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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.21 (1894) n.1044, 6 maggio

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L’ECONOMISTA

G AZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BANCH I, F E R R O V IE , IN T E R E S SI P R IV A T I

Anno XII - Yol. XXV

Domenica 6 Maggio 1891

N. 1041

L’Istituto italiano ii M it o Fondiario

In questi ultimi giorni gli avvenimenti riguardanti l’ Istituto Italiano di Credito Fondiario hanno talmente precipitato che non sappiamo da qual parte comin­ ciare per esporre intorno ad essi il nostro pensiero. Le molte cose che vorremmo e potremmo dire cer­ cheremo di restringerle nei lim iti brevissimi che ci sono consentiti dall’ Economista.

L ’ Istituto Italiano di Credito Fondiario è sorto per la legge del 1890 in un momento che diremo piut­ tosto critico; molle imprese edilizie pubbliche e p ri­ vate crollavano o minacciavano di crollare sotto il peso delle conseguenze di una inconsiderata gonfia- tura del credito e del successo ; — si incolpavano della crise più gli uomini che i fatti; — il Governo j e la finanza credettero ancora possibile riparare al pericolo che minacciava, creando un Istituto potente, j che disponesse di cento milioni di capitale, di cui una parte ragguardevole estero, e sotto la forma del |

Credito Fondiario diluisse in lungo periodo di tempo il grave onere che pesava sulla proprietà edilizia di | recente nata. Ma esaminato lo stato delle cose il ca­ pitale estero e parte di quello nazionale credette pericolosa l’ impresa così che si r i t i r ò ; — l’ Istituto nacque con 40 milioni di capitale di cui IO milioni in mutui già fatti; ed il suo nascere in proporzioni così inferiori alle promesse fu salutato con una salva di accuse e di sospetti, dei quali a suo tempo ci oc­ cupammo, sostenendo il concetto che un Istituto con 40 milioni di capitale da chiunque fosse stato fon­ dato, non poteva che procedere diritto in mezzo alle difficoltà ed alle pressioni di ogni genere, perchè l’ interesse stesso del capitale lo avrebbe obbligato a non prestarsi a pericolosi salvataggi.

La nostra previsione fu chiamata ottimista e la legge 4890 venne discussa alla Camera ed appro­ vata in mezzo a una diffidenza delle più vivaci, rin ­ focolata dal fatto che colla creazione del nuovo Isti­ tuto si rimettevano nelle antiche zone i vecchi Isti­ tuti esercenti il Credito Fondiario, i quali del resto durante il periodo 4885-1890 avevano scarsamente approfittato della libertà loro concessa di esercitare il loro ufficio fuori della zona loro assegnata.

Il nuovo Istituto di Credito Fondiario, che comin­ ciò a funzionare il 7 maggio 4891 o perchè premu­ nito già dalle manifestazioni di diffidenza con cui ne era stata salutata la nascita, o perchè amministrato da persone, che volevano rimanere indipendenti da ogni pressione dell’ ambiente, quasi per sentimento di reazione fu straordinariamente prudente;ed adendo

solo di mira la lunga vita a cui era destinato, con­ siderò il momento attuale della economia pubblica corno transitorio astenendosi dall’ ingolfarsi in qua­ lunque operazione che non fosse obbiettivamente giu­ stificata. Perciò, non solo volle scrupolosamente osser­ vare la legge, così che i mutui avessero una effettiva garenzia doppia della sovvenzione che si accordava, ma volle che il reddito netto degli immobili fosse non minore della annualità da riscuotersi; volle che si mantenesse una certa proporzione tra i mutui sui fondi rustici e quelli urbani; volle anche che ogni cliente non potesse avere più di una data proporzione dell’ammontare dei mutui; volle infine che anche nella distribuzione dei mutui per località si mantenesse una certa proporzione. Non è prudente - affermava l’ Isti­ tuto - che il fallimento di un cliente, sia esso un privato od una pubblica impresa, possa compromettere il regolare funzionamento della Società coll’ avere una parte troppo grande del totale dei mutui e non è prudente che l’ Istituto si trovi impegnato con una somma troppo forte di mutui in una sola località, la quale, se fosse colpita da crise, metterebbe in imbarazzo I’ andamento normale della Società.

Contrariamente adunque a quello che era stato previsto, e forse appunto perchè era stato previsto, l’ Istituto Italiano di Credito Fondiario si rifiutò di costituirsi in Società di salvataggio, e volle esercitare il suo ufficio con lo scrupolo più meticoloso, con la prudenza più costante. Era da credersi che coloro i quali avevano - non discutiamo se a torto od a ra­ gione - fatte le più nere previsioni, si sarebbero di fronte ai fatti non solo convertiti, ma avrebbero aiu­ tato il Consiglio di Amministrazione e la Direzione dell’ Istituto a resistere ad ogni sollecitazione e ad ogni pressione, e li avrebbero incoraggiato a man­ tenere quella riserbata condotta che era nei loro intendimenti e si manifestava nei loro atti.

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prosperi e per gli esempi di altri istituti, sia che credessero necessario domandar molto per ottenere il poco.

E volendo l’ Istituto mantenersi rigoroso nella stretta osservanza della legge, stabilì per mezzo del suo ufficio tecnico e legale dei principi fondamentali per valutare la proprietà nelle diverse regioni del re­ gno, e per provare la regolarità dei titoli di proprietà. Questi principi fondamentali d’ altra parte richiesti dalla legge, furono applicati con tanto rigore che emi­ nenti uomini politici si videro respingere domande di mutuo — il lettore noti questi fatti — perchè non esi­ stevano le condizioni volute, e I* istituto amò meglio esporsi alle censure, non sempre spassionate di in­ fluenti richiedenti, piuttosto che derogare a quelle massime che formavano una salvaguardia per tutti.

Perciò l’ Istituto di credito italiano, sorto nel mo­ mento in cui più forte scoppiava la crise econo­ mica del paese e dopo un periodo, nel quale il cre­ dito era stato distribuito a piene mani a tutti e da per tutto, perciò solo, cioè, che imparò dai danni subiti dagli altri, parve un avaro a cui pesasse compiere il proprio ufficio ; e coloro che giudicano senza sa­ pere e senza riflettere, guardando la meschina cifra degli affari compiuti, gridarono all’ insuccesso.

È fu infatti insuccesso, perchè nel 1890-91, quando venne concepito ed attuato il concetto del nuovo istituto, si era ancora abbagliali per il successo del Credilo Fondiario della Banca Nazionale, che in pochi anni aveva fatto quasi 300 milioni di mutui. Nes­ suno pensa a domandarsi : quanti mutui avrebbe fatto la Banca Nazionale se avesse potuto e saputo evitare quelle perdite che oggi si temono di più diecine di milioni, e che le sono tanto rimproverate dal Governo? Ed il Banco di Santo Spirito a quanto sarebbe arrivato se avesse saputo e voluto evitare le perdite ? E se la Cassa di risparmio di Mdano, che ha la fortuna di avere il suo principale campo di azione nella più ricca regione d’ Italia, e che è un colosso, avesse la sua azienda di Credito fondiario completamente separata da ogni altra funzione, avrebbe resistito alla crise così come splendidamente resiste ? Nessuno pensa — ed è pur deplorevole che in Italia si dia così scarso alimento allo studio delle cose serie — nessuno pensa: il nuovo istituto si è trovato di fronte alla crise economica, che era special- mente agraria ed edilizia, del paese ; — si è trovato di fronte alla più o meno palese ostilità degli isti­ tuti ricacciati nelle loro zone ; — si è trovato di fronte alla impotenza dei Banchi di Napoli e di Si­ cilia, e quindi a domande le più urgenti e le meno consistenti, della parte meridionale del Regno, mentre nella parte centrale e selteutrionale agirono la Cassa di risparmio di Lombardia, la Cassa di risparmio di Bologna, l’ Opera Pia di San Paolo di Torino, il Monte dei Paschi di Siena tutti istituti più o meno egregiamente amministrati ; — si è trovato di fronte a Governi che ogni momento promettevano leggi per lenire la crise edilizia colla diminuzione degli aggravi fiscali derivanti da qualunque assestamento della proprietà fabbricata ; a Governi che ad ogni quarto d’ora minacciavano il ripristino di uno o di due decimi di impòsta sulla proprietà rustica, senza av­ vertire che queste incertezze che da più anni si trascinano rendevano i più prudenti proprietari re­ stii ad ogni decisione radicale sull’assestamento della loro proprietà ; — si è trovato di fronte infine ad uno dei più gravi sconvolgimenti dei mercati con crisi

bancarie, con diffidenze ed ostilità all’estero, così che non potè contare che sulle proprie forze.

Tutto questo il Governo, ed il Parlamento non considerarono. L ’ eco delle diffidenze sorte nel 1890-91 quando si discusse la legge che creò l’Istituto, non si spense per la condotta correttissima dell’ Istituto, nè valsero ad attenuare i giudizi le condizioni dell'am­ biente nel quale era nato. Come se avessero dormito durante tre anni, Governo e Parlamento ripresero nel 1891 la stessa discussione che avevano interrotta nel 1890-91.

Ed ecco ora i fatti recenti :

Il Governo aveva presentato un progetto di legge per modificare alcune disposizioni di procedura che rendessero meno onerosa alla proprietà in certi casi, sia la stipulazione del mutuo, che la espropriazione forzala. T u lli gli Istituti di Credito Fondiario avevano domandato in un recente congresso quelle modifi­ cazioni.

Se non che la legge 1890 conteneva una dispo­ sizione che faceva obbligo all’ Istituto di Credito ita­ liano di portare da 10 a SO milioni il suo capitale entro tre anni dalla concessione; la legge del 1891 che completò quella 1890, ha esonerato implicitamente da tale obbligo l’ Istituto, ma tale interpretazione non si volle ammettere, malgrado in questi momenti fosse sug­ gerita dalle più elementari regole di governo, il quale deve saper tener conto delle condizioni del paese e, perchè è alla testa di esso, resistere alle correnti malsane della ignoranza e della cattiveria. Si credette quindi necessario domandare al Parlamento una pro­ roga di tre anni al preteso obbligo di portare il ca­ pitale da 10 a SO milioni, e la proroga si domandò il 1° maggio quando il termine dei tre anni scadeva il 6 maggio. Basterebbe questo solo ritardo a dimostrare come il Governo ed il Parlamento sieno poco cu­ ranti degli interessi del paese. Comunque, la Giunta che esaminava il progetto di legge volle in com­

penso della proroga chiedere dei correspettivi e li formulò di vario ordine: — chiese una diminuzione del massimo della provvigione da l o a 40 cente­ simi ; — volle aumentata la ingerenza del Governo nella gestione e soprattutto nel conferimento dei mu­ tui più piccoli; — volle infine con un ordine del giorno interpretare molto ristrettamente il privilegio di cui godeva l’Istituto italiano di fronte agli altri.

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Ma il fatto gravissimo è la discussione avvenuta alla Camera, dove due deputati hanno potuto im pu­ nemente affermare contro l ' Istituto Una serie di cose non vere senza che il Ministro, il quale pure fa pa­ gare all’ Istituto ottomila lire l’ anno per esercitarvi la sorveglianza, abbia saputo non diremo confutare le false asserzioni, ma semplicemente affermare la verità.

In piena Camera dei Deputati si è potuto affer­ mare che l’ Istituto Italiano di credilo fondiario, ha il capitale fittizio, che una parte dei suoi mutui sono fittizi, che è un Istituto che si può considerare fallito.

Non diremo una sola parola a quei deputati che hanno dette quelle cose che per certa scienza sap­ piamo non vere; i deputati godono la impunite! e se ne abusano ciò riflette la loro coscienza. Come cittadini deploriamo che affermando cose non vere in Parlamento si nuocia al credito pubblico e si m iri a far deprezzare la proprietà altrui, senza nem­ meno I* attenuante di salvaguardare così interessi generali.

Ma con tutte le nostre forze biasimiamo la con­ dotta del Ministro di Agricoltura, industria e com­ mercio, il quale e come ministro e come cittadino, sapendo che quello che si diceva non era vero aveva il dovere preciso quale rappresentante del Governo, che si fa pagare ottomila lire I’ anno per sorvegliare l’ Istituto, di protestare energicamente contro le non vere asserzioni dei due deputati. L ’ on. Boselli è venuto meno in quel momento al suo dovere di funzionario dello Stato, ha dato esem­ pio di una timidità, che non gli può essere perdo­ nata, ha commessa una cattiva azione, sacrificando la verità al timore di perdere la popolarità. Una condotta simile in un paese che non fosse così se­ parato e di senziente dalla sua rappresentanza come è il nostro, dove non si ha per essa tutta quella stima e quella considerazione che gode negli altri paesi, una condotta simile diciamo avrebbe la punizione che si merita. In Italia sono possibili anche le complicità del silenzio, le meno scusabili, perchè non hanno neanche la attenuante della disinvoltura con cui in­ gannati o no, si afferma ciò che non è vero.

A i nostri occhi 1’ on. Boselli non può trovare che una giustificazione, quella di non essere a cognizione dei fatti ; ciò condannerebbe il Ministro, ma almeno salverebbe il cittadino e 1’ uomo dal biasimo che si merita.

Provvedimenti agrari per l ’Irlanda

Il ministero Rosebery ha presentato ultimamente uno dietro l’altro importanti progetti di legge invo­ cati da questo o quel gruppo della maggioranza; con ciò egli procura di accontentarli o almeno di mo­ strare la sua buona volontà per raggiungere quello scopo. Così agli irlandesi ha dato 1’ Evicted tenants bill, cioè il progetto sui fittavoli espulsi, ai gallesi il Welsh disestablishement bill, per l’abolizione della chiesa ufficiale, ai radicali inglesi il Registration bill per tacere della tassa progressiva di successione intro­ dotta da S ir W illiam Harcourt nei suoi provvedimenti finanziari ; agli scozzesi il bill sul Grand Commiti.ie parlamentare per i loro affari e un Locai Govern­

ment bill, il quale estende alla Scozia i benefici del Parish Councils Act votato dalla Camera nella scorga sessione. Di tutti questi progetti quello che ha pro­ priamente carattere economico sociale è l’ evicted tenants bill e di esso appunto daremo notizia.

È noto che la vera questione d’ Irlanda è l’ agra­ ria ; quella dell’home ride è piuttosto una derivazione della prima, in quanto esiste perchè si crede che l'home rule, cioè l’autonomia d’ Irlanda, sia il mezzo per risolvere in modo radicale e definitivo il pro­ blema agrario. Il Gladstone aveva nel 1886 tentato di risolvere le due questioni a un tempo e aveva concepito un piano gigantesco. L ’ Inghilterra doveva fornire il danaro per l’ espropriazione forzata dei landlords irlandesi e l’ insediamento dei tenants o fittavoli come proprietari nei poderi che occupavano. Il piano, che tra le altre cose esigeva una somma enorme, rovinò e trasse nella rovina l’autore e il par­ tito liberale. Ma l’ idea che occorre risolvere la que­ stione agraria per poter attuare Yhome rute impe­ dendo così qualsiasi eccesso di potere da parte del futuro parlamento di Dublino ha fatto strada, soprav­ vive al suo autore ed è suscettibile di una graduale > attuazione. L ’ idea anzi è divenuta comune ai due partiti e lord Salisbury si sforzò di ridurla in atto quando agevolò il trapasso dei terreni dai landlords ai fittavoli col Land Purchase Act continuando la legislazione iniziata dal Gladstone. Però rimane an­ cora molto da fare prima che Vhome rute sia con­ cesso senza gravi pericoli in questo campo di legi­ slazione.

Intanto il ministero Rosebery fa un nuovo passo verso la soluzione naturalmente forzata della que­ stione agraria o piuttosto si accinge a risolvere un problema accessorio, quello dei fittavoli espulsi dai landlords per mancalo pagamento del fitto. Il numero di costoro è grande e costituisce un elemento di agi­ tazione, un pericolo per l’ ordine pubblico. I depu­ tali nazionalisti insistono, minacciando anche di ab­ bandonare il governo, perchè si provveda alla loro sorte. L ’ anno scorso il ministero Gladstone presentò alla Camera dei Comuni un progetto pei fittavoli espulsi, ma non vi fu tempo di discuterlo. Ora il segretario di Stato per l ’ Irlanda, che è il Morley, ne presenta un altro che differisce alquanto dal pre­ cedente. Ecco le sue linee fondamentali.

Esso istituisce una Giunta di tre arbitri che du­ rano in carica tre anni e a questo tribunale il fit­ tavolo espulso può, nel termine d’ un anno dalla pro­ mulgazione della legge, ricorrere per essere riam ­ messo nel podere da cui fu scacciato. Gli arbitri, esaminato il ricorso, emanano una ordinanza prov­ visoria per la sua riammissione e ne danno avviso al landlord. Se questi non muove obbiezione l ’ordi­ nanza diventa definitiva e il fittavolo torna ne) po­ dere, a certe condizioni; ma se il landlord non vuole, gli arbitri sentono le ragioni delle due parti e deci­ dono tra esse. Il landlord però a cui non piaccia un ienant o fittavolo che gli arbitri pure gl’ imponessero, può esigere che il fittavolo comperi il podere sotto le condizioni del Land Purchase A c t; in tal caso g li arbitri fissano il prezzo.

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dere il contratto sia dagli arbitri stessi, sia dalla Land Commission creata da una legge precedente.

Queste disposizioni del bill di John Morley ri­ guardano i poderi che siano rimasti disoccupati dopo l’espulsione dei fittavoli. Per quelli che hanno rice­ vuto nuovi fittavoli valgono queste altre norme ; se il nuovo fittavolo non vuol ritirarsi dietro compenso gli arbitri non hanno più nulla a fare, ma se con­ sente a cedere il suo. posto essi pagano la cifra delle indennità e possono anticiparne la metà con denaro dello Stato. Questo denaro vien loro fornito nella somma di 100,000 sterline dal cosiddetto Church Temporalities Fund d’ Irlanda, cioè dal fondo che è rimasto a disposizione dello Stato dopo la sop­ pressione della Chiesa ufficiale nell’ isola.

Questo progetto solleva molte critiche da parte dell’opposizione. Esso si basa effettivamente sopra una presunzione, e cioè che il t.enant espulso abbia danaro per pagare la metà dei fitti arretrati e la metà dell’ indennità dove il suo podere è stato preso da un nuovo colono, nonché per provvedersi di nuove scorte. Ora si sa che la maggior parte dei evicted o fittavoli espulsi è composta di miserabili, che vivono di soccorsi. Il Morley pensa forse che ' i loro amici politici, i loro amici d’America, li prov­ vederanno del danaro occorrente alla loro installa­ zione e questo non è improbabile. Infatti il Dillon, il Sexton ed altri deputati nazionalisti accolsero con entusiasmo il piano di Morley e non trovarono da obbiettare alla presunzione di cui parliamo. Ma ciò potrebbe significare che essi fanno questo ragiona­ mento : cominci lo Stato a pagare la metà dei fitti e delle indennità di guisa che i fittavoli tornino a posto ; una volta che ci siano penseranno essi a pagare o a non pagare l’altra metà. E nell’ ultimo caso avverrà quel che avverrà. Se lo Stato non vorrà provocare nuove evizioni, nuove agitazioni dovrà indursi a pagare il fitto. Potrebbero però i nazionalisti anche avere T intenzione onesta di aiu­ tare1 coi fondi del partito i tenants a tornare sui poderi, ma sono tutte presunzioni e il progetto del Morley in questa condizione di cose appare un po’ campato in aria e tale da presentare un Iato molto debole alla critica anche più benevola.

In ogni caso il progetto del Morley mentre por­ terebbe' la spesa di centomila sterline a favore de­ gli affiliamoli irlandesi avrebbe poca probabilità di giovare loro effettivamente. Senza dire che sarebbe una legge agraria ancor più lesiva il diritto di pro­ prietà di quelle precedenti, perchè costringe il pro­ prietario, dato che non voglia riassumere il fittavolo espulso, a vendergli la sua terra; la conclusione ul­ tima sarebbe questa, sebbene il progetto lasci la fa­ coltà naturalmente al proprietario.

Letto in prima lettura, il che si risolve in una semplice formalità, il progetto sarà discusso e certo vivamente combattuto in seconda lettura. Ma più o meno modificato, si può prevedere fin d’ora che sarà approvato dalla Camera dei Comuni e più o meno presto da quella dei Lordi. Verrà così aggiunta una nuova legge agraria a quelle già in vigore, senza che per questo l’ agitazione separatista abbia a cessare, perchè il movimento in favore dell’ koinè rule non può certo essere arrestato da una serie di leggi agrarie che il Parlamento di Westmin- ster facesse per la Irlanda. Probabilmente quanto più gl’ irlandesi otterranno sul terreno della riforma agraria, tanto più domanderanno dopo su quello

della riforma politica; e gl’ inglesi invece, specie l’ aristocrazia conservatrice, saranno sempre meno di­ sposti a concedere l ’autonomia, quanto più avranno abbandonato agl’irlandési i loro d iritti fondiari. Intanto può tuttavia migliorare, nome pare sia già avvenuto, la condizione dei fittavoli, sia per la riduzione con­ siderevole dei fitti, sia per le facilitazioni accordate loro per divenire proprietari. Di qui a qualche de­ cennio la condizione dèli’ Irlanda per questo aspetto sarà certo assai differente da quella che è ora.

LE LINEE DI ACCESSO AL &0TTARD0

Abbiamo sott’occhio il testo della interessante con­ ferenza tenuta ultimamente dal comm. G. Lampu- gnani, al Collegio degli Ingegneri di Milano, intorno alla dibattuta questione della linea Saronno-Mendrisio, proposta per rendere più dirette e più sollecite le nostre comunicazioni colla Svizzera.

Com’ è noto, il Governo in seguito al parere di speciale Commissione tecnica, rifiuta la concessione, e il Comitato superiore delle ferrovie ha espresso il parere che a migliorare le comunicazioni fra M i­ lano e la rete del Gottardo basti il raddoppiamento del binario, nel tratto ove manca, della Milano-Chiasso.

La conferenza del comm. Lampugnani, giunge dunque in buon punto a portare nel dibattito ele­ menti di fatto e considerazioni interessanti. Crediamo opportuno per ciò di farne un breve cenno.

Il nostro amico Lampugnani, dopo avere accennato ai sentimenti che lo hanno finora trattenuto dall’ inter­ loquire ne!la questione, fatta una rapida storia dei diversi progetti, opportunamente osserva che non si tratta ora di scegliere il m iglior tracciato per rag­ giungere la linea del Gottardo; il problema da r i­ solvere è ben diverso, dato il presente stato di co?e, dato la linea di Chiasso quale è, dato il traffico che su di essa si svolge.

Ed è dal punto di vista del traffico che dovrebbe essere sempre norma nella costruzione e nell’ esercizio delle ferrovie, che il comm. Lampugnani contrasta la convenienza della linea Saronno-Mendrisio.

Quale sarà, egli si domanda, il traffico della linea Milano-Saronno-Mondrisio ?

Il traffico che ha luogo sulla Milano-Chiasso si può raggruppare in diverse categorie, cioè : Il traffico della linea, che si svolge per esempio fra Milano e Como, fra Monza e Como, fra Seregno e Monza, il quale resterà sempre alla linea di Chiasso.

Il traffico affluente delle linee Lecco-Camerlata. Ponte S. Pietro-Seregno, Monza-Calolzio, il quale pure continuerà ad essere acquisito alla linea di Como.

Infine il traffico a grandi distanze, quello cioè che proviene dalle linee affluenti a Milano, sia da Venezia, che da Bologna, che da Genova, che da Torino, per tacere delle altre. Questo traffico è condotto a Milano fino ad una delle stazioni delle grandi linee, sulle quali ha avuto origine. Desso avrà convenienza ad abbandonare la grande Rete, oppure no? La risposta non è dubbia.

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correre a quella del Nord, anche sapendo che im ­ piegherà minor tempo a percorrere la Milano-Saronno- Mendrisio, perchè :

1° questo minor tempo sarebbe non solo assor­ bito, ma grandemente superato da quello necessario per recarsi dall’ una stazione all’ a ltra ;

2° perchè la spesa di vettura che dovrà in ­ contrare supererà certamente la differenza di prezzo fra i due percorsi ;

5° perchè negli orari saranno stabilite oppor­ tune coincidenze alle stazioni di arrivo, le quali neu­ tralizzeranno qualunque risparmio di tempo sulla nuova linea, senza tener conto del disagio che avvi passando da una stazione all’ altra, della preoccupa­ zione di non arrivare in tempo, tutte ragioni per le quali il viaggiante preferirà sempre di proseguire per la linea di Chiasso.

Quanto alle merci, non occorre di soffermareisi, giacché è troppo evidente che non vi sarà mai la convenienza di far loro abbandonare la grande Rete massime agli effetti delle tariffe differenziali, le quali possono, in talune ipotesi, far crescere la spesa di trasporto, anche avendosi un percorso minore.

E per evitare una possibile e giusta obbiezione, si avverte subito, che si ammette doversi fare l’eser­ cizio della nuova linea alla stazione della Nord-Mllano al Foro Bonaparte.

E’ ultima categoria di traffico che si ha sulla Milano-Chiasso, è quella che nasce a Milano ed è diretta oltre Chiasso, o che da oltre Chiasso è de­ stinata a Milano-Chiasso e trasportala sulla Saronno- Mendrisio. Esso ascende a !.. 414,605 (come venne dimostrato dal sig. ing. Lampugnani, con la presen­ tazione di un prospetto statistico) e corrispondente a L. 8000 al chilometro, che salirebbero a 9500, tenendo conto della quota parte dei prodotti dei bi­ glietti circolari, di abbonamento, degli introiti di­ versi, ecc. Una riprova di questa cifra si ottiene anche dall’ esame delle statistiche del Gottardo.

In complesso dunque non potrebbe essere distolto dalla Milano Chiasso che un prodotto di 9,500 ov­ vero 10,000 lire al chdometro. Ma questo traffico verrà proprio tutto attirato sulla Milano-Saronno? Non è a credersi, perchè vi saranno taluni che pren­ deranno ancora la linea di Chiasso.

Ammettendo che ascenda a L. 1,500 la parte di prodotto che continuerà a rimanere sulla Milano- Chiasso, ne consegue che il traffico di transito che si avrà sulla linea Saronno-Mendrisio ascenderà a L. 8000 al chilometro. A questo traffico sarà da aggiungersi quello locale, fra Saronno-Appiano e Mendrisio, e dovuto alle località servite dalle linee convergenti a Saronno. Esso può valutarsi a L. 4000 al chilometro. Il prodotte totale della linea può r i­ tenersi adunque di L . 12,000 al chilòmetro.

Il comm. Lampugnani passa quindi ed esaminare la questione delle spese d’ esercizio e degli oneri che ne verrebbero al comune di Milano.

Dalla analisi ampia e minuta che egli fa delle di­ verse soluzioni che vengono proposte per il raccor- damento della progettata linea con la Stazione Cen­ trale, risulta evidente che la costruzione della Saronno Mendrisio andrebbe incontro, anche, da questo lato, a grandi difficoltà. Onde è che il comm. Lampugnani chiuse la sua conferenza con le seguenti parole:

« Cresciuti i bisogni, cresciuti i traffici, svilup­ pata la città in tutti i suoi rioni, sarà giocofo'za abbandonare il sistema di una sola stazione centrale,

bisognerà seguire il sistema di fare per ogni linea o gruppo di linee la propria stazione di testa, e riu ­ nire le varie stazioni con una strada di cinta, che abbia anche una linea diagonale atta a rispondere ai bisogni interni cittadini.

« Solo con tale trasformazione di impianti si potrà dotare Milano di un razionale servizio, allora anche la Saronno-Mendrisio, opportunamente colle­ gata servirà egregiamente allo scopo, allora, siccome da essa si potranno ritrarre grandi vantaggi, la si vedrà unanimemente propugnata.

« Auguriamoci adunque che per i bisogni del- I’ oggi tutti abbiano ad informare le idee alle con­ dizioni reali e presenti - abbiano a chiedere quanto ora può giustamente domandarsi - abbiano ad abban­ donare sterili lotte sostenute con argomenti non comple­ tamente vagliati - e che preoccupandosi dell’avvenire, non dimenticando che non sarà tanto lontana l’ epoca in cui si porrà mano ad un nuovo valico alpino che richiederà la costruzione di una scorciatoia per M i­ lano, per la quale sarà domandato un concorso no­ stro, pienamente giustificato, perchè il Sempione aprirà nuovi mercati e nuove sfere d’ azione al no­ stro commercio - abbiamo già fino da ora a predi­ sporsi perchè Milano che da sola introita il 6 */j per cento di tutto quanto costituisce il prodotto delle grandi reti italiane continentali, abbia a trovare pre­ paralo il terreno peravere i mezzi adeguati al suo sviluppo - che io auguro perenne e utile, non solo al nostro Comune, ma anche a tutto il Paese ».

Relazione della Banca Nazionale nell’eserzio 1893

Dalla relazione che espose il commendatore Grillo nell’Adunanza Generale degli Azionisti tenuta a F i­ renze il 24 febbraio scosso ricaviamo i seguenti brani, che fanno conoscere le operazioni compiute dalla Banca nel 1893, e che nei risultamene utili di esse sono riflesse, come accenna giustamente il G rillo le condizioni gravissime, nella quale si tro ­ vava la nazione.

Movimento delle Casse.

Il movimento generale delle casse ammontò nel 1893 ...L. 18,084,743,817 contro, nel 1892 ... » 15,285,250,169

In più nel 1893. L. 2,799,493,648

Nell’aecennato movimento dell’ anno scorso è com­ preso pur quello della riserva metallica, la quale al 31 dicembre ammontava a. . . . L. 259,233,968 contro al 31 dicembre 1892 . . . » 230,213,129 con una differenza in più di . . . L. 29,020,839

Movimento dei Conti Correnti.

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que-sto conto al 31 dicembre è stata di L. 105,982,345, contro. L. 102,351,115 al 31 dicembre 1892.

Il saggio dell’ interesse, che era stato ridotto a 1 1[4 per cento il 12 agosto dell’ anno 1892, fu elevato a 1 lp2 il 16 novembre dell’anno scorso, in coincidenza con l'aumento dello sconto dal 5 al 6 per cento.

Sconti.

Le operazioni di sconto ebbero nell’ anno 1893 un aumento considerevole, giacché le cambiali scontate

furono... N. 1,213,932 per L. 2,200,398,323

.Contro. . . . . » 1,110,411 » » 1,952,438,508 in più nel 1893 . N. 103,521 per L. ~'247,959^15 La scadenza media delle cambiali scontate nel 1893 fu di giorni 37 ; quella del 1892 era stata di giorni 44.

Anticipazioni.

Anche nelle anticipazioni si è avuto, per le ra­ gioni accennate, un aumento. Quelle consentite nel­ l ’anno 1893 dalle Sedi e dalle Succursali ammonta­ rono a . . . . N. 11,465 per L. 78,998,856 quelle consentite

dal-l’Amministr. Centrale a » 12 » » 23,077,550 In totale . . . . N. 11,477 per L. 102,076,406 contro nel 1892 ... » 75,825,809 con una differenza in più nel 1893 di. L. 26,250,597

Saggio dello sconto e dell' interesse.

Il saggio dello sconto fu mantenuto fino al 29 ot­ tobre al 5 per cento ; dal giorno 30 fu elevato a 6 per pento con deliberazione del Consiglio Superiore, il quale vide la necessità di ricorrere ad un aumento dello sconto in presenza delle domande di operazioni, che affluivano e dei mezzi limitati che la Banca aveva per soddisfarle,, essendo prossima al limite massimo della circolazione. La deliberazione fu approvata dal Governo.

Pei Corrispondenti fu praticato lo sconto di 1[2 per cento minore di quello ufficiale.

L'interesse sulle anticipazioni fu sempre eguale al saggio dello sconto.

Circolazione dei biglietti.

Come nel movimento delle casse, così nell’ ammon­ tare della circolazione media sono riflesse le maggiori operazioni dell’ anno 1893.

La circolazione media dei nostri biglietti è risul­ tata d i ...L- _ 6 o 3 ;303i 165 distinta come segue:

Circolazione improduttiva coperta

interamente da riserva . . . L. 20,130,139 Circolazione coperta da riserva per

un terzo . . ... » 507,737,467 Circplazione per conto del Tesoro

coperta da riserva per un terzo . . » 56,563,062 Circolazione coperta da biglietti

della Banca Romana in cassa. . . » 68,872,497 La circolazione massima si ebbe al

31 dicembre 1893 i n ... L. 768,395,543 e la minima i n ... » 555,475,188 si ebbe il 31 gennaio 1893.

La disponibilità media dell’anno fu

adunque d i ... L. 92,262,533 tenuto conto che il limite legale della

circolazione per conto della Banca era di L. 600,000,000.

Aggiungendo a questa somma la giacenza media di biglietti di altri Istituti, esclusi quelli della Banca Ro­

mana, nelle casse della Banca in . » 4,324,608 Si ha, in complesso, una disponi­

bilità media, durante l'anno, di . . L. 96,587,141

A riguardo della somma di biglietti emessa a fronte di quelli della Banca Romana, dobbiamo aggiungere, a spiegazione della cosa, che allorquando, in conse­ guenza dei risultamenti della inchiesta amministra­ tiva fatta dal governo, il pubblico andava rifiutando i biglietti di quell'istituto, il governo, per evitare i di­ sordini, che minacciavano, raccomandò alla Banca di ricevere liberamente i biglietti stessi in qualunque pagamento o versamento, dichiarando di assumerne la responsabilità.

Fondi sull’estero.

Le operazioni con T estero ebbero nell’ anno scorso un’ importanza considerevole.

11 credito della Banca verso i Corrispondenti esteri, alla fine del 1892, era di . . . . L. 19,721,388

Nell’anno 1893 furono rimessi chè-

ques e fatti versamenti ai Corrispon­

denti esteri per l’ ammontare di . . » 513,823,616 Fu asportato oro ed argento in più

di quello importato per . . . 17,208,746 Furono introitate valute metalliche

contro chèques su Parigi, Londra e

Berlino p e r ...» 11,850,915 Il credito della Banca alla chiusura

dell’esercizio ammontava a . . . . » 7,105,387

Effetti in sofferenza.

Le condizioni sempre più gravi della pubblica eco­ nomia sono malauguratamente riflesse nel movimento degli effetti in sofferenza durante T anno scorso, nel quale il conto rispettivo si accrebbe di L. 20,945,666 ammontare di effetti caduti in soffe­

renza, e d i ... » 2,913,773 rappresentanti crediti già compresi

nel conto speciale dei Crediti garan­

titi da ipoteche e pegni, e passati al

conto delle sofferenze in seguito a più

rigoroso accertamento. _____________

Totale nel 1893 . . L. 23,859,439 Meno le partite ricuperate nell’anno

stesso i n ... » 2,008,026 Rimangono . . . . L. 21,851,413 Gli effetti in soffe-

alla fine del 1892 am­

montavano a . . . . L. 20,961,482 Alle quali si aggiun­

sero per spese ed inte­

ressi liquidati nel 1893 » 938,106 Totale . . L. 21,897,589 Su queste furono ri­

cuperate nel 1893. . » 3,288,750

Rimangono . . . . L. 18,608,838 che aggiunte alle sofferenze del 1893

danno un totale d i...L. 40,460,251 Da questa somma vanno dedotte . » 5,116,374 che rappresentano per L. 1,243,114

ammortamenti delibe­ rati dal Consiglio Su­ periore sugli utili del­

l’ anno scorso . . . » 2,373,260 utili tenuti in so­

speso negli esercizi precedenti e passati a diminuzione di perdite alla chiusura dell’eser­

cizio scorso, e . . . » 1,500,000 rappresentano il valore attribuito ai mobili, alle casseforti e ad altro di proprietà della Banca già ammor­ tizzati negli esercizi precedenti, e passati alla nuova Banca

(7)

Di fronte alla rimanenza di L. 35,343,877 il cre­ dito della Banca per effetti in sofferenza, è rappre­ sentato da tanti crediti cambiari per L. 64,219,131.96. Dobbiamo dirvi che nella maggior somma di soffe­ renze dell’ anno passato sono comprese alcune partite, le quali da qualche anno figuravano fra le immobiliz­ zazioni per L. 7,344,744.10, cosi che esse non costi­ tuiscono un aumento reale a carico dell’esercizio scorso.

Crediti garantiti da ipoteche e pegni.

Questo conto ammontava al 31 dicembre 1892 a ...L. 19,452,216

Deducendo da esso. L. 437,749 per sbilancio sul conto

degli immobili prove­ nienti da esproprio, passate al conto immo­ bili di proprietà della

Banca, e ... > 2,913,773 » 3,351,522 passate al conto degli

effetti in sofferenza.

Rimangono . . . . L. 16,100,694 Durante l’ anno scorso furono por­

tate a debito di questo conto, per spese ed interessi liquidati, L. 881,797 e vi furono passati nuovi effetti

per L. 4,116,675... .... » 4,998,472 T otale... L. 21,099,166 meno i ricuperi conseguiti nell’anno » 3,463,943 rimangono al 31 dicembre 1893 . . L. 17,635,223 con una diminuzione d i ... » 1,816,993 sulla somma al 31 dicembre 1892.

Il credito della Banca verso T Impresa dell’ Esquilino fu diminuito nell' anno di L. 1,400,000 non comprese nell ammortamento di. L. 5,116,374 dianzi accennato, rimanendo così ridotto a L. 4,153,746.14.

I ricuperi che otteniamo sulle sofferenze e sui cre­ diti garantiti dimostrano la cura con la quale la vo­ stra amministrazione intende a liquidare le operazioni rimaste sospese e incagliate.

NOTE ED A P P U N T I

L’ arbitrio amministrativo in Italia e all’ estero (alla Riforma Sociale) — Nel fascicolo del 25 Aprile della Riforma Sociale, il sig. N. passando in rassegna i periodici, accenna all’ articolo pubblicato nell’ Economi-

sta del 15 aprile, sproposito dell’opuscolo dell’on. Man-

frin, sull' arbitrio amministrativo in Italia. E il sig. N. trova che il dire che « 1’ arbitrio amministrativo conti­ nuerà ad essere il fatto dominante del nostro paese fino a tanto che non rimetteremo lo Stato e le sue ammini­ strazioni nella loro orbita naturale e non concederemo maggiore libertà all’ attività dei cittadini », è una delle solite esagerazioni degli economisti ortodossi. E ci ri­ volge questa domanda : Come va che in materia eco­ nomica e sociale si verificano tanti abusi in Italia, dove l ’ ingerenza dello Stato non è maggiore, anzi è minore che in Inghilterra, in Germania, in Francia, e vice­ versa in Inghilterra, in Germania e in Francia T abuso non è già la regola, ma la eccezione?

Bisognerebbe, veramente, intendersi sul significato da darsi alla espressione « ingerenza dello Stato » e poi vedere se effettivamente in Inghilterra, in Ger­ mania e in Francia essa sia maggiore o minore che da noi. Ricerca lunga che non si può improvvisare. Per l’ Inghilterra ci sia permesso di notare, di sfug­ gita, che essa non ha i monopoli governativi che ab­ biamo noi (dei corpi locali non ci occupiamo perchè si trattava unicamente dello Stato), che si può dire non abbia ministero dei lavori pubblici, e della istruzione

pubblica, che le strade ferrate sono proprietà privata ed esercitate dai privati. Ma facciamo pure astrazione da tutto questo e consideriamo piuttosto la domanda quale 1’ ha formulata il sig. N. Crede forse il sig. N. che l’ Italia si possa paragonare a quei tre paesi esteri per livello intellettuale generale e sopratutto nei ri­ guardi delle classi dirigenti, dei governanti e dei funzio­ nari? Per conto nostro non lo crediamo e per questo non ci siamo mai meravigliati che in Inghilterra, in Germania e in Francia l’abuso o l’ arbitrio amministra­ tivo sia meno frequente che da noi. Ha mai notato il sig. N. che nelle amministrazioni di quei paesi le capacità scientifiche e tecniche si contano non a unità come da noi, dove sono vere rarità della specie, ma a diecine? Il sig. N. che è uno studioso al corrente delle pubblicazioni economiche, statistiche e finanziarie si prenda la briga di fare dei confronti tra le nume­ rose pubblicazioni inglesi, francesi c tedesche dovute a funzionari delle amministrazioni di Stato sopra le questioni più importanti e difficili : ferroviarie, mone­ tarie, bancarie, di assicurazioni e via dicendo, e quelle italiane, e si convincerà che le funzioni amministrative di Stato sono affidate a uomini di coltura e di ingegno assai differenti. Se c’ è qualche cosa che rivela la de­ cadenza del governo in Italia è appunto lo scarsissimo valore, fatte poche eccezioni, degli uomini incaricati di compiere le funzioni amministrative e legislative. Molti errori, ed arbitri sarebbero stati risparmiati a questo disgraziato paese, se nelle amministrazioni dello Stato si trovassero uomini del valore di quelli che sono a capo dei servizi governativi in Inghilterra, in Ger­ mania e nella Francia. Basta considerare in che stato si trova ora il Ministero di Agricoltura, industria e commercio per sentirsi presi da un senso di sgomento, quando si riflette agl’ interessi vitali sui quali può in un modo o nell’ altro influire. Basta pensare a ciò che è avvenuto e avviene nel nostro paese per le costru­ zioni ferroviarie per persuadersi che questa è la terra degli errori, degli abusi e degli arbitri amministrativi. E lo stesso in proporzioni differenti può dirsi pressoché di tutte le nostre amministrazioni centrali. Sarà un effetto anche delle non buone condizioni finanziarie fatte ai funzionari, sarà tutto quel che si vuole, ma il fatto è che noi non possiamo pretendere di met­ tere le nostre amministrazioni prese in blocco al li­ vello di quelle inglesi, tedesche e francesi. Le nostre si sono indurite nei difetti della burocrazia senza sen­ tire in alcun modo il pungolo del progresso e la ne­ cessità di svecchiarsi, di istruirsi, di muoversi, di cer­ care l’ utile maggiore del paese.

Aggiunga a questo il discutibile valore scientifico e tecnico dei ministri che si succedono al potere, il più spesso per ragioni politiche costretti ad adattarsi a fare quello che non hanno mai fatto, a improvvisarsi finan­ zieri, economisti, ingegneri, diplomatici e via dicen­ do; mediti un momento sul livello di coltura che pre­ senta il nostro Parlamento, —- e il sig. N. potrà ve­ dere che se altrove gli abusi e gli errori amministrativi sono meno frequenti, ciò dipende dal maggior valore intellettuale di chi esercita le funzioni che possono dar luogo a quegli abusi. L’esempio citato dal sig. N. la­ scia adun que impregiudicata la questione degli incon­ venienti cui dan luogo le ingerenze dello Stato, sulla quale noi e il sig. N. abbiamo, certo, idee assai dif­ ferenti.

(8)

A l l’ estero, se si eccettua l'Austria dóve si verificò qualche subbuglio, la calma fu la nota dominante, i discorsi non mancarono e in qualche luogo come a P arigi furono spesso anche violenti, ma l’ordine non fu turbato. In tutto ciò si può vedere un progresso, m a senza farsi illusioni per l ’avvenire. Quando si ri- tlette; ai disordini spesso assai gravi verificatisi due o tre anni fa e ai timori che allora suscitava per ogni dove la giornata del primo Maggio e si fa un con­ fron to con la tranquillità di martedì scorso non si può disconoscere che vi ò un miglioramento ed è lecito rallegrarsi che siansi cosi evitate repressioni di qual­

siasi genere. Certo a produrre questo resultato^ ha contribuito il contegno dei Governi ormai decisi a n on tollerare disordini, ma vi ha influito anche molto la politica adottata dai capi del movimento operaio.

In sostanza il primo maggio si è trasformato in una giornata di riposo per qualche migliaio di operai e in una occasione di propaganda efficace pel partito so­ cialista. Però non ci meraviglieremmo certo se fra un anno dovessimo scrivere in modo affatto opposto, perché potrebbe avvenire che la dimostrazione platonica per la giornata di otto ore non soddisfacesse più i capi del movimento operaio, il fatto che essi sono oggidì quasi tutti membri dei Parlamenti spiega il cambiamento c h e ha subito l’agitazione per le otto ore, ma il giorno in cui essi fossero convinti di non potere in alcun modo ottenere ciò che domandano dai Parlamenti, chi può dire quale piega andrebbe assumendo la dimostrazione d e l Io maggio ? Per ora il Socialismo si inspira al principio di conquistare il potere coi mezzi legali ; politica questa che il socialismo tedesco ha adottato p e l primo e con gli splendidi risultati che ha ottenuto, l'h a imposta per suggestione anche ai socialisti degli altri paesi. Ma « la conquista del potere » non può essere una impresa facile e immediata, perciò è pos­ sibile che fuori della Germania il socialismo si stan­ c h i di aspettare e di lottare sul terreno della legalità. Questo diciamo perchè qualche sintomo di ribellione a dare alla festa carattere pacifico si può notare fin d' ora. Comunque sìa di ciò, l’ idea della ridu­ zione delle ore di lavoro ha fatto strada, e non pochi esperimenti sono già stati fatti, dai quali si possono trarre molti preziosi insegnamenti. Essi ci pare con­

fermino ciò che è stato sostenuto in questo stesso pe­ riodico nel 1891 coti una serie di articoli sull’ argo­ m ento, cioè che qualche ulteriore riduzione nella du­ rata del lavoro è certo possibile senza gravi inconvenienti, m a anche senza che si abbiano quei benefici esagerati c h e secondo i socialisti si dovrebbero avere; in ogni caso la questione non può essere risoluta in modo uni­ form e per tutti — e quindi è assurdo parlare di un lim ite assoluto e generale, siano 8 o 7 o 9 le ore di la­ v o r o ; non è il legislatore, insomma, ma sono gli in­ teressati, caso per caso, che devono accordarsi sulla durata del lavoro. Ciò fa a pugni con le aspirazioni d e i collettivisti, i quali dimenticando la grande varietà d ella condizione di fatto, sono gran fautori della uni­ formità e vogliono le otto ore di lavoro per tutti, come vorrebbbero le otto ore di riposo, le otto ore di svago, l e otto lire di salario. Come ciò potrebbe condurre a u n assetto economicamente più equilibrato della so­ cietà, ed alla formazione di una razza psicologicamente superiore, non si arriva davvero a comprendere quando l ’ individuo viene immerso completamente nella rego­ lamentazione di tutta la sua operosità. Il primo Maggio considerato superficialmente, colpisce l’immaginazione, m a studiato nel suo contenuto e nelle tendenze che l o hanno fatto sorgere, appare ed è un gran passo in­ dietro sulla via della emancipazione dell’ individuo.

Rivista Bibliografica

Ives Guyot. — L es principes de 89 et le Socialisme, Paris, Delagrave 1894, pag. 281 (1 fr. 25).

Il valente e operoso direttore del Siècle continua la sua lotta contro il socialismo e dopo In Tiran­ nide Socialista manda fuori quest’ altro libro sui Principi dell’ 89 e il socialismo,. Esso è diviso in quattro parti. Nella prima intitolata : Pregiudizi e principi, il Guyot esamina il metodo che si devo seguire nello studio delle scienze politiche e sociali e mostra gli errori in cui cadono gli empirici, che vogliono respingere le idee generali e i principi.

Il secondo libro è dedicato ai principi dell’89. Con una rapida rassegna dello stato della civiltà prima del 1789 il Guyot dimostra che i principi usciti vittoriosi dalla rivoluzione francese non sono astrazioni, ma il r i­ sultato di esperienze secolari. Nel terzo libro sui principi dell’89 e le dottrine socialiste abbiamo la critica delle teorie e delle proposte pratiche dei so­ cialisti e l’Autore indica le loro contraddizioni con tutti i principi del diritto pubblico moderno. F inal­ mente nel quarto libro vengono messi l’uno contro l’altro l’ individualismo e il socialismo e sono pure discussi i veri caratteri delle costituzioni politiche.

V i sono in questo nuovo pamphlet del Guyot dei capitoli molto interessanti e che saranno letti con profitto da tutti, citiamo quelli sui principi dell’ 89, quelli sull’ azione depressiva del socialismo e sul- 1’ azione espansiva dell’ individualismo. L ’ Autore avrebbe, forse, raggiunto meglio lo scopo che si è proposto, riducendo la mole del suo scritto, col - l’ omettere varie cose che non sono necessarie per lo svolgimento della sua tesi; ma nell’insieme il suo libro è una buona esposizione popolare della dot­ trina della libertà politica ed economica e una critica arguta delle dottrine collettiviste.

Karl Ellstaetter. — Indiens Silberwahrung. Pine wirt-

chaftsgeschiehtliche Studie. - Stuttgart, J. G-. Cotta,

1894, pag. X I I 128 (3 marchi).

La riforma monetaria dell’ India farà epoca nella storia della questione monetaria, perchè segna il pas­ saggio a un periodo di abbandono dell’ argento anche da parte di quegli Stati che sino a quel momento lo avevano sostenuto e favorito. Opportunamente il sig. Ellstaetter ha scritto questa monografia sulla valuta d’ argento nell’ India, nella quale si può dire I’ Autore ha fatto brevemente tutta la storia della questione monetaria indiana. Egli tratta infatti dap­ prima del traffico dei metalli preziosi e dell’ uso di essi nell’ India, passa poi ad esaminare l’ influsso delle variazioni dei prezzi dell’ argento sul commercio e la produzione industriale e agricola dell’ India tratta della situazione finanziaria del governo indiano e dei suoi impiegati in seguito al ribasso della rupia e ter­ mina con la storia della valuta d’ argento indiana. Se­ guono tre appendici relative ai dati statistici. L ’ Autore ha fatto una esposizione accurata, ricca di dati desunti da documenti officiali, che varrà a chiarire la que­ stione monetaria delle Indie, complicata come è noto, dalle relazioni commerciali, finanziarie tra l ’ India e

l’ Inghilterra.

(9)

prezzo dei council Mìls, cioè delle ¡rotte emesse dal consiglio indiano sul Tesoro dell’ India :

I I I I e> oo o s I < > < 3 a § m o 8 8 o»00 o a < s ; < a a i 1 1 o 1 1 105 coo> i < o* « a i 1 1 o e© 1 i o o a ^— - .r a a o <w o o oo ! i 1 c a — » s o 1 1 1 a 0 1 *3 -j? a o* -0 1 > JS 3 a (N <M (N o c i 00 o(M 00 co o a a a 00 R 00o íl­eo $ t - co © a c c <■ 3 a 9 7 oo00 CO 00 t - SS 8 fc-o a —£ - r £ - r a a o 93 a ItoCo 8 9 6 1 04 coo S I CD C>

L ’ Autore ha esaminato anche le varie proposte messe innanzi per rimediare alle conseguenze deri­ vanti per l’ India dal deprezzamento dell’ argento ed egli mostra di credere che si siano esagerate le con­ seguenze di una eventuale introduzione del tipo aureo nell’India. La monografia del sig. Ellstaetter è succinta, ma completa e merita d’ essere raccomandata a chi si interessa della questione monetaria interna­ zionale. Essa fa parte di una nuova collezione di Studi Economici, edita dai professori Brentano e Lotz della Università di Monaco.

Rivista Economica

Gli esperimenti delle otto ore di lavoro in Inghilterra Le tariffe per zone in RussiaLa prescri­ zione dei biglietti — // commercio internazionale La tassa di bollo in Germania.

Gli esperimenti delle otto ore di lavoro in In­ ghilterra. — Nel n. 1040 dell’ Economista abbiamo

rife riti i punti principali della relazione dei signori Mather e Piati intorno ad un importante esperimento delle otto ore di lavoro. Come i lettori hanno potuto vedere i resultali sarebbero stati del tutto soddisfacenti.

Senoncbè il Times, all’opposto di altri periodici, reca una corrispondenza, la quale viene a mescolar non poca acqua nel vino, come si suol dire, poi­ ché dimostrerebbe che non tutto quanto darebbero a credere o credono, di certo in buona fede, i si­ gnori Mather e Piati può aversi per provato, e che molto anzi vi sia da osservare in contrario alle loro conclusioni, tanto che il corrispondente si palesa tu tfa ltro che convinto dell’efficacia di questa pa­ nacea ai mali della società moderna, come apparirò dal sunto, che riferiamo, della sua lettera.

« Nella maggior parte — egli dice, in sostanza __ degli stabilimenti industriali, si danno momenti in cui le urgenti commissioni, impongono di pro­ lungare il lavoro al di là del tempo normale.

« In una tal fabbrica di macchine per esempio, alla quale io sono addetto, questi casi di urgenza si verificano durante, almeno, cinque o sei mesi di ogni anno, specialmente lorquaudo si tratta di for­ niture per costruzioni navali. »

Ora, in queste circostanze, non solo riesce im­ possibile ridurre le ore di lavoro degli operai già

impiegati normalmente nella fabbrica, ma non si può fare a meno d’ impiegarne in buon numero altri in via straordinaria, se sì vuole evitare che le com­ missioni rimangano inadempiute; e, anziché d im i­ nuire le ore del lavoro, devonsi quasi sempre au­ mentare.

Se quindi si accettassero, d’ ora innanzi, come guida, gli esperimenti dei signori Mather e Piati o d’ altri che gl’ imitarono, ne verrebbe la curiosa con­ seguenza che, se è dimostrato potersi compiere in 48 ore il lavoro stesso di ore 54, i salarii pagati per le sei ore supplementari rappresenterebbero tanto denaro speso inutilmente e in pura perdita.

L ’ esperienza, invece, avrebbe dimostrato al cor­ rispondente del Times, che la produzione aumenta in ragione diretta del lavoro suppletivo, o poco meno, di guisa che, o i signori Mather e Platt dovranno provare che si può produrre di più, o almeno, egual­ mente in 48 ore che in 53 o in 54 e considerano come non rimuneratore ogni quantità di lavoro pro­ lungato, o dovranno permettere che si dubiti del loro esperimento.

La vivacità della concorrenza non concede che si guardi la questione dal punto di vista filantro­ pico puro, ne da quello dei teorici parlamentari. I benefizi che si ricavano dalle industrie diventarono così minimi che un aumento nelle spese della pro­ duzione, risultante da un rialzo dei salarii, rischie­ rebbe di tornar fatale.

Siccome, d’ altronde, è probabile che gli operai dei signori Mather e Platt abbiano fatto uno sforzo eccezionale per il buon esito dell’esperimento durante il primo anno, converrebbe aspettare i risultali di alcune annate future prima di giudicare definitiva­ mente sul valore dell'esperimento. Ciò che riescirà interessante di vedere si è, se conserveranno in av­ venire lo stesso ardore per il lavoro, o se quello di cui diedero saggio, durante il primo anno, sia stato un eccezionale slancio, un semplice fuoco di paglia.

(10)

cifre, non poter neanche riassumere — si presen­ tino con tal serietà, con tal corredo di dimostrazioni positive, e far meditare l’arduo problema, consistente nel vedere se, ad esempio, e sostanzialmente, mille operai di buona voglia ed abili, stimolati dal desi­ derio di abbreviare le ore di lavoro, possano, lavo­ rando, più di lena e di polso, evitando distrazioni e perdite di tempo, produrre egual somma di lavoro che lavorando due, tre, quattro ore di più secondo le abitudini e le norme comuni.

Intanto la Camera dei Comuni ha approvato in seconda lettura il bill, che fissa ad otto ore la gior­ nata per gli operai delle miniere.

Le tariffe per zone in Rnssia. — Il Journal de

Saint Pétersbourg riferisce che il governo russo si propone di introdurre sulle strade ferrate dello Stato una tariffa per zone sul genere di quella ungherese.

Ecco un sunto delle sue informazioni :

Fin dai primi dello scorso marzo si è radunata al dipartimento delle strade ferrate del Ministero delle finanze russe una Commissione, composta di rappre­ sentanti delle ferrovie dello Stato e di Compagnie ferroviarie, di membri del Comitato delle tariffe e funzionari del Ministero, e di un certo numero di persone competenti estranee ail’ amministrazione. La Commissione era incaricala di elaborare un progetto di revisione delle tariffe viaggiatori.

Il sig. Maxiinow, direttore del dipartimento delle strade ferrate, inaugurando i lavori della Commis­ sione fece notare i vantaggi ottenuti all’estero con la riduzione delle tariffe viaggiatori. In nessun paese queste riduzioni sono state più forti che in Ungheria : le nuove tariffe per zone introdotte nel 1889 dal ministro Barross, riducendo la spesa dei viaggi a grande distanza sulle ferrovie ad una misura fa­ volosamente bassa, aumentarono altresì sensibilmente il prodotto delle ferrovie stesse. Alla fine di un solo anno il numero dei viaggiatori era salito da cinque milioni a quindici milioni e mezzo, ed i prodotti lórdi da 9 milioni di fiorini a 11.7 milioni. È anche possibile, nota il direttore, sig. Maximow, che nei primi anni di applicazione della progettata riforma, le Società di strade ferrate abbiano a subire perdite, in ragione della riduzione dei prezzi dei biglietti ¡ per­ dite delle quali però non vi sarebbe ragione di al­ larmarsi non potendo essere che temporanee e dovendo il buon mercato dei biglietti aumentare il numero dei viaggiatori, lochè, alla sua volta, imprimerebbe al commercio uno slancio, da cui risulterà un più grande sviluppo dei trasporti di merci. Per conse­ guenza, indirettamente le strade ferrate non tarde­ ranno a trar vantaggio dalle nuove tariffe ridotte.

A giudicare dalle discussioni della Commissione pare che si stabilirà una certa riduzione di tariffa per le distanze superiori a 250 verste, riduzione, che diventerà considerevole per i percorsi di 500 e so­ prattutto di 700 verste.

La prescrizione dei biglietti. — Per effetto

dell’articolo 11 del Regio Decreto 21 febbraio u.^s., i biglietti consorziali e già consorziali da lire 5 e da lire 10, che non saranno presentati alla Tesoreria centrale o alle Tesorerie provinciali per essere con­ vertiti in altra valuta avanti il ^ o tto b re 1894saranno prescritti a favore dello Stato.

A cura del Ministero dell’ interno, saranno date istruzioni alle autorità dipendenti, affinchè, per mezzo dei Sindaci, della stampa locale e in ogni altra ma­ niera, sia data la maggiore notorietà possibile, in

tutti i Comuni alla detta prescrizione, per agevolare ai possessori di tali biglietti il conseguimento del cambio in tempo utile, giacché dopo il 30 settembre p .v . essi perderanno agni valore.

Intanto il Ministero del Tesoro, d’accordo con quello delle Poste e dei Telègrafi, ha dato le dispo­ sizioni a tutte le tesorerie e a tutti gli uffici postali del Regno, per il cambio dei biglietti consorziali e già consorziali da lire 5 e 10 in altra valuta, e ciò fino alla sera del 30 settembre 1894.

E affinchè il pubblico possa essere esattamente informato della qualità dei biglietti che, col 1“ ot­ tobre 1894, saranno definitivamente prescritti il Mi­ nistero ha provveduto alla riproduzione dei tipi rispettivi in appositi fogli, che verranno esposti al pub­ blico fino al 30 settembre per norma degli interessali.

Il commercio internazionale. — La National

Zeitung di Berlino ci fornisce i seguenti dati com­ parativi del commercio internazionale di alcuni prin­ cipali Stati durante il periodo 1881-93.

Le cifre rappresentano milioni di lire sterline.

Gran Brettagna 1881-85 m e d i a Importazioni 10,000 Esportazioni 5,800 1886-90 m e d i a 9,750 3,350 1891-93 m e d i a 10^ 573 7,317 Totale 15,800 15,100 17,890 Francia .. ... Importazioni Esportazioni 4,584 3,381 4,220 3,440 4,298 3,417 Totale 7,905 7,660 7,715 Germania... Importazioni Esportazioni 3,890 3,876 4.370 3,935 5,075 3,855 Totale 7,766 8,325 8,930 S. U. d’ America Importazioni E sport azioni 3,482 4,118 3,745 3,856 4,404 7,766 Totale 7,570 7.601 9,270 Austria-Ungheria Importazioni Esportazioni 1,845 1,812 1,495 1,818 1,606 1,824 Totale 3,357 3,313 3,420 Russia... Importazioni Esportazioni 1,310 1,437 1,025 1,687 1,050 1,489 Totale 2,747 2,712 1 ,9 3 0 Italia... Importazioni Esportazioni 1.310 1,106 1,388 974 1,169 934 Totale 2,416 2,342 2 , 1 0 *

Ad eccezione dell’ Austria-Ungheria e degli Stati- Uniti d’ America, le importazioni hanno superato dovunque le esportazioni, sebbene in varia misura.

La tassa di bollo in Germania. — Il Reichslag

germanico ha approvato in seconda lettura, che è poi la decisiva, costituendo la terza lettura una sem­ plice formalità, l’ aumento della tassa di bollo sulle lotterie e sugli affari di Borsa.

Il Reichslag poi, come incrudimento di rigore, ha stabilito che nelle compre di valori in interesse proprio o per conto di terzi, si prelevi la tassa di 25 cent, dei 50 per ogni 1000 marchi o frazione di 1000 marchi.

(11)

farebbe sorridere di pietà, se non dimostrasse l ’at­ tuale cattiva disposizione degli animi verso la Borsa. D’altra parte benché il sotto-segretario di Stato alle finanze dell’ impero, facesse un ultimo appello disperato per salvarle, il Reichstag sosterrà ridendo i progetti di legge per la tassa di bollo sulle ricevute bollette di spedizione e chèques.

Intanto gli aumenti della tassa di bollo sulle lettere e sugli affari di Borsa entreranno in vigore col 1° maggio.

Ora interessa grandemente anche l’ Italia. Infatti mancano ancora tre settimane al termine prefisso ; moltissime contrattazioni tra l’ Italia e la Germania sono già compiute od in corso. Chi non ha previsto quest’aumento, se vorrà cedere i titoli, dopo il primo maggio, dovrà sopportare l’aumento stesso, mentre già da oggi esso si tratta in tutti gli arbitraggi.

Ad insistenza di tutti i partiti, il governo ha pro­ messo poi di accelerare le trattative coi governi confederati per presentare un progetto di legge sulla Borsa, in base all’ inchiesta che venne fatta appunto di recente contro la Borsa stessa. (Tedi i numeri 1028 e 1029 dell’ Economista).

IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

alla fine del primo trim estre del 1 8 9 4

Al 31 Marzo 1894 il debito pubblico complessivo dell’ Italia (consolidato e debiti redim ibili), ammontava a L. 379,173,279.42 di rendita annua, corrispondente ad un debito capitale di L. 12,841,248,303.60.

Queste cifre d’ insieme erano così ripartite tra le diverse categorie di debiti.

Amministrati dalla D. G.

del debito pubblico Rendita Capitale

Gran L ib r o ...L. Rendite da trascrivere nel

G. L ib r o ... » Rendite della Santa Sede . . »

448,760,654 435,481 3,225,000 9,060.619,222 8,739, 222 64,500,000 debiti redimibili

Debiti inclusi separatamente » Contabilità diverse... » 17,389,632 42,340,696 399,905,815 1,000,431,733 L. Amministrati dalla D. G. del Tesoro 512,151,464 10.534,189,347

Debito perpetuo 5 o/0 della S icilia ... .... Rendita 3 */0 provincie na­

poletane ... » Rendita 3 o/0 iegge 26

marzo 1885 ... » 1,273,703 107,235 598,566 25,474,066 3,574,490 19,952,200 debiti redimibili

Prestito inglese 3 o/0... .... Buoni dei danneggiati Si­

cilia ... » Annualità riscatto ferrovie

Alta Italia ... » Obbligazioni ferr. 3 o/0. . . »

461,079 246,930 27,498,803 36,835,500 15,369,296 4,938,600 1,009,900,307 1,227,850,000 Totale L. 579,173, 279 12,841,248,306

Iu confronto al debito complessivo risultante al 1° Gennaio 1894, si ha, che nel trimestre il debito è diminuito di L. 1,714,678.70 di rendita e di L ire 68,417,743.84 di capitale; e ciò in dipendenza del- 1’ avvenuto rimborso alle Banche di emissione del prestito per le scorte della cessata Regìa dei tabac­ chi, in v irtù delle disposizioni del R. Decreto 21 Febbraio 1894.

Le industrie minerarie nella Provincia di Palermo

Nella provincia di Palermo vi sono miniere di zolfo e di salgemma e sorgenti di petrolio.

Le zolfare che sono 27, si trovano tutte nel ter­ ritorio del Comune di Lercara F rid d a , nel circon­ dario di Termini Jmerese, e formano 4 gruppi detti di Colle Croce, di Colle Friddi, di Colle Madore e di Colle Serio. Le più importanti e produttive sono quelle di Colle Croce. Il seguente prospetto riassume la produzione e i prezzi nell’ ultimo sessennio 1887-92.

Solfare

Minerale

escavato

Solfo grezzo prodotto

ANNI 9)► cO « CO Ü Quantità Valore totale Prezzo m e d i o per tonn.

N. N. Tonn. Tonn. Lire Lire

1887.... 24 2 164,875 21.498 1,494,11 < 69.50 1888.... 21 9 150,920 19,055 1,272,874 66.80 1889.... 24 10 74,890 7,928 535,140 67.50 1890.... 29 5 97,140 11,920 925,362 77.63 1891.... 29 4 108,060 18,200 2,103,738 115.59 1892.... 27 •• •• 22-225 2,115,065 95.17

Il prezzo medio sopra indicato della tonnellata di zolfo greggio dato a bordo, si riferisce alla produ­ zione complessiva di tutte le provincie zolfifere della Sicilia. Quel prezzo dopo aver superato le L. 140 nel 1873 ed essere disceso a 94 nel 1879 era risa­ lito nel 1880 e 1881, nel quale ultimo anno era di circa 113 lire.

Il seguente prospetto contiene l’ammontare delle esportazioni da Palermo e da Termini Imerese nel sessennio 1887 92 tanto per l’estero che per l’ Italia.

ANNI all’estero Tonnellate nel continente italiano Tonnellate Totale Tonnellate 1887... 3,589 10,394 13,983 1888... 3,880 8,431 12,311 1889... 2,137 6,735 8,872 1890... 570 6,948 7,518 1891... 517 6,130 6,647 1892... 39 3,170 3,209

Delle miniere di salgemma ve n’ è una sola che si trova nel territorio di Petralia Soprana, ma non è di grande importanza. Nel 1891 essa produsse 667 tonnellate del valore di L. 10,672 e nel 1892 ton­ nellate 480 del valore di L. 6,000.

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