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La Ricerca in Italia

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Academic year: 2021

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G It Diabetol Metab 2014;34:155-157

Aumento degli oneri, esordio in più giovane età e peggiore controllo metabolico del diabete di tipo 1 in bambini immigrati rispetto a Italiani: un problema emergente in pediatria Cadario F1,2, Cerutti F2,3, Savastio S1, Rabbone I3, Tumini S4, Bruno G5, Gruppo di studio Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP)

1Divisione di Pediatria, Università del Piemonte Orientale

“A. Avogadro” Novara;

2Interdisciplinary Research Center of Autoimmune Diseases (IRCAD), Novara;3Dipartimento di Pediatria, Università di Torino;4Dipartimento di Pediatria, Università di Chieti;

5Dipartimento di Scienze Mediche, Università di Torino

Acta Diabetologica 2014;51(2):

263-7

A quale particolare problema si è rivolta la ricerca svolta?

Per valutare il divario e le caratteristiche cliniche del diabete di tipo 1 (T1D) in bam- bini migranti vs Italiani, è stato eseguito uno studio multicentrico da casistica di 46 Centri di diabetologia pediatrica. Emerge che il 10% dei soggetti in cura presso i centri è migrante (761/7812). Inoltre uno studio caso-controllo tra 84 migranti e 75 Italiani con esordio nel 2011 ha permesso di confrontare le caratteristiche al- l’esordio e dopo un anno.

Qual era lo stato delle conoscenze precedentemente al vostro lavoro?

Un precedente lavoro eseguito in ambito SIEDP (Cadario F, et al. J Endocrinol Invest 2004;27:913-8) evidenziava che in 47 Centri cura, su 5718 pazienti T1D il 3,4%

(195) era migrante. Di questi i nati in Italia avevano esordio precoce a 4,0 anni (IQR 2,2-6,9) vs i nati in Paesi di origine ad anni 7,9 (IQR 5,1-10,7), p < 0,001.

Sintesi dei risultati ottenuti

L’età alla diagnosi era minore nei migranti nati in Italia (5,1 aa, IQR 2,2-7,7) vs i nati nei Paesi di origine (7,8 aa, IQR 5,3-10,3) e Italiani (9,8 aa, IQR 5,9-13,0, p < 0,001).

All’esordio i migranti vs Italiani avevano ridotta positività di autoanticorpi anti β-cellule (96 vs 99,5%, p < 0,01), maggiore perdita di peso (11 vs 7%, p < 0,01), HbA1c(70 ± 58 mmol/L, p < 0,001), fabbisogno insulinico (0,70 ± 0,03 vs 0,63 ± 0,10 UI/kg/die, p = 0,05), e più bassa vitamina D (25OH D3 (15,0 ± 2,8 vs 20,8 ± 1,3, p = 0,03). Infine avevano aumento significativo di ricoveri nel primo anno di ma- lattia (19,2 vs 2,7 p < 0,001).

In che modo questi risultati hanno permesso di approfondire le conoscenze riguardo al problema iniziale?

Il numero di migranti con T1D è in aumento in Italia. Il più precoce esordio nei mi- granti nati in Italia, rispetto ai nati nei Paesi di origine e agli Italiani, potrebbe sotten- dere a eventi ambientali sfavorevoli neonatali o legati al primo anno. La maggiore ospedalizzazione nel primo anno di malattia e il peggiore controllo glicemico sotto- lineano la necessità di un approccio di cura da migliorare nei confronti di migranti.

Quali sono le prospettive di ricerca ulteriore sull’argomento?

È indifferibile lo studio delle cause ambientali di T1D, perché potrebbero essere re- versibili. L’indagine sulla prevalenza di T1D in migranti offre una possibilità inegua- gliabile per esplorare il rapporto tra genetica e fattori ambientali per la comprensione dell’insorgenza di T1D.

Vi sono ricadute dei vostri risultati sulla pratica clinica quotidiana?

Occorre migliorare globalmente l’assistenza di bambini T1D migranti e probabil- mente investire maggiore attenzione alla correzione di difetto vitaminico D.

Velocità di filtrazione glomerulare e fattori di rischio cardiometabolico in una popolazione

pediatrica ambulatoriale con alta prevalenza di obesità Di Bonito P1, Sanguigno E2, Forziato C2, Di Fraia T2, Moio N3, Cavuto L3, Sibilio G3, Iardino MR4, Di Carluccio C4, Capaldo B5

1UOC Medicina, 2Dipartimento di Pediatria, 3Dipartimento di Cardiologia, 4Patologia Clinica, Ospedale “S. Maria delle Grazie”, Pozzuoli (NA),5Dipartimento di Clinica Medica e

A quale particolare problema si è rivolta la ricerca svolta?

In una coorte ambulatoriale di 901 bambini, senza segni di insufficienza renale cro- nica e con elevata prevalenza di obesità, è stata valutata la relazione fra velocità del filtrato glomerulare (eGFR) e fattori di rischio cardiometabolici (FRCM).

Qual era lo stato delle conoscenze precedentemente al vostro lavoro?

Non era noto se la eGFR, stimata con la nuova formula di Schwartz (eGFR), fosse associata con FRCM o segni di danno d’organo in bambini non selezionati per in- sufficienza renale cronica.

Sintesi dei risultati ottenuti

Sia valori di eGFR < 97 sia valori di eGFR > 126 ml/min/1,73 m2, rispetto a valori in- termedi di filtrato, sono associati a FRCM. Valori medio-bassi sono associati ad al- terata glicemia a digiuno, alto numero di globuli bianchi, microalbuminuria, alti livelli di pressione arteriosa (PA) e ipertrofia VS, mentre alti valori di eGFR sono associati a microalbuminuria, alta PA e ipertrofia VS.

La Ricerca in Italia

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La Ricerca in Italia 156

Sperimentale, Università Federico II, Napoli

Obesity 2014;22(2):585-9

In che modo questi risultati hanno permesso di approfondire le conoscenze riguardo al problema iniziale?

La eGFR non è associata linearmente con i FRCM. Sia la eGFR medio-bassa sia l’iperfiltrazione sono associate a FRCM. Tuttavia, valori medio-bassi di eGFR sono associati a un peggiore profilo di rischio CM.

Quali sono le prospettive di ricerca ulteriore sull’argomento?

Valutare prospetticamente se la eGFR in età pediatrica è utile nel predire la progres- sione verso l’insufficienza renale cronica, il diabete o la malattia CV nella vita adulta.

Vi sono ricadute dei vostri risultati sulla pratica clinica quotidiana?

Calcolare in tutti i bambini la eGFR e avviare a uno screening dei FRCM quelli con eGFR sia basso sia elevato.

Identificazione dei bambini candidabili al test genetico per MODY2 (maturity-onset

diabetes of the young type 2): la 7-Item clinical Flow-chart (7-iF) Pinelli M1*, Acquaviva F1*, Barbetti F2, Caredda E3, Cocozza S1, Delvecchio M4, Mozzillo E5, Pirozzi D1,6, Prisco F3, Rabbone I7, Sacchetti L1,6, Tinto N1,6, Toni S8, Zucchini S9, Iafusco D3e il Gruppo di Studio sul Diabete della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP)

*equal contribution

1Dipartimento di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche, Università di Napoli

‘‘Federico II’’, Napoli; 2Laboratorio di Endocrinologia Molecolare e Metabolismo, Ospedale Pediatrico

“Bambino Gesù”; Istituto CSS, Laboratorio Mendel, Roma;

3Dipartimento di Pediatria, Seconda Università di Napoli, Napoli; 4Unità di Pediatria, IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza, S. Giovanni Rotondo (FG); 5Dipartimento di Pediatria, Università di Napoli

‘‘Federico II’’, Napoli; 6CEINGE, Biotecnologie Avanzate S. C. a R.

L., Napoli; 7Dipartimento di Pediatria, Università di Torino, Torino; 8Unità di Diabetologia Pediatrica, Ospedale Pediatrico Meyer, Firenze; 9Dipartimento di Pediatria, Università di Bologna, Bologna

PLoS One 2013;8:e79933

A quale particolare problema si è rivolta la ricerca svolta?

L’obiettivo dello studio era l’identificazione dei pazienti affetti dalla forma monoge- nica di diabete chiamata MODY2. Il MODY2 è caratterizzato da livelli di glicemia mo- deratamente elevati rispetto alla norma che non sono associati ai danni micro- e macrovascolari. I pazienti non necessitano di terapia farmacologica, al contrario è possibile sospendere la terapia in coloro che sono erroneamente diagnosticati con altre forme di diabete. Sebbene la prevalenza sia stimata intorno all’1-2% e ci siano possibilità di intervento, il tentativo diagnostico nella pratica clinica del MODY2 è tuttora poco praticato. Ciò può essere dovuto alla mancanza di chiare indicazioni al test genetico facilmente applicabili nella pratica clinica.

Qual era lo stato delle conoscenze precedentemente al vostro lavoro?

Esistono delle raccomandazioni per il test genetico redatte dall’European Molecular Ge- netics Quality Network (EMGQN) che, però, presentano alcune limitazioni e alla prova dei fatti si sono rilevate poco specifiche nell’identificare i pazienti con la mutazione in GCK.

Sintesi dei risultati ottenuti

Lo studio ha coinvolto 25 tra i centri di diabetologia pediatrica appartenenti al Gruppo di Studio sul Diabete della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP). Abbiamo stilato un questionario contenente 7 domande del tipo vero/falso riguardo a una serie di caratteristiche cliniche solitamente registrate du- rante una visita diabetologica pediatrica e lo abbiamo utilizzato per valutare i pa- zienti in maniera prospettica e retrospettiva. Dallo studio prospettico è risultato che i pazienti positivi a tutte le domande erano affetti da MODY2 nel 76% dei casi e che questi rappresentavano l’1,4% di tutti i pazienti considerati, equivalente alla preva- lenza stimata. Lo studio retrospettivo ha evidenziato che il 67% di tutti i pazienti MODY2 è positivo a tutti i criteri e il 33% è negativo per almeno un criterio.

In che modo questi risultati hanno permesso di approfondire le conoscenze riguardo al problema iniziale?

Lo studio ha permesso di evidenziare che la prevalenza del MODY2 è ancora molto sottostimata nella popolazione diabetica pediatrica.

Quali sono le prospettive di ricerca ulteriore sull’argomento?

Il questionario 7-iF sarà presto disponibile in un formato APP per cellulari di ultima ge- nerazione. In corso, inoltre, c’è la definizione di un questionario per le gravidanze da madri affette da diabete che, se confermato essere MODY2, necessitano di terapie dif- ferenti in base al genotipo del nascituro. Un altro progetto molto interessante riguarda la definizione di criteri analoghi per la diagnosi differenziale tra il diabete di tipo 2 e il MODY2. In questo caso l’identificazione della presenza o meno della sindrome meta- bolica potrebbe sostituire quello della presenza o meno dell’autoimmunità.

Vi sono ricadute dei vostri risultati sulla pratica clinica quotidiana?

Abbiamo definito e validato un questionario clinico (7-iF) di semplice somministra- zione che è in grado di selezionare i pazienti che hanno indicazione a effettuare il test genetico per MODY2. È possibile richiedere una copia del questionario in italiano scrivendo a dario.iafusco@unina2.it.

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La Ricerca in Italia 157

Il calcolo dei carboidrati con il calcolatore di bolo aiuta a migliorare il compenso metabolico in bambini con diabete di tipo 1 in terapia con multiple iniezioni giornaliere di insulina: uno studio

osservazionale di 18 mesi Rabbone I1, Scaramuzza AE2, Ignaccolo MG1, Tinti D1, Sicignano S1, Redaelli F2, De Angelis L2, Bosetti A2, Zuccotti GV2, Cerutti F1

1Dipartimento di Pediatria, Ospedale Infantile Regina Margherita, Università di Torino, Torino; 2Dipartimento di Pediatria, Azienda Ospedaliera, Università di Milano, ‘‘Ospedale Luigi Sacco’’, Milano

Diabetes Res Clin Pract 2014;103:388-94

A quale particolare problema si è rivolta la ricerca svolta?

Lo studio si ripropone di valutare l’efficacia della conta dei carboidrati con o senza l’utilizzo di un calcolatore di bolo, sul compenso metabolico di bambini affetti da diabete di tipo 1 in terapia con multiple iniezioni giornaliere di insulina.

Qual era lo stato delle conoscenze precedentemente al vostro lavoro?

Mentre numerosi sono stati a oggi gli studi pubblicati sull’utilizzo del calcolo dei car- boidrati in pediatria e soprattutto sull’efficacia dell’uso del calcolatore di bolo in pa- zienti pediatrici affetti da diabete di tipo 1 in terapia con microinfusore, questo è stato il primo lavoro osservazionale su un lungo periodo che ha valutato l’efficacia del calcolo dei carboidrati con o senza calcolatore di bolo in pazienti in terapia mul- tiniettiva e non con microinfusore. Analoghi studi, seppure per periodi più limitati di osservazione, sono stati pubblicati solo su soggetti adulti.

Sintesi dei risultati ottenuti

Sono stati studiati 85 ragazzi affetti da diabete di tipo 1 di età compresa fra i 9 e 16 anni, suddivisi in 4 gruppi: Controlli (23 soggetti non esperti nella conta dei carboidrati); Esperti nella conta (19 ragazzi già esperti nella conta dei carboidrati); Esperti nella conta con calcolatore (18 ragazzi già esperti nella conta dei carboidrati cui è stato dato un calco- latore di bolo); Non Esperti nella conta con calcolatore (25 ragazzi neo-avviati alla conta dei carboidrati con il calcolatore di bolo). Sono stati valutati gli indici di compenso me- tabolico e di variabilità glicemica (HbA1c, HBGI, LBGI) all’inizio dello studio e dopo 6 e 18 mesi. Nei primi 6 mesi il calcolatore di bolo è stato lasciato con le impostazioni stan- dard della casa produttrice, mentre nei mesi successivi è stato personalizzato sui pa- zienti. All’inizio dello studio non c’erano differenze significative fra i vari gruppi per quanto riguarda i dati sia clinici (età, durata di malattia, BMI, fabbisogno insulinico) sia metabolici (HbA1ce indici di variabilità glicemica, fatta eccezione per LBGI risultato lievemente più elevato nel gruppo già esperto nel calcolo dei carboidrati). Dopo i primi 6 mesi di valu- tazione, durante i quali il calcolatore è stato lasciato con le impostazioni standard della ditta produttrice, i pazienti che utilizzavano il calcolatore di bolo, sia già esperti al cal- colo dei carboidrati sia non esperti ma avviati a esso all’inizio dello studio, presentavano una significativa riduzione del valore di emoglobina glicata. Il compenso metabolico ri- sultava invece peggiorato nei pazienti che non utilizzavano il calcolatore di bolo anche con esperienza nel calcolo dei carboidrati. I pazienti utilizzatori di calcolatore di bolo presentavano un valore più basso di HBGI, ma lievemente più elevato di LBGI. I para- metri del calcolatore di bolo venivano poi personalizzati sul paziente per il periodo suc- cessivo di studio. Dopo 18 mesi, i bambini che utilizzavano il calcolatore di bolo presentavano un ulteriore lieve miglioramento dei livelli di HbA1c, soprattutto quelli pre- cedentemente non esperti in calcolo dei carboidrati.

In che modo questi risultati hanno permesso di approfondire le conoscenze riguardo al problema iniziale?

Questo lavoro ha permesso di valutare e confermare l’efficacia del calcolo dei car- boidrati di per sé nella gestione dei bambini e adolescenti affetti da diabete di tipo 1 anche in terapia con multiple iniezioni giornaliere di insulina. Tale risultato positivo è favorito dall’utilizzo del calcolatore di bolo.

Quali sono le prospettive di ricerca ulteriore sull’argomento?

Nonostante sia ormai una evidenza l’efficacia dell’uso del calcolo dei carboidrati nella terapia dei pazienti di tipo 1, il suo utilizzo in età pediatrica è ancora dibattuto e non così diffuso. Sarebbero utili ulteriori lavori che possano confermare l’efficacia di questo strumento terapeutico associato o meno all’utilizzo di device come il cal- colatore di bolo non solo nei soggetti in terapia con microinfusore, ma anche in pa- zienti in terapia multiniettiva.

Vi sono ricadute dei vostri risultati sulla pratica clinica quotidiana?

Questi risultati possono aiutare a promuovere l’educazione al calcolo dei carboidrati in tutti i bambini e adolescenti con diabete di tipo 1, utilizzando come strumento di facili- tazione il calcolatore di bolo, permettendo quindi anche ai pazienti in terapia multiniet- tiva di poter usufruire di tale tecnologia già nota ai pazienti in terapia con microinfusore.

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