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Sport e dintorni. News dall Associazione Sportiva Santa Cecilia

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Academic year: 2022

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Sport e dintorni

News dall’Associazione Sportiva Santa Cecilia

Editoriale: una scommessa ancora da vincere

Terza Categoria, l'Olimpo per chi vuole giocare come le stelle del grande calcio, ma senza la pressione e la

"parte brutta" che quel mondo si porta dietro. E finalmente nella stagione 2019/2020 anche noi come Oratorio Santa Cecilia vi abbiamo preso parte. Una rosa di ventinove ragazzi, dai 18 a oltre i 40 anni di età, ventinove ragazzi accomunati dalla voglia di giocare, divertendosi.

Dovevamo essere la Cenerentola del girone, gli ultimi arrivati e quindi i destinati a essere ultimi anche in classifica. Squadre blasonate come Aldini, Atletico Milano, Villapizzone, che ormai da molti anni militano in questa categoria, ci guardavano dall'alto verso il basso. E invece, con la media di un punto a partita, i nostri ragazzi, grazie alla saggia guida dei due mister, hanno saputo raccogliere cinque entusiasmanti vittorie e due pareggi in 17 partite prima che scoppiasse la pandemia.

Per il prossimo anno il progetto continua: è un investimento importante per una associazione come la nostra, anche in termini economici, ma i nostri ragazzi se lo meritano e siamo certi che l'impegno che hanno dimostrato, lo vorranno dimostrare

ancora di più, sia dentro che fuori il campo di gioco. Infatti molti di loro si sono fatti coinvolgere in altre attività associative come il Campus estivo dedicato ai più piccoli, alcuni svolgono il doppio ruolo e allenano i bambini, e poi c'è la vita dell'oratorio a cui non hanno mai rinunciato come presenza viva.

Per questi motivi e molti altri abbiamo quindi deciso di dedicare loro questo numero di Sport e dintorni.

Che bello vederli giocare, così fieri e baldanzosi, ve lo giuriamo e se non ci credete, alla prima occasione, venite e vedrete.

 

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Uno Spartano a Santa Cecilia

Intervista a Mister Massimiliano Melli

E’ iniziata la Fase 2 e finalmente si può uscire, andare al bar.

Devo intervistare Massimiliano Melli, alias Mister Max della nostra Terza Categoria, e ci diamo appuntamento in un luminoso bar di Cornaredo. E’ una calda giornata di metà maggio, sono in ritardo e quando arrivo, vedo Max seduto con un boccale di birra in mano. Un secondo boccale è sul tavolino che mi aspetta. Il sorriso sotto i baffi bianchi di birra e gli occhi che brillano sono una sua peculiarità. Max ha il pizzetto curato, i capelli curati, veste una divisa della Juventus, come della Juventus è il tatuaggio sull’avanbraccio. Cominciamo a chiacchierare.

 

INT (intervistatore): ciao Max, ti trovo bene. Innanzitutto come stai? e come stai vivendo questo periodo così imprevisto e imprevedibile? Quali emozioni, pensieri, domande ed eventuali risposte ti sei dato?

 

MAX: Sto bene. Come tutti ho cercato di accettare questa

situazione, questo lockdown, seguendo le regole che il governo ha dato per cercare di contenere questo Virus. Sono stato anche in isolamento per più di 20 giorni, con il dubbio di aver contratto il COVID-19.

Durante la quarantena ho cercato di pensare sempre positivo, sono stato lontano da tutti per evitare di essere fonte di contagio. La tecnologia mi ha aiutato a rimanere in contatto con il mondi esterno. E’ stata dura, ma sono uno che non molla facilmente e ho troppa voglia di vivere e ancora tanto da fare per farmi

“abbattere” da un nemico invisibile. Credo che il modo migliore per affrontare questi momenti sia cercare di trovare sempre un lato positivo nelle cose che ti capitano, fare affidamento su affetti e amici.

 

INT: vogliamo conoscere il Max uomo prima che allenatore e sportivo. Raccontati.

 

MAX: Il Max uomo? Una persona normale. Sono stato educato da una famiglia semplice e ho provato in questi anni a trasmettere i miei valori ai miei figli. Cerco di migliorarmi ogni volta che posso, prendere spunto dalle persone con cui vivo giornalmente, lavoro, vivendo esperienze sia negative che positive.

 Nessuno mi ha mai regalato nulla, sono abituato a guadagnarmi le cose. Il Max uomo è uno a cui piace godersi la vita quotidiana, non mi lamento di quello che ho. [e fa un lungo sorso alla sua birra ghiacciata]

 

INT: sappiamo che sei un appassionato di Spartan Race, quali sono le motivazioni che ti permettono di non mollare mai?

 

MAX: Le Spartan Race…..pensarci ora un po’ mi intristisce. Questo Covid non mi ha permesso di fare le gare che avevo programmato e forse per quest’anno non potrò confrontarmi con gli altri spartani nel mondo. Godermi qualche birra in compagnia, visitare qualche posto nuovo. Ho   approcciato questo

“disciplina” per gioco, per stare con i miei amici, con il tempo è diventata un po’ una “droga” , come il calcio. Fare una Spartan Race è una sfida anche mentale, non soltanto di allenamento fisico. Non è una gara sugli altri, o almeno non lo è per me, a 46 anni la gara è su me stesso, sul riuscire a superare gli ostacoli che magari la volta prima non ero riuscito  a fare, nel provare a migliorare il mio tempo, nel provare a superare qualche mia paura …ma alla fine di tutto, quando arrivi al traguardo, quando vedi il fuoco da saltare lì hai raggiunto sempre e comunque il tuo obiettivo, sei arrivato alla fine, insieme a tutti i tuoi compagni di gara.

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Il non mollare mai è nel DNA di una Spartan Race, nasce dall’idea di “emulare” i 300 spartani nella battaglia delle Termopili, un alleanza di soli 300 soldati che non volevano cedere contro l’ immenso impero persiano.

Nemmeno questo lunga quarantena ha fatto “mollare” noi spartani : ci siamo alleanti in casa, siamo rimasti gruppo e abbiamo gareggiate virtualmente con le piattaforme a nostra disposizione nelle competizioni che sono state organizzate

INT: quest'anno hai accettato una grande sfida: allenare in Santa Cecilia ragazzi che per la maggior parte non avevano mai giocato a 11. Fai un bilancino (avendo disputato poco più di metà campionato) di come è andata!

 

MAX: Partiamo dal fatto che in questo momento c’è un grosso rammarico nel non poter finire la stagione.

Ho accettato questa avventura consapevole delle difficolta che avrei potuto incontrare, ma le chiacchierate pre stagione con il presidente Lucio , con Sergio Fortini mi hanno fatto subito accettare la sfida. L’impatto con i ragazzi è stato subito ottimo. Credo la prima vittoria sia stata “stupenda”, anche la prima sconfitta di campionato è stata importante, ma quello che ricordo con maggior orgoglio e reputo fondamentale è stata la cena di Natale; non mancava nessuno, dirigenti, mister, tutta la squadra, dal primo all’ultimo giocatore. Il fatto di essere riusciti, tutti insieme, al di là dei risultati altalenanti, ad aver creato un gruppo dove tutti si sono comunque sentiti parte integrante della squadra è stata la vittoria più importante. Tutto questo fa pensare al futuro, avendo creato una formazione con delle solide fondamenta, in cui è chiaro che non c’è solo l’io, ma il noi . Il mio bilancio personale pertanto è buono, potevamo fare di più ? Forse sì. Ma potevamo fare anche meno, perché le sconfitte potevano minare il gruppo, invece così non è stato. Io alla squadra do un 7,5 e al mister un 6+ di incoraggiamento [in pagella ho sempre dato 10 al nostro Mister, giuro].

INT: ritengo che tu abbia portato grande professionalità, serietà e capacità di coesione nel gruppo: a   chi ti ispiri come allenatore e perchè?

 

MAX: A questa domanda ti rispondo con due nomi. Il primo è Jürgen Klopp, ma non il vincitore della Champions League con il liverpool, sarebbe troppo facile. Io penso a quello del Borussia Dortmund, li ho iniziato ad apprezzare questo allenatore, un “personaggio”, un mister con carisma incredibile, che tira fuori il meglio da ogni giocatore, che applica al calcio un gioco semplice ed efficace. Il secondo è Massimiliano Allegri, sembra scontato perché è stato il mister più vincete della storia degli ultimi anni, ma la motivazione è data dal suo libro che ho avuto modo di leggere qualche anno fa, le 32 regole dal calcio. Ne cito solo alcune perché sono diventate per me un dogma da portare sempre in campo e nello spogliatoi :

 

3 - "La semplicità è la cosa più difficile. Più scendi di categoria, meno i giocatori passano la palla, perché vogliono dimostrare quanto sono bravi"

4 - "Voglio giocatori pensanti e non polli d'allevamento"

16 - "La vita e il calcio sono simili: è tutta una questione di equilibrio"

14 - "Essere autorevoli, non autoritari"

11 - "Se vuoi innalzare i picchi di prestazione, usa il cazzeggio creativo"

22 - "Il bravo mister è colui che porta soluzioni, non problemi"

23 - "La squadra diventa responsabile quando sa accendere e spegnere l'interruttore"

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INT: in con te siede sempre il fido Mister Beppe. Che rapporto hai con lui? Che valore è per te avere una persona così al tuo fianco?

  MAX: Mister Beppe è l’altra metà della medaglia: con lui mi sento completo. Mi confronto con Mister Beppe sempre, prima e dopo le partite: io sono uno che le vive e non smette di pensare anche se la gara è finita da un pezzo. Lui mi obbliga a staccare la spina dal “calcio “con il triplice fischio dell’arbitro: la partita è finita e da quel momento bisogno pensare alle prossime sfide. Beppe per me è come un fratello, è stato il mio mister quando ero giovane, ora è il mio amico e compagno di avventura nelle squadre che alleno.

Sembra uno burbero, ma è buono come il pane, per i ragazzi da sempre tutto quello che ha sul campo e fuori. Se non ci fosse, forse avrei smesso di allenare già da

qualche anno.

INT: progetti per il futuro? Valgono solo le buone notizie.

 

MAX: Vedere tornare i ragazzi del Santa Cecilia a calcare un campo da calcio come prima del COVID. Vedermi su un campo da calcio con i miei giocatori come prima del COVID.

 

INT: in vista del (speriamo) ritorno sul campo a settembre, che messaggio lasci per tutta Santa Cecilia, dai più grandi ai più piccini?

 

MAX: Che non sarà un COVID qualunque a togliere il sorriso ad un ragazzo quando può fare sport, qualsiasi esso sia. Coltivare passione e sogni sportivi servono ad alimentare positività e voglia di vivere. Quello che in questa stagione ho potuto vedere nella comunità del Santa Cecilia è la parte migliore dello sport, spero che sia sempre così e che questa situazione transitoria è solo una pausa per poter poi riprendere a fare quello che ci piace di più: giocare e divertirci.

[e ora tocca a me offrire il secondo giro di birra!]

Intervista a cura di Luca Pierotti

GIUSEPPE ... UNA VITA A MASSIMO (MELLI)

Giuseppe Barbieri, alias Mister Beppe, è stato concepito su un campo di calcio.

Prima ancora di camminare, calcia il pallone dalla culla. In tenera età entra nel settore giovanile della Virtus Cornaredo e cavalca tutte le categorie sino alla Seconda Categoria. Basso di statura, un pò tarchiatello, partecipa al gioco della squadra, torna sempre in aiuto dei compagni, cerca di essere un po’ dovunque, la gioca sempre di prima. Dopo 5 anni in Seconda, arriva la Prima Categoria con la Cornaredese e per 2 anni si mette al servizio della nuova squadra. Ma il richiamo del passato è troppo forte e decide di tornare alla Virtus. E poi altre esperienze esaltanti con la Pregnanese Lucernatese e Antares, dove debutta anche da centrale tutta grinta. Come tutte le favole, prima o poi finisce e per Beppe finisce troppo presto, a soli 28 anni, un brutto infortunio al ginocchio interrompe bruscamente la splendida carriera. Senza rimpianti e nostalgia, decide che è arrivato il tempo di diventare Mister Beppe. Allena la sua prima squadra in terza Categoria. E qui conosce un certo Max (Massimiliano Melli) con cui condivide la passione per il calcio

e la Juventus. Allenano insieme al Vighignolo, alla Biglia, al Baggio Secondo, alla Travaglia con alti e bassi, si vince e si perde ma loro sono sempre insieme fino ad accettare la grande sfida alla guida del Santa Cecilia. Ma questa è una storia ancora da scrivere.

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Un’avventura solo rimandata

Mi presento !

Mi chiamo Simone Amoruso, tra qualche giorno compirò 22 anni e per chi non mi conoscesse sono un ragazzo del quartiere che gioca fin dal primo giorno di fondazione alla “Santa” come mi piace soprannominarla. 

Qui sono “ calcisticamente”  nato ma soprattutto cresciuto moltissimo sotto l’aspetto umano grazie a figure che hanno messo il loro tempo a disposizione di noi giovani ragazzi. Ne cito 3 in particolare che personalmente mi hanno insegnato tanto e sono Sergio Fortini, Mauro Zupi e Lucio Rivera. 

Oggi però sono qui per parlarvi di un mio grande desiderio che custodivo da anni e che proprio tramite il Csi avrebbe trovato il modo di realizzarsi. Quest’anno infatti avevo scelto di passare il mese di vacanza a Luglio in “ missione” in Camerun come volontario nei villaggi e nelle carceri del paese. 

L’attività svolta da noi volontari sarebbe stata quella che ancora oggi preferisco fare ossia GIOCARE. 

Si, perché non c’è veicolo migliore di un gioco per portare un momento di felicità e spensieratezza in luoghi dove i bambini non hanno tutte le possibilità di svago e divertimento di cui possiamo usufruire noi. 

Per quanto il pensiero precedente faccia pensare il

contrario, sono fortemente convinto però che da un’esperienza del genere avrei alla fine più ricevuto che donato; mi sarei aperto ad un mondo nuovo che mi avrebbe sicuramente portato a vivere esperienze forti. 

Tutto questo inevitabilmente avrebbe arricchito la mia persona e probabilmente mi avrebbero permesso anche di maturare sotto alcuni punti di vista.

Il Covid ha per forza di cose rimandato tutto, e ammetto che inizialmente la delusione è stata tanta. Nonostante ciò non perdo il desiderio e la voglia che mi

aveva spinto a rinunciare alle solite vacanze con gli amici per sperimentare un qualcosa di nuovo. Non perdo la speranza e quando tornerà la possibilità sarò pronto a dire nuovamente

“Si, partiamo” sperando magari che dopo questo mio messaggio non sarò più l’unico della

“Santa” a cogliere questa opportunità.

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I NOSTRI RAGAZZI

(Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale) Amoruso Simone: il grande incompiuto. Ci aspettavamo tanto da questo ragazzo longilineo, il piede è di quelli buoni, il fiuto del goal intatto, ma nel campo così grande tende a perdersi in tutti i sensi, anche la via per il gol. Lo aspettiamo fiduciosi.

Ayoub Loulida: il più giovane della squadra, vero nome Mario Rossi, esotico fuori e dentro il campo.

Baricentro basso, tanta corsa, coordinazione e buona tecnica. Un giocatore di prospettiva…delle migliori.

Bellinzona Cristian: il giocatore di cristallo. Di cristallina tecnica quando tocca il pallone e di cristallino fisico perché troppo spesso infortunato. Verranno tempi migliori.

Benzi Alessandro: entrato in squadra a campionato iniziato in punta di piedi, a poco a poco si è ritagliato un ruolo importante in mezzo al campo. Pulito nelle giocate, ordinato nella posizione che tiene impeccabile.

Un ottimo innesto.

Brambilla Marco: arruffone e arrembante. Ha faticato molto a trovare una condizione fisica mai veramente raggiunta. Colpo proibito: il salto della foca che usa per fermare i giocatori avversari. Generoso.

Carboni Stefano: capitano di inizio campionato soprannominato Tiger King. Con i suoi ruggiti comanda la difesa e incita i compagni. Le sue sfuriate sono epiche e molto utili in allenamento, in partita un po’ meno.

Speriamo che con il nuovo anno ruggisca un po’ meno  a sproposito. Antidoto: camomilla al posto del thè.

Cardetta Pietro: una bella sorpresa per chi non lo conosceva ancora. Principe della fascia sinistra, non fatica neanche in una difesa a tre. Corsa fluida, testa

alta e gran sinistro. Quest’anno è di prova, il prossimo per “spaccare”.

Casonato Edoardo: il nostro piccolo motorino, pochi cavalli ma tanta cilindrata. Non molla mai l’avversario e recupera una montagna di palloni, q u e l l o c h e o g g i s i c h i a m e r e b b e u n

«tuttocampista», molta intelligenza, non troppa corsa, qualche scatto per prendere alle spalle l’avversario. Infaticabile.

Castelli Andrea: adorabile guascone, si presenta agli allenamenti in scarpini da calcio, calzoncini e cappottino stile dandy color cammello. E che problema c’è? Spiazzante la leggerezza con cui entra in campo, non conosce le parole ansia e paura. Trasmette sempre sicurezza a tutto il reparto difensivo. Insostituibile.

De Rosa Lorenzo: attaccante moderno, “Creo-spazio-attacco-lo-spazio”. Per De Rosa lo spazio diventa una ricerca continua che si esaurisce per qualche attimo soltanto quando il pallone finisce in rete e che nel pre e nel post modella le posizioni in campo dei singoli interpreti, ridefinendone i limiti territoriali e rendendoli protagonisti di una fluidità senza fine. In sintesi un ottimo materiale tecnico, dotato dei migliori strumenti per eccellere. Se solo facesse un decimo di quello che gli chiede il suo mister…

Di Fante Luca: arrivato nelle ultimissime partite, ha dimostrato da subito di essere un ottimo elemento, dinamico sia atleticamente che mentalmente, caratteristica dei vincenti.

Dolce Diego: perseveranza. Non molla mai. Ci ha creduto fin dal primo giorno e lo ha dimostrato in allenamento e quando ha avuto occasione di giocare. Diego è vero uomo spogliatoio, sacrificio il suo secondo nome.

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Guerrisi Alessandro: colonna portante della difesa. Un piacere per gli occhi vedere come cancella gli attaccanti avversari quando si incolla loro. Entra nell’azione, la legge, prende l’iniziativa e la risolve. Un esempio perfetto di giocatore straordinariamente dinamico: non veloce e guizzante, ma sa affrontare e gestire tutti i compiti che lo riguardano (ripiegare, interdire, impostare e anche inserirsi in attacco) con efficienza mentale e tempi di gioco straordinari.

Lasku Flavio: fantastico trenino sulla fascia. Mezzala ordinata e sempre pronto a rubar palla agli avversari.

Instancabile.

Lasku Klaudio: penalizzato da un brutto infortunio alla caviglia, ha dimostrato di essere un ottimo centrocampista offensivo. Mitici gli inserimenti su palla ferma. Speriamo che questo periodo di inattività ci restituisca il Klaudio di inizio stagione.

Lerose Davide: portierone salvatutto. Ha avuto le sue occasioni, dimostrando una ottima tecnica e prestanza fisica. Sono da migliorare i rinvii da fondo campo ma è reattivo e capace di salvataggi impossibili.

Lopreiato Domenico: non (ancora) pervenuto. Arrivato purtroppo troppo tardi per vederlo in campo, ma ha già dimostrato interessanti numeri in allenamento. Lo aspettiamo.

Manalo Bruce: un’ala che punta l’uomo, ma è intelligente e capisce che non basta. Così partecipa, torna, cerca di essere ovunque sulla sua fascia. Anche quando parte da terzino sa essere devastante. Capacità di affrontare con spirito di iniziativa, presenza, intelligenza e forza mentale le diverse e complesse situazioni di gioco che si verificano in partita. E poi se ne fa di gol…

Marinho Leonardo: il secondo non (ancora) pervenuto. Ma lo conosciamo bene e lo aspettiamo fiduciosi.

Marquez Kurt: Dante? Carducci? Pasolini? Lui è il Poeta.

Veloce nel breve,  con o senza palla, agile nei movimenti, soprattutto quando affronta l’avversario, forza esplosiva con cambio di passo repentino. Quando ha palla al piede scrive poesie, con leggerezza e rende tutto facile. Non vediamo l’ora di rigustarcelo in campo.

Montero Giacomo: troppo basso il minutaggio in partita per dare un giudizio su questo generoso ragazzo che in allenamento ha sempre dato tutto. Avrà tempo di dimostrare il suo valore anche in campo.

Montrasi Mattia: è lui Mister Spettacolo per come tratta il pallone, finta, scatta e non te la fa mai vedere.

Mancano all’appello un po’ di gol che siamo certi arriveranno l’anno prossimo. Fisic du rol.

Pipitone Andrea: brevilineo portierone, fermato da qualche acciacco, ha dimostrato numeri da alta scuola.

Ha compiuto epici salvataggi volando come un moderno Icaro tra i pali della porta. Mitologico.

Puxeddu Giuseppe: il nostro Magic Box dalla battuta facile. Vero uomo spogliatoio. Centrocampista metodista che, nonostante l’età, mette cuore e polmoni al servizio della squadra. Immancabile.

Rivera Simone: eroe per un giorno, corre e si impegna sempre. Segna gol impossibili e gliene siamo estremamente grati. Emozionante.

Ronchegalli Simone: ha giocato poco ma quando è stato chiamato, ha risposto alla grande. Attento e pulito negli interventi, ha seguito con diligenza i compiti affidatigli. Ineccepibile.

Scardina Giulio: Lost in transition. Parte prima punta ma pare un talento sprecato. Viene quindi arretrato davanti alla difesa dove può toccare molti più palloni e dare sfogo alla sua eclettica fantasia. Il talento non è in discussione, ma non è convinto del ruolo che la realtà ha dimostrato essere il suo. Con tanto lavoro e un pizzico di orgoglio, i risultati possono essere più che esaltanti. Talentuoso.

Simone Luca: attaccante dal grande cuore. Un guerriero che non si risparmia. Gioca poco e speriamo di averlo a disposizione più spesso.

Stendardi Nicolò: passo corto e veloce, corsa dinoccolata che spiazza gli avversari, sinistro arcigno al fulmicotone. Anche lui un po’ deficitario nella forma fisica che speriamo sia migliore per il prossimo anno.

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