta dall’esterno, si rende conto di non aver preso le chiavi. La prima cosa a cui pensi è chiamare un fabbro. Ci vorrà del tempo a trovarne uno libero, ad attendere che arrivi e ad aspettare che finisca il suo lavoro, perché lo si deve pagare. Facile che parta mezza giornata. Alla fine, lo smemorato lavoratore decide che è inutile andare in ufficio: ora che arriva è quasi il momento di tornare a casa. Ma il suo datore di lavoro potrebbe dire: così come hai avuto modo di chiamare un fabbro, avresti potuto chiamare in azienda per avvisare. La ricevuta del fabbro sarebbe stata sufficiente a provare l’inconveniente.

Può essere considerata assenza ingiustificata anche la commissione fatta prima di andare al lavoro e che ti ha portato più tempo di quello che pensavi: la coda in posta per pagare una bolletta, il colloquio a scuola con il professore del figlio, l’appuntamento con l’impiegato della banca per i documenti del mutuo, ecc.

Ci sono, invece, dei casi in cui la giustificazione può arrivare più tardi ed è ugualmente valida. Si tratta di casi gravi ed eccezionali in cui la mancata telefonata tempestiva in azienda è plausibile. Si pensi a chi ha un malore poco prima di uscire di casa o mentre si sta già recando in ufficio o a chi deve accompagnare di urgenza un parente al pronto soccorso.

In pratica: la lettera di contestazione per assenza ingiustificata parte quando non c’è un motivo valido in grado di giustificare la mancata prestazione.

Assenza ingiustificata: come rispondere alla lettera

Il lavoratore che riceve una lettera di contestazione per assenza ingiustificata, oltre a chiedere di essere ascoltato, può rispondere per iscritto in due modi.

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Il primo: ammettendo di avere sbagliato: dovrà chiedere scusa e rassicurare il datore di lavoro sul fatto che un episodio del genere non succederà più.

Il secondo: respingere le accuse perché non ritiene di avere sbagliato. Dovrà, quindi, dettagliare il perché del suo comportamento nel tentativo di chiarire il malinteso e non di aggredire il datore di lavoro. Non guasta, comunque, aggiungere delle scuse per l’eventuale danno arrecato, pur ribadendo di non avere tenuto un comportamento volutamente scorretto.

Nel facsimile che trovi sotto puoi vedere come rispondere alla lettera di contestazione in entrambi i casi.

Assenza ingiustificata: cosa comporta la lettera di contestazione?

Come abbiamo anticipato, la lettera di contestazione per assenza ingiustificata avvia un procedimento disciplinare che ha, come primo passo, quello di consentire al lavoratore di difendersi davanti all’azienda e di giustificare il suo comportamento. I passaggi sono questi:

la lettera di contestazione deve arrivare in modo immediato e tempestivo;

il lavoratore ha la facoltà di difendersi entro 5 giorni dalla data in cui ha ricevuto la lettera, anche accompagnato da un sindacalista ma non da un avvocato. Di fronte alla richiesta di essere ascoltato, il dipendente non può essere subito sanzionato;

l’azienda comunica al lavoratore l’esito del procedimento disciplinare e, se non accetta la giustificazione da lui fornita, può irrogare la sanzione, ma sempre in modo tempestivo.

Assenza ingiustificata: si può essere licenziati?

Il procedimento disciplinare per assenza ingiustificata può aprire la porta al licenziamento solo se la circostanza ha una particolare gravità che va valutata così:

in maniera oggettiva: stabilisce il danno che può essere stato fatto

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all’azienda in base alla mansione del dipendente. Per esempio, l’assenza ingiustificata del cuoco del ristorante che deve garantire i pasti a mezzogiorno è più grave di quella di un cameriere che può essere sostituito anche dal titolare del locale;

in maniera soggettiva: viene considerato il motivo dell’assenza ed il rapporto di proporzionalità tra l’entità dell’infrazione commessa ed il licenziamento.

E, come spesso accade, quando alla base di un provvedimento c’è una questione soggettiva tocca ad un giudice stabilire se la misura disciplinare è esagerata oppure no. La Cassazione, ad esempio, ha accolto il ricorso di un lavoratore messo alla porta dall’azienda per avere chiesto un permesso per questioni legate al lavoro ed essere andato altrove. Si trattava, dunque, di un’assenza ingiustificata. La Corte Suprema, però, ha ritenuto sproporzionato il provvedimento, poiché il codice disciplinare prevedeva il licenziamento in caso di assenza ingiustificata per più di 5 giorni consecutivi [3].

Riferimenti

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