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VARIABILITÀ RITMICA DI VARIETÀ DIALETTALI DEL PIEMONTE

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VARIABILITÀ RITMICA

DI VARIETÀ DIALETTALI DEL PIEMONTE

Antonio Romano a,b,c, Paolo Mairano a,c, Barbara Pollifrone b,c

a LFSAG – Laboratorio di Fonetica Sperimentale ‘Arturo Genre’

b Facoltà di Lingue e Letterature Straniere

c Università degli Studi di Torino

antonio.romano@unito.it, paolomairano@gmail.com, polbarbara@yahoo.it

1. SOMMARIO

Nel vasto e variegato panorama dei dialetti gallo-italici, le parlate del Piemonte costituiscono uno spazio tutt’altro che omogeneo (Berruto, 1974; Telmon, 1988, 2001).

Tuttavia, nonostante l’attenzione prestata alle caratteristiche segmentali di queste parlate, meno studi si sono occupati degli aspetti sovrasegmentali, e in particolare ritmici. Un contributo alla collocazione ritmica delle parlate piemontesi in rapporto ad altre varietà italo-romanze è stato recentemente proposto da Schmid (2004) che ha sfruttato i dati presenti nel disco allegato a Berruto (1974) per mostrarne l’appartenenza a un gruppo di lingue dalle caratteristiche più isoaccentuali (IA) rispetto ad altre varietà italo-romanze più isosillabiche (IS).

Riferendoci allo stesso quadro metodologico, in questo studio ci proponiamo di passare in rassegna, con una tecnica sperimentale già estensivamente adottata in studi precedenti su altre lingue (v. Mairano & Romano, 2007), le caratteristiche ritmiche di alcune parlate piuttosto distanti tra loro, appositamente scelte alla periferia di questa regione linguistica. Si tratta di quelle di Roccaforte Ligure (AL), Briga Alta (CN), Exilles (TO), Capanne di Marcarolo (AL), Campertogno (VC) e Bagnolo Piemonte (CN).

I risultati collocano agli estremi opposti le due varietà liguri: quella di Roccaforte L.

(fortemente caratterizzata per via dei suoi dittonghi discendenti) si situa infatti tra quelle più IA (alti ΔV e ΔC), mentre quella di Capanne di M. (che conserva meglio il vocalismo atono finale ed evita gli allungamenti in sillaba chiusa) tra quelle IS (medio ΔV e basso ΔC). Anche la varietà di Bagnolo P. si colloca in area IA in prossimità di quella di Campertogno, gravitante in area lombarda, che mostra il più alto ΔC. Exilles e Briga A.

(rispettivamente di area occitana e ligure) si caratterizzano infine per un ΔC medio ma un alto ΔV. Le distinzioni rispecchiano inoltre altri fenomeni, come appunto quelli legati alle riduzioni postaccentuali.

2. INTRODUZIONE

Che le parlate del Piemonte costituiscano uno spazio tutt’altro che omogeneo costituisce un dato ben noto che è già stato oggetto di numerosi studi (si vedano in particolare Berruto, 1974; Telmon, 1988 e 2001); questa situazione viene normalmente spiegata, da un lato, con la presenza di aree d’insediamento di minoranze linguistiche storiche (di comunità pluri- lingui e stratificazioni di fenomeni areali che ne rendono difficile una delimitazione certa), dall’altro, con il fatto che le parlate di questa regione sono soggette a fenomeni di contatto con quelle delle aree contigue oppure ricadono addirittura in aree linguistiche diverse da quella piemontese (come avviene per alcune delle varietà qui considerate che sono di tipo occitano, ligure o in aree di transizione con sistemi di tipo lombardo).

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Nel corso degli anni si sono susseguite indagini varie e differenziate in prospettiva geolinguistica, come i grandi cantieri atlantistici e gli studi specifici di fonetica acustica condotti su variabili diverse (tra gli altri, Genre 1980 e 1992). Questi si sono soffermati molto dettagliatamente sulle caratteristiche segmentali delle parlate, mentre gli aspetti prosodici sono stati più spesso trascurati. Con la convinzione che anche queste caratte- ristiche possano concorrere alla caratterizzazione delle varie parlate e contribuire a una loro distinta classificazione (anche in termini sovrasegmentali), nel presente studio, proponiamo un’indagine preliminare sulle caratteristiche ritmiche di alcune delle parlate di questa regione alla luce dei recenti metodi di tipologizzazione ritmica e in rapporto ad altri dati da noi raccolti e presentati in altri studi (si veda principalmente il contributo di Mairano &

Romano, in questo stesso volume).

3. QUADRO METODOLOGICO

Rinviando per la discussione riguardo allo studio del ritmo delle lingue naturali ad altri contributi presenti in questo stesso volume (v. ad es. Romano o Mairano & Romano), con- centriamo l’obiettivo della presente indagine all’applicazione di alcuni tra i più recenti metodi di valutazione ritmica basati su misure di durata a una selezione di campioni di parlato in diverse varietà. L’articolo si inserisce infatti tra quegli studi descrittivi che propongono di differenziare due o più gruppi di lingue sulla base di alcuni indici della strutturazione ritmica ricavabili da misure di durata eseguite sugli intervalli consonantici e vocalici presenti in catene di parlato.1 Verranno utilizzate le metriche ritmiche presenti in alcuni approcci che propongono il ricorso a misure basate su un calcolo della deviazione standard o di altri indici simili.2

Per quanto concerne la struttura ritmica del piemontese, essa è stata oggetto di alcune indagini nel corso degli anni che hanno cercato di fornire una panoramica sulla natura ritmica delle varietà italo-romanze. In questi contributi – tra i quali citiamo quelli di Trumper et al. (1991) e Mayerthaler (1996), cui si riferisce Schmid (2004: 111-112), e quelli di Mendicino & Romito (1991) e Romito & Trumper (1993) – sembra emergere il fatto che le varietà piemontesi prese in considerazione (essenzialmente torinesi) presentano tratti che le avvicinano al tipo ritmico tradizionalmente denominato isoaccentuale. In anni più recenti, i contributi di Schmid (2001, 2004) hanno confermato questa ipotesi sulla base di alcune proprietà fonologiche del dialetto piemontese: sulla scia di Dauer (1983) e Bertinetto (1989), Schmid (2004) ha indagato le proprietà fonologiche e le occorrenze di diversi tipi sillabici (in base all’osservazione degli inventari sillabici) in 9 dialetti italiani (friulano, milanese, torinese, siciliano, bitontino, feltrino, napoletano, veneziano, pisano) e, successivamente, ha verificato la corrispondenza tra questi sistemi e la classificazione suggerita dagli indicatori di Ramus et al. (1999), riscontrando per la parlata piemontese i valori di delta più alti e di percentuale vocalica più bassi (ΔC intorno a 50 e %V a 45).

1 Come noto, i primi contributi in questo senso sono di scuola anglosassone, in un ambito di ricerca inaugurato da Pike (1945) e Abercrombie (1967).

2 Oltre che in base ai cosiddetti Delta (ΔC, ΔV e %V; cfr. Ramus et al., 1999), abbiamo condotto le nostre valutazioni secondo i seguenti indici: i nPVI(V) e rPVI(C) basati sul Pairwise variability Index di Grabe & Low (2002), i VarcoV e VarcoC basati sulle formule di normalizzazione proposte da Dellwo & Wagner (2003) e i CCI(V) e CCI(C) basati sul Control and Compensation Index di Bertinetto & Bertini (2008).

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103 4. I DATI

Per questo studio preliminare, abbiamo scelto parlate distanti tra loro, tutte piuttosto periferiche rispetto alla regione amministrativa del Piemonte: Roccaforte Ligure (AL), Briga Alta (CN), Exilles (TO) e Capanne di Marcarolo (AL) (studiate a partire dai dati raccolti presso il nostro laboratorio e analizzati nei volumi 27, 28, 30 e 33 dell’Atlante Toponomastico del Piemonte Montano; v. ATPM, 2005-2008) e di quelle di Campertogno (VC) e Bagnolo Piemonte (CN) (i cui dati sono stati raccolti rispettivamente nell’ambito della recente monografia di Molino & Romano, 2008, e della tesi di laurea inedita di Piccato, 2007); in figura 1 è mostrata la collocazione geografica di queste sei località.

Benché nessuna di queste abbia beneficiato di descrizioni dialettologiche monografiche né d’inchieste specifiche, ricordiamo tuttavia le località a queste più vicine, incluse negli atlanti: Briga Marittima (ALI-94), Rochemolles (AIS-140), Gavi (AIS-169 e ALI-70), Mollia (ALI-15) e Barge (ALI-64).

Figura 1: Carta delle suddivisione amministrative dei comuni piemontesi con l’indicazione delle località oggetto del presente studio

La tecnica adottata si basa su valutazioni effettuate su campioni di parlato letto della durata di circa 45 s (D = 34÷54 s): si tratta di versioni locali de La tramontana e il sole lette da un locutore per punto (tutti uomini tra i 46 e i 69 anni), le cui trascrizioni ortografiche possono essere consultate in appendice. In generale, il fatto che si sia utilizzato un solo parlante per punto implica naturalmente che i risultati non possano essere considerati total- mente rappresentativi delle varietà prese in esame. È naturalmente possibile che essi rispecchino piuttosto caratteristiche idiosincratiche dei parlanti.3 Tuttavia, le registrazioni usate a questo scopo hanno visto coinvolti parlanti preventivamente selezionati per le raccolte di dati dell’ATPM tra quelli che la comunità rappresentata riteneva buoni

3 Anche in quest’ambito è stato infatti dimostrato che si ottengono spesso risultati molto difformi per parlanti della stessa varietà linguistica (v. ad es. i dati di islandese in Mairano

& Romano, in questo volume).

Campertogno

Exilles

Briga Alta Bagnolo Piemonte

Roccaforte Ligure Capanne di Marcarolo di Bosio

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conoscitori della varietà in considerazione. In generale si tratta di cultori del patrimonio linguistico locale che hanno collaborato coi ricercatori dell’ATPM nella messa a punto dello stesso sistema di notazione ortografica usato per i testi da loro letti. Le stesse convenzioni sono state adottate dall’autrice BP nella trascrizione dei brani riportati in appendice, la cui lettura è stata fluida e spontanea.

I brani sono stati registrati nella cabina silente del Laboratorio di Fonetica Sperimentale

‘Arturo Genre’ di Torino e segmentati in intervalli vocalici e consonantici con Praat4 secondo i criteri necessari alla successiva analisi con Correlatore (si veda Mairano &

Romano in questo stesso volume), tramite cui sono state calcolate le metriche ritmiche –

%V, ΔC, ΔV; varcoC, varcoV; rPVI(V), rPVI(V), nPVI(V), nPVI(C); CCI(V), CCI(C) – e sono stati costruiti i grafici mostrati nel paragrafo seguente. La tabella 1 riporta le strutture degli intervalli vocalici e consonantici riscontrate nelle registrazioni e le loro rispettive occorrenze, mentre la tabella 2 riassume i valori di alcune variabili globali che contraddistinguono i 6 campioni di parlato.

Bagnolo P.

Briga A.

Camper- togno

Capanne di M. di B.

Exilles Roccaforte L.

# 28 30 32 28 39 35

c 95 89 107 144 11 117

cc 30 50 53 33 40 34

ccc 2 4 6 2 3 6

v 110 135 147 170 156 148

vv 11 21 17 23 22 22

vvv 0 0 0 0 0 1

Tabella 1: Numero di occorrenze dei tipi d’intervallo (consonantico o vocalico) e delle pause nei 6 campioni analizzati

Bagnolo

P. Briga A. Camper-

togno Capanne

di M. Exilles Rocca- forte L.

Durata senza

pause 29,63 s 29,33 s 36,37 s 28,40 s 37,05 s 41,12 s No. di

sillabe 121 σ 156 σ 164 σ 193 σ 178 σ 171 σ

Velocità

d’eloquio 4,08 σ/s 5,32 σ/s 4,51 σ/s 6,80 σ/s 4,80 σ/s 4,16 σ/s Tabella 2: Valori quantitativi per alcune variabili temporali globali nei 6

campioni analizzati

4 Le segmentazioni dei brani sono state eseguite dall’autrice BP. Etichettature e allineamenti sono stati uniformati a quelli svolti per le lingue del campione in Mairano & Romano (2007) dall’autore AR.

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105 5. GRAFICI E DISCUSSIONE

Il grafico alla figura 2 mostra le metriche proposte da Ramus et al. (1999), ovvero la percentuale vocalica (%V), la deviazione standard degli intervalli consonantici (ΔC) e la deviazione standard degli intervalli vocalici (ΔV). I campioni delle sei varietà in esame sono stati integrati insieme a due campioni di francese (parigino e canadese) e di inglese (britannico e americano, più precisamente RP e GA), varietà considerate rispettivamente isosillabiche e isoaccentuali, al fine di avere dei termini di paragone.

Figura 2: Grafico DeltaC vs. DeltaV per i 6 campioni analizzati a confronto con quattro lingue prese come riferimento (due varietà isoaccentuali, inglese

americano e britannico, e due varietà isosillabiche, francese canadese e parigino)

I risultati collocano agli estremi opposti le due varietà di tipo ligure: quella di Roccaforte Ligure (fortemente caratterizzata per via dei suoi dittonghi discendenti) si situa infatti tra quelle più isoaccentuali (alti ΔV e ΔC), vicino alla varietà di Bagnolo Piemonte, mentre quella di Capanne di Marcarolo (che conserva meglio le vocali atone finali ed evita gli allungamenti in sillaba chiusa) tra quelle isosillabiche (ΔV medio-basso e ΔC basso).

Tra l’altro, va notato che questo campione presenta la velocità d’eloquio più alta (6, 80 σ/s) e questo potrebbe confermare le ipotesi di Dellwo & Wagner (2003), secondo cui l’aumen- tare della velocità sposta un campione verso il polo isosillabico del continuum. La varietà di Campertogno, gravitante in area lombarda, si mostra quella col più alto ΔC, fatto che

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rispecchia i risultati ottenuti da Schmid (2004), in cui è il milanese a presentare i valori più alti per questo parametro. Le varietà di Exilles e Briga Alta (rispettivamente di area occitana e ligure) si caratterizzano invece per un ΔC medio e un alto ΔV. Inoltre, le distin- zioni non mancano di seguire il gradiente di altri fenomeni, come appunto quelli legati a una diversa frequenza di occorrenza di tipi fonotattici distinti (CCC, CC o V, VV) e alle riduzioni postaccentuali: se infatti a Exilles forte perde totalmente la sua ultima sillaba (come accade, con dati incostanti, per Bagnolo), a Campertogno si ha ancora la perdita della sola vocale finale e a Capanne la conservazione (con Briga e Roccaforte ancora pro- pense a perderla o a desonorizzarla più spesso).

Figura 3: Grafico rPVI(C) vs. nPVI(V) per i 6 campioni analizzati a confronto con quattro lingue prese come riferimento (v. Fig. 2)

Per quanto riguarda i PVI, si può notare nella figura 3 che gli rPVI (che, secondo quanto suggerito da Grabe & Low, 2002, sono stati calcolati sugli intervalli consonantici) rispecchiano abbastanza bene i valori di ΔC, mentre gli nPVI (calcolati sugli intervalli vocalici) presentano alcune differenze rispetto ai risultati di ΔV: in particolare, Exilles, Bagnolo Piemonte e Roccaforte Ligure si sono spostati a sinistra (quindi in direzione isosillabica) pur mantenendo quasi inalterate le loro distanze reciproche; dunque, Briga Alta e Roccaforte Ligure rimangono alla stesso livello (sempre per quanto riguarda i valori vocalici), mentre Bagnolo Piemonte si trova più a sinistra. Viceversa, il campione di Capanne di Marcarolo si è spostato a destra, in direzione isoaccentuale. Si può forse

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interpretare questo fatto immaginando che la normalizzazione attuata dalla formula degli nPVI abbia portato, in generale, a un appiattimento dei valori vocalici.

Figura 4: Grafico VarcoC vs. VarcoV per i 6 campioni analizzati a confronto con quattro lingue prese come riferimento (v. Fig. 2)

Lo stesso si evince osservando la figura 4, che mostra i valori di VarcoC e VarcoV: la normalizzazione attuata dalla formula dei Varco (questa volta sia sui valori vocalici, sia su quelli consonantici), che richiede la divisione del risultato della deviazione standard per la durata media, costituisce probabilmente il motivo per cui i vari campioni hanno subito un raggruppamento nella parte alta del grafico, con valori di VarcoC e VarcoV meno distanziati e tendenzialmente alti, quindi in area isoaccentuale.

Non rimane che analizzare il grafico dei CCI riportato nella figura 5.

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Figura 5: Grafico CCI(C) vs. CCI(V) per i 6 campioni analizzati a confronto con quattro lingue prese come riferimento (v. Fig. 2)

Si nota qui una situazione piuttosto diversa rispetto a quella presentata nei grafici precedenti. Precisiamo subito che, secondo le previsioni di Bertinetto & Bertini (2008), le lingue a controllo (come l’italiano e il francese) dovrebbero situarsi lungo la bisettrice, mentre le lingue a compensazione (come l’inglese e il tedesco) dovrebbero situarsi sotto di essa. Si può vedere che tutti i nostri campioni si situano al di sotto della bisettrice, ma che Campertogno (e, in misura minore, Capanne di Marcarolo) ne risulta comunque meno distante ed è anche molto vicino ai due campioni di francese; questo è in contrapposizione con i risultati degli altri correlati, in cui Campertogno assume una posizione marcatamente isoaccentuale. Per quanto concerne gli altri quattro campioni, i risultati sono invece concordanti con quelli dei grafici precedenti. Comunque, risulta interessante notare che il campione di Roccaforte Ligure occupa il posto più distante dalla bisettrice, il che indicherebbe che questa varietà è quella più propensa alla compensazione.

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109 6. CONCLUSIONI

In questa rapida incursione sul tipo ritmico di alcune varietà dialettali del Piemonte, abbiamo confermato la tendenza generale all’isoaccentualità di questi dialetti, valutata tramite tutte le metriche proposte negli ultimi tempi da vari autori che si sono occupati di misure del ritmo del parlato.

Tuttavia la distribuzione dei campioni nel continuum che si definisce nei vari piani (ΔC- ΔV, nPVI(V)-rPVI(C), VarcoV-VarcoC e CCI(V)-CCI(C)) non è uniforme e alcuni di essi si aggregano o si distaccano diversamente a seconda delle metriche osservate (per es.

Campertogno risulta isoaccentuale nei grafici dei Delta, dei Varco e dei PVI, ma a maggior controllo in quello dei CCI).

D’altra parte l’unico campione che resta sempre isolato al variare della rappresentazione in base alle diverse metriche, relativo alla varietà di Capanne, è anche quello contraddistinto da una velocità d’eloquio più alta rispetto agli altri; questa potrebbe essere la causa di una sua maggiore presunta isosillabicità (tuttavia ben illustrata anche dalla dominanza di sillabe CV visibile nella trascrizione ortografica in appendice).

RINGRAZIAMENTI

Ringraziamo i locutori all’origine delle registrazioni usate nel presente lavoro e Claudia Alessandri dell’ATPM (Atlante Toponomastico del Piemonte Montano) e Matteo Rivoira dell’ALI (Atlante Linguistico Italiano) per averci aiutati a contattarli e a organizzare la loro trasferta a Torino.

7. BIBLIOGRAFIA

ATPM - Atlante Toponomastico del Piemonte Montano (2005-2008: 27-Roccaforte Ligure;

28-Briga Alta, 30-Exilles e 33-Capanne di Marcarolo).

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APPENDICE: TRASCRIZIONI ORTOGRAFICHE DEI TESTI

I testi letti dai locutori sono stati redatti da loro stessi in base alle convenzioni concordate coi ricercatori dell’ATPM. Le trascrizioni qui riportate sono state eseguite, sulla base delle stesse convenzioni, dall’autrice BP che ha annotato alcuni dettagli di esecuzione (come la sistematica caduta della consonante finale in mantè(l) nella produzione del locutore di Briga Alta oppure, ad es., la presenza di una nasale inattesa in c(h’)an fava nel brano di Capanne di M.).

BAGNOLO PIEMONTE

L’òra e ’l sul descutían sü chi l’èra ël pi fòr(t) || can veim arivé ’n òm vestì d’ën mantèl | alura decìdan chë ël pi fòr(t) sarìa stait chi riüscìa a fe-ie gavé ël mantèl || L’òra per prima l’a cuminsà a sufié fòr(t) | ma pi sufiava pi l’òm se sarava ënt ël mantèl | finché l’òra lasa pèrdi || Ël sul a sua vòta taca a scaudé | e sübit òbliga l’òm a gavese ël mantèl || parèi l’òra l’è ubligà a amëtti chë ’l sul l’èra ël pi fòrt.

BRIGA ALTA (A binda e ’r̂ sù)

Ën dì a binda e ’r̂ sù i s’ son méssi a descüttu sü chi di düi er̂ fusse ciü fòr̂t(e) | cuand l’èan vist arivà ’n òm cun ün mantèl | a la ur̂a i an deciz chë ël ciü fòrr̂te sër̂ía vü cué di düi ch’er̂

fusse stait bòn a far̂-ji lëvà ël mantè(l) || A binda për̂ la pr̂ima l’a cumensà a sciüscià cun tütta sa fòr̂sa | ma ciü la sciüsciava e ciü cuél òm së stringía ël mantè(l) || A la fin a binda a së dàita për̂ vinta || Ël sù l’a cumensà a scaudà | e sübit ël calur̂ l’a custréntë l’òm a lëvasë el mantè(l) || cusì a binda l’a dü ërcunusciu chë ël sù l’èr̂a ciü fòr̂t chë éla.

CAMPERTOGNO (Al vént e ’l sô)

An béll dì al vént e ’l sô i dispütéivu chi d’i dói a füssa al püsè fòrt | quand ch’j’iň vist rivê

’ň òmm cuň adöss ’ň mantéll || Alóra j’aň deċidü che ’l püsè fòrt | a sarìa cul ch’al füssa buň da tiréghi via al mantéll || Al vént par al primm l’è mutüssi a büfê püsè ch’al péiva | ma cupiü ch’al büféiva | cupiü l’àut a sa striňġéiva ant al mantéll | fintànt che a la fiň al vént l’è duvü dési par vint || Al sô a la sùa vòta | l’à gmaňsà a spléndi bèlli càud | e töst al calô l’à ubligà l’òmm a gavési ’l mantéll || Parê ’l vént l’è stačč ubligà a ’rcugnüssi che ’l sô l’èra püsè fòrt che čèll.

CAPANNE DI MARCAROLO DI BOSIO

’Na zgiurnà | u vèntu de tramuntan-a e u su descütèiven chi di duì l’èa ciù fòrte | cuandu ënt un momèntu an vistu pasà ’n òmu cu capottu indóssu || alù an decizu de véi chi di duì u l’ea u ciù fòrte e fise stetu bun a faghe levà páu primu u capottu d’indóssu || Alù u vèntu páu primu u l’a cumensau a tià fòrte | ma ciù tiava fòrte e ciù l’òmu se teniva u capottu streitu indóssu || A-a fin u vèntu u l’a ciantau lì de tià | che tanto l’a vistu che non resciva a fa n(i)inte || Alù u su la cumensau a lüzgì le | e sübitu | cu-u caldu c(h’)an fava | l’òmu s’è levau u capottu d’indóssu || Cuscí u vèntu u la duvíu ricunusce che l’à pèrsu | e che u ciù fòrte u l’èa u su.

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112 ROCCAFORTE LIGURE

’Na giurná-a | èr vèntu de tramontan-na e u su i descorivun sü chi de lu(ř) duj’(o)uvisse u ciü fórte | cuand’i vegh arivá ün | cun adòsu üna mantëléin-a || alù i decidun che u ciü fórte u saié stá | cu di i duji che ouvisse riuscéiu a fághe levá a mantëléin-a || Er ventu për primu l’a cumensá a bufá cun tütta a fórsa | ma ciü bufè ciü cuu-là u se strenzgé int’ a mantëléin-a

| féin che al féin | er vèntu | u se dá pèrsu || U su l’a cumensá a splènde | e sübitu er cáadu l’a ubligá l’òmu a leváse a mantëléin-a | c(u)scì er vèntu la duvéju rëcunese che u su l’èa ciü fórte.

EXILLES (L’àuřă fřăi e ’l suřé)

Un jou l’àuřă fřăi e ’l suřé i dëscutìă su qui dë lou dou foussë ’l plu fòř | can ăn véi ařibà un pasan cou l’ăvìă | su laz eipala | un manté biăn săřằ | pëř cou l’ăvìă fřăi. Alouř | i l’an desidè quë ’l (quë ’l) plu fòř | săřìă (e)tè (quèl) dë lou dou | foussë riushì ă fagă leà ’l manté || Alouř l’àuřă l’a ’ncumënsằ pëř přëmìă ă së mittë ă souflà | e ’l plu souflà fòř | ’l plu ’l pasan s’

sëràvă din soun manté | finqué ă lă fin l’àuřă si douné pëř ganhằ || ’L suřé ăprè l’a

’ncumënsằ ă shoudà | e ’l plu shoudavă e ’l plu ’l pasan s’ gavavă ’l manté || păřìă l’àuřă (ou) l’è (e)tè oublijằ ă ricounòsë | quë ’l suřé ou l’è ’l plu fòř quë (y)è.

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