GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI P R IV A TI
Anno XXI - Voi. XXV
Domenica 12 Agosto 1894
N. 1058
L’ ISTITUTO ITALIANO DI CREDITO FONDIARIO
La legge del 1890 che autorizzava il Governo a concedere l’esercizio del credito fondiario ad un Isti tuto che giungesse gradualmente a IOO milioni di capitale versato, stabiliva all’articolo 3° due modi diversi coi quali tale cifra doveva essere raggiunta.0 alla costituzione dell’ Istituto non partecipavano gli Istituti di credito fondiario esistenti, e bastava un capitale di 30 milioni che doveva essere portato a SO milioni entro tre anni e con emissioni di IO milioni per volta, mano a mano che le cartelle emesse raggiunsero il quintuplo del capitale.
Ovvero alla costituzione dell'Istituto partecipava alcuno degli Istituti esistenti ed in tal caso il capi taleversato doveva essere subito di cinquanta milioni. Avvenne che l’ Istituto Italiano di credito fondia rio sorgesse col capitale di quaranta milioni e che a costituirlo partecipasse il Credito fondiario della Banca Nazionale. Si credette che i quaranta milioni non bastassero di fronte alla legge e si fece la nuova legge del 1891 che sanò la differenza, autorizzando il Governo a concedere all’ Istituto italiano di Cre dito fondiario l’esercizio del credito stesso, malgrado avesse quaranta e non cinquanta milioni.
Logicamente la legge del 1891 ha adunque m o dificata la legge del Ì 8 9 0 sostituendo quaranta mi lioni là dove diceva cinquanta ; e siccome l’obbligo di raggiungere i 30 milioni di capitale versato entro tre anni, era fatto soltanto all’ Istituto che fosse sorto con trenta milioni di capitale e non poteva naturalmente essere fatto quando ne avesse già cin quanta, era evidente che avendo la legge 1891 so stituito ai cinquanta i quaranta milioni, non poteva estendersi al nuovo Istituto l’obbligo di versare entro tre anni i dieci milioni.
Il Governo, malgrado la chiara dizione della legge, malgrado la convenienza di non turbare il mercato con un appello di 10 milioni di capitale, malgrado infine fosse evidente che le condizioni del paese ave vano costretto I’ Istituto ad uno svolgimento molto più lento del previsto, voleva che fossero versati i dieci milioni, e non avendo credulo l’Istituto di sua convenienza ottemperare a tale ingiunzione, il Go verno lo dichiarò decaduto dal privilegio.
La notizia pubblicata dai giornali, e da alcuni in modo intenzionale, ha alquanto meravigliato il m e r cato, il quale non potè com prendere in che consistesse il privilegio che veniva tolto all’ Istituto. Abbiamo ricevuto lettere che ci chiedevano perfino se, dopo il decreto di decadenza del privilegio, l’Istituto fosse costretto a mettersi in liquidazione.
Val la pena quindi di fronte alle esagerazioni della pubblica opinione di esaminare, colla scorta della legge in che consista il privilegio da cui l’ Istituto e decaduto.
E lo dico chiaramente, a noi sembra, l’articolo 4 della legge 1890.
L’ Istituto Italiano di Credito fondiario aveva esso solo il privilegio di esercitare in tutto il R e g n o ; gli altri Istituti potevano continuare ad esercitare il credito fondiario, ma dovevano limitare le nuove operazioni alla zona rispettivamente a ciascuno di essi assegnata dalle leggi precedenti a quella del 1885 (art. 23 della legge 1890).
Però mentre il nuovo Istituto aveva la durata di 50 anni, il privilegio di esercitare da solo in tutto il Regno il Credito fondiario cessava dopo 15 anni di esercizio o quando la nuova società avesse stipu lati mutui per un miliardo di lire ; in questi due casi il Governo poteva concedere anche ad altri ]' esercizio del Credito Fondiario.
Essendo ora mancata per la eccessiva interpre tazione della legge, la condizione voluta dall’ art. 3 della legge 1890, cioè il versamento di 10 milioni, P Istituto è decaduto dal privilegio e quindi il Go verno del Re può concedere ad altre Società l’es er cizio del credito fondiario in tutto il regno assieme al- l’ Istituto, il quale così viene ad esporsi alla concor renza di altri esercenti prima che scada il quindi cennio.
Tutte le altre disposizioni delle leggi 1890 e 1885 rimangono però inalterate, giacché I’ ultimo comma dell’ art. 3 è soltanto una penalità contro l’ Istituto Italiano.
R im ane quindi fermo l’art. 23 che mantiene gli altri Istituti attuali, Monte dei Paschi di Siena, Opere Pie di San Paolo di Torino, Casse di Risparmio di Milano e di Bologna nelle respettive zone; e rimane ferma egualmente la condizione dell’ art. 1, comma secondo "del la legge 1883, per la q u a l e ) nuovi Isti tuti a cui il Governo volesse concedere il privilegio, debbono avere almeno 10 milioni di capitale versato, salvo il caso di Associazioni m utue di proprietari, poiché allora bastano 5 milioni di immobili confe riti- dagli associati.
dei dazi, non ha che scarso interesse a riordinarsi per mezzo dei Crediti fondiari, quando è sempre in certa la entità dei balzelli.
Gli Istituti esistenti non possono essere autorizzati a funzionare in tutto il Regno, perchè la legge 1890 indica cogli ultimi capoversi dell’ art. 23 e col- P art. 26 i limiti entro i quali il Governo può m o dificare i confini delle zone rispettive, o come possa conceder loro di operare nella provincia di Roma, e infine come debba provvedere a che le zone sprovvedute di Istituto locale ne abbiano uno.
Certo, era desiderabile che in questo momento, nel quale l’Istituto Italiano di credito fondiario aveva cominciata e con successo la emissione delle proprie cartelle, le quali erano dal pubblico apprezzate e ri chieste, non venisse un decreto a modificare le basi dell’ Istituto, e peggio ancora non fosse ad arte, igno riamo a quale scopo, svisata la portata del decreto; ma è destino che da qualche tempo in Italia, in quelle cose che riguardano il credito, si abbia la mano infelice.
In ogni modo, presto, speriamo, gli equivoci si chiariranno e le esagerazioni o malvolenze si rico nosceranno per tali. E 1’ Istituto Italiano di credito fondiario che cammina lentamente, è vero, ma in mezzo a tante insidie è pur riuscito a non avere con 30 milioni di m u tu 1, uè perdite, nè arretrati, l’ Istituto Italiano può emettere le sue cartelle sino a 2 0 0 milioni ed attendere i nuovi tempi, che spe riamo migliori, per accrescere il proprio capitale e cosi presentare al paese una forte compagine la quale, avendo fatto tesoro della esperienza del pas sato, potrà evitare quegli errori che hanno tratto in rovina tanti altri Istituti.
Li M 1 I I I FINANZIARIE I L 0 ) 1 1 DI E I A
Dopo molti sforzi il Comune di Roma era riuscito a riordinare le proprie finanze e a conseguire il pa reggio tra le entrate e le spese. Ora 1’ eterna q u e stione del bilancio del Comune di Roma torna nuovamente ad agitare l’amministrazione della capi tale e desta anche una certa preoccupazione nelle sfere governative. Mentre sembrava che, in seguilo all’ultima legge votata dal Parlamento a beneficio di Roma, si fosse potuto dare una sistemazione de finitiva al bilancio del Comune in modo da non doversene occupare più per parecchi anni almeno, la questione risorge a un tratto minacciosa e ciò in seguito ai provvedimenti finanziari pei quali il bilancio del Comune viene completamente sconvolto.
In questi giorni il sindaco di Roma diramò una circolare a tulli gli uffici municipali perchè ciascuno, per la parte che lo riguarda, trasmetta all’ufficio di ragioneria generale le rispettive previsioni per l’anno prossimo. Quindi, accertata quale sia la situazione finanziaria del Comune di fronte alle ultime leggi finanziarie, la Giunta vedrà se lo convenga rimanere o no al suo posto ed accettare o no la responsabilità del nuovo stato di cose. I provvedimenti finanziari hanno colpito più o meno lutti i Comuni del Regno; ma il Comune di Roma, per le sue circostanze ec cezionali, viene a risentirne un danno cosi forte che, senza esagerazione, il suo bilancio potrebbe esserne seriamente compromesso. Basti dire che pel solo
aumento dell’imposta di ricchezza mobile il Municipio di Roma deve sopportare sul suo prestito di 150 mi lioni un nuovo aggravio annuo di mezzo milione di lire. Vi è poi la questione del decimo sulla tassa di ric chezza mobile pei redditi industriali goduti finora dai Comuni e che in forza dei provvedimenti finan ziari passa a beneficio dello Stato. È vero che in corrispettivo il Governo esonera i Comuni dalle spese di commissione di prima istanza per le imposte dirette e consolida per dieci anni il canone del dazio consumo ; ma il Comune di Roma ha rinunziato ai maggiori proventi del dazio consumo e quindi, non potendo usufruire degli aumenti che potessero veri ficarsi su questo cespite nell’avvenire, si domanda se è giusto che perda duecentomila lire che ritraeva dal decimo suddetto. Vi sono ancora altre questioni come quella che limiti la sovrimposta ai tributi d i retti a 50 centesimi, mentre al Comune di Roma era stato concesso di arrivare fino a 65 centesimi. Tutto compreso dunque, senza accennare ad altro, il bilancio del Comune di Roma rimane spostato di un milione o più. Naturalmente il Municipio di Roma ha esposto q uesto stato di cose al Governo e l’on. Crispi ha promesso che se ne interesserà.
Va notato che il prestito di Roma è garantito dal Governo anche contro ogni possibile aumento di imposta. Se pertanto le trattative iniziate per un accordo non conducessero ad alcun risultato, non sarebbe improbabile che il Consiglio municipale di Roma rassegnasse in massa le dimissioni.
Queste sono le notizie che recano giornali auto revoli, e del resto per convincersi che sono fondate basta considerare la legge 22 luglio ultimo scorso sui provvedimenti finanziari e i numerosi suoi al legati. Ora, senza dire che le conseguenze dannose derivanti dai provvedimenti dell’ on. Sonnino non si faranno sentire soltanto sul Comune di Roma, bisognerà pure che il Governo trovi il modo di ri mediare a questo stato di cose, perchè in un modo 0 nell’ altro la sua responsabilità verrebbe sem pre in mezzo e allo Stato, in ultima analisi, ricadrebbe il peso dei nuovi oneri.
11 bilancio della capitale ha avuto, come è noto, un incremento considerevole nella parte passiva per 1 lavori edilizi. Dal 1881 al 1890 la spesa com plessiva è salita da 20.1 milioni a 53.3 milioni e questo aumento dipende principalmente dagli oneri patrimoniali e dalle opere pubbliche.
Quanto ai debiti per mutui li troviamo nel 1877 di poco inferiori a 38 milioni, nel 1886 salgono a 98 milioni, nel 1891 seno più che raddoppiati rag giungendo i 211 milioni in cifra tonda, di cui 189.8 in obbligazioni.
12 agosto 1894 L’ E C O N O M I S T A 511 policlinico, caserme, ecc. ) e gli altri 20 milioni
dovevano essere devoluti a sussidio di opere p u b bliche del Comune. Però non trovandosi il Co mune in grado di sostenere con le sole risorse ordinarie dei suoi bilanci, l’ onere degli impegni derivanti dalle opere pubbliche a suo carico, il C o n siglio com unale nella seduta del 5 aprile 1885 de liberava di contrarre un prestito di 150 milioni di lire mediante obbligazioni di debito municipale da L. 500 ciascuna, fruttifere del 4 per cento netto da ogni imposta ed estinguibili in rate uniformi an nuali entro il periodo di 75 anni da quello succes sivo alla loro emissione. Con la convenzione del 23 marzo 1883, approvata con la legge 8 luglio 1883, 11 Governo assunse la garanzia dell’ intero prestito fissando in 10 anni il 'tempo nel quale i lavori do vevano compiersi, con facoltà di prorogarlo a 15 anni con Decreto reale.
Le spese crescenti per la trasformazione edilizia della città e pei suoi pubblici servizi e le risorse insudicienti del bilancio comunale per sopperire agli oneri del prestito contratto I ' 8 luglio 1885 costrin sero il Comune ad invocare nuovamente l’ intervento dello Stato.
A tale affetto il Governo provvide con la legge 20 luglio 18 9 0 che conteneva le seguenti principali d i sposizioni : 1° si disponeva che le opere governa tive, le quali avrebbero dovuto essere fatte dal Co mune, sarebbero eseguite invece dallo Stato ; 2° si accorciava una nuova spesa massima di 10 milioni pel Policlinico ; 3° lo Stato assumeva a proprio carico la costruzione e il compimento di alcune opere edilizie, facendo risparmiare al Comune circa 24 m i lioni ; 4° lo Stato prendeva a suo carico la quota di spesa che gravava il Comune per le opere del T e vere ; 5° il Governo si assumeva la riscossione del dazio consumo de! Comune pel decennio 1891-1900, con l’impegno di pagare al Comune stesso annual mente 14 milioni; 6° fu stabilito di continuare per tuttala durala del prestito, cioè fino al 1959, in luogo che al 1901, l’annualità delle lire 2,500,000 che per la legge del 1881 doveva essere corrisposta dallo Stato al Comune di Roma per un ventennio. Qualora poi il Municipio non fosse in grado di eseguire le opere del piano regolatore, lo Stato sarebbe auto rizzato a proporre in sede di bilancio anticipazioni sopra quelle annualità, detraendole dalle ultime del concorso governativo; 7° si stabiliva che le spese di beneficenza che avevano fin qui gravato il bilancio comunale di una somma cospicua e di anno in anno crescente, non fossero più a carico del Comune, prov vedendosi alla beneficenza pubblica nella forma sta bilita dall’articolo 11 con le rendite delle confrater nite, congregazioni, congreghe, confratrie romane; 8° si prorogava infine a 20anni il termine pel compimento dei lavori pei quali era destinato il capitale del p r e stito di 150 milioni, che dovevano compiersi in 10 anni.
Infine con la legge 28 giugno 1892 fu approvata una nuova convenzione fra il Governo e il Comune, in forza della quale fu limitata a lire 26,700,000 la somma da erogarsi da quest’ullimo nelle opere go vernative e gli venne concessa una anticipazione di 12 milioni sulle ultime rate del concorso.
I sacrifici fatti dallo Stato come si vede sono r i levanti, nè la serie di essi pare possa dirsi chiusa.
Vedremo ora come si provvederà al nuovo disa vanzo prodotto dai provvedimenti finanziari.
A PROPOSITO DEI PR0TO1IENTI PER LA SICILIA
IV.
Abbiamo promesso di esaminare le condizioni della Sicilia rispetto ai tributi provinciali e comunali, con tinuando il nostro paragone con altre regioni.
Cominciamo dalla sovraimposta sui terreni e fab bricati.
1 lettori ricordano quali sieno le proporzioni delle imposte principali, compresi i dec im i:
T e rre n i F a b b ric a ti Totale
Lombardia.. milioni 17.8 9.9 27.7
Veneto... » 9.9 4.9 14.8
T o s ca n a .... » 5.8 5.8 11.6
L a zio... » 8.6 7.0 10.6
Sicilia... » 7.6 5.6 13.2
Ecco ora in quali proporzioni si troverebbe, se condo gli ultimi elementi, la sovrimposta provinciale nelle anzidette regioni :
T e rren i Fabbricati** Totale
L om bardia.... milioni 6.2 2.7 8.9
Veneto... » 4.7 2.0 6.7
Toscana... » 3.0 2.2 5.2
L a z io ... » 1-6 2 .5 4. 1
Sicilia... » 5.6 3.4 9 .0
Apparisce subito da queste cifre una sensibile sproporzione che riesce più precisa se si traduce in cifre percentuali,
Mentre le sovrimposte provinciali sono in L o m bardia il 0.32 per cento delle erariali, il 0 .4 5 , nel Veneto, il 0.44 in Toscana, il 38 per cento nel Lazio, nella Sicilia si ha niente altro che il 0.69 per cento, più del doppio cioè che nella Lombardia.
Le sovraimposte comunali, danno invece :
T e rren i F a b b ric a ti Totale
Lom bardia.... milioni 11.5 6.6 17.1
Veneto... » 10.2 3.7 13.9
Toscana... » 6.3 5.3 11.6
L a z io ... » 2.2 3.3 5.5
Sicilia... » 2.8 1.5 4.3
La sovraimposta comunale quindi, a paragone della imposta principale, sta nelle seguenti proporzioni : in Lombardia è il 0.65 per cento, nel Veneto 0.93 per cento, nella Toscana il 100 per cento, nel Lazio il 0.52 per cento, nella Sicilia il 0.32 per cento.
E computando insieme la sovraimposta comunale e quella provinciale, si hanno le seguenti propor zioni per le singole regioni e per ogni lira di im posta principale: Ogni lira di imposta Sovrimposta principale Lombardia milioni 26. 0 V e n e t o .... » 20.6 T oscan a... » 16.8 L a zio... » 9-6 Sicilia... * 13.3
Le quali cifre proporzionali ci dimostrano ch ia ram ente che se vi è squilibrio molto forte nel modo con cui le provincie ed i comuni si distribuiscono
0.94 1.32 1.45
0 . 90
tra loro la sovrimposta, così che le provinole sicule hanno la parte dei leone, nel complesso, le sovrim poste in Sicilia non hanno nn carattere di anorma lità, perchè stanno per proporzione alla imposta molto vicine alla Lom bardia ed al Lazio, e sono di gran lunga inferiori a (|uelle del Veneto e della Toscana.
I lettori com prenderanno senza dubbio tutta la importanza di queste risultanze, quando ricordino che i provvedimenti proposti per la Sicilia col pro gètto, che ha dato argomento a queste rapide con siderazioni, ha la sua base principalmente sulla pro prietà fondiaria.
Ritorniamo ora alle entrate degli enti locali e cominciamo da quelle delle provinole.
R complesso dei bilanci provinciali nelle entrate effettive rimane per le 69 provincia del regno, in torno a 90 milioni, dei quali l.o dei redditi patri moniali, 84 milioni le sovrimposte ed il rimanente altri proventi ordinari e straordinari.
II complesso delle entrate, nelle solite regioni, si divide così: Lombardia.. . . 10. 0 milioni Veneto... 8.2 » Toscana... 5. 9 » L a zio... 4 .2 » Sicilia... 9.6 »
Le quali cifre dimostrano che le provinole della Sicilia non hanno entrate effettive che sieno supe riori alla posizione di relazione che la Sicilia tiene nel regno, circa il decimo, e non sono nemmeno, ec cetto 'che per la Toscana, molto squilibrate rispetto alle altre; regioni, colle quali abbiamo istituito il n o stro paragone.
La parte che riguarda il debito provinciale, ci pare meno norm ale; le entrate per movimento di capitali figurano nei bilanci provinciali per circa 15 milioni, dei quali 2.7 la Lombardia, 1 il Veneto, 0 .6 la Toscana, 1 il Lazio, e 2.2 la Sicilia ; da questo aspetto quindi le provincie siciliane sono più aggravate, sebbene non possa dirsi che 1’ aggravio sia grande specie se si pon niente che la sola provincia di Caltanisetta figura con una entrata di movimento di capitale per oltre un milione.
Veniamo ai Comuni :
La somma totale che i Comuni riscuotono nel Regno per tasse, diritti, dazi ed imposte, si aggira intorno a 400 milioni dei quali circa 40 la Sicilia e quindi appunto intorno a quel decimo che corri sponde alla sua relativa posizione nel Regno.
La Lombardia ha una cifra di 47.5, il Veneto di 33,4, la Toscana di 33.8, il Lazio di 35.4. Com plessivamente adunque riguardate le entrate com u nali, la .Sicilia nulla presenta di molto anormale.
In quanto alle entrate comunali provenienti da movimenti di capitali, cioè da debiti creati, il totale dei Comuni del Regno dava la cifra di 125 milioni e le solite regioni davano:
Lombardia.. . . 13. 7 milioni Veneto . . . 2. 8 » Toscana... 4. 5 » L a z io ... 41. 8 » Sicilia... 4. 7 »
Tolto il Lazio colla sua enorme cifra, dovuta quasi tutta al Com une di Roma appare chiaram ente che la Sicilia se sta da questo aspetto dei debiti peggio del Veneto, e di gran lunga in migliori condizioni della Lom bardia e si trova alla stessa stregua della Toscana.
I principali cespiti di entrata dei le seguenti cifre in milioni :
comuni danno
Lom bardia Veneto Toscana Lazio Sicilia
— — — — — Rendite patrimo-niall... 4. 8 4.3 2.0 2.6 4.3 Proventi diversi 1.7 1.0 0.6 0.6 0.7 Dazio consumo comunale.. . . 12 7 7. 2 11.6 18. 1 22.2
Altre tasse e
di-ritti... 5. 8 3.3 5.7 4.4 5.2
Circa le rendite patrimoniali quindi la Sicilia sta al pari della Lombardia, del Veneto e proporzional m ente del Lazio, ed è più del doppio superiore alla Toscana ; — nei proventi diversi è inferiore alla Lombardia ed al Veneto, ma superiore alla Toscana; nelle altre tasse e diritti non è molto diversa dalla Lombardia e dalla Toscana ed ha maggiori entrate del Veneto. Dove la sperequazione è evidente è nel dazio di consumo, del quale abbiamo dato in altra occasione le cifre e che qui ripetiamo per tutte le regioni.
A m m ontare Quota p er ab itan te
Piemonte... L. 12,008,218 3. 70 Liguria... » 11,301,314 11.80 Lombardia... » 12,771,248 3. 30 Veneto... ■» 7, 209,917 2. 60 Emilia... » 6,489,283 2.80 Toscana... » 11,682,629 5. 00 Marche... » 2,487,716 2. 60 Umbria... » 1,881,036 2. 10 L a zio... » 18,120,983 17. 00 Abruzzi e Molise . . . » 1,857,033 1.30 Campania... » 20,259,124 6. 70 Puglie... » 7,129,747 4. 30 Basilicata... » 645,283 1. 20 Calabrie... » 2,771,284 2. 10 Sicilia... » 22,218,045 7. 50 Sardegna... » 2, 154,525 3.00
Totale del Regno L. 140, 987, 715 4. 60
Il dazio comunale si è svolto nel Regno più ohe qualunque altro cespite di entrata, giacché nel 1867 dava appena 5 6 milioni, 61 nel 1870, l’ anno ap presso 71, 83 nel 1875, nel 1879 giungeva a 90 milioni, arrivava a 101 nel 1882, a 112 nel 1885, a 122 nell’ anno seguente, a 130 nel 1887, e lo troviamo nell’ ultimo anno a cui arrivano le stati stiche a 141 milioni.
12 agosto 1894 L’ E C O N O M I S T A 513 cominciare dal 1873 ed in milioni di lire per le
diverse regioni : 1873 1877 1883 1889 Piemonte . . . 6.9 6.9 9.2 12.0 Liguria... 6.4 6.9 7.9 11.3 Lombardia.. 6.7 9.0 10.1 12.7 Veneto... 5. 1 6.1 6.2 7.2 Emilia... 4.4 4.8 5.4 6.4 Toscana. . . . 10.1 10.0 9.0 11.6 Marche... 1.6 1. 7 1.9 2.4 Umbria... 1 . 0 1.1 1.2 1.8 L a zio... 7.5 8.3 9.6 18. 1 Napoletano. 16.6 19.0 25.5 32.6 Sicilia... 10.3 13.2 16.0 22.2 Sardegna. . . 0. 8 1.1 1.5 2. 1 Regno.. . 77.8 88.5 104.2 140.9
La tendenza all’ aumento del dazio consumo co munale si manifesta adunque in tutte le regioni ; alcune poche, come la Toscana, danno nel periodo delle oscillazioni in meno, ma il complesso del m o vimento è sempre quello di accrescere la somma dell’ aggravio.
In alcune regioni però 1’ aumento è molto limi tato, in altre invece è rapido ed altissimo. La T o scana ha aumentato il dazio consumo nel periodo 1873-89 appena del 10 per cento; il Veneto del 40 per cento, l’ Emilia del 45 per cento; hanno raddoppiato circa questo aggravio: la Lombardia, la Liguria, l’ Umbria, il Napoletano; il Lazio, la Sicilia e la Sardegna danno le maggiori cifre di aumento, cioè il Lazio 140 per cento, la Sicilia 115 per cento, la Sardegna 175 per cento.
Occorre appena avvertire tutta la importanza di questo fatto, che non mancò nem meno di essere una determinante dei recenti disordini che turbarono la Sicilia.
IL COMMERCIO ITALIANO NEL PRIMO SEMESTRE 1894
1 primi cinque mesi di quest’anno indicarono cia scuno una diminuzione nella importazione ed un aumento nella esportazione, tanto che alla fine di maggio si aveva un totale di 47 milioni di minore entrata di merci, e di 53 milioni e mezzo di m a g giore uscita.Nel sesto mese è continuata la diminuzione della importazione per poco più di 15 milioni raggiungendo così i 62 milioni, ma ia esportazione ha segnato una lieve diminuzione di mezzo milione.
Le cifre complessive pertanto paragonate nell’anno precedente segnano esclusi i metalli preziosi:
1893 1894 Differenza Importaziona 608,435,193 foportaiione 478,475,041 546,305,062 - 62,130,131 533,520,988 + 55,045,947 Totale 1,086,910,234 1,079,826,050 7,084,184
Complessivamente quindi il movimento inte rna zionale degli scambi è in perdita di 7 milioni sul 1893. Però dall’ andamento generale dei traffici si può ritenere di essere già arrivati al punto nel quale le cifre totali oscilleranno per qualche tempo intorno ai due miliardi e duecento milioni, la quale entità
del nostro commercio internazionale è grandem ente inferiore a quella di altri paesi molto piu piccoli del nostro.
Prognostici sulla ripresa non sono possibili, nia è certo che se il Governo intralascierà per qualche tempo dal toccare le tariffe ed i tributi più diret tamente annessi al commercio, questo si adatterà anche al letto di Procuste delle tariffe protezioniste e potrà prendere quella espansione che dai regimi non liberi è concessa solo entro certi limiti.
Intralasciamo un esame pnrticolarèggiatoVdelle voci del nostro movimento poiché non vi possono essere1 e non vi sono infatti grandi variazioni. Quando no teremo una minore uscita di 10 milioni nel vino ed una maggiore di 16 milioni nell’ olio d’ oliva; una minore entrata di caffè, zucchero, tabacco per nove milioni circa ; un aumento di 3 e mezzo ini - boni nel solfato di rame ; i legni e radiche per tinta e per concia perdenti alla esportazione oltre due mi lioni ; una minore entrata di canapa, lino, juta, greggi per oltre 2 milioni, e por altrettanti di filati e tes suti delle stesse m a te rie ; un aumento di entrata di cotone in bioccoli e in massa per oltre cinque mi lioni, ed una diminuzione di entrata di tessuti stam pati di cotone per tre milioni ; — un aum ento di uscita in quasi tutte le voci del cotone per quasi tre milioni ; — una diminuzione alla importazione di quasi tutte le voci lana per oltre due milioni, ed un aumento alla esportazione per oltre tre milioni ; una diminuzione alla categoria seta per la im porta zione per undici milioni, di cui otto circa i bozzoli, e la seta tratta greggia; ed un aumento alla espor tazione di olire 16 milioni, dei quali 16 la seta tra tta ; quando aggiungeremo anche che nella stessa categoria seta vi è un piccolo aumento nella uscita dei tessuti, compensato da una diminuzione nei ca scami ; che si irova per qualche milione aumentata la importazione delle macchine e per dieci milióni di carhon fossile, m entre lo zolfo dà una minore uscita di quasi due milioni e mezzo; — che la im portazione dei cereali fu per 40 milioni minore del 1893, m enire aum entò di 2 1li milioni la esporta zione degli aranci e lim oni; — che sembra rinvi gorita la esportazione del bestiame che dà le seguenti cifre per n u m e ro : 1893 1894 differenze C a va lli... 561 568 4 - 7 M u li... 67 103 + 67 Asini... 368 547 + 368 B o v i... 6,183 10,308 + 6 183 T o r i ... 604 662 + 604 V a cch e ... 1,284 2, 892 + 1, 284 Giovenche e Torelli. 47 80 + 47 V i t e l l i ... 2,838 2,308 530
che diminuisce di un milione la entrata e cresce di oltre mezzo la uscita del formaggio, e cresce di oltre sette milioni la uscita delle uova di pollame, — da queste poche note i lettori si saranno formato un concetto delle principali differenze.
Ecco ora il solito specchio delle categorie:
i m p o r t a z i o n e
C A T E G O R IE secondo la tariffa doganale
Valore delle merci im portate dal 1° genn. al 30 giugno dell’ anno 189* D ifferenza col 1893 13.924,857 + 726,242 I I . I I I .
G eneri colon., droghe e tabacchi. P rodotti chim. gen eri m edicinali,
35,286,351 - 9,118,211 26,533,129 + 263,445 12.943,004 + 992,748 IV . Colori e generi per tin ta e per
V. Canapa, lino, j u t a ed a ltri vege
ta li filam entosi esci, il cotone. 11,127,801 89,112,490 - 4,293,773 — 3,578,183 35,291,540 - 2,228,192 46,512,782 - 10,906,013 18.957,598 + 53,869 5.761,312 — 376,33* 22.466,122 + 1,234,991 X II. X I I I .
M inerali, m etalli e loro la v o ri.. P ie tre, te rre , v a se lla m i, v e tri e
61,144,095 70,294,043 56,596,738 32,602,368 7,700,832 + 2,346,337 + 7,760,195 X IV . XV.
C ereali, fa r., paste e prodotti ve- g e t.,n o n com presi in a ltrecateg . A nim ali,prodotti e spoglie di a n i
m ali non com presi in a ltre cat.
- 40,739,511 - 3,325.163 - 942,578
X V II.
T otale delle prim e 16 categorie 546,305,062 39,694,000 - 62,130,131 + 20,230,500 T o tale g e n e r a l e .... 585,999,062 - 41,899,631 ESPO R TA ZION E C A T E G O R IE
secondo la tariffa doganale
Valore delle merci esportate dal l°g en n . al 30 giugno n e ll’ anno 1894 Differenza col 1893 74,356,220 4 - 8,152,644 I I . I I I .
G eneri colon, droghe e tabacchi. P rodotti c h im .,g en eri m edicinali,
1,981,241 18,879,329 5,595,199
- 724,506 - 803,231 IV . Colori e generi p er tin ta e per
- 1,966,922 V.
V I.
C anapa, lino, j u t a ed a ltri vege
ta li filam entosi, esol. il cotone. 23,670,778 19,042,934 + 279,143 + 2,824,643 9,023,275 169,356.180 + 3,181,940 V I I . + 16,541,415 IX . X. X I. X II. X IIIo 20,202,259 + 2,760,649 3,590.986 - 596,976 12,078,319 + 409.590 M inerali, m etalli e loro la v o ri..
P ie tre, t e r r e , v asellam i, v e tri e
19,656,760 + 2,121,288 25,962,299!- 2,170,754 X IV .
XV.
xvr.
C ereali, fa r., paste e prodotti ve g etali, non com pr. in a ltre cat. Anim ali, prodotti e spoglie d i a n i m ali, non compr. in a ltre categ
52,867,918 69.084,63b 8,172,662 + 8,916,126 + 14,258,404 + 862,494 xvii.
Totale delle prim e 16 c ateg o rie.. 533,520,983 19,242,400
+ 55,045,947 + 4,087,800 T otale g e n e ra le .. . . 552,763,388 + 59,133,747
E d ecco quello delle entrate doganali :
Titoli d i riscossione D azi d ’im portazione D azi d i Esportazione S opratasse di fa b b ri cazione... D iritti di b o llo . . . D iritti m arittim i . . P ro v en ti d iv e rsi . . 1894 95,603,111 2,329,730 897,885 495,204 2,913,097 392,354 1893 114.005,661 2,876,415 1,355-382 672,399 2,979.688 455,243 D fferenza - 18,402 550 - 546,685 - 457.497 177,195 - 66,591 - 62,889 T o t a le . . . 102,631,381 122,344,788 19,713,407
Rivista Economica
Le condizion i economiche d e ll’ Argentina —L imposta prog ressiva in A u stria.
Le condizioni economiche dell’ Argentina. — Con questo titolo il Times ha pubblicato un rapporto del suo speciale corrispondente a Buenos_ Ayres. L ’ importanza di ciò che vi si dice, la serietà del giornale e l’ interesse che può avere sotto molti aspetti anche per noi, c’ induce a riassumere quanto più brevemente la lunga lettera, che tanti insegnamenti potrebbe fornire anche all’Italia, se in Italia gli occhi servissero.... per vedere e il cervello per meditare.
La relazione del corrispondente del Times lascia un ’ impressione tanto più triste, quanto più si vede che egli cerca di non aggravare le tinte e che si tratta di un paese di risorse naturali quasi inesauribili distratte o paralizzate da un pessimo governo e dalla
corruzione. _
Delle d 4 provincie che costituiscono la repubblica Argentina non v ’ è che una, una sola, Entre Rios, che abbia finanze sane : le altre sono tutte oberate di debiti, affatto sproporzionati ai loro mezzi e a c c u mulati con una incuria e spensieratezza che pur troppo non sono speciali ad esse soltanto.
Il corrispondente del Times esamina le condizioni delle varie provincie, ad una ad una, mettendone a confronto gl’ impegni e le rendite, per mostrarne lo stato di più o meno aperta bancarotta. Sono tutti particolari interessanti, ma non ci è possibile di riportarli. Meglio è invece che vediamo a quali cause si fa risalire tanto e così generale sfacelo.
Una delle principali, secondo lo scrittore della lettera, si trova nelle continue turbolenze politiche; ma la più grave dipende dalla natura stessa del popolo dell’Argentina, che non si persuade in nessun modo a guardare le cose in faccia. E questa specie di fatalistica noncuranza, questo affidarsi continuo nel futuro per giustificare la mancanza di coraggio nel provvedere al presente, che toglie la speranza di un migliore avvenire.
U n’altra causa il corrispondente del Times ricerca nelle relazioni delle provincie col governo centrale. In realtà le provincie sono come altrettanti Stati indipendenti, governati da propri Parlamenti e strette da vincoli assai deboli, talvolta anche per le grandi distanze e per la mancanza di comunicazioni, tra loro e col Governo centrale. Questo non ha modo di esercitare alcun serio controllo sulle am m inistra zioni, che sono spesso in balìa di potenti clientele
locali, fonti di privilegi e di corruzione, e se qualche provvedimento è preso dal Governo, ne seguono seri confitti e le rivoluzioni, di cui ci dà notizia tanto spesso il telegrafo.
12 agosto 1894 L’ E C O N O M I S T A 515 Per rimediare a u n a siffatta condizione di cose,
l’autore dello scritto discute quali riforme si do vrebbero introdurre nella turbolenta repubblica ; noi vogliamo invece finire con una curiosa osservazione ch’egli fa.
A dispetto, dice, di tutte queste avverse circostanze chi osserva esteriormente l’Argentina deve constatare che negli ultimi cinque anni essa ha avuto un rapido sviluppo. L arghe zone di terreno furono date a col tura, le importazioni e le esportazioni crebbero no tevolmente; ma che tutto ciò non sia se non una parvenza di progresso, lo prova la persistenza del deprezzamento monetario. Le anormali condizioni del credito m entre sono contrarie ai veri e permanenti interessi del paese, servono però di stimolo ad un commercio artificiale, dovuto a quella specie di pro tezionismo che viene dall’aggio dell’oro. L ’esportatore calcolando il prezzo delle derrate in oro, si trova poi col cambio, in possesso di una quantità molto maggiore di moneta di carta che gli fa credere di essere più ricco di quanto sia in realtà. P er tal modo il giusto concetto del valore si perde e la carta scende sempre più di prezzo, preparando nuove sorprese e catastrofi al paese. I capitali esteri r ifu g gono dal cercare colà un collocamento e gli emi granti s’allontanano da una contrada dove le mercedi hanno un cosi incerto valore. L ’aggio sale ormai al 400 per 1 0 0 ; ma non pare che con tutto ciò il governo argentino sia persuaso di dover scegliere la via più dolorosa, m a più sicura per salvarsi : si dice anzi ch ’egli voglia ricorrere a nuove emissioni di carta, per sopperire al deprezzamento della moneta. L’ imposta progressiva in Austria. — Il movi mento in favore dell’applicazione della imposta pro gressiva si è fatto sentire anche in Austria e non vi ha destato quelle vive opposizioni che contro di esso si sollevano in altri paesi.
L’antico ministro delle finanze, cisleitane, signor Dunajewski aveva elaborato un progetto in questo senso e il suo successore, Steinbach, se lo era ap propriato.
Dopo la costui caduta, lo fece suo anche il si gnor De P lener e ora sta per presentarlo al Reichs- rath, dopo averne modificate alcune parti.
Il sistema, accettato dal signor De Plener, su r rogherebbe alle imposte attualmente esistenti quelle che seguono :
imposta sulle imprese industriali;
imposta sulle imprese che hanno l’ obbligo di pubblicare i loro bilanci a epoche determ inate;
imposta sugli stipendi ; imposta sulle rendite.
Alle quali quattro contribuzioni dirette verrebbe, inoltre, ad aggiungersi u n ’ imposta progressiva, che colpirebbe in modo generale tutti i redditi quali che siano.
Questa imposta si sovrapporrebbe, in certi casi, a quelle più sopra enunciate, o supplirebbe, occor rendo, alla loro insufficienza.
La quale contribuzione complementare sarebbe stabilita secondo le dichiarazioni fatte dagli stessi contribuenti che sarebbero riscontrate, nei limiti del probabile, da Commissioni speciali.
Ne sarebbero esenti tutti quelli che hanno c u r e d dito inferiore a 6 0 0 fiorini, i padri di famiglia con numerosa prole; le persone affette da infermità che loro tolgono la possibilità di pagare.
La progressione, d’altra parte, non si eleverebbe
al di sopra del 4 0/o, anche per i redditi più ele vati. La scala ascendente partirebbe da 0,6 per cento per i redditi di 601 fiorini e si eleverebbe insensi bilmente a 1 °/„ per i redditi di 1000 fiorini, a 2 % per quelli di 20 0 0 fiorini, a 3 0/o per quelli di 3000 fiorini e cosi di seguito.
LA SITU AZIO NE D EL TESORO
al 3 0 g iu g n o 1 8 9 4
11 conto del Tesoro al 30 giugno 1894, cioè a dire alla fine dell’esercizio dal 1° luglio 1893 al 3 0 giugno prossimo passato, dava i seguenti resultati :
. V Cl i v o :
Fondi di Cassa alla chiusura
dell’ esercizio 1892-93...L. 247,043,982.31 Entrate di bilancio... » 1,763,022,542.98 Debiti e crediti di Tesoreria... » 2,509,666,795.29 Totale a ttiv o .... L. 4,522,733,320.58
P a s s i v o :
Spese di bilancio... L. 1,863,082,491.98 Per decreti ministeriali di scarico » 2,139,123-95 Debiti e crediti di Tesoreria.. . » 2,322,907,51o. 42
Fondo di cassa al 30giugno 1894 » 334,604,191.23
Totale p assivo.... L. 4,522, 733,320.58
Il seguente specchietto riepiloga la situazione dei debiti e crediti di Tesoreria.
30 giugno 1893 30 g iugno 1894 D ifferenza
Conto d i cassa L. 247,043,982.31 334,604,191. 28 -H 87,560,208.92 Situ az.d ei crediti
di T e so reria.... 60,786,663.90 146,653, 263. 77 H- 85,866,599.87 T ot. dell’attivo L. 307,830,646.21 481,257,455.00 +173,426,808. 79 S itu a z .d e i debiti di T e so re ria .. 633,385,854.66 906,011,736.40 —272,615,881.74 Situazione( at^ va di cassa (passiva > 325,555,208.45 424,754,281.40 — 99,199.072.95
Gli incassi, dal 1° luglio 1895 a tutto giugno 1894, cioè a dire nell’ esercizio finanziario 1893-94 ascesero a Lire 1 ,7 6 6 ,0 2 2 ,5 4 2 .9 8 , di cui Lire 4 ,5 6 0 ,9 0 5 ,3 1 7 .8 7 spettano all’ entrata ordinaria e ,L. 2 0 5 ,1 1 7 ,2 2 5 .1 1 a quella straordinaria. E la somma complessiva supera di L. 31,812,615.48 gli incassi dell’eserc. 1892-93 ed è inferiore di L. 19,306,675.96
alle previsioni del 1893-94.
Il seguente prospetto contiene l’ammontare degli incassi per ciascun tributo nell’ esercizio 1893-94 in confronto a quelli dell’ esercizio 1 8 9 2 - 9 3 e alle previsioni. Entrata ordinaria Incassi d e ll’esercizio 1893-94 Diff«renza fra gl’ incassi del 1893-94 e quél li del 1892-93 Differenza fra i fatti e le previsioni del 1893-94 R endite p atr im oniali
dello S ta to ... L. Im posta sui fo n d i ru
stici e sui fabbricati Im posta sui redditi di ricch . mobile . . . Tasse in am m inistra-]
zione del M inistero delle F in a n z e ... Tassa sul prodotto del
m ovimento a grande e piccola veloc. sulle fe rro v ie ... D iritti delle Legaz. e
dei Consolati a ll’ e-s te r o ... T assa sulla fabbrica
zione degli s p ir iti, b irra , ecc... D ogane e d iritti m a
rittim i ... D azi in te rn i di cons.
esclusi quelli delle c ittà di Napoli e di R o m a ... D azio cons. di Napoli Dazio cons. di Roma. T a b a c c h i... Sai*... ... M ulte e pene pecu
n ia rie relativ e alla riscos. delle imposte L o tto ... P o s t e ... T eleg rafi... S e rv iz i d iv e rs i... Rim borsi e concorsi nelle spese... E n tra te d iv e rs e . . . . P a rtite di g i r o ... T o t.E n tra ta ordin.L.
Entrata straord.
E n tra te effettive . . . Movim. di c a v ita li.. Costruz. di fe> rovie. Capitoli agg iu n ti per
re sti a t t i v i . .
82,463, 193,134, 233,639,
Tot. e n tra ta strao rd . Tot. generale incassi
196,544,232.12 17,907; 590, 29,780. 232,233, 56,170, 15,207, 16,799, 192,425, 66,161, 12, 64,573, 49,719. 14,924, 20,100, 34,227, 12.153, 32,136 - 425,653.08 -1- 11,125.33 -1 ,2 4 0 ,9 2 5 .2 5 - 955,830.49 - 414.825.20 - 96,681.03 -+- 686,437.11 8,809,331.43 —2,917,885.97 661,611.94 —1,939,665.32 865,217.88 + 489,301.01 127,349.93 1,675,158.66 -1- 8,363,699.86 - 3,801,751.49 +11,280.500.19 +14,145,534.18 — 68.169.15 +3,519,601. — + 5,695 70 —4.270,586 58 +1,530.826,95 - 96,713 93 + 377,848 97 -9,456,737.47 + 496,705 78 —25,989,795. 1,560,905,317.87 8 309,749 04 178,817, '25.61 17,838,682 30 4,180,497 93 +12,195,342.43 + 14,599.525.12 + 405,329.81 I 3,159,401.56 8,442.34 -6 ,0 9 9 004 43 - 86,724.57 + 353.304 39 —1,082,348.— 6,685,706 20 — 657,858.13 -28,137,093.68 667.56 205,117,225 11 -20,572,824.89 — 5,422,384.57 +75.363,756.69 —1 .’,302,346.30 —3,371,921.92 + 52,385,440. 37 1,766,022.542.98 -31,842,615 48 -28,918,858.52 — 9,641,390.66 + 10.382,313 28 -19,021,118.23 - 12,62183 + 9,612182.56 + 19,306,675.96
Le spese, ovvero i pagamenti di bilancio ascesero nell’ esercizio finanziario 1893-94 alla somma di L. 1 ,8 6 5 ,2 2 1 ,6 1 5 .9 3 , la quale rappresenta un au mento di L. 7 1 ,436.759.08 sui pagamenti fatti nel- 1’ esercizio 1 8 9 2 - 9 3 e una diminuzione di Lire 8 6 ,0 13.076.39 sulla spesa prevista per il 1893 94.
Il seguente specchio contiene l’ am m ontare dei pagamenti per ciascun Ministero in confronto a quelli fatti nell’ esercizio precedente, e alle previ sioni per il 1893-94 : P agam enti P ag am en ti n e ll’ esercizio 1893-94 Differenza fra i pagam enti fa tti n e ll’eserc. 1892-93 Differenza con le previsioni per il 189 -94 Minist. del Tesoro L.
Id. delle Finanze. ] Id. di Gr. e Giust. Id. degli Aff.Esteri Id. della Istr. Pub. i
Id. dell’Interno .. | Id. dei Lav. Pubb.! Id. delle Poste e> dei Telegrafi. ] Id. della Guerra.. j Id della Marina.. ! Id. dell’Agric Ind i e Commercio. ! 965 512,442.15 +93,690,812 33U .3 1 ,163,603.63 195,726,214 99 — 4,127.340 63 —17,590,288 48 34,821.905 66 + 621,438 54 + 371,489.52 8,805,847.13 +- 138,370 47 — 629,879.34 42 367,845 32 + 213,579.20 — 2,774,805 9o 62,812,289.70 — 125,655.19 — 2,902,243.68 107,611,453.97 —3 1 ,877,612.10—68,119,509.48 62,505 832.24 — 1,160,296. 08 - 3-256,191 13 26.3,585,699.05 — 2,364,667 7 0 —10,988.440 56 118,073,322.54 +16,748,375.06 - 8 851,149.61 11.227,640.23 - 3 1 1 ,2 4 4 .8 2 ]- 2,135,661 31 Tot. pagamenti di ’ . Bilancio. . .,1,863,082,491.98 +71,436,759.08 - 86,013,076.39 Decreti Ministeriali di scarico. . . | 2,189,123.95 - 651,282.46 + 2,139,123.95 Totale pagamenti 1,865,2211,615.92 +-70,885,476.621 (— 83,873,952.44
Confrontando finalmente l’ entrata con la spesa, resulta che nel 1893-94- le spese superarono 1’ en trata per la somma di L. 99,199,072.93, mentre nell’ esercizio precedente erano state superiori sol tanto di L. 60,126,211.81.
Relazioni commerciali fra l’Italia e il Giappone
Il Console italiano in Y okoham a ha inviato al no stro governo un rapporto sugli scambi commerciali fra l’ Italia e il Giappone negli anni 1 8 9 2 - 9 3 .
L’esportazione dei Giappone in Italia negli anni 1 8 9 2 - 9 3 , si riassume nelle seguenti cifre:
Nel 1893 ... dollari messicani 1,631,907 68
Nel 1892 ... » 1,254,330 56
Differ. a favore del 1893 doli. mes. 377,577 12
Gli articoli che contribuirono a questo aum ento sono per più di 332 mila dollari la seta greggia, la seta Noshi ed i cascami, per la rim anente somma i ventagli ed altri.
Importazione dall’ Italia al Giappone :
Nel 1893 ... dollari messicani 86,578 31
Nel 1892 ... » 67,679 96
Differ. a favore del 1893 doli, messic. 18,898 35
Contribuirono a questo aumento gli articoli se guenti : pallottole di corallo, vermut, vino, sigarette, burro, fazzoletti di cotone, olio d’oliva, ecc.
Riest e confortante il rilevare l’ importanza ognor crescente del nostro commercio d’ importazione dal Giappone, ed il modesto, ma soddisfacente aumento della nostra esportazione verso il Giappone.
La differenza pero fra i due commerci è ancora troppo grande, e dobbiamo far voti perchè il secondo raggiunga la cifra del primo.
Nel 1893 i piroscafi approdati a queste coste provenienti dall’estero furono 1660 con tonnellate 2,214,220. I velieri 770 con tonnellite 121,120. Totale bastimenti 2 ,4 3 0 con tonnellate 2,333,340.
L’aumenio sul 1892 nei piroscafi fu di 242 e nelle tonnellate di 432,628.
Nei velieri vi fu anche aum ento nelle tonnellate per 12,031, ma diminuzione nel n u m e ro per 70.
12 agosto 1894 L’ E C O N O M I S T A 517 La bandiera inglese tiene il primo posto: seguono
a grande distanza, la giapponese e la telesca. Nessun bastimento italiano, nè a vela nè a vapore, approdò al Giappone negli anni 1892 o 1893.
IL MOVIMENTO COMMERCIALE E INDUSTRIALE
della provincia di -Reggio Calabria nel 1893
Il movimento degli affari nel 1893 fu lento, in certo e faticoso. Le transazioni coll’estero che prima si compivano con un semplice giro di telegrammi e di ordinazioni, durante il 1893 indugiarono per su c cessivi dibattimenti di prezzi, di condizioni e di ga ranzie presentate o richieste.
Le condizioni di questo stentato svolgimento, trat tandosi di merci e derrate che sogliono costantemente permutarsi da circa un secolo fra le stesse piazze, debbono ricercarsi non solo nel brusco movimento dei cambi, ma anche in quella mutua diffidenza, sin cera o procurata, che seguì al turbamento del mercato finanziario e della circolazione.
Tuttavia sul resultato finale la cifra complessiva del movimento non presenta notevole differenza da quella dell’anno passato, specialmente per quanto concerne la quantità della merce. Avendo però as segnato nelle statistiche il valore consuetudinario, conviene, almeno per quanto concerne l’importazione, aumentare il prezzo del cambio.
La cifra relativa a questa importazione non è per altro molto significativa per questa provincia. Essa non varia per cause propriamente economiche come sarebbero il restringimento dei consumi, il progresso delle industrie nazionali, o la maggior convenienza di provvedersi all’ interno. La merce estera continua talvolta ad arrivare sulle piazze della provincia in quantità più o meno considerevole in rapporto agli anni precedenti, ma vi giunge già nazionalizzala; sicché, come fu più volte osservato, la vicinanza dei grandi porti e le maggiori facoltà concesse alle dogane in quelli stabilite, decidono talvolta della maggiore convenienza di assegnare una piuttosto che u n ’altra località per ragione di economia di trasporto. E per ciò che nelle relazioni la Camera di commercio di Reg¡io Calabria è usa di dare maggiore importanza che di solilo non si concede al movimento delle merci e derrate che si scambiano tra questo litorale ed i grandi porti dell’ interno del Regno.
Anche l’esportazione di taluni fra i principali pro ficui per regioni lontane, come T America e I’ I n ghilterra, viene fatta dalle Case di Reggio col traspor tare prima la merce a Messina, c n semplice lascia passare come se fosse effettivamente destinata su quella piazza; ma quivi è poi caricata per la definitiva destinazione sui piroscafi dell 'Anchor Lineo di altre Compagnie che non sogliono toccare la rada reggiana.
A parte dunque alcuni grossi carichi di olio di oliva, che nel 1893 non hanno raggiunto le 600 0 tonnellate spedite direttamente in Russia ed in Inghilterra, e la seta mandala a Lione per ferrovia in quintali 8 1 6 , tutto il commercio diretto coll’estero non consterebbe che di piccole partite, le quali da una parte e dal l’altra non eccedono le 12,000 tonnellate.
Continuando, dunque per ragione di metodo, a distinguere nelle tavole statistiche il movimento delle merci coll'estero da quello che concerne lo scambio
in cabotaggio coi porti dell’interno, conviene segnare intanto il movimento effettivo in complesso che fu di :
Prodotti esportati Tonn. 84,740 per L. 43,187,164
Merci importate. . » 78,050 » » 29,862,123
L ’anno 1892 il movimento era stato di:
Prodotti esportati Tonn. 121,165 per L. 47,660,622
Merci importate... » 67,174 » » 29,392,227
Mentre nell’anno di cui trattiamo, l’ importazione non diminuì che di lire 469,896, l’esportazione pre senta una diminuzione più significante, cioè di lire
4 ,4 7 3,438. . . . .
L’ esportazione fu minore verso tutti gli Stati, eccetto l’ A ustria-Ungheria e l’ Inghilterra. Se dalle tavole statistiche essa apparisce verso il Regno Unito minore che nell’anno 1892, essa fu molto maggiore per Malta, ciò che fa supporre che i capitani inglesi avranno trovalo più conveniente di dichiarare la destinazione per quel porto intermedio.
Il movimento industriale della provincia si risentì della depressione che rese diffidente il capitale e pa ralizzò il lavoro. Un paese come la provincia di Reggio Calabria, ricco di forza motrice idraulica, a meno di un chilometro dal mare, avrebbe dovuto invogliare più di uno speculatore ò di una società ad im pian tare delle fabbriche di carta, di vetri, di terraglie fini, e sopratutto di tessuti, tanto più che esse a v r e b bero trovato nel posto le materie prime ad un prezzo relativamente conveniente, nonché la mano d^ opera meno cara in rapporto alle altre provincie d Italia. Ma in seguito alla catastrofe che turbò i rapporti fi nanziari, il credito e la circolazione, alcune speranze che erano sorte fino dal 1890, non poterono realizzarsi.
La Cassa centrale di risparmi e depositi di Firenze nel 1893
1 resultati generali del bilancio furono i seguenti: Al 31 dicembre 189 3 le attività della Cassa ammontavano a L. 7 8 ,9 2 0 ,6 6 1 .9 6 e le passività a ... » 7 2 ,1 4 1 ,4 2 2 .7 5
Il cum ulo quindi degli avanzi che costituivano il patrimonio o meglio il foudo di riserva dell’Isti
tuto era d i ... L- 6 ,7 7 9 ,2 3 9 .2 1 Confrontando lo stato del 31 di
cem bre 1893 con quello del 31 dicembre 1892 si trova una di
m in u ù o n e nelle attività di . . L . 3 ,3 3 9 ,1 9 0 .5 5 e nelle passività d i ... » 3 ,8 2 0 ,6 1 1 .8 5 le quali diminuzioni riunite i n
sieme rappresentano l’aumento del
patrimonio, che è di . . . . L . 4 8 1 , 4 2 1 . 3 0 Quanto alle rendite raggiunsero
come spese dell’annata, dovettero iscriversi a carico del fondo di riserva.
Le rendile del 1 8 9 j superano
quelle del 1892 per . . . . L. 1 4 ,7 5 4 .0 7 e le spese furono maggiori di . » 1 0 4 ,5 5 6 .2 2 talché l'avanzo che si ebbe nel
1893 fn minore di quello d i e s i
ebbe nel 189 2 per 1* importo di L. 5 9 ,8 0 2 .1 5 Adesso passeremo a dare qualche dettaglio sulle principali operazioni falle nel 1893 cominciando dal- l’atiivo.
I mutui contratti nel 1893 furono 5 4 per la somma di L. 2,474,125 con una differenza in più sul 1892 di L. 44,965. Detratte da quella somma le restituzioni fatte per la cifra di L. 1,502,251.40. l’aumento è soltanto di L. 9 7 1 ,8 7 3 .9 7 a cui ag giunte L. 38,025. 97 somministrate a conto corrente con garanzia, sale fino a L. 1,009,897.57.
1 mutui privati alla fine del 1893 rappresenta vano la complessiva somma di L. 1 6 ,4 5 4 ,9 7 2 .3 8 . Quelli contratti con enti morali erano ridotti a L. 1,283,578.20 e quelli con Comuni a L. 917,700.71.
I fondi pubblici che alla fine del 1892 rappre sentavano un capitale di L. 3 3 ,6 2 0 ,5 8 1 .6 0 salirono a L. 35,504,103.35 alla fine di dicembre del 1893.
L e oper azioni di riporto che nel 1887 toccarono quasi i 18 milioni ebbero nel 1893 una media m en sile di L. 8,63 0 ,7 0 4 superiore di L. 514,784 a quella del 1892.
Nella parte passiva il capitolo più importante sono i risparmi e i depositi.
Al finire del 1893 l’ammontare del debito della Cassa centrale
era ridotto a ... L. 58,000,884. 21 e quella delle affiliate (escluse
le doti) a . ...» 9 ,7 7 1 ,5 7 5 .1 1 cosicché in totale era sceso a . L. 67,772,459. 32
Tralasciando le partite di minore importanza chiu deremo questo breve riassunto riavvicinando le ren-dite alle spese, i cui resultati sono i seguenti :
Bendile della gestione . . . L. 3,415,563. 35 Spese della medesima . . . » 2,874,142. 05 Avanzo netto . . . . L. 541,421. 50 Aumento di spese della gestione
del 1893 confrontati con quelli
del 1892 ... L. 99,276. 46 Aumento di rendite . . . . » 39,474. 51 Minore avanzo nel 1893. L. 5 9 ,8 0 2 .1 5
Le Stanze di compensazione agli Stali Uniti nel 1893
La eccezionale condizione del mercato del denaro da giugno a settembre, fece ricorrere a rimedi straor dinari non solo per impedire un disastro generale delle banche, ma per impedire la rovina com m er ciale. Questo rimedio fu l’emissione di certificati per i prestiti delle Stanze di compensazione, al quale si era ricorso nel 1873, 1884, 1890-91 dalle banche
associate di N u ova-Y ork, Boston, Filadelfia, Balti mora ed altre città. Il servizio reso da essi è stato incalcolabile ed è alla loro emissione in tempo da parte delle banche di emissione di dette città che si deve se le sospensioni di pagamento, ed i fallimenti dell’anno non crebbero di più.
I seguenti dati, che mostrano il movimento e I’ am m ontare delle emissioni dei certificati di pre stiti nel 1893 nelle ricordate città, indicano anche l’ importanza del sollievo recato da essi.
D a ta d e ll a e m is si o n e d e l p ri m o c e rt if ic a to D ata del massimo am m ont re in circolazione M a ss im o a m m o n ta re in c ii c o la z io n e 1 . D a ta d e ll a re s ti tu z io n e d e ll 'u lt im o c e rt if ic a to A m m o n ta re in c ir o o la z io u e a l 61 o tt o b re D ollari D o lla ri Nuova Y ork 21 giugno D al 29 agosto al 6 s e t t .. . . 38. 280,000 lo nov. -Filadelfia .. 16 giugno D al 15 agosto 10,965, 000 — 3,835,000 B o sto n ... 26
giugno Dal 23 agosto al lo s e t t .. . 11,445,000 20 ott. — B altim o ra . I d . Dal 24 agosto
al 9 sett. 1,475,000 — 845,000 P ittsb u rg .. 11
»gusto
Dal 15 seti.. 978,000 — 332,000
Totale 83,152.000
L ’ emissione dei certificali di prestili nel 1893 ec cedette di molto quelie degli anni precedenti. L’a m montare totale emesso dalla sola Associazione della Stanza di compensazione di N uova-Y ork fu nel 1873 di dollari 26,5 6 5 ,0 0 0 e nel 1884 di dollari 24,915,000. Anche l’Associazione di Filadelfia emise certificati nel 1873, e la somma totale emessa nel 1880, nel quale anno fu ritirato 1’ ultimo, ammontava a dol lari 6,785,000.
Nel 1890-91 ne furono emessi a N uova-Y ork, Boston e Filadelfia, e le massime som m e in circo lazione furono le seguenti :
D ata d ella prim a
emissione
A m m ontare massimo ogni volta e
d ata del m desimo D ollari
Nuova York. 12 novem b. 1890 15,205,000 13 dicem bre 18jO B o sto n ... 19 novem b. 1890 5,065,000 6 dicem bre 1890 F ila d e lfia . . I iem. 8,780,000 9 gennaio 1891
T o t a le .. . . 29,140,000
12 agosto 1894 L’ E C O N O M I S T A 519 Non ostante il m aggior num ero delle Stanze di
compensazione comprese nella tabella, le transazioni totali, esclusa N u o v a -Y o rk , mostrano una conside revole diminuzione di confronto al 1892, e di fatto non sono migliori di quelle dell’ anno 1890, quando si teneva conto di sole cinquanta Stanze. La d im i nuzione di confronto al 1892 si ragguaglia a più
del dieci per cento; se poi si considerano separa tamente i trimestri, i primi due mostrano un aum eulo di 100 milioni di sterline, di modo che la d im inu zione del secondo semestre dell’ anno am monta a 600 milioni di sterline.
Non diversi sono i risultati della Stanza di com pensazione di Nuova-York. Nel primo sem estre la diminuzione fu piccola, mentre il secondo semestre dà una diminuzione di quasi 1,000 milioni. Il totale di N uova-Y ork è disceso allo stesso punto del 1888 e 1884 ; però è probabile che vi sia compresa una somma molto minore che in questi due anni rela tivamente alla speculazione in titoli.
dii italiani nella provincia di Santa Fè nell’ Argentina
Dal rapporto del Console italiano in Rosario, to gliamo le seguenti notizie sulla popolazione italianain Santa F è. . .
L’ em igrante-agricoltore trova nella provincia di Santa F è collocazione vantaggiosa e promettente, abbondanza di terreno coltivabile e tuttora dispo nibile, agevolezze fatte ai coloni per la partecipa zione dei prodotti della terra, facilità per essi di divenir proprietari dopo poche annate di felici r a c colti, vie di comunicazione numerose e rapide, pre ponderanza dell’ elemento italiano e infine la bontà del clim a ; e tutto questo concorre a far sì che questa provincia sia una fra le mele più favorite per i nostri contadini. . < Alcuni punti oscuri turbano, peraltro, la serenità dell’ orizzonte. Le autorità preposte alla colonia non sono sem pre all’ altezza della loro missione ; la giu stizia è lenta e costosa, e la sicurezza personale è talora in pericolo.
Questi mali sono però di natura transitoria, od almeno suscettibili di essere attenuati, m entre ri mane il fatto che 1’ em igrante-agricoltore può nella provi' eia di Santa Fè, più che in qualunque altra, trovare una eollocazio..e proficua e sicura.
Da un libretto recentemente pubblicato dalla D i rezione Generale della immigrazione, resultano al cuni dati di indispensabile importanza.
Secondo il censimento dell’ anno 1887 esistevano nella provincia di Santa Fè 136,117 argentini e 84,215 stranieri, così ripartili:
Italiani. . . 5 7 ,6 6 5 Tedeschi. . 2,846 Svizzeri . . 5,7 2 9 Spagnuoli . 5,477 F ra n c e si. . 4,081 Inglesi. . . 2,199 Austriaci. . 1 ,6 7 6 U ruguayani 1,586 Al 31 dicembre 1891 il cav. Nagar, regio vice console in Santa F è calcolava la popolazione italiana in questa provincia, nella cifra di 9 4 ,640 ind.vidui.
La recente pubblicazione argentina dice che nel 1894 il num ero degli stranieri dimoranti nella pro vincia, si è, in confronto colla cifra del 1887, rad doppiato.
Oggidì adunque, risiederebbero in questa p r o vincia oltre a 115,000 italiani.
A queste cifre corrisponde lo sviluppo delle colonie locali. Nel 1889, sopra un totale di 352 colonie, esistenti in tutta la repubblica, 231 appartenevano alla provincia di Santa Fè, con una superficie di ettari 2 ,4 6 9,561. Al 1° giugno 1893 il num ero dello colonie santafesine saliva a 341, con una superficie totale di ettari 3,458,392.
La navigazione internazionale uni Basso Danubio
La Commissione europea sulla navigazione inter nazionale del Danubio ha pubblicato la sua statistica annuale per il 1893. .Secondo tale statistica, 1801 navi di tonnellate 1,693,506 con una media di 1,951 uscirono nel 189a
dal porto di Sulina.
Su questo totale i vapori f u r o n o 1,400 di tonnel
late 1,893,506, ed i velieri 401 di tonnellate 84,770. La sola navigazione a vela che si mantenga in cifre rilevanti nel Basso Danubio è quella della Turchia e della Grecia ; 283 velieri ottomani di tonnellate 8 4 ,8 9 8 vi giunsero nel 1 8 9 3 ; i velieri greci furono 102 di tonnellate 30,585.
L 'I ta lia mandò nel 1895 due sole navi a vela di tonnellate 769, e 35 vapori di tonnellate 3 8 ,0 7 6 ; 17 di questi piroscafi appartenevano alle linee po stali della Società di Navigazione generale.
Nell’importanza del tonnellaggio dei vapori, I Italia risultò settima nell’anno scorso. La Gran Brettagna venne la prima rappresentata da tonnel. 1 ,2 8 7 ,2 6 - . La G ran Brettagna continua ad esercitare il quasi completo monopolio dell’esportazione dei cereali nel Basso Danubio, ed i suoi vapori imbarcano la quasi totalità del raccolto rum eno che prende la via del
m are. . . . ,
F ra le Compagnie di navigazione a vapore che frequentano il Danubio figurarono l’anno scorso nel quinto ed ultimo posto le navi italiane con 17 piro scafi e 19,341 tonnellate, dopo l’Austria-Ungheria, che mandò 44 vapori Lloyd e della Danubiana con tonnel late 45,230, dopo la Compagnia Fraissinet che invio 31 vapori con 58,467 tonnellate, dopo la Compagnia russa Gagarine che spedì 91 vapori con 38,077 ton nellate, e dopo la Compagnia ottomana E g è e , che com parve con 3 2 vapori con 2 2,182 tonnellate.
Nella media del tonnellaggio dei piroscafi abbiamo il nono posto colla cifra di 1,088. Ci superano il Belgio con 1,505, la Grecia con 1,443, la Gran Brettagna con 1,423, la Francia ccn 1,224, la G er mania con 1,240, I Olanda con 1,221, la Norvegia con 1,154 e la Spagna con 1,092 ; ci seguono 1 Au- stria-U ngheria con 1,022 ed altri piccoli Stati.
È però da osservarsi che il Belgio non spedi che soli 3 vapori, 3 pure l’Olanda e 7 la S pagna.
I vapori venuti nel Danubio nel 1893 si dividono per bandiere come segue : Germania 26, A u slria - Umrheria 60, Belgio 5, Danimarca 1, Spagna 7 , F rancia 55, Gran Brettagna 905, Grecia 147, Olanda 3, Italia 35, Norvegia 36, Russia 100, Svezia 4, Turchia 58.
P iù di due terzi del totale riscosso furono ricavati dai vapori brittannici, che pacarono nel 1893 franchi 2,124,243.44.
Dopo la G ran Brettagna soddisfecero le maggiori tasse la Grecia in fr. 370,443.39, la Norvegia in fr. 6 7 ,3 4 0 .1 2 , l’Austria-Ungheria in fr. 37,555.09 la Germania in fr. 55,096.89, l’Italia in fr. 44,399,11 e la F rancia in fr. 42,764.59.
Camera di Commercio di Torino. — Nell’ a d u nanza del 12 luglio il Gens. Rizzetli riferisce sovra le tariffe eccezionali accordale dalle strade ferrate germaniche pel trasporto di derrate alimentari ita liane col vincolo di un traffico minimo di 2 3 0 0 va goni all’anno, e sulla convenienza di ottenere la r id u zione di tale vincolo a 300 vagoni annui. Esaminate le ragioni recate pro e contro questa limitazione del minimo, la Commissione esprime l’avviso che si te n gano ferme le tariffe eccezionali col vincolo d’ un traffico annuo minimo di 2 5 0 0 vagoni, ma che inol tre si facciano voti per la istituzione d’un’altra ta riffa ridotta in proporzione per un traffico minimo di 1000 vagoni.
La Camera approva.
Inoltre il vicepresidente Bertetti propone che la Camera presenti una petizione contro l’aumento del- l’ imposta di ricchezza mobile sui redditi di catego ria A a carico esclusivo del creditore anche quando il debitore si assunse o intenda assumersi I’ obbligo del pagamento di tale imposta, dimostrando l’ enor mità di tale disposizione testé votata dalla Camera dei deputati, ed invocando che il Senato del Regno la respinga, perchè ingiusta nei suoi effetti e dan nosa al credito del paese. La Camera approva l’ invio.
Nat zie. — Il Ministero di agricoltura e com mercio ha fatto sapere alle Camere di commercio come in seguito alla scadenza dell’ accordo com merciale provvisorio tra la Germania e la Spagna avvenuta il l o maggio u. s. la Germania ha ap plicato a datare dal 25 dello stesso mese dazi dif ferenziali alle merci importate nell' Impero dalla Spagna e dalle Colonie Spagnole.
Potendo da questo stato di cose avvantaggiarsi non poco le nostre esportazioni in Germania, il Mini stero ha comunicato alle Camere di Commercio
l’elenco delle Merci Spagnole che sono presente- mente sottoposte al pagamento di dazi differenziali all’entrata in quello Stato colla misura di questi dazi e di quelli che pagano all’importazione in Ger mania gli stessi prodotti quando provengono dal - l’ Italia.
Il detto elenco è ostensibile nelle Segreterie delle Camere.
Il Ministero ricordato aggiunge, che essendosi se parate le Cortes Spagnuole senza discutere il T ra t tato di Commercio Ispano-Tedesco dell’8 agosto 1893, già approvato dal Reichstag G ermanico, il Governo Imperiale ha dichiarato a quello di Madrid di c o n siderare come non avvenuto il trattato suddetto. I dazi differenziali sui prodotti spagnuoli all’ entrata in Germania avranno quindi, probabilmente, durata più lunga di quella che poteva prevedersi, ed è
quindi importante che il nostro commercio sappia trarre profitto adeguato da una riduzione di cose così favorevoli all’ espansione delle nostre esporta zioni in Germania.
Mercato monetario e Banche di emissione
Q uantunque il saggio dello sconto fosse già, otto giorni sono, straordinariamente basso pure una nuova dimi uzione si è verificata nei decorsi gio rn i; lo sconto a tre mesi chiude infatti tra ’ /, e 9/ 18 per cento e la carta più breve si sconta a per cento. Il denaro per prestiti giornalieri si ottiene tra '/* e */, per cento.
Se si confronta questa condizione di cose con quella del periodo corrispondente dello scorso anno, si trovano differenze assai notevoli. L ’ anno passato la Banca di Inghilterra trovava necessario di portare il suo saggio minimo ufficiale dal 3 al 4 per cento, la Banca Imperiale germanica lo elevava al 5 per cento e lo sconto libero a Londra come a Berlino era al 4 per cento. Questo rincaro del denaro che si manifesta di solito nell’ autunno, era già avvenuto nell’ Agosto dello scorso anno, speeialmeute per le richieste continuate d’ oro da parte dell’ A m e rica. Due anni fa, invece, si scontava a Londra al saggio di */, per cento circa. Ora I’ abbondanza del denaro è maggiore, però sono in prospettiva delle domande probabili di oro da parte degli Stati-Uniti stante il miglioramento che pare cominci a mani festarsi e per le esportazioni copiose di prodotti che avranno luogo probabilmente nelle settimane venture.
La Banca d’ Inghilterra al 9 Agosto aveva l’ i n casso di 38 milioni di sterline, in aumento di 8 9,000 sterline, il portafoglio era diminuito di 133,000 ster line, la riserva era di quasi 29 milioni in aumento di 207,000, i depositi privati ammontavano a 37 mi lioni e mezzo, in aumento di 263,000 sterline.
Il rendiconto delle Banche Associate di Nuova Y o rk della scorsa settimana constata una forte di minuzione nei titoli legali, e come i prestiti e gli sconti durante I’ ottava furono considerevoli, così la posizione delle Banche risulta indebolita.
La riserva declinò di Ls. 692,000 e non am m on tava più che a Ls. 4 2 ,890,000 presentando I’ ecce denza sulla somm a voluta dalla legge di Ls. 13,812,000. L ’ eccedenza delle Banche è ancora molto rag guardevole messa a confronto a quella dell’ anno scorso, per altro giova notare che la Tesoreria prima di detto anno si valse delle Banche per rifornire la sua riserva di oro, quindi le medesime se non ag i ranno con prudenza, la loro eccedenza diminuirà ben presto, e ciò tanto più se la Tesoreria crederà opportuno di rifornire la sua riserva aurea declinata di molto valendosi dell’ oro delle Banche Americane.
Il mercato monetario di Nupva Y o rk , per altro durante 1’ ottava non subì notevole variazione.
Il denaro abbondante si aveva a prestito all’ 1 per cento.
P er quanto concerne gli sconti le Banche si m o strarono meno disposte ad accettare carta della piazza volendo riservarsi il denaro per carta che si aspet tava dall’ interno.