SISTEMA STATISTICO NAZIONALE
ISTITUTO NAZIONALE
DI STATISTICA
ANNUARIO
STATISTICO
ITALIANO
1999
ANNUARIO STATISTICO ITALIANO 1999
Istituto Nazionale di Statistica Via Cesare Balbo, 16 Roma La riproduzione e la diffusione a fini non commerciali dei dati
contenuti nell'Annuario sono consentite a condizione di citare la fonte.
Stampato nel mese di ottobre 1999 Copie 7.000
da Albagraf S.p.A. -00040 Pomezia (Roma)
Indice generale
Pag
o
Introduzione. . . .
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. . . .. VII
Avvertenze. . . .
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XV
1 - Ambiente e territorio
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1
2 - Popolazione . .
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31
3 - Sanità e salute.
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67
4 - Assistenza e previdenza sociale
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97
5 - Conti economici della protezione sociale
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125
6 - Giustizia.
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7 - Istruzione
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8 - Cultura ..
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....
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...
:
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193
9 - Lavoro
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219
10 - Elezioni
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241
11 - Famiglie e aspetti sociali vari. . . . .. 255
12 - Contabilità nazionale. . . . .
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283
13 - Agricoltura. . . .
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313
14 - Industria
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15 - Costruzioni. . .
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371
16 - Commercio interno
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17 - Commercio con l'estero .
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. 40
1
18 - Turismo. . . .
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. 423
19 - Trasporti e telecomunicazioni .
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. 441
20 - Credito, assicurazioni
, mercato monetario e finanziario
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473
21
-
Ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica. . . . .. 501
22 - Prezzi
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521
23 - Retribuzioni. . . .
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. 547
24 - Bilanci delle imprese.
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559
25 - Finanza pubblica
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. 571
26 - Censimenti . . . .. 601
Note metodologiche
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Bibliografia generale
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Indice analitico ...
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. 675
Annuario Statistico Italiano 1999
VII
La statistica vera si fa per così dire mediantevotazione universale; è una confessione di tutti a tutti, è la disciplina della democrazia, è, per così dire, la coscienza riflessiva e speri-mentale della umanità.
Cesare Correnti, Pietro Maestri, Annuario sta-tistico italiano, 1864.
Introduzione
Introduzione
Melchiorre Gioja, nel 1826, definiva la statistica come “l’arte di descrivere
tutti gli oggetti in ragione della loro qualità; ella è in tutto il rigor del termine una
logica descrittiva” e, nel far “cenno sui vantaggi della Statistica”, introduceva
ele-menti di riflessione che avrebbero trovato compiuta affermazione molto più
avanti negli anni: “i cittadini” come i “governanti” devono potersi giovare
dell’in-formazione statistica.
Oggi, essa è riferimento sostanziale per le scelte individuali e collettive,
delle famiglie, delle imprese, delle istituzioni; svolge un ruolo fondamentale per
la costruzione europea, per il corretto funzionamento del mercato interno e per
la libera circolazione di persone, beni, servizi e capitali.
Essere al servizio degli utilizzatori impone una capacità di rinnovamento
continua nel raccogliere, elaborare e diffondere un’informazione rilevante,
accu-rata e tempestiva.
L’annuario, perciò, evolve di anno in anno. Questa edizione presenta le
nuove serie della contabilità nazionale, i risultati del censimento intermedio
del-l’industria e dei servizi, la revisione delle serie dell’occupazione e della
disoccu-pazione, i dati delle elezioni del parlamento europeo e dei referendum popolari
del 1999, la nuova serie dei consumi delle famiglie per gli ultimi due anni.
C’è naturalmente spazio per migliorare ancora, con l’aiuto dei lettori e di
quanti utilizzeranno i dati.
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FILOSOFIA
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consumatore d'ogni .pecio di ,' ••• !'!"' ... ~,~ .por&i., negli .r.eDali l nelleiorlezzll, dicasteri I doveodo farne larghe prov-vi.le ha interesse di conoscerue le qualità e i prezzi. Queste cognizioui lo autorizzauo a giu-ai care gli amministratori , i fOI'nitori, j mpgu1.-zinieri, ecc.IV. Arti e commel'cio.
Ciascuno 'vuole esercitare la sua induslria, 11 governo è artisla negli arseual& eli leJ'n e 'Dseguire inlraprese io r. ione de' suoi capiuli. di m"', DeUa,fablu:i i,e·d.loitro ,
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881ftll la cClgnlzICloe delle mi-de una parle le specie 6' iodu.triae
le loclllità gllori malerie , macchine e processi, ecc. in cui troverll minori concorrenti, dall' altu la La cognizione dello slato del/e arli Strvc al latitudine che le leggi luci. no .11. 5ua libertà, governo per proporzionare i premj &11' impor-gli incoraggiameuti che le promettono o impor-gli Oshl- lanla ddlo invenzioni, seuza parlHrtl qui dc'coli che le oppongono. trallali di commercio.
V. SiclII'eua.
La sicurezza della vita, dello luoprielà del- l,a C0!lni~ione delle locali là montuose, bo-l'onore, è l' oggello de' voli di tuui i cill.diu;; Ichive, i03ulari in cui s'aullidnuo gli ag~l'essori
fa d'uopo duuque coooscere i tribunali cbe vi e i pirati, iu cui è f.cile l' illvasione de nemici lluareutiscono quelli beni,e che talvolta,faceodo\,j esleri lIello Slato, ecc., servo nl govel'lJO per pagare gravisaimo taNe, ,e li rubano. dirigervi for~c di repl'~ssiolJe o difesa, ecc.
VI. Imposte.
Le imposto che si diltribailCOlIo in ra~ioDe La pertquazionc delle i.uposle sull'agricolturu dc' prodolli ncll' agricoltura e nelle arli, de con- e sulle arli richiede co!,.li~ioui d' o~ni Bpecie Bumi di cose e di serviSi, d' aUi Clivili, com- sulle qualilà de' lerreoi, sul nlore de prodo Ili , mel'ciali od altri, ecc., 'fogliono ~S5er. eaamr- sull .. quantità delle spese., .ugli iDfonuo; tOl'l't.lri uat e dai produttori e dai consumatori, o sia da e celesli, IUU' eslensione dello lIDerclo, ecc., tutti i membri del corpo lOciale. gccio l' imposla DOli coIpÌlca il capilale
neces-881'10 alla prodUlionl, VB. Abitudini.
Le abitudini economiche, rappresentate dalle Le abitudini ~conomiche sen'ooo di lJorOlIl .i quaotità e dalle specie de' coosumi, senono governi Dello st&bilimento delle imposte sui con-di guida e fauDo la legge ai produllori: essi aumi: elli Don possono trascurar!: quelli ch~ 5000 cosI l'clt i 8 produrre in ragioue cldle di- aQno più comuni, perchè più produttori ben~llt· mllode di chi può e vuole comprare. La co- più leggieri. Jn quesle imposte i .. govtl'llI .;~ gnizione de' pregiudizj popolari è preziosa per propOllgono lalvoltu Bnche UII line mor.le;. COSl
chiunque CODosce la .tori. di Socrate e di Ali... l'imposla tiui liquori Il sulle wrle dn fl'u~~o sagora. La cognizione della morale del ,olgo. previene crapole Cl litigi, e conserva,' . -neceS5aria a chi deve contraltare COD esso j miglia i guadagni dd loro c~po, ccc.
quindi alla China noo vi condurrete ugualmente cLe i Il !spagna, ccc.
I
"LU DISCORSO ELEMENTARE.
In
somma le ren(~ite, del proprietario., il, sal~ri,o dell'artista" i profitti, dc~Pin~rapre~dilor~, Sii iuteressi tlcl capltahsta , le sprsc de cIttadini, la produzlonc, la dlstnbuzlonc, Il con-sumo delle riccltczte, tutto è calcolato sulla natura del clima, sullc qualità dci suolo, • sulla, q~lallti~à ~ella ,popolazion,c, sullc abitudi~i ?C' con,sumat?ri, s~ll~ leggi civili e COIll-merclali, SUI blsogm della socIetà, sull~ rclazl?nl COS~I ~lalt stranieri, Pare dunque che ciascuno sia interessato a conoscere tutti questi oggetti, In mczzo di cui vive continuamente, a cui è unito con tanti viucoli , su cui agisc,e !n tante l!Ianiere, e che reagisconu 50I>ra di lui sì intensamente e sì spesso, che la di lUI libertà, sIcurezza, indipendenza, comodi e
piaceri da essi dipend?uo., , , , , , ,
Ai vantaggi genera\1 ulllremo I partlcolan che non sono meno Importanti. La statistica addita all' armatore gli sco~li che deve eYi~are e le coste d~ più facile o più sicuro sbarco; al capitano le risorse che ritroverà o non rttroverà ne' paesI dove progetta di condurre le st,le armate; agli artisti !e I~ità dove ~i ~olgono, i p~ù ~ifettosi o, pilà pregiev,ol,i mate~ial! dI cui s'occupa la loro ~dustna; al gIUdice gh USI, I costumI le abitutlllli fontt d, tante liti e delitti, agli e.teri i nostri
bi~ogni
e le nostre risorse onde agevolare le specu-luioni commerciali; ai filosofi di tutte le nazioni dc' faui per arricchire le scienze morali ed economiche, lt distruggere qualche pregiudizio noci.olalla
posterità delle basi di confronto per determinare la decadenza o i pro,gr~sai, d' og~i r~mo sociale l d~' motivi ~cr ammetter,e o rigettare un regolamento, delle raglom di gratltlldlQe e d'ammarutone verao I predeceSSOri ,°
l'opposto" ' d " ' l 'b'l I tati" I d ' . • d IlHiUcttenJo SUI v3ntag~ I CUI c: Sllscetll I e
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sbca o a ClCnJlOGe ecGlloauCI e c nazioni. risulta che invece di delineare l' agricòltura I le arti, il commercio io iscorcio ed a graudi tratti, come si dice, f~' d'uopo acendere a tutti i particolari interessanti , acei\' siano confermati e diffusi i buoni metodi, scoperti e screditati i nocivi, svelati i pregiudizj che ~'oppongono alle migliori pratiche, conosciute le risorse ora neglette, additati i meni meno dispendiosi che sostituir si possono agli attuali, di moJo che si scorgano tulte le CaDSe removibili Q. irremovibili che aecresconu le spese, tutti gli ostacoli che s'oppongono alla " ti, tatte le circostanze cbe inQuiscoDo sulla buona riuscita di~, ti laaaaisaibili t
copilicJai
lltiliuiee che facilitaDo ipa-rarroni colle diverse 'provincie d'ono Stato colle provincie di Stati
cfigem,
col passato e co? presente, e IOno ai governi cd agli individui sicura norma per decid'lre sui tinti pro-getti che si vanno facendo o colle pubblicbe stampe, o con prtvati acritti, o nelle private cODverulioni, dc' quali e i governi e gli individui Curano lO,enti le vittime. Tra i vantaggi infatti de' dati statistici annoverar si debbe l'clclusione di piil. fi,lse misur,
ingtuallClll'ici di queliiche
nOli liconosconO.
È noto per es" che il' poverno spagnllolo trasportò le "vigugne dalle freddissime cilile delle Cordeliere, e .iIU5in~o
di vederle~rosperare
nella caldlssiiOl Andalusia!!! Non il piccolo nUl8ero dunque, ma I e.attena cercar SI dcbbe ne' fatti; quanto più questi saranno esatti e numerosi, tanto maggiori progress i farà la scienza.La
statistica infatti, silDile a tutte le altr~ scienze, nun può perCeziouarsi cbe gradata-mente: rinullciare all' intrapresa, perchè non è pOJSibile eseguirla iD Illl ittaate, .... bbe dannosa pazzia. Le prime descrizioni dci cielo ,Cairono haPe~i_, le acconde, le lene lo flirOIlO Ilgllalmente; astronoDli nUll li ltaDcatoaocf.
ouer .. re o di descrivere; i fatti jmper'fezioni scemlrono, la scienll cominciò a nascerel c m.ettendo a profitto
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,pit\ circoa~ta e pÌlà esatta. Tutte le a tre acienze, tutte ledegli uommi soggiacciono più o m.eno a questa legge di prOlrn~sil'lU: non la conosce, l' imp1zi~nll che non la riapetta, lODO
pnllCI,tale ctéi~.n .l neUe cose fisiche che nelle 1I)0raii e politiche. 'riìI.D9~E DELLO STESSO ARGOMENTO.
Un celebre scriltore
cl'
economia ' '!l'flnni BattistaSay,
dopo d'avere accennalo te diffi-coltà che .i oppongono aUa raccolta tie ,atatistiche esatte, aggiunae:,e
p.-.Ntl.o. àus
cwo;r,
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""latat (TlWitt ti' 4eollOmic "polWf.u t t. I .tll·
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opera diAnnuario Statistico Italiano 1999
XV
A
A
vvertenze
vvertenze
Segni convenzionali - Nelle tavole statistiche sono adoperati i seguenti segni convenzionali:
Linea (-):
a) quando il fenomeno non esiste;
b) quando il fenomeno esiste e viene rilevato, ma i casi non si sono
veri-ficati.
Quattro puntini (....):
quando il fenomeno esiste, ma i dati non si conoscono per qualsiasi
ragione.
Due puntini (..):
per i numeri che non raggiungono la metà della cifra dell’ordine minimo
considerato.
Arrotondamenti - Per effetto degli arrotondamenti in migliaia o in milioni operati direttamente
all’elaboratore, i dati delle tavole possono o non coincidere tra loro per qualche unità (di migliaia
o di milioni) in più o in meno. Tale motivi, inoltre, non sempre hanno consentito la realizzazione
della quadratura verticale o orizzontale nell’ambito della stessa tavola.
Numeri relativi - I numeri relativi (percentuali, quozienti di derivazione, ecc.) sono
generalmen-te calcolati su dati assoluti non arrotondati, mentre molti dati congeneralmen-tenuti nel presengeneralmen-te volume sono
arrotondati al migliaio, al milione, ecc.; rifacendo i calcoli in base a tali dati assoluti si possono
pertanto avere dati relativi che differiscono leggermente da quelli contenuti nel volume.
Distribuzione di frequenza per classe di valore di un carattere - Nelle tavole che riportano
tali classi di valori, come regola generale, gli estremi inferiori di ciascuna classe s’intendono
esclusi e gli estremi superiori inclusi nella classe considerata.
Ciò non vale per le distribuzioni per età, sia per anni singoli sia per classi, in quanto l’età viene
computata in anni compiuti. Così, ad esempio, l’età 0 anni, 1 anno, ecc. si riferisce
rispettiva-mente agli individui dalla nascita al giorno precedente il 1° compleanno e agli individui dal
gior-no del 1° compleangior-no al giorgior-no precedente il 2° compleangior-no e così via. Analogamente nelle
dis-tribuzioni secondo classi di età, le classi, ad esempio, fino a 4 anni, 5-9 anni, 10-14 anni, 75 anni
e più, includono rispettivamente gli individui dalla nascita al giorno precedente il 5°
complean-no, dal giorno del 5° compleanno al giorno precedente il 10° compleancomplean-no, dal giorno del 10°
compleanno al giorno precedente il 15° compleanno, dal 75° compleanno in poi.
Ripartizioni geografiche
Nord-centro
Italia Nord-occidentale comprende: Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Liguria;
Italia Nord-orientale comprende: Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia,
Emilia-Romagna;
Italia Centrale comprende: Toscana, Umbria, Marche, Lazio.
Mezzogiorno
Italia Meridionale comprende: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria;
Italia Insulare comprende: Sicilia, Sardegna.
Annuario Statistico Italiano 1999
XVI
Glossario - È costituito dai principali termini utilizzati nei capitoli; data la complessità e la
spe-cificità della materia, alcune definizioni potrebbero non risultare completamente soddisfacenti ed
esaustive.
Bibliografia generale - È costituita dal complesso delle citazioni bibliografiche, in ordine
alfa-betico per autore, inserite nei vari capitoli sotto la dizione “Per saperne di più”.
Indice analitico - Si riferisce ai titoli dei prospetti, figure e tavole ed ai titoli inseriti nelle note
introduttive ai capitoli.
Fonti - Vengono indicate con codici alfa-numerici le Fonti che derivano da Rilevazioni od
Elaborazioni prodotte dall’Istat (vedi Note Metodologiche). Per ogni indagine il codice è costituito
dalla lettera R per le Rilevazioni ed E per le Elaborazioni, e da un numero a due cifre di cui la
prima individua il Capitolo e la seconda il numero progressivo delle schede (esisterà quindi, ad
esempio, una rilevazione con codice R 1.1 ed una elaborazione E 1.1 nell’ambito del Capitolo 1).
Negli altri casi viene specificato l’Ente di provenienza delle informazioni.
Confronti Internazionali
Classificazione dei Paesi - Di regola i paesi sono riportati nell’ambito dei Continenti, secondo
l’ordine (geografico) concordato tra i Paesi della UE. Qualche eccezione è stata tuttavia
intro-dotta nelle tavole relative ad alcuni fenomeni per prospettarne meglio le caratteristiche
territo-riali.
Tavola 1.1 Tavola 1.2 Tavola 1.3 Tavola 1.4 Tavola 1.5 Tavola 1.6 Tavola 1.7 Tavola 1.8 Tavola 1.9 Tavola 1.10 Tavola 1.11 Tavola 1.12 Tavola 1.13 Tavola 1.14 Tavola 1.15 Tavola 1.16 Tavola 1.17 Tavola 1.18
Indice delle tavole
- Superficie territoriale per zona altimetrica e regione al 31 dicem-bre 1998 .. ... ... ... ... ... .. . - Superficie territoriale per grado di sismicità e regione al 31
dicem-bre 1998 ... .... .. ... ... .. ... .... .... ... ... .. . . - Temperature estreme, medie estive ed invernali per stazione
-Anno 1998 ... .. .... ... ... ... ... . - Precipitazioni: quantità e frequenza. Vento: direzione
predominan-te e velocità massima, per stazione - Anno 1998 .. .. ... ... .. . - Superficie forestale per zona altimetrica e regione al 31
dicem-bre -Anno 1997 .. .. .... ... ... ... ... . - Rete ferroviaria e stradale per regione - Anno 1996 ... .. .. . . - Comuni soppressi e non ricostituiti per epoca di soppressione e regione al 10 gennaio 1999 ... ...... .... .. .. .... ... . -Comuni e relativa superficie territoriale per classe di superficie e regione - Anno 1998 ... .. . -Acque costiere marine per balneabilità e regione - Anno 1998 ... . - Aree naturali protette per regione al 31 dicembre - Anno 1998 .. . - Incendi forestali e superficie forestale percorsa dal fuoco per tipo di bosco e regione - Anno 1996 ... ... ... ... . -Raccolta di rifiuti urbani per regione -Anno 1997 ... . -Raccolta differenziata di rifiuti urbani per regione - Anno 1997 ... . - Prodotti fitosanitari distribuiti per uso agricolo per regione - Anno
1996 ... .... ... .... . .
-Indicatori energetici in Italia e in alcuni paesi dell'Unione Europea -Anni 1990, 1993-96 .. ... ... ... ... ... . . -Vendite di benzina senza piombo per regione - Anni 1993-97 ... . - Controlli effettuati dal Nucleo Operativo Ecologico (N.O.E.) del Ministero dell'Ambiente per settore operativo e ripartizione geogra-fica - Anno 1997 ... ... .... ... .. ... .... ... . -Famiglie per giudizio su alcune caratteristiche della zona in cui
abi-tano e presenza di problemi ambientali per regione - Anno 1998 ..
Pago 11 11 13 14 15 15 17 17
20
21 2122
2223
23
24
24
25
Italia fisica, sismicità e climatologia
L’Italia si estende tra una latitudine ad estremo Sud posta a 35 gradi e 30 primi e una latitudine a estre-mo Nord a 47 gradi e 06 primi, e tra una longitudi-ne ad estremo Ovest posta a - 5 gradi e 50 primi e una longitudine ad estremo Est a 6 gradi e 04 primi. La lunghezza massima è di 1.200 Km (Vetta d’Italia - Capo delle Correnti). La superficie com-plessiva, aggiornata al 31 dicembre1998, ammon-ta a 30.133.676 etammon-tari (esclusa la Repubblica di San Marino e lo Stato della Città del Vaticano). Alpi e Appennini sono le due catene montuose che attraversano il territorio nazionale, quella delle Alpi, in particolare, comprende le cinque vette maggiori che oltrepassano i 4.000 m, tra cui nell’ordine: Monte Bianco (4.810 m.), Monte Cervino, Monte Rosa, Gran Paradiso, Pizzo Bernina.I fiumi di lunghezza superiore a 300 km sono: il Po (652 km), l’Adige, il Tevere e l’Adda, mentre i laghi con superficie superiore a 100 kmq sono: il lago di
Garda (370 kmq), il lago Maggiore, il lago di
Como, il lago Trasimeno e di Bolsena.
Gran parte del territorio italiano è bagnata dal mare, molto elevata risulta pertanto l’estensione delle coste marine (7.375 km), cui maggiormente contribuiscono le due isole maggiori Sicilia (1.484 km) e Sardegna (1.731 km).
Zone altimetriche
L’elaborazione dei dati di superficie territoriale per zone altimetriche (montagna, collina, pianura) viene eseguita sulla base del sistema circoscrizio-nale statistico istituito nel 1958. Tali zone sono identificate sul territorio sulla base di valori soglia altimetrici.
Le zone altimetriche di montagna e di collina sono state divise, per tenere conto dell’azione moderatrice del mare sul clima, rispettivamente, in zone altimetriche di montagna interna e collina interna e di montagna litoranea e collina litora-nea, comprendendo in queste ultime i territori, esclusi dalla zona di pianura, bagnati dal mare o in prossimità di esso.
Molti Comuni si estendono territorialmente dalla montagna alla collina o dalla collina alla pianura, coprendo, talvolta, tutte e tre queste zone altime-triche. Tuttavia, per ragioni di carattere tecnico ed amministrativo, è stato adottato il criterio della inscindibilità del territorio comunale, da cui ne segue che l’intero territorio del Comune è stato attribuito all’una o all’altra zona altimetrica, secon-do le caratteristiche fisiche e l’utilizzazione agraria prevalente.
I dati della superficie territoriale dei Comuni sono forniti dagli Uffici del Territorio (già Uffici Tecnici Erariali) di ciascuna provincia. Tale superficie è calcolata sulle mappe catastali in scala 1:2.000 ed è il risultato di misurazioni planimetriche; solo una parte di tale cartografia risulta al momento digitalizzata. Occorre ricordare che le mappe catastali sono realizzate secondo una proiezione diversa da quella utilizzata per le mappe 1:25.000
dell’Istituto Geografico Militare (IGM), che sono fonte molto spesso di mappe in formato digitale. Le prime sono disegnate secondo una proiezione Cassini-Soldner, con reticolo Gauss-Boaga sovrapposto dal 1948, le seconde seguono inve-ce una rappresentazione conforme Gauss-Boaga, inquadrata nel sistema geodetico nazio-nale (ellissoide internazionazio-nale con orientamento a Roma M. Mario - 1940) con reticolato chilometri-co della proiezione Universale Trasversa di Mercatore (UTM) riferito al sistema geodetico europeo (ED 1950).
La superficie territoriale misurata comprende, oltre ai suoli, i corpi idrici interni e le strade, mentre ven-gono escluse le acque costiere.
Le variazioni, tra un anno e l’altro, nei dati delle superfici sono da attribuirsi al ricalcolo effettuato dagli Uffici del Territorio, all’informatizzazione del Catasto Terreni, a fenomeni di bradisismo, erosio-ne, passaggio di una parte di territorio di un Comune facente parte di una zona altimetrica ad altro Comune confinante facente parte di un’altra zona altimetrica, a seguito di specifiche disposizio-ni di legge.
Dall’esame dei dati (Tavola 1.1) risulta evidente la forte incidenza del territorio classificato come “montagna” o “collina”, che rappresenta il 76,6% del territorio nazionale. Piemonte e Trentino Alto-Adige sono le Regioni che, con più di un milione di ettari ciascuna, maggiormente contribuiscono alla classe “montagna”, seguite dalla Lombardia, che presenta anche la maggiore estensione di pianura. Seguono, nell’ordine delle Regioni con maggiori estensioni di territori pianeggianti, l’Emilia Romagna, il Veneto e la Puglia rispettivamente con 1.057.035, 1.037.004 e 1.031.004 ettari attribuiti alla classe “pianura”.
Sismicità
L’esigenza di elaborare una classificazione sismica del territorio nazionale nacque all’indomani del ter-remoto di Reggio Calabria e Messina del 1908. Nel corso degli anni successivi vennero, così, istituiti, con decreto, degli elenchi di comuni nei quali l’atti-vità costruttiva doveva essere regolata da norme precise, ovviamente più severe e rigide rispetto al resto del Paese. In pratica, un comune veniva dichiarato sismico solo se, nella sua storia più o meno recente, si era già verificato un terremoto nel suo territorio.
L’esigenza di arrivare ad una revisione profonda di questa classificazione cominciò a maturare già negli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale, ma fu soltanto nel 1979 che tutto questo trovò occasione di tramutarsi in atti concreti, quando arrivarono a compimento gli studi e le esperienze accumulate nel corso degli anni settanta nell’ambito del Progetto finalizzato “Geodinamica” del CNR. Proprio sfruttando questi risultati, il Ministero dei lavori pubblici ha provve-duto ad emanare tra il 1980 ed il 1984 una serie di decreti che hanno ridisegnato la mappa della clas-sificazione sismica del territorio. Come base di
questa classificazione vi è essenzialmente una analisi delle statistiche sui terremoti avvenuti a par-tire dall’anno 1000, non essendo ancora disponibi-li conoscenze approfondite e territorialmente gene-ralizzate di carattere geologico-strutturale e quindi sismogenetico1.
La classificazione attuale ha aumentato, rispetto a quella precedente, le classi di sismicità: da due a tre, con l’aggiunta della classe Bassa sismicità. E’ da rilevare che nel grado di sismicità non classifica-ta sono compresi sia i comuni dove la sismicità è assente sia quelli per i quali le attuali analisi non consentono nessun procedimento di classificazione. Secondo i dati di questa classificazione (Tavola 1.2), il 44% della superficie territoriale risulta sog-getta ad un livello medio-alto di sismicità. La regione maggiormente esposta è la Calabria: il 100% della superficie è classificata a livello medio e alto; seguono poi Marche, Sicilia, Basilicata e Abruzzo.
Invece le regioni più favorite sono la Valle d’Aosta, il Trentino-Alto Adige e la Sardegna, dove l’intero territorio attualmente non è classificato con nessu-no dei tre livelli di sismicità (alto, medio o basso) e la Lombardia con solo il 3,5 % della superficie con-siderata sismica a livello medio.
Attualmente è stata redatta una nuova proposta di riclassificazione del territorio nazionale che utilizza i risultati degli studi di pericolosità sismica svilup-pati in Italia negli ultimi anni. In tale proposta viene allargata in modo consistente la terza classe e viene modificata la distribuzione dei comuni fra prima e seconda classe2.
Climatologia
Le numerose e crescenti richieste di informazioni sui principali fenomeni atmosferici, sia ai fini di una più completa conoscenza del territorio nei suoi aspetti fisico-ambientali, sia per una possibile valu-tazione delle risorse di energia rinnovabili, hanno condotto alla pubblicazione di dati climatici annua-li elaborati sulla base delle rilevazioni effettuate da alcune stazioni meteorologiche, distribuite sul terri-torio nazionale, appartenenti al Servizio Meteoro-logico dell’Aeronautica Militare (SMAM) e all’Ente Nazionale di Assistenza al Volo (ENAV).
Nelle tavole 1.3 e 1.4 sono riportati i valori di alcu-ni parametri meteorologici rilevati durante il 1998 e, come confronto, il corrispondente valore clima-tico, calcolato su una serie storica sufficiente-mente lunga (generalsufficiente-mente 1951-1997). Per le temperature estreme il valore climatico è stato calcolato come media delle temperature massime e minime annuali.
Uso del suolo
L’assetto del territorio può essere alterato dall’inter-vento dell’uomo in vario modo. Si passa, infatti, da zone che risultano fortemente mutate dalla costru-zione di edifici e infrastrutture di trasporto, dall’atti-vità di estrazione di materiali (apertura di cave), dal-l’attività agricola, attraverso una vasta gamma di interconnessioni, tipologie e forme transizionali, per giungere, infine, a zone meno modificate e pertan-to più vicine al loro assetpertan-to naturale (forme vegeta-zionali di vario tipo, spiagge, dune, zone ripariali, zone acquitrinose, corpi d’acqua fluviali e lacuali). Da questo si può facilmente comprendere la com-plessità di rappresentare in modo esaustivo le cate-gorie di uso del suolo.
La realizzazione del progetto comunitario CORINE-Land Cover ha reso disponibile una cartografia numerica di uso del suolo in scala 1:100.000 a livel-lo nazionale, ottenuta dall’elaborazione di immagini telerilevate. Definita e promossa dall’Unione Europea, tale cartografia classifica il territorio secon-do una nomenclatura di tipo gerarchico a tre livelli, il primo dei quali prevede 5 classi, il secondo 15 e il terzo 44. Tale nomenclatura è di tipo standard e risul-ta omogenea per tutti i Paesi Europei che l’hanno adottata. Su tale tematica, l’Istat ha coordinato un progetto pilota per la realizzazione di una cartografia di uso del suolo a scala 1:25.000 su un territorio cir-coscritto (la provincia di Arezzo), utilizzando una legenda sviluppata a partire da quella del CORINE-Land Cover.
Indicazioni su alcuni aspetti dell’uso del suolo pos-sono essere desunte anche dai dati relativi alla superficie forestale (Tav. 1.5), dagli indicatori dell’im-patto della rete stradale e ferroviaria sul territorio (Tav. 1.6) e dalle statistiche sulla superficie edifica-ta.
Relativamente alla tavola 1.5, il patrimonio boschi-vo, che al 1997 è risultato di 6.842,6 migliaia di ettari, è ubicato per il 59,5% in montagna, per il 35,5% in collina e per il 5,0% in pianura.
Negli ultimi venti anni la superficie forestale è aumentata di circa 497.000 ettari e, per quanto concerne la distribuzione per zona altimetrica, risulta favorita soltanto la collina.
Il rapporto tra superficie boscata e territorio è del 22,7%: esso permane inferiore alla media europea malgrado la struttura orografica del paese, costitui-to in prevalenza da montagna e collina.
Nell’ambito delle indagini che l’Istat svolge corren-temente, con l’ausilio del Corpo Forestale dello Stato, per seguire l’andamento dell’economia fore-stale, viene anche rilevata, annualmente, la super-ficie occupata dalle foreste secondo diversi carat-teri (tipo di bosco, categoria di proprietà).
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(1) Circa dieci anni fa il Servizio Sismico, quando ancora apparteneva al Consiglio Superiore dei lavori pubblici, ha provveduto a pubblicare un volu-me con cartografia e tavole, nelle quali è stata riportata per comune non solo la classificazione sismica ma anche una serie di informazioni utili ad analisi sulla sismicità. Tra queste si possono segnalare le elaborazioni riguardanti le abitazioni, provenienti dal censimento della popolazio-ne del 1981 e in parte ipopolazio-nedite. Cfr. Consiglio Superiore dei lavoro pubblici, Servizio Sismico, Atlante della classificaziopopolazio-ne sismica nazionale, Roma, 1986.
Relativamente alla superficie edificata i dati prodotti dall’Istat a livello nazionale sono quelli ottenuti in occa-sione del disegno delle basi territoriali per il censimen-to del 1991 mediante elaborazione di immagini teleri-levate. Le Località abitate sono aree edificate, in cui la soluzione di continuità ammessa tra edifici è al massi-mo di 70 metri per i centri e 30 metri per i nuclei; stra-de, zone di verde urbano e agricole intercluse vengo-no pertanto conteggiate in tale superficie. Tali superfi-ci anche se non fanno riferimento alle nomenclature standard di uso del suolo (es. edificato urbano della CORINE-Land Cover), essendo state disegnate secondo una metodologia standardizzata, risultano confrontabili per tutto il territorio nazionale e possono essere utilizzate in varie analisi comparative.
Suddivisioni amministrative e statistiche
del territorio
Le principali entità amministrative: Regioni, Province e Comuni rappresentano un primo impor-tante riferimento per la suddivisione del territorio a fini statistici. Le Regioni sono a loro volta riunite in Ripartizioni Geografiche (vedi Avvertenze). Relativamente alle Province, nel cartogramma 1.2,
sono state evidenziate quelle di recente costituzione (anno 1992) con l’indicazione del numero di comuni che sono andate a costituirle e della Provincia di provenienza.
Le unità amministrative sono in continuo mutamento anche a livello comunale, sia per quanto riguarda la circoscrizione territoriale di competenza che la deno-minazione. Oltre al fenomeno di cessione/acquisizio-ne di territori tra comuni contigui, si verifica quello della soppressione e della costituzione di nuovi comuni. Nella tavola 1.7 viene presentata la situazio-ne dei comuni soppressi e non ricostituiti dall’unità d’Italia al 1° gennaio 1999, da cui si evidenzia che le modifiche sono state più frequenti in occasione di periodi storici che in vario modo hanno cambiato il ter-ritorio nazionale (fase successiva all’unità d’Italia, classe 1861-1880; periodo compreso tra le due guer-re mondiali, classe 1921-1940) e vedono il Centro-nord maggiormente interessato. Non sono stati con-teggiati nella tavola i 58 comuni ceduti alla Jugoslavia nel 1947 a seguito del Trattato di pace, di cui 2 della Provincia di Zara, 42 di Pola e 14 di Fiume.
Per consentire confronti a livello internazionale Eurostat, a fini statistici, ha suddiviso il territorio in zone nel rispetto dei confini amministrativi esisten-ti. Nel prospetto 1.1 vengono presentate le unità
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Prospetto 1.1 - Unità territoriali nella nomenclatura unificata del territorio a fini
statistici (NUTS) - Confronto con i Paesi dell’Unione Europea
Livello Territoriale 1 Livello Territoriale 2 Livello Territoriale 3 Livello Territoriale 4 Livello Territoriale 5 PAESENome Numero Nome Numero Nome Numero Nome Numero Nome Numero
AT - Austria Gruppen von 3 Bundesländer 9 Gruppen von 35 - - Gemeinden 2.351
Bundesländern Politischen
Bezirken
BE - Belgio Régions 3 Provinces 11Arrondissements 43 - - Communes 589
DK - Danimarca - 1 - 1 Amter 15 - - Kommuner 276
DE - Germania Länder 16Regierungsbezirke 40 Kreise 441 - - Gemeinden 16.176
ES - Spagna Agrupacion de 7 Comunidades 17 + 1 Provincias + 50 + 2 - - Municipios 8.077
comunidades Autonomas + Ceuta y Mellila
autonomas Ceuta y Mellila
FI - Finlandia Manner- 2 Suuralueet 6 Maakunnat 20 Seutukunnat 85 Kunnat 455
Suomi/Ahvenanmaa
FR - Francia Z.E.A.T (a) + 8 + 1 Régions + 22 + 4Départements + 96 + 4 - - Communes 36.664
DOM (b) DOM (b) DOM (b)
GR - Grecia Groups of 4 Development 13 Nomoi 51 Eparchies 150 Demoi/Koinotites 5.921
development regions
regions
IE - Irlanda - 1 Regions 2Regional Authority 8Counties/County 34 DEDs/Wards 3.445
Regions boroughs
IT - Italia Gruppi di regioni 11 Regioni 20 Province 103 - - Comuni 8.100
LU - Lussemburgo - 1 - 1 - 1 Cantons 12 Communes 118
NL - Olanda Landsdelen 4 Provincies 12 COROP regio’s 40 - - Gemeenten 672
PT - Portogallo Continente + 1 + 2 Comissaoes de 5 + 2 Grupos de 30 Concelhos - 305 Freguesias 4.208
Regioes coordenaçao Concelhos minicipios
autonomas regional +
Regioes autonomas
SE - Svezia - 1 Riksområden 8 Län 21 - - Kommuner 286
UK - Regno Unito Government 12 Counties / 37 - 133 - 443 Wards 11.206
Office Regions / Groups of unitary
Country authorities /
Country
Totale UE 78 211 1.093 944 98.544
(15 Paesi)
territoriali della nomenclatura unificata del territorio a fini statistici (NUTS) dei Paesi aderenti all’Unione Europea. La classificazione NUTS suddivide il ter-ritorio in 6 livelli gerarchici, passando dal livello 0, che corrisponde allo Stato nella sua interezza, al livello 5, che corrisponde al livello comunale. A livello nazionale, molte delle suddivisioni del ter-ritorio sono state realizzate dalle principali ammini-strazioni dello Stato e da alcuni Enti di interesse pubblico e l’Istat ha realizzato, a tale proposito, il Primo Atlante di Geografia Amministrativa. Questo prodotto raccoglie oltre 40 delimitazioni territoriali di tali zone, a carattere sia amministrativo che fun-zionale, ottenibili generalmente come somma di comuni, nonchè alcuni aspetti giuridici essenziali. Fra tali suddivisioni troviamo le Aziende Sanitarie Locali e i Distretti giudiziari.
La legge 142/90 di riordinamento delle Autonomie locali ha qualificato come Ente locale le Comunità Montane introdotte dalla legge 1102/71 che le aveva già individuate come Ente responsabile dei precipui interessi delle realtà montane del Paese. Al 31 dicembre 1997 le Comunità Montane erano 350 ed i Comuni ad esse appartenenti 4.195 (fonte: Unione nazionale comuni, comunità, enti montani).
La disaggregazione del territorio nazionale si spinge anche a livello subcomunale, per il quale sono state individuate Località abitate (centri e nuclei) e Sezioni di censimento, le Circoscrizioni amministrative dei grandi Comuni, preposte a svolgere funzioni di gestio-ne del territorio, e le altre zogestio-ne subcomunali di alcuni Comuni realizzate prevalentemente a scopo pianifica-torio e programmapianifica-torio locale. (Prospetto 1.2) Tali suddivisioni del territorio sono di tipo gerarchi-co, motivo per cui dalle Sezioni di censimento si
può risalire per somma alle Località abitate, al Comune, alle Circoscrizioni amministrative e alle altre zone subcomunali. Altre suddivisioni di inte-resse risultano essere quelle relative ai Collegi elet-torali ricostruiti per le elezioni del 1994 e i Sistemi Locali del Lavoro. Le competenze territoriali di Aziende Sanitarie Locali e dei Collegi si ottengono per somma di Comuni e/o Circoscrizioni mentre l’aggregazione di Comuni permette di ricostruire i Distretti giudiziari e i Sistemi Locali del Lavoro. I Sistemi Locali del Lavoro sono unità territoriali indi-viduate in base agli spostamenti sistematici interco-munali realizzati dagli occupati per recarsi al luogo di lavoro, sulla base dei dati censuari del 1991. La numerosità di tali sistemi risulta essere pari a 784. Nel cartogramma 1.4 viene fornito un esempio di rappresentazione del fenomeno della concentrazio-ne territoriale dell’attività manifatturiera. Da tale rap-presentazione, si evidenziano i sistemi locali carat-terizzati da una prevalenza dell’occupazione nel set-tore manifatturiero (valori superiori a 1) diffusa so-prattutto nell’area Centro-nord e quelli invece con valori inferiori all’unità presenti prevalentemente nel Mezzogiorno. Si distinguono per una presenza dif-fusa di questo tipo di occupati i Sistemi Locali del Lavoro delle regioni Marche, per il Centro, e Veneto, Lombardia e Piemonte, per il Nord.
Nel cartogramma 1.3 viene presentata la classifi-cazione delle Province secondo la variazione per-centuale di popolazione totale verificatasi tra il 1991 e il 1998. Da questa elaborazione risulta che il fenomeno dell’aumento della popolazione (valori positivi) interessa buona parte del territorio nazio-nale. In alcune regioni la contrazione della popola-zione (valori negativi) non è presente in nessuna delle Province che le compongono, come per, a
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Prospetto 1.2 - Principali unità territoriali amministrative, funzionali e statistiche:
numerosità, popolazione minima e massima.
UNITÀ TERRITORIALI Numero Popolazione minima Popolazione massima
Unità amministrative
Regioni (a) 20 119.993 9.028.913
Province (a) 103 91.824 3.809.829
Comuni (a) 8.100 30 2.646.408
Circoscrizioni amministrative dei grandi Comuni (b) (d) 196 2.528 205.208
Unità funzionali
Collegi elettorali uninominali (b) (e)
- Camera dei Deputati 475 95.320 144.942
- Senato della Repubblica 232 100.624 304.069
Aziende sanitarie locali (c) 228 41.969 1.246.092
Distretti giudiziari (Corti d’Appello) (a) 29 329.894 5.255.196
Sistemi locali del lavoro (b) 784 2.851 3.314.237
Unità statistiche Località abitate
- Centri abitati (b) 21.949 (f) - 2.515.951
- Nuclei abitati (b) 37.745 (f) - 2.042
Sezioni di censimento (b) 323.502 - 3.214
(a) Dati al 31 dicembre 1998.
(b) Dati riferiti al Censimento della Popolazione del 1991. (c) Dati al 31 dicembre 1995.
(d) I grandi comuni sono quelli che alla data del Censimento della Popolazione 1991 presentavano popolazione superiore a 250.000 abitanti. (e) Unità territoriali definite per le elezioni politiche del 1994.
partire dal Mezzogiorno, la Campania, il Lazio, l’Abruzzo, le Marche, la Valle d’Aosta e il Trentino-Alto Adige.
Ambiente
L’impostazione dei paragrafi successivi riflette le caratteristiche dei fenomeni ambientali, i quali nasco-no per il contributo di molteplici cause, percorronasco-no in modo trasversale sia le scelte di produzione che le modalità di consumo, necessitano sia di politiche generali che di politiche settoriali, e sono spiegabili in virtù di contributi scientifici riconducibili a discipline diversificate. In questo quadro complesso è più diffi-cile individuare indicatori direttamente espressivi, così come avviene per le statistiche economiche e sociali, ma risulta cruciale, per lo sviluppo delle cono-scenze e per il sostegno alle politiche, individuare un insieme di indicatori idonei per consentire la stima di effetti delle attività antropiche sull’ambiente. La prevenzione e la tutela dell’ambiente sono peral-tro coniugabili con lo sviluppo economico tramite il concetto di “sostenibilità”, rappresentabile attraver-so l’integrazione di obiettivi economici e settoriali con obiettivi di salvaguardia ambientale.
Nei paragrafi successivi sono forniti dati relativi alla qualità di alcuni media ambientali, indicatori rap-presentativi delle pressioni che soprattutto le attivi-tà antropiche esercitano sull’ambiente, indicatori delle “risposte” che gli agenti economici danno ed infine la percezione delle famiglie rispetto ai princi-pali problemi ambientali.
Il livello di sviluppo economico di un paese e, più in generale, le attività antropiche possono causare il depauperamento delle risorse ambientali. Il rap-porto tra le attività produttive e le condizioni del-l’ambiente può essere influenzato dalla dinamica della crescita industriale e dal diverso peso delle industrie tradizionali e di quelle innovative. Indicatori relativi alle caratteristiche delle attività produttive in tal senso sono reperibili in altri capito-li di questo Annuario. Qui, inoltre, si presentano tavole su alcune relazioni con l’ambiente del setto-re Agricoltura e del settosetto-re Energia; il primo per quanto concerne l’uso di prodotti fitosanitari, il secondo per quanto concerne la produzione di energia e l’intensità energetica del sistema econo-mico e per la componente degli usi energetici rela-tiva al trasporto di persone.
Acque marine
L’idoneità alla balneazione delle acque interne e marine viene accertata in base ai controlli previsti dal DPR 470/82 “Attuazione della direttiva (CEE) n. 76/160 relativa alla qualità delle acque di bal-neazione”.
I Laboratori pubblici addetti al controllo, strutture facenti parte delle Agenzie ambientali regionali (ARPA) dove costituite, effettuano le analisi nei punti di prelievo individuati dalle Regioni durante un periodo di sei mesi (maggio - settembre). In base ai risultati ottenuti, entro il 15 gennaio
del-l’anno successivo, viene stilato l’elenco delle zone non balneabili. I Comuni interessati hanno il com-pito di apporre i divieti di balneazione.
I requisiti di qualità delle acque marine destinate alla balneazione, specificati nel DPR 470/82, riguardano 11 parametri indicanti la contaminazio-ne fecale (coliformi totali, coliformi fecali, strepto-cocchi), la presenza di organismi patogeni (salmo-nelle, enterovirus), l’alterazione delle condizioni naturali derivanti da scarichi urbani, agricoli e indu-striali (pH, fenoli, sostanze tensioattive, ossigeno disciolto), la presenza di idrocarburi e l’aspetto esteriore (colorazione, trasparenza).
I risultati dei controlli vengono pubblicati annual-mente dal Ministero della sanità in due volumi: il primo riporta i dati espressi come percentuali di analisi favorevoli per ogni parametro misurato e per ciascun punto di campionamento (Rapporto numerico); il secondo comprende una rappresen-tazione cartografica della costa secondo il giudizio di idoneità, con l’indicazione dei comuni interessa-ti (Sintesi dei risultainteressa-ti).
Per la realizzazione della sezione cartografica del rapporto è stato utilizzato un nuovo software che ha consentito una maggiore precisione di rappre-sentazione del profilo di costa con il risultato di determinare valori diversi rispetto a quelli elaborati negli anni passati. La lunghezza totale della costa, infatti, è passata da 7.122,4 chilometri nel 1997 a 7.375,5 nel 1998. Detti scostamenti sono poco apprezzabili per quei tratti di costa con andamento pressoché lineare mentre divengono particolar-mente significativi dove la costa è molto frastaglia-ta, come in Sicilia e in Sardegna.
Tenuto anche conto che le informazioni relative ai tratti di costa idonei o interdetti alla balneazione sono in parte comunicate dalle Regioni solo in coordinate geografiche, ne consegue che i dati elaborati nella sezione cartografica e pubblicati nel presente volume non possono essere confrontati, in termini di chilometri, né come valori assoluti né come valori percentuali, con quelli elaborati per gli anni precedenti.
Nella tavola 1.9 sono presenti i dati relativi alla sta-gione balneare 1998.
A livello regionale la più alta percentuale di costa non balneabile per inquinamento accertato si riscontra in Campania dove 71,5 chilometri sono risultati non idonei (15,2%), segue il Lazio con un valore pari all’11,6% corrispondente a 42,1 chilo-metri di costa.
Per quanto riguarda i controlli è da notare l’alta percentuale di costa non balneabile per assenza o insufficienza di analisi (15,3%) in confronto alla percentuale di costa dichiarata non balneabile per inquinamento permanente e accertato (rispettiva-mente pari al 3,6% e al 2,5%). Nelle Regioni Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Marche, Lazio e Molise non vi sono tratti di costa non controllati.
I parchi marini sono presenti in cinque regioni (Liguria, Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna); la Toscana e la Sardegna hanno le percentuali maggiori di costa protetta (rispettivamente 7,5% e 7,2%). Sempre a livello regionale la percentuale più
vata di chilometri di costa marina vietati per motivi non collegati alla qualità delle acque (porti, aero-porti, zone militari etc.) si riscontra in Friuli-Venezia Giulia (42,9%); seguono Veneto (33,0%), Emilia-Romagna (21,8%), Liguria (16,9%), Lazio (13,1%) e Sicilia (10,3%). Le altre regioni presentano valo-ri infevalo-riovalo-ri alla media nazionale.
Aree protette
Le aree naturali protette, in base alla legge quadro del 6 dicembre 1991 n. 394, comprendono i parchi naturali regionali, i parchi nazionali e le riserve naturali. Obiettivo centrale della legge quadro è stato quello di definire una politica di istituzione e tutela delle aree protette, mediante forme di cooperazione e chiarificazione delle competenze tra Stato, Regioni ed Enti locali. La legge prevede-va la creazione, sia a livello centrale sia per singo-la area protetta, di alcuni nuovi organi, l’esingo-labora- l’elabora-zione di piani di parco, di piani di promol’elabora-zione eco-nomica, la costituzione di una Carta della natura ed il riconoscimento della piena autonomia delle Regioni per l’istituzione delle aree protette regio-nali3. La legge quadro demandava al Ministero del-l’ambiente la predisposizione di un Elenco ufficiale delle aree protette. Ogni singola area rispondente a determinati requisiti, definiti dal Comitato per le aree naturali protette, viene iscritta nell’Elenco uffi-ciale e ciò costituisce un prerequisito per l’asse-gnazione dei finanziamenti da parte dello Stato attraverso il Piano triennale delle aree protette. Il Ministero dell’ambiente ha istituito, con un decre-to pubblicadecre-to in data 10 maggio 1991, il Registro delle aree protette italiane. Un primo estratto del registro, con alcune elaborazioni statistiche, è stato pubblicato nel gennaio del 1991 ed un secon-do, con dati aggiornati e relativi alle aree protette istituite dalle regioni, nel giugno delle stesso anno4. Il Ministero dell’ambiente ha demandato poi l’elaborazione e la pubblicazione degli aggiorna-menti successivi al Centro di studio per la genetica evoluzionistica del CNR.
Tuttavia, la Lista delle aree con provvedimento di tutela in Italia, preparata annualmente dal CNR a partire dal 1991, ha caratteri e finalità diversi da quelli dell’Elenco ufficiale. Nella lista del CNR con-fluiscono le aree per le quali sono stati emanati provvedimenti formali di tutela, sia statali che regionali5. Restano escluse, quindi, le aree per le quali non vi sono atti formali di tutela e di conse-guenza i dati del CNR differiscono da quelli del Registro delle aree protette, nel quale invece figu-rano anche le cosiddette aree “in itinere”.
Il Registro delle aree protette è confluito poi nel
primo Elenco ufficiale delle aree protette approvato dal Comitato per le aree naturali protette con Deliberazione 21 dicembre 1993. L’elenco riporta le aree per le quali, sulla base degli accertamenti compiuti dal Ministero, sono state messe in atto e garantite alcune attività di protezione e in primo luogo la costituzione dell’Ente gestore. In base all’ul-tima Delibera del Comitato, datata 2 dicembre 1996, le aree menzionate nell’elenco ufficiale sono 501 con una estensione di 2.106.225 ettari; a queste vanno aggiunte 7 riserve naturali marine statali per 160.205 ettari di estensione complessiva sul mare. Per rispondere ai bisogni di programmazione volu-ti dalla legge quadro, a dicembre 1995 è stato approvato dal Comitato per le aree naturali protet-te il II Programma triennale per le aree naturali e protette 1994-96. Tuttavia il Comitato è stato recentemente soppresso e le relative funzioni sono state trasferite alla Conferenza Stato-Regioni secondo quanto stabilito dal D.L.vo 28 agosto 1997 n. 281 (Art. 7, c.1).
Anche il programma triennale per le aree naturali e protette è stato successivamente soppresso con l’art. 76 del D.L.vo 31 marzo 1998 n. 112, con il quale inoltre sono state conferite funzioni e compiti amministrativi da parte dello Stato alle regioni ed agli enti locali.
Con questo Decreto legislativo hanno rilievo nazio-nale (Art. 77) i compiti e le funzioni in materia di par-chi naturali e riserve statali, marine e terrestri, attri-buiti allo Stato dalla legge n. 394/1991. Per l’indivi-duazione, l’istituzione e la disciplina generale dei parchi e delle riserve nazionali, comprese quelle marine e le relative misure di salvaguardia sulla base delle linee fondamentali della Carta della natu-ra, è richiesto il parere della Conferenza unificata (D.L.vo n. 112/1998, art. 77). Alle regioni e agli enti locali sono conferite tutte le altre funzioni ammini-strative. Le riserve statali non collocate nei parchi nazionali e la cui gestione è affidata a regioni ed enti locali vanno individuate con atto di indirizzo e coor-dinamento sulla base di criteri condivisi con la Conferenza Stato - Regioni (D.L.vo n. 112, art. 78). In base alle rilevazioni annuali del Gruppo di studio sulle aree protette del CNR (Tavola 1.10) al 31 dicem-bre 1998 la superficie complessiva delle aree protette in Italia ammonta a 3.174.184 ettari. Rispetto al 1997 non si rilevano incrementi significativi ma sono state operate delle ridefinizioni in termini di estensione delle aree protette a livello regionale (soprattutto nel caso dell’Emilia-Romagna che presenta un decremento rispetto al 1997). Per la Toscana si evidenzia, invece, un effettivo aumento delle aree protette provinciali di interesse locale. A livello regionale, la Lombardia, la Campania e l’Abruzzo presentano le maggiori esten-sioni di aree protette sul territorio, tuttavia in rapporto
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(3) Secondo la legge quadro, la Carta della natura è predisposta dai Servizi tecnici nazionali di cui alla legge 18 maggio 1989, n. 183 in attuazione degli indirizzi del Comitato per le aree naturali protette. La Carta della natura integrando, coordinando ed utilizzando i dati disponibili relativi al complesso delle finalità di cui all’articolo 1, comma 1, della suddetta legge, ivi compresi quelli della Carta della montagna di cui all’articolo 14 della legge 3 dicembre 1971, n. 1102, individua lo stato dell’ambiente naturale in Italia, evidenziando i valori naturali e i profili di vulnerabilità ter-ritoriale. Attualmente la Carta della natura in scala 1:250.000 è in fase di ultimazione.
(4) Cfr. Ministero dell’ambiente,Registro delle aree protette italiane, Roma, 1991.
agli abitanti particolarmente elevata appare la superfi-cie delle aree protette nella provincia autonoma di Bolzano, nella regione della Valle d’Aosta e nel Trentino-Alto Adige.
Rifiuti
Il decreto Ronchi (Decreto Legislativo n. 22 del 5 febbraio 1997) imposta la disciplina dei rifiuti in un quadro complessivo che vede la protezione del-l’ambiente e la creazione di controlli efficaci, affian-carsi alla gestione dei rifiuti intesa come regolazio-ne dell’intero ciclo di vita del rifiuto. Il decreto pre-sta attenzione sia alle fasi di produzione-smalti-mento-recupero dei rifiuti sia alle attività che con-sentono di prevenire e contenere la produzione dei rifiuti e la relativa pericolosità.
Una nuova nozione di rifiuto sulla base della diret-tiva CEE 91/156, e una nuova classificazione alla quale ricondurre la tipologia diversificata dei rifiuti vengono introdotte con il decreto Ronchi.
La classificazione introdotta conferma la distinzione tra i rifiuti urbani e rifiuti speciali, mentre innova introducendo i rifiuti pericolosi - che comprendono i rifiuti tossici e quelli nocivi - e quelli non pericolosi. Nel decreto sono quantificati, inoltre, obiettivi da rag-giungere in termini di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti prodotti. Il decreto definisce la raccolta dif-ferenziata come la raccolta idonea a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee, compresa la frazione organica umida, destinate al riutilizzo, al riciclaggio ed al recupero di materia prima. La quota della raccolta differenziata sul totale entro i primi due anni successivi all’entrata in vigore del Decreto deve essere pari al 15%; questa quota entro quattro anni deve essere portata al 25% ed entro sei anni deve essere portata al 35%.
Ai fini della raccolta statistica di dati ambientali una legge da tenere presente è quella del 25 gennaio 1970 n. 94, che si è prefissata di semplificare e uni-ficare gli obblighi di dichiarazione connessi alle atti-vità aziendali a impatto ambientale, che le imprese devono fornire alla Pubblica Amministrazione. È stato previsto, infatti, l’utilizzo di un unico modello idoneo a comprendere, con una sola scadenza, tutti gli obblighi di comunicazione annuale delle imprese (scarichi idrici, emissioni, rifiuti, sicurezza per le aziende a rischio ambientale). Il modello deve esse-re pesse-resentato alla Camera di Commercio territorial-mente competente, che provvede a informatizzarlo e a sua volta a trasmettere i dati alle Amministrazioni competenti (Unioncamere, ANPA, Regioni e Province). Nel 1996, in sede di prima attuazione della legge, è stato adottato in via sperimentale un modello finalizzato ad assolvere gli obblighi di dichiarazione previsti dalle norme in materia di rifiu-ti e residui, rimandando a fasi successive l’obietrifiu-tivo di unificare in un’unica scadenza e con un unico modello tutti gli adempimenti ambientali.
Il Modello Unico di Dichiarazione in materia ambientale (MUD) in materia di rifiuti e residui, adottato con due diversi provvedimenti (il primo è stato approvato con D.P.C.M. 6 luglio 1995 e suc-cessivamente modificato con D.P.C.M. 21 marzo
1997), rappresenta senza dubbio la principale fonte amministrativa sui rifiuti in quanto fornisce informa-zioni sui rifiuti prodotti e gestiti su tutto il territorio nazionale. I soggetti tenuti alla presentazione dei MUD, presso le Camere di Commercio e con cadenza annuale, sono, infatti, i comuni e le unità locali.
Il decreto Ronchi dispone che le informazioni ottenu-te con la raccolta del MUD debbano alimentare il Catasto dei rifiuti, e creare il presupposto per una politica di razionalizzazione e di gestione dei rifiuti. Il Catasto è stato oggetto di una normativa che si è modificata nel tempo. Il decreto Ronchi all’art. 11 sta-bilisce che il Catasto debba essere articolato in una sede nazionale organizzata dall’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, ed in sedi regionali create presso le Agenzie Regionali e le Province autonome per la protezione dell’ambiente (ARPA). Nelle tavole 1.12 e 1.13 si presentano i dati sui rifiuti urbani relativi al 1997 elaborati dall’ANPA e basati su diverse fonti di dati.
La principale fonte è rappresentata dai modelli MUD 1997; la sezione sui rifiuti solidi urbani presente nel modello di dichiarazione unico consente di avere alcune informazioni sull’attività di raccolta e altre atti-vità di smaltimento diverse dalla raccolta effettuate dai comuni. I comuni hanno cioè l’obbligo di comuni-care a quanto ammontano le frazioni di rifiuti raccol-te differenziatamenraccol-te perché riutilizzabili e, per quan-to riguarda le altre attività di smaltimenquan-to distinte in trasporto, trattamento e stoccaggio definitivo (disca-rica), se esse sono svolte in proprio o da terzi. Si è reso necessario comunque un ampliamento di tale base informativa sia al fine di colmare le lacu-ne relative alla non completa copertura del territo-rio nazionale fornita dalle dichiarazioni MUD 1997, sia per correggere eventuali errori di compilazione o imprecisioni del modello di dichiarazione. L’integrazione dei dati MUD da parte dell’ANPA è stata effettuata inviando appositi questionari ai diversi soggetti pubblici e privati che a vario titolo raccolgono informazioni in materia dei rifiuti. I dati relativi a 961 comuni, per i quali non era disponibi-le alcuna fonte di informazione, sono stati stimati attraverso un metodo basato sui coefficienti medi di produzione pro-capite applicati secondo criteri di stratificazione in funzione della provincia di appar-tenenza e della fascia di popolazione.
La tavola 1.12 evidenzia una raccolta di 462,2 kg di rifiuti urbani per abitante e una percentuale di raccolta differenziata che si attesta al 9,4%. Tale valore nel Nord-Centro raggiunge il 13,8% che si avvicina alla quota prevista dal decreto Ronchi. Occorre rilevare comunque che non esiste un metodo, uniforme a livello nazionale, per calcolare la quota di raccolta differenziata necessaria per verificare il raggiungimento degli obiettivi fissati dal decreto Ronchi. In ogni caso, i rifiuti ingombranti, pur se raccolti in maniera differenziata, ovvero con mezzi diversi da quelli usualmente utilizzati per la raccolta indifferenziata, non vengono compresi nel calcolo di tale indicatore. Il decreto Ronchi nel defi-nire la raccolta differenziata chiarisce, infatti, che essa va riferita alle sole frazioni merceologiche omogenee destinate al riutilizzo, al riciclaggio ed al
recupero di materie prime. In base a questa defini-zione, alla quantità complessiva di rifiuti raccolti in maniera differenziata, andrebbe sottratta la quanti-tà relativa agli scarti di selezione di rifiuti raccolti e la quantità di rifiuti avviati a recupero energetico, ma informazioni di questo tipo non sono di fatto disponibili né desumibili dalle dichiarazioni MUD.
Agricoltura
Le rilevazioni svolte dall’Istat sui prodotti fitosanita-ri e sui concimi chimici accertano i quantitativi dis-tribuiti da tutte le ditte produttrici e importatrici agli agricoltori, ai commercianti, ai consorzi agrari, alle cooperative ed altre associazioni agricole per l’uti-lizzazione esclusiva in agricoltura.
Si tratta, quindi, di dati che non dovrebbero disco-starsi di molto da quelli sul consumo effettivo e cioè sull’utilizzo reale nel processo produttivo. Nella lettura dei dati per ettaro si deve tener conto che la determinazione della superficie, a cui sono rappor-tati i quantirappor-tativi di prodotti chimici distribuiti, è del tutto teorica in quanto è ottenuta per definizione dalla superficie agricola utilizzata. È pertanto la superficie potenzialmente trattabile o concimabile, il che signifi-ca nella realtà che una parte di questa potrebbe non essere stata trattata. Ciò comporta che sulla restante superficie i quantitativi per ettaro realmente impiegati potrebbero rivelarsi di gran lunga superiori.
Energia
Il settore dell’energia è rilevante in un’ottica ambientale, sia dal punto di vista delle risorse -produzione di energia e offerta totale di energia pri-maria - che da quello degli impieghi (agricoltura, industria, servizi e usi domestici).
Dal punto di vista delle risorse, la produzione interna di energia e l’offerta totale di energia primaria posso-no contribuire a costruire indicatori di depauperamen-to di sdepauperamen-tock di risorse esauribili disponibili in un paese, e a stimare le relative emissioni inquinanti in funzione del processo di produzione che le ha causate. Dai dati contenuti nella tavola 1.15 emerge che per l’Italia la quota della produzione interna di energia rispetto all’offerta totale, necessaria a soddisfare le esigenze del paese, è più limitata che negli altri paesi europei. Nel 1990 la quota di produzione di energia sull’offerta totale di energia primaria è del 16,1%, mentre nel 1996 tale quota sale al 18,2%. Nell’insieme dei paesi europei le quote interne rap-presentano rispettivamente il 53,5% nel 1990 ed il 54,2% nel 1996. Questa quota risente del fatto che il Regno Unito ha una quota di produzione interna di energia molto elevata (nel 1990 pari al 98,1%) o superiore all’offerta totale (nel 1996 pari al 114,6%), poichè esporta il petrolio del Mare del Nord. Il feno-meno, tuttavia, emerge con evidenza anche per la Francia (48,7% nel 1990 e 51,2% nel 1996) e la Germania (52,2 % nel 1990 e 40,2% nel 1996). L’intensità energetica (cioè il rapporto tra l’offerta totale di energia primaria ed il Prodotto Interno Lordo, espresso in dollari 1990 a parità di potere di
acquisto) in Italia è leggermente decrescente negli anni osservati; si passa dagli 0,162 tep per migliaia di dollari agli 0,159 tep nel 1996.
Questi valori sono nettamente inferiori (30% circa) agli analoghi valori registrati dall’insieme dei paesi dell’Unione Europea. Allo stato attuale delle cono-scenze una intensità energetica decrescente rap-presenta un’efficienza energetica crescente del sistema economico di un paese e migliori condi-zioni climatiche.
L’offerta di energia primaria pro-capite in Italia nel 1996 è pari a 2,8 tep, maggiore dei 2,7 tep registrati nel 1990, e nettamente minore dei 3,82 tep regi-strati per il 1996 nei paesi dell’ Unione Europea. Poiché una componente degli impieghi, che, modi-fica la qualità dei media ambientali, è legata al tra-sporto su strada, è presente in questo paragrafo una tavola, che quantifica le vendite della benzina senza piombo e l’ incidenza di queste sul totale delle vendite di benzina. Dai dati emerge che le vendite della benzina senza piombo aumentano sensibilmente in questi ultimi anni, passando dal 15,6% del totale nel 1992 fino al 50,4% del 1997.
Giudizio delle famiglie sui problemi
ambientali
Dai risultati dell’indagine Multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” 1998, i problemi maggiormente sentiti dalle famiglie rispetto alla zona in cui abitano, sono il traffico (46,5%), il rumore (34,7%), l’inquinamento (37,1%) e la difficoltà di parcheggio (38,0%). Il rischio di criminalità, la difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici e la sporcizia nelle strade vengono indicati come aspetti meno problematici (circa il 31% delle famiglie). I dati a livello nazionale non mostrano tendenze forti e marcate e, all’interno di una generale stabi-lità, si evidenzia una leggera intensificazione dei problemi legati alla sporcizia nelle strade e alla dif-ficoltà di parcheggio, mentre sembrano allentarsi quelli del traffico e del rumore.
I dati per ripartizione geografica evidenziano come la zona in cui le famiglie dichiarano la minor pre-senza di problemi, sia il Nord-est, tranne che per traffico, inquinamento e difficoltà di collegamento, che vedono un maggior benessere al Sud. Al con-trario nel Nord-ovest e al Centro si raggiungono i valori di massima intensità per gli inconvenienti legati al traffico e al rumore.
Il problema della scarsa possibilità di parcheggio è sentito dal 40% delle famiglie che abitano nel Nord-ovest, al Centro e al Sud, mentre il problema del rischio di criminalità è condiviso dalle famiglie del Nord-ovest e del Sud (35% circa).
E’ al 14,0% la percentuale di famiglie che si lamen-tano del problema dell’erogazione dell’acqua e sotto questo aspetto rimane soprattutto critica la situazione della Calabria (45,2%).
Alto il numero di famiglie in cui uno o più compo-nenti non si fida a bere l’acqua del rubinetto (46,4%); il problema della non buona qualità del-l’acqua permane soprattutto in Sardegna (68,7%), in Toscana, Umbria e Sicilia (56% circa), in Lombardia (54,6%) ed in Calabria (52,9%).
Tavola 1.1 - Superficie territoriale per zona altimetrica e regione al 31 dicembre
1998
(in
ettari)
Montagna Collina Pianura Totale
REGIONI
Intema Utoranea Totale Intema Lltoranea Totale
Piemonte 1.098.686 1.098.686 769.861 769.861 671.347 2.539.894 Valle d'Aosta 326.325 326.325 326.325 Lombardia 967.281 967.281 296.383 296.383 1.122.401 2.386.065 Trentino-Alto Adige 1.360.686 1.360.686 1.360686 Bo/zano-Bozen 739.999 739.999 739.999 Tren/o 620.687 620.687 620687 Veneto 535.809 535.809 266.236 266.236 1.037.004 1.839049
Friuli-Venezia Giulia 334.154 334.154 130.659 21.182 151.841 299.502 785.497
Liguria 304.686 48.127 352.813 62.995 126.263 189.258 542.071 Emilia-Romagna 556.040 556.040 578.593 20.699 599.292 1.057035 2.212.367 Toscana 546.847 30.217 577.064 1.180.621 348.998 1.529.619 193.048 2.299.731 Umbria 247.602 247.802 598.002 598.002 845604 Marche 302.183 302.183 350.508 316.662 667.170 969.353 Lazio 449.192 449.192 785.834 143.236 929.070 342.421 1.720 683 Abruzzo 702.910 702.910 167.805 209.072 376.877 1079787 Molise 245.565 245.565 142.040 56.156 198.196 443 761 Campania 469.782 469.782 535.802 154.871 690.473 199.278 1.359.533 Puglia 28.655 28.655 611.520 265.041 876.561 1.031.004 1936 220 Basilicala 450.519 17.397 467.916 451.006 451.006 80.305 999 227 Calabria 421.807 208.995 630.802 319.378 422.478 741.856 135.374 1.508 032 Sicilia 463.619 164.998 628.617 980.010 597.996 1.578.006 364.179 2.570802 Sardegna 328.683 328.683 906.978 728.230 1.635.208 445.098 2.408.989 ITAUA 10.141.031 469.734 10.610.765 9.134.031 3.410.884 12.544.915 6.9n.996 30.133.676 NORD-CENTRO 7.029.491 78.344 7.107.835 5.019.692 977.040 5.996.732 4.722.758 17.827.325 MEZZOGIORNO 3.111.540 391.390 3.502.930 4.114.339 2.433.644 6.548.183 2.255.238 12.306.351 Fonle: R 1.4, E 1.9
Tavola 1.2 - Superficie territoriale per grado di sismicità e regione al 31 dicembre
1998
(in ettari)
Grado di slsmlcltà REGIONI
Allo Medio Basso Non Totale
(10 categoria) (2" categoria) (38 categoria) classl/lcalo
Piemonte 121.485 2.418.409 2.539.894 Valle d'Aosta 326.325 326.325 Lombardia 82.864 2.303.201 2.386.065 Trentino-Alto Adige 1.360.686 1.360.686 Bo/z8fl(}-Bozen 739.999 739.999 Tren/o 620.687 620687 Veneto 287.394 1.551.655 1.839.049
Friuli-Venezia Giulia 257.482 350.079 177.936 785497
liguria 53.995 488.076 542.071 Emilia-Romagna 577.864 1.834.703 2.212.367 Toscana 1.348.023 951.708 2.299 731 Umbria 681.354 164.250 845.604 Marche 935.694 33.659 969.353 Lazio 61.038 924.399 735.246 1.720.683 Abruzzo 322.497 558.092 201.198 1.079.787 Molise 7.506 308.399 127.856 443.761 Campania 108.010 883.285 199.834 168.604 1.359.533 Puglia 88.829 693.456 118.029 1.035.906 1.936.220 BasIlicata 44.674 815.390 11.588 127.575 999.227 CalabrIa 423.826 1.084.206 1.506 032 Sicilia 132.368 2.136.398 300.016 2.570.802 Sardegna 2.406.989 2.408.989 ITAUA 1.446.250 11_842.177 329.251 16.515.1198 30.133.676 NORD-CENTRO 318.520 5.362.951 12.145.854 17.827.325 MEZZOGIORNO 1.127.730 6.478.226 329.251 4.370.144 12.306_351 Fonte: R 1.4, R 1.6, E 1.8