Prof. Francesco Ragusa
Università degli Studi di Milano
Elettromagnetismo
Campo elettrico di una carica in moto rettilineo uniforme
Quadrivettori e trasformazioni di Lorentz
Lezione n. 28 – 23.03.2021
La legge di Gauss
• Possiamo adesso verificare che la legge di Gauss vale anche nel sistema S′
• Ricordiamo che abbiamo derivato le leggi di trasformazione assumendo la validità della legge di Gauss
• Pertanto si tratta di una verifica
• Deve essere così!
• Calcoliamo il flusso del campo E′ attraverso una superficie sferica centrata sulla carica
• L'elemento di superficie è
• Inoltre il campo è radiale
• Otteniamo pertanto
La legge di Gauss
• Dalle tabelle si ha
• Otteniamo pertanto
• E per finire Pertanto, anche se il modulo del
campo elettrico è diverso in punti
Ancora sulla misura della carica
• Siamo adesso in grado di comprendere in modo più quantitativo le osservazioni e le cautele relative alla misura del valore di una carica in moto (dia. )
• Avevamo infatti detto che la forza fra due cariche avrebbe potuto dipendere dal modulo della velocità e dalla direzione
• Definiamo (in modo errato) il valore della carica in moto con la seguente procedura
• Utilizziamo una carica di riferimento Q
• Misuriamo la forza F fra q e Q
• Definiamo il valore di q come
• Alla luce di quanto studiato vediamo che la forza misurata (Q E ) è differente nelle posizioni 1 e 2
• Abbiamo appena visto che il flusso del campo elettrico non dipende da β
• Equivale a misurare il campo medio (o la forza media) su una sfera 137825
Un campo variabile nel tempo
• Abbiamo disegnato qualitativamente il campo elettrico di una carica in moto
• Al tempo t = 0 la carica era nell'origine
• Nei tempi successivi la carica occupa le posizioni x = vt
• Se misuriamo il campo elettrico sempre nello stesso punto punto r vedremo un campo elettrico E che varia nel tempo
• Ai tempi tj, j = 1,7 la carica in movimento occuperà le posizioni xj = vtj
• Nel punto r il campo elettrico assumerà i valori Ej = E(r,tj)
• Il campo in r, E(r,t), varia in modulo e direzione in funzione del tempo
Una carica che si mette in moto
• Supponiamo di avere una carica a riposo
• Ad esempio nell'origine
• Disegniamo il suo campo elettrostatico
• Supponiamo che improvvisamente, a t = 0
la carica si metta in moto con velocità uniforme v
• Le variazioni di campo elettrico determinate dal fatto che la carica adesso si muove non possono essere percepite istantaneamente in tutto lo spazio
• La perturbazione viaggia con la velocità della luce c
• Al tempo t i punti nello spazio ad una distanza superiore a R = ct non possono sapere che la carica si è messa in moto
• Per questi punti il campo deve essere ancora il campo elettrostatico della carica nell'origine
• I punti più vicini di ct vedono il campo di una carica in moto
• Lo "spessore" della regione di transizione dipende dal tempo che la particella ha
impiegato per passare dallo stato di riposo al moto rettilineo uniforme
• Col passare del tempo la sfera di raggio ct diventa sempre più grande
Una carica che si mette in moto
• La figura (presa dal libro di Purcell) mostra un disegno più accurato
• È relativa a una carica negativa che si mette in moto
• Le linee di campo fra la regione "interna" e la regione "esterna" sono state accuratamente raccordate
• Si consulti il testo di Purcell per i dettagli
Una carica che si mette in moto
• Abbiamo osservato che lo "spessore" della regione di transizione è determinato dal tempo che la carica elettrica ha impiegato per passare
• Dalla condizione "a riposo"
• Alla condizione "in moto rettilineo uniforme"
• Quindi dipende dall'intervallo di tempo in cui è stata accelerata
• La regione di transizione è una sfera di raggio ct
• Il tempo t è il tempo trascorso da quando la carica è stata accelerata
• Con il passare del tempo il raggio della sfera aumenta
• L'informazione che la carica si è messa in moto "viaggia"
nello spazio e nel tempo
• Come un'onda sulla superficie di un laghetto
• Osserviamo che il campo elettrico nella "regione di transizione" cambia bruscamente la sua direzione
• Da campo radiale diventa più o meno perpendicolare al raggio
• Un campo elettrico trasversale alla direzione di propagazione
• Vedremo che è presente anche un campo magnetico
• La perturbazione dei due campi è un'onda elettromagnetica che propaga
Una carica che si ferma
• Si verifica un fenomeno analogo se una carica in moto rettilineo uniforme si arresta
• Al di fuori di una sfera di raggio ct il campo elettrico è quello di una carica in moto che si muove con velocità costante
• Per r > ct il campo elettrico non sa che la carica si è fermata a t = 0
Una carica che si ferma
• Anche in questo caso nella regione di transizione il campo è trasversale
• Un onda sferica che si allontana dall'origine
• Il raccordo fra le linee di campo all'interno della sfera e quelle all'esterno si fa utilizzando la legge di Gauss
• Consideriamo il cammino in figura
• Il tratto EA è perpendicolare al campo di una carica ferma in x = 0
• Il tratto ABCD segue una linea di campo
• Il tratto DF è perpendicolare al campo radiale di una carica in moto
• Il flusso attraverso la superficie chiusa ottenuta da una rotazione intorno all'asse x è nullo
• Il contributo proviene solo dalle superfici generate da EA e DF
• Il flusso è nullo attraverso ABCD
• Il calcolo permette di calcolare
Quadri-vettori
• Abbiamo visto che nel passaggio da un sistema di riferimento all’altro la posizione e il tempo di un evento si trasformano “mescolandosi”
• Lo spazio e il tempo non sono quantità indipendenti
• Sono le componenti di una grandezza fisica nuova
• Il quadri-vettore posizione (ct, x, y, z )
• Introduciamo adesso una notazione più efficiente
• Cambiamo nome alle coordinate spaziali
• Introduciamo la coordinata temporale
• Infine introduciamo le grandezze
• A questo punto possiamo riscrivere le trasformazioni di Lorentz in una forma più compatta ed elegante
• In forma matriciale
Quadri-vettori
• Sappiamo inoltre che la trasformazione di
Lorentz, per costruzione, lascia invariata la quantità
• Nella nuova notazione la quantità invariante è
• Infatti, calcoliamo
• Sostituiamo le quantità trasformate
• Le due quantità sono uguali se γ2γ2β2 = 1 = γ2(1 β2)
• Si verifica facilmente
• È il determinante della matrice
• La Trasformazione di Lorentz ha determinante 1
Componenti Covarianti e Controvarianti
• Le componenti del quadri-vettore che abbiamo definito sono le componenti controvarianti del quadri-vettore posizione
• Vengono indicate con un indici in alto
• Nella Teoria della Relatività si usano anche le componenti covarianti
• Si indicano con un indice posto in basso
• Sono definite come xμ = ( ct,−x, −y, −z )
• Tramite i due tipi di componenti la quantità invariante è
• Questa espressione ricorre molto spesso e pertanto è abitudine comune sottintendere la sommatoria
• L’indice μ è detto muto o saturato
• Gli indici saturati DEVONO sempre essere
Prende il nome di modulo quadrato
del quadrivettore e si indica
Componenti Covarianti e Controvarianti
• Per passare facilmente dalle componenti
covarianti a quelle controvarianti si definisce il tensore metrico gμν
• Le precedenti relazioni fra xμ e xμ si esprimono adesso semplicemente
• Il modulo quadrato del vettore si può anche scrivere come
• Analogamente si definisce il prodotto scalare di due quadri-vettori
• È facile verificare che anche il prodotto scalare è invariante per trasformazioni di Lorentz
• Un’utile espressione è il tensore gμν con indici covarianti e controvarianti
Trasformazioni di Lorentz
• Abbiamo visto che in una trasformazione di Lorentz lungo l’asse x le
componenti del quadri-vettore tempo-posizione si trasformano secondo la legge
• Il prodotto matriciale indicato si può esprimere in forma tensoriale
• Notare le posizioni degli indici μ e ν e i segni degli elementi della matrice che corrisponde a questa disposizione degli indici
• Altre forme della matrice
sottointesa la somma dell’indice contratto ν
x y
z
S x′
y′
z′
S′
Trasformazioni di Lorentz
• L’invarianza del prodotto scalare ci permette di trovare alcune proprietà che caratterizzano una trasformazione di Lorentz
• Introducendo le coordinate nel sistema S'
• Si ottiene
• In conclusione
• Moltiplicando ambo i membri per gβσ si ottiene
• Esercizio: verificare che
in forma matriciale
Tempo proprio
• Dal momento che le trasformazioni di Lorentz sono lineari è evidente che
• Se xμ e yμ sono quadri-vettori anche la loro somma xμ + yμ o la loro differenza xμ yμ è un quadrivettore
• Se xμ è un quadri-vettore e a uno scalare allora axμ è anch’esso un quadrivettore
• Il termine scalare si riferisce a grandezze che non cambiano in una trasformazione di Lorentz
• Ad esempio c, la carica, la lunghezza a riposo, la massa a riposo …
• Le considerazioni precedenti ci permettono di definire, a partire da xμ l’importante quadri-vettore dxμ quadri-vettore che è la differenza di due punti infinitamente vicini dello spazio-tempo
• È di particolare importanza il modulo di dxμ
• Lo scalare dτ è chiamato tempo proprio
• Coincide con il tempo ordinario nel sistema di riposo della particella (β = 0) È opportuno sottolineare che dτ è invariante
Trasformazione della velocità
• Sappiamo che la velocità della luce è invariante per trasformazioni di Lorentz (secondo postulato di Einstein)
• Ovviamente questo vale solo per c
• Come cambia la velocità di un punto P cambiando sistema di riferimento ?
• Consideriamo i soliti sistemi S e S' (in moto con velocità v) e scriviamo le leggi di trasformazione del differenziale dxμ
• Il vettore xμ descrive il moto del punto
• La velocità di P in S è (ricordiamo che dx0 = cdt)
• La velocità v è in direzione dell’asse x ( x1 )
• In forma vettoriale la relazione trovata diventa
Trasformazione della velocità
• Un calcolo analogo per le altre componenti
• In forma vettoriale
• Osservazioni
• La leggi di trasformazione della velocità sono molto diverse da quelle di xμ
• In particolare osserviamo che cambia anche la componente perpendicolare a v
• È facile verificare che se |u'| = c anche |u| = c
• La velocità della luce è la stessa nei due sistemi
• È facile verificare che se in un urto la quantità di moto (non relativistica) è conservata nel sistema S non lo è nel sistema S'
E per la terza componente
Quadri-velocità
• Le considerazioni precedenti implicano che la velocità non è parte di un quadri-vettore
• Vorremmo un quadri-vettore che contenesse le informazioni della velocità
• Ricordiamo che xνdescrive il moto di un punto ed è un quadri-vettore
• Anche il differenziale dxν è un quadri-vettore
• Il differenziale dτ è un invariante (è uno scalare)
• Pertanto è un quadri-vettore anche la grandezza
• Ricordiamo l’espressione che abbiamo trovato per dτ
• Esaminiamo le componenti di ην
• Vediamo che la velocità ordinaria compare nella parte spaziale del quadrivettore ed è moltiplicata per il fattore relativistico γ
• Calcoliamo il modulo della quadri-velocità
Quadri-momento
• La quadri-velocità ην può essere utilizzata per costruire un quadrivettore di importanza centrale nella teoria relativistica
• Moltiplichiamo la quadri-velocità ην per lo scalare moc2
• La grandezza mo è la massa della particella quando questa è a riposo
• Otteniamo un quadrivettore
• Utilizzando l’espressione esplicita per le componenti di ην = (γ, γv/c)
• Osserviamo che le dimensioni di p0 e di pk sono le stesse
• In particolare hanno le dimensioni di un’energia
• Una definizione della parte spaziale che mantiene le dimensioni della meccanica classica è
• Si verifica sperimentalmente che il quadrivettore appena definito ha le proprietà della quantità di moto e dell’energia
• Il quadri-momento totale di un sistema di particelle isolate si conserva
• Infine, calcoliamo il modulo di pν