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TERRITORIALE PER L’UTILIZZAZIONE DELLE ACQUE REFLUE

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Academic year: 2021

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GIUSEPPE LUIGI CIRELLI SIMONA CONSOLI

ALESSIA MARZO DANILO VERDE

MATILDE PATRIZIA MOSCHETTO

SISTEMA INFORMATIVO

TERRITORIALE PER L’UTILIZZAZIONE DELLE ACQUE REFLUE

A SCOPO AGRICOLO IN SICILIA

ISSN 2038-5854

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SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE PER L’UTILIZZAZIONE

DELLE ACQUE REFLUE

A SCOPO AGRICOLO IN SICILIA ISSN 2038-5854

GIUSEPPE LUIGI CIRELLI SIMONA CONSOLI

ALESSIA MARZO DANILO VERDE

MATILDE PATRIZIA MOSCHETTO

Attività di ricerca finanziata dalla REGIONE SICILIA

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PER L’UTILIZZAZIONE DELLE ACQUE REFLUE A SCOPO AGRICOLO IN SICILIA

ISSN 2038-5854

Realizzazione editoriale CSEI Catania www.cseicatania.com

Progetto Copertina Art&Bit Srl, Catania Finito di stampare nel mese di dicembre 2010 presso Arti Grafiche Ciminiere di Catania

Il presente lavoro è stato redatto dal CSEI Catania nell’ambito di un’attività di ricerca finanziata dalla Regione Siciliana - Assessorato dei Beni Culturali e dell’ Identità Siciliana - Dipartimento dei Beni Culturali e dell’ Identità Siciliana

Il presente lavoro è stata redatto con uguale contributo di tutti gli Autori:

prof. Giuseppe Luigi Cirelli prof. Simona Consoli ing. Alessia Marzo dott. Danilo Verde

ing. Matilde Patrizia Moschetto

Inoltre, hanno collaborato alla implementazione del sistema informativo il Centro di Ricerca per lo Sviluppo sostenibile dell’Area Mediter- ranea (C.Ri.S.A.M.) e l’ing Maria Grazia La Cava. L’attività di raccolta ed inserimento dati è stata condotta avvalendosi della collaborazio- ne da Paola Strano, Teresa Pizzo, Beatrice Pennisi e Giuseppa Mignemi.

Il presente lavoro è stato possibile anche grazie agli studi, ricerche e mappe tematiche messe a disposizione da alcuni dipartimenti dell’am- ministrazione della Regione Siciliana ed in particolare dal Dipartimento Regionale dell’Acqua e dei Rifiuti e dal Dipartimento Interventi Infrastrutturali in Agricoltura. Un ringraziamento particolare va all’ing. Giusto Ingrassia e all’Arch. Antonio Piparo del Dipartimento Re- gionale dell’Acqua e dei Rifiuti, al dott. Luigi Pasotti e alla Dott. Maria Gabriella Matranga del Dipartimento Interventi Infrastrutturali in Agricoltura. Infine, si ringrazia sentitamente il prof. Massimo Iovino (Dipartimento ITAF, Università di Palermo) che ha messo a disposizione le informazioni ed elaborazioni propedeutiche allo studio “Monitoraggio e studio finalizzato al riuso delle acque reflue in Sicilia” (redatto dalla ex ARRA - Agenzia Regionale dei Rifiuti e delle Acque - in collaborazione con l’ex Dipartimento LL.PP).

Sistema informativo territoriale per l’utilizzazione delle acque reflue a scopo agricolo in Sicilia / Luigi Giuseppe Cirelli … [et al.]. – Catania : CSEI Catania, 2010.

(Quaderni / CSEI. Ser. 3. ; 4)

1. Agricoltura – Impiego [delle] Acque reflue - Sicilia I. Cirelli, Giuseppe Luigi <1962->.

628.362309458 CDD-22 SBN Pal0232136

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1 INTRODUZIONE 1 1.1 Organizzazione del lavoro 3

2 I SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI 4

2.1 La nascita dei SIT 5 2.2 Le componenti di un SIT 6 2.3 I formati dell’informazione geografica 8

2.3.1 Dati vettoriali 8 2.3.2 Dati Raster 9

3 IL SIT PER IL RIUSO DELLE ACQUE REFLUE 10

3.1 Metodologia 11 3.2 Scelta degli applicativi 11

3.3 Raccolta dei dati 12 3.4 Costruzione del geodatabase 13

3.5 Descrizione dei layers contenuti nel SIT 16

4 MANUALE D’USO 19

4.1 Premessa 19 4.2 Operazioni preliminari 19

4.3 Il primo avvio di StatiaLite-GIS 20 4.4 L’interfaccia grafica di SpatiaLite-GIS 22

4.4.1 Le barre del titolo, dei menù, degli strumenti, di stato 23

4.4.2 Il riquadro di navigazione 26 4.4.3 La Table Of Contents (TOC) 27

4.5 Configurazione dei layers 29 4.5.1 Stile di visualizzazione 30 4.5.2 Creazione e cancellazione delle sottoclassi 31

4.5.3 Sistema di riferimento del layer 32

4.5.4 Intervallo di visibilità 33

4.5.5 Etichette 34 4.5.6 Layout della tabella degli attributi 35

4.6 Identificazione delle geometrie 36

4.7 Strumenti di misura 37 4.8 Interrogazione delle tabelle 38

4.9 Importazione ed esportazione di Shapefiles 40

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1 INTRODUZIONE

Le esperienze, a livello sia nazionale sia internazionale, in materia di pianificazione dell’uso delle risorse idriche per il settore agricolo, danno particolare rilievo alla necessità di regolare le disponibilità idriche in maniera più razionale ed efficiente anche in relazione alla crescente competizione con altri settori di utilizzazione e ai vincoli ambientali per la tutela dei corpi idrici.

In particolare, a causa dei crescenti fabbisogni nei settori civile ed industriale, delle esigenze ambientali di mantenimento del deflusso minimo vitale nei corsi d'acqua e d’utilizzazione turistico-ricreativa delle acque, è assai probabile che in futuro possa verificarsi una diminuzione delle risorse disponibili per l'irrigazione. Sarà pertanto necessario adottare strategie gestionali orientate al risparmio anche laddove esistono sufficienti disponibilità di risorse idriche.

Le mutate esigenze di conservazione, tutela e utilizzazione delle acque sono state affermate, negli ultimi anni in Italia, anche con l’emanazione di diverse normative, tra le quali:

- la L. 183/89 in materia di difesa e conservazione del suolo;

- il D.L. 275/93 sul riordino della concessione di acque pubbliche;

- la L. 36/94 recante disposizioni in materia di risorse idriche;

- il D.P.C.M. 4 marzo 1996 che invita ad utilizzare il bilancio idrico adottando convenienti soluzioni tra le quali la minimizzazione delle perdite, l'introduzione di misure per il risparmio idrico, l'utilizzo di risorse di bassa qualità quali le acque reflue trattate;

- D.L. 152/06 che afferma (art. 1) la necessità di provvedere all’individuazione di “misure tese alla conservazione, al risparmio, al riutilizzo ed al riciclo delle risorse idriche”.

La complessità dei problemi gestionali relativi ai sistemi idrici è aggravata, nelle regioni del Meridione d’Italia, dalla contrazione delle risorse disponibili in agricoltura, a seguito dell’estrema variabilità delle condizioni climatiche. Basti pensare che le aree irrigue collettive siciliane sono caratterizzate annualmente da un deficit di risorsa pari a circa 80×106 m3 a seguito delle sempre più frequenti siccità idrologiche e delle inadeguate modalità di gestione delle disponibilità idriche (CSEI, 2010). In tale contesto si rende necessario prevedere interventi per l’incremento delle risorse disponibili e per adeguare le modalità di gestione dell’acqua. Tra le diverse strategie che è possibile adottare per incrementare la disponibilità di approvvigionamento per l’irrigazione, il ricorso alla utilizzazione di risorse non appetibili per altri usi, le cosiddette risorse non convenzionali (acque reflue urbane ed acque ad elevato contenuto salino) appare quella più interessante

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anche in relazione ai benefici ambientali connessi al mancato scarico nei corpi idrici ricettori.

L’uso delle acque reflue depurate per l’irrigazione è ormai una pratica consolidata in moltissimi Paesi (Israele, Spagna, Francia, Portogallo, USA, ecc.). Alcuni di questi hanno perfino adottato politiche mirate ad incentivare l’uso delle acque reflue depurate rispetto alle acque convenzionali. In Italia, soprattutto in relazione ai vincoli imposti dal legislatore con il D.M. 185/2003 che ha regolamentato l’uso delle acque reflue depurate, la pratica del riuso delle acque reflue è poco diffusa. L’impiego a scopi irrigui delle acque reflue urbane determinerebbe benefici di vario genere (Indelicato et al., 2001; Cirelli et al., 2008), quali:

- aumento delle risorse idriche utilizzabili e conseguente possibilità di liberare risorse idriche convenzionali;

- riduzione dell’inquinamento dei corpi idrici;

- riduzione, in alcuni casi, degli oneri di depurazione per la limitazione del livello di trattamento;

- recupero di sostanze fertilizzanti contenute nel liquame, che altrimenti sversate nei corpi idrici sarebbero dannose.

Nonostante la normativa italiana sul riuso delle acque reflue comporti problemi tecnico- economici in merito ai limiti imposti su alcuni parametri eccessivamente ed ingiustificatamente restrittivi, vi è un forte interesse, particolarmente in Sicilia, di numerosi Enti ed Amministrazioni per l’uso pianificato e controllato di dette risorse, così come confermato dagli studi promossi dal Dipartimento LL.PP. e dal Dipartimento Acque e Rifiuti delle Regione Siciliana (ex ARRA -Agenzia Regionale Rifiuti e Acqua).

Al fine, dunque, di valutare le potenzialità del riuso a scopo agricolo delle acque reflue urbane nel territorio siciliano, il CSEI Catania, ha predisposto un Sistema Informativo Territoriale (S.I.T.) nel quale in maniera integrata sono riportate informazioni, dati, mappe tematiche, al fine di poter individuare criticità e punti di forza dello stato della depurazione delle acque reflue e delle potenzialità di riuso nell’ambito delle aree irrigue ricadenti all’interno dei comprensori gestiti dai Consorzi di Bonifica della Sicilia.

La scelta di individuare quali aree, particolarmente vocate al riuso delle acque reflue, quelle gestite dai Consorzi di Bonifica è motivata principalmente da: la presenza, nella quasi totalità dei comprensori irrigui, di un fabbisogno irriguo non soddisfatto dalle risorse idriche convenzionali; l’esistenza di reti idriche attrezzate che potrebbero essere utilizzate per l’adduzione e la distribuzione delle acque reflue con modesti costi di investimento (connessi in particolare alla realizzazione di collegamenti idraulici tra gli impianti di depurazione e le

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reti di adduzione dei Consorzi); la presenza all’interno dei consorzi di strutture tecnico- amministrative che potrebbero essere in grado di ottemperare alla complessità delle procedure di monitoraggio e gestione dei sistemi di riuso della acque reflue imposti dalle legislazione vigente.

1.1 Organizzazione del lavoro

La presente relazione descrittiva è stata articolata in due parti: la parte I di carattere bibliografico (capitoli 1 e 2) e la parte II dove viene riportata l’attività svolta per realizzare il sistema informativo territoriale per l’utilizzazione delle acque reflue a scopo agricolo in Sicilia (capitolo 3), e il manuale d’uso del software GIS impiegato (capitolo 4).

In particolare il capitolo 2 è dedicato alla definizione di alcune nozioni di base per comprendere come sono nati i SIT e quali e quanti sono gli elementi che li costituiscono.

Nel capitolo 3 viene descritto il sistema informativo territoriale per l’utilizzazione delle acque reflue in Sicilia, i dati utilizzati, la loro elaborazione e come si è proceduto per strutturare il database geografico. Infine, il capitolo 4 costituisce una guida all’uso del SIT fornito nel DVD allegato alla presente relazione descrittiva.

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2 I SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI

I Sistemi Informativi sono nati dall’esigenza di poter disporre di potenti strumenti per la raccolta e l’elaborazione di informazioni complesse disponibili su ampia scala spaziale, al fine di mettere a disposizione di tecnici ed operatori del settore, le informazioni necessarie per supportare la fase decisionale nei diversi ambiti di intervento: pianificazione, progettazione, realizzazione, gestione e monitoraggio. Tali premesse hanno permesso ai sistemi informativi di migrare dalle prime pionieristiche applicazioni, sostanzialmente sviluppate in ambito scientifico e militare, a settori afferenti alle discipline economico e sociali, per giungere a quelli più tipici della pianificazione territoriale.

Un Sistema Informativo si dice Territoriale (SIT) quando è progettato per operare con dati riferiti allo spazio geografico. Un SIT è un sistema che contiene specifiche funzioni per acquisire, elaborare, gestire e restituire dati georiferiti attraverso le proprie coordinate geografiche e/o cartografiche. Ad ogni elemento geografico posso corrispondere uno o più attributi descrittivi che, unitamente alla sue coordinate spaziali, lo rappresentano in maniera univoca. Tale concetto, semplice ma molto versatile, si è rivelato d’incalcolabile valore per la risoluzione di molti problemi, dalla localizzazione dei veicoli alla memorizzazione di piani urbanistici dettagliati, alla modellazione della circolazione atmosferica.

Esistono diverse definizioni di SIT a causa della multidisciplinarietà delle scienze che si occupano della valutazione qualitativa e quantitativa delle situazioni e degli eventi legati allo spazio geografico. Alcune di tali definizioni tendono a conferire maggiore rilievo all’aspetto informatico individuando i SIT come una serie di strumenti software che permettono l’acquisizione, archiviazione, interrogazione, trasformazione, modifica e visualizzazione dei dati spaziali associando a ciascun elemento geografico una o più descrizioni alfanumeriche (Burrough, 1986). In altre si tende a conferire maggiore importanza agli aspetti di strutturazione della banca dati (database) individuando il SIT principalmente mediante il suo schema relazionale e il complesso delle tecniche utilizzate per l’archiviazione dei dati geografici (Smith et al., 1987). Ma nella sua forma più generale un SIT è individuato dal

“…complesso di uomini, strumenti e procedure che permettono l’acquisizione e la distribuzione dei dati e che li rendono disponibili, validandoli, nel momento in cui sono richiesti, a chi ne ha la necessità per svolgere una qualsivoglia attività…” (Mogorovich, 1988).

La principale caratteristica del SIT è costituita dalla sua flessibilità, ovvero dalla sua capacità di adattarsi a situazioni e modelli organizzativi propri di ciascuna organizzazione, acquisendone le specifiche procedure operative. In tutti gli ambiti in cui è necessario

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utilizzare la componente geografica, i sistemi informativi territoriali danno la possibilità di creare mappe, integrare informazioni e visualizzare scenari, rendendolo così uno strumento di grande valore rivolto ad un’ampia gamma di utenti, pubblici e privati.

In Italia i SIT stanno vivendo, in questi ultimi anni, un momento di forte sviluppo, grazie alla crescente disponibilità di banche dati geografiche e di software GIS gratuiti (“open source”), nonostante la modesta produzione di cartografia numerica da parte degli enti nazionali preposti.

2.1 La nascita dei SIT

L’evoluzione tecnologica della seconda metà del ‘900, ha segnato il passaggio dalla società industriale alla società dell'informazione (Naisbitt 1984) sancito con l’avvento dell’era delle telecomunicazioni iniziata negli anni ‘50. Successivamente, come per molte altre scienze, gli anni ‘60 hanno segnato l’inizio del processo di trasformazione anche per le scienze geografiche e cartografiche. Le tecniche ormai raffinate di produzione di cartografia tradizionale, il rapido sviluppo degli elaboratori elettronici e le nuove idee sull'analisi spaziale cominciarono in quegli anni a promuovere un graduale processo di innovazione verso nuove metodologie di studio e gestione del territorio (Biallo, 2005).

Nella seconda metà degli anni ‘60, alcuni ricercatori ed esperti nei settori applicativi dell’informatica e delle scienze di pianificazione del territorio, cominciarono ad analizzare la possibilità di utilizzare gli elaboratori elettronici per le analisi geografiche, valutandone costi e benefici. Nel 1969 Ian McHarg pubblicò il libro “Design with Nature” che formalizzava una metodologia di analisi spaziale basata sulla comparazione di dati e sulla produzione di cartografia di sintesi. In pratica, McHarg ipotizzava l’uso della sovrapposizione di dati geografici strutturati in livelli informativi a singolo tematismo, al fine di realizzare carte di sintesi ottenute per combinazione logica (McHarg, 1969).

La nascita della scienza dei SIT vera e propria si attribuisce a due iniziative avviate in parallelo nella seconda metà degli anni ‘60: la prima, condotta dall’ Harvard Laboratory for Computer Graphics and Spatial Analysis (Harvard Laboratory), indirizzata allo sviluppo di software commerciali; la seconda, nata per soddisfare un’esigenza pratica di un ente governativo, portò a realizzare il primo vero e proprio SIT denominato C.G.I.S. - Canada Geographic Information System (Tomlinson 1967).

In particolare, l’Harvard Laboratory, progettò e realizzò un software, che permetteva di elaborare dati geografici e di realizzare semplici carte tematiche (Chrisman, 1988). Alcune

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centinaia di copie furono vendute ad enti governativi, università e società private, decretando il successo dell'operazione. Negli anni ‘70 l’Harvard Laboratory produsse ODYSSEY, il primo vero software GIS commerciale che introduceva il concetto di struttura topologica di dati e di “overlay mapping” (sovrapposizione automatica di strati informativi). Altre università americane contribuirono notevolmente allo sviluppo di modelli e di software GIS:

l’Università di Washington a Seattle sviluppò ETAK e vari tipi di formati di trasferimento, mentre l’Università dell’Oregon progettò un sistema di intersezione di poligoni vettoriali che andò a confluire nel software ARC/INFO.

Nello stesso periodo in cui nasceva l'Harvard Laboratory for Computer Graphics and Spatial Analysis, R. Tomlinson persuase il Governo Canadese a realizzare un progetto, che aveva come principale obiettivo di inventariare, in un sistema informativo, il territorio Canadese.

Tale progetto coinvolse un grande numero di persone, società ed enti governativi: fu studiato un modello topologico che permettesse la codifica di elementi poligonali; l’IBM realizzò uno scanner a tamburo per l'acquisizione rapida della cartografia; il Dipartimento per l'Agricoltura realizzò la cartografia di capacità d'uso dei terreni. Nel 1971 il sistema era definitivamente operativo e conteneva un banca dati di circa 10.000 carte digitali in scala 1:50.000, in più di 100 diversi tematismi. Il Geologycal Survey sviluppò un SIT per l’analisi delle risorse naturali a partire dal 1973; integrando le informazioni provenienti dalle immagini inviate dai nuovi satelliti per il telerilevamento, dalle carte preesistenti e da rilievi in campo, produsse carte digitali di uso e copertura del suolo (Mitchell 1977).

Nei primi anni settanta l’Ordinance Survey, l’ente nazionale cartografico inglese, per sopperire a problemi di gestione ed aggiornamento del materiale di produzione, avviò il programma di digitalizzazione della cartografia. Seguirono Svezia, Finlandia, Germania, Francia, Italia, ecc. (Biallo, 2005).

2.2 Le componenti di un SIT

Un Sistema Informativo Territoriale (SIT) pienamente operativo si compone di cinque elementi chiave: hardware, software, dati, persone e procedure applicative. Un SIT, quindi, non è solo un programma applicativo per computer, ma un sistema composto dai vari elementi tra cui il più importante è la disponibilità dei dati e la loro accuratezza: quest’ultimo aspetto è in grado di influenzare i risultati di ogni richiesta o analisi (ENEA, 2006). Un SIT è fatto soprattutto di persone o meglio delle loro competenze in grado di effettuare l’analisi tanto sul piano scientifico quanto sul piano logico-concettuale. Quindi tra le componenti fortemente caratterizzanti di un SIT c’è anche quella del coinvolgimento di diversi

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professionisti, con differenti competenze, nelle distinte discipline. Come mostrato nella Figura 1 un SIT è costituito dall’insieme di vari elementi di seguito esplicitati.

Figura 1. Componenti di un SIT

Hardware: è la componente essenzialmente adibita all’acquisizione, immagazzinamento e produzione di dati di tipo grafico, Comprende computer, reti di comunicazioni, tavoli digitalizzatori, scanner, plotter, stampanti, ecc...

Software: è il motore di un sistema informativo, in quanto permette di realizzare procedure specifiche per i diversi campi applicativi. Oggi sono in commercio diversi software GIS, con diverse caratteristiche; per cui risulta necessario selezionare il software con requisiti idonei per realizzare lo specifico SIT.

Procedure applicative: sono strumenti per l’inserimento e la manipolazione delle informazioni geografiche; vengono generalmente sviluppate all’interno del software GIS o all’esterno, usufruendo di opportune librerie di funzioni, attraverso l’uso di linguaggi di programmazione.

Dati: costituiscono la componente fondamentale per un SIT. I dati devono essere completi, senza errori, dimensionati per il problema in studio. Quindi alla fase di raccolta dei dati vera e propria, risulta necessario generalmente validare e armonizzare le informazioni provenienti da diverse fonti. I dati integrabili in un SIT possono presentare una natura assai diversa tra loro: come mappe catastali, ortofoto, carte topografiche, immagini da satellite, ecc..

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Persone: componente importante, costituita sia dai tecnici specialisti in grado di progettare, realizzare e aggiornare un SIT, sia da coloro che utilizzano il sistema informativo per le proprie esigenze.

2.3 I formati dell’informazione geografica

Per rappresentare e gestire le informazioni spaziali in un SIT, è necessario utilizzare un modello di dati che sia abbastanza ampio da accogliere al suo interno tutti gli oggetti che esistono nel mondo fisico e che sia sufficientemente flessibile da permettere di adattarlo a tutte le combinazioni che effettivamente occorrono nella realtà. Il tipo di formato da utilizzare per rappresentate la realtà in un SIT, dipende da diversi fattori, come le modalità di reperimento dei dati, le potenzialità del software e, soprattutto, dai risultati che si vogliono ottenere (Biallo, 2005). Nei paragrafi successivi sono esaminati i due formati nei quali è possibile organizzare i dati geografici: formato vettoriale e formato raster.

2.3.1 Dati vettoriali

Con i dati vettoriali gli elementi del territorio sono rappresentati da punti, linee e poligoni (primitive), memorizzati attraverso le coordinate dei punti significativi degli elementi stessi (per un segmento, ad esempio, vengono memorizzate le coordinate del punto iniziale e di quello finale, per un cerchio le coordinate del centro e la lunghezza del raggio). Ad ogni primitiva è possibile associare e modificare informazioni, definiti attributi, di tipo qualitativo (colore di riempimento, colore di contorno, spessore di liena ecc..), quantitativo (lunghezza, area, elevazione, ecc.) e descrittivo (nome, codici, ecc..).

Nelle carte in formato vettoriale, ogni oggetto può essere trattato in maniera indipendente dagli altri, e perciò può essere selezionato, modificato, spostato o cancellato. Tale carta è infatti generalmente strutturata per livelli (layer), a ciascuno dei quali appartengono gli oggetti di una certa categoria (fiumi, province, comuni, ecc.), che nel loro insieme consentono una rappresentazione completa del territorio. Un’immagine vettoriale può essere modificata e ridimensionata, mantenendo inalterata la chiarezza, la definizione e la qualità (Piana, 2004).

Il modello vettoriale è particolarmente utile per descrivere fenomeni discreti, ma risulta meno adatto per descrivere fenomeni continui, quali temperatura, precipitazioni, quota o pendenza, cioè fenomeni che rappresentano unicamente una grandezza che varia in modo continuo nello spazio.

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2.3.2 Dati Raster

Con i dati raster il territorio viene riprodotto attraverso una matrice di pixel (Picture Element) di forma quadrata o rettangolare. I pixel sono dei veri e propri elementi delle immagini e vengono disposti e colorati in modo da creare un motivo, proprio come accade per un mosaico con le sue piccole mattonelle. Ciascun pixel ha una sua ben definita posizione nello spazio, quindi è contraddistinto da coordinate geografiche univoche, a cui è associato un attributo che definisce le caratteristiche dell’elemento rappresentato. Ad esempio, in un modello digitale di elevazione (DEM) a ciascun pixel è associato il valore della quota sul livello del mare in quel punto.

I dati raster possono essere implementati in un sistema SIT mediante acquisizione diretta con apparecchiature a lettura ottica quali ad esempio scanner d’immagini o attraverso l’elaborazione di dati, raster o vettoriali, già acquisiti.

Il modello dei dati raster è particolarmente adatto per la acquisizione di dati di tipo continuo, come le pendenze, esposizioni dei versanti ecc.

La carta in formato raster, è di qualità tanto migliore quanto maggiore è la sua risoluzione, che viene espressa in numero di punti per pollice (convenzionalmente, dpi): una mappa a 300 dpi ha una qualità molto migliore di una mappa a 15 dpi. Il vantaggio di una carta in formato raster è quello di dare alla mappa la forma più familiare propria delle cartine ma, esattamente come su una carta, per trovare un oggetto è necessario cercarlo con gli occhi, come in una mappa cartacea.

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3 IL SIT PER IL RIUSO DELLE ACQUE REFLUE

Il progetto ha avuto come scopo l’implementazione di un SIT che contenga dati utili alla gestione e pianificazione nell’ambito del riuso delle acque reflue di origine civile per l’irrigazione dei comprensori irrigui ricadenti all’interno dei Consorzi di Bonifica siciliani, con l’obiettivo di essere utilizzato dagli enti che hanno competenza in materia di gestione e pianificazione delle risorse idriche e più in generale da coloro che si occupano di gestione e pianificazione del territorio.

Il SIT contiene dati relativi ai diversi comprensori irrigui, tali da valutarne le caratteristiche ed i fabbisogni idrici (come ad esempio l’uso del suolo, la pedologia, l’ETP media, ecc.).

Inoltre, vi sono archiviati i dati relativi ai diversi impianti di depurazione delle acque reflue ed alla rete di adduzione delle acque nei comprensori irrigui del territorio siciliano.

Sono state aggiunte informazioni spaziali relative alle unità elementari di analisi come i limiti amministrativi comunali, i bacini idrografici, i consorzi di bonifica, in modo da poter effettuare le analisi secondo le diverse unità territoriali. Ciò permette l’estrapolazione di indicatori territoriali ed ambientali, come misura quantitativa rappresentante un determinato fenomeno, fondamentale per la pianificazione territoriale e la valutazione ambientale, sia come base conoscitiva a monte dei processi analitici che come fondamentale supporto alle decisioni a valle degli stessi.

Inoltre, i dati relativi alle unità elementari di analisi permettono una rappresentazione tematica dei diversi indici territoriali ed ambientali, producendo così una cartografia altamente specializzata.

Il SIT è stato implementato interamente in ambiente open source, cioè con l’ausilio di software gratuiti e liberamente scaricabili dalla rete internet.

Sono stati rispettati tutti gli standard dettati da enti ed organizzazioni per quanto riguarda l’ambiente open source. In tal modo si è garantito il funzionamento del SIT per il riuso delle acque reflue indipendentemente dal sistema operativo e dagli applicativi utilizzati, sia essi open source che commerciali.

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3.1 Metodologia

Il SIT per il riuso delle acque reflue di origine civile per scopi irrigui è stato implementato secondo l’architettura basata sul geodatabase in modo da consentire l’archiviazione di grandi quantità di dati sia di tipo alfanumerico che di tipo spaziale georeferenziato permettendo inoltre la loro visualizzazione attraverso applicativi GIS. La realizzazione del suddetto SIT è avvenuta attraverso diverse fasi operative:

1. scelta degli applicativi necessari alla realizzazione del geodatabase ed alla visualizzazione dei dati archiviati;

2. raccolta dei dati disponibili relativamente agli impianti di depurazione, ai comprensori irrigui, alla rete idrografica, ai bacini idrografici, alla vulnerabilità da nitrati degli acquiferi, ecc. ed alle diverse unità elementari di analisi (comuni, provincie, bacini idrografici, comprensori, ecc.);

3. costruzione del geodatabase;

4. integrazione delle tematiche dei singoli strati informativi con dati elaborati attraverso funzioni di analisi spaziale dei dati di base;

3.2 Scelta degli applicativi

La scelta degli applicativi necessari alla realizzazione del SIT è un passo fondamentale per l’impostazione dell’intera architettura del sistema. Una prima necessità è stata quella di slegarsi dagli applicativi di tipo commerciale di conseguenza la scelta è ricaduta su software di tipo “Open Source” rilasciati sotto licenza GPL (General Public License) che ne permette la modifica e la distribuzione, inoltre tali software sono caratterizzati dal possedere un’altissima interoperabilità con altri applicativi sia commerciali che open source operando indistintamente su sistemi operativi sia proprietari (come Microsoft, Apple/Macintosh, Sun Microsystems, ecc.) che open source (come BSD, GNU/Linux, Open Solaris, ecc.) oltre che dall’essere completamente freeware quindi liberamente scaricabili e senza limitazioni d’uso.

Per quanto riguarda la costruzione e gestione del geodatabase è stata scelta la libreria software SQLite con l’estensione SpatiaLite per la gestione dei dati geografici.

SQLite implementa un DBMS SQL (Structured Query Language) incorporabile all’interno di altre applicazioni. Permette di creare una base di dati incorporata in un unico file (come nel caso dei moduli Access di Microsoft Office e Base di OpenOffice.org) a differenza di prodotti come MySQL e PostgreSQL, anch’essi di tipo open source ma basati

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sull’architettura Client/Server. Questa caratteristica rende l’intero database facilmente distribuibile. Inoltre la libreria è compatta, molto veloce, supporta buona parte dello standard SQL, è multipiattaforma, supporta database anche molto grandi (attualmente il limite è di 2 TeraByte), non ha dipendenze esterne e non richiede alcun lavoro di amministrazione.

SpatiaLite è un’estensione che abilita il supporto per dati spaziali all’interno di database SQLite in conformità alle specifiche definite dall’Open Geospatial Consortium (OGC), inoltre supporta il software PROJ.4 per la trasformazione di coordinate geografiche in coordinate cartesiane secondo le regole della proiezione cartografica ed i codici del comitato European Petroleum Survey Group (EPSG) per l’identificazione univoca dei sistemi di riferimento geodetici utilizzati nelle diverse realtà nazionali.

Per quanto riguarda il visualizzatore dei dati geografici è stato scelto SpatiaLite-GIS, un software GIS minimale basato su SpatiaLite ma che contiene tutte le caratteristiche necessarie per l’interrogazione e visualizzazione confortevole (user-friedly) dei dati contenuti nel geodatabase.

3.3 Raccolta dei dati

Per l’implementazione del SIT sono stati utilizzati diversi strati informativi (layers), sia in formato vettoriale che in formato raster, provenienti da precedenti studi condotti dal CSEI Catania e da cartografia ufficiale riguardanti l’intero territorio della regione Sicilia.

Di seguito si riporta l’elenco dei layers utilizzati e la relativa fonte di distribuzione:

- limiti amministrativi regionali;

- limiti amministrativi provinciali;

- limiti amministrativi comunali (S.I.T.R.);

- centri urbani;

- bacini idrografici (Regione Siciliana-Dipartimento Regionale dell’Acqua e dei Rifiuti, 2008);

- reticolo idrografico (Regione Siciliana-Dipartimento Regionale dell’Acqua e dei Rifiuti, 2008);

- laghi, invasi e serbatoi (Regione Siciliana-Dipartimento Regionale dell’Acqua e dei Rifiuti, 2008);

- consorzi di bonifica (CSEI Catania, 2010)

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- comprensori irrigui (CSEI Catania, 2010) - carta uso del suolo scala 1:250000 (S.I.T.R.);

- carta pedologica (Regione Siciliana-Dipartimento Regionale dell’Acqua e dei Rifiuti, 2008);

- carta regionale delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola (Regione Siciliana, Assessorato Regionale delle Risorse Agricole e Alimentari – Dipartimento Interventi Infrastrutturali in Agricoltura);

- impianti di depurazione delle acque reflue (Regione Siciliana-Dipartimento Regionale dell’Acqua e dei Rifiuti, 2008)

- parchi regionali (PCN);

- siti di importanza comunitaria (SIC) e zone a protezione speciale (ZPS); (S.I.T.R.)

- rete di adduzione delle acque (tronchi e nodi) (Regione Siciliana-Dipartimento Regionale dell’Acqua e dei Rifiuti, 2008);

- Digital Elevation Model (DEM) 20x20 metri, elaborato sulla Carta Tecnica Regionale scala 1:10000, concessa con autorizzazione n. 2011-B-228;

- Carta Tecnica Regionale scala 1:10000, formato raster, elaborata sulla CTR 1:10000 formato shapefile, concessa con autorizzazione n. 2011-B-228;

- carta dell’evapotraspirazione potenziale media mensile (Regione Siciliana, Assessorato Regionale delle Risorse Agricole e Alimentari – Dipartimento Interventi Infrastrutturali in Agricoltura, S.I.A.S.).

Inoltre, sono stati utilizzati dati tabulari prelevati dalle banche dati dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT).

3.4 Costruzione del geodatabase

L’acquisizione dei dati è un’operazione impegnativa così come l’organizzazione degli stessi è di fondamentale importanza per un corretto funzionamento dell’intero sistema informativo territoriale. La banca dati centralizzata permette l’archiviazione, la fruibilità e l’editing di notevoli quantità di dati sia di tipo vettoriale che di tipo raster.

I diversi dati raccolti nella precedente fase sono stati importati all’interno del database SQLite attraverso l’interfaccia grafica (Graphic User Interface, GUI) di SpatiaLite (Figura 2) ed opportunamente rielaborati secondo il sistema di riferimento cartografico nazionale italiano Gauss-Boaga (identificato dal codice EPSG: 3004).

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Figura 2. Interfaccia grafica di SpatiaLite dalla quale è possibile gestire il database SQLite

In una fase successiva, utilizzando i tipici costrutti del linguaggio SQL (Structured Query Language), sono state create numerose tabelle definendo i diversi campi per la classificazione delle informazioni, ed impostandone per ognuna di esse il formato dei dati da accogliere al proprio interno. Nelle tabelle relative ai diversi strati informativi, sono stati creati i campi “speciali” che permettono l’archiviazione dei dati geometrici, definendo il codice EPSG della proiezione utilizzata, la tipologia di geometria da accogliere (point, line, polygon, multipolygon, ecc.) e le dimensioni della geometria stessa (XY, XYZ, XYZM).

Inoltre, sono state create tabelle specifiche contenenti i dati relativi ai layout dei singoli strati informativi (colori, spessori di linea, simboli, etichette, ecc.), che sono lette in maniera automatica dal SpatiaLite-GIS al fine di ottimizzare la visualizzazione dell’intero progetto

Tra le tabelle così create, sono state definite diverse relazioni, utilizzando dei campi univoci codificati assegnati ad ogni record con l’ausilio del tool Query/View Composer (Figura 3).

In tal modo è stato possibile creare nuove tabelle che contengono dati provenienti da fonti diverse legati tra loro da relazioni sia alfanumeriche che spaziali.

Al fine di consentire un’esecuzione celere delle query sui diversi layers, sono stati implementati diversi indici di ricerca sia per i dati alfanumerici che per i dati geometrici.

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Per ogni tabella sono stati implementati dei trigger, ovvero delle procedure richiamate in maniera automatica dal database, atte a garantire l’integrità dello stesso.

Il geodatabase così creato permette, inoltre, di eseguire interrogazioni (query) anche molto complesse utilizzando la sintassi standard definita dal linguaggio SQL.

Figura 3. Query/View Composer di SpatiaLite Analisi spaziale

Le diverse funzioni di analisi spaziale sono le più importanti componenti per un applicativo GIS dato che caratterizzano le capacità di analisi dell’applicativo stesso e che rendono un SIT un vero e proprio strumento di supporto alle decisioni.

Un’analisi si definisce “spaziale” se i suoi risultati dipendono dalla localizzazione geografica degli oggetti, ovvero se cambiano al variare di posizione, forma e dimensione dei suoi dati di input. Tali funzioni consentono il confronto e la sintesi di grosse quantità di dati facendo emergere relazioni già presenti nella base dati cartografica in forma implicita, ma difficili da percepire compiutamente con la sola osservazione del dato.

Le principali funzioni di analisi spaziale utilizzate nell’ambito dell’implementazione del SIT per il riuso delle acque reflue di origine civile per l’irrigazione, sono:

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query e selezioni spaziali: eseguono i processi di estrazione di informazioni dal geodatabase che rispondono ad una serie di requisiti imposti dall’utente che interroga il sistema. I processi di estrazione possono interessare la componente alfanumerica, la componente spaziale o entrambi. Il linguaggio standard utilizzato è lo Structured Query Language (SQL);

riclassificazioni ed aggregazioni: permettono di generare un nuovo attributo descrittivo partendo da un attributo o da più attributi già esistenti, ad esempio accorpando poligoni adiacenti ed eliminando le linee di separazione;

overlay mapping: opera su strati informativi diversi, ne integra le informazioni e alla fine genera un nuovo strato informativo dove ogni elemento eredita tutte le caratteristiche provenienti dai precedenti. Le principali funzioni di overlay sono taglio/clip, unione, intersezione, identità, spatial join;

buffer: permette la creazione di un’area di rispetto intorno agli elementi geografici oggetto di analisi;

map algebra: linguaggio computazionale ad alto livello progettato per l’analisi spaziale cartografica di dati raster. Utilizza funzioni ed operatori applicati a matrici che riportano dati territoriali.

Le suddette funzioni di analisi spaziale sono state utilizzate per l’elaborazione di diversi dati, integrati poi all’interno delle tematiche dei dati di base ampliando in questo modo il contenuto di informazione e permettendo query più avanzate e complesse basate su una maggiore quantità di dati.

3.5 Descrizione dei layers contenuti nel SIT

Ogni singolo strato informativo (layer) è presentato sotto una veste grafica fornita dalle stesse geometrie ed in formato tabulare per la visualizzazione degli attributi. Nelle tabelle è presente una prima riga contenente i nomi dei singoli campi e le relative unità di misura. Di seguito si riporta una breve descrizione dei layers contenuti nel SIT per il riuso delle acque reflue:

Limiti amministrativi comunali, limiti amministrativi provinciali e limiti amministrativi regionali: contengono informazioni relative ai 390 comuni siciliani ed alle 9 province siciliane, ai codici identificativi ISTAT regionali, provinciali e comunali nonché informazioni dimensionali come estensione e perimetro;

Centri Urbani: layer puntuale per la semplice identificazione della posizione spaziale dei centri urbani dei 390 comuni siciliani;

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Aree protette – Parchi regionali, aree protette – SIC e ZPS: informazioni relative a 4 parchi regionali (denominazione, codice identificativo e dati dimensionali) ed alle 218 aree SIC/ZPS individuate nell’intero territorio regionale;

Carta delle zone soggette a vulnerabilità da nitrati: contiene i poligoni che identificano le aree soggette a vulnerabilità da nitrati di origine agricola con relativa estensione;

Comprensori irrigui, comprensori irrigui – uso del suolo e comprensori irrigui - pedologia: questi layers raccolgono le informazioni raccolte per i 38 comprensori irrigui che ricadono all’interno dei Consorzi di Bonifica siciliani integrando informazioni come uso del suolo, pedologia ed evapotraspirazione potenziale media mensile, al fine di una completa caratterizzazione dei comprensori stessi;

Bacini idrografici: individua i 116 bacini idrografici principali del territorio siciliano caratterizzandoli attraverso la denominazione, codice identificativo e caratteri dimensionali come area e perimetro;

Consorzi di bonifica: all’interno di questo layer sono state inserite le informazioni relative agli 11 Consorzi di Bonifica siciliani organizzate secondo la denominazione del consorzio, il codice identificativo, comprensori irrigui di pertinenza e relativa estensione in ettari, estensione complessiva del comprensorio e suo perimetro;

Laghi, Invasi e Serbatoi: sono archiviati i dati delle entità di cui si conoscono informazioni relative a denominazione, capacità di invaso espressa in milioni di metri cubi, l’ente gestore, la destinazione d’uso prevalente della risorsa idrica e la descrizione del bacino idrografico di appartenenza nonché la denominazione del comprensorio irriguo più vicino e relativa distanza espressa in metri;

Altre fonti idriche: raccoglie entità ed informazioni non integrabili con il layer

“Laghi, Invasi e Serbatoi”, data la diversa fonte di reperimento dei dati. Contiene informazioni sulla denominazione, quota altimetrica, titolare, gestore, consorzio di bonifica di riferimento, destinazione d’uso, nonché la denominazione del comprensorio irriguo più vicino e relativa distanza espressa in metri;

Fiumi, Torrenti e Valloni: raccoglie informazioni relative a denominazione, regime, rischio, identificativi dei singoli tratti e loro lunghezza, bacini idrografici di appartenenza;

Impianti di depurazione delle acque reflue: in questo layer sono contenute tutte le informazioni necessarie all’individuazione e caratterizzazione degli impianti di depurazione delle acque reflue presenti, o previsti, sul tutto il territorio regionale. Le informazioni contenute si riferiscono a denominazione, quota altimetrica, stato di funzionamento, potenzialità dell’impianto espressa in abitanti equivalenti, il comune di appartenenza (e

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relativi codici ISTAT), il bacino idrografico di appartenenza, presenza o meno di aree soggette a vincolo, il comprensorio irriguo più vicino e relativa distanza espressa in metri;

Rete di adduzione – nodi, rete di adduzione – tronchi: riportano le caratteristiche della rete di adduzione delle risorse idriche ai diversi comprensori irrigui, ottenendo così informazioni sia sui singoli nodi (come descrizione, quota altimetrica, consorzio di appartenenza, ecc.) sia sui singoli tronchi (descrizione, lunghezza, diametro, materiale, ecc.) che compongono la rete stessa;

Carta Tecnica Regionale scala 1:10000: CTR della regione Sicilia in formato raster;

Orografia: è un’immagine raster dell’orografia della regione Sicilia elaborata sulla base del Digital Elevation Model (DEM), con risoluzione pari a 20 metri.

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4 MANUALE D’USO

4.1 Premessa

SpatiaLite-GIS è un applicativo, realizzato in ambiente open source, che consente la visualizzazione ed interrogazione degli elementi spaziali contenuti in un geodatabase in formato SQLite. La sua struttura è volutamente “minimale”, consentendo un uso agevole del software a qualsiasi tipologia di utente e mettendo a disposizione di questi ultimi tutti gli strumenti indispensabili alla fruizione del database.

Il presente capitolo è stata redatto basandosi sulla documentazione ufficiale dei relativi applicativi. Pertanto, chi volesse approfondire alcuni concetti o avere maggiori dettagli sull’uso del software SpatiaLite-GUI, può collegarsi al sito http://www.gaia-gis.it/spatialite/, nella sezione “Documentation and Tutorials”.

4.2 Operazioni preliminari

Nel DVD allegato, all’interno della cartella denominata SIT_AcqueReflue, sono presenti tre file di seguito elencati:

- SIT_AcqueReflue è il geodatabase (estensione .sqlite);

- SpatiaLite_GUI è l’interfaccia grafica per la gestione del geodatabase (estensione .exe);

- SpatiaLite_GIS è il software GIS (estensione .exe).

Preliminarmente occorre che la cartella SIT_AcqueReflue, con tutto il suo contenuto, sia copiata dal DVD al PC in uso in un percorso di preferenza (per esempio il Desktop, la cartella Documenti, ecc.). Successivamente, potranno essere avviati gli eseguibili SpatiaLite_GUI.exe e SpatiLite_GIS.exe in cui caricare il geodatabase SIT_AcqueReflue.sqlite.

SpatiaLite_GUI.exe e SpatiaLite_GIS.exe non necessitano di alcuna installazione e si avviano direttamente al doppio click dell’operatore.

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4.3 Il primo avvio di StatiaLite-GIS

Al primo avvio di SpatiaLite-GIS (doppio click sull’eseguibile SpatiaLite_GIS.exe) vi ritroverete di fronte ad una schermata come quella in Figura 4.

Figura 4 - Primo avvio di SpatiaLite-GIS

Bisognerà inizialmente stabilire la connessione con il database relativo al SIT per l’utilizzazione delle acque reflue a scopo agricolo in Sicilia. Nei successivi avvii di SpatiaLite-GUI sarà ristabilita automaticamente la connessione con l’ultimo database utilizzato, nel nostro caso con il sistema informativo territoriale per l’utilizzazione delle acque reflue a scopo agricolo in Sicilia, a patto di non cambiare posizione, all’interno del PC, al file SIT_AcqueReflue.sqlite.

Per stabilire la connessione con un database esistente bisognerà cliccare sul pulsante Connecting an existing SQLite DB (Figura 4). Comparirà così una finestra di navigazione (Figura 5) che permetterà all’utente di cercare il file di database all’interno del file system del sistema operativo. Nel nostro caso dovremmo andare a cercare il file SIT_AcqueReflue.sqlite nella cartella copiata precedentemente nel PC. Una volta trovato il file corrispondente, selezionarlo e cliccare sul pulsante Open nella finestra di navigazione.

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Figura 5 - Finestra di navigazione

Adesso la connessione con il database SIT_AcqueReflue.sqlite è stabilita. La TOC di SpatiaLite-GIS si è popolata dei diversi layers contenuti nel database e il riquadro di navigazione visualizza le informazioni spaziali (Figura 6).

Figura 6 - Schermata dopo il caricamento del file SIT_AcqueReflue.sqlite

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Cliccare sul pulsante Project CRS [Coordinate Reference System] apparirà una finestra contenente informazioni sulla proiezione cartografica, identificata dal codice EPSG (SRID), e sull’unità di misura utilizzati. Controllare che siano rispettivamente, “3004” il codice EPSG (SRID) e “m” l’unità di misura. Premere OK. (Figura 7)

Figura 7 - Finestra del comando Project CRS

4.4 L’interfaccia grafica di SpatiaLite-GIS

L’interfaccia grafica di SpatiaLite-GUI è suddivisa in diverse sezioni (Figura 8):

1. La barra del titolo;

2. La barra dei menù;

3. La barra degli strumenti;

4. La barra di stato;

5. Il riquadro di navigazione;

6. La Table Of Contents (TOC).

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Figura 8 - L'interfaccia grafica di SpatiaLite-GIS

4.4.1 Le barre del titolo, dei menù, degli strumenti, di stato

Nella barra del titolo viene visualizzato il nome dell’applicazione in uso. Inoltre, sono disponibili i tre pulsanti standard di Windows (riduci ad icona, riduci o a tutto schermo, chiudi finestra) (Figura 9).

Figura 9 - Barra del titolo, dei menù e degli strumenti

La barra dei menù contiene il solo menù Files (Figura 10) dal quale si accede ad un menù “a tendina” contenente tutte le funzioni presenti nella barra degli strumenti.

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Figura 10 - Il menù Files

La barra degli strumenti (Figura 11) contiene diversi pulsanti, da sinistra verso destra sono i seguenti:

Figura 11 - La barra degli strumenti

- Connecting an existing SQLite DB: permette di connettersi ad un database esistente;

- Creating a New (empty) SQLite DB: permette la creazione di un nuovo database SQLite vuoto;

- Loading an existing DB into a MEMORY-DB: permette la connessione ad un database esistende, caricando quest’ultimo interamente sulla memoria RAM del PC;

- Creating a New (empty) MEMORY-DB: crea un nuovo database SQLite vuoto direttamente sulla memoria RAM del PC;

- AutoSaving the current MEMORY-DB: impostazioni per l’auto-salvataggio, nel proprio hard-disk, del database caricato sulla memoria RAM del PC;

- Saving the current MEMORY-DB: salva il database caricato sulla memoria RAM del PC, nel proprio hard-disk;

- Disconnecting current SQLite DB: disconnette il database corrente;

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- Optimizing current SQLite DB [VACUUM]: operazione di manutenzione del database.

L’intero database verrà completamente ricostruito e gli spazi non utilizzati saranno eliminati. Si consiglia di utilizzare tale funzione dopo numerose operazioni di modifica del database;

- Map Frame [selection]: permette il tracciamento nel riquadro di navigazione, di una selezione rettangolare da esportare;

- Output Map: esporta la selezione o, in assenza di quest’ultima, l’intera vista;

- Project CRS [Coordinate Reference System]: imposta le caratteristiche del progetto come il nome, il sistema di proiezione e l’unità di misura;

- Load Shapefile: permette di importare all’interno del database file spaziali con estensione .shp della ESRI;

- Create Spatial Table: crea una tabella con supporto per i dati spaziali (geometrie);.

- Search SRID by name: permette di trovare gli ID dei diversi sistemi di riferimento (SRID) attraverso ricerche per nome o per codice EPSG (European Petroleum Survey Group);

- Default Output Charset: modifica il set di caratteri utilizzato;

- Measure Lenght: traccia una linea temporanea nel riquadro di navigazione restituendone la lunghezza;

- Measure Area: traccia un poligono temporaneo nel riquadro di navigazione restituendone l’estensione ed il perimetro;

- Draw: attivabile in fase di editing. Permette l’inserimento di nuove geometrie;

- Interpolate Vertex: attivabile in fase di editing. Permette l’inserimento di un nuovo vertice della geometria selezionata;

- Delete Vertex: attivabile in fase di editing. Permette l’eliminazione di un vertice della geometria selezionata;

- Move Vertex: attivabile in fase di editing. Permette lo spostamento di un vertice della geometria selezionata;

- Delete SubGeometry: attivabile in fase di editing. Rimuove sottogeometrie da una geometria complessa;

- Split Line: attivabile in fase di editing. Divide una geometria complessa in singoli segmenti;

- Select Complex Geometry: attivabile in fase di editing. Seleziona le geometrie complesse da modificare;

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- About …: visualizza informazioni sulla versione di SpatiaLite-GUI utilizzata nonché sulle versioni delle estensioni contenute. Inoltre è possibile visualizzare la licensa d’uso del software;

- Quit: chiude l’applicativo SpatiaLite-GUI.

La barra di stato (Figura 12) visualizza le informazioni relative al fattore di scala corrente (scale) ed alle coordinate (espresse nel sistema di riferimento corrente) del cursore del mouse all’interno del riquadro di navigazione.

Figura 12 - Informazioni contenute nella barra di stato

4.4.2 Il riquadro di navigazione

Il riquadro di navigazione permette la visualizzazione e fruizione degli strati informativi attivati nella TOC, caricando gli stili di visualizzazione, i range di visibilità, le etichette, relativi ad ogni singolo strato informativo (Figura 13).

Gli strumenti di navigazione si trovano nell’angolo in alto a sinistra del riquadro di navigazione (Figura 13). Essi permettono la traslazione nelle quattro direzioni della vista, lo zoom in e lo zoom out, lo zoom all’estensione massima. Inoltre, è possibile richiamare i suddetti strumenti dal relativo menù contestuale, attivato da un click del tasto destro del mouse all’interno del riquadro di navigazione. Oppure è possibile utilizzare la tastiera del PC utilizzando le frecce direzionali per traslare la vista lungo le quattro direzioni (tenendo premuto il tasto Shift il movimento sarà più veloce), i tasti Pag.Su e Pag.Giù per effettuare rispettivamente uno zoom in oppure uno zoom out (anche in questo caso il tasto Shift velocizza il movimento), infine il tasto Home effettua lo zoom alla massima estensione.

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Figura 13 - Il riquadro di navigazione

4.4.3 La Table Of Contents (TOC)

La TOC gestisce i diversi strati informativi (layers) contenuti nel database. Da qui è possibile variare l’ordine di visualizzazione dei diversi contenuti trascinando semplicemente uno strato informativo sopra o sotto un altro, oppure disattivare un layer facendo doppio click sull’icona a forma di lampadina accanto ad ogni singolo layer (Figura 14) rendendolo momentaneamente invisibile (lampadina accesa = visibile, lampadina spenta = non visibile).

Inoltre è possibile “espandere” i diversi layers cliccando sull’icona a forma di “+” accanto al nome del layer stesso, visualizzando così un’anteprima dello stile di visualizzazione del relativo layer e le eventuali sottoclassi in cui è organizzato il layer stesso.

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Figura 14 - La TOC

E’ possibile richiamare un menù contestuale cliccando con il tasto destro del mouse su un singolo layer (Figura 8) dal quale effettuare tutte le operazioni di gestione come l’aggiornamento (Refresh), l’attivazione/disattivazione del layer (Show/Hide), l’identificazione delle geometrie (Identify On/Off), la visualizzazione della tabella contenente gli attributi (Show DB Table), l’attivazione/disattivazione dell’ambiente di modifica dei layer (Editing enabled/disabled). Inoltre, sono presenti: un sotto menù per la configurazione dei singoli layer (Layer Configuration Æ Graphics, Classify, Drop Classes, Layer Reference System, Visibility Range, Labels, Table Layout), ed un sottomenù di funzioni avanzate (Advanced Æ Update Layer Statistics, Build Spatial Index, Build MBR Cache, Export as Shapefile, Build Network, Delete this Layer).

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4.5 Configurazione dei layers

Per modificare l’ordine di visualizzazione dei layers secondo le proprie preferenze è sufficiente selezionare dalla TOC il layer da spostare. Tenendo premuto il pulsante sinistro del mouse trascinare il layer nella nuova posizione. Rilasciare il tasto sinistro del mouse.

Cliccando con il tasto destro del mouse su un qualsiasi layer, si attiverà un menù contestuale contenente un sottomenù chiamato Layer Configuration (Figura 15). Attraverso quest’ultimo menù è possibile agire su diverse caratteristiche del layer:

1. Stile di visualizzazione (Graphics)

2. Creazione o cancellazione delle sottoclassi (Classify e Drop Classes) 3. Sistema di riferimento del layer (Layer Reference System)

4. Intervallo di visibilità (Visibility Range) 5. Etichette (Labels)

6. Layout della tabella degli attributi (Table Layout)

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Figura 15 - Menù contestuale con il sottomenù Layer Configuration

4.5.1 Stile di visualizzazione

Lo stile di visualizzazione può essere modificato attraverso lo strumento Graphics, selezionabile dal sottomenù Layer Configuration del menù contestuale del layer.

Selezionando questo strumento apparirà un finestra di dialogo (Figura 16), differente per ogni tipologia geometrica (punti, linee o poligoni), dalla quale sarà possibile modificare colori, spessori linea, riempimenti, trasparenze, simboli, ecc.

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Figura 16 - Finestra di dialogo per la modifica degli stili di visualizzazione di geometrie di tipo “poligono”

4.5.2 Creazione e cancellazione delle sottoclassi

Molto spesso, ai fini di una migliore rappresentazione tematica del layer, si rende necessaria la creazione di sottoclassi, raggruppando le singole entità geometriche che compongo il layer secondo un determinato attributo. Tale operazione è possibile attraverso lo strumento Classify, accessibile dal sottomenù Layer Configuration del menù contestuale del layer.

Dalla finestra di dialogo che apparirà (Figura 17), dopo la selezione del suddetto strumento, si dovrà specificare la colonna che sarà oggetto di classificazione, la modalità (a “valori distinti” per attributi di tipo “testo”, “intervallo di valori” per attributi di tipo “numerico”), il numero delle classi (solo per modalità “range of values”), l’intervallo di colore (definendo un colore per il valore minimo ed uno per quello massimo, selezionabili solo per la modalità

“range of values”), la tonalità e la trasparenza per i colori casuali. Inoltre, è possibile assegnare dei colori alle singole classi manualmente, attraverso il menù contestuale attivabile da un click del tasto destro del mouse sul rettangolo colorato della relativa classe.

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Figura 17 - Finestra di dialogo per la creazione di classi per geometrie di tipo "poligono"

Per l’eliminazione delle classi create basterà selezionare lo strumento Drop Classes contenuto nel sottomenù Layer Configuration del menù contestuale del layer.

4.5.3 Sistema di riferimento del layer

Per visualizzare le informazioni relative al sistema di riferimento utilizzato dai singoli layers si utilizza lo strumento Layer Reference System selezionabile dal sottomenù Layer Configuration del menù contestuale del layer.

Apparirà una finestra di riepilogo delle informazioni relative al sistema di riferimento del layer e del sistema di riferimento adottato dal progetto (Figura 18).

Nel caso di disomogeneità tra sistema di riferimento del layer e sistema di riferimento del progetto, è possibile effettuare una riproiezione al volo del layer attivando l’opzione On-the- fly reproject. (Figura 18).

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Figura 18 - Finestra di riepilogo dello strumento "Layer Reference System"

4.5.4 Intervallo di visibilità

Spesso accade che, data la quantità di dati contenuti in un singolo layer, non sia conveniente visualizzarli a piccola scala onde evitare un groviglio confusionario di geometrie. Di conseguenza si potranno impostare degli intervalli di visibilità, impedendo così la visualizzazione a piccola scala e permettendola, invece, per visualizzazioni di dettaglio.

Tali intervalli di visibilità sono configurabili attraverso lo strumento Visibility Range, attivabile dal sottomenù Layer Configuration del menù contestuale del layer.

Nella relativa finestra di dialogo si possono settare i valori minimo e massimo del fattore di scala entro cui sarà visibile il layer (Figura 19).

Figura 19 - Finestra di dialogo dello strumento "Visibility Range"

Riferimenti

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