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ANNO V, N. 17. TORINO, 1° Settembre 1909·

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DI INGEGNERIA SANITARIA

E riservala lit proprietà letleraria ed artistica degli arlicoli e di-

«gni pnbblicali uella RIVISTA DI 1::-IGEGNERIA SANITARIA.

MEMORJE ORJGINALI

IL .\"UOVO OSPEDALE DI NJZZA.

li Dr. Grinda, chirurgo capo degli ospedali di .\"izza, ha presentato di recente alla Società di me- dicina pubblica e di genio sanitario a Parigi, i pia- ni e i dettagli dell'ospedale che si costruirà a giorni a Nizza : piani e dettagli dovuti ali' architetto Tomnaire, coadiuvato i1ella parte di studio gene- rale dal Grinda stesso.

I piani ci paiono degni di riliern e di elogio, an-

L'ospedale di N'izza deve essere destinato a ospe- dalizzare 825 ammalati: 630 borghesi e I95 mili- tari. La zona scelta è posta in un vasto anfiteatro naturale non ~roppo lungi dalla città e dai quar- tieri militari, con un'ottima esposizione a mezzo- giorno, e ampiamente esposto ai lievi venti marini,

mentre è riparato dai forti Yenti della collina. TI

suolo sul quale sorgerà l'ospedale è costituito da materiale alluvionale e da calcare del periodo giu- rassico superiore, ed è molto permeabile. La zona comprende un tratto di 8 ettari, con una superficie all'incirca di roo mq. per letto. Non è questa una estensione enorme: bisogna però tener conto e delle speciali condizioni di ì\izza e del fatto che attorno all'area dell'ospedale si trova uno spazio priYo di case e interamente libero.

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Fig. r - Padiglione-Tipo - Pianta piano terreno.

che per Io sforzo evidente che ha guidato il Tour- naire ad imprimere all'a<chitettura dei padiglioni un carattere personale e Yorrei dire latino; e la lar- ghezza col quale l'ospedale sarà costrutto, la asso- luta bontà di taluni dettagli, ci inducono a pubbli- carlo per esteso, certi di far cosa grata ai lettori, troppo di SOYente costretti a restare, in materia ospitaliera, a quanto si fa in paesi molto lontani da noi per clima, per abitudini, e per tradizione ar- chitettonica.

Il progettista, d'accordo colla commissione che ha studiato i concetti generali del nuoYo ospedale, non ha Yoluto seguire le Yedute di coloro che co- struiscono piccoli padiglioni di 20-30 letti : buone reazioni logiche contro gli ospedali monumentali, ma costruzioni sempre costose che aumentano le spese di primo impianto e rendono difficile il fun-· zionamento". Per questo il padiglione-tipo scelto è un po' voluminoso; ed i padiglioni sono risultati in

tal maniera meno numerosi.

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266 RlVIST:\ DI INGEGNERIA SANITARIA

Padigliorii. - Il primo quesito affrontato dal pro- gettista è quello dell'orientazione. Per lo più si dà come classica l'orientazione nord-sud, che è quella raccomandata dai trattatisti tedeschi. Qui si è pre- frrito tenere l'orientazione est-ovest, che nei paesi meridionali corrisponde al miglior riscaldamento invernale e alla più notevole freschezza estiva, tan- tochè allorquando torna possibile, i costruttori in riviera sempre vi ricorrono. Qui poi anche la dire- z•ione 'dei venti consiglia questo orientamento a preferenza di ogni altro.

Questo per la direzione generale dei padiglioni.

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altri, e che del resto costituiscono anche per i meno gravi e quelli in via di guarigione, un note,·ole Yero imbarazzo. Così pure il numero noteYole di camere separate, permetterà di ospitalizzare, senza metterli nella sala collettiva, in un numero discreto, coloro che non hanno beni di fortuna, ma che per la loro educazione, meno facilmente si adattano alla sala comune.

La sala collettiva è di m. lJ, 15 x 9, 15 x 4: quin- di ro,025 mq. e 40,025 mc. per letto: quantità ot- time invero. Le finestre disposte ai due Iati sono larghe m. l,40 e si innalzano sino al soffitto. Le

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Fig. 2 - Padiglione-Tipo - Pianta primo piano.

Le camere degli ammalati in ogni singolo padiglio- ne furono orientate a mezzodì, mentre gli annessi furon tenuti a mezzanotte. II padiglione nei casi massimi misura 80 m. x 15,5 : consta di un piano terreno e di un primo piano, oltre ad una sovraco- · struzione pel personale di servizio. Naturalmente

Ul). padiglione comprende So letti per ammalati, gli

amhienti annessi, 12 camere per gli infermieri

e

2 ca.mere pei sorveglianti. Cioè ogni padiglione è una vera unità amministrativa a sè, con un perso- nale numeroso, ben • distribuito e coi sorveglianti responsabili.

Gli ammalati di ogni padiglione sono distribuiti in numero di 40 per piano e 20 per ala. Ogni ala a sua Yolta forma una entità a sè, con tutti i suoi annessi; gli ammalati in o'gni ala sono divisi così :

12 in una sala e 8 in camere isolate. Questo nume- ro di camere isolate è invero altissimo, e non cre- diamo si osservi in nessun altro ospedale europeo,

neppure nei più recenti inglesi che pure sono co- strutti con tanta larghezza : ma esso sembra ai pro- gettisti giustificato nel miglior modo, e rispond':'nte alle migliori leggi della praticità. Questi letti sepa- rati, sono destinati agli ammalati graYi, che hanno bisogno di cure speciali, e meno amano stare cogli

finestre sono in numero di 6 per sala: per ragioni estetiche e di disposizione dei letti, si è rinunciato a fare ro finestre. AI piano terreno, una parte di fi- nestre situate a mezzodì, permette l'accesso ai letti sulla galleria di cura.

In faccia a questo uscio sono i laYabos per gli infermieri, oltre a prese d'acqua fredda e calda pei servizi interni della sala.

All'estremità della sala collettiYa si ha la sala di riunione, ove gli ammalati in condizioni di alzarsi si riuniscono durante il giorno, e oYe possono ri- cevere durante le ore di ,-isita. A mezzodì la sala è largamente illuminata per mezzo di grandi vetrate, che rendono l'ambiente molto gaio: e del resto la sala come si ,-ede dalla figura, è anche bene disim-

pegnata.

Le camere separate, sono : 3 a due letti, e 2 ad uno. Sono ampie con abbondante cubatura. Ogni piano ha un refettorio posto nel centro del p;di- glione: il refettorio è largamente illuminato per mezzo di un bow-window che occupa tutto il lato sud. Nel refettorio (che può ariche servire da sala da giuoco e di conYersazione) sono varì lavabi.

L'office è prassi mo al refettorio : è pron·isto di uno scalda YiYande a Yapore, di un fornello a gaz, .

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RIVISTA l:\IGEGNERIA SANITARIA

di un Jayandino, di un monta-carichi. di un auto- claYe per lavare il vasellame.

Ogni 20 ammalati si hanno speciali annessi iso- lati dal restante padiglione, situati tra le camere isolate e la sala collettirn. Essi comprendono : i laYabo ad acqua corrente, 2 Vi. C. (con bidet), ba- gno e doccia, piccolo ripostiglio, camere di disinfe- zione per orinali, ecc. Ogni gruppo possiede inol- tre una bagnarola mobile per i servizi interni della sezione.

Oltre a questi annessi che sono destinati ai sin- goli gruppi di 20 ammalati, si hanno degli annessi speciali per ciascun piano. E cioè ad ogni piano si ha un gabinetto speciale per la sorYegliante del pia- no, ove si possono deporre anche i medicamenti, le sonde, le siringhe, ecc.; un gabinetto colla guar- daroba per la biancheria, una cucinetta, una sala d'esame e di medicazione e un

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per il per- sonale. Infine ogni pqdiglione comprende un gabi- netto pel medico ed un piccolo laboratorio: il ga- binetto del medico è posto al piano terreno.

II disimpegno dei diversi annessi è fatto per mez- zo di un corridoio largo 2 metri verso la parte cen- trale e quasi 3 m. ,·erso gli estremi, ben illuminato e ventilato. Il primo piano è reso indipendente con

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la disposizione che generalmente si dà a queste gal- lerie negli ospedali pei tubercolosi : essi lasciarono le gallerie scoperte, provvedendole di montanti in ferro sui quali si possono distendere delle tende ro- buste. Inoltre da febbraio fino all'autunno, i proget- tisti pensano che la difesa delle terrazze può essere completata per mezzo di piante arrampicanti, le quali verranno così a rendere più allegro il terrazzo e a mitigare l'azione della luce. In autunno le pian- te saranno strappate per potere utilizzare largamen- te dei raggi solari durante l'inverno.

AI piano terreno la terrazza occupa tutta la fac- ciata sud: è larga 3 m. e si trova in diretta comu- nicazione colle sale degli infermi, i quali quindi potranno esservi facilissimamente trasportati, fa- cendo scorrere i letti sulla terrazza.

La terrazza invece del primo piano è posta sulb parte superiore dell'edificio, in cemento volcanico, e Yi si potrà accedere o per la scala centrale o per le scale laterali; mentre gli ammalati più gravi vi sa-

ranno trasportati direttamente per mezzo di un mon- ta letti.

La superstruttura pel personale di serv1z10 non occupa se non una porzione di questo terrazzo su- periore, e quindi non impaccia l'uso che di questa terrazza si vuol fare, come galleria di cura. Inoltre la parte non adibita a veranda di cura, sovra questi terrazzi, sarà trasformata in giardino allo scopo di diminuire la ,-iolenta irradiazione estiva.

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Fig. 1 - Padiglione pediatrico (lato destro).

una comoda e ampia scala, con un monta-carichi e con due scale sussidiarie poste all'estremo delle

sale colletti ve.

Una buona caratteristica dell'ospedale è formata dalla galleria di cura.

Siccome l'ospedale non poteva considerarsi alla stregua dei sanatori, i progettisti, pure dividendo gli entusiasmi per le gallerie di cura, non tennero

II pian terreno è elevato di 60 cm. Mancano le cantine: i progettisti affermano che esse diYentano· ricettacolo d'ogni specie di oggetti. Per questo hanno fatto vespai ben Yentilati, in modo da im-

pedire ogni qualsiasi umidità, e del resto la naturn stessa del suolo sul quale sorge l'ospedale, guaren- tisce contro il pericolo dell'umidità.

Le pareti dei muri sono dipinte con pitture la-

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268 Rl\'~STA DI JNGEGNEHlA SANITARIA

,-abili: il paYimento è in gres ceramico a tinte chia- re (non bianco) con motiYi floreali. Gli angoli sono arrotondati (cuive a raggio di r5 cm.) con gole in gres ceramico.

Le finestre arriYano in alto sino al soffitto: 1n basso sino al paYimerHo. Solamente Yerso mezza- notte per eYitare troppa perdita di calore, si è fatto una base piena alta 1 m. Però anche questa lesen<i di impianto della finestra, ha la sua apertura Yenti- latrice con un registro, cosi da impedire ogni ri- stagno d'aria.

Le finestre si aprono in tre segmenti che possono

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no un buon ricambio d'aria. Del resto le imposte sono munite di Yetri Castaing. Si è già detto delle prese d'aria presso i radiatori, muniti di registri:

ora con questo istema di finestre e con queste aper- ture è ben certo che la ventilazione si farà larga- mente, e non si a,. rà a temere l'aria stagnante.

L'estimo ha dato come prezzo del padiglione

220.000 lire e cioè 2.750 lire per letto (ben intes0

senza i sen·izi generali). Architettonicamente pure essendo concepito senza speciale sfarzo, il nuoYo ospedale riesce quanto altri mai piaceYole e sim- patico, e nella sua semplicità il padiglione ha qual-

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Fig. 4 - Padiglione dei tubercolosi - Pianta piano terreno.

1 scalone - A as;:ensore monta letti - B tamburo vetrato - 2 sorveglianti 3 biancheria -4 disinfezione - depositi - 6 bagni - 7 orinatoi -8 w. c. - 9 lavabos - 10 bagno d'immersione - 11 bagnarola mobile - 12 c.:irriuola - 1 3 scala Ji soccorso - 14 sale. di ri- trovo - 1 5 sale a 6 letti - 16 refettorio - 17 office - 18 montacarichi -19 camere isolamento - 20 veranda -21 terrazza per cura d'aria.

essere manonati separatamente. L'imposta si apre girando sul bordo inferiore, e il moYimento è co-

mandato da una cremagliera la cui chiave è in mano alla sorvegliante.

Alle finestre è posta una fine rete per impedii~

l'entrata alle mosche ed alle zanzare.

Le porte a perfetta eh i usura, portano aste a sezio- ne circolare per proteggere la filitura: esse sono a curya di grande raggio e mai semicircolari, come è -facile osservare in molti ospedali. Le serrature sono nello spessore della porta.

Il riscaldamento è stato fatto a ,-apore a bassa pressione. I radiatori a elementi piatti, ben pu- libili sono stati scelti con cura co ì da guarentire contro la poh-ere. In corrispondenza a ciascun ra- diatore il muro è forato con una apertura tronco- conica munita di registro: l'aria fredda si riscalderà

sopra il radiatore e scaldata si distribuirà nella ala. Alla ,·entilazione artificiale-si è rinunciato: le finestre abbondanti e apribili a segmenti permetto-

cosa di gentile che bene si acldice al paese 0\-e deYe sorgere. Altra caratteristica degna di nota è che il padiglione così come è progettato, si presta claYvero ai più SYariati Sen-izl ed alle più di\·erse applica- zioni.

Padiglioni speciali. - . .\bbiamo dato la descri- zione del padiglione-tipo : naturalmente alcuni pa- diglioni destinati a scopi speciali, hanno do,·uto subire modificazioni portate dalle esigenze peculiari del serYizio cui erano destinati.

Cominciamo dal padiglione cli chirurgia. Per le muri e riunito per mezzo di corridoi ai padiglioni operazioni si è adibito un piccolo padiglion spe- ciale, collocato !ontano dalla circolazione e dai ru- special i per la chirurgia. Il padiglione operatorio comprende una sala di operazione di m. 7 x 5,50.

La sala è rischiarata a nord da una larga Yetrata, e siccome al pian terreno la sala d'operazione deborda di m. I .50 la sala ciel primo piano, così la pnnrn può essere rischiarata anche dal soffitto.

IL NUOVO OSPEDALE DI NIZZA.

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Planimetria

r Padiglione pensionanti ! 1 Padiglione amministrazione

2 )) ccintaggiosi 1 2 per militari

tubercolosi 1 3 " per militari cure speciali

4 medicina 14 » per l'impianto riscaldarne

5 )) chirurgia 15 ,, lavanderia

6 )) isolamento 16 magazzini

7 )) cantine, cucine, ecc. 17 distruzione immondizie

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bagni medicati e cure idroterapiche 18 » suore

9 farmacia

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mortuario

IO accettazione e visite

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IL NUOVO OSPEDALE DI NIZZA.

Planimetria Generale

I Padiglione pensionanti ! I Padiglione amministrazione

2 )) contaggiosi 12 per militari

tubercolosi 13 )) per militari cure speciali

4 medicina 14 )) per l'impianto riscaldamento

5 )) chirurgia 15 )) lavanderia

6 )) isolamento 16 magazzini

7 )) cantine, cucine, ecc. 17 distruzione immondizie

8 bagni medicati e cure idroterapiche 18 )) suore

9 farmacia 19

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mortuario

IO accettazione e visite

" Rivista di Ingegneria Sanitaria ,, Anno V, 1909 · :\. 17.

Riproduzione vietata.

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RIVJST A D! INGEGNERIA SANITARIA

Per l'illuminazione artificiale della sala d'opera- zione, si è pron ·isto facendo in modo che la luce della lampada ad arco Yenga proiettata dall'esterno all'interno della sala d'operazione, attraverso al sof- fitto coperto di Yetri. E' del resto questo il metodo ormai seguito nei grandi ospedali moderni.

Gli annessi alla sala d'operazione propriamente eletta, sono : le sale di anestesia, quella pe( le ste- rilizzazioni, lo strumentario, il vestiario per gli ope- ratori, la sala di medicazione. li riscaldamento del- la sala d'operazione è autonomo.

Padiglione pediatrico. - E' caratterizzato dalla _ presenza cli boxes nella sala collettiva: ciò per ac- content-are i pediatri che manifestano la tendenza a separare tra di loro gli ammalati nelle sale com u- n i. Inoltre si sono fatte poche modificazioni al pri- mo piano.

Padiglione pei t11bercolosi. - Si è diminuito in questo padiglione il numero dei letti e si è aumen- tato il numero delle finestre (8 per sala). Si hanno in ogni padiglione 8 camere di isolamento e 12 sale a sei letti, così da permettere una larga diYisione degli ammalati a gruppi, a seconda della graYità. Padiglioni pei contagiosi. - Il numero dei letti in questi padiglioni è di 56: 28 per piano e 14 per

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corridoio centrale che resta così risen·ato esclusiYa- mente al personale.

Padiglioni militari. - Sono in numero di 3: uno pei contagiosi con 52 letti, uno di medicina a 70 letti; uno per 7 officiai i, 1 2 sottou ffìciali, 16 vene- rei e 34 feriti. I feriti sono posti al piano terreno ed occupano due gruppi : uno pei settici e l'altro pei non settici. Ogni gruppo ha una piccola sala d'o- perazione.

Disposizione generale. - Nel riportare le ind·- cazioni sui diYersi padiglioni mi sono limitato ai cenni narratiYi, senza entrare nei dettagli critici : t:

non sarebbe di ffìcile sollevare qualche critica gene- rale al concetto di comprendere nella cerchia stessa dell'ospedale generale, i padiglioni per le forme in- fettive . .:\fa non è. qui il caso di entrare in critiche che del resto appajono ovvie e molto semplici.

Piuttosto vogliamo riportare il criterio adottato nella disposizione generale degli edifici ospitalieri.

Abbiamo già detto come l'ospedale comprende dei padiglioni per borghesi e militari, dei padiglio- ni per tubercolosi e per ammalati di forme conta- giose e degli edifici annessi. I padiglioni pei bor- ghesi sono 9 con 630 letti e sono disposti su 4 gran- di terrazze orrizzontali. Sono raggruppati 3 assieme

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Fig. 5 - Padiglione contagiosi (borghesi) - Pianta piano terreno.

1 tambur;) a vetri - 2 scalone - 3 ascensore - 4 sorveglianti - 5 biancheria e montacarichi - 6 dottore - 7 cucinetta -8 sala esami - 9 disinfezione . 10 depositi - 11 lavabos - 12 bagni - 13 w. c. - 14 carrello - 15 bagno d'immersione - 16 bagnarola - r7 sala opt:·

razione difterici - 18 strumentario - 19 sala di ritrovo - 20 camere d'isolamento - 21 scala di soccorso.

compartimento. Si è qui soppresso il refettorio e non si ha se non una serie di camere a mezzodì, disimpegnate a nord per mezzo di una galleria ve- trata. In ogni padiglione, al pian terreno, si ha una piccola sala di operazione per la difterite. Ogni compartimento coi suoi annessi indispensabili, può essere isolato in modo assoluto, sacrificando un

USCIO.

Invece delle gallerie di cura si ha un balcone sul- la facciata, che permette ai Yisitatori di Yisitare questi, pur essendo isolati, e senza imbarazzare il

(medicina uomini, donne e fanciulli); alquanto più in alto sono i padiglioni pei tubercolosi e più in alto ancora quelli per i contagiosi: tra i Yarii gruppi di padiglioni, vi hanno anche lievi differenze altime- triche (10 m. per ogni terrazza), il che fayorisce la buona illuminazione e l'ottimo arieggiamento di ogni singolo edificio. La lontananza minima tra i padiglioni è di m. 38.50 e le facciate nord di ogni singolo padiglione sono provviste di una strada car- rozzabile.

I due padiglioni per tubercolosi occupano una ter-

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RIVISTA DI l~GEGNERIA SANITARIA

razza completamente indipendente; e anche i padi- glioni per le malattie contagiose, formano un quar- tiere ben separato dal rimanente ospedale, con un accesso ben separato a nord-est, cosicchè può ac- cedersi a questi padiglioni, senza passare per l'en-

trata principale e senza traversare l'ospedale.

I padiglioni militari (3) contengono r93 letti e formano tra di loro un quartiere affatto indipen-

de~te: sono posti all'est dell'entrata principale del- l'ospedale, tra l'edificio dell'amministrazione e i

servizi generali.

Per gli alienati si è stabilito un piccolo padiglio- ne, non lungi dal gruppo dei padiglioni militari.

fermi sono tutti disinfettati, e del resto ogni grup- po di malati ha una speciale divisa, in maniera che è assai facile riconoscere a quale gruppo appartie-.

ne ogni ammalato.

Infine. vi ha un impianto per la produzione del vapbre, per i cantieri di riparazione, pei magazzini generali, un impianto per la combustione delle im- mondizie e per la sterilizzazione delle acque luride, e per ultimo una morgue, che trovasi nascosta die-

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Fig. 6 - Padiglione contagiosi (militari) - Pianta piano terreno.

! entrata - 2 ascensore - 3 lavandino - 4 w. c. - 5 cucinetta - 6 sorveglianti -7 dottore - 8 farmacia - 9 ripostigli - IO doccie -

11 w. c. -12 w. c. personale - 13 disinfezione . r4 biancheria - 15 bagnarola - 16 carrello - 17 office monta carichi · 18 camere iso- lamento - 19 camere collettive per convalescenti - 20 sala di ritrovo · 21 scala di soccorrn.

I servizi generali sono così raggruppati : un pa- diglione di poi:tieria, così disposto da esercitare un severo controllo su tutti coloro che entrano ed esco- no dall'ospedale. La porta esterna sempre aperta dà accesso ad una galleria separata dalla loggia del portiere per mezzo di una divisione vetrata. L'uscita da questa galleria verso l'ospedale è eh i usa per mez ..

zo di una porta di cui soltanto il portiere ha la chia- Ye. n edificio speciale per l'amministrazione con l'appartamento del direttore e i diYersi servizi am- ministrativi. Un padiglione per le consultazioni, con annessa stazione di reazione. Un padiglione di idroterapia, radiografia, meccanoterapia, elettricità medica. Un padiglione di farmacia, comprendente anche i laboratori di ricerca. Un padiglione per le cucine: uno per le suore; un garage per le Yetture dei medici e dell'amministrazione.

Ancora nel gruppo dei servizii generali una la Yanderia assai Yasta, essendo destinata non soltan- to all'ospedale ma anche agli ospizi delle città. La lavanderia ha annesso una vasta zona per disten- dervi le biancherie.

Pure annessa, una stazione di disinfezione, desti- nata anche questa ai servizi dell'ospedale ed a quel- li esterni, e proYvista del necessario per un com- pleto funzionamento moderno. Gli abiti degli in-

tro un mamellone d~l terreno, in prossimità ad una strada careggiabile. La morgue ha una sala spe-

ciale d'esposizione pei contagiosi, ed un laborato- rio di anatomia patologica.

L na nota importante è costituita dai mezzi di co- municazione. Una galleria sotterranea collega tutti i padiglioni coi servizi generali, e la galleria corri- spond~ al corridoio centrai·~ ed è pronista di pic- cole scale di accesso e di montacarichi che salgono sino alla terrazza. Nella galleria passano tutti i tubi e i fili dei yari servizi, così da rendere facile l'ispe- zione, mentre si liberano interamente i giardini dai fili.

Ne è derivata una notevole comodità nei serYizi', men tre tutto guadagna l'estetica dei di Yersi padi- glioni interamente e liberamente immersi per tal modo nel verde.

Un'altra nota simpatica dell'ospedale è rappre- sentata dalla larga comodità offerta al personale degli !nfermieri: ogni infermiere ha la sua camera:

i maschi ilei padiglione dei sen·izi generali, le don- ne in quello del personale. Grandi refettori posti son a le cuci ne servono per i pasti ; e gli infermieri hanno sale di iettura, di riunione, un giardino spe- ciale, ecc. E' questo un utile e lodeYole concetto che si Yorrebbe Yedere generalizzato.

JU\llSTA DI INGEG ERIA SANITARIA

Infine, nota saliente, non ostante questo comples- so, non ostante la comodità grande dei sen·izi, la

presenza della galleria, ecc., il costo totale per letto è risultato di 6 mila lire, e quindi non eccessivo.

B. E.

NUOVE FOR:\IOLE PEL CALCOLO DELLE CO>JDOTTE D'ACQUA.

Coll'estendersi delle applicazioni e col perfezio- narsi dell'industria cresce il bisogno di calcolare esattamente ogni singolo organo delle diYerse di- sposizioni meccaniche, che compendiano i progressi fin qui realizzati dalla scienza e dalla tecnica.

Questa considerazione vale sopratutto per gli im- pianti che serYono a distribuire da un punto cen- trale l'acqua destinata agli usi domestici, sia <lessa calda o fredda, oppure il calore, sotto forma di ac- qua riscaldata. :\lentre fino a pochi anni or sono le applicazioni di questo genere erano assai limitate, esse sono Yenute man mano estendendosi, fino a co- stituire uno dei rami più imJ?ortanti dell'ingegneria moderna.

l\lalgrado gli immensi progressi fatti dalla tecni- ca, Yi sono tuttora dei problemi pei quali non si è ancora trovata una soluzione rigorosamente esatta, ma pei quali occorre accontentarsi di una soluzione basata su coefficienti ottenuti sperimentalmente. E' e\·idente, che questi coefficienti sono applicabili so- lamente nei casi e nelle condizioni corrispondenti alle esperienze che sen-irono di base alla loro deter- minazione, mentre ·in altre condizioni, i risultati ottenuti col calcolo possono scostarsi noteYolmente dai risultati effettivamente conseguibili nella pra- tica.

Uno dei problemi che è stato oggetto di studio per parte dei più autoreYoli cultori della meccanica è quello del calcolo della perdita di carico dovuta all'attrito dell'acqua nelle condotte forzate.

Le formole più usate finora erano quelle di Dar- c_v, Prony, Dupuit, Zeuner, Vleissbach e Flamant; negli ultimi tempi ne Yennero proposte da Biel e da Lang.

Ognuna delle formole finora conosciute è special-

ment~ adatta per determinate condizioni; Biel ha cercato di troYare una formola generale, che ser- visse per tutti i casi.

Chiamando: d il diametro,

I b lunghezza della condotta, v la Yelocità dell'acqua,

h l'altezza di carico corrispondente alla perdita per attrito,

la formola di Darcy potrà scriversi :

(

~R 0,0005078) l . v2

!t = o,oryu9

+

d

d

2g ( r) (Hutte)

oppure:

( o 0000267) l .

h = o,ooror4

+ ' -

v2 (2) lBernoulh)

d d

Da notare è il fatto, che Darcy fa dipendere il coefficiente d'attrito dal diametro della condotta.

Secondo Prony, il diametro della condotta non ha alcuna influenza sul coefficiente d'attrito, il quale varia a seconda della Yelocità dell'acqua, come si rileva dalla formola:

l

d (3) (Bernoulli) Della stessa opinion~ è il " Teissbach, secondo cui :

lt= ( 0,01439

+~'

00

:1 7!! ) _!__

vi

f V d 2g . (4) (Klinger) e così pure Zeuner:

(

o,oro327) l v2 _ h= o,or43T2 +-~-

-- .

~(_.,)

(

p V . d 2.::, otesetFormules)

Alcuni altri a~tori non credono all'influenza della Yelocità e del diametro od almeno la considerano come trascurabile, così secondo Dupuit:

h:~o,0240

d

l v2 (6) (Lauenstein)

e secondo Roose

- l )

h = o,oor::i

d

v2 (7

La formola di Flamant, applicabile però entro li- miti meno estesi delle precedenti è:

4

h = o,00074J/V7 . !. (8) di

Di tutte queste formole, le più usate finora sono quelle di Darcy per reti di distribuzione d'acqua e per condotte di pompe, di Prony per piccole con- dotte e di vVeissbach per le condotte dei riscalda- menti ad acqua calda. (Rietschel). Esse dànno ri- sultati sufficientemente esatti per la pratica quando Yengano usate per le condizioni per cui vennero cal- colate. Quando le condizioni si scostino dalle nor- mali, esse possono dare risultati assai diversi fra loro come risulta dal seguente specchietto in cui è indicata la perdita di carico dovuta all'attrito in una condotta di 50 mm. di luce e 100 m. di lunghezza, per una velocità dell'acqua di 1 m. al secondo.

Secondo Darcy (1) e (2) 3,063

Prony (3) 2,924

\Veissb<ich (4) 2,433

Dupuit (6) 2.448

Roose Flamant Biel T,ang

(7) (Sì (9) (I O)

3,009_

3, 130 2,2i5

2, I 2 I

(7)

RIVISTA I~GÉGNERÌA SANITARIA

Questa proporzione fra i risult«ti ottenuti colle diverse formole non (imane costante ma Yaria col Yariare del diametro e della Yelocità. Così parago- nando i risuìtati ottenuti colla formala di vVeiss- bach (4) e con quella di Biel (9) per velocità fra

1 e 3 m ., la differenza Yaria, per un diametro cli

20 mm. fra 54 e 62 ~o, per un diametro cli 50 mm.

fra 13 e 25 ~G e per un diametro cli 70 mm. fra 2 e 8 ~o aumentando col crescere della Yelocità.

Studiando il problema, il Biel fu portato a con- siderare separatamente le Yarie cause che influiscono sulla resistenza d'attrito nelle condotte di fluidi, ed a considerare separatamente l'influenza della Yelo- cità, del grado di scabrosità delle pareti, del « coeffi- ciente cli tenacità» del fluido.

Basandosi su risultati ottenuti da diversi esperi- mentatori, clall'Hagen nel 1854, a Hel Shaw, O Raynolcls fino alla teoria cli Hagenbach e Poiseulle, il Biel cercò di stabilire le diverse velocità « criti- che » dei diversi fluidi. E' stato difatti ossen·ato, che entro certi limiti, il movimento ciel fluido nei condotti avviene parallelamente alle pareti dei con- dotti stessi, mentre, oltrepassato un certo limite si verificano turbinii nel fluido, che fanno aumentare la perdita di carico dovuta all'attrito.

li passaggio dall'uno all'altro di questi casi non anriene repentinamente bensì attraverso ad uno sta- dio di instabilità, in cui caso può, in seguito ad una causa esterna come per es. ad un'urto, suben- trare all'altro. Le diverse velocità, corrispondenti ai limiti dei diversi casi ,-ennero chiamate critiche e per distinguerle fra loro, limite superiore e limi-' te inferiore.

Il cc coefficiente di tenacità o di coesione » (Za- higkeitsmodul) è il rapporto ff· -sec. e coefficiente

c1112

assoluto di coesione il valore ç)Brg. -sec ••

c1112

Questo coefficiente varia per ogni fluido, a se- conda della temperatura, per acqua fra 5° e rno0 Yaria da 0,01775 a 0,00298.

La velocità critica è una funzione del « coeffi- ciente di coesione », del grado di scabrosità e del diametro del tubo.

Al disotto della velocità critica, limite inferiore, la perdita di carico don1ta all'attrito è proporzio- nale alla velocità; al disopra del limite superiore essa è pressochè proporzionale al quadrato della velocità. Quest'ultima condizione è quella che sì ,·erifìca più di frequente nella pratica.

La formala corrispondente, per acqua alla tem- peratura ordinaria è

1 _ lv2 ( 01036 0,014 )

l- --;:--d. 0,12

+-;= + - -

(9) (Recknaael)

2;,_o . /' d v7/ T "'

Questa formola pare dia risultati assai prossimi a quelli ottenuti sperimentalmente; non si può negare

però ch'essa è di applicazione alquanto difficile, al- meno per la pratica corrente.

Un 'altra formola assai recente e che nei calcoli delle condotte per impianti di riscaldamento ad ac- qua calda pare destinata a sostituire quella di vVeissbach, sin qui usata. è quella di Lang :

11 , = ( 0,02

+ - - -

o,oor8 )

-

I v2 (rn) (Hi.itte) Y vd d 2g

Sgraziatamente, date le infinite Yarietà delle ap- plicazioni pratiche, una conferma della maggiore esattezza di una piuttosto che di un 'altra formala è assai difììcile da ottenere, per cui com·iene adottar- ne una corrispondente più da Yicino alle condizioni effettive dell'installazione, salvo a tener conto delle modificazioni suggeri te dalla pratica.

C. A. CULLINO, Ing. a TVinterthur.

QUESTION I

TECNICO-Sf\N!Tf\~IE

DEL GIORNO

RISCALDA:'IIENTO

CO:\ TER.\TO-SIFO:\E NELLE VETTURE DELLA CO:'IIPAGNIA DELLE

FERROVIE DEL :\ORO.

Le nuo,·e Yetture, che la Compagnia delle Fer- roYie del N orci ha messo in esercizio per i Yiaggia- tori, sono provviste di riscaldamento ad acqua cal- da, con sistema molto pratico, intorno al quale to- gliamo alcuni cenni dalla « Technique pràtique ».

li termosifone è essenzialmente costituito (v. fig.

L L L L

e

- L

L_.~~~~~~~~~__J

Fig. I.

1 .") da una caldaia :\[, da un ,-aso di espansione N e da parecchi scaldapiedi L incastrati nel paYimen- to degli scompartimenti e dei corridoi; yarie cana- lizzazioni portano l'acqua calda dalla caldaia agli scélldini e quella fredda da questi di nuovo alla cal- daia facendola passare attraYerso il Yaso di espan- sione. Tutti questi elementi sono costruiti in modo molto semplice e nello stesso tempo solido; ed è co- sa facile assai smontarli e rimontarli dopo aver e- seguite le necessarie riparazioni.

RiVÌSTA DI INGEG EHIA Sr\NITARIÀ

li focolaio e ia caldaia sono fortemente assicurati alla cassa della ,·ettura. lungo la parete della quale s'innalza il camino che porta i prodotti della con'- bustione al di sopra ciel tetto del yagone (Y. fig. 2a).

Il focolare è cilindrico e Yiene caricato dalla par- te superiore; la lamiera che n~ costituisce le pareti rimane attaccata al coperchio per mezzo cii due un- cini i quali, sganciati, permettono con tutta facili- tà di portar via il focolare dalla parte inferiore e

proced~re alla pulizia del deposito di caligine for- matosi. La griglla circolare ha la sezione di un cono a generatrici cu n-e (Y. fig. 3•) al di sotto di es- sa si soffìa meccanicamente dell'aria per favorire il tiraggio. La griglia è mobile e la si può mano- n are a mezzo di una manetta P (Y. fig. 2•) colla quale si fa ruotare l'albero X, il quale trasmette alla griglia un mO\·imento di va e Yieni.

Per rendere possibile una facile pulizia della par-

t~ inferiore del focolaio, la griglia e la soffieria so- no montati su di un albero Y e tenuti a sito da una specie di catenaccio V, che, aperto, per- mette di collocare il sistema nella posizione S'.

La caldaia è anulare e cir- conda tutto il focolaio; dal- la sua parte superiore si dipar- tono i tubi adduttori dell'ac- qua agli scaldini mentre quel- li dell'acqua di ritorno giun- gono nella parte inferiore.

L'aver adottato focolaio e caldaia circolari ha portato

!

una zio: gransi hade nno aeconomll'incirca ia di spa-60

~ centimetri di altezza totale per 36 di diametro esterno. L'in- tem sistema è fissato alla cassa della vettura per mezzo di ro- buste chiavarde che trattengo- Fig. 2.

no alcune orecchie dell'appa- recchio e di un contrafisso collocato parallelamen- te all'asse della vettura.

I tubi che vanno dalla caldaia agli scaldapiedi sono in rame od in ferro per la parte collocata al- 1 'esterno, in piombo im·ece per quella situata nel- 1 'interno delle vetture; il diametro di questi tubi rnria da 1 7 a 27 millimetri; gE scaldini sono riu- niti a due o a tre ed hanno un"a larghezza media di

200 m/m.

Il Yaso di espansione è un semplice mastello in metallo, di sezione quadrata o rettangolare e si col- loca sotto il sedile dello scompartimento più Yicino alla caldaia; esso è in comunicazione colla caldaia per mezzo di un solo tubo mentre comunica cogli

scaldapiedi con tanti tubi quanti sono gruppi di quest'ultimi.

Fn tubo di troppo pieno impedisce all'acqua di superare un determinato livello, mentre un secondo tubo riesce, all'e-

sterno della vettu- ra, in una vasca di riempimento.

Supponendo la temperatura ester- na di zero gradi, OC·

corre da un'ora e mezza a due ore per il riscaldamen- to di ogni Yettura. In tutte le vetture in serYizio si ac- c-=ndono i focolai

:.~.)-.------·

Fig. 3.

/ /

,.

/

;

I

i

_/

al principio dell'inverno ed il fuoco n ene mante- nuto durante tutta la fredda stagione, riattiYandolo, subito dopo terminate le regolari pulizie. Queste si fanno ogni dieci giorni, procedendo però ad un più accurato ripulimento al termine di ciascun mese.

Questo sistema di riscaldamento a termosifone ha dato buonissimi risultati ed il funzionamento <lei diYersi apparecchi si è sempre effettuato in condi-

zioni eccellenti. E. S.

L \. LIQUEF AZJO>JE DELLA ì\EVE J\IEDCANTE IL CLORURO DI SODIO.

Nelle grandi città come Parigi, per eliminare più facilmente la neve, vi si aggiunge una certa quan- tità di sale marino, la cui presenza fa liquefare la neve in parte; il liquido fangoso che ne ri~ulta sco- la n~i canali sotterranei e si ottiene così la pulizia delle strade con un gran risparmio di mano d'opera e di tempo.

In un articolo della Techniqiie moderne, il pro- fessore Camillo :\Iatignon si occupa delle cause di questo fenomeno, delle condizioni in cui esso si n:anifesta e quindi, per la pratica, delle quantità dt sale da aggiungersi ad una neve di temperatura nota, per riuscire a liquefarla.

I grandi progressi della fisico-chimica e gli studi su.ll'equilibrio fisico degli stati liquidi e solidi nelle miscele, permettono di trattare con tutta facilit~t questo e molti altri problemi.

Se noi sciogliamo nell'acqua quantità successi- ,-amente crescenti di cloruro di sodio, otteniamo delle soluzioni il cui punto di fusione va abbassan- dosi progressivamente; esse non cominceranno a solidificarsi che a temperature tanto più lontane dallo zero quanto maggiore è la concentrazione in sale marino. Se noi per ciascuna di queste solu-

(8)

2/4 R!Vls·{A DI INGEGNERIA SANITARIA

zioni determiniamo, col metodo Raoult, il punto in cui incomincia la solidificazione, possiamo co- struire una cun·a o più curYe, che determinano le temperature a cui s'inizia la solidificazione in fun- zione della concentrazione della soluzione.

Avremo così la curva di fusibilità, che può dirsi anche curva d'equilibrio fra lo stato liquido e gli stati solidi della miscela binaria costituita dall'ac- qua e dal sale marino.

Il professore ì\Iatignon tracciò questa curva, qui rappresentata, in cui le ascisse rappresentano la concentrazione della soluzione definita della quanti- tà di sale sciolta in roo parti d'acqua e le ordinate rappresentano le temperature di solidificazione; questa curva incomincia dal punto di fusione del- l'acqua senza sale ed è composta di tre rami di- stinti: AB, B C e CD.

Consideriamo ad esempio una soluzione di r r parti di cloru~o di sodio in IO parti d'acqua; essa incomincia a solidificarsi alla temperatura di - 6.06, lasciando depositare qualche cristallo di ghiaccio

o

I

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]) ~

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e

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10

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5 I.

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fB

IO 15 <O

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"

che persiste indefinitamente se la temperatura si mantiene costante; a questa temperatura dunque esiste l'equilibrio fra il ghiaccio e la soluzione di sale marino all'rr

%-

t!na soluzione un po' più concentrata anà la sua temperatura d'equilibrio al di sotto di - 6.06 e quindi questa temperatura n- marrà liquida.

Supponiamo ora di voler ridurre allo stato li- quido, della neve in un ambiente a - 6.06; bisogne- rà formare una miscela di cloruro di sodio conte- nente almeno undici parti di sale per 100 di neve;

la neve ed il sale sciogliendosi reciprocamente co- stituiscono un liquido che a quella temperatura, potrà eliminarsi coi canali di fognatura, come della semplice acqua piovana.

Il ramo A8 della curva rappresenta coi suoi pun- ti i vari stati d'equilibrio fra lo stato solido ghiac- cio e lo stato liquido; il ramo BC corrisponde agli stati d'equilibrio fra la soluzione ed un altro stato

solido : il cloruro di sodio con due molecole d'ac- qua; ed infine il ramo CD si riferisce agli stati d'e- quilibrio fra il sale sotto la sua forma ordinaria e la soluzione. I due ultimi rami adunque rappre- sentano le curve di solubilità del sale marino Na Cl e del suo idrato ::\a Cl 'H,O.

La curva AB CD e le orizzontali per B e C, di- Yidono il piano in più parti : tutti i punti al di so- pra della curva che definiscono colle loro ordinate altrettanti stati del sistema binario, corrispondono a miscele liquide; la porzione di· piano compresa fra la curva AB, la ycrticale per A e l'orizzontale per B, comprende i punti che rappresentano i siste- mi costituiti dalla soluzione salina in presenza dì neve; al di sotto dell'orizzontale per 13 si hanno sol- tanto miscele completamente solide; finalmente la superficie di· piano compresa fra le cun-e BC e le orizzontali per B e per

c

a destra della curYa stessa

rappresenta gli stati della miscela costituita dalla soluzione in equilibrio col sale idrato solido.

A cinque gradi sotto zero, noi rileviamo dalla curYa di fusibilità, che tutte le miscele di neve e sale marino contenenti meno di 8.4 o più di 34·5 pani di sale per rno di neve sono parzialmente soli- dificate; per avere a questa temperatura una solu- zione di sale marino non solidificabile, bisognerà che essa contenga fra 84 e 34.5 parti di cloruro di sodio: Se si metteno più di 34.5 parti di sale, la neve fonde bensì in modo completo, ma rimane in presenza del sale idrato allo stato solido; se invece non si raggiunge la percentuale d.e11'84 soltanto una parte della ne,·e si scioglie, quella cioè neces- saria a stabilire l'equilibrio.

Servendosi dei punti della curva AB, l'illustre professore ha determinato le quantità minime di sale necessario per far fondere la neYe a diverse temperature ed ha compilato una tabella che cre- diamo utile riportare.

- Io •••• 1.80 j ·- 8° .... 13.IO i - 15° .... 23.00 --20 .... 3.65; - 9° .... 14.60; - 16° .... 24.20 5.25 j ·- I0° .... 16.IO j - 17° .... 25.40 _,,o

J ... .

- 40 ... . 6.So;- rr0 ••17.50;- 18° .... 26.70 8.40; - 12° .... 19.00; - 19° .... 27.90

. -0

- J ....

- 6° .... l0.00 j - 13° .... 20.40 j - 20° .... 29.IO -· 7° .... I I.60;-14° .... 2I.70j-21° .... 30.40

In pratica, non si aggiunge mai tutto il sale ne- cessario per fondere completamente la neve; ci si accontenta di scioglierne una parte che insieme col resto, forma un fango sufficientemente liquido per scolare facilmente.

Supponiamo che la temperatura esterna sia di 5 gradi sotto zero e che si mantenga costante per un certo tempo; se noi aggiungiamo alla neYe una quantità di sale nella proporzione di 2 parti per ogni IOO di neve, una porzione di quest'ultima fon-

RIVISTA DI INGEGNERIA SANITARIA

de sciogliendo il sale, mentre la temperatura della miscela si abbassa e tende al limite minimo di - 21 .03. ì\Ia abbandonato a se stesso, il sistema ri- prende a poco a poco la temperatura ambiente e quando l'equilibrio è raggiunto, noi abbiamo una soluzione di cloruro di sodio c~e contiene 84 di sale per 100 d'acqua in presenza cli neve non sciolta.

In modo assai semplice si ottiene la quantità di neYe sciolta, rapresentata dalla frazione 2/8,4; cioè la parte liquida contiene il 23 .So

%

della neYe to- tale, mentre il 76.2

%

di questa rimane allo stato solido. La curYa costruita ci permette così di risol- ,·ere con ·tutta semplicità qualsiasi problema intor- no alla fusione della neve.

A temperature inferiori a 21°.3 qualunque misce- la di sale e di neve rimarrà costantemente solida;

in queste condizioni è dunque assolutamente im- possibile ricorrere al cloruro di sodio per fondere la neve.

Il punto B comune ai due rami d'equilibrio del liquido cogli stati ghiaccio e sale idrato, è un pun- to d'eutessia; la miscela a cui questo punto parti-

colar~ corrisponde prende il nome di miscela eu- tetica o crioidratica e fu riscontrata costituita da 30.7 parti di cloruro di sodio per IOO d'acqua, ed il suo punto cli fusione fu trovato in n crnanza di

·- 210.3.

Dopo tutte queste ricerche relative al cloruro di sodio, l'egregio prof~ssore ~'[atignon si è chiesto se un altro sale non an ebbe potuto sostituire con buon Yantaggio quello marino per liquefare la neve ed ha estesi i suoi studi aì cloruro di calcio anidro. Si è Yisto come il cloruro di sodio non può for- mare colla neve nessuna miscela stabilmente liqui- da al di sotto di - 21°.3; ora il cloruro di calcio presenta il grande vantaggio di costituire coll'ac- qua delle soluzioni incongelabili fino a - 55°; nel- le città in cui la temperatura scende al di sotto di - 2r/.3 è quindi possibile liberarsi rapidamente della ne,·e coll'aiuto del cloruro di calcio.

La curya di fusibilità del sistema binario costi- tuito di acqua e cloruro di calcio fu studiata da Bakhuis Roozeboom, il quale ritroYÒ che il ramo relati,·o all'equilibrio fra la neve e la soluzione del sale si estende dallo zero fino ad un punto eutetico a - 55° a cui corrisponde una soluzione così costi- tuita : 73.9 parti di cloruro di calcio anidro per roo di neve; una soluzione di questo genere potrà egre- giamente sen·ire come refrigerante ed è infatti usa- ta spesso con buoni risultati.

Per terminare lo studio di confronto fra il clo- ruro di sodio e quello di calcio per l'applicazione che ci interessa, com·iene paragonare le quantità di questi due sali necessarie per ottenere lo stesso

risultato : lo specchietto seguente c1 dà al propo- sito qualche indicazione:

Ca Cl, Na Cl Ca CL 5° .... I 2 .30 . . . . 8.40 j ·- 30° .... 49.20 - ro0 ••19.00 .... 16.10; - 40° .... 58.70 -- 20° .... 35. IO .... 29. IO i - 50° .... 6940 - 55° .... 73.90 Per i climi temperati che imperano nei paesi no- stri, i:on ci sarebbe ,-antaggio alcuno ad usare i!

cloruro di calcio in sostituzione di quello di sodio, poichè sarebbe necessaria una quantità assai mag- giore di sale per sciogliere lo stesso peso di neve. Alla temperatura di - 5°, ad esempio, bisognereb- be unire alla neve per farla liquefare tutta, r2.3 parti di cloruro di calcio, mentre di cloruro di sodio non occorrerebbero che 84 parti.

Di più, la considereYole igroscopicità del cloru- ro di calcio anidro renderebbe difficile il suo tra- sporto e la si.1a conseryazione; inoltre il suo prezzo di costo è sempre superiore a quello del sale ma- rino. E' ben \·ero che l'industria della soda all'am- moniaca fornisce grandi quantità di soluzioni di cloruro di calcio senza valore come l'acqua del ma- re, ma l'evaporare e disseccare queste soluzioni im- porta sempre una spesa più rilevante dell'evapora- zione spontanea e metodica che avviene nelle sa-

line. Ing. E. S.

LA SALUI3RITA DELLE ABITAZIONI A BUON ~IERCATO.

Gli esempi di case salubri ed a buon mercato 111

Francia che furono già descritte recentemente in precedenti articoli (Riv. Ing. San. N.ri 3 e 6) dimo- strano che il problema d~lla loro moltiplicazione nelle grandi città è oggidì suscettibile di efficaci soluzioni, come pure dal punto di vista finanziario. Però l'iniziati,·a priYata non potrà ottenere gran- di risultati in quanto concerne le case attuali, abi- tate da operai.

Infatti secondo le statistiche fatte da M. Bervi- tillon si vede che più di 500.000 Parigini abitano in locali troppo ristretti, vale a dire contenenti pit1 di due persone per cam~ra. Ammettendo che que- ste persone possano pagare un affitto sufficiente, perchè fossero ben alloggiate bisognerebbe mettere a loro di$posizione più di 250.000 camere, ciò che porterebbe una spesa cli 400 milioni.

Per rendere inoltre i piccoli alloggi attuali salu- bri, bisognerebbe spendere somme considerevoli, e se vi sono delle case che si prestano ad esser ripa- rate con poca spesa, ve se sono altre che sarebbe più com·eniente demolirle. Le cause d'insalubrità dei piccoli appartamenti sono così numerosi ed ab- bisognano di lavori tali che un proprietario isolato

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