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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.21 (1894) n.1060, 26 agosto

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GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BANCH I, F E R R O V IE , INTERESSI PR IV A TI

Anno XX i - Voi. XXV

Domenica 26 Agosto 1891

L’ AGGIO

In questi giorni si è sentito ripetere, non sap­ pi,'imo se con intenzione o per erronea cognizione dei fatti economici, che l’ aggio si mantiene alto « perchè i b ghetti di Banca sono deprezzati » e che il deprezzamento deriva dalle meno buone condi- zio i delle Banche di emissione; — risaniamo quindi e subito, fu concluso, la circolazione e con questo solo i biglietti riacquisteranno il loro valore e l’ ag­ gio sparirà.

Ora per coloro, i quali senza idea tendenziosa hanno fatto simile ragionamento, sarà facile seguirci in alcune considerazióni rivolte a dimostrare che si erra grandemente cullandosi in tale illusione. Sup­ posto anche che questo così detto risanamento della circolazione si potesse ottenere dalla sera alla mat­ tina, non per questo sparirebbe I’ aggio se le altre condizioni che lo determinano rimanessero inalterate. E le altre condizioni sono di tal natura da non poter nemmeno pensare a modificarle rapidamente.

Non si avverte abbastanza che le Banche di emis­ sione in questi ultim i venti anni sono andate acqui­ stando sempre più intenso un ufficio importantissimo, che è quello di essere le depositarie dello stock di moneta metallica posseduto dai privati. La enorme circolazione a cui ha potato spingersi la Banca di Francia non rappresenta niente affatto un analogo sviluppo degli affari del mondo industriale e com­ merci,ale francese ; mentre la circolazione si è spinta ad oltre tre m iliardi, il portafoglio e le anticipazioni hanno annientato di poche diecine di milioni. Egli è che la Francia ha largamente aumentato il proprio

stock di metallo, oro ed argento, ed una porzione

sempre crescente di questo stock i privati cittadini depositano alla Banca ottenendone in cambio dei biglietti.

Ed è per mezzo di questa enorme massa di r i ­ serva metallica che la Banca di Francia può eser­ citare una azione direttrice sui mercati di tutto il mondo quando trattasi di monete metalliche, giacché tutti sanno che essa può senza pericolo e con lieve danno gettare dagli sportelli una enorme quantità d' oro e d’ argento su qualunque punto del globo.

Ora va notato che le Banche di emissione non possono utilmente e razionalmente attingere oro ed argento per mantenere od accrescere le loro riserve metalliche se non sul mercato in cui lavorano, stabi­ lendo tra la Cassa della Banca e la clientela un con­ tinuo flusso e riflusso, destinato a raccogliere la mo­ neta quando essa sia esuberante sul mercato e torni

vantaggioso al giuoco dei cambi il farne pesare la potenzialità sui mercati esteri, e destinato a rifornire il mercato con opportune emissioni di monete me­ talliche quando le correnti verso i mercati esteri ne abbiano rarefatta la quantità e reso quindi alto il corso dei cambi.

Nei paesi infatti dovele Banche di emissione pos­ sono barattare a sportello aperto i loro biglietti, si ha in cerio modo nella Banca un grande serbatoio dove il pubblico getta l’ esuberanza della moneta me­ tallica che in un dato momento sia in circolazione e da dove attinge -la quantità di moneta mancante nelle epoche in cui le correnti internazionali sono sfavorevoli. Il movimento dei cambi è il segnale, è la misura di questa corrente favorevole o sfavorevole all’aumento della riserva bancaria.

Ma nei paesi dove il baratto non si può fare e non si fa, il cambio non esiste più, esso è confuso coll’aggio o meglio in esso si compenetra e l’ aggio non è altro che una misura approssimativa ed im­ perfetta, ma sempre una misura della difficoltà che incontrano i cittadini a trovare nel mercato del loro paese la moneta internazionale oro o divisa estera.

Ed è evidente che fino ad un certo punto, per determinare la altezza dell’ aggio, poco importa che la Banca abbia grande o piccola riserva metallica, sia un serbatoio ricco o povero di moneta. Anche se tutti i biglietti emessi fossero rappresentati da al­ trettanta moneta metallica, essa non avrebbe affatto funzione od avrebbe una funzione molto scarsa, quando tale pingue riserva non fosse in comunicazione col

mercato per mezzo del baratto dei biglietti. E d’ altra parte è pure evidente che il mercato considerato a sè, può essere fornito o no nella sua circolazione di moneta metallica indipendentemente dalle Banche, poiché lo stock metallico circolante può essere assorbito o rigurgitato dall’estero in conse­ guenza dei commerci internazionali considerati per quantità e per qualità ed intesi non soltanto nella somma dei prodotti scambiati, ma nel complesso mo­ vimenti di tutti gli elementi che vanno a costituire il dare ed avere tra* nazione e nazione, e quindi prodotti, titoli, danaro dei forestieri, contrabbandi, ec., ec.

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accenna a rigurgitare il metallo giallo, è pericoloso che le Banche aprano gli sportelli al baratto, come sa­ rebbe pericoloso se nei tempi di magra di un canale si tenessero aperte le porle del sostegno, sapendo che il fiume non ha che una limitata quantità d’ acqua. Ben presto, fiume, sostegno e canale sarebbero al­ l’ asciutto, il mare avrebbe tutto assorbito.

Ed insistiamo su questo punto essenziale della si­ tuazione, ripetendo che, se anche le Banche di emis­ sione fossero riordinatissime ed avessero più riserva ancora di quella che hanno e, nelle condizioni at­ tuali del paese, aprissero gli sportelli al baratto — otterrebbero sì una repentina depressione dell’ aggio e forse per qualche mese si ritornerebbe alla semplice espressione del cambio; ma continuando l’ estero ad assorbire più oro di quello che non dia, ben presto le riserve sparirebbero lasciando peggiorata la si­ tuazione.

Val quindi la pena di fissarsi bene in mente que­ sto principio, che non potranno essere le Banche di emissione quelle che ripristineranno la circolazione metallica nel paese per mezzo del baratto, ma sarà la ripristinata circolazione metallica nel paese quella che renderà possibile il baratto.

In altri termini, il baratto sarà possibile quando l’ aggio sarà sparilo; e l’ aggio non sparirà se non quando le correnti metalliche si saranno invertite ed il paese avrà una durevole esuberanza di espor­ tazione di prodotti o di titoli o in qualunque modo avrà una crescente importazione di oro.

Così compreso il problema dell’ aggio, si vede chiaramente che esso è il prodotto di numerosi fat­ tori e che le Banche di emissione, lungi dall’ essere esse stesse una causa dell’aggio, ne sono le prime vittim e, od almeno sono le prime a sentirne le con­ seguenze.

Ogni anno il paese, mediante una serie svariata di contratti, stabilisce una innumerevole rete di debiti e crediti coi paesi esteri, i quali debili e crediti sono rappresentali da effetti commerciali o da altri titoli in­ terni ed esteri; quando in Italia sia più scarsa la quan­ tità di titoli tratti sull’estero a paragone dei titoli esteri tratti sull’ Italia, allora bisogna pagare la differenza in oro. Ecco quindi la ricerca della divisa estera prima, dell’ oro poi e nella lotta per procurarselo I’ aumento del suo valore e quindi I’ aggio. I ser­ batoi delle Banche sono chiusi e debbono star chiusi quando l ’ altezza dell’ aggio perdurante dimostri che la esuberanza dei debiti verso l’ estero è tale da compromettere la esistenza stessa dei detti serbatoi. Se il paese lavorando di più ed esportando di più, od importando di meno arriverà ad avere una esu­ beranza di credito, allora i mercati esteri ci pa­ gheranno questa esuberanza con oro, ed allora soltauto a poco a poco si ricostituirà quello stock metallico in circolazione la cui esistenza è necessaria perchè le Banche possano senza danno loro e danno più grave del pubblico intraprendere il baratto.

Certo non si nega che le condizioni intrinseche delle Banche non abbiano qualche leggera influenza sul valore dei biglietti, ma non ci sembra in verità che questo caso possa oggi invocarsi per asserire che le Banche mettano in circolazione dei biglietti deprezzati e che l’ aggio dipenda non dall’ alto valore dell’oro in Italia, ma dal deprezzamento dei biglietti. Infatti a quale portatore di biglietti può venire in mente che essi non valgano il cento per cento se ap­ pena ora nel brutto caso della Banca Romana lo Stato

senza bisogno nemmeno di una legge si è rico­ nosciuto responsabile si tutta la circolazione della Banca tanto quella legale come quella abusiva, tanto quella clandestina come quella falsa ?

L’ aggio è un fenomeno che si manifesta indipen­ dente — almeno sino ad un certo punto — dalle condizioni delle Banche e ripetiamo che se la Banca d’ Italia portasse domani la sua riserva metallica alla stessa cifra della circolazione, l’aggio rimarrebbe lo stesso perchè esso è determinato dalla difficoltà per il paese di procurarsi l’ oro necessario a fare i suoi pagamenti all’ estero. Non diciamo che l’ aggio sia una misura di tale difficoltà, e possa quindi dare sicuro e continuo indizio del fabbisogno mancante ; I’ elemento psicologico entra senza dubbio a modi­ ficare l’ espressione del fatto, ma errano coloro i quali credono che risanare la circolazione bancaria voglia dire, caeteris paribus, far sparire od anche diminuire notevolmente 1’ aggio. Ed è così evidente la cosa che reputiamo in questo momento tenden­ ziosa la teoria opposta.

1 DISCORSI DELL’OR. BARAZZUOLI

Vi sono degli oratori che hanno la suprema abi­ lità di tenero attento il loro uditorio, anche per ore, senza dire una sii aba di ciò che ad esso importe­ rebbe di sapere, senza gettare una idea nuova nelle menti di chi li ascolta, senza, in una parola, infon­ dere loro alcuna precisa convinzione, alcuna utile cognizione. L ’ on. Barazzuoli appartiene probabil­ mente alla categoria di oratori alla quale alludiamo, percliè nei suoi recenti discorsi di Siena, come in quelli fatti in Parlamento dacché è Ministro, ha saputo menare assai bene il can per l ’ aia, ma non ha mo­ strato di avere un patrimonio di idee proprie e la ferma volontà di tradurle in atto. Si può rifuggire fin ­ ché si vuole dagli argomenti ad hominem, ina quando trattasi di spiegare un fenomeno politico che si col­ lega con le qualità intellettuali di una persona bisogna pure fermarsi a considerare l’ uomo. E nel caso nostro ci è tanto meno possibile prescindere dalla persona dell’on. Barazzuoli che in verità se egli stesso si è meravigliato di essere chiamato a dirigere il dica­ stero dell’agricoltura, industria e commèrcio, il paese poi non ci ha capito proprio nulla. Nè le amicizie e le aderenze politiche, nè le cognizioni tecniche pos­ sono esser portate innanzi a spiegazione della sua nomina a ministro di agricoltura. Uomo politico piut­ tosto isolalo, un solitario dalle idee assai vaghe e opporluniste, I’oii. Barazzuoli da avvocato valentis­ simo qual’ è non poteva recare al ministero Crispi che una forza: quella oratoria, e si è veduto subito 1’ uso che ne ha fatto. Quanto alla competenza tecnica nelle questioni che interessano tutta la vita econo­ mica del paese non crediamo che l ’ egregio deputato di Siena ci tenga, nè in realtà la possiede. Con quella facilità curialesca di discorrere di tutto egli può ben fare un discorso sopra un argomento qual­ siasi di economia ma saranno sempre, temiamo,

parole e parole, perchè in lui la passione per gli

studi economici, a differenza di un altro illustre avvocato fiorentino, da pochi anni morto, il Tom­ maso Corsi, non crediamo sia mai stata.

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26 agosto 1894 L ’ E C O N O M I S T A 543

nistero di Agricoltura si siano chiamali uomini che non avevano^se non titoli politici per salire a quel posto, perchè possiamo oggi tacere il nostro profondo- rammarico nel vedere che ancora una volta non si è fatto alcun conto della capacità tecnica dell’ uomo chiamato a dare indirizzo all’ azione governativa nel campo economico. Che cosa avverrà in tale condi­ zione di cose è facile prevedere. L ’on. Bnrazznoli in materia di credilo, di banche e simili lascierà fare al suo collega del tesoro che pretende di avere un plano riformatore per lutto ; o non farà niente. In materia commerciale e agricola seguirà le orme dei suoi predecessori, e si sa di che natura sono, o si lascerà dirigere dai capi-servizio; un’ azione perso­ nale frutto di studi propri, di esperienze osservate per lunghi anni, di convinzioni maturate nelle inda ¿¡ni proprie si cercherà indarno, perchè non sono ìe Pandette o i Codici che possano formare I’ eco­ nomista. Ma cosi è nel beato italo regno e ancora si possono ringraziare gli Dei che nel caso^ attuale l’uomo incompetente elevato a ministro dell’agricol­ tura è persona dall’ ingegno acuto, dalla dottrina vasta, dalle intenzioni oneste.

Che però l’onorevole Barazzuoli, malgrado il suo ingegno, non ci prometta nulla di differente dai suoi predecessori e si culli nelle più rosee illusioni e spe­ ranze intorno alle condizioni finanziarie ed economiche del paese, fanno prova i suoi due ultim i discorsi tenuti a Siena. Nel primo egli ha fatto il panegirico dell’ opera del governo, al qua'e appartiene; e in verità, se il suo discorso potesse avere un’ eco in paese, in questo paese che pare nello stato di dormiveglia, non man­ cherebbe di rallegrare il pubblico per 1 ingenuo ot­ timismo dal quale è dominato. Egli, guardando su­ perficialmente le cose, può credere elio sia avvenuto un cambiamento di scena per opera del Ministero Crispí ; ma chi guarda le cose come sono, non con la lente ministeriale, ma quali realmente sono, trova che se un lieve miglioramento c’ è, esso è stato ot­ tenuto con mezzi non sempre buoni, che sagri fici imposti al paese tarderanno sempre più 1 o ra . del suo risorgimento economico, che aucor oggi siamo molto lontani dalla meta e che pur troppo fra qual­ che mese si vedrà ancor meglio che è ancora lunga la strada da percorrere, prima di avere dato alla f i­ nanza pubblica il suo assetto normale. Cosa conta se il disavanzo è stato ridotto ma non eliminato, se il gettito delle imposte è sempre meno largo, se il di­ savanzo dovrà anzi aumentare per minori accertamenti di quelli previsti e per nuove e maggiori spese; cosa importa se le economie vere e proprie, quelle real­ mente efficaci si dileguano ogni giorno che passa? Il ministro vede tutto roseo; però i fatti parlano chiaro; noi abbiamo sempre il bilancio in disavanzo, continuiamo a far debiti, abbiamo il cambio ad altezze anormali, il corso forzalo completo di diritto e di falto, il maggiore Istituto di credito in condizioni diffìcilissime, e questo

dopoche abbiamo ridotto l’interesse sui debiti pubblici,

dopoche abbiamo aumentate varie imposte, senza al­ cun riguardo alla giustizia tributaria, senza alcuna piota verso i contribuenti più colpiti e senza, diciamolo pure, alcun criterio razionale, ma soltanto col più cieco em­ pirismo, dopo che abbiamo fatto lavorare il torchio per emettere diecine e diecine di milioni di biglietti di piccolo taglio e di moneta di nikel. Si illudano pure | i nostri grandi uomini di Stato e i loro organi uf­ ficiosi, perchè la rendita in mezzo ali’ abbond mza di capitale disponibile, e quando a Londra e altrove non

si trova da scontare all’ 1 per cento, è risalita di qualche punto dopo una discesa precipitosa, disor­ dinata, esagerata, perchè il cambio nella stagione morta, e dopo la campagna dei bozzoli, è un po’ meno alto e’ ie esportazioni, dopo che erano aneh’ esse pre- f i ni rate a un livello non mai visto dal 1870 in poi, hanno ripreso un po’ di vigore. .

S’ illudano pure per tutto questo, ma pensino al­ meno che por Ìa natura stessa dei mezzi ai quali hanno ricorso per far argine in parte al disavanzo, ci diventa sempre più diffìcile colmare quello che perdura. Già si accenna a nuove imposte, condite coli qualche economia del genere di quelle^ non certo in u tili, ma inadeguate, che va cercando l’ono­ revole Boselli, e noi ci domandiamo in che mondo vivono coloro che credono ancora alla possibilità dì mettere nuove imposte. Certo, nuovi tributi gli empi­ rici della finanza possono sempre trovarne e appli­ carne ma con qual costrutto? Non certo pei avete una somma totale di entrate maggiore di prima, perchè la potenzialità contribu iva del paese è ormai esau­ rita; Le nuove imposte- ideate e applicale solo per colmare il disavanzo che si annuncia ili 50 milioni e che da ora a dicembre raddoppierà o triplicherà, non farebbero che peggiorare la situazione, togliendo alle altre imposte, a quelle vecchie, molta parte de a loro forza ed elasticità, come dimostra la stona de le imposto del regno d’ Italia dal 1880 a oggi. Sarebbe una perturbazione generale nei tributi, senza alcun vantaggio per l’ erario. Ma gli empirici della finanza chiamano fisime tutto questo c coi sorriso dei trion- fatori si faranno innanzi a proporre, e forse otter­ ranno, nuove imposte; la rivincila ilei contribuenti

però non mancherà. . ..

Ebbene, con questa prospettiva 1 on. Barazzuoli po' teva risparmiarsi il suo panegirico, perchè franca­ mente l’ opera del ministero Crispi, guardata quanto più obiettivamente è possibile, non è tale da inorgo­ glire. Le apparenze potranno essere favorevoli, ma ¡a sostanza no, quando questa sostanza prendo nome da nuove imposte, dal corso forzato, dalla mancata- osservanza degli obblighi assunti, dalle emissioni di carta monetata, dal disavanzo persistente, dal disor­

dino bancario e sim ili. . ,

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a u tili’ dichiarazioni più e meglio della conclone sulla questione sociale. Ma da buon avvocato che sa’ infilare periodi, egli ci ha voluto ammaestrare sulla lotta di classe, di cui non ha capito il sig n i­ ficato politico ed economico, ha mostrato di aver sco­ perto una categoria di lavoratori 'a cui esistenza gli altri, pare, ignorassero, vogliamo dire dei lavoratori agricoli, e dopo altre più o meno peregrine considera­ zioni ha finito per dirci che « il Governo farà del suo meglio per la parte che lo riguarda,e lo farà con intel­ letto d’amore, e nè danno affidamento l’ intelligenza, il cuore, l’ esperienza del presidente del Consiglio e dei suoi col leghi. Esso non proclamerà i d iritti del - l’ uomo, teorie vane e pompose: prepara leggi, pren­ derà provvedimenti, e qualche beneficio conseguirà se all’ opera sua sia unito il concorso della società intera, delle sue singole classi e dell’ azione di ogni buo i cittadino. » Prepara leggi, ecco tutto; il male è che quelle leggi non faranno torto alle altre non buone finora presentate, quando non saranno inutili, saranno dannose. E ancora non saranno leggi sociali soltanto quelle che il govèrno sta preparando, ma anche leggi fiscali. È la solita politica che si segue da anni ed anni dal governo italiano: leggi sociali e provvedimenti finanziari; come sono i soliti discorsi che sentiamo da un pezzo, e che ormai sappiamo tutti a memoria, che ci gratifica il ministero: granili lodi per l’opera compiuta, grandi promesse per l’av­ venire, salvo a sconfessarsi e contradirsi dopo due mesi.

Francamente, di fronte a queste chiacchiere mi­ nisteriali meglio, molto meglio il silenzio. Il paese che vede uomini del carattere e dell’ ingegno del- 1’ on. Barazzuoli fare, dire e promettere come tutti gli altri ministri d’ agricoltura d’ infelice memoria, può ben domandarsi: ma dunque il potere trasforma gli uomini equilibrati in tanti allucinati e l’illusione è sempre l’ unica abilità dei governanti ? Ma dunque non vi sono uomini che sappiano e vogliano tenersi sul terreno della realtà e facciano una politica seria, sincera e vantaggiosa ? I,’ on. Barazzuoli dirà che noi domandiamo troppo al governo, ma non è così, noi domandiamo soltanto che non si illuda, nè illuda gli altri, e che ai panegirici della politica ministe­ riale e alle dissertazioni inconcludenti sulla questione sociale anteponga lo studio tranquillo delle questioni che toccano agli interessi immediati e positivi del paese. E ci pare di non chiedere troppo.

I Monti friientari e il Creiito Apario

Poiché relativamente al credito agrario siamo sempre allo statu quo, il che vuol dire che nulla si fa per dare ad esso qualche svolgimento, non è male raccogliere le voci chea quell’ importante ramo del credito si collegano. E una voce è sorta appunto di recente per richiamare l’attenzione sui Monti fru ­ mentari e sulla utilità che in certi casi vi sarebbe di trasformarli in Casse di risparmio esercenti il Cre­ dito agrario. È un noto fautore del Credito agrario, il signor P. Manassei, che ha trattato cotesto argo­ mento, venendo a conclusioni che meritano qualche attenzione da parte del Governo e degli interessati.

Il signor Manassei nel suo opuscolo «sull’ attuazione della legge sul credito agrario in ordine ai Monti

frumentari » dice giustamente che la legge del 23 gen­ naio 1887, nonostante l’ ottimismo con cui fu con­ siderata in principio e le troppo gravi ed ingiuste censure che in seguito se ne fecero, resta qual’ è un ampio programma legislativo a grandi linee per l’ in­ dirizzo e l’ avviamento dei capitali a rinsanguare e rifecondare l’agricoltura. Per l’ attuazione di quel pro­ gramma possono concorrere anche i Monti frumen­ tari? Tale è il problema da esaminare, o meglio, che andrebbe esaminato dagli interessati in ogni singolo caso. Ora, per farsi un’ idea della cosa conviene ram­ mentare il carattere e lo'scopo dei Monti frumentari; bisognerebbe poi, il che non riesce facile per le scarse notizie che si hanno, raffigurare statistica- mente i Monti stessi per conoscerne la importanza e la efficacia di fronte ai bisogni dell’agricoltura.

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26 agosto 1894 L ’ E C O N O M I S T A 545 loro ufficio somministrare il grano per averne resti­

tuzione con un aumento di quantità che va dal 3 al- l’8 e al 10 per cento secondo i casi, ed esercitano di tal guisa un ramo speciale di credito in derrate, sono veramente da considerarsi come Istituti di be­ neficenza e come tali dipendere dalle Congregazioni di carità e da pubblici funzionari, che talvolta in materia di credito non hanno competenza alcuna? Quando vengono trasformati in Casse di prestanze agrarie, o di prestiti e di risparmio, come spesso avviene, i nuovi Istituti sono ordinati ed ammini­ strati a reale benefizio dell’agricoltura e degli a g ri­ coltori, che soli hanno d iiitto al godimento di quei capitali e di quelle rendite? »

Una volta i Monti frumentari erano ritenuti di tale importanza economica che si poneva una gran cura nella scelta degli amministratori e una gran severità nelle disposizioni intese a impedire gli abusi e le di­ spersioni del capitale in grano. Erano considerati come Istituti economici annonari d’ interesse pubblico, e si voleva con essi assicurare nelle rispettive re­ gioni una buona scorta di frumento e una riserva per la riproduzione del frumento stesso, anche in annate calamitose ed erano ritenuti utili in quanto con prestiti di frumento in natura, fatti ad equo interesse, non agli indigenti, ma agli agricoltori che potessero rispondere del frumento mutuato, con buona garanzia, o almeno con il seminato da ipo­ tecarsi, danno loro il modo e il mezzo di coltivare altro frumento nell’anno successivo, a proprio van­ taggio ed a vantaggio dell’ universale. I quali effetti dovevano sembrare, ed erano in verità, altamente apprezzabili in un’ epoca in cui era comune a tutti i popoli il sistema proibitivo nei commercio dei ce­ reali e le carestie ricorrevano frequentemente.

Oggidì la cosa è certo differente e non mancano coloro che propugnano la trasformazione dei Monti frumentari in Banche di credito agrario. Di tale pa­ rere furono alcuni dei commissari della inchiesta agraria; lutti poi erano d’ accordo nel riconoscere che le attuali condizioni amministrative dei Monti sono incerte, irregolari e, in una parola, difettive e difettose e non è punto vero, dice il citato scrittore, che siano difettose per vecchiezza. Non può dirsi invecchiata e decrepita l’ istituzione dei Monti, quando in talune provincie ne abbiamo parecchi fondati ed aperti nella seconda metà di questo secolo; non può dirsi che i bisogni, a soddisfare i quali i Monti fu­ rono istituiti, siano interamente scomparsi; i difetti più che nella sostanza appariscono nella forma am­ ministrativa di essi, nell' ibrida forma d’ istituzione di credito e di beneficenza che viene loro attribuita; nel considerarli come Opere pie per il credito, mentre sono e debbono considerarsi come Istituti di credito per la beneficenza, seppure si vuol dare questo nome ai benefici che possono e debbono apportare alle classi agricole meno abbienti.

Il Manassei crede però che i Monti frumentari non possano essere confusi con le Opere pie; il farlo, col sottometterli cioè allo stesso regime delle Opere P'e, conduce a far loro trascorrere una vita stentata, a esporli a frequenti malversazioni ed a bramosie ed appetiti eversivi d’ ogni genere. Dato e non concesso d e i Monti frumentari siano enti di natura mista e . e racchiudano elementi di credito e beneficenza, 1 caratteri di Istituti di credito prevalgono in essi a quelli d’ Istituii di beneficenza in proporzione esor­ bitante; e i loro uffici economici sovrastano siffat­

tamente ai loro offici caritatevoli, da assorbirli come l’ accessorio si fonde nel principale, e in modo da determinare spiccatamente in essi la figura morale di istituzione di credito. I! fornire buone sementi non è tanto un beneficio particolare, quanto un van­ taggio pubblico; il somministrarle con aumento di quantità non è nè più nè meno che un’ operazione contrattuale di prestito, un do ut des; l’ obbligo della restituzione a termine fisso e breve e la condizione della malleveria completano il contorno di un mec­ canismo economico, semplice, .rudimentale, ma in ­ serviente al credito. I prestiti, sia pure in grana­ glie, fatti con fideiussione, non sono soccorsi, ma operazioni di credito; i prestiti ad interesse con ob­ bligo di restituzione a scadenza di 10 o 11 mesi non si fanno ai poveri, ma a coloro che hanno qualche cosa al sole, siano piccoli proprietari o co­ loni, ed abbiano possibilità di rendere quanto hanno ricevuto.

Per queste e altre ragioni che omettiamo si deve ritenere che i Monti frumentari non vanno compresi fra gl’ Istituti caritativi ; ciò dimostra in modo esau­ riente il signor Manassei, il quale ne trae la con­ clusione che essi non devono essere lasciati alla di­ pendenza del Ministero dell’ Interno, ma vanno a ffi­ dati alla direzione del Ministero di Agricoltura. La qual cosa potrebbe parere a prima vista di secon­ daria importanza ; ma non è, perchè il primo non può certo occuparsene e vig ila rli, occupato com’ è in affari di natura ben differente da quella delle operazioni di credito, mentre il secondo ha già per ufficio di seguire il credito nelle sue varie manife­ stazioni. E ii Consiglio superiore di agricoltura ap­ provò recentemente un ordine del giorno chiedente l’ indicato passaggio, per lo che può dirsi che la questione ha già avuto nelle sfere burocratiche la soluzione teoretica. E non solo i Monti frumentari, ma anche le Casse di prestanze agrarie e le altre Opere pie che con il titolo di Casse di depositi e prestiti, prestiti e risparmi, prestiti per gli agricol­ tori funzionano da Istituti di credito, anche questi enti dovrebbero essere di competenza del Ministero di Agricoltura.

Quanto al conservare i Monti frumentari il Ma­ nassei non crede che in generale il credito in ce­ reali quale si esercita da essi sia una forma in d i­ cata e reclamata dalle esigenze dell’ epoca nostra. Una volta si temeva che mancasse il grano per la semina ; oggi si dazia il grano al confine per difen­ dersi dall’abbondanza e dalla concorrenza transatlan­ tica. Una volta il mercato frumentario era circo- scritto al capoluogo del circondario; ora, per le co­ municazioni accresciute ed agevolate il paese è tutto un mercato, e ciascuno può scegliersi il grano da sementa che più gli garba, se non gli manca il da­ naro. Una volta in talune provincie si faceva sol­ tanto grano alternato al maggese; oggi alla coltura del grano si è associata quella della vigna e dei fo­ raggi; e per queste colture più che un imprestilo in grano gioverebbe una qualche anticipazione in denaro. Ma non ostante queste buone ragioni, che certo valgono per la generalità dei luoghi, v i hanno Comunità appartate, piccoli centri agrari in cui il Monte frumentario ancora funziona bene, le classi agricole lo guardano con amore e ne traggono pro­ fitto. Perchè distruggerlo?

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cuni Monti frumentari che le popolazioni agricole desiderano veramente di conservare,, e conservarli perfezionandoli. Quanto ai Monti che vennero tra­ sformali in Casse di prestanze agrarie e quanto agli altri che sono male amministrati e che si vanno di­ sfacendo per abbandono o per inerzia, il Ministero di Agricoltura potrebbe vedere quali norme sono necessarie per venire efficacemente in aiuto agli in­ teressi agrari. Si foggino le Casse di prestanze agra­ rie a. modo di piccole Gasse di risparmio e non a modo di Banche ; si facciano mutni non a cambiali, ma a polizze annuali o biennali, per somme limitate e con vincolo dell’ impiego a scopo agrario e si tro­ verà in ogni Comune chi le amministri, e saranno ben presto circondate da una fidala e riconoscente clientela.

Concludendo, noi conveniamo in massima nelle idee esposte dall’ egregio Manassei e nelle proposte da. lui formulate pel passaggio al Ministero di A gri­ coltura dei Monti frumentari e delle Casse di pre­ stanze agrarie, per l'accertamento delle loro condi­ zioni finanziarie e amministrative, per la loro tra­ sformazione in Casse di risparmio esercenti il credito agrario dei Monti frumentari che abbiano sospesa la propria gestione o che, pur continuando, i Comuni non intendano conservare. Ma crediamo d’altra parte j che il beneficio sarebbe limitatissimo sia rispetto al territorio, sia riguardo ai patrimonio disponibile. Perciò non vediamo quali progressi veri ed efficaci potrebbe fare il Credito agrario con le suindicate proposte. Per esso occorrono Istituti ben più solidi e ricchi, più estesi e conosciuti, e a questo riguardo le nostre idee intorno al vero compito dei Banchi meridionali sono note da un pezzo.

Rivista Bibliografica

Dott. Effisio Oberti. — Imposta progressiva - Aboli­ zione delle quote mìnime. — Torino, Roma 1894, paga 171 (lire 2.50).

L ’ autore è favorevole alla imposta progressiva che egli vorrebbe applicata al reddito e alle succes­ sioni e donazioni di entità rilevante, mediante una sopratassa, ma in pari tempo domanda l’ abolizione deile imposte minime che colpiscono i terreni e i fabbricati e delle tassA jro g o rz io n a li che gravano sulle successioni e le donazioni. Questi vari argo­ menti sono trattati separatamente nelle quattro parti nelle quali è diviso il presente studio. Ma la parte di maggior interesse è senza dubbio la terza, nella quale . 1’ Oberti tratta abbastanza estesamente della imposta progressiva, esponendo gli argomenti che suffraggano-ìaie imposta,-le opinioni degli autori, le legislazioni positive, i’ assetto die si potrebbe dare alla imposta progressiva i risultati finanziari della riforma, cce. E gli propone una .sopratassa progressiva sui redditi d ie raggiungono -4000 lire, i quali do­ vrebbero essere colpiti dalla lassa dell’ 1 /0, i red­ diti da 4 a 8 mila lire sarebbero lassati al 2 °/0 quelli da 8 a 16 mila lire al 5 °/0 e così di seguito aggiungendo successivamente una unità alla cifra della percentuale, quando raddoppia la cifra che rap­ presenta il reddito, dato il punto di partenza di 4000 lire di reddito.

Ora die ia riforma tributaria è sempre più rico­ nosciuta necessaria da ogni parte, questo studio dei- fi Oberti merita d’ esser letto, perchè l’ Autore ha raccolto ed esposto in ordine logico le cose più so­ stanziali riguardanti questa importante materia e ha saputo corroborare le sue proposte con argomenti stringenti ed incalzanti.

Dott. Francesco Radoppi. — Nuovi limiti e fren i nelle istituzioni politiche americane. — Milano, Ulrico Hoepli, 1894, pag. 400 (lire 6).

L ’ autore di questo volume, già preparato pei suoi precedenti studi sui sistemi elettorali, sull’ ordina­ mento degli Stati liberi, e in ¡specie sulle più re­ centi costituzioni americane, si è proposto ora di esaminare dappresso quali miglioramenti la demo­ crazia degli Stati Uniti va introducendo nelle sue istituzioni politiche, allo scopo di apprestare qual­ che rimedio alla decadenza che per segni non dubbii, minaccia il governo popolare. Nel cammino della democrazia, eli’ è il cammino della Società moderna, 1’ America ci precede e ci mostra quello che a noi stessi accadrà in seguito : di qui I’ alta importanza di studiare da vicino i pericoli che premono gli ordinamenti americani, e le vie ohe si tentano da quel vigoroso popolo per arrestarli. Il suffragio u n i­ versale, I’ ordinamento dei partiti, la corruzione de­ gli ordini elettorali, il discredito che minaccia le rappresentanze elettive, i lim iti alla loro onnipotenza, l’ incremento continuo del'e pubbliche spese, 1’ am­ ministrazione delle grandi città, la partecipazione diretta del popolo nella condotta della cosa pubblica, i difetti del Governo parlamentare, l’ ordinamento della giustizia, costituiscono tutta una serie di pro­ blemi formidabili, sui quali getta molta luce lo studio delle istituzioni americane contemporanee.

Questo volume, dedicato a siffatto studio, interessa perciò tutte le persone che si preoccupano dell’ av­ venire della libertà e del progresso.

Thomas Mackay. — A policy o f free exchange. — Es- says by various writers on thè economical and so­ cial aspeets o f free exchange and kindred subjects.

— Londra, John Murray, 1894, pag. X X -292. È una raccolta di saggi scritti da vari autori che fa in certo modo pendant all’ altra pubblicata due anni sono in difesa della libertà economica (A plea

fo r liberty) ed edita dallo stesso Mackay. Qui è il

principio del libero scambio che viene dimostrato capace di ispirare una politica ricostruttiva, nella quale la libertà è limitata soltanto dal reciproco rispetto per la libertà di tatti, cioè dalla responsa­ bilità reciproca inerente .ad ogni atto volontario di scambio. Sono nove saggi di merito e di interesse assai differente.

(7)

L ’ E C O N O M I S T A 547 26 agosto 1894

scambio per parte dell’ America, quello sul sociali­ smo di Stato nelle colonie australiane del Fortescue, l’ altro circa l’ influenza dei prestiti di Stato sulle crisi commerciali, nel quale sono buone osservazioni sui prestiti pubblici e Finalmente il saggio sull’ interesse che la classe lavoratrice ha nel libero scambio. 11 Mackay autore di questo saggio dimostra che il li­ bero scambio dà una certa garanzia di impiego e di salari, e che nella vasta rete degli scambi che co­ stituiscono il meccanismo economico di un libero paese il valore del lavoro deve tendere incessante­ mente ad elevarsi. Perciò è dalla influenza organiz­ zatrice del libero scambio che il lavoro può aspet­ tarsi la realizzazione delle sue legittime ambizioni. Completano il volume due altri saggi, uno sul - F intervento dello Stalo nelle strade ferrate, e l’ altro sulla legge relativa alle coalizioni industriali.

Nell' insieme il volume edito dal Sig. Mackay ci pare raggiunga il suo scopo, però data l’ importanza della tesi generale che volevasi dimostrare, cioè il valore scientifico e pratico della politica del libero scambio, ci pare anche che la scelta degli studi da inserirsi nel volume poteva essere fatta meglio. Ad ogni modo il lettore potrà attingervi molte cogni­ zioni u tili sul libero scambio applicato a tutte le ma­ nifestazioni della vita economica e intorno ai danni che derivano dal suo abbandono.

Rivista Economica

I I p ro g ra m m a d e i s o c ia lis t i fr a n c e s iI l C om m er­

cio es tern o d e lla F r a n c iaI l com m ercio d e lla

m a d rep e rla.

Il programma dei socialisti francesi. — Nel-l’ attesa del prossimo Congresso del partito operaio, i socialisti francesi hanno apparecchiato il programma delle discussioni che in esso si faranno. È un pro­ gramma che mira particolarmente alla propaganda nelle campagne. Eccone i punti prin cip a li: la pro­ prietà dei contadini e I’ evoluzione economica ; le sofferenze dell’ agricoltura, e i rimedii proposti dai governi capitalisti ; organizzazione della propaganda nelle campagne.

Per se stessi codesti tre temi non escono, nella loro generalità, dal solco consueto. Ciò che vi ha di curioso nel programma, è detto nei commenti che il Jaurès ci ha fatto intorno, conversando con uno dei redattori del Matin. Dal discorso del Jau­ rès risulta questo fatto curioso, che cioè nelle cam­ pagne i socialisti si mostreranno ferventi sostenitori della proprietà individuale ; per cui essi, rispetto alla proprietà, hanno due dottrine opposte.

Nelle città è quella della proprietà collettiva, la nazionalizzazione di essa la dottrina che caldeggiano ; nelle campagne, dove la proprietà è assai suddivisa, e i proprietarii coltivatori sono m olli, è la dottrina opposta quella che sostengono. Verità al di qua, errore al di là dei Pirenei.

Il Jaurès ha detto al redattore del Matin che la repubblica borghese ha fatto nulla per la popola­ zione delle campagne, la quale è schiacciata dal- 1 imposta, rosa dall’ usura. I socialisti muteranno tutta codesta deplorabile condizione di cose, me­ diante un disegno di riforme, delle quali però man­ tengono il segreto ; ma che, se dovessero riuscire •tosi efficaci com’essi dicono, convertirebbero codesti

contadini in altrettanti borghesi, ma borghesi che avrebbero sugli altri questo inestimabile vantaggio, che non sarebbero odiali dai socialisti, anzi sareb­ bero i loro prediletti. Intanto, essi hanno, nella aspet­ tativa della terra promessa, la assicurazione che i socialisti non attenteranno alla loro proprietà, al loro pezzo di terra.

Una domanda nasce naturalmente indiscreta: per­ chè questa diversità di trattamente fra proprietario e proprietario? E il Jaurès risponde, che se essi — i socialisti — vogliono « restituire alla nazione tutto il capitale di produzione, è per assicurare dovunque e definitivamente il possessso effettivo di tutto il pro­ dotto del loro lavoro a quelli che lavorano. Ora, il contadino proprietario vive del suo lavoro, senza essere nè usufruttatore, nè usufruitalo ». E con que ■ ste belle frasi, il Jaurès rimanda l ' importuno che gli ha mosso quella domanda. Ma c’ è qualcosa a cui egli non risponde : fra il contadino proprietario e il contadino che non lo è, non corre adunque nes­ suna differenza ?

Un proprietario rimane per sempre nel primo, e non sarebbe possibile rinvenirne uno nel secondo. Il primo può essere usufruttatore del secondo, e il secondo non può essere che usufruitalo, e ciò ac­ cade sovente. E poi, dov’è la siepe che divide la piccola dalla media e dalla grande proprietà? E cosi via.

11 vero è, che i socialisti sono più accomodanti che non paia a prima giunta. Essi sanno che nelle campagne la guerra alla proprietà privata non at- tecciiirebbe, e che le popolazioni insorgerebbero con­ tro di essi. Perciò, si accontentano di essere nelle campagne radicali; per tal modo essi costituiscono il vero elemento intermediario fra i radicali e gli anarchici.

Il Commercio esterno della Francia. — Il

Journal Officiel ha pubblicato la statistica del com­

mercio esterno francese durante i prim i 7 mesi del 1894.

Le importazioni in questo periodo di tempo si sono elevate a lire 2,533,554,000 e le esportazioni ad 1,815,739,000 lire, divise come segue :

Importazioni 1894 1893 1892 Materie alimentari. . . Materie industriali. . . Oggetti fabbricati. . . . 760.908.000 t , 414,230.000 328.416.000 564.102.000 1,331,072,000 315.671.000 993.759.000 1,365,645,000 382.201.000 Totali.. . . 2,833,554,000 2,210,845,000 2,741,605,000 Esportazioni Materie alimentari, . . Materie industriali. . . Oggetti fabbricati. . . . Pacchi postali... 388.155.000 462.933.000 918.344.000 46,307,000 391.481.000 473.929.000 1,003,134,COO 43,893,000 435.874.000 467.649.000 1,027,248,000 33,533,000 Totali,... 1 815,739,000 1,912,437,000 1,964,304,000 È facile vedere come il regime protezionista inau­ gurato dalla vicina Repubblica le sia ognor più dan­ noso ; ma forse altrettanto facile presagire che per un pezzo ancora essa continuerà pella sua sciagu­ rata via.

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tera nella quale fornisce interessanti notizie sul com­ mercio della madreperla.

Ecco la parte sostanziale della citata lettera : ^ « Prima della occupazione italiana le quantità di madreperla che venivano a Massana erano molto in ­ feriori a quelle che oggi arrivano, e ciò per- hè al­ lora questo porto non godeva alcun vantaggio spe­ ciale in confronto agli altri, e quindi il porto pre ­ ferito dai pescatori era quello che si trovava più vicino al luogo della pesca.

Ma dopoché qui a Massaua la madreperla fu esen­ tata dal pagamento del dazio al quale era soggetta (8 °/0 del valore), e dopoché fu pubblicato il de­ creto governatoriale del 20 maggio 1892 che pre­ scriveva il peso obbligatorio in dogana e dettava regole tutorie per il commercio del quale si parla, i pescatori che apprezzarono i vantaggi veri fatti loro con tali disposizioni, accórsero qui anche dai punti più lontani e il Governo ebbe la soddisfazione di veder duplicata e anzi triplicata in due soli anni la quantità di madreperla esportata.

Le cifre seguenti ne sono la prova :

anno quint.

1887 madreperla asportata da Massaua 417,425

1888 » ¡» » 3o4,o 1 y

1889 » » » 652,331

1890 » » » 588,716

1891 » » » 382,290

1892 » » (aboliz. del dazio) 571,384

1893 » » (reg. sulcommer.) 943,938

L ’ abolizione del dazio mise Massaua rispetto al commercio della madreperla in condizioni eguali al porto di Aden, dove ormai, si può dire, non afflui­ sce più che la sola madreperla pescata nel golfo Persico. Rispetto poi ai porli Suachim, Loheia e Hodeidah la mise in condizione migliore, inquanto- chè in tali porli il dazio vige tuttora in misura del-

V 8 % sulle quantità esportate per l’ estero.

Il decreto del maggio 1892 ha giovato nel senso che ha impedito le frodi nel peso ed ha fatto go­ dere ai pescatori il vantaggio della concorrenza tra i vari offerenti.

La madreperla a Massaua raramente è venduta all’ asta : di tale mezzo si servirono i pescatori qual­ che volta, ma quando capirono che il loro interesse era salvaguardato egualmente anche vendendo a trattativa privata, preferirono questo ultimo mezzo. Le contrattazioni si son fatte sempre e si fanno oggi tuttavia a talleri di Maria Teresa. Il prezzo della madreperla che fu l ’anno scorso in media di talleri 33 ‘ / 8 per ogni cantaro di 70 kg. di peso lordo, escluse le madreperle morte, è oggi sceso a soli talleri 28, sebbene anche il prezzo del tallero sia di molto diminuito.

I negozianti si procurarono i talleri a Massaua ad Adem ed a Trieste ; I’ anno scorso costavano 3.85, 3.80, 3.75 1’ uno pagati in moneta italiana ; que­ st’ anno il loro prezzo è sceso a 3.05, 3,— per ef­ fetto dell’ invilim ento dell’ argento.

Negoziano in madreperla a Massaua le case se­ guenti :

V . Bienenfeld & C., Trieste; A . di G. Seror, A. del Mar, G. Luccardi, V. Schiltz, A h. A l. El Ghul, Aid. Baginet, tutti di Massaua ; Datuboy Dossal, Dumray Emray, A li Al Dossal, Minahim Misa, Dada Boy & C., tutti di Bombay.

La madreperla viene esportata quasi tutta per

Trieste, meno piccole quantità dirette a Londra. Va coi piroscafi della N. G. I. fino ad Aden o ad Ales­ sandria dove viene trasbordata sui piroscafi del Lloyd a. u. o nei piroscafi commerciali inglesi.

Prima di essere esportata la madreperla é sotto­ posta alla prima pulitura, che consiste nella e lim i­ nazione della crosta esterna, operazione che vien fatta battendo opportunamente le conchiglie 1’ una contro l’ altra.

La ragione per la quale la madreperla va tutta a Trieste è evidentemente quella che in Italia non esiste o esiste in piccolissima scala l’ industria della sua lavorazione. Non conviene fare spedizione di piccole partite, per la ragione che a Trieste, dove affluisce la madreperla di qui e di altre provenienze, vi ha la possibilità di suddividerla in una quantità di gradazioni e scelte, ciascuna delle quali ha prezzi differenti e serve a differenti lavori. La industria in piccola scala ha perciò la convenienza di prov­ vedere la materia prima dal grande emporio trie ­ stino, sebbene aggravata da forti spese.

Ma se in Italia, persone di buon cuore e di forti iniziative, provviste di capitali e dotate degli studi necessari, riuscissero ad impiantare e sviluppare I’ industria di cui trattasi, non per ora collo scopo di far concorrenza ai lavori di Vienna nelle spedi­ zioni all’ estero, ma anche soltanto per provvedere ai consumi interni, certo le spedizioni dirette sa­ rebbero possibili e convenienti.

Io credo per fermo che Venezia sarebbe appunto la piazza dove tale industria potrebbe fiorire. La sua diretta comunicazione con Massaua per mezzo della linea Venezia, Brindisi, Alessandria, la abbon­ danza della mano d’ opera per effetto della sparizione di alcune industrie già attivissime, lo spirito d’in i­ ziativa e la conoscenza del commercio, sono tutte circostanze in favor suo.

Da questa idea che ho appena abbozzato in mezzo a cento altri affari di svariata natura ; da questa idea che altri meglio di me può studiare con com­ petenza di causa, mi auguro possa derivare alcunché di buono, se specialmente, come non dubito, vorrà codesta benemerita Società farla sua e darvi 1’ im ­ pulso che merita.

SOCIETi DEG

LI ULTI FU, FOIBIE EH «MIE 01 TESI

La più importante Società metallurgica italiana per potenzialità industriale e finanziaria, si è la Società

dì Terni, proprietaria dell’ omonimo Stabilimento e

di quello di Savona. Più di 50 m ilioni di lire si sono immobilizzati negli impianti di queste officine. Riescirà interessante il presentare lo svolgimento storico della Società, che dopo momenti diffìcili e burrascosi, ha saputo colla costanza e prudenza consolidarsi, per il che saremo lieti di chiudere questo breve studio con delle previsioni abbastanza rassicuranti per gli interessati.

La Società degli Alti Forni, Acciajerie e Fonderie

di Terni si costituì con istromento 10 marzo 1881,

ed è retta da uno Statuto deliberato nelle Assemblee degli Azionisti 6 dicembre 1885 e 17 ottobre 1886.

(9)

26 agosto 1894 L’ E C O N O M I S T A 549 Il presidente, in base all’ art. 7 dello Statuto, è

retribuito in una misura determinata ciasehedun anno due;li a ltri membri del Consiglio.

Primo presidente del Consiglio fu il comm. Breda

Vincenzo Stefanoe vice-presidente Treves dei Bonfili barone Alberto. A quest’ ultimo subentrò nel 1887 il comm. Alessandro Casalini, divenuto poi presidente nel 1891, passando il coirmi. Breda a vice-presidente.

Non occorre dire che una gran parte delle azioni di Terni furono sottoscritte dalla Società Veneta per

Imprese e Costruzioni Pubbliche di Padova, della

quale erano amministratori i principali amministra­ tori di Terni.

La vita sociale può dividersi in due stadi ben di­ stinti Il primo dell’ impianto e dei tentativi, com­ prende il quinquennio dd 1884 al 1888; il secondo del raccoglimento e consolidamento, il quinquennio successivo.

Esamineremo separatamente questi due periodi. Faremo seguire a tale studio di fatto, alcune con­ siderazioni sull’ attuale posizione finanziaria della So­ cietà ed alcune previsioni sui risultati economici delle gestioni future.

* * *

La Società degli Alti Forni, Fonderie ed Acciajerie

di Ternisi costituì, come si disse, il 10 marzo 1884, col capitale di 6 milioni di lire, in numero sei serie di azioni, cadauna di 2000 azioni da L. 500. La Società rilevò l’ impianto della vecchia Società in ac­ comandita per L . 2,400,000. A l 31 dicembre di quell’ anno si erano emesse le prime cin tue serie di azioni sulle quali si erano versate L. 4,263,000; re­ stando così a versare a saldo L. 737,00') ed un credito per la sesta serie di azioni non ancora emesse di L. 1,000,000.

In seguito a perizia essendosi accertatola consistenza degli enti rilevati dall’accomandita in L . 2,708,199.22, la differenza in L. 308 199. 22 venne port i a in pas­ sivo sotto la voce fondo per eccedenza di stima.

Col bilancio al 31 dicembre 1884, le somme im ­ pegnate dalla Società per il nuovo impianto somma­ vano a L. 5,886,497.19; ed accertati u tili, stati riparliti agli azionisti, per L. 448,380.

La produzione della fonderia fu nell’ anno di ton­ nellate 8,290.

* * *

Ma ben presto si riscontrò deficiente il capitale sociale per eseguire gli ingrandimenti necessari

pel migliore funzionamento dello Stabilimento, per l’ acquisto di miniere di ligniti nell Umbria, di ferro, terreni, forza motrice e costruzione di Alti Forni in Valle Trompia, per l'acquisto di terreni c costruzioni in Civitavecchia.... E per tutto questo

occorrevano non meno di venti milioni di lire, indi­ pendentemente dal valore della Fonderia e d> quanto possedeva la Società prima che desse mano alla co- struz oue dell'Acciaieria. In questo modo il nuovo Stabilimento avrebbe potuto diventare veramente e seriamente rivale coi primi Stabilimenti esteri, così da poter sostenerne, per i più difficili ed importanti lavori, la concorrenza ') .

*) Relazione del Consiglio d’Amministrazione al­ l'Assemblea generale straordinaria degli Azionisti del 6 Dicembre 1885.

In base a queste considerazioni, l’ Assemblea Straor­ dinaria degli Azionisti del 6 Dicembre 1885, ap­ provò la proposta del Consiglio d’ Amministrazione di portare il capitale sociale da 6 a 42 m ilioni, in n. 24000 azioni da L. 500 cadauna.

Il Bilancio al 34 Dicembre 4885 portava il capi­ tale nominale a L . 12,000,000 dei quali versati L. 6,060,000.

Le somme impegnate per la fonderia e il nuovo stabilimento dell’ acciaieria, tenuto conto del fondo

per eccedenza di stima di cui sopra, ammontavano a L. 4 4,524,641.74. Ed a fronteggiare tali impegni si avevano debiti per L. 9,652,825.54 dei quali L. 3,250,649.07 in effetti a pagare.

Il Bilancio si chiudeva con un utile, ripartito agli azionisti, di L. 330,000.00.

La produzione della fonderia nell’ anno 4 885 rag­ giunse il tonnellaggio di chilogr. 45,042,577.

* *

Però P impegno dei nuovi impianti si presentò molto più importante del preventivato. Già all’As­ semblea generale degli azionisti del 30 marzo 1886 il Consiglio d’ Amministrazione ebbe a riferire che;

il capitale necessario pei nuovi lavori, aggiungendo quello che rappresenta la grande fonderia, le case, gli stoks, ed un limitato fondo circolante, ascenderà a non meno di trenta milioni,

D’ altra parte il Governo, a cui interessava mol­ tissimo di avere a sua disposizione uno stabilimento che per la sua ubicazione si prestava ai bisogni di arsenale militare, incoraggiò l’ ardimento della Società affidandole fino dal 4885 la fornitura di ben 8000 tonnellate di corazze.

I lavori pei nuovi impianti erano a tal punto che nel 2° semestre del 4886 si iniziò la fabbricazione delle ruotaie d’ acciaio, e delle piastre di corazza­ tura per la Regia Marina.

A ll’Assemblea straordinaria del 47 ottobre 4886 il Consiglio d’ Amministrazione preventivava l ’ am­ montare degli impianti — senza calcolare i fondi circolanti pei quali si provvedeva mediante conti cor­ renti — in queste cifre :

4° miniere A lti Forni ed officine in Val Trompia con un capitale speso di milioni tre a quattro ;

2° A lti Forni a Civitavecchia per circa milioni quattro ;

3° miniere di lignite a Terni e Spoleto m i­ lioni tre a quattro;

4° Fonderia di Terni dotata di un Alto forno di riserva milioni tre ;

5° Acciaieria di Terni m ilioni diciotto.

E quindi complessivamente da 34 a 33 m ilioni. In base a tale preventivo, dietro proposta del Consiglio d’ Amministrazione, in detta Assemblea straordinari! si approvò:

4° di portare il capitale sociale da_ 42 a 46 milioni di lire cos’emissione di n. 8000 azioni nuove da L. 500 cadauna.

2° di dare facoltà al Consiglio d’ amministra­ zione di emettere obbligazioni fiuo alla concorrenza di sedici milioni di lire.

Il Bilancio al 31 dicembre 4886 portava il capi­ tale sociale a 16 milioni, totalmente versato.

(10)

I debiti della Società sommavano a L. 15,112,546.68 dei quali L. 7,685,085. 83 per effetti a pagare.

II conto profitti e perdite dell’ esercizio portò a un saldo u tili di L. 699,496.11. Si è incamerato negli u tili la somma di L. 189,147.03 del fondo

eccedenza stima che nei bilanci precedenti per la somma di L. 308,199.22 era portato al passivo. E degli u tili così conteggiati, L. 627,760 vennero r i ­ p a rtiti agli azionisti!

*

* *

Ultimati nell’ anno 1886 i principali impianti del- l ’acciajeria, le varie fabbricazioni delle rotaje, sbarre sagomate, lamiere, cerchioni ed assi per veicoli e locomotive, e delle corazze, furono nel 1887 avviate regolarmente.

Ma la opportunità di aumentare per quanto pos­ sibile la produzione, onde far fronte alle importanti commesse già assicurate ed alle richieste che da ogni parte pervenivano, portò p er necessaria con­ seguenza l’ingrandimento dell’ impianto p er la fab­ bricazione dell' acciajo Bessemer. E lo sviluppo della fabbricazione dede corazze e lavorazione dei gran pezzi di fucina per i bisogni delle ammini­ strazioni della guerra e della marina indussero all'impianto di altre potentissime macchine utensili, indispensabili all' uopo. Inoltre Yesperienza avuta

dal funzionamento commerciale dell’ azienda, . . . .

dimostrò la necessità di assicurare all’ azienda so­ ciale un capitale circolante, la cui importanza dovesse corrispondere all'incirca ada metà del valore della produzione annua, che, a partire dal 1888, doveva ammontare almeno a 25 e forse a 30 milioni *).

Tali nuovi impegni finanziari, andavano a rendere sempre più difficile la posizione sociale.

Il Bilancio al 31 Dicembre 1887 presentava queste risultanze:

1° Il capitale azionario in 16 milioni, total­ mente versato;

— il capitale obbligazioni pure in 16 milioni, totalmente versato, ma di queste 4 m ilioni date a pegno per altrettante sovvenzioni su effetti cambiari.

— un importo di debiti per L. 14,986,770. 44 — non tenuto conto dei 4 m ilioni di cui sopra — dei quali L. 5,123,768.07 per effetti a pagare.

2° L ’ impegno per immobili, materiale mobile e magazzeni, sommava, al netto del deprezzamento del macchinario, a L. 35,700,459.06 ed oltre a ciò, compariva all’ attivo, sotto la voce spese riparabili, una cifra di L . 2,245,541.97.

Queste cifre mostrano la difficile situazione finan­ ziaria sociale causata dalla deficienza di cassa per le sempre maggiori immobilizzazioni causate dai nuovi impianti.

Il conto profitti e perdite chiudeva con una perdita di L . 2,048,687.42. Come ha asserito il Consiglio d’ Amministrazione nella sua relazione all’ Assemblea Generale degli Azionisti del 15 Giugno 1888, tale

risultato poco favorevole dovevasi attribuire alla de- ficenza della produzinne che giunse appena alla metà circa della potenzialità del macchinario,e cioè

a tonnellate 39,952 per l’ acciajeria » 15,308 per la fonderia.

*) Relazione del Consiglio d ’ Amministrazione all’ Assemblea generale degli Azionisti del 26 Giu­ gno 1887.

* * *

L ’ Amministrazione volse le sue cure all’ assetto finanziario, il quale fu assicuralo mercè il valido ajuto dei principali istituti di Credito e del Regio Governo, ¡1 quale, apprezzando gli sforzi della So­ cietà, appoggiò lo sviluppo del nuovo impianto, an­ ticipando sopra le date forniture il denaro da im ­ piegarsi in parte dei nuovi impianti necessari a dare allo stabilimento maggiore potenzialità.

La produzione nei 1888 progredì tanto nell’ au­ mento di quantità, coinè nella diminuzione della spesa. Si ebbero taii risu lta ti:

Aceiajeria Tono. 64170 Lire 16,721,716. 52

Fonderla » 13190 » 2,612,887.06

Totale Tonn. 77360 Lire 19,334,603.06 con un aumento di tonn. 23,507 e di L. 5,908,738. 27 sul 1887.

L ’ utile industriale salì :

per l’ Acci.ajoria a L. 3,193.597.21 per la Fonderia » 360,664.58

I l Rilancio al 31 Dicembre 1888 portò a queste risultanze :

1° Il Capitale azionario versato in 16 milioni, capitale obbligazioni In 15 m ilioni, essendone stato rimborsato nell’ anno per 1 milione restandone pur sempre 4 m ilioni non emesse al pubblico, ma date a pegno per sovvenzioni avnte su effetti bancari.

L ’ importo di debiti per L. 21,863,168.92, non tenuto conto dei 4 milioni di cui sopra, dei quali L . 5,992,000,623.14 in effetti a pagare.

2° L im p e g n o di capitali per im m obili, mate­ ria li mobili e magazzeni sommava a L. 39,849,635.70 e una somma di spese rip a rtib ili per L. 2,151,932. 32.

Il Conto profitti e perdite di competenza dell’eser­ cizio 1888 chiudeva con uu utile di L. 686,930.88 contemplando tra le perdite il deperimento del mac­ chinario in L. 350,000 ed un importo di ammor­ tamenti diversi per altre L. 439,304.05.

Tale risultato ridusse la perdita totale del 1887 a L. 1,361,756.54.

Con questo esercizio si chiude il primo periodo della vita sociale : ultimati gli impianti e quindi la richiesta di capitali, si iniziò quel periodo di conso­ lidamento finanziario, pel quale gli u tili industriali della produzione andarono non a favore degli azio­ nisti, ma a favore di altri impianti, all’ acquisto dello stabilimento di Savona ed a incitazione di altret­ tanti debiti, permettendo quei forti ammortamenti che hanno sollevato i bilanci futuri, di aggravi annui sia per gli ammortamenti stessi, che per i minori interessi passivi dipendentemente dal pagamento di parte dei debiti.

Sotto tale riguardo dobbiamo ammettere come la crisi finanziaria che ha colpito il nostro paese, ha contribuito a tale risultato, poiché solo tale circo­ stanza straordinaria poteva impedire che si avessero a ripartire dei dividendi agli azionisti, che dopo tutto avrebbero pure avuto diritto a percepire il frutto dal capitale da loro sborsato.

(11)

2 6 a g o s t o 1 8 9 4 L ’ E C O N O M I S T A 5 5 1

V O C I DI BILANCIO | 1 8 8 9 j 1 8 9 0 1 8 9 1 1 8 9 2 1 8 9 3

A T T I V O

I m m o b i l i ... 28,773,388.56 27,540,374.49 26,885,079.60 30,362,054.46 27.445,862.20 Materiali mobili e m a g a z z e n i... » 12,416,788.17 14,187,786.19 12,568,065.01 12,338,066.24 13,077 833.27

Casse diverse... » 65,149.45 135,541.88 40,901.49 105,883.66 150,067.25

Valori pubblici e in d u s tr ia li... » 245.513.35 302,959.35 304,729.25 304,729.25 287,677.20

Debitori per forniture... » 6,505,234.93 3,600,063.18 2,689,519.20 2,558,394.79 2,731,384.93

» d iv ersi... » 929,820.52 687.223.91 77,182.36 62,143.07 259 643.21

Obbligazioni sociali in garanzia . . . . » 3,500,000.00 3,250,000.00 3,000,000.00 2,750,000.00 2,500,000.00

Spese ripartitoli... » 1,737.287.25 1,130,722.27 1,009,892.23 922,224.46 9,831.60 Partite d iv e r s e ... » 220,455.70 58,435.01 54,698.87 33,480.07 80,573.61 Somma P Attivo. . L. 51,393,637.93 50,893,106.28 46,630,068.01 49,436,976.00 46,542,873.27 Immobili. 18,505,602.80 18,178,562 37 17,393,482.95 16.847.847.85 Fonderia di T e r n i... - 2,746,225.13 2,671,352.15 2,623,538.79 2,486,636.08 •» 981,342.49 939,059.03 897,924.05 862,014.60 787,861. 29 Stabilimento di S a v o n a ... » — — — 4,500,000.00 3.852,191.97 Miniere di l i g n i t e ... » 2,491,903.03 3,027,892.27 2,809,147.78 2,651,851 87 2,421,942.11

Miniere e Altoforno Valtrompia... » 825,531.28 815,745.48 815,887.56 815,887.56 268,532.60

Terreni e case in T e r n i... » 630,624.31 1,327,448.16 1,333,804.07 1,336,877.06 702,448.68

Terreni a Civitavecchia... » 279,326.32 178,401.62 178,401.62 178,401.62 78,401.02

Ritornano gli Immobili. . L. 25.773,388 56 27,540,374.49 26,885,079.60 30,362,054.46 27,445,862.20

Materiale m obile e magazzeni.

Attrezzatura in u s o ... L. 3,521,605.53 3,182,245.06 3,318,133.01 3,435,029 39 3,593.656.83 Magazzeno macchinario... » 1.424,096.66 1,364,311.31 1,324,683 05 1,532,861.79 1,460,690.99 » materiali... » 3,378,308.76 4,690,660.76 3,122.290.49 3,941,481.46 4,275,834.99 » p r o d o t t i ... •» 1,770,827.47 2,418,530.09 2,576,167.12 2,107,402 77 2,599,391.92 Lavori in c o r s o ... » 2.160,931.56 2,437,038 08 2,177,008.83 1,250,104.64 1,076.076.67 M o b ilio ... » 161,018.19 95,000.89 49,782.51 71,186.19 72,181.87

Ritorna il Materialemobile e Magazzeni L. 12,416,783.17 14,187,786.19 12,568,065.01 12,338,066.24 13-077,833.27

P A S S I V O

16.000,000.00 16,000,000.00 16,000,000.00 16,000,000.00 16,000,000.00

Fondo di r i s e r v a ... » 129,485.58 129,485.58 129,485.58 129,485 58 185,379.85

Obbligazioni T ern i... » 14,000,000.00 13,000 000.00 12,000,000.00 11,000,000.00 10,000.000.00

»

_

— — 4,000,000.00 4 000,000.00 Creditori - Conti c o r r e n t i ... » 4,579,632.76 5,876.573.07 5,022,663.53 5,731,956.37 6,012,410.09 Effetti sovvenzioni... » 6,000,000.00 6,000,000-00 6,000,000.00 5,100,000 00 5,090,000.00 Effetti c o m m e r c ia li... » 385,429.93 871,420.17 385,388.45 666,280.63 311,693.82 D iversi... » 789,790.25 1,732,258.66 628,081.94 864,493 12 1,296,512.51 Scorte d i v e r s e ... »

_

183,289.04 250,249.01 95,290 68 435,985.97

Rate per acconti forniture in corso . . . » 9,400,000.00 7,066,966.40 5,736,098.40 3,863.341.20 2.260,414.80

Conto lavorazioni in c o r s o ... » — 448,522.21 1,317,081.50 806,089.22

» 108,041.19 33,113.36 29,578.89 110,185.19 114,777.64

Somma il Passivo. . L. 51,392,379.71 50,893,106 28 46,630,068.01 48,878,033.27 46,513,263.90

Sbilancio o utili... 1,258.22 - - 558,942.73 29,609.37

(12)

V O C I D E L L ’ E S E R C IZ IO

P E R D I T E

Imposte e tasse... Interessi, provvigioni, s c o n t i... » Spese ci1 2 amministrazione...»

Spese g e n e r a li... L. Spese riparabili... * Deperimento m a cch in a rio ... » Studi e prove, lavori distrutti... » Deprezzamento mobili...» Sopravvenienze p a ssiv e ...»

Sommano le Spesed’esercizio L. Perdita esercizio p re c e d e n te ...»

Totale Per dite. . L. Sbilancio o utili... .... . . L.

P R O F I T T I

Vendite prodotti - Acciajeria Terni . . . L. Fonderia Terni . . . . » Stabilimento Savona . . •»

D iv ersi... » Profitti vendite prodotti... L. Rendite terreni e c a s e ... »

*• valori p u b b lic i... » Sopravvenienze a t t i v e ...»

Sommano i Pro fitti e Rendite L Utili esercizio p re c e d e n te ... »

Totale Pr o f it t i. . L.

Se la produzione della fonderia si mantenne in cifre pressoché identiche s), non cosi fu quella del- 1’ acciajeria che ebbe una forte diminuzione nel 1890 come da queste cifre :

nel 1888 torm. 64,170 1889 » 78,979 1890 » 48,716

La diminuzione dei prodotti laminati, e le con dizioni dell’ industria nazionale nell’ avvenire, con­ sigliarono V Amministrazione a cercare un com­ penso nello sviluppo dei prodotti focinati, e di

maggior lavoro, perciò si avviò la fabbricazione dei cannoni, si dovette acquistare il macchinario necessario, immobilizzando quindi altro capitale.... La fabbricazione dei cannoni si iniziò nell’ autunno del 189Q e le consegne si principiarono nel 1 8913).

’ ) Lavori disti'uttifalla miniera del Colle dell’Oro. 2) Nell’anno 1888 tonnellate 18,190

» 1889 » 14,114

» 1890 » 12,912

s) Relazione del Consiglio d’ Amministrazione al­ l’Assemblea generale degli Azionisti del 14 Giu­ gno 1891. 1 8 8 9 1 8 9 0 1 8 9 1 1 8 9 2 1 8 9 3 158,622.64 240,566.90 301,697.26 118,945 92 130,690.53 1,232,716.28 1,375 534.93 1,313,877.08 1,269,198.73 1,499,063.61 281,282.01 319,928.14 342,528.54 320,640.23 366,840.62 1,672,620.93 1,936,029.97 1,958,102.88 1,708,784.88 1,996,594.76 470,232.86 765,082 27 142,049.74 122,716.15 942,082.72 660,000.00 1,017,859.23 1,167,399.15 1,191,210.59 1,198,325.49 — ’) 309,730.13 ’ ) 101,627.04 63,276.30 129,364.69 — 70,207.73 59,797.28 — — 301,244.29 102,425.86 471,577.88 - 106 388.99 3,104,098.08 4,201,335.19 3.900,553.97 3,085,987 92 4,372,756.65 1,361,756.54 - — — — 4,465,854.62 4,201,335.19 3,900,553.97 3,085,987.92 4.372,756.65 1,258.22 - - 658,942.73 29,609.37 4,016,439.07 3,699,235.15 3,371,142 94 3 268.373.46 3,164,167.19 386.837.16 422,561.71 450,940.70 288,340.12 469,727.12 — — — 28,041.00 716,996.29 - - - - 7,593.65 4,403,276.23 4,121,796.86 3,822,083.64 3,584,754.58 4,358,484.25 21,048.40 31,313.23 50,698.75 32,371.68 16,187.06 42 788.21 46 966. 88 27,771.58 5,273.64 4,646.25 — — - 22,530.75 — 4,467,112.84 4,200,076.97 3,900,553.97 3,644,930.65 4,379,317.56 - 1,258.22 - — 23,048.46 4,467,112.84 4,201,335.19 3,900,553.97 3,644,930.65 4,402,366.02 '

AH’ Assemblea Generale straordinaria degli azio­ nisti del 3 Gennaio 1892, si approvò di emettere una nuova serie di obbligazioni al portatore fino a L. 4,000,000 essendo state, per rimborsi fatti pre­ cedentemente, ridotte le obbligazioni già prima emesse a L . 12,000,000.

Nello stesso anno la Società acquistò le Officine di Savona col pagamento dei 4 m ilioni in obbliga­ zioni come sopra, e mezzo milione in contanti. In questo prezzo sono compresi le officine, il macchi­ nario fisso e mobile, l’attrezzatura ed i ricambi tutto ciò che ammontava nel Bilancio della vecchia So­ cietà a circa 14 milioni '). Le nuove obbligazioni fruttano l’ interesse del 5 °/0 e sono ammortizzate in venti anni a partire dal- 1895. Perciò porteranno 1’ onere iniziale di L. 200,000 per interessi che an­ dranno scalarmente diminuendo, e dal 1895 1’ onere fisso di L. 200,000 per ammortamenti.

Lo stabilimento di Savona riprese il lavoro solo alla fine del Novembre 1892.

Il 1893 che fu il primo anno di gestione dello stabilimento di Savona diede risultati molto soddi­ sfacenti, avendosi u tili industriali della gestione

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