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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.16 (1889) n.793, 14 luglio

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno XVI - Voi. XX

Domenica 14 Luglio 1889

DN NUOVO PARTITO POLITICO

Si accenna da più parti alla possibile costituzione di un nuovo partito politico il quale prendendo nome da Camillo Cavour intenderebbe di seguirne il program­ ma dell’eminente statista. E già in vari giornali si sono anche più o meno completamente indicati i punti che dovrebbero costituire nelle linee generali la guida della nuova schiera : liberale in politica, li­ berale in economia, nella mente di coloro che hanno concepito il nuovo partito e ne hanno gettate le ba­ si, esso dovrebbe essere molto dissimile dai gruppi pa’rlamentari ed extra-parlamentari che fin qui si sono affermati, poiché, cosa nuova e in Italia oggi veramente meravigliosa, preporrebbe ad ogni altra manifestazione politica l’ accordo sopra alcuni ben saldi e ben chiari principii.

L'Economista — giova ripeterlo quando se ne presenta l’occasione — non si occupa di politica, ma non può a meno di tener conto di quei fatti politici i quali, per una o per altra ragione, possono avere grande influenza nei fatti economici. Oud’è che non può se non rallegrarsi osservando che il Mar­ chese Alfieri di Sostegno, Senatore del Regno, ha potuto e saputo, se non ancora costituire, almeno far discutere la costituzione di un partito nuovo che nelle cose economiche sia francamente ed espli­ citamente liberale. Sapevamo benissimo che l’ egre­ gio Senatore e per le proprie profonde convinzioni e per la tradizione della .sua famiglia, che egli così cretosa mente vuol custodire e perpetuare, difende a Tutta oltranza e senza transazioni i principii della sana economia, e non imita coloro, i quali credono che la scienza possa esser buona nei libri e nelle biblioteche, ma non debba esser utile stromento a chi regge e governa la cosa pubblica. Ma, non esi­ tiamo a dirlo, non credevamo che simili convinzioni l’on. Senatore riuscisse a far prevalere in un tempo nel quale pare a tutti, od almeno a quasi tutti, così comodo e così proficuo non avere nè principi, nè meta, nè direzione. E se noi dal profondo dell’animo salutiamo con gioia sincera questo inaspettato risve­

glio ed auguriamo che gli sforzi dell’ od. Senatore

riescano vittoriosi, non occorre lo diciamo ; indi­ pendentemente da ogni considerazione politica, noi crediamo che un partito, il quale inalberi con fran­ chezza, senza sottintesi e sopratutto senza restrizioni più o meno mentali, la bandiera della libertà eco­ nomica, e si proponga di non ascoltare tutte le viete, erronee dottrine che sotto il pretesto di difesa na­ zionale, di rappresaglia, o di imitazione, i

protezio-nisti come il Senatore Rossi, gli opportuprotezio-nisti come i Luzzalti e gli Ellena, ed i transfughi dal campo li­ berale, come il Magliani, hanno portato in onore, — noi crediamo che questo partito, tanto più sicura e più durevole avrà la vittoria, quanto più saprà pa­ zientare e resisterà alle proposte di fornicazione che la politica gli presenterà.

Non nasconderemo certamente i nostri dubbi sulla riuscita di un così arduo compito, e I’ on. Senatore che si è messo con tanto ardore a capo della no­ bile impresa tanto più vorrà tener conto di questi nostri dubbi e timori quanto più egli deve essere convinto che sinceramente gli auguriamo la vittoria. E noi temiamo e dubitiamo per due motivi.

11 primo timore trae origine da una suffìcente co­ gnizione dello scetticismo che ha invaso gli uomini politici italiani. Basta avere qualche dimestichezza colla Camera e col Senato per notare il progresso rapido e profondo che in una nazione giovane come l’ Italia ha saputo fare la indifferenza. Non vogliamo essere giudicati, nè ingenui, nè piagnoni, ma alla coscienza di quanti frequentano le aule parlamentari e sopratutto i corridoi parlamentari, affidiamo il giu­ dizio se siamo ingenui o incontentabili, lamentando la differenza di contegno tra la pubblica seduta e le private conversazioni.

La Camera applaude a freddo oratori che le sono antipatici e che non godono il favore della maggio­ ranza nè per quello che dicono, nè per il modo con cui lo dicono ; — sostiene col voto ministeri e mi­ nistri sui quali la grande maggioranza dei deputati, uditi singolarmente^o in gruppi ristretti, pronuncia giudizi severissimi, crudeli talvolta ; — approva con lievi ed inefficaci manifestazioni nell’ urna leggi di cui quasi nessuno — nemmeuo i relatori, talvolta nemmeno i proponenti — presi a parte danno parere favorevole; — accoglie con entusiasmo qualunque espediente che le permetta di soprassedere alla so­ luzione della più urgente, della più importante que­ stione ; non si appassiona che per le questioni po­ litiche in quanto possono offrire argomento di emo­ zione con dialoghi vivaci. Questo stato di cose, — perniciosissimo per il paese, e gravissimo per una Dazione che sorge ora alla vita parlamentare e pare già vecchia — questo stato di cose, a nostro avviso, si deve all’opportunismo, e sopratutto a quel­ l’opportunismo — il peggiore — che per tanti anni fu la guida sola dell’ on. Depretis. Troppo presto e troppo profondamente e deputati e gruppi parlamen­ tari compresero che le quiete acque dell’opportuni­ smo se potevano col tempo imputridire, lasciavano

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non fare oggi tuttociò che in qualunque modo si potesse fare domani. Ed è per non avere il fastidio di decidere che si lasciò aggravare la situazione finanziaria , che si lasciò che i’ Italia si impelagasse, contro il volere della stessa maggioranza, nelle im­ prese coloniali, che si lasciò che l’ Italia prendesse un posto eccessivamente attivo nella politica euro­ pea, che si lasciò commettere degli atti arditissimi in materia di credito, iu materia di moneta, in mate­ ria di dogana. Si accettarono sempre soluzioni che non contentavano alcuno, che erano anzi severamente giudicate dai più, ma che avevano il merito di non obbligare a decisioni radicali e definitive su alcun problema. — Ora noi temiamo assai che senza nuovi elementi che scuotano un po’ 1’ acqua stagnante for­ matasi nella politica italiana, possano gli attuali rap­ presentanti rinunciare alla tranquillità che loro pro­ viene dall’opportunismo e possano abbandonare quel carattere scettico che hanno assunto, il quale, certo apparentemente, ma per questo non meno dolorosa­ mente, fa credere che nulla prendano sul serio. — Nell’ opportunismo pertanto il nuovo partito se vorrà essere quale lo si deve desiderare, dissimile dagli attuali, troverà il maggiore nemico, la maggior re­ sistenza, quella dell’ inerzia.

Il secondo timore che ci assale a proposito del­ l’opera intrapresa dal Senatore Alfieri, deriva dagli elementi che possono, circondandolo col pretesto di aiutarlo, impedire di dare al nuovo partito una fiso­ nomía propria, dissimile da quelli passati e presenti. Certo che con eguali materiali si possono inalzare edifici diversissimi tra loro, ma è necessario che questi materiali sieno greggi; se sono foggiati e peggio se la forma acquistata è incancellabile, la li­ bertà dell’architetto è limitata e l’edificio risente della qualità dei materiali che erano disponibili. Ricono­ sciamo impossibile costituire un nuovo partito senza tener conto degli elementi che già esistono, ma l’on. Se­ natore Alfieri e coloro che lo coadiuvano nella im­ presa, abbiano presenti tutti i pericoli che può cor­ rere l’esito, se sin da principio i nomi principali danno alla cosa un significato diverso da quello che dovrebbe avere. Non entriamo nella politica —- che per noi è terreno che ci siamo proibito — ma ri­ maniamo nella economia e nella finanza ; se il nuovo partito deve avere come principali individualità l’on. Bonghi che — a parte il suo carattere dis­ solvente — a Conegliano inneggiò al dazio sui ce­ reali; — l’on. Luzzatti che sostenne il Magliani e lo combattè solo quando era già morto, e non ha ancora espiato nè la convenzione monetaria del 1885 nè la tariffa generale; — l’on. Elleno libero scam­ bista a cui si deve fattuale indirizzo protezionista ; — l’on. Lucca principale propugnatore dei dazi sui grani, ed altri tali,'; il partito nuovo sarà subito bat­ tezzato con un nome vecchio e non avrà nè influenza nè vita lunga.

Vengano pure quegli e gli altri uomini parla­ mentari ad ingrossare le file di un partito econo­ micamente liberale, ma facciano ampia ed esplicita dichiarazione colla quale, non diremo rinneghino il passato, ma almeno accettino senza restrizioni men­ tali, l’avvenire.

L’on. Senatore Alfieri non abbia fretta; pur di evitare il pericolo che il suo tentativo sia soffocato da uomini già compromessi con atti opposti ai principii che egli propugna, si contenti che il nuovo partito sia scarso di numero, ma i suoi membri

siano convinti, fedeli, coerenti, e battaglieri. Meglio vai pochi ma omogenei ed affiatati, che molti, i quali stiano uniti a furia di transazioni.

Il paese è ansioso di avere uomini i quali assu­ mano la sua difesa, perchè il paese è composto di contribuenti e di consumatori, ed i contribuenti non possono più soffrire il martirio di una finanza in­ stabile e tentennante nei suoi atti come la nostra ; finanza che tormenta senza avere il coraggio di chiedere, che finge dare per riprendere, che aggrava e si pente di avere aggravato, che minaccia ad ogni momento di imporre" balzelli che con una rivolu­ zione parlamentare si sono aboliti. I consumatori vessati dalle fiscalità doganali, di confine e di città, assediati dal contrabbando, oppressi dalla crise eco­

nomica, domandano pace e per averla appoggeranno numerosi il partito che la prometta. Il Governo, in­ gannato dalle teorie del protezionismo e della difesa del lavoro nazionale, si è fatto dispensatore ai pochi dell’avere dei molti, ed i molti sono pronti a solle­ varsi contro l’ingiustizia, basta che trovino chi li conduca alla lotta e dia garanzie di costanza e te­ nacità.

Ecco perchè l’ Economista, facendo plauso al con­ cetto di costituire un nuovo partito che abbia per base la libertà economica, augura che assuma per bandiera : la difesa del contribuente e del consuma­ to r e: in questo motto sta tutto un programma.

L’ASSICURAZIONE OBBLIGATORIA IR GERMANIA

La politica sociale, che tanti scrittori alemanni, hanno vagheggiato e preconizzato dal 1876 a oggi, ha fatto ultimamente un gran passo in Germania coll’approvazione della legge per l’assicurazione con­ tro l’invalidità al lavoro e la vecchiaia. I giudizi sul­ l’indole e sugli scopi del piano oramai attuato dal principe di Bismarck riguardo all’assicurazione pos­ sono variare radicalmente, ma niuno potrebbe con­ testare la grande importanza dell’esperimento che la Germania ìia intrapreso. Nessun altro paese, anzi, offre ai nostri giorni una riforma cosi grave, estesa e nuova come questa, che interessa studiare per le conseguenze di vario genere che può avere.

Il messaggio dell’ Imperatore Guglielmo I, del 17 novembre 1881, al Reichstag tracciava le linee principali del programma della riforma sociale. Dopo aver dichiarato essere sua convinzione che la cura dei mali sociali non poteva trovarsi nella repressione della democrazia sociale, ma nella ricerca positiva del bene degli operai, enumerava come riforme prin­ cipali le varie specie di assicurazione. E queste sono ormai un fatto compiuto, imperocché il compimento dell’ opera consisterà solo nell’ estendere le leggi attuali.

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pieno di simpatia per le strettezze dei proprietari. Egli era ansioso di liberare le piccole borse dalle maggiori molestie fiscali e per questo parteggiava per le imposte indirette che evitano molti degli attriti tra il contribuente e l’agente delle tasse. Ma da allora a oggi molte cose sono mutate. Dopo aver rivolto tutto il vigore della sua mente alla diplo­ mazia e alla politica, alla creazione e consolidazione dell’Impero, vide la necessità di pensare alla que­ stione sociale.

11 socialismo era divenuto infatti nel frattempo una potenza nel pieno vigore della vita.

Il socialismo di Stato di Ferdinando Lassalle aveva dato vita alla democrazia sociale di Hebel e Liebk­ necht. Mentre il socialismo della cattedra invadeva le principali sedi della scienza tedesca Delbrück, un liberale, un « uomo di Manchester » era lasciato a capo della politica finanziaria ed economica quasi senza controllo. Ma un cambiamento era inevitabile e non tardò a verificarsi. La prosperità del periodo 1 8 7 1 -7 5 fu seguita da un crach e la crise da un periodo di depressione. Crebbero il malcontento e il malessere tra la classe lavoratrice, come crebbe il numero dei voti dati ai candidati del partito so­ cialista, le cui domande divenivano sempre più mi­ nacciose e imperiose. Il peso degli armamenti mili­ tari divenne d’anno in anno sempre più opprimente ; Delbrück finì per perdere la fiducia del Cancelliere e si ritirò; i tentativi d’assassinio diretti contro l’Im ­ peratore Guglielmo diffusero la convinzione che bi­ sognava fare qualche cosa per scongiurare i pericoli minacciati dallo estendersi del socialismo.

La legislazione repressiva aprì la serie dei prov­ vedimenti, ma si comprese tosto che occorrevano delle misure positive. Il resultato fu il messaggio im­ periale del 17 novembre 1881 già citato. Le riforme in esso enunciate sorpresero per la novità e l’ardire il Reichstag, già ostile al principe di Bismarck. L ’assicu­ razione contro la malattia, contro gl’infortuni, contro l’invalidità al lavoro e la vecchiaia, tali erano i provvedimenti promessi ed ora attuati con leggi.

Prima di venire a discorrere dell’ ultima legge sull’assicurazione contro l’ invalidità al lavoro e la vecchiaia ci pare opportuno rammentare gli intenti che si propongono le due leggi precedenti e i mezzi messi in opera per raggiungerli *). La prima misura proposta dal principe di Bismarck, riguar­ dante l’assicurazione contro la malattia divenne legge nel 1883. Contro il pagamento di non più dell’ 1 1|2 al 2 0|0 del salario normale locale, quale resulta accertato dalle autorità del comune, è fornito all’as­ sicurato in caso di malattia l’assistenza medica e le medicine. Il malato riceve durante il periodo di malattia (per non più di 13 settimane) metà del salario normale locale. Se è necessario di portarlo all’ospi­ tale, i suoi parenti immediati (se vi sono) ricevono la metà del sussidio.

L ’assicurazione è obbligatoria, ma non è estesa al­ l’agricoltura, al commercio, agli impiegati forestali e ai domestici. 1 contributi sono versati per mezzo degli imprenditori o padroni, che pagano un terzo del loro ammontare. L’ autonomia per le unioni locali aventi in media 600 membri è la regola e gli

') Intorno alla politica sociale della Germania si

vegga lo scritto recente del Dr. Carl W asseerab : So­

ciale Politik im deutschen Eeich, Stuttgart, Enke, 1889.

operai e i padroni sono rappresentati negli uffici nel rapporto 2 a I .

Dopo parecchi tentativi infruttuosi il progetto per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni, venne approvato dal Reichstag il 27 giugno 1884. Esso si riferisce alle industrie esposte a rischi speciali, e con successive leggi venne poi esteso alle industrie costruttrici, all’ agricoltura, ai marinai del traffico interno e marittimo. La legge dev’essere ancora estesa agli operai che lavorano nelle piccole industrie e ai domestici delle città. Il complesso delle industrie è diviso in associazioni professionali e allo scopo di at­ tuare una equa assicurazione mutua sono riunite quelle associazioni che offrono un eguale grado di rischio. Nel 1886 ve ne erano 6 4 che comprende­ vano da tre a quattro milioni di operai. I versa­ menti sono fatti dai padroni in proporzione al nu­ mero e al salario medio dei lavoratori e al rischio della loro industria. Nel 1888 indipendentemente dalla contribuzione al fondo di riserva i pagamenti per indennità raggiunsero il 4 per mille del totale dei salari, mentre le spese di amministrazione am­ montarono a uno per mille. La spesa totale annua raggiungerà però in seguito una cifra molto più alta.

Quanto ai vantaggi dell’assicurazione è da notarsi che verificandosi la completa incapacità viene con­ cesso due terzi del salario (se eccede i quattro marchi, la frazione è minore), per l’incapacità par­ ziale un’ equa proporzione del salario è concessa come pensione. Nel caso di morte per infortu­ nio il salario di 20 giorni è dato per le spese di seppellimento oltre a una indennità alla vedova nella misura del 20 0|0 dei salari del defunto e il l o Ojo a ciascun figlio sotto i 15 anni, ma il totale non (leve eccedere il 60 0|0- Gli ascendenti hanno pure, in certe condizioni, diritti secondari. Se l’ope­ raio colpito da infortunio è trasportato all’ ospitale, la moglie ha le indennità come nel caso di morte. I padroni che forniscono i fondi hanno pure l’am­ ministrazione, ma i rappresentanti degli operai, fanno parte dell’ ufficio centrale di controllo e funzionano come assessori delle corti arbitramentali. L ’elimina­ zione del rischio è direttamente incoraggiata dall’in­ teresse individuale e dalla mutua sorveglianza; inoltre le spese per le necessarie misure di prevenzione possono essere sostenute col fondo comune.

Tali sono le principali disposizioni di quelle due leggi assai complicate. La prima si ritiene abbia un successo ormai assicurato, sulla seconda non si può dare ancora un giudizio, ma sin d’ora si dimostrano assai costose e il crescente onere che esse implicano non è considerato senza ansietà.

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Undici milioni di persone saranno soggette alla legge quando comincierà ad essere applicata, il che avverrà probabilmente nel 1891. Ma la vastità della impresa non è soltanto la sua principale difficoltà. Essa è veramente un salto nel buio e un salto pro­ digioso. Le statistiche necessarie per fare i calcoli relativi alle tavole di pensione e di invalidità sono affatto insufficienti e spesso mancano completamente. Soltanto per le strade ferratesi hanno statistiche com- lete, perciò stesso valevoli, ma per le altre industrie chiaro che non si può avere grande affidamento di esattezza. Che le condizioni di salute degli operai e impiegati delle varie industrie ferroviarie corrispon­ dano approssimativamente con quelle dell’operaio in generale è un’ardita supposizione, che pure è-stata messa innanzi nella discussione sul progetto di legge. Insomma considerando la incompletezza dei materiali che si avevano divenne necessario di ricorrere a un calcolo teoretico, assumendo per regola che la pro­ babilità della incapacità al lavoro raddoppia per ogni successivo periodo di 5 anni. Con ciò si ottenne una serie di cifre considerevolmente basse nei primi anni, considerevolmente alte nei più tardi anni, rispetto a quelle ottenute dalla osservazione effettiva. E non è certamente l’ unica testimonianza dell’ audacia, che contraddistingue questa legge, il fatto che i suoi au­ tori hanno compilato da se stessi le statistiche e si propongono di acquistare la loro esperienza con un esperimento di tanta importanza e vastità.

Vedrerno nel prossimo numero come dopo aver assunto questa base così poco accurata, per compi­ lare le tavole di probabilità, siano state stabilite le contribuzioni e le pensioni.

LA TASSA DI BOLLO

S U L L E P O L I Z Z E D I C A R I C O

Nello scorso gennaio (Vedi N.° 768 Ag\\’E cono­

mista) scrivevamo chiedendo che la tassa di bollo sulle Polizze di Carico venisse resa più mite almeno su quei duplicati che talvolta si emettono oltre ai quattro originali prescritti dal Codice di Commercio.

Da allora in poi la questione, che fummo tra i primi a sollevare, ha fatto non poco cammino. Gli è che in quel tempo i provvedimenti finanziari escogitati dagli on. Grimaldi e Perazzi allora ministri, pendevano come spada di Damocle sul capo dei contribuenti e contenevano, tra altre belle cose, la proposta di raddoppiare addirittura, quasiché fosse e sia lieve, la tassa di cui parliamo. I provvedimenti furono poi ritirati, come ognuno sa, dai ministri succeduti ai loro autori, ma non cessò per questo l’agitazione che era già sorta in quasi tutto il paese nel seno del ceto mercantile. La quale, intesa dapprima a scongiurare il minacciato aumento della tassa, si volse poi a propugnare anche l’alleviamento di quella che era e resta tuttavia in vigore.

Siffatta agitazione legale cominciò, se non erriamo, verso il mese di marzo in Palerm o, con una petizione sottoscritta da molti di quei negozianti alla locale Camera di Commercio, affinchè promuovesse dai competenti poteri dello Stato una modificazione della legge nel senso suesposto. In altre città marittime e anche di terra ferma fu seguito in più modi

l’esempio. Nella stessa isola, la Camera di Commercio di Trapani, anche, per sollecitazione di negozianti d’ altre piazze minori comprese nel suo distretto, indirizzava il 16 aprile un Rapporto al Ministero, dandone in pari tempo comunicazione a tutte le consorelle del Regno colla preghiera di appoggiarlo. In esso viene esposto che la misura della tassa è esorbitante, massime dopoché per un provvedimento governativo del 1885 ha cessato d’esser lecita l’ap­ posizione del bollo ad uno solo degli esemplari della Polizza ; che ciò mette in condizioni molto malagevoli il movimento marittimo, il quale già subisce l’aspra concorrenza delle ferrovie; che que- st’ ultime vengono ad avere una situazione privilegiata, la marca da bollo da apporsi sui documenti delle loro spedizioni non essendo fuorché di cent. 5; che pei caricatori la spesa è sproporzionata, in quanto colpisce in egual modo tutte le spedizioni per via di mare qualunque ne sia il valore, e se i grossi ca­ richi possono tollerarne il pagamento, non lo pos­ sono i piccoli, di guisa che il loro numero va di­ minuendo. — « E per altro , osserva poi, chi può non ritenere esorbitante una tassa di questa entità, la quale al postutto non è che il bollo di un docu­ mento ? Nè vale il dire che potendosi questo docu­ mento negoziare, il bollo può rappresentare la tassa che colpisce consimili negoziazioni; dappoiché sa­ rebbe esagerazione da un canto il tassare colla stessa misura operazioni di valore diverso, e dall’ altro canto sarebbe una vera ingiustizia il tassare la pos­ sibilità che tali operazioni si facciano, anziché il fatto delle operazioni eseguite. » — E conclude chiedendo si stabilisca l’ obbligo di bollare col bollo ordinario il solo primo esemplare della polizza , salvo imporre, ove ne sia il caso, che i duplicati e gli altri esem­ plari si bollino con la marca adoperata pei documenti delle spedizioni ferroviarie.

Oggi al pagamento integrale della tassa si sfugge dai più in mille modi. Si fa bollare per solito un solo esemplare della polizza, mentre a L. 1,20 l’uno, ne dovrebbero esser bollati quattro. Pur di non fare una spesa che, nelle piccole spedizioni, rasenta e qualche volta supera il valore della merce spedita, si affronta il rischio di venir messi in contravven­ zione. Spesso i negozianti, quando hanno piccoli colli da caricare su un piroscafo, li affidano tutti assieme a uno spedizioniere, che li fa imbarcare, come se fossero un collo solo, accompagnati da un’unica po­ lizza. Nella frode si distinguono specialmente le Com­ pagnie marittime straniere, le quali avendo le loro principali sedi fuori del Regno, più facilmente sot­ traggono le polizze non bollate alle eventuali ispe­ zioni che i Ricevitori del bollo hanno diritto di ese­ guire negli uffici degli esercenti l’industria dei tra­ sporti.

Insomma lo Stato, per questa parte, minaccia molto, molesta assai, ma incassa ben poco.

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proporzione della sua percentuale, bensì anche in proporzione del numero di persone su cui si riesce ad applicarla. Ora, quando consta che moltissimi sfuggono del tutto o in parte al pagamento, non sarebbe buona politica restringer la base di essa, per allargarne invece, di fatto, l’applicazione?

E questo ragionamento andrebbe ripetuto per ben molte altre sorgenti delle pubbliche entrate. Nè si può opporre che basta raddoppiare la vigilanza, del resto difficile anch’essa e costosa. Si è visto alla prova a che cosa sieno valsi i provvedimenti, diffi­ cili e costosi, presi sul contrabbando esercitato nel

Regno dai confini della Francia, dell’Austria e della Svizzera, dopo gli aggravamenti di dazio introdotti negli ultimi anni su parecchi generi di consumo !

Ma limitandoci per oggi a concludere per la mi­ tigazione della tassa di bollo sulle polizze di carico, rammentando che gutta cavat lapidem e che l’unione fa la forza, esortiamo tutte le Camere di Commercio a secondare il movimento iniziato da quelle ricor­ date poc’ anzi e forse da alcune altre la cui ade­ sione ai voti delle prime ora non ci risulta. Ci piace notare che vi hanno preso parte, con analoghe de­ liberazioni , alcune Camere di città non marittime : quelle, di Pisa e di Caserta. E le additiamo come esempio a quella di Cremona, la quale (Vedi Cro­ naca delle Camere di Commercio nel nostro numero del 12 maggio) invitata all’uopo dalla consorella di Trapani, riliulava di appoggiarne il voto, allegando non avere la provincia di Cremona interessi imme­ diati col commercio marittimo e ricordando la Cir­ colare ministeriale 30 ottobre 1 8 8 7 ,'secondo la quale quando una Camera ha notizia di voti di altre Ca­ mere, deve studiarli soltanto se si riferiscono a questioni attinenti agli interessi della produzione e dei traffici del proprio distretto.

Questa regola è giustissima e noi abbiamo lamen­ tato prima della circolare il sistema delle adesioni compiacenti. Ma nessuno ha inteso per questo di proibire alle Camere di occuparsi di interessi gene­ rali ; e nel caso concreto ci pare ne sia stata fatta una applicazione erronea. 0 che sono interessati ai trasporti marittimi i soli cittadini domiciliati nei porti di mare? Forse non esportano pervia di mare anco quelli che vivono e lavorano e producono nelle pia­ nure e sulle montagne?

Parimente per chiedere che la tassa venga o m i­ tigata o meglio proporzionata all’ entità delle spedi­ zioni, i commerciami di S. Teresa Gallura in Sar­ degna rivolgevano una petizione alla Camera di Com­ mercio di Sassari, pregandola farsi interprete del loro desiderio presso il Governo, e notando che la tassa sulle polizze di carico danneggia in modo par­ ticolare le isole, perchè queste non hanno, come il continente la scelta tra i due mezzi di trasporto e devono necessariamente servirsi della via di mare. — Dalla stessa isola di Sardegna il Circolo Commer­ ciale di Carloforte indirizzava il 15 aprile scorso un telegramma nello stesso senso al Ministro di Agri­ coltura e Commercio.

Di questo argomento si occuparono pure le Ca­ mere di Commercio di Livorno e Catania, stabilendo di fare concordemente gli opportuni studi (mentre scriviamo non ci consta a che cosa abbiano fatto capo) per presentare al Governo proposte concreto.

Degno di nota è anche il Pro Memoria diretto al Ministro delle finanze dalla Associazione indu­ striale e commerciale di Bari. Vi leggiamo, tra al­

tro : « Se, come è detto nella relazione che precede il vigente Codice di Commercio, le strade ferrate, cui niun veicolo può fare concorrenza, esercitano di fatto un monopolio, ci sembra ingiusto che le lettere di vettura da esse rilasciate siano colpite col minimo della tassa di bollo, mentre le polizze di carico delle imprese nazionali di trasporto marittimo, in condizioni molto meno favorevoli e con la con­

tinua concorrenza delle linee di navigazione estere, debbano subire il massimo della tassa ».

Le quali considerazioni fanno capo a quattro voti :

1. ® Che la legge della tassa di bollo sulle po­

lizze di carico venga riformata.

2 . ® Che la riforma sia fatta in senso di ridurre

l’attuale diritto fisso in diritto proporzionale.

3. ° Che la proporzione sia applicata alla quan­

tità od al valore delle merci.

4 . ® Che sia fissato come limite massimo della

tassa l’attuale diritto di L. 1,20.

Quest’ultimo punto non è formulato troppo bene. È però certo, benché non sia detto chiaramente, che quello suindicato dovrebbe essere il limite massimo per tutti insieme gli esemplari d’ una polizza, non per ciascuno.

Non pel suo contenuto, che è a un dipresso quello delle altre, merita speciale menzione l’istanza della Camera di Commercio di Genova, ma pel fatto d’es­ sere stata inviata dalla rappresentanza commerciale della più cospicua città mercantile del Regno. —• A quella Camera ha poi fatto eco l'Associazione Gene­ rale del Commercio di Genova, la quale alla sua volta e per conto proprio ha scritto ai ministri del Tesoro e delle Finanze, esponendo loro, oltre alle considerazioni già svolte da altri sodalizi, quella del miglior trattamento che i trasporti marittimi hanno nei rispetti fiscali, presso tutte le altre principali nazioni, e quella del pochissimo reddito che oggi si ricava dalla tassa in discorso ammontando esso com­ plessivamente per tutto il Regno alla meschinissima somma di annue L. 800 mila.

Questo fatto, che è accertato da statistiche uffi­ ciali, dovrebbe richiamare su di sè tutta l’attenzione del Governo. Che l’ Erario italiano sia stretto da grandi bisogni, non lo neghiamo davvero ; ma è un controsenso perseverare nei rigori fiscali quando questi, oltre il danno che recano ai privali, si ad­ dimostrano all’atto pratico improduttivi.

RIVISTA DI COSE FERROVIARIE

R ifo rm a d e lle t a r i f f e v ia g g ia to r i s u lle fe r r o v ie un­ g h e r e s i d e llo S ta toU na q u e s tio n e fe r r o v ia r ia

in A fr ic a .

R iform a delle ta riffe viaggiatori sulle ferrovie ungheresi dello S tato . — Il dottor Engel, delle cui teorie in fatto di tariffe pei viaggiatori ci siamo già occupati '), ha fatto scuola. Intendiamoci però: non è la tariffa unica, e nemmeno a vari gradi col mas­ simo di un marco o un fiorino , ma è pur sempre una tariffa per zone con un massimo invariabile oltre un certo percorso, quella di cui si annunzia l’ ap­ plicazione, a partire dal 1° agosto p. v., sulla rete

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esercitata dal Governo ungherese ; solo che il mas­ simo prezzo è stabilito in una somma più elevata.

Trattasi dunque di una riforma arditissima, e vale la pena di studiarne con qualche attenzione la genesi e la sostanza.

Da tempo notasi sulle ferrovie ungheresi un con­ trasto singolare fra il traffico delle merci, che è in continuo incremento, e quello dei viaggiatori, che rimane invece stazionario. Varie facilitazioni vennero introdotte con biglietti circolari, d’ abbonamento, di andata e ritorno e simili, e il pubblico mostrò d e ­ prezzarle, ma l’efTetto loro non fu tale da aumentare considerevolmente il movimento dei passeggieri. La massa della popolazione continuò a valersi ben poco della strada ferrata, tanto che la media annua dei viaggi arriva appena a i uno per abitante, mentre ò più di due in Austria, di cinque in Germania e di quindici in Inghilterra. È vero che il percorso medio è invece maggiore in Ungheria, dove risulta di 61 chilometri , mentre è di 37 in Austria e di 28 soli in Germania , ma ciò dipende dalle grandi distanze a cui si trovano i centri commerciali l’uno dall’altro, poco densa essendo la popolazione, e questo non compensa al certo la scarsità dei viaggi.

Il Ministero dei lavori pubblici e delle comunica­ zioni pensò quindi che solo mediante riduzioni di prezzo davvero straordinarie, specialmente pei mag­ giori percorsi, si potesse dare al movimento dei viag­ giatori il desiderato impulso, e che a tale bisogno dovesse rispondere una radicale mutazione nel si­ stema delle tariffe, informata ai seguenti concetti :

1° Che si tendesse ad uguagliare le grandi di­ stanze, con riguardo speciale alla capitale, allo scopo di pareggiare possibilmente le condizioni dei diversi centri nei loro rapporti con questa, determinando un prezzo massimo commisurato alla potenza media dei contribuenti.

2° Che le riduzioni da offrirsi giovassero a tutte le classi della popolazione.

5° Che il sacrificio inevitabile da parte dell’e ­ rario non solo valesse ad accrescere il traffico, ma potesse in non troppo lungo tempo essere compensato.

4° Che il nuovo sistema fosse di facile applica­ zione e permettesse di conseguire un risparmio di tempo e di lavoro per l’azienda ferroviaria.

Partendo da questi principi si riconobbe (sono sempre le idee dell’Ainmistrazione ungherese che ri­ feriamo) il miglior metodo essere quello delle tariffe per zone, ed ecco le basi che, a partire dal pros­ simo mese, verranno attuate su tutte le ferrovie un­ gheresi deilo Stalo, comprese le linee recentemente riscattate dell’ Ovest e della Budapest-fiinfkirchen, nonché quelle esercitate dalla Ungarische N o rd -o - stbahn, in tutto una rete di quasi 6000 chilometri.

Premesso che pel traffico vicinale nel senso più ristretto della parola, cioè pei viaggi da una stazione ad altra immediatamente seguente, e per quelli da una stazione alla seconda susseguente, vi hanno prezzi speciali, ossia nel primo caso :

l a Classe 2a Classe 3a Classe

—•

fiorini 0.30 0 .1 5 0. io

e nel secondo

l a Classe 2a Classe 3a Classe

fiorini 0 .4 0 0 . 2 2 0.15

tutti gli altri percorsi rientrano nelle seguenti quat­ tordici zone :

l a Classe 2a Classe 3a Classe fior. kr. fior. kr. fior. kr.

l a z o n a d a 1 K m . a 2 5 K m . — . 5 0 — . 4 0 — . 25 2 a » » 2 6 » » 4 0 » 1 . — — . 8 0 — . 5 0 3 a » » 4 1 » « 55 » 1. 5 0 1. 2 0 — . 7 5 4 a » » 5 6 » « 7 0 » 2 . — 1 6 0 1 . — 5 a » » 7 1 » » 8 5 » 2 . 5 0 2 . — 1 . 25 u a » » 8 6 » » 1 0 0 » 3 . — 2 . 4 0 1 . 5 0 7 a » » 1 0 1 » » 1 15 » 3 . 5 0 2 . 8 0 1 . 7 5 8 a » » 1 1 6 » » 1 3 0 » 4 . — 3 . 2 0 2 . — 9 a » » 131 » » 1 4 5 » 4 . 5 0 3 . 6 0 2. 25 1 0 a » » 1 4 6 » » 1 6 0 » 5 . — 4 . — 2 5 0 l l a » » 161 » » 1 7 5 » 5 . 5 0 4 . 4 0 2 . 7 5 12a » » 1 7 6 » »2 0 0 » (> .— 4 . 8 0 3 . — 1 3 a » » 2 0 1 » » 2 2 5 » 7 . — 5 . 3 0 3 . 5 0 1 4 a » » ¿ 2 6 edo l t r e » 8 . — 5 . 8 0 4 . —

Avvertasi però che i prezzi qui sopra vanno au­ mentati del venti per cento allorché si utilizzano treni diretti.

Il prezzo massimo per qualunque viaggio supe­ riore a 225 km. è dunque di fiorini 8 (L. 20) in prima classe, fior. 5,80 (L. 14,50) in seconda e fio­ rini 4 (L. 40) in terza. Vi ha questa sola restrizione, che trattandosi di viaggio nel quale si tocchi Budapest andando oltre, si calcola il prezzo come se fossero due percorsi separati, il primo fino a Budapest, il secondo da Budapest in là, e l’Amministrazione di­ chiara che questa limitazione fu consigliata non tanto da considerazioni finanziarie, quanto dai riguardi do­ vuti all’interesse della capitale.

Quale risparmio veramente eccezionale offrano i nuovi prezzi, in confronto degli attuali, pei viaggi di più di 2 2 5 km., lo dimostrano i seguenti esempi. Da Budapest a Klausenburg o viceversa sono 400 km., e mentre ora si pagano, pei treni non diretti, fio­ rini 16,40 in prima classe, 11,50 in seconda e 8,20 in terza, dal 1° agosto in poi si pagheranno rispet­ tivamente fior. 8, 5,40, 4. La stessa tariffa massima varrà pel viaggio fra Budapest e Kronstadt, distanti 731 km., che ora costa fior. 42,10, 28,90, 19,20 ; così per quello fra Budapest e Fiume, distanti 582 km., per cui ora si pagano fior. 3 7 ,1 0 , 27,80, 18,60.

Ecco ora qualche esempio di viaggi inferiori a 2 2 5 km. Da Szolnok ad Arad (154 km.) si pa­ gavano fior. 9 ,3 0 in prima classe, 6,50 in seconda, 4,60 in terza, e si pagheranno rispettivamente fior. 5, 4 , 2,50. Da Miskolz a Kaschau (8 8 km.) invece di fior. 5,30, 3,70, 2,70, si pagheranno fior. 3, 2,40, 1,50. Per tutti questi viaggi, compresi nelle prime tredici zone, si calcola che la riduzione media sarà del 4 0 per cento.

I biglietti pel traffico vicinale, quelli cioè per la stazione prima o seconda dopo quella ili partenza, saranno venduti anche a serie da dieci, trenta e ses­ santa, con un ribasso ulteriore dal 5 al 10 per cento sull’ importo totale. Non così, almeno per ora, i bi­ glietti delle quattordici zone propriamente dette, ma è probabile che anche per essi si adotti più tardi una misura analoga, arrivando così a vendere i bi­ glietti di ferrovia come i francobolli postali e le marche da bollo.

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con prezzi assai miti, tanto che per un bagaglio non eccedente i 50 chilogr. si pagheranno 25 kreuzer nella prima zona, 50 nella seconda e un fiorino nella terza.

Queste innovazioni informate a principi tanto di­ versi da quelli generalmente accettati in materia di tariffe ferroviarie, recheranno vantaggi economici e morali a tutti coloro che ne profitteranno. Rimane però a vedersi se sia proprio compito dello Stato il promuovere, con sacrificio di tutti i contribuenti, simili benefici ad una parte sola, per quanto nume­ rosa, della popolazione, e se il governo ungherese arriverà, come sembra sperare, a trovare nel maggior traffico il compenso delle perdile cui ora va incon­ tro colle enormi riduzioni consentite. Sul primo que­ sito non ci soffermiamo, avendo già espresso in pas­ sato la nostra opinione: al secondo risponderanno fra qualche anno i fatti, e da parte nostra desideriamo che la risposta riesca conforme ai desideri dell’Am­ ministrazione ferroviaria.

Una questione ferro viaria in A frica. — Dopo il conflitto internazionale relativo alle ferrovie serbe, un altro, in circostanze più g rav i, è scoppiato nell’ Africa centrale. Le due parti contendenti sono il Governo portoghese e la Società inglese conces­ sionaria dì una linea di strada ferrata dalla baia di Delagoa alla frontiera del Transvaal. Senonchè, non essendo questa frontiera molto ben determinata, il Governo portoghese, dopo averla fissata in un certo punto, l’avrebbe più tardi, mentre già i lavori erano in corso, trasferita arbitrariamente (tale almeno è la versione della Società) ad un altro punto, allungando cosi la linea di cinque miglia, e minacciando la concessionaria di decadenza e confisca qualora il nuovo tronco non fosse compiuto entro otto mesi. La società , pur facendo le sue riserve, si sarebbe messa all’opera con tutta solerzia, ma forti inondazioni avendo distrutta buona parte dei lavori, il termine prefisso scadde senza che la costruzione fosse ultimata. Nonostante il caso evidente di forza maggiore, e trascurando la clausola relativa, espressamente'coli- tenuta nel contratto, il Governo decretò la confisca della linea. Il guaio fu che non solo la Società op­ pose energiche proteste, ma i suoi agenti resisterono colla forza, e le autorità ebbero non poco a fare per rimanere padrone del campo.

11 grave fatto commosse l’opinione pubblica inglese: gli azionisti della East African Railway Company si agitarono e, riuniti in assemblea, votarono energiche risoluzioni, chiedendo l’appoggio del loro Governo. È quindi probabile che, prima d’essere appianato, il conflitto dia molto lavoro ai diplomatici dei due paesi non potendosi credere che il Portogallo si sia messo alla leggera e senza attendibili ragioni in una simile briga.

R ivista (Economica

S u g li a c q u is ti d i m e rce p e r consegna fu tu r a .I l

com m ercio d e ll' In d ia n e ll’ u ltim o decennio

Gli affari per consegna futura nei vari centri com­ merciali di Europa e d’America sono stati fin qui limitati a pochi articoli d’ importanza, quali: grano, zucchero, cotone, caffè e spiriti: articoli nei quali

molti sono interessali tanto come produttori, che come consumatori, e nei quali la produzione, dipen­ dendo dal tempo, oscilla di anno in anno assai no­ tevolmente.

1 vantaggi che gli affari per consegna futura con­ sentono al commercio, ai consumatori ed ai pro­ duttori si possono riassumere nei seguenti :

I rialzi ed i ribassi nei prezzi sono ora tanto considerevoli, perchè qualsiasi circostanza impreve­ duta, anche minima, può influenzarli. Quando pare che vi siano tutte le probabilità di un buon raccolto, il produttore può vendere per consegna in futuro ad un prezzo favorevole ; mentre che se dovesse aspet­ tare die i suoi generi fossero in ¡stato di essere consegnati, egli dovrebbe acconciarsi ad Un prezzo inferiore. D’altra parte quando il commerciante si ac­ corge che in vista della domanda crescente, egli avrà da pagare più tardi un prezzo più alto, egli può provvedere ai suoi futuri bisogni nel momento in cui i prezzi sono ancora bassi ; mentre che, se tardasse a comprare e gli stocks diventassero ri­ stretti, egli avrebbe da pagare molto di più.

Coll’ introduzione del telegrafo tutti i paesi ove un genere viene prodotto e consumato sono stati messi in comunicazione immediata tra loro. Non oc­ corre in un paese il minimo incidente o la più leg­ gera oscillazione che non sia subito conosciuta negli altri. Quindi accade che il mondo commerciale si trova oggi in molto miglior condizione di formarsi un criterio esatto, di quando le notizie “non giun­ gevano che colla posta, giacché le circostanze po­ tevano aver cambiato nell’ intervallo fra lo spedire ed il riceversi di una lettera.

In grazia dei mezzi di comunicazione grandemente migliorati ed accelerati divenne possibile di traspor­ tare più presto di prima grandi quantità di merci dai paesi ove vi ha sovrabbondanza di un genere a quelli che più ne sentono il bisogno. Due fatti de­ rivano da ciò. Ritirando le merci dal paese ove so­ vrabbondano, se ne impedisce il soverchio deprez­ zamento ; mentre, trasportandole in altro paese, ove se ne sente la scarsità, si impedisce ivi 1’ eccessivo rialzo dei prezzi. Però, siccome le merci non pos­ sono venire trasportate da un posto all’altro, così presto come gli ordini di compra e di vendita pos­ sono esserlo col telegrafo, ne segue che si deve po­ ter comprare e vendere per futura consegna. E que­ sto risponde allo scopo del consumatore, che può trovarsi al momento presente provvisto a sufficienza del genere; ma ne richiederà maggior quantità in appresso pei suoi futuri bisogni.

Nel tempo stesso siffatto metodo porge la possi­ bilità e l’ incentivo di bilanciare equamente e più presto di prima le eventualità del futuro e le pro­ babilità della futura offerta e domanda futura. Di­ pende da un aumento nei prezzi cagionato da acqui­ sti di speculazione fatti in vista di una minacciata scarsità del genere, se la produzione di esso viene attivata in luoghi ove dapprima, stante i prezzi punto soddisfacenti, esso non veniva lavorato; ed i pro­ duttori, fatti accorti da un ribasso dei prezzi non vanno più incontro ad ulteriori perdite maggiori continuando a tener in riserva le loro merci.

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diviso da molti, sia consumatori, finanzieri e specula­ tori : evitando così un rischio troppo grave per un solo individuo. Quando, cinquant’ anni fa, la comunità mercantile prussiana nei porti del Baltico acquistò da­ gli agricoltori il superfluo del loro raccolto con de­ naro sonante, di cui questi ultimi avevano bisogno, e lo rivendè agli esportatori, essa non aveva da te­ mere la concorrenza di enormi quantità di grano dagli Stati Uniti, dall’ India, Australia, Chillo dalla Piata, e di vedere, per via di ribassi di prezzi, mi­ nacciati e forse volti in perdita i propri benefizi. Ora, però, quando tutto il mondo produce quantità tali di merci come non avvenne mai, come, per esempio, di grano, e quando tutti i mercati europei possono in un tratto venirne inondali, l’elemento del rischio è enormemente aumentato, ed in guisa tale che diventò troppo forte perchè molti negozianti possano da soli incontrarlo, e così accadde che molti tro­ vano il loro interesse, ad ogni nuovo ribasso di prezzo, mediante acquisti per consegna futura di sottrarsi a parte del pericolo. È una specie di democratizza­ zione degli affari, simile a quella moderna delle So­ cietà a responsabilità limitata, che permette ai pic­ coli capitalisti di assumere una porzione del rischio, corrispondente alla loro condizione personale nelle in­ traprese che lor sembrano buone.

L ’ immensa quantità della odierna produzione non può venire maneggiata convenientemente che da un immenso numero di compratori. Importa oggi più assai di prima che la produzione ed il consumo, cioè venditore e compratore, trovino un punto sta­ bilito ove incontrarsi ; con ciò si costituirà un buon mercato. Quello che un tempo si faceva a Lipsia o alle altre fiere, oggi si fa mediante offerte ed ordi­ nazioni telegrafiche direttamente alle piazze che sono diventate mercati mondiali. Ogni paese civilizzato ha interesse a possedere tali mercati, ove le offerte e le ricerche si scambiano continuamente. Quanto meglio siffatti mercati sono informati delle relative condizioni del consumo e della produzione, tanto più grande diventerà la loro importanza e la loro utilità, come mercati mondiali pei produttori e con­ sumatori e si avrà in essi tanto minor difficoltà nel trattare e combinare un’enorme quantità di ricerche e di quotazioni.

— Dalle statistiche annesse al rapporto officiale del governo indiano risulta che il commercio del­ l’ India inglese nel 1 8 8 7 -8 8 ha presentato un au­ mento notevole in confronto degli esercizi prece­ denti. Se ne può avere la prova dall’ esame delle cifre seguenti : Anni 1 8 7 8 - 79 1 8 7 9 - 80 1 8 8 0 - 81 1 8 8 1 -8 2 . 1 8 8 2 - 83 , 1 8 8 3 - 84 1 8 8 4 - 85 1 8 8 5 - 8 6 1 8 8 6 - 87 , 1 8 8 7 - 88 rupie . 1.0 8 ,4 L , 20,994 .1 .2 0 ,4 9 ,9 5 ,4 7 0 .1 .3 5 ,2 3 ,7 7 ,3 3 2 .1 .4 1 ,3 1 ,4 2 ,1 1 5 . 1. 4 7 ,8 3 ,7 9 ,2 1 4 .1 .5 4 ,6 8 ,4 7 ,2 2 4 .1 .5 2 ,1 1 ,6 0 ,1 7 1 .1 .5 2 ,2 0 ,5 0 ,1 5 0 .1 .5 9 ,8 2 ,7 9 ,5 2 7 .1 .6 8 ,1 9 ,6 0 ,8 5 0 Co m m e r c i o t o t a l e franchi 2 ,7 1 0 ,3 0 2 ,4 8 5 3 ,0 1 2 ,4 8 8 ,6 7 5 3 ,3 8 0 ,9 4 3 ,3 3 0 3 ,5 3 2 ,8 5 5 ,2 8 7 3 ,6 9 5 ,9 4 8 ,0 3 5 3,8 6 7 ,1 1 8 ,0 6 0 3 ,8 0 2 ,900,427 3 ,8 0 5 ,125,375 3,995,698,817 4 ,2 0 4,902,125 L ’ultimo esercizio presenta un aumento del 5.24 sul 1 8 8 6 -8 7 . Confrontato con quello dell’ eserc 1 8 7 8 -7 9 il commercio del passato anno è stato periore del 55 ° /0 il che aa per i dieci anni aumento medio aunuo del 5 1(2 °/0. La progressi

ha subito grandi fluttuazioni ed è pure a notare che il commercio del 1 8 7 8 -7 9 è stato seriamente dan­ neggiato dalla carestia che infierì in quell’annata. Nel decennio le importazioni sono aumentate di quasi

75 °/0 e le esportazioni del 42 L.a media dei-

fi aumento delle importazioni è stata per conseguenza più rapida di quella della esportazione contraria­ mente alle previsioni di molti scrittori che si basa­ vano sulla differenza nel valore tra fioro e l’argento. La parte che spetta al Canale di Suez nelle tran­ sazioni era fi India e tutti i paesi del mondo si può determinare nelle seguenti proporzioni per gli ultimi quattro anni :

Anni delle importaz. delle esportaz.Per cento del commercio totale

1 8 8 4 - 8 5 . . 1 8 8 5 - 8 6 .. 1 8 8 6 - 8 7 . . 1 8 8 7 - 8 8 . . 77. 51 °|0 77.32 » 7 9 .7 » 77.9 » 55. 85 °|0 56.81 » 55.19 » 55.82 » 6 5 .6 °|0 6 6 .2 » 66.15 » 66.01 »

Negli ultimi quattro anni il transito pel Canale di Suez relativo all’ India non avrebbe subito varia­ zioni notevoli.

La Camera dì commercio di Reggio Calabria ha pubblicato recentemente un accurata relazione sulle condizioni economiche del suo distretto commerciale durante il 1888. Come già si sa, la provincia di Reggio Calabria produce abbondantemente vini, oli, agrumi ed altri articoli di agricoltura, prodotti tutti che vennero colpiti dalla crise commerciale avvenuta dopo la rottura delle relazioni di commercio con la Francia in maggior misure degli altri articoli di scambio, e giacché nel 1889 non mancano indizi di qualche miglioramento, abbiamo creduto non inop­ portuno il riassumere brevemente quella relazione, che confronta il movimento del 1888 con quello del 1887.

Il commercio diretto di Reggio Calabria con l’estero fu complessivamente nel 1888 di L. 1 0 ,9 2 8 ,6 0 9 con­ tro L. 5,289,425 nel 1887, cosicché nell’ anno di cui ci occupiamo si ebbe un aumento nel movi­ mento commerciale per la somma di L. 5,6 3 9 ,1 8 4 . Ripartendo queste cifre a seconda delle importa­ zioni ed esportazioni resulta che l’aumento del 1888 è dovuto quasi interamente alla esportazione, la quale da L. 4,1 4 2 ,8 0 4 nel 1 8 8 7 , saliva a L. 9,7 3 5 ,0 9 3 nel 1888, con un aumento a favore di quest’ultimo per fi importo di L. 5,5 9 2 ,2 9 4 .

L ’ importazione nel 1888 si limitò a L. 1,193,511 contro L. 1,146,621 nel 1887.

Dall’ insieme di queste cifre apparisce che l’ im­ portazione a Reggio Calabria dall’estero è poco im­ portante in confronto dell’esportazione, e si compone specialmente di carbon fossile dall’ Inghilterra, di grano, di caffè, di pelli lavorate, di pesci secchi, di oli minerali purificati, di tessuti stampati, di legna­ me, di macchine ecc.

Gli articoli di esportazione da Reggio Calabria sono poco numerosi limitandosi ai vini, agli oli, alle es­ senze, e agli agrumi come apparisce dalle seguenti cifre :

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Olii (Ji oliva con destinazione per l’ Inghilterra, chilog. 6,597,710 ; Germania, chilog. 1 ,0 2 8 ,4 5 9 ; al­ tri paesi, chilog. 2,605,419, per un valore totale di L. 7,673,691.

Olii essenziali o essenze di arancio, bergamot­ to, ecc. : Austria, chilog, 2 0 ,1 3 6 ; Francia, chilo­ grammi 1 8 ,8 7 6 ; altri paesi, chilog. 30, per un va­ lore totale di L. 585,630.

L’esportazione di questi tre articoli adunque ascese nel 1888 a L. 8,976,741, contro L. 9,735,098, ci­ fra totale dell’esportazione complessiva della provin­ cia nello stesso anno.

Gli aranci ed i limoni figurano per una somma insignificante nella tabella del commercio diretto di esportazione all’estero ; ma bisogna osservare che questo traffico è concentrato quasi esclusivamente a Messina, ove gli agrumi di Calabria sono trasportati in cabotaggio per indi essere spediti all’ estero. Il valore dei limoni e degli aranci importati in ca­ botaggio da Reggio Calabria a Messina nel 1887 rag­ giunse la considerevole somma di L. 5,096,801 e nel primo semestre del 1888 quella di due milioni di lire.

Un altro articolo di una certa importanza è la seta greggia, le cui spedizioni all’ estero nel 1888 raggiunsero la somma di L. 475,536 contro 100,390 nel 1887.

Tutto quello che abbiamo riferito è per altro in­ sufficiente a dare un’ idea adeguata del movimento commerciale di Reggio Calabria, giacché oltre che con l’estero, questa provincia mantiene relazioni com­ merciali con altre province del Regno segnatamente con Messina, Napoli e Genova assai più considere­ voli. Infatti la statistica ci fa sapere che il commer­ cio di cabotaggio nel 1887 ascese all’ importazione a L. 25,066,428 ed all’esportazione a L. 31,075,649, cioè ad un totale di L. 56,142,077. Nel primo se­ mestre del 1888, il cabotaggio ha dato luogo ad un movimento di L. 13,537,529 all’ entrata e di L. 17,793,680 all’ uscita, cioè ad un totale di L. 31,331,009. Come si è detto più sopra, le cifre provvisorie già raccolte dalla Camera per il secondo semestre dell’ anno scorso fanno ritenere con sicu­ rezza che si è verificato un aumento sensibile an­ che in questo commercio nello scorso anno in con­ fronto del 1887.

La produzione dell’olio di oliva a Reggio Calabria è di importanza grandissima ed ha raggiunto pro­ gressi tecnici considerevoli negli ultimi anni.

Si è perciò che l ’ esportazione ne è aumentata continuamente. Essa è diretta più specialmente in Inghilterra ed in Germania. Dallo scalo di Gioia Tauro sono state spedite direttamente per l’ Inghil­ terra nell’ anno scorso 6597 tonnellate di olio di oliva e può ritenersi che una gran parte delle 8000 tonnellate di questo prodotto esportato in cabotaggio a Messina, a Napoli, ecc., abbia pure presa la via di Glasgow e di Liverpool.

L ’ esportazione per la Germania si concentra nel porto di Stettino, ove furono spedite nel 1888 da Reggio Calabria 1000 tonnellate di olio di oliva.

Importa aggiungere a questo proposito che nel- l’ importazione totale del porto di Steltino si è ve­ rificato nell’anno scorso un aumento del 73 °/0 negli oli d’ oliva dell’ Italia, mentre vi è stata diminuzione per tutte le altre provenienze, cioè del 51 °/„ per gli oli di Spagna e dell’ 8 °/0 per quelli degli altri paesi.

Gli oli d’ Italia importati a Stettino hanno supe­ rato di 186 tonnellate le quantità degli oli di Spagna e di 516 tonnellate quelli di altre provenienze.

L’esportazione degli oli da Reggio Calabria verso la Francia fu anche nel 1888, come per lo passato, d’ importanza minima.

Quanto ai vini la relazione della Camera osserva che la provincia ha sofferto meno delle altre in causa della buona qualità del prodotto, che lo rende sem­ pre ricercato. Tuttavia la relazione non nasconde che la chiusura del mercato francese ha portato una certa perturbazione nel commercio dei vini della pro­

vincia.

Infatti il movimento totale di esportazione di que­ sto prodotto (riuniti insieme il commercio interna­ zionale e quello interno) fu nel 1887 di L. 1,551,760 e nel 1888 di L. 1,052,248 con una differenza in

meno di mezzo milione di lire nell’ anno scorso.

I VINI ITALIANI IN INGHILTERRA

Esaminando la statistica italiana delle importazioni ed esportazioni, e quelle che vanno bimensilmente pubblicando alcune Camere di commercio, apparisce che i vini son quelli fra i vari articoli della nostra agricoltura che più degli altri continuano a sentire gli effetti dell’ applicazione delle tariffe generali fra la Francia e l’Italia. E apparisce anche, quanto co­ stanti o attivi sieno gli sforzi che si fanno tanto dai particolari, quanto anche dal Governo per aprire ai nostri vini sbocchi più facili e molteplici. Abbiamo in proposito sott’occhi un rapporto dell’enotecnico gover­ nativo italiano sulla esportazione dei vini italiani in Inghilterra, il quale per le notizie che contiene, ed anche per i consigli che rivolge ai produttori e ne­ gozianti di vini italiani, non crediamo inutile rias­ sumere.

Il rapporto dell’ egregio enotecnico comincia col dire che se si confronta l’importazione dei vini ita­ liani in Inghilterra durante il 1° trimestre del 1889 che ammontò a galloni 147,505 con quella del cor­ rispondente periodo de1!’ anno scorso che fu soltanto di galloni 95,520, ci sarebbe da credere in un mi­ glioramento; ma se si confronta le quantità impor­ tate colà nei primi 3 mesi del 1889 con quelle dello stesso periodo del 1887 che fu di galloni 147,662, si tratterebbe invece di un semplice ritorno allo stato quo.

Tuttavia vi sono alcune ragioni, che, secondo la relazione inducono a crederà essere l’annata in corso incominciata sotto buoni auspici per l’ importazione dei vini italiani. Chi ha seguito da qualche anno l’andamento del commercio dei nostri vini nel Regno Unito, deve riconoscere che mai come al presente è stata viva l’attenzione dei negozianti italiani verso il mercato britannico, almeno se si deve giudicare dal gran numero di offerte, che in questi ultimi tempi pervennero e pervengono tuttora ai negozianti inglesi da ogni parte d’Italia.

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accurata-mente sorvegliata , potrà assumere considerevoli proporzioni in avvenire.

Che il consumo dei vini leggieri in Inghilterra sia aumentato resulta anche da statistiche inglesi, le quali dimostrano che il vino maggiormente consumato attualmente appartiene ai tipi che contengono minor quantità di alcool, mentre una volta questi ultimi rappresentavano un solo terzo del consumo totale. Il constatare pertanto che il vino da pasto va guada­ gnando di gioruo in giorno terreno, dovrebbe riu­ scire non solo di soddisfazione ma di incitamento a lavorar meglio pei produttori di un pease quale l’ Italia, tanto interessato in questa qualità di vini.

Per profittare di questo stato di cose l’autore con­ siglia a produr merce adattala al gusto inglese, procu­ randosi un campionario di quei tipi maggiormente con­ sumati e curandosi anche di conoscere il meccanismo commerciale delle piazze inglesi. Oltre questo, vista la non buona prova fatta da case italiane stabilitesi a Londra per il commercio dei vini italiani, la re­ lazione conclude per la necessità di stabilire un vero emporio di vini nazionali a Londra, appoggiato dal Governo e affidato a persona, la quale sia in grado di utilizzare tutto quanto c’ è di buono nella produ­ zione italiana e di supplire alle strettezze economiche e alla sovente ristretta veduta commerciale dei no­ stri produttori, col disporre di una certa abbondanza di capitali e di una lunga esperienza del mercato.

Un fatto degno di nota, osserva per ultimo la rela­ zione, nell’importazione del I o trimestre di quest’anno è il considerevole aumento raggiunto dai vini del­ l’Australia, di cui vennero importati galloni 78,003, mentre nello stesso periodo delle annate 1888 e 1887 l’ importazione fu rispettivamente di galloni 42,138 e 33,885. Questi vini, che vennero presentati al pub­ blico inglese per la prima volta in occasione della In ­ ternational Health Exhibition del 1884, hanno oggi conseguilo un discreto consumo, dovuto in parte a un certo sentimento di patriottismo pei prodotti di una colonia inglese, ma principalmente all’essere stati man­ dati sul mercato con una grande pubblicità, e da ne­ gozianti che ben conoscevano il loro mestiere.

IL BANCO DI NAPOLI NEL 18 88

Diamo un breve riassunto delle operazioni com­ piute dall’ Istituto a Napoli e dagli stabilimenti suoi nella provincia durante l’ anno suindicato in con­ fronto coll’anno precedente.

I titoli nominativi emessi nell’ anno furono in nnmero di 21 4 ,5 4 4 per L. 385,363,641.91 contro 211,285 per L. 44 1 ,4 6 3 ,7 7 2 .1 6 nel 1 8 8 7 ; quelli pagati furono 214,938 par L. 3 8 3 ,8 57,826.88 con­ tro 21 5 ,8 3 4 per L. 442 ,1 7 5 ,9 1 9 .2 5 nel 1887. Così nel movimento di emissione, come in quello di pa­ gamento hanno il primo posto le Fedi di Credito; vengono poi le Polizze notate, i Vaglia cambiarii, e i Polizzini e Mandatini.

Nel 1888 gli Stabilimenti in Napoli del Banco pa­ garono per conto delle altre casse 22,457 vaglia cambiari per L. 8 3 ,8 2 9,732.57 contro 19,844 nel 1887 per L. 8 5 ,0 8 0,693.46. Le altre Casse in­ vece ne pagarono per conto di Napoli 8119 per L . 3 4 ,4 5 6 ,4 6 5 .9 6 nel 1888, contro 5888 per li­ re 1 9 ,7 2 2 ,2 5 7 . 72 nel 1887. Le piazze con cui il

movimento è più importante sono quelle di Milano, Genova, Torino, Roma: le altre ebbero un movimento che variò da L. 57 milioni (Potenza) a L. 23 mi­ lioni (Chieti).

La sede di Napoli scontò nel 1888, 89443 ef­ fetti per L. 1 6 2 ,6 6 0 ,9 3 2 .1 4 ; contro 81,887 effetti per L. 16 7 ,5 3 7 ,0 7 0 .4 6 nel 1887. Sulla stessa sede gli altri stabilimenti scontarono nel 1888 effetti 61714 per L. 1 2 8 ,5 5 7 ,6 2 8 .1 8 contro 57922 effetti per L . 1 5 2 ,4 77,754.48 nel 1887. Le piazze di Milano, Bari, Genova, Torino e Roma rappresentano il mag­ gior movimento, le altre vengono dopo.

Le anticipazioni consentite nel 1888 ammontarono a 2727 per L. 2 4 ,3 5 9 ,2 1 6 .6 7 contro 2758 per L. 21,035,038.51 nel 1887 ; e quelle liquidate fu­ rono 2 5 0 4 per lo ammontare di L . 2 2 ,8 9 9 ,6 4 3 .3 5 contro 2773 per L. 20 ,6 9 1 ,5 7 7 .8 2 nel 1887. I va­ lori preferiti furono i Fornii pubblici, le Cartelle fondiarie, gli Ordini in derrate, le Obbligazioni co­ munali e provinciali, ed in ultimo luogo le azioni ed obbligazioni garentite dallo Stato.

Il movimento dei conti correnti fu il seguente :

Versamenti

1888 1887 F r u ttife r i.... L . 5 6 ,2 1 5 ,8 2 8 .5 2 L. 62.605,854.05 Infruttiferi . . » 152, 381,525. 42 » 188,944, 709. 81 P er risparmio » 14 ,9 2 2 ,7 6 9 .2 3 » 1 2 ,7 7 2 ,6 2 7 .2 2 *

Rimborsi

1888 1887 F r u ttife r i.... L . 5 5 ,6 1 3 ,0 5 0 .3 7 L. 6 1 ,1 34,174.24 In fru ttife ri.. » 150,816,607.81 » 189,630,051.01

Per risparmio » 13,266,398.07 » 11,765,331.27

Il Credito Fondiario offre le seguenti risultanze: Mutui consentiti 294 contro 197 nel 1887 ; Car­ telle emesse n. 98616 per L. 4 9 ,3 08,000 contro 3 2 6 1 9 per L. 1 6 ,5 0 9 ,5 0 0 nel 1 8 8 7 : Cartelle sor­ teggiate 7782 per L . 3 ,8 8 1 ,0 0 0 nel 1888 e 5400 per L. 2,7 0 0 ,0 0 0 nel 1 8 8 7 ; Cartelle versate per anticipata restituzione 5431 per L. 2,715,500 nel 1888 contro 8049 per L. 4,02 4 ,5 0 0 nel 1887. Al 51 dicembre 1888 erano in circolazione cartelle 299 ,4 9 5 per L. 149,747,500, contro 21 4 ,0 9 2 car­ telle per L. 106,046,000 nel 1887.

I Metalli preziosi nel primo trimestre del 1889

Il movimento dei metalli preziosi avvenuto nel 1° trimestre dell’anno in corso è asceso a L. 29 ,1 2 7 ,2 1 5 di cui L. 11,423,615 in oro e L. 17 ,7 0 3 ,6 0 0 in ar­ gento.

Queste cifre si dividono come appresso:

Importazione Esportazione

Oro in monete, verghe ec. L. 4,813,991 6,609,694 Argento in m onete... » 9,329,638 8,373,962

T o ta le ,... L. 14,143,629 14,983.656

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