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Un nuovo metodo per un’efficiente gestione del vitello

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Academic year: 2022

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Dalla collaborazione del Sata con Greg Bethard (G&R Dairy Consulting Virginia - Usa) è nata l’idea di que- sto incontro sulla gestione del vitello.

Lavorando nelle aziende su questo problema spesso trascurato, abbia- mo conseguito buoni risultati pratici e avuto ulteriori conferme che gestendo con cura il giovane bestiame si posso- no avere degli ottimi ritorni economici in azienda. Pertanto abbiamo deciso di rendere disponibili a tutti mediante questo articolo alcune indicazioni pra- tiche dedotte dal lavoro compiuto nel- le aziende. La prima osservazione che emerge dai dati raccolti nei 50 alleva- menti bergamaschi coinvolti nello stu- dio è che purtroppo, a volte, il giovane bestiame viene poco considerato. La conferma deriva dalla diffi coltà incon- trata nella raccolta delle informazioni sulla gestione dei vitelli nelle aziende, perché gli allevatori non affrontano la questione con pratiche consolidate e pianifi cate, bensì improvvisando.

La situazione attuale negli allevamenti

In tabella 1 sono riportati i dati sulle modalità di utilizzo del colostro nelle aziende ottenuti dagli allevatori del campione: la maggior parte di essi usa nel primo pasto una quantità di colostro di circa 2 L entro le prime 6 ore dopo il parto. Sono una mino- ranza coloro che utilizzano metodi di controllo della quantità e della qualità del colostro quali il colostrometro.

Solo il 20% degli intervistati utilizza la banca del colostro. Tutti dichiarano di controllare la sanità della mammella e quasi tutti di pulire le attrezzature usate per il latte. La maggior parte è abituata ad alimentare prima i vitelli sani.

In tabella 2 sono riassunte invece le risposte relative al comportamento tenuto in caso di diarrea: solo il 14%

prova la temperatura al vitello e solo il 33% continua con la somministrazione del latte. È invece un uso comune la somministrazione di reidratanti ed eventualmente di antibiotici. Solo il 14% degli intervistati forza l’alimenta-

zione se il vitello non beve in caso di diarrea.

Il latte più utilizzato per alimentare i vitelli è quello ricostituito, seguito da quello di vacca normale (tabella 3). Nel grafi co 1 si vede però come siano variabili i tenori di grasso e pro- teine nel latte ricostituito usato dai vari allevamenti. Va sottolineato poi come solo nel 50% di questi ultimi i vitelli abbiano sempre acqua a loro disposizione.

La maggioranza degli inter vistati svezza il vitello ad almeno 9 settimane di età (grafi co 2) e inizia a sommini- strare uno starter con valore proteico molto variabile nelle varie aziende (dal 14 al 30%), ma nel 92% degli alle- vamenti lo starter ha valori proteici compresi tra il 14 e il 18%. Nell’84%

delle aziende del campione il fieno viene somministrato a un mese dalla nascita e gli insilati, nel 72% dei casi, a circa tre mesi: troppo presto per entrambi gli alimenti.

Per quanto riguarda le informazioni sull’ambiente sembra molto utilizzata la combinazione gabbiette singole e

DA ESPERIENZE SATA SU 50 ALLEVAMENTI LOMBARDI

Un nuovo metodo per un’efficiente gestione del vitello

Lo studio condotto dal Sata ha evidenziato che la tradi- zionale alimentazione dei vitelli, tipica degli allevamenti italiani, non soddisfa i fabbisogni nutritivi degli animali, ritardandone la crescita e compromettendone la produt- tività futura. Un’alimentazione intensiva sperimentata in Lombardia consente di arrivare più precocemente al par- to e di avere animali più sani e produttivi

Michele Campiotti, Greg Bethard

Tabella 1 - Modalità di utilizzo del colostro

Pratica Frequenza (%)

Quando

Subito dopo la nascita 14

Entro 6 ore dalla nascita 72 Entro 24 ore dalla nascita 14 Quanto

1 L 24

2 L 64

> 2 L 12

Per quanto tempo

1 pasto 45

2 pasti 16

2 giorni 10

> di 2 giorni 29

Colostrometro

4

No 96

Banca del colostro

22

No 78

Misurazione del primo colostro

29

No 71

Controllo della sanità della mammella

100

Pulizia delle attrezzature

A ogni pasto 82

Quotidiana 4

Ogni 2 giorni 8

Più raramente di ogni 2 giorni 6 Ordine di alimentazione dei vitelli

Prima quelli sani 61

Casuale 39

Tabella 2 - Comportamento de- gli allevatori in caso di diarrea del vitello

Pratica Frequenza (%)

Misurazione della temperatura corporea

14

No 86

Prosecuzione della somministrazione di latte

67

No 33

Somministrazioni di idratanti

80

No 20

Somministrazioni di antibiotici

86

No 14

Alimentazione forzata se il vitello rifi uta di bere

14

No 86

Tabella 3 - Tipo di latte utiliz- zato

Pratica Frequenza (%)

Ricostituito normale 41

Ricostituito acido 18

Latte di scarto 2

Latte normale di vacca 39

(2)

recinti dopo lo svezzamento (88% dei casi), mentre nel 12% dei casi i vitelli vengono subito ricoverati nei recinti.

Per il 70% degli allevatori le gabbiette sono suffi ciente- mente pulite e per il 74% so- no suffi cientemente asciut- te, mentre sono ritenute insuffi cienti per il 38% degli allevatori le condizioni di ae- razione e spaziosità.

Per quanto riguarda inve- ce il grado di coinvolgimen- to dei tecnici nella gestione del giovane bestiame, il 58%

degli intervistati ha rivelato di ricorrere ai tecnici solo in caso di problemi diffi cili da risolvere autonomamente;

il 24% si rivolge sempre ai tecnici per averne utili con-

sigli sulla gestione dei vitelli e il 18%

invece li coinvolge solo una o due volte all’anno. Questo conferma che spesso la questione vitelli viene erro- neamente considerata dall’allevatore di secondaria importanza. Inoltre la presenza di comportamenti estrema- mente variabili evidenzia l’assenza di indicazioni chiare sul tema.

La buona e tradizionale gestione dei vitelli

Ci sono almeno 5 punti che consen- tono di valutare come stanno crescen- do vitelli e manze.

◾ Il controllo del livello di immuno- globuline nel sangue dei vitelli due giorni dopo la nascita per verifi care se la somministrazione di colostro è stata adeguata, sia in termini di qua- lità sia di corretto compor tamento dell’operatore.

◾ La valutazione del tasso di mortalità che nei migliori allevamenti si aggira intorno al 2-3% dei vitelli nati vivi che non raggiungono i 30 giorni di vita. La media tra gli allevamenti americani è probabilmente tra il 6 e l’8% e nei peg- giori tra il 10e il 15%.

◾ La valutazione al momento dello svezzamento della crescita generale e del peso guadagnato dalla nascita.

◾ Anche il momento della vaccinazio- ne, che negli Usa viene fatta contro i problemi respiratori e/o enterici in- torno al 6°-7° mese di vita, è ottimo per misurare l’accrescimento perché i vitelli vengono trattati uno per uno.

◾ L’ultimo momento critico è l’età alla prima inseminazione, quando va de- ciso se la manza è suffi cientemente sviluppata in peso e altezza per essere inseminata. L’inseminazione va quindi decisa in base allo sviluppo corporeo dell’animale e non all’età.

Lo sviluppo dell’animale va control-

lato e raggiunto prima della gravidan- za, dopo il parto non c’è più nulla da fare.

Nella crescita di un vitello ci sono alcuni obiettivi importanti da raggiun- gere e tenere presenti:

◾ rapida crescita della struttura sche- letrica e muscolare;

◾ idoneo deposito di gras- so;◾ efficienza di ruminazio- ne.

I punti chiave per ottenere questi obbiettivi sono:

◾ adeguata nutrizione della madre;

◾ ambiente di parto pulito;

◾ adeguata tempistica, quali- tà e quantità di somministra- zione del colostro.

Quest’ultimo fattore è tal- mente importante che negli Usa chi alleva solo vitelli e manze li preleva nelle diver- se aziende quando hanno solo un paio di giorni di vi- ta e controlla subito i valo- ri delle immunoglobuline (IGg). Se queste sono a po- sto l’allevamento del vitello costa circa 2 dollari al giorno, se so- no carenti il costo sarà di 2,5 dollari al giorno. Questo per tenere conto dei maggiori trattamenti necessari a riportare a valori normali le immuno- globuline e delle maggiori probabilità che l’animale possa morire. Molto importante è anche spostare i vitellini appena nati nei loro box singoli, ben puliti, asciutti e ben ventilati: solo così il tasso di sopravvivenza sarà con ogni probabilità elevato.

Le foto 1 e 2 ritraggono un bell’esem- pio di sala parto spaziosa, asciutta e pulita, con zona di steaming-up adia- cente: questo obbliga la vacca a un breve tragitto per andare a partorire.

Appena prima del parto l’animale deve godere del massimo comfort. I punti fondamentali sono una lettiera pulita, asciutta e comoda. Sono neces- sari 10-14 m2 per vacca se c’è lettiera permanente o almeno una cuccetta e un posto greppia per vacca se il box è a cuccette.

Il giorno del parto risulta utile, se possibile, mettere le vacche da sole, oppure anche in zone comuni, ma pu- litissime, asciutte e con disponibilità ad libitum di fi eno, anche di medica, e acqua, ma non deve essere sommini- strato unifeed. Il fi eno lungo il giorno del parto stimola la motilità ruminale al massimo. Per il giorno del parto la lettiera migliore è rappresentata dalla paglia perché limita i batteri che pos- sono arrivare alla bocca del vitello.

Infatti quando il vitello nasce e con la bocca bagnata cade sulla lettiera, si sporca (ancor di più se la lettiera è di sabbia o segatura). In cinque mi- nuti il vitello si lecca e aspira i batteri che entrano nello stomaco e visto che nelle prime 6-10 ore il vitello ha la pos- sibilità di assorbire direttamente le proteine, assorbe direttamente anche i batteri i quali tuttavia danneggiano 26

25 24 23 22 21 20 19 18

Proteine (%) 14,0 14,5 15,0 15,5 16,0 16,5 17,0 17,5 18,0 18,5 19,0 19,5 20,0 20,5 21,0

Grasso (%)

Grafi co 1 - Tenori di grasso e proteine del latte ricostituito (%)

< 4 settimane Tra 5 e 6 settimane Tra 7 e 8 settimane

> 9 settimane

0% 6%

82% 12%

Grafico 2 - Età dello svezza- mento

20 16 12 8 4 0

Ore

Bottiglia Sonda

Assorbimento IgG (g/L)

0 4 8 12 16 20 24 28 32

Grafi co 3 - Velocità di assorbi- mento delle immunoglobuline

(3)

in modo significativo la membrana.

Se un vitello nasce in un ambiente sporco assorbirà molto facilmente i batteri con conseguenze devastan- ti. È praticamente una corsa tra im- munoglobuline e batteri. Una volta che le membrane sono distrutte non saranno più in grado di assorbire le immunoglobuline.

Il miglior modo per sommini- strare il colostro

Fino a un po’ di tempo fa si pensava che la sonda esofagea, che permet- teva una certa forzatura nella som- ministrazione del colostro, fosse una buona soluzione. Il problema è però l’effi cienza dell’assorbimento, vale a dire la quantità di anticorpi assorbiti nell’unità di tempo e sembra proprio che gli animali che hanno avuto una somministrazione mediante bottiglia risultino avere un valore di IGg nel sangue superiore. Quindi con la son- da esofagea si ottengono sommini- strazioni quantitativamente superiori ma con assorbimenti inferiori. Oltre a questo c’è anche un maggior rischio di danni causati al vitello (soprattut- to all’epiglottide e alla laringe) dalla sonda. Per questo il metodo è stato abbastanza abbandonato, rimane un utile strumento quando il vitello non voglia bere.

Punto fondamentale è riuscire a somministrare il colostro al vitello en- tro le prime 6 ore. Sino a poco tempo fa anche negli Stati Uniti (similmente ai dati italiani che abbiamo appena visto) il programma alimentare con- venzionale per i vitelli prevedeva una somministrazione di circa 0,4 kg di polvere di latte con un tenore sul sec- co di circa il 20% di proteine e il 20%

di grasso. I valori degli star ter dei

vitelli invece variavano dal 16 al 20% di proteine sul secco e generalmente si incoraggiava uno svezzamento preco- ce. Questo approccio si è diffuso per ridurre i costi e quindi per cercare di portare i vitelli ad assumere prima possibile il mangime.

UN NUOVO METODO PER LA GESTIONE DEI VITELLI

Alcune osser vazioni utili possono essere ricavate da studi condotti prin- cipalmente negli Usa.

In uno si confrontava l’alimentazio- ne tradizionale con quantità di latte limitata (4,5 kg/giorno) dalla nascita fi no al 56° giorno di vita, con l’alimen- tazione direttamente dalla madre ad libitum per due volte al giorno per

almeno 30 minuti ogni poppata dalla nascita fi no al 56° giorno di vita. Que- ste ultime vitelle una volta entrate in produzione hanno dato, in prima lattazione, ben 14 q di latte in più (4,5 kg di latte/giorno in più)! Un risultato incredibile.

Un secondo studio confrontava in- vece gli effetti sullo sviluppo corporeo e sulla produzione lattea di tre gruppi di vitelle alimentate in modo diverso.

Il primo gruppo è stato alimentato in modo convenzionale somministrando colostro ad libitum sino al 4° giorno di vita mediante secchio e 4,5 kg di latte dal 5° al 42° giorno; il secondo gruppo è stato alimentato ad libitum con colostro (a secchio) fi no a 4 gior- ni di vita e con latte ad libitum (circa 8,5 kg/giorno) dal 5° al 42° giorno di vita secondo una procedura cosiddet- ta accelerata; un terzo gruppo invece è stato alimentato ad libitum diretta- mente dalla madre fi no al 42° giorno di vita.

Le manze al parto avevano pesi mol- to simili, ma la loro crescita da 0 a 42 giorni è stata ben diversa e anche do- po il parto hanno prodotto una quanti- tà di latte ben diversa (tabella 4).

Tale risultato può essere in parte spiegato dalla composizione del latte di vacca (Holstein e Jersey) rispetti- vamente sul tal quale e sul secco pa- ragonati a un comune latte in polvere 20/20 (tabella 5). Il tenore proteico del latte di vacca è superiore a quello del latte in polvere di circa il 5% rispet- to alla sostanza secca. E il problema non è solo quantitativo, ma anche di qualità delle proteine.

Aumentare la quantità di latte in polvere 20:20 somministrata al vitello non è suf ficiente. A valori medi di ingestione di latte in polvere 20:20 il Foto 1 - Sala parto con adiacente area per lo steaming up Foto 2 - Zona parto ben pulita, areata e spaziosa

Tabella 4 - Infl uenza della som- ministrazione di latte alla vitel- la sulla produzione

Con- venz.

Accele- rato

Mater- no Crescita (g/gg nei primi

42 giorni di vita)

0,66 0,96 0,85

Peso al parto (kg) 496 491 505

Latte (kg/gg) (differenza 305 gg)

25,5 27,1 (+488)

27,3 (+549) Fonte: Foldager et al., 1997.

Tabella 5 - Confronto della com- posizione tra latte di vacca e latte in polvere

Liquido Proteine

(s.s. %) Grasso (s.s. %) 20:20 latte in polvere 20,8 20,8

Holstein 25,3 29,8

Jersey 25,7 35,0

(4)

vitello dispone di energia suffi ciente per una crescita di circa 0,5 kg/gior- no, ma le proteine disponibili sono invece suffi cienti per un accrescimen- to di 280 g/giorno (tabella 6). Per poter avere un accrescimento di 0,5 kg/giorno dal punto di vista proteico bisognerebe utilizzare un latte in pol- vere al 34% di proteina (sulla s.s.)! In queste condizioni la proteina diventa il fattore limitante: i nostri vitelli così alimentati sono pertanto mal nutriti.

Il grafi co 4 evidenzia le conseguen- ze della sottoalimentazione. Ai vitelli veniva somministrata per tre setti- mane una dieta pari al 50% della loro capacità di ingestione normale in tre

momenti diversi: appena nati, appe- na svezzati e adulti. Si può notare la minore percentuale di peso degli ani- mali sottonutriti rispetto al gruppo di controllo sia subito dopo il periodo di malnutrizione, sia quando i vitelli ve- nivano riportati a regime alimentare normale. Gli animali adulti quando sono messi a regime di restrizione perdono peso, ma quando vengono rimessi a regime normale riprendo- no tutto il peso perduto. Gli animali appena nati, invece, quando vengono messi a regime ristretto perdono il 51% dell’accrescimento e quando tor- nano a regime normale non riescono a recuperare tutto il peso perso e ri- mangono più piccoli del 21%. Pertanto se sbagliamo l’alimentazione nei vitel- li compromettiamo anche l’animale adulto. Per questo gli animali in fase neonatale sono particolarmente vul- nerabili alla cattiva nutrizione. Per questo i vitelli a cui erano state som- ministrate maggiori quantità di latte avevano prodotto da adulti più latte in prima lattazione; la formazione della ghiandola mammaria comincia infatti già nella fase neonatale ed è par ti- colarmente sensibile, come tutte le strutture proteiche e scheletriche, alla disponibilità di nutritivi.

Negli Usa da poco tempo l’industria ha messo sul mercato un sostituto del latte chiamato intensivo con un con- tenuto di proteine tra il 25 e il 28,5% e di grasso intorno al 15-20%. I livelli di alimentazione sono da 0,7 a 1,1 kg di polvere al giorno.

Vitelli così alimentati tendono a ingrassare leggermente ma non c’è da preoccuparsi, anzi il grasso è una fonte di energia prontamente dispo- nibile che li può aiutare a combattere

eventuali stress e malattie. Spesso si vedono negli allevamenti vitelli trop- po magri e quindi troppo esposti alle malattie.

Nella foto 3 potete vedere la diffe- renza tra due reni di vitelli Jersey di 5 settimane alimentati con latte 20:20 in polvere e con latte intero. Il vitello alimentato con latte in polvere non ha riserve di energia, mentre l’altro ha grandi riserve.

La tabella 7 riporta sinteticamente i dati di crescita relativi alle due dif- ferenti diete somministrate ai vitelli:

convenzionale e intensiva.

Nelle prime 7 settimane le due die- te denotano una enorme differenza di crescita: 360 g/giorno nell’alimenta- zione convenzionale e quasi il doppio (680 g/giorno) nell’alimentazione intensiva. Dalla 8a alla 23a settimana, subito dopo lo svezzamento si assiste ancora a una maggiore, seppur lieve, crescita negli animali alimentati a dieta intensiva. Alla fi ne del periodo di monitoraggio gli animali a dieta intensiva avevano ingerito 24 kg in più di latte in polvere. Vediamo poi che alla 7a settimana gli animali a dieta intensiva avevano ingerito 9,2 kg di starter in meno, ma tra l’8a e la 23a settimana il gruppo intensivo superava di 64 kg quello tradizionale per quanto riguarda l’ingestione di starter. In termini di ingestione totale di starter il gruppo intensivo aveva consumato 659 kg di starter contro i 603 del convenzionale.

Quindi animali sottoposti a diete intensive, crescono di più, bevono di più e mangiano di più.

Nella tabella 8 si possono constata- re le differenze sulla crescita corpo- rea totale dei vitelli trattati in modo

–51 –21

–47

–15 –30

100 0

80 60 40 20 0

Neonato Appena svezzato

Adulto Peso corporeo (var. % sul controllo)

Malnutrizione

Ritorno all’alimentazione normale

Grafico 4 - Effetto della mal- nutrizione (*) e del successivo ritorno a regimi alimentari nor- mali

(*) Per 3 settimane gli animali sono stati nutriti al 50% della normale ingestione.

Fonte: Cornell Nutrition Conference Proceedings, 2001.

Tabella 6 - Fabbisogni energeti- ci e proteici del vitello

Ss ingerita

(kg)

Ingestione del peso

vivo (% BW)

Crescita

permessa (kg) Proteina richiesta energia ADP (%)

0,30 10 0,21 0,16 23,5

0,34 12 0,29 0,20 28,5

0,40 14 0,41 0,24 32,0

0,45 16 0,50 0,28 34,0

0,51 18 0,60 0,33 36,0

Fonte: NRC, 2001

Foto 3 - Reni di vitelli Jersey di 5 settimane di vita alimentati con latte in polvere a sini- stra e intero a destra

Tabella 7 - Confronto tra dieta tradizionale e intensiva

Crescita vitello

Peso corporeo vitelli dieta con-

venzionale dieta intensiva 1a-7a settimana 18,3

(0,36 g/gg) 33,8 (0,68 kg/gg)

8a-23a settimana 148 156

Crescita totale 166 190

Ingestione di alimenti 1a-7a settimana starter (kg s.s.i.)

21,9 12,7

8a-23a settimana (kg s.s.i.) 582 646 Ingestione totale(kg s.s.i.) 603 659

(5)

1 2 3 4

Età (mesi)

Litri di acqua/giorno

da 5,2 a 8,0

da 6,0 a 9,6

da 8,4 a 11,2

da 12 a 14

Grafi co 5 - Fabbisogno di acqua dei vitelli alimentati con dieta intensiva

Fonte: Penn State Extension Circular 387.

Tabella 8 - Effetto della dieta sulla crescita corporea totale

Misure corporee

Dieta con- venzionale

Dieta intensiva Larghezza media

dell’anca (cm)

3,84 b 4,63 a Altezza media dell’anca (cm) 6,95 b 9,48 a Circonferenza media

del cuore (cm)

14,45 b 17,86 a Lunghezza media

del corpo (cm)

14,45 b 17,86 a Volume medio

del corpo (L)

78,92 b 16,29 a (*) Quintali svezzati alla 7a settimana.

A lettere differenti corrispondono dati signifi cativamente diversi per P < 0,05

Tabella 9 - Effetto dell’età del 1°

parto sulla produzione Età al 1° parto Meno di

21 mesi 21-23

mesi > 23 mesi

Manze (n.) 19 27 19

Produzione prima lattazione (q/capo)

112,46 115,49 113,18

Le manze «intensive» hanno prodotto 88% delle vacche pluripare.

Fonte: Cornell University.

convenzionale e intensivo.

La larghezza e l’altezza delle anche sono maggiori, così per la circonferen- za del cuore e la lunghezza e il volume del corpo degli animali del gruppo alimentato con dieta intensiva.

In Italia l’allevatore spesso ha il ti- more che vitelle cresciute troppo ve- locemente partoriscano precocemen- te, tanto che un’età al primo parto di 24 mesi è ritenuto già troppo precoce.

Negli Usa l’obbiettivo è di avere il primo par to a 22 mesi. Uno studio dell’Università di Cornell su 65 vitelli alimentati in modo intensivo ha dimo- strato che il parto anticipato, prima dei 21 mesi, non ha avuto ripercussio- ni signifi cative sulla produzione della prima lattazione (112 q/capo) rispetto alle manze che hanno partorito più tardi (tabella 9). L’aspetto importante è che le manze devono avere raggiun- to un adeguato sviluppo corporeo pri- ma di partorire indipendentemente dall’età.

L’allevamento con dieta intensiva viene gestito con prodotti e tecniche specifiche. La prima settimana si somministrano 0,4 kg/capo di latte in polvere al giorno, la seconda set- timana si somministrano invece 0,8 kg/capo/giorno, sempre in due vol- te. L’ultima settimana i vitelli vengo- no alimentati una sola volta al giorno (somministrando solo metà quantità di latte in polvere) per iniziare lo svezzamento. La cosa importante è non esagerare nei quantitativi di lat- te in polvere la prima settimana per evitare problemi di diarrea. Il man- gime starter deve avere un titolo in proteine del 22%. Allo svezzamento (generalmente all’8a settimana) i vi- telli devono essere in grado di inge- rire più di 1 kg/giorno di mangime.

Con questo metodo, seppur diverso dalla tradizione padana, i risultati raggiunti in alcune aziende dove è stata sperimentata la tecnica sono stati ottimi.

Alcune raccomandazioni

I vitelli così alimentati necessitano di più acqua (da 5 a 8 L/giorno per un vitello di un mese) di quelli allevati con dieta convenzionale; pertanto è importante garantire la disponibilità di acqua in quanto la sua carenza au- menta le probabilità di diarree.

Mangiando e bevendo di più questi vitelli produrranno anche una mag- gior quantità di feci. Una cosa da non fare assolutamente è somministrare una maggior quantità di latte normale 20:20 ai vitelli per avvicinarsi ai valori nutritivi proposti da un prodotto in- tensivo (28% di proteine sul secco).

I livelli di minerali diventerebbero troppo alti, cambierebbe la pressione osmotica e si avrebbero con maggior facilità diarree. Con l’alimentazione intensiva si ha comunque un lieve aumento delle diarree, ma nel com- plesso diminuisce la frequenza del- le malattie; pertanto bisogna essere pronti a trattare gli animali con la diar- rea. I reidratanti funzionano molto bene. L’antibiotico va usato solo in caso di febbre ed è molto importante continuare la somministrazione di latte e non interromperla come in- vece abbiamo visto nel 67% dei casi del campione di aziende lombarde.

Somministrando solo reidratanti e non il latte affamiamo il vitello e non gli garantiamo la fonte di energia suf- fi ciente per superare la malattia.

Sembra che ancora diversi allevato- ri utilizzino latte intero particolarmen- te costoso; pertanto molti impiegano quello di scarto (con antibiotico o ma- stitico).

Questo tipo di alimento aumenta i problemi associati alla presenza di batteri nell’apparato digerente e an- che l’ipotesi di pastorizzare questo latte non conforme desta perplessità in quanto non si sa quali nutritivi po- trebbero essere distrutti. Inoltre la pastorizzazione non uccide le endo- tossine che vengono rilasciate dalle

vacche malate e sono pericolose per i vitelli.

Jim Drackley dell’Università dell’Illi- nois, grande esperto di vitelli, afferma che la cosiddetta crescita accelerata altro non è che la normale crescita biologica che il vitello messo nelle giuste condizioni può avere, mentre la cosiddetta crescita normale in realtà non è che una crescita legata alla mal- nutrizione alla quale l’uomo sottopo- ne il vitello a causa di errori gestionali e alimentari.

Le strutture

Per quanto riguarda le strutture nella foto 4 è visibile un tipo di gab- biette che funziona abbastanza be- ne, ma il limite di questa soluzione è che i vitelli si possono toccare tra loro. Così se un vitello si ammala, Foto 4 - Gabbiette

che consentono il contatto tra i vitelli

(6)

facilmente si può ammalare tutta la fi la. Il vantaggio invece è l’effi cienza di lavoro, perché è veloce e rapido alimentare i vitelli.

Nella foto 5 e 6 si vede una solu- zione molto diffusa negli Usa: le ca- pannine o igloo che vengono tenuti in luoghi anche molto freddi senza nessun problema. Inoltre i vitelli non possono leccarsi tra di loro, so- no asciutti e puliti e si possono spo- stare da un gruppo all’altro.

Quando l’area su cui insistono le capannine è troppo sporca è possibi- le asportare la ghiaia sostituendola con quella pulita.

Questa possibilità aiuta molto in caso di infezione da salmonella. Lo svantaggio in questo caso è l’ef fi-

cienza di lavoro.

Nella foto 7 è visibile un esempio di piccoli gruppi dopo lo svezzamento.

Il vitello appena svezzato si sta abi- tuando a un’alimentazione diversa;

pertanto in gruppi grandi dovrebbe abituarsi anche alla competizione e subirebbe un forte stress che gli viene evitato con i piccoli gruppi. In questa fase lo spazio a disposizione dei vitelli è fondamentale, insieme alla pulizia dell’ambiente, che de- ve essere assolutamente asciutto e ventilato, anche se il vento non deve colpire direttamente gli animali.

Nelle foto 8 e 9 si vede una stalla vec- chia ma molto ben riadattata per i vitelli nella fase successiva, quella dei grup- pi più numerosi (10-20). I vitelli sono

Foto 5 - Capannine o igloo utilizzati negli Usa. Foto 6 - Veduta ravvicinata delle capannine Usa. Foto 7 - Piccolo gruppo di vitelli (4- 5) appena svezzati. Foto 8 - Gruppo di vitelli numeroso (10-20) nella fase successiva a quella dei piccoli gruppi

asciutti e puliti e non respirano aria umida. Il modo migliore per uccidere un vitello è quello di metterlo in un ambiente umido e chiuso. Vitelli che vivono in ambienti sovraffollati e umidi a causa dell’eccesso di letame spesso iniziano a tossire e si ammalano.

Una volta trasferiti i vitelli in questi box più grandi è necessario tenere sotto controllo l’accrescimento con lo strumento ritratto in foto 10: l’hi- pometro, utile per stimare il peso dell’animale.

In par ticolare risulta molto pre- zioso soprattutto per individuare il momento più corretto per la fecon- dazione, per la quale è importante non l’età ma la dimensione della manza.

5 6

7 8

(7)

Conclusioni

Le pratiche corrette per la gestione del vitello a partire dal momento del parto sono quindi:

◾ sala parto pulita, asciutta e disinfet- tata tra un uso e l’altro;

◾ il vitello va separato dalla vacca ap- pena possibile, e deve essere messo in un ambiente pulito;

◾ disinfettare l’ombelico del vitello con tintura di iodio al 7%;

◾ somministrare 3 L (4 se con sonda esofagea) di colostro della madre o di una vacca completamente sana e comunque di ottima qualità (non de- vono essere somministrate miscele di colostro di diverse vacche), subito dopo il parto (entro un’ora) e ancora dopo 12 ore;

◾ mettere a disposizione già dal se- condo giorno dalla nascita mangime e acqua;

◾ incominciare con il latte in polvere a due giorni dalla nascita;

◾ svezzare il vitello intorno alle 7a-8a settimana;

◾ facilitare lo svezzamento passando da due somministrazioni di latte a una durante l’ultima settimana di latte;

continuare col mangime ad libitum senza aggiunta di fieno, perché in questa fase della vita dell’animale il fi eno ritarda la crescita;

◾ tenere gli animali in box individuali sino a una settimana dopo lo svezza- mento;

◾ creare dei piccoli gruppi (4 o 5 vi- telli per gruppo) da una settimana dopo lo svezzamento a circa un mese, sempre con starter a disposizione;

◾ a 12 settimane aggiungere il 10-20%

di fieno in una miscelata a base di starter. Lo starter favorisce lo svilup- po del rumine (non il fi eno) mediante

gli acidi proprionico e butirrico che provengono dalla digestione del man- gime;

◾ iniziare la somministrazione degli insilati dopo le 23 settimane di vita perché i vitelli tollerano a fatica l’insi- lato e si stressano.

Le differenze di accrescimento tra due vitelli di 8 e 14 settimane (foto 11) nati lo stesso giorno e alimentati con dieta convenzionale e intensiva sono evidenti, tanto che gli allevatori che hanno cominciato a utilizzare il meto- do intensivo hanno dovuto comprare dei collari più grandi.

L’approccio illustrato è molto diver- so da quello utilizzato attualmente da- gli allevatori italiani ma risulta molto più corretto ed effi cace non solo dagli

Foto 9 - Vecchia stalla riattata per accogliere i gruppi di vitelli più numeroso. Foto 10 - L’uso dell’Hipometro per stimare il peso dell’animale

Foto 11 - Differenza di accrescimento tra vitelli alimentati convezionalmente e intensi- vamente a 8 (a sinistra) e 14 (a destra) settimane di vita

studi effettuati negli Usa ma anche dalle esperienze in atto.

Il Servizio di assistenza tecnica alle- vamenti (Sata) è a disposizione di chi volesse iniziare a lavorare con questo nuovo metodo molto più adeguato alla salute dei vitelli e all’effi cienza aziendale e quindi adatto a massi- mizzare il reddito prodotto dall’alle- vamento.

Michele Campiotti Tecnico specialista Sata gestione aziendale Capo servizio tecnico Apa Bergamo michele.campiotti@libero.it Greg Bethard G&R Dairy Consulting Virginia (Usa)

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