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2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO DELLE ALPI APUANE

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2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO DELLE ALPI APUANE

Le Alpi Apuane rappresentano una finestra tettonica in corrispondenza della quale sono osservabili le unità più profonde dell’Appennino Settentrionale (Figura 2.1), ed in questo contesto si collocano i corpi mineralizzati.

Figura 2.1: Schema tettonico del’Appennino Settentrionale ( da Carta Giacimentologica dei marmi delle Alpi Apuane a scala 1:10000 e la sua informatizzazione, Carmignani et al. 2007).

Il Complesso metamorfico delle Alpi Apuane costituisce uno dei livelli strutturali più profondi (Unità metamorfiche toscane) affioranti nelle porzioni interne dell'Appennino settentrionale e per questo rappresenta un'area chiave per la comprensione dei meccanismi e processi geodinamici che hanno portato alla formazione della catena stessa. In particolare all'interno della finestra tettonica della regione apuana è possibile

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distinguere due unità tettono-metamorfiche sovrapposte: l'"Autoctono" auct., in posizione geometricamente inferiore, e la sovrastante Unità di Massa, la quale affiora esclusivamente nella porzione occidentale della finestra tettonica (Figura 2.1). All'interno delle sequenze metasedimentarie che caratterizzano le due Unità sono presenti, a differenti livelli stratigrafici marmi, metabrecce marmoree e calcescisti dai quali viene estratta la vasta gamma di pietre ornamentali di questa regione (Carmignani et al., 2007).

L’Unità di Massa è separata dall’ ’’Autoctono’’ (l’Unità delle Alpi Apuane) e dalla Falda Toscana tramite contatti tettonici del primo ordine.

2.1 Evoluzione tettonica Alpi Apuane

Il complesso metamorfico apuano costituisce una culminazione antiforme di scistosità con una caratteristica vergenza opposta delle strutture tardive sui due fianchi, SW sul fianco occidentale e NE sul fianco orientale (Figura 2.2). Secondo le interpretazioni più recenti, la strutturazione delle Alpi Apuane si realizza in due fasi regionali principali terziarie, indicate come D1 e D2 (Carmignani et al. 1978, Carmignani e Giglia 1983). La fase D1 è essenzialmente a carattere compressivo ed è associata all’impilamento delle falde (Figura 2.3), nell’Oligocene Superiore, durante il sovrascorrimento dell’insieme Falda Toscana – Unità Liguri sopra alla zona apuana. Durante lo stadio compressivo si sono originati accavallamenti e pieghe isoclinali non cilindriche, spesso a guaina, di ogni dimensione (Carmignani et al. 1978, Carmignani e Giglia 1983).

A queste strutture é associata una scistosità sinmetamorfica (S1) molto penetrativa, che traspone l’originaria superficie di stratificazione (S0). La S1 è la foliazione più evidente su tutto il massiccio apuano e risulta piano assiale delle pieghe isoclinali. Gli assi di queste pieghe risultano dispersi sulla foliazione principale con una distribuzione locale sub-parallela alla lineazione d’estensione. L’estensione è marcata da una lineazione evidenziata dall’asse maggiore di clasti ed elementi di brecce e dall’orientazione preferenziale dei cristalli e in tutto il massiccio ha una direzione circa NE-SW (Carmignani et al. 1978, Carmignani e Giglia 1983).

Le grandi sinclinali ed anticlinali note nella letteratura apuana sono attribuibili alla struttura principale; tra queste si ricordano: la sinclinale di Carrara, l’anticlinale di Vinca-Forno, la Sinclinale di Orto di Donna-M. Altissimo, la sinclinale del Monte Corchia.

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Durante la fase D2 (Figura 2.3), a carattere estensionale, si ha la deformazione delle strutture originatisi durante la fase D1, con sviluppo delle geometrie che osserviamo oggi (Carmignani e Kligfield, 1990).

Per Carmignani and Kligfield, (1990) l’esumazione del complesso metamorfico apuano è suddivisibile in due distinti processi estensionali: il primo, che interessa la parte

Figura 2.2: Schema tettonico del complesso metamorfico apuano, con relative sezioni schematiche. Fl. Filladi inferiori e Porfiroidi; gr. Dolomie e

calcari dolomitici norici; m. Marmo Dolomitico e Marmi s.s. del Lias inferiore; cs-pmg. Carcari Selciferi, metaradiolariti, filladi e materenarie

del Lias medio-Oligocene; Cv. Calcare Cavernoso (cataclasiti derivate principalmente da dolomie del Trias superiore); M. Unità di Massa; TL.

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superiore della crosta, è iniziato, secondo gli stessi autori, durante la fase D2 (10-12 Ma) ed è imputato ai processi di stabilizzazione del prisma. Il secondo, istauratosi al Tortoniano, è invece legato ad un processo di rifting con conseguente assottigliamento della crosta continentale e risalita di materiale astenosferico che dà origine al magmatismo nel settore interno della catena dell’Appennino Settentrionale e all’apertura del mar Tirreno.

Figura 2.3: Schema dell’evoluzione tettonica compressiva (A, B,C) e distensiva(D,E) delle Alpi Apuane; UM= Unità di Massa e AU= Autoctono (da Carmignani and Kligfield, 1990).

Jolivet et al. (1998) propongono un modello d’esumazione in cui vengono distinte una prima fase distensiva sin-orogenica, che ha caratterizzato le strutture del complesso metamorfico durante le fasi terminali di accrezione del cuneo orogenico, e una seconda fase estensionale post-orogenica; da queste considerazioni si evince che il processo di esumazione sia continuo sin dalle fasi sin-contrazionali fino a quelle post-contrazionali. La fase di estensione sin-orogenica, in questo modello, viene ritenuta la causa dell’esumazione delle unità di alta pressione e bassa temperatura, mentre la fase di

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estensione post-orogenica forma zone di taglio a basso angolo immergenti verso est sul versante Tirrenico.

Molli et al. (2002) confermano questo processo d’esumazione con uno studio petrografico e strutturale compiuto a cavallo tra l’Autoctono e l’Unità di Massa. Questo studio conferma il fatto che, nell’Unità di Massa, è presente un metamorfismo di grado maggiore con temperature fino a 400/450 °C e pressioni di 8 Kbar corrispondenti ad un carico litostatico di circa 25 Km. Inoltre, secondo lo studio petrografico e strutturale, l’accoppiamento tra le Unità Metamorfiche precede gli stadi finali della deformazione compressiva D1 e infatti l’assetto strutturale delle due Unità risulta deformato dalle strutture attribuibili alla fase deformativa D2.

Le ipotesi più recenti tendono a legare la tettonica posteriore alla fase D1 ad un generale raccorciamento a scala crostale (Molli et al. 2000; Molli et al. 2002; Molli e Vaselli 2006). Dunque il processo di esumazione si sarebbe verificato quando le fasi deformative D1 e D2 erano ancora attive e quindi sin-orogeniche.

Nel corso dell’evento deformativo D1 prevale una componente di taglio semplice non coassiale che avrebbe generato pieghe isoclinali non cilindriche, mentre durante l’evento D2 prevale una componente di taglio puro coassiale che genera pieghe a piano assiale suborizzontale associabili ad un contemporaneo raccorciamento crostale (Molli e Vaselli 2006).

2.2 Metamorfismo

Il metamorfismo in facies scisti verdi osservabile nelle due principali unità del Complesso Metamorfico delle Alpi Apuane, è caratterizzato da due distinte paragenesi. Le metapeliti dell’Unità di Massa contengono un’associazione mineralogica a cianite, cloritoide e muscovite fengitica. Secondo gli ultimi studi effettuati (Molli et al. 2000) sulle temperature di picco metamorfico, viene proposta un’evoluzione articolata, secondo cui l’Unità di Massa ha subito un riscaldamento iniziale, con picco termico intorno ai 455 °C e pressione superiore a 0,8 Gpa, seguita da un decremento di temperatura e pressione fino a 430-400 °C e 0,8 Gpa rispettivamente.

Le metapeliti dell’Autoctono si caratterizzano per una paragenesi a pirofillite, cloritoide, clorite e muscovite fengitica. Diversi autori concordano nell’indicare per condizioni di picco metamorfico comprese tra i 350 e 400°C e pressione di 0,4-0,6 Gpa.

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2.3 Unità tettoniche e la loro stratigrafia

Unità di Massa

L’Unità di Massa (Figura 2.4), tettonicamente compresa tra la Falda Toscana e l’Unità Metamorfica Apuana, è costituita da una copertura del Trias Inferiore e Medio che poggia sul basamento Varisico, affiorante in maniera estesa a Punta Bianca e nel settore di Bergiola Maggiore (Carmignani et al. 2007).

La successione stratigrafica mesozoica è collegabile a due eventi trasgressivi:

-il primo inizia con sedimenti continentali, di conoide alluvionale, dovuti allo smantellamento della catena Varisica, passanti verso l’alto a carbonati di piattaforma ed infine a depositi marini poco profondi;

-il secondo è costituito da sovrapposizioni di sedimenti litorali di marea e fluviali (Verrucano), originati da fenomeni erosivi di aree nuovamente emerse.

A questi sono intercalati colate di basalti alcalini.

La successione è caratterizzata da un metamorfismo alpino con paragenesi di facies scisti verdi di alta pressione (cianite+cloritoide+fengite), mentre le rocce del basamento Paleozoico sono interessate anche da deformazioni e metamorfismo pre-alpino in facies scisti verdi. Le condizione di pressione e temperatura durante il metamorfismo alpino sono stimate tra 0.6-0.8 GPa e 420-500 °C (Franceschelli et al. 1986, Molli et al. 2000).

Figura 2.4: Colonna litostratigrafica dell’Unità di Massa. Basamento ercinico (BAS); Metaconglomerati basali (MGC); Filladi nere e quarziti (FNE); Marmi a Crinoidi e metabrecce a elementi marmorei (MNI);

Prasiniti (PRA); Filladi sericitiche ed Anageniti (SRC) (da Carta Geologica del Parco delle Alpi Apuane, modificata da Carmignani et al., 2007).

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“Autoctono” Auct.

Questa unità é costituita da un basamento Paleozoico e di una copertura Mesozoico-Terziaria (Carmignani et al. 2007).

Il basamento Paleozoico (Figura 2.5) comprende, dal basso verso l’alto: -Filladi Inferiori

-Porfiroidi e Scisti Porfirici; -Metarenarie, Quarziti e Filladi;

-Filladi Grafitiche, Dolomie ad Orthoceras, Calcescisti e Marmi Dolomitici.

Le rocce del Basamento paleozoico sono del tutto correlabili con quelle presenti nel basamento dell'Unità di Massa e, analogamente a queste, registrano una deformazione e metamorfismo in facies scisti verdi legato all'Orogenesi Ercinica. Le rocce della copertura Mesozoica sono rappresentate da Metaconglomerati Poligenici, Metarenarie Calcaree e Dolomie Silicoclastiche con intercalazioni di Metabrecce riferibili ad un ambiente deposizionale di tipo transizionale, da continentale a marino costiero (Formazione di Vinca), seguiti dalle Dolomie della piattaforma carbonatica Tardo-Triassica dei Grezzoni (Carmignani et al., 2007). Verso l'alto seguono i Metacalcari Micritici Fossiliferi dei Calcari e Marne di Colonnata (membro della formazione dei Grezzoni) e i Marmi più o meno Muscovitici della Formazione dei Marmi a Megalodonti, intercalati a Metabrecce Poligeniche (Brecce di Seravezza) e Scisti a cloritoide. Le Metabrecce Poligeniche e i livelli di Scisti a cloritoide testimoniano episodi d'emersione della piattaforma carbonatica con formazione di livelli lateritico-bauxitici e deposizione di debris flow ai piedi di scarpate attive di origine tettonica.

Marmi più o meno dolomitizzati, Dolomie Cristalline, Marmi e Metabrecce Monogeniche caratterizzano le sovrastanti formazioni dei Marmi Dolomitici e dei Marmi, le quali rappresentano lo sviluppo di una nuova piattaforma carbonatica successiva quella Tardo-Triassica dei Grezzoni. Verso l'alto seguono Marmi Rosati, Metacalcari con selci, Calcescisti e Quarziti (Marmo Zerbino, Calcari Selciferi, Calcescisti e Diaspri) riferibili alle fasi di annegamento della piattaforma carbonatica dei Marmi e impostazione di una sedimentazione di tipo emipelagico. Possibili sfasamenti cronologici tra i diversi blocchi subsidenti determinano l'istaurarsi di ambienti deposizionali molto diversificati, con successioni lacunose e/o condensate testimoniate dalla presenza di Metabrecce Poligeniche in prevalente matrice filladica (Formazione di Arnetola). Chiudono la successione Metacalcari con liste e noduli di selce, Calcescisti, Filladi Sericitiche e

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Metarenarie Quarzo-Feldspatiche (Calcari Selciferi a Entrochi, Cipollini, Scisti sericitici e Pseudomacigno) riferibili a depositi pelagici e di avanfossa precedenti la strutturazione dell'area apuana all'interno della catena appenninica.

Figura 2.5: Colonna stratigrafica del complesso Metamorfico Apuano. Filladi Inferiori (FAF) con intercalazioni di metavulcaniti basiche (FAFa); Porfiroidi e scisti porfirici (PRS); Quarziti e filladi superiori

(MRQ); Dolomie ad Orthoceras (OTH) con livelli a predominanti filladi grafitiche nere e quarziti scure (OTHa), dolomie cristalline grigio scure (OTHb) e metacalcari rossi nodulari (OTHc); Calcescisti e dolomie

scistose (LCS); Formazione di Vinca: filladi e metaconglomerati (VINa), dolomie (VINb), marmi (VINc). Grezzoni (GRE), con livelli di dolomie brecciate (GREa) e marmi neri ("Nero di Colonnata") (GREb); Marmi a Megalodonti (MMG); Brecce di Seravezza (BSE) con livelli di filladi a cloritoide (BSEa); Marmi dolomitici

(MDD); Marmi (MAA); Marmo Zebrino (MRZ) con livelli di marmi a muscovite e calcescisti (MRZa); Formazione di Arnetola (FAN); Calcari Selciferi (CLF); Calcescisti (CCI); Diaspri (DSD); Calcari Selciferi a

Entrochi (ENT); Scisti sericitici (SSR); Cipollini (MCP); Pseudomacigno (PSM). (da Carta Geologica del Parco delle Alpi Apuane, modificata da Carmignani et al., 2007).

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Il metamorfismo alpino nell'"Autoctono" è caratterizzato da paragenesi metamorfiche tipiche delle zone a clorite e biotite della facies scisti verdi (Giglia et al. 1970, Carmignani et al. 1978) o, basandosi sui silicati di alluminio, della zona a pirofillite+quarzo (Franceschelli et al. 1986). Le temperature massime sono tra 350-450 °C e le pressioni di picco del metamorfismo sono comprese tra 0,4-0,6 GPa (Franceschelli et al. 1997). Condizioni termiche analoghe sono proposte da Jolivet et al. (1998), accompagnate però da condizioni di pressione di circa 0,8 GPa

2.4 Cenni sulla geologia del Torrente Baccatoio

Il Torrente Baccatoio, nella sua parte iniziale chiamato Canale dei Molini, nasce nella zona di Sant’Anna di Stazzema. Dal punto di vista geologico, questa zona rappresenta una finestra tettonica, denominata finestra tettonica di Sant’Anna di Stazzema ed è formata da rocce metamorfiche appartenenti all'Unità delle Apuane (Autoctono), circondate dalla Falda Toscana (non metamorfica), che sta geometricamente sopra (Figura 2.6).

Le formazioni (Figura 2.6) che affiorano in questa finestra sono, dal basso verso l’alto (Conti et al., 2012):

 Filladi Inferiori, che fanno parte del Basamento Paleozoioco (Cambriano-Ordoviciano);

 Grezzoni, dolomie triassiche, che fanno parte dell’Autoctono(Norico);

 Marmi bianchi e grigi, che fanno parte dell’Autoctono (Hettangiano);

 Scisti Sericitici, Marmo Cipollino, che fanno parte dell’Autoctono (Cretaceo-Oligocene);

 Pseudomacigno anche questo facente parte dell’Autoctono (Oligocene-Miocene). Tutta questa struttura è sormontata dalla Falda Toscana, come già accennato prima, ed in particolare dal Calcare Cavernoso (Norico) e dai Calcari a Rhaetevaicula c. (Retico). Durante il suo percorso verso il mare, il Torrente Baccatoio, dopo gli affioramenti della finestra tettonica di Sant’Anna di Stazzema, si ricongiunge alla piana versiliese attraversando coni di deiezione olocenici verosimilmente poggianti a loro volta su una successione di coni di deiezione pleistocenici, dei quali non si conosce il fondo ma una sommaria divisione in più cicli. come suggerito dalle perforazioni eseguite nella bassa Versilia. I cicli evidenziati sono relativi alle sei fasi Wurmiane alternate in fasi continentali e marine, a queste fa seguito la fase olocenica con lo sviluppo della

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trasgressione versiliana che si è spinta sino a modellare una falesia sui coni di deiezione al limite occidentale dell’Alta Versilia e in corrispondenza dell’area di Massaciuccoli. Questo episodio di massima trasgressione marina ha corrisposto con la fase atlantica dell’Olocene culminata circa 5000 anni fa.

.

Figura 2.6: Carta geologica della finestra di Sant’Anna di Stazzema. FALDA TOSCANA: LIM: Calcare Selcifero, RSA: Rosso Ammonitico, MAS: Calcare Massiccio, RET: Calcari e marne a Rhaetavicula Contorta,CCA: Calcare Cavernoso. UNITA’ DI MASSA: SRC: Formazione Monte Folgorito. AUTOCTONO:

PSM: Pseudomacigno, SSR:Scisti Sericitici, MAA: Marmo, MDD: Marmo Dolomitico, BSE:Breccia di Seravezza, GRA: Grezzoni, VIN: Formazione di Vinca. BASAMENTO PALEOZOICO: LCS: Calcescisti, MRQ;

Quarziti e Filladi Superiori, PRS: Porfiroidi e Scisti Porfirici, FAF: Filladi Inferiori. (Carta Geologica dell’area di Stazzema 1:10000)(Conti et al., 2010).

Attraverso correlazioni di log stratigrafici di vari pozzi, posti anche su conoide del Torrente Baccatoio, eseguite da Menichini (2012), è stato possibile ricostruire, seppur sommariamente, l’assetto geologico della porzione di pianura versiliese in questa zona (Figura 2.7). Nello studio dei pozzi situati più a monte, la zona di conoide del T. Baccatoio sembra costituita dal basso verso l’alto da una serie di alternanze di argille e ghiaie; questo sta ad indicare che, in questa area, la piana versiliese è verosimilmente composta da più livelli permeabili (acquiferi) intercalati a livelli impermeabili. Nella

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parte più a valle, verso il mare, è costituita dal basso verso l’alto sempre da alternanze di livelli di ghiaie e argille, mentre in superficie si ritrovano le sabbie di origine marino-eolica (Figura 2.8).

Figura 2.7: Mappa della pianura versiliese con le sezioni stratigrafiche e le sezioni verticali e longitudinali fino alla costa (Menichini 2012).

Figura 2.8: Sezione stratigrafica longitudinale numero 12 indicata in figura 2.7 con legenda (Menichini 2012).

Figura

Figura 2.1: Schema tettonico del’Appennino Settentrionale ( da Carta Giacimentologica dei marmi delle  Alpi Apuane  a scala 1:10000 e la sua informatizzazione, Carmignani et al
Figura 2.2: Schema tettonico del complesso metamorfico apuano, con  relative sezioni schematiche
Figura 2.3: Schema dell’evoluzione tettonica compressiva (A, B,C)  e distensiva(D,E) delle Alpi Apuane;
Figura 2.4: Colonna litostratigrafica dell’Unità di Massa. Basamento ercinico (BAS); Metaconglomerati  basali (MGC); Filladi nere e quarziti (FNE); Marmi a Crinoidi e metabrecce a elementi marmorei (MNI);
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