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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.01 (1874) n.13, 30 luglio

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA. S E T T I M A N A L E

DEI B A N C H I E R I , D E L L E S T R A D E E E R R A T E . D E L C O M M E R C I O , E D E G L I I N T E R E S S I P R I V A T I A B B O N A M E N T I Un a n n o L. 35 — ! Sei mesi 2 0 — i Tre mesi 1 0 — Un n u m e r o 1 — ! Un n u m e r o arretrato 2 — j

GLI ABBONAMENTI E LE INSERZIONI

si ricevono R O M A

S. M a r i a in Y i a , 51

F I R E N Z E V i a Jel Castellacelo, 6

Gli abbonamenti datano dal 1° d'ogni mese DAL BANCO D'ANNUNZI COMMISSIONI E RAPPRESENTANZE

I N S E R Z I O N I A v v i s o per l i n e a . Una p a g i n a Una colonna L. 1 — ... 100 — ... GO-In un bollettino bibliografico si a n n u n c e r a n n o tutti quei libri ili cui saranno spedite due copie alla Direziono.

Anno I - Yol. I

Giovedì, 30 luglio 1874

N. 13

S O M M A R I O

P a r t e e c o n o m i c a : Sul riordiniiraonto de sistema tributario dei c o m u n i — Una n u o v a scuola tedesca — Le Finanze nel primo semosìro del 1871 — 11 c o m m e r c i o della Francia durante i primi sei mesi del 1874 — 11 c o m m e r c i o dell'Inghilterra durante i primi sei mesi del 1871 — S i t u a -zione dei conti degli istituti di credito al 31 m a g g i o 1874 — L e casse di r i s p a r m i o ( m a g g i o 1874).

Bibliografia — Giurisprudenza commerciale e amministrativa.

P a r t e finanziaria e c o f i u n e r c i n l e : Rivista finanziaria g e -nerale — Rivista politica — Notizie commerciali — Notizio varie — Situa-zioni delle banche — Listini delle b o r s e — Prodotti dello Strade ferrate del r e g n o .

Gazzetta degli interessi privati — Estrazioni — Bollettino bibliografico.

P A R T E E C O N O M I C A

SUL RIORDINAMENTO

SISTEMA TRIBUTARIO DEI COMUNI

Le Provincie ed i Comuni del Regno non si erano per anche riavuti dal colpo portato alle loro finanze dalla Legge 11 agosto 1 8 7 0 , la quale incamerò a prò dello Stato le sovrimposte locali sulla Ricchezza mo-bile, quando la recente Legge del 14 giugno p. p. di N T 9 6 1 , è venuta a gettare una nuova perturbazione in coteste Amministrazioni. Lo Stato adunque riprende per sè quei quindici centesimi della imposta erariale sui fabbricati che l'art. 1 4 dell'allegato 0 della citata legge 11 agosto 1 8 7 0 , aveva concessi alle Provincie come scarso compenso della negata sovrimposta sulla Ricchezza mobile, costringendo così coteste ammini-strazioni ad aumentare per proprio conto le sovrimposte sulla Fondiaria in mancanza di altri mezzi. In virili di cotesto aumento inevitabile viene così ad assottigliarsi sempre più quella parte che di coteste sovrimposte spetta ai Comuni dopo l'impianto dei bilanci provin-ciali, e di fronte a cotesta improvvisa diminuzione d'entrate i Municipi debbono studiare la soluzione dell'arduo problema di spendere senza danari. Vero è che il danno complessivo che da cotesta nuova misura

finanziaria vengono a risentire le provincie ed i Co-muni del Regno, considerati tutti insieme, non sorpas-serebbe i sei milioni e mezzo, ma uno dei peggiori effetti di cotesta legge si è che cotesto danno viene repartito con una sproporzione così enorme che può variare per le diverse Provincie dall' uno al dodici; e per i Comuni delle Provincie più danneggiate, quali sono quelle di Livorno, Genova, Napoli, Venezia e F i -renze, la perdita è così grave da rappresentare la sesta ed anche la quinta parte della quota di sovrimposte che è loro toccata per l'anno 1 8 7 4 .

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su-3-16 L' E C O N O M I S T A 30 luglio 1874 periori. E quando anche rimanesse alle

Rappresen-tanze municipali una qualche libertà di amministra-zione, esse non potrebbero oggi procedere sicure nel-l'esercizio delle proprie incombense, quando nessuno può dire quali saranno le entrate dei Comuni nell'anno venturo. Con quale animo un consigliere comunale coscenzioso può oggi votare una spesa che vada a carico dei futuri bilanci, quando non sa se le entrate che oggi spettano al Comune gli resteranno domani?

Un assetto definitivo e stabile delle finanze comu-nali è dunque una necessità assoluta, ed in occasione della discussione delle Leggi finanziarie che di sopra si rammentano, tanto il Governo quanto il Parlamento hanno riconosciuta cotesta necessità, ed hanno accen-nato ad un riordinamento del sistema tributario co-munale sulla base della separazione del demanio

tas-sabile dello Stato dal demanio tastas-sabile dei Comuni.

Siccome dal modo con cui si procederà a cotesto riordinamento tributario può dipendere senza esage-razioni la vita o la morte dei Comuni italiani, così chiunque abbia a cuore la vita dei Municipi non può senza trepidazione attendere la soluzione di cotesto problema. Può dimandarsi prima di tutto se nelle at-tuali condizioni finanziarie dello Stato sia questo il momento favorevole per sistemare con profitto dei Co-muni cotesta importantissima questione. Ebbene, per chi voglia senza illusioni considerare lo stato attuale delle idee predominanti nelle alte regioni finanziarie la risposta è facile, e può dirsi che non potrebbe sce-gliersi peggior momento di questo per studiare il riordinamento del sistema tributario comunale. Per-chè in cotesto riordinamento possa procedersi con equità e con giusto riguardo per le amministrazioni locali, affinchè nello studio di simile questione le considera-zioni di moralità ed i buoni principi di economia pubblica non restino sacrificati, come tuttodì accade, alla strapotente ragione dei bisogni dell'erario, oc-corre che prima siasi ottenuto 1' assetto amministra-tivo e finanziario dello Stato. Sarebbe illusione pue-rile il credere che oggi in cotesto reparto dei tributi fra lo Stato e i Comuni potesse procedersi con animo giusto e pacato. Lo Stato si farebbe la parte del leone, ed il riordinamento del sistema tributario

co-munale non sarebbe oggi che un pretesto per attuare il vagheggiato incameramento di quei cento venti mi-lioni di entrata annua che, sotto il titolo di sovrimposta sulla Fondiaria, formano la principalissima entrata della generalità dei Comuni ; e siamo sicuri che a giustificare cotesto spoglio non mancherebbe la ipo-crita scusa di tutelare gli interessi dei proprietari che si dicono troppo compromessi dalla prodigalità dei Municipi. Certo che non mancherebbero compensi per i Comuni, e siamo persuasi che l'ingegno dei nostri Ministri delle finanze saprebbe escogitare anche nuovi titoli di tasse locali. Ma di quale entità potrebbero essere cotesti compensi ce lo dice l'esperienza; e basta passare a rassegna le risorse locali concesse ai Comuni

dalle Leggi oggi vigenti per essere convinti che le tasse comunali o furono rifiutate dal Governo perchè già provate e riconosciute di nessuna utilità, o sono un duplicato delle imposte erariali che hanno di prima mano sfruttati quei cespiti di entrate che debbono colpirsi con coteste tasse locali.

E come al buon assetto della finanza comunale si opporrebbe oggi la condizione dell'Erario nazionale, così vi farebbe anche ostacolo la corrente delle idee che su cotesta materia oggi predomina nelle menti.di coloro che dovrebbero effettuare cotesto riordinamento. Più volte difatti abbiamo sentito annunziare nelle alte sfere amministrative questo concetto, che le imposte sui Terreni e sui Fabbricati dovrebbero essere esclu-sivamente governative tantoché le terre e le case non dovrebbero concorrere alle spese del Comune. Noi non intendiamo davvero quanto sia giusto cotesto con-cetto. Se si dice che i proprietari non debbono essi soli sottostare a tutte le spese comunali delle quali in parte alcune volte non risentono vantaggio perchè dimoranti fuori del Comune, cotesto è giusto ; ma che cotesti proprietari non dovessero, a mo'd'esempio, concorrere alle spese di costruzione e di manutenzione delle vie comunali dalle quali esse ritraggono il mas-simo profitto, cotesto sarebbe fuori d'ogni giustizia. Si noti poi, a proposito di cotesto concetto, che per la massima parte dei Comuni rurali non saprebbe im-maginarsi nessun compenso che potesse contrabbilan-ciare il dannò della perdita dei centesimi addizionali sulla Fondiaria.

Così pure non abbiamo mai sentito a dire che il Governo voglia denunziare alla imposta di Ricchezza mobile sui redditi industriali e professionali, ed ognuno intende che quando il reddito netto dell'industriante e del professionista è stato colpito con una tassa era-riale del 1 3 , 2 0 per cento, poco prodotto possono dare le tasse locali di Famiglia, sugli Esercizi e Rivendite, sulle Insegne delle botteghe ecc., le quali tutte vanno a gravare lo stesso cespite di rendita, cioè cotesto reddito netto del tassabile. Quando la materia impo-nibile è una sola, in tal caso la moltiplicità delle tasse è tutta a carico della finanza, perchè si mol-tiplicano le spese di distribuzione e di esazione senza che possa aumentarsi la potenza produttiva di cotesto unico cespite di entrate. Non finiremmo così per fretta se volessimo passare in rivista le idee erronee che in materia di imposte oggi predominano nel campo fi-nanziario e che si opporrebbero ad un buon riordi-namento del sistema tributario dei Comuni.

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30 luglio 1874 3

a quell' onnipotente argomento della necessità del

pa-reggio che non potrà mai ottenersi finché il Governo

non attuerà per conto suo quei consigli di economia dei quali oggi è largo verso le amministraziani co-munali.

Noi desidereremmo che nello studio del riordina-mento di cotesto sistema tributario si facesse un po' astrazione dai bisogni dell' erario nazionale. I Co-muni ban diritto di vivere quanto ne ha lo Stato, e di tanto maggiori risorse hanno oggi bisogno inquantocbè non è sperabile un aiuto dal Governo centrale per le necessità locali. 11 Governo ed il Parlamento sanno bene quanta parte si abbiano le amministrazioni co-munali nel buono andamento delle faccende dello Stato; non ignorano che la modesta operosità degli uffici municipali è quella che fornisce i primi e più necessari elementi per qualsiasi più importante lavoro; non possono negare che la influenza moderatrice, pa-triottica, ed eminentemente governativa delle rappre-sentanze municipali italiane ha bene spesso aiutato il Governo ad uscire con onore dalle più difficili si-tuazioni finanziarie e politiche. Sarebbe stoltezza il voler rovinare affatto coteste amministrazioni e far-sele nemiche, costringendo i rappresentanti locali ad indossare la odiosa veste del pubblicano per tortu-rare i propri concittadini con l'impianto di balzelli nuovi quali lo stesso Governo rifiuterebbe per sè perchè o Troppo sterili o troppo odiosi. Sarebbe troppo da temersi che l'opinione della sicurezza personale e l'amore della tranquillità non reagissero siili' animo di cotesti rappresentanti e non li consigliassero a declinare l'uf-ficio quando si vedessero nel caso di guadagnarsi gratuitamente l'odio dei propri concittadini. Cosa fa-rebbero il Governo ed il Parlamento se un bel giorno la maggioranza delle rappresentanze municipali ras-segnassero il loro mandato e rigettassero sulle braccia del Governo il peso delle faccende locali? Noi vor-remmo che il pericolo di una crisi municipale stesse dinanzi alle menti di quei Signori che saranno in-caricati di studiare il riordinamento di cui si parla, poiché cotesto darebbe loro animo a risolvere la que-stione in modo da dare alle amministrazioni locali una vita facile e rigogliosa.

UNA NUOVA SCUOLA TEDESCA

Come notammo in un articolo precedente intorno agli scioperi, vi sono molti che chiedono l'intervento dello Stato nella lotta fra capitale e lavoro per ra-gioni d'ordine pubblico, e accennammo per quali mo-tivi ci fosse impossibile approvare il loro modo di vedere. Ma vi sono anche scrittori che invocano quel-l'intervento in nome dell'interesse delle classi operaie, e in quest'ordine d'idee entrano non solo i socialisti, ma anche una nuova scuola di economisti che è sorta

in Germania. Questa scuola, che conta molti notevoli scrittori, fu da'suoi avversari, i liberi scambisti, bat-tezzata col nome di socialisti della cattedra. E questo perchè essa si forma dello Stato un concetto che si allontana dalle idee degli economisti e arieggia alla lontana quello che se ne forma il socialismo. I prin-cipii della nuova scuola furono esposti da Wagner e da Schonberg, il primo dei quali sostiene la necessità dell'intervento dello Stato nella questione sociale, e il secondo dimostra la posizione di mezzo della nuova scuola fra il socialismo e la scuola di Manchester.

Circa 150 fra professori, deputati, pubblicisti, fun-zionari, si riunirono in congresso ad Eisenach per di-scutere della questione operaia. Teneva la presidenza l'illustre Gneist, e Schmoller esponeva in un discorso il concetto, dal quale era animata la nuova scuola, che si dichiara avversa del pari al socialismo e alla scuola di Manchester. Ne riportiamo qualche brano, da cui esso apparisce chiaro.

« La profonda discordia, disse il signor Schmoller, che regna nella società, l'antagonismo violento che separa i principali e gli operai, le classi che posseg-gono e quelle che non possegposseg-gono, il pericolo possi-bile, sebbene ancora lontano, ma pure concepipossi-bile, di una rivoluzione sociale, hanno fatto nascere in un nu-mero assai grande di persone dei dubbii sul valore permanente delle dottrine economiche regnanti, e spe-cialmente sulla loro efficacia in un'epoca di piena li-bertà industriale. Finché durarono le restrizioni e gli imbarazzi del medio evo, gli sforzi degli economisti sembravano avere avuto la loro ragione d'essere, ma ora che questo scopo è raggiunto, che il principio della libertà illimitata in materia economica è stato pro-seguito fino alla sua ultima conseguenza, è ben biso-gnato che gli inconvenienti del sistema si facessero sentire. Essi si manifestarono tanto più rapidamente e con tanta maggior forza che la questione sociale, divenendo di più in più importante, non poteva evi-dentemente essere più risoluta unicamente dal prin-cipio di non intervento dello Stato, in altri termini dalla dottrina dell'egoismo individuale. »

« . . . . Parve quasi che il partito che aveva non ha guari domandato in nome dei diritti dell'uomo la li-berazione delle classi non privilegiate dall'oppressione secolare, si fosse identificato col punto di vista esclu-sivo della classe dei principali, come se egli non com-prendesse sotto il nome di libertà in materia econo-mica che la libertà pel grande industriale e pel grosso capitalista di sfruttare il pubblico. »

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3-16 L' E C O N O M I S T A 30 luglio 1874 10 fanno il diritto naturale e la scuola di Manchester

come un male necessario che dev'essere ridotto al suo

minimum; per essi lo Stato è l'istituzione morale la

più grandiosa destinata all' educazione dell' umanità. Secondo questa scuola (così ne riassumeva egre-giamente i principii il signor Cusumano noNArchivio

Giuridico) il governo deve inalzare le classi inferiori.

Ad ogni innovazione industriale ed economica non si deve chiedere quale sarà la sua influenza sulla pro-duzione, ma anche sulla moralità. Che l'operaio si nutra e si vesta meglio di prima è vero, ma una se-parazione ogni giorno più profonda si stabilisce fra le classi colte e le classi lavoratrici meno per la dif-ferenza nei godimenti materiali, che per la inegua-glianza della coltura intellettuale e morale, le abi-tudini dello spirito e le maniere di vedere divergenti. Una civiltà bene ordinata deve facilitare il passaggio da un gradino all'altro della scala sociale, mentre la società presente minaccia di accrescere le classi estreme e di veder deperire le classi medie. Questa scuola accetta l'ordine attuale come punto di partenza per una riforma, la quale deve far cessare la troppo grande diseguaglianza delle fortune e rendere meno violenta la lotta fra le classi.

Tali in succinto erano i principii, dai quali l'adu-nanza partiva. Come ognun vede, questo linguaggio era tale da far credere che si dovessero aprire nuove vie alla società e che si dovesse venire a qualche con-clusione troppo lontana da quelle a cui fino allora era giunta la scuola di Manchester. Ma se noi con-sideriamo le deliberazioni del Congresso vediamo che in realtà esse si limitavano a raccomandare savia-mente quelle misure già applicate nella legislazione inglese e contro le quali nessuno degli economisti discepoli di Smith penserebbe ad elevare opposizioni di sorta. Infatti dopo una interessante discussione l'as-semblea approvò le seguenti massime:

1° L a legislazione tedesca sulle fabbriche risponde ai bisogni, ma la sua applicazione dev'essere più ri-gorosa, e deve essere sorvegliata da agenti speciali nominati dallo Stato e non dai Comuni.

Qui crediamo opportuno ricordare come l'ispetto-rato governativo comparve in Inghilterra col bill del 29 agosto 1833. Questa legislazione, eccezionale dap-prima, diventò la regola per le leggi seguenti e mas-sime per quella del 1867. Gli ispettori sono egregia-mente pagati e fanno l'obbligo loro. Al contrario in Erancia la legge del 22 marzo 1841 stabiliva un ispettorato gratuito, volontario, onorifico e fino dal 1845 11 Duceptiaux ne accusava i cattivi risultati. Nel 1868 a Zurigo un'apposita commissione discuteva sugli ispet-tori introdotti nel 1 8 5 9 e appoggiava gl'impiegati indipendenti e governativi perchè l'esecuzione della legge era stata difettosa, perchè si credeva che la pronta esecuzione della stessa per parte di impiegati comunali dovesse assere molto difficile nei comuni dove gl'industriali hanno molta influenza.

In Prussia l'ispettorato è affidato ai sindaci e ad impiegati locali di polizia. L'America ha adottato l'ispettorato all'inglese e questo chiedeva Schmoller, che divide l'opinione di Wolowski, di Scbeell e di Wagner.

Il Parlamento però vi si mostrò avverso, dicendo di non volere un altro ordine di polizia.

2° Questa legislazione deve essere sviluppata, limitando di più le ore di lavoro, rendendo più ri-gorosa l'obbligazione della scuola par i fanciulli, ed estendendo la legislazione alle industrie non ancora regolamentate.

3° Queste leggi devono essere estese anche in una certa misura alle donne maritate.

Non sarà fuori di luogo il ricordare che la legge tedesca, all'art. 128, interdice qualunque lavoro re-golare, cioè a dire abituale ai fanciulli in età infe-riore ai dodici anni. Essa stabilisce il limite delle ore di lavoro per i giovanetti da 14 a 16 anni a dieci ore al maximum. L'art. 129 determina le ore di ri-poso prima e dopo mezzogiorno; la loro ricreazione all'aria libera, il principio e la fine del lavoro e lo proibisce nelle domeniche e nelle feste. L'art. 154 estende queste disposizioni alle miniere, agli scavi sot-terranei, ec.

Ci dispensiamo dal riferire il disposto della legisla-zione inglese su questo proposito, e ci limitiamo a con-statare che il Congresso approvava quel che v'era di buono nella legge prussiana e chiedeva quel che di meglio si fa in Inghilterra. A tuttociò, certo gli uo-mini di Manchester, lo ripetiamo, avrebbero sotto-scritto. I dotti tedeschi invocarono la legge per di-fendere talvolta il minore più dall'egoismo del padre di famiglia che da quello dell'intraprenditore.

Il lavoro dei fanciulli e delle donne implica una questione di igiene e di moralità, ossia di interesse sociale. Un lavoro pericoloso come quello degli scavi sotterranei e delle miniere, o qualunque altro capace di produrre danni a carico degli operai, richiede egual-mente tutela. Non sappiamo che gli economisti vi si siano mostrati avversi, ed è naturale perchè il rispetto alla libertà non significa che non si debbano tutelare dallo Stato quegli interessi supremi.

Il Congresso poi ammise la libertà delle coalizioni, il riconoscimento delle associazioni professionali sotto certe condizioni regolamentari, e la utilità dell'ar-bitrato.

Tuttociò va benissimo, ma non ci sembra senza pratica utilità il fermarci ad esaminare brevemente le dottrine della nuova scuola, perchè per quanto in pratica non sia finora discesa a proposte diverse dalle massime generalmente accettate, le sue teorie dove prevalessero potrebbero dare origine a un nuovo in-dirizzo delle menti e delle istituzioni.

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30 luglio 1874 L' E C O N O M I S T A 341 Smith, l'interesse personale, il minimo intervento dello

Stato, riguardato come un male necessario e come un nemico. Secondo Schonberg la nuova scuola conviene nel domandare un aiuto allo Stato col socialismo, es-sendo però lontano dall'accettarne il programma. Se-condo Wagner la libera concorrenza è utile per la produzione, non per la divisione dei beni. Al dire di Brentano si tratta di porsi in mezzo ai fanatici del-l'organizzazione del lavoro e ai fanatici della sua dis-organizzazione, che sono gli economisti discepoli di Smith. Già Muller aveva detto che le dottrine di Smith avevano avuto un valore relativo per l'Inghil-terra de'suoi tempi, ma che sul continente lo condi-zioni erano diverse e lo Stato aveva grande impor-tanza. List rimproverava a Smith il cosmopolitismo, il materialismo e il particolarismo delle sue teorie e chiedeva l'economia razionale diversa per i diversi popoli, e sosteneva il protezionismo per giungere grado a grado alla condizione delle nazioni più progredite. Una parte della dotta Germania per una reazione con-tro l'idealismo d'un tempo non riconosce leggi eco-nomiche naturali, ma vuole il metodo storico, che quanto all'economia Arnold riassume in questo giuoco di parole: « Nella nostra scienza tutto è relativo è solamente il relativo è l'assoluto. » Secondo Roscher ogni teoria può aver del buono secondo i tempi e se-condo i luoghi. Per essi le dottrine di Smith suppon-gono negli uomini bisogni identici', e questa è gratuita affermazione dacché invero sarebbe difficile provare che abbia un fondamento nelle opere degli economisti. Per essi lo Stato deve avere tutti gli scopi e tutti i mezzi ragionevoli per conseguirli; ecco il momento etico, contrapposto al materialismo di Smith. Quasiché Smith constatando che l'uomo si muove in vista di un inte-resse individuale, avesse lodato l'egoismo, quasiché lo Stato potesse far gli uomini morali, quasiché esso po-tesse con diritto ed utilmente intervenire a regolare l'offerta e la domanda. Il che non sfuggì all'illustre presidente del Congresso, il quale fece notare che lo Stato con quell'intervento o coll'accordare crediti non può produrre che confusione. Su questo punto Smith ha posti principii eternamente veri. Non è che sui punti in cui la legge o l'interesse economico sono in disaccordo colla morale che lo Stato deve intervenire completando, emendando, correggendo. Parlare di fon-dare l'economia politica su principii morali, è una pro-posizione nuvolosa, inintelligibile. Ciò che è vero è che la legge economica deve essere nella sua appli-cazione limitata dai principii morali, e ciò è necessario tanto per la vita individuale che per la società. E ciò che giustifica l'intervento della legge, nell'organizza-zione delle Gewerbvereine.

Nella Nazional Zeitung, 7 dicembre 1871, un libero scambista diceva esser questione non dell'intervento dello Stato, ma dei mezzi. Col progresso cresce il do-vere morale, ma conviene conciliarlo coi diritti del-l'individuo e della proprietà. La miseria sociale può

dargli il diritto di intervenire fino nel diritto pri-vato.

In un prossimo articolo esamineremo quanto siano fondate le accuse che i socialisti della cattedra fanno agli economisti, di quella che essi chiamano scuola di Manchester.

LE FINANZE

N E L PRIMO SEMESTRE DEL 1 8 7 4

Il prospetto della situazione delle Tesorerie alla fine del mese di giugno scorso ci porge 1' occasione di git-tare uno sguardo sulle vicende della finanza nel primo semestre 1874.

Ci fermeremo perciò poco a' risultati del mese di giu-gno, i quali furono i seguenti :

Riscossioni fatte dalle Tesorerie lire 127,995,093 contro lire 135,869,693 73 nel giugno 1873, donde una dimi-nuzione di lire 7,874,597 10. Non tutti i rami d'entrata diedero diminuzione ; chè anzi alcuni presentano un sen-sibile aumento, come la imposta sugli affari, che è cre-sciuta di 3,602,154, ossia del 35 per cento. Il che non devesi certo a una straordinaria attività di affari, bensì all' impulso eh' era stato dato alla registrazione col pro-getto di legge, che poi è naufragato alla Camera, della nullità degli atti.

I pagamenti del giugno furono di lire 96,465,108 31 contro lire 101,962,268 38. Vi ebbe quindi una diminu-zione di lire 5,497,160 07, diminudiminu-zione proveniente per circa tre quarti da minori spese di lavori pubblici.

Esponiamo ora i risultati del primo semestre. Le ri-scossioni fatte dalle Tesorerie furono le seguenti :

« 8 9 4 « 8 9 »

Fondiaria L. 95,212,923 52 L. 112,019,535 25 Ricchezza mobile » 68,215,882 60 » 72,159,664 53 Macinazione » 31,891,225 47 » 30,980,674 13 Imposta sugli affari » 65,133,500 71 » 62,062,346 38 Tassa di fabbricaz. » 1,023,372 32 » 759,133 05 Dazi di confine » 49,053,746 46 » 47,510,039 05 Dazi di consumo » 28,749,865 05 » 29,700,085 75 Privative » 61,827,021 44 » 61,691,080 48 Lotto » 30,771,311 94 » 30,947,658 90 Servizi pubblici » 29,632,802 73 » 21,646,376 50 Patrimonio » 21,417,969 84 » 19,138,265 12 Entrate varie » 4,027,400 81 » 6,111,411 29 Rimborsi » 49,775,488 04 » 50,357,239 65 Entrate straordin. » 34,763,248 79 » 30,695,581 33 Asse ecclesiastico » 24,361,243 36 » 28,087,445 50 Totale L. 595,857,003 08 L. 604,076,536 91 In confronto del 1873 si ebbe nel semestre una mi-nore entrata di lire 8,219,533.

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3-16 L' E C O N O M I S T A 30 luglio 1874 Diedero diminuzione : La fondiaria La ricchezza mobile L' asse ecclesiastico Le entrate eventuali I dazi di consumo Rimborsi Lotto Privative L. 16,432,253 » 3,975,325 » 3,637,874 » 2,832,447 » 950,076 » 581,452 176,372 » 64,268 Questo prospetto non ò punto soddisfacente, perocché ci dimostra come, venendo meno gli arretrati, i proventi delle imposte dirette se ne risentono profondamente, e inoltre smentisce i calcoli che si facevano d' un normale miglioramento d'entrata, senza riflettere che uno o due anni di scarso raccolto potevano contrariare i conti, come ò avvenuto di fatto.

I pagamenti fatti per conto de' vari ministeri sono i seguenti : Finanze L. 292,628,431 20 L. 279,797,242 81 Grazia e giustizia » 13,361,991 06 » 13,421,681 23 Estero » 2,044.414 11 » 2,135,133 39 Istruzione pubblica» 9,260,747 61 » 10,534,503 00 Interno » 25,605,948 70 » 24,387,041 72 Lavori pubblici » 66,688,729 15 » 84,848,734 40 Guerra » 92,115,811 28 » 89,235,906 07 Marina » 17,346,057 00 » 16,367,050 46 Agricoltura » 4,070,620 63 » 3,999,169 61 Totale L. 524,587,859 07 L. 525,688,721 09 La differenza ne' pagamenti fra il primo semestre scorso e quello corrispondente del 1873 è insignificabile, e il risultato è che nel 1874 le entrate superarono i paga-menti di lire 71,269,144, mentre nel 1873 li superarono di lire 78,387,815.

È però da notare che se nel 1874 i pagamenti furono inferiori di oltre un milione al 1873, ciò deriva esclusiva-mente dai lavori pubblici. Vi fu un aumento di pagamenti per conto di parecchi dicasteri, ma per quello dei lavori pubblici si ebbe una diminuzione di lire 17,971,615, la quale è troppo importante, specialmente in un periodo d'angustie, pel caro dei viveri, perchè si dovesse passar sotto silenzio e noi crediamo la si possa attribuire più a ri-tardo nella liquidazione de'conti che a riduzione di lavoro.

La situazione del Tesoro al 30 giugno appare dal se-guente specchietto:

Attivo

Fondo di cassa fine 1873 Crediti Tesoro id. Riscossioni a tutto giugno 1874 Mutuo sul eorso forzoso

Stralci

Debiti Tesoro giugno 1874

L. 125,089,900 52 » 138,068,382 46 » 595,857,003 08 20,000,000 — » 8,305 21 » 296,212,389 71 Totale L. 1,175,235,980 98

Passivo

Debiti Tesoro fine 1873

Pagamenti a tutto giugno 1874 Stralci

Crediti Tesoro giugno 1874 Fondo di cassa giugno 1874

L. 368,921,922 14 » 524,587,859 07 » 377 20 » 170,958,080 56 » 111,590,083 43 Totale L. 1,175,235,980 98

Questa situazione ci presenta pel semestre delle varia-zioni rilevanti.

I debiti di Tesoreria sono diminuiti nel semestre di L. 72,708,532 e in pari tempo sono aumentati i erediti di Tesoreria di L. 32,067,356 ciò che dà un migliora-mento di L. 104,775,000.

Ma d'altra parte il fondo di cassa è diminuito di L. 13,449,817 e si sono presi 20 milioni della Banca sul mutuo del corso forzato, in tutto L. 33,499,817 che bi-sogna dedurre dalle L. 71,276,000 che rappresentano la differenza in più delle riscossioni sui pagamenti nel primo semestre, tenendo per conto della piccola somma degli stralci delle cessate amministrazioni sì all'attivo che al passivo.

Ne'debiti di Tesoreria si hanno L. 199,292,600 in buoni del Tesoro, con aumento di L. 14,885,500 sul 1° gennaio, più si hanno 19 milioni di anticipazioni delle Banche con aumento di 3 milioni, cosicché nel 1° semestre scorso, si è dovuto, per provvedere alle operazioni del Tesoro 1° mentare l'emissione dei buoni di circa 15 milioni, 2° au-mentare le anticipazioni delle Banche di 3 mil., 3° prender 20 milioni sul corso forzato, in tutto circa 38 milioni.

Chi rifletta alle condizioni difficili del semestre passato e alle speranze rinate d'un semestre migliore per l'ab-bondante ricolto, deve riconoscere che de'mezzi lasciati a disposizione del ministro di finanza pel servizio del Te-soro, ne resta assai più del bisognevole per assicurarlo

largamente.

IL COMMERCIO DELLA FRANCIA

- D U R A N T E I P R I M I S E I M E S I D E L 1 8 7 4 Sei mesi sono decorsi dal primo gennaio. Eccoci alla metà dell'anno. Il quadro del commercio, che si chiude con la fine di giugno, è particolarmente interessante, poiché permette già di studiare qnal sarà la cifra pro-babile degli affari, durante tutto l'esercizio.

Secondo ciò che è accaduto negli anni precedenti, la parte degli scambii, operatisi nei primi sei mesi, rap-presenta un po' meno della metà del totale generale degli affari. Ecco, del resto, i dati che stabiliscono queste proporzioni :

Commercio d'Importazione

Primi C mesi Anno intero Proporz. "/«

1872. . . F r . 1,678,732,000 Fr. 3,580,320,000 47 % 1878 1,611,635,000 3,600,178,000 45 °/0 1874 1,854,524,000 » » Commercio d'Esportazione 1872 . . . F r . 1,727,599,000 Fr. 3,765,623,000 46 % 187 3 1,941,830,000 3,926,895,000 50 % 1874 1,744,557,000 »

(7)

30 luglio 1874 343 Noi, è inutile il dirlo, diamo questi calcoli puramente

ipotetici per ciò che valgono. Possono nascere circostanze improvvise, che modifichino sensibilmente le previsioni da noi fatte.

Per ciò che concerne i dati ufficiali acquistati sul mo-vimento del commercio estero dal 1° gennaio al 30 giu-gno 1874, fu di già notato che l'importazione mostrava un progresso sensibile sulle cifre del 1872 e del 1873, e che l'esportazione del 1874, inferiore a quella del 1873, superava i resultati ottenuti nel 1872.

Non ci dilungheremo di soverchio su questo aumento dell'importazione e questa diminuzione dell'esportazione, che già noi abbiamo più volte segnalato, e cominceremo subito l'esame del movimevto delle mercanzie principali. Il quadro seguente fa conoscere qual parte abbiano nell'importazione li articoli, di cui il valore supera la cifra di 30 milioni. Essi sono classificati per ordine di importanza, nel 1874. Importazione (Valori) 1874 1873 Cereali Fr. 204,623,000 Fr. 33,920,000 Cotone 201,809,000 100,296,000 Lane 174,605,000 152,853,000 Sete 162,962,000 157,851,000 Carbone 96,211,000 122,188,000 Pelli non conciate . . . 87,709,000 74,593,000 Zuccheri 42,896,000 46,250,000 Semi oleaginosi 41,476,000 28,493,000 Bestiami 40,683,000 64,915,000 Caffè 35,930,000 50,444,000 Legno da costruzioni . 35,087,000 51,261,000 Tessuti di lana 32,744,000 30,498,000 Lino 31,849,000 35,089,000

Si osserverà che tutte le merci, le quali figurano in questo quadro, eccettuati i tessuti di lana, sono comprese nei gruppi delle materie prime e degli oggetti di ali-mentazione. I prodotti dell'industria straniera entrano in Francia in una proporzione, relativamente piccola. Il quadro delle dogane mostra infatti una importazione di 467 milioni di prodotti alimentari, di 1,1 L7 milioni di materie prime, e soltanto di 195 milioni di oggetti fab-bricati.

Fra le mercanzie di cui l'importazione si è elevata, noi richiameremo l'attenzione sui cereali, sul cotone, le lane, le sete, le pelli non conciate e i semi oleaginosi. Vi fu, al contrario, diminuzione negli zuccheri, nei be-stiami, nel caffè, nel legno da costruzione e nel lino.

Per ciò che concerne la quantità delle mercanzie im-portate, ecco le cifre più importanti:

Importazione (Quantità)

1874 1873

Cotone in lana . . . Ch. 91,401,930 Ch. 45,544,753 Lane in massa, sudicie

o lavate 68,264,200 55,153,900 Scarti di borra di lana . 843,900 738,500 Carbone grosso (quintali) 28,937,816 34,327,164

La composizione delle mercanzie, ohe formano la nostra esportazione, differisce essenzialmente da quella dell'im-portazione. Mentre le materie prime e i prodotti

alimen-tari non contano, all'uscita della Francia, nel 1874, altro che per 646 milioni, gli oggetti fabbricati figurano per una somma di 1,001 milioni di franchi.

Le principali mercanzie esportate nel 1873 e nel 1874 furono : Esportazione (Valori) 1874 1873 Tessuti di seta . . .Fr. 207,513,000 Fr. 261,193,000 Tessuti di lana 158,350,000 135,564,000 V ini 128,373,000 162,734,000 Ebanisteria, merceria . 74,589,000 70,743,000 Lavori in pelle 60,930,000 71,167,000 Seta e borra 57,753,000 50,761,000 Lane 49,400,000 38,563,000 Cotone 49,017,000 45,972,000 Pelli preparate 48,752,000 50,496,000 Utensili e lav. in metalli 46,041,000 47,884,000 Burro 42,463,000 31,699,000 Cereali 36,062,000 118,418,000 Tessuti di cotone . . . . 35,041,000 34,423,000 Confezioni, biancheria . 34,391,000 47,340,000

Le diminuzioni le più importanti a segnalare nel mo-vimento dell'esportazione avvennero principalmente sui tessuti di seta, sui vini, sui cereali, sui lavori in pelle, sulle pelli conciate e sulla biancheria. Al contrario, i tessuti di lana, l'ebanisteria, la seta, le lane, il cotone, il burro sono in progresso.

Quanto al movimento dei metalli preziosi, ecco un punto, che farà conoscere le principali variazioni, durante i primi sei mesi dei tre anni decorsi:

ORO, A R G E N T O E L E G A

Importazione Esportazione 1872 . . . . F r . 211,189,000 Fr. 78,337,000

1 8 7 3 215,891,000 240,183,000

1 8 ?L 538,243,000 74,914,000

Le percezioni operate dal servizio delle dogane e delle contribuzioni indirette si elevarono, per i sei primi mesi del 1873, a 516,680,000 franchi; e ne raggiungevano, alla fine di giugno del 1874, la cifra di 528,445,000 fr.'

Terminando, indichiamo brevemente il movimento della navigazione della Francia che si stabilisce nel modo se-guente :

Navi cariche appartenenti a tutte Io Nazioni

Entrata Uscita

Navi Tonnellate Savi Tonnellate

1872 . . . 14,645 3,302,384 10,924 2,507,207

1873 . . . 14,72 7 3,330,327 11,340 2,585,564

1874 . . . 15,057 3,639,478 11,378 2,571,429

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3-16 L' E C O N O M I S T A 30 luglio 1874

COMMERCIO DELL'INGHILTERRA

D U R A N T E I P R I M I S E I M E S I D E L 1 8 7 4

Durante il primo semestre degli anni 1873 e 1874, il commercio estero del Regno-Unito presentò i seguenti resultati :

Importazione Esportazione

1873 L. st. 181,923,000 L. st. 125,787,000

1874 186,586,000 117,831,000

Cosi nel 1874, l'importazione ha già superato di 4,663,000 sterline la cifra dell'anno 1873. È un aumento di 2,5 per cento in favore dell' anno corrente. Questo progresso è controbilanciato dalla diminuzione dell'espor-tazione, diminuzione ohe non è inferiore a 7,956,000 ster-line, cioè 6,3 per cento.

Era gli articoli importati, che rivelano aumento nel 1874 noi citeremo: 1873 1874 Burro L. st. 3,266,001 L. st. 4,125,765 Formaggio 1,014,002 1,152,941 Caffè 4,028,625 4,527,136 Frumento 12,045,660 12,780,579 Avena 2,149,767 2,602,061 Canapa 991,152 1,049,491 Granturco 2,740,600 3,694,899 Tessuti di seta 2,471,510 3,641,474 Nastri di seta 677,311 1,021,572 Zucchero raffinato. , . . 1,831,849 2,102,722 Zucchero ordinario . . . 8,027,845 8,987,577 Legno comune 2,217,536 3,076,621 Lane 12,212,244 13,983,924

Noi richiamiamo l'attenzione specialmente sulle cifre del quadro precedente, che concernono il burro, i tessuti o i nastri di seta. È alle spedizioni della Francia che si deve l'aumento dell'importazione inglese. Per la seta, in ispecie, la Francia ha fornito all'Inghilterra 2,600,456 sterline di tessuti e 895,448 sterline di nastri, cioè i tre quarti dell'importazione totale di questi articoli.

A riscontro delle mercanzie di cui l'importazione è aumentata, è opportuno il porre quelle che presentano una diminuzione sensibile; cioè il lardo (3,469,525 ster-line nel 1873 e 3,296,456 nel 1874); le patate (1,679,422 sterline nel 1873 e 706,621 nel 1874); infine il tè, l'im-portazione del quale ha raggiunto le 3,640,509 sterline nell'anno decorso, e che, quest'anno non supera la cifra di 3,009,021 sterline.

L'importazione del cotone, grazie al ribasso dei prezzi offre aumento per le quantità e diminuzione per i va-lori. L'anno decorso era di 8,240,835 cwts equivalenti a 34,333,516 sterline; nel 1874, essa sale a 8,384,448 cwts del valore di 31,093,601 sterline.

I quadri mensili del Board of Trade dividono l'espor-tazione in due parti: 1° esporl'espor-tazione dei prodotti esteri e coloniali, condotti precedentemente sul mercato in-glese; 2° esportazione dei prodotti diretti del suolo e dell' industria britannica.

Nella prima categoria notiamo:

Riesportazione 1873 1874 Caffè L. st. 2,051,765 L. st. 1,806,291 Rame greggio 984,572 1,043,589 Cotone greggio 2,973,476 3,542,605 Indaco 1,211,820 877,167 Riso 1,009,451 1,216,318 Tè 1,137,589 963,947 Lane . . . . • 4,108,740 6,291,238

La crise dei caffè sul mercato di Anversa, la carestia del Bengala, causarono variazioni, che si notano nel mo-vimento dei caffè e dei risi.

Nella categoria dei prodotti inglesi, le cifre più no-tevoli sono le seguenti:

Esportazione

Quantità Valori 1878 1874 1878 1874 C a r t o n e tonn. 6,018,910 0,171,536 6,410,588 5,823,254 Fili di c o t o n e . . . . libb. 103,534,756 105,623,439 7,733,436 7,249,611 Tessuti di cotono . iardii 1,699,252,117 1,745,879,158 28,077,244 26.948,482 F e r r o e a o o i a i o . . t o n n . 1,532,067 1,171,720 19,167,086 15,785,842 F i l i di lino l i b b . 15,362,934 13,540,696 1,024,170 865,074 Tessuti di l i n o . . . iarde 112,236,662 100,460,221 3,951,129 3,766,806 Tessuti di l a n e . . iarde » » 11,385,138 9,177,700 Il fatto, che noi abbiamo già dimostrato, dell'aumento delle quantità coincidente con la diminuzione dei valori' si riproduce ancora per il grano, i fili e i tessuti di co-tone. Non abbiamo bisogno di ricordarne le cause, che sono a tutti note. Però, importa di fare osservare la diminuzione dell' esportazione dei prodotti metallurgici inglesi, dei fili e tessuti di lino, e dei tessuti di lana. Si vede, dalle cifre che precedono, quanto l'industria in-glese sia stata gravemente colpita ne'suoi prodotti più importanti.

Ecco il movimento dei metalli preziosi:

ORO A R G E N T O

Importar. Esportaz. Importar. Esportaz. L i r e st. L i r e st. L i r e st. Lire st.

1878. . 8,964,081 11,249,222 6,569,957 4,947,000

1874. . 7,706,496 5,871,049 7,235,132 6,612,114 L'oro importato nel 1874 proveniva in gran parte dall'Australia (2,874,152 lire st.) e dagli Stati-Uniti (2,054,127 lire st.). L'argento fu fornito quest'anno per 2,046,925 lire st. dagli Stati-Uniti, e per 2,024,483 lire sterline dal Messico.

L'esportazione dell'oro, già molto ridotta nel 1874, fa fatta specialmente a destinazione della Francia (1,516,369 lire st.) e dell'America del Sud (1,311,540 lire st.). L'ar-gento esportato fu, per i due terzi, cioè 4,618,401 lire sterline, diretto in Egitto.

SITUAZIONE

DEI CONTI DEGLI ISTITUTI DI CREDITO Ah 31 MAGGIO 1 8 7 4

Il Ministero d'Agricoltura e Commercio ha pubblicato il consueto bollettino delle situazioni dei conti degl'Isti-tuti di credito pel mese di maggio del corrente anno.

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popo-30 luglio 1874 345 lari e 132 Società di credito ordinario. In detto mese I

fu approvata una nuova Banca popolare, quella di Sa-vignano di Romagna, ed una Banca di credito in (liarre (Catania); cessarono di esistere nel mese stesso tre So-cietà di credito ordinario, fra le quali la Banca del

piccolo commercio, Gaetano Barbosi e C. che aveva sede

in Roma.

Il capitale nominale delle Banche popolari ascendeva, a quell'epoca a L. 35,922,520 ed effettivamente versato quasi nella sua totalità (33,347,746 lire.) Il capitale no-minale delle Società ordinarie di credito ammontava a L.683,643,589 edappena permetà versato (L.345,849,563).

Esaminando le cifre delle principali operazioni di que-sti Ique-stituti, vediamo che le cambiali in portafoglio al 31 maggio 1874 ammontavano a L. 64,002,265 per le Banche popolari e a L. 162,285,221 per le Società di credito ordinario. Le anticipazioni sopra titoli dello Stato, delle Provincie e dei Comuni raggiunsero la cifra di 15,606,803 lire per le Banche popolari, mentre le Società di credito si limitarono ad eseguire le dette ope-razioni per L. 8,724,211.

Le Banche popolari avevano all'epoca suddetta 13 mi-lioni 175,709 lire in titoli dello Stato; le Società di cre-dito ne avevano per L. 49,297,955. In boni del Tesoro, le Banche popolari avevano L. 2,245,513, e le Società di credito L. 5,792,270. In azioni ed obbligazioni senza garanzia, le Banche popolari non hanno che L. 1,043,177; le Società di credito si trovano inveee ad avere in detti titoli la somma di L. 121,790,363, vale a dire oltre un terzo del loro capitale versato. I debitori diversi per ti-toli senza speciale classificazione figurano fra le attività delle Banche popolari per L. 4,881,645, e in quelle delle Società di credito per L. 290,888,746. I conti correnti passivi ad interessi ammontano a L. 77,337,885 per le Banche popolari e a lire 265,721,796 per le Società di eredito. Le Banche popolari hanno un fondo di riserva di L. 7,660,464, più del quinto del capitale versato; e le Società di Credito di lire 39,848,679, appena la nona parte del capitale versato.

Il 31 maggio 1874 vi erano sempre in circolazione boni di cassa (biglietti fiduciari) per un ammontare com-plessivo di L. 18,814,040. Le Banche popolari concor-rono in questa cifra per L. 9,171,038 con una garanzia in valori dei boni emessi di L. 5,602,932; le Società di eredito vi concorrono per L. 9,643,002 con una garanzia in valori di L. 2,366,093. Nel mese di maggio furono ritirati dalla eireolazione per un milione e 100 mila lire di biglietti fiduciari ; a questo ritiro presero parte le Banche popolari per L. 600 mila e per L. 500 mila le Società di credito.

Al 31 maggio 1874 vi erano nel Regno 12 Istituti abilitati a fare operazioni di credito agrario secondo la legge 21 giugno 1869. Di questi istituti due non ave-vano ancora incominciate le operazioni. Il capitale no-minale dei dieci Istituti che operavano all'epoca suddetta era di lire 16,200,000, ed effettivamente versato per L. 8,367,500. Il portafoglio ascendeva a L. 14,027,405; le anticipazioni sopra deposito di cartelle di eredito fon-diario e sopra prodotti agrari ammontavano aL. 1,846,771, cifra assai tenue e che dimostra eome questi Istituti in generale fanno per lo più le operazioni di credito ordi-nario. I boni agrari messi in circolazione ascendevano a

L. 4,854,168; i biglietti all'ordine nominativi a scadenza e a vista ammontavano a L. 6,493,770; i conti correnti passivi rimborsabili con disdetta e a richiesta figuravano per L. 8,371,707.

Le operazioni di credito fondiario sono eseguite in Italia da sette Istituti. Il Banco di Santo Spirito di Roma, quantunque abbia già ottenuta l'autorizzazione governativa non aveva al 31 maggio 1874 incominciato le operazioni. Il capitale in circolazione dei sette Isti-tuti di credito fondiario era, alla fine di maggio, di L 114,284,500 rappresentato da num. 228,569 cartelle. I prestiti con ammortamento ascendevano a L. 108,979,484; le cartelle fondiarie in deposito rappresentavano un va-lore di L. 5,642,430. Il fondo di garanzia dei sette Isti-tuti assegnato per legge, ammonta a L. 17,000,000.

Le sei Banche di emissione esistenti in Italia avevano al 31 maggio 1874 un capitale nomin. di L. 290,876,226 e versate per L. 221,874,826. Il numerario in cassa am-montava a L. 330,883,930, il portafoglio a L. 395,957,156 e le anticipazioni a L. 87,871,098. I. biglietti, fedi, po-lizze, ec. in circolazione ascendevano a L. 1,523,254,814; i conti correnti disponibili ammontavano a L. 36,049,634 e quelli non disponibili a L. 64,652,875.

Le situazioni dei conti delle dieci Casse di Risparmio delle città di Milano, Firenze, Roma, Siena, Bologna, Parma, Piacenza, Genova, Padova e Cagliari, al 31 mag-gio 1874, danno un credito dei depositanti, per capitali e interessi, di L. 325,617,575, ed un patrimonio, fra ca-pitale e fondo di riserva di L. 27,823,602. I modi prin-cipali d'impiego dei capitali raccolti dalla Casse sud-dette sono prestiti con ipoteca (L. 80,407,596), antici-pazioni sopra valori pubblici o privati (L. 64,475,835], valori commerciali e industriali (L. 34,615,519), fondi pubblici (L. 33,758,277, prestiti a comuni, provincie e corpi morali (L. 32,970,765),boni del tesoro(L. 32,288,471), conti correnti (L. 29,266,728).

Dal movimento suddetto delle Casse di Risparmio, vediamo che nel mese di maggio 1874 furono accesi 7307 libretti e ne vennero estinti 5561 ; i versamenti ascesero a 45,751 e le restituzioni a 32,144; le somme versate ammontarono a L. 9,889,134 e le somme resttiuite a L. 8,949,099. Quindi nel mese di maggio scorso vi fu-rono num. 1646 libretti acoesi più degli estinti, 13,607 versamenti più delle restituzioni e L. 940,035 versate in più delle restituite.

LE CASSE DI RISPARMIO

(Maggio 1 8 7 4 )

Il movimento del mese di maggio delle dieci Casse di Risparmio delle quali rende eonto il Bollettino del Ministero d'Agricoltura e Commercio presenta, un note-vole miglioramento in confronto a quello dei precedenti mesi del corrente anno.

Al 31 maggio 1874, il eredito dei ricorrenti alle Casse di Risparmio di Milano, Firenze, Siena, Bologna, Parma, Roma, Piacenza, Genova, Padova e Cagliari ascendeva in complesso, tra capitale ed interessi, a lire 323,406,334, presentando un aumento di lire 1,660,543 a fronte del mese di aprile.

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3-16 L' E C O N O M I S T A 3 0 luglio 1 8 7 4 maggio scorso furono accesi alle Casse di Risparmio

sud-dette n. 7,207 libretti e ne vennero estinti 5,561; si eseguirono 45,756 versamenti per un ammontare com-plessivo di lire 9,889,134 e si fecero 32,144 restituzioni che ascesero a lire 8,949,099. Per ciò nel mese di maggio, nonostante la crisi annonaria fosse nel suo pieno vigore in tutte le città d'Italia, pur tuttavia furono accesi 1,646 libretti in più degli estinti, i versamenti superarono di 13,607 le restituzioni e le somme versate sorpassarono di lire 940,035 quelle restituite.

Ma vediamo quale fu il movimento in ciascuna delle Casse di Risparmio durante il mese di maggio 1874.

Libretti Versamenti CASSE Accesi Estinti N u m . S o m m a N u m . Milano. . . , 3,897 2,993 21,552 6,255,056 22,001 Siena . 798 627 4,273 402,643 2,887 Firenze . . . 1,232 1,224 4,489 1,234,340 2,807 Genova... . 211 114 674 291,687 386 Roma . 398 144 6,211 503,768 914 B o l o g n a . . . 397 233 7,250 248,876 1,644 Parma . . , . 102 88 573 435,608 923 C a g l i a r i . . . 31 30 169 207,781 122 Piacenza . . 79 53 382 238,199 306 P a d o v a . . . . 62 55 178 71,170 154 R'mborsi S o m m a 5,720,357 261,801 1,183,816 203,819 293,760 242,918 588,997 137,903 181,759 133,969 TOTALE . 7,207 5,561 45,751 9,889,134 32,144 8,949,099 Le Casse di Risparmio di Parma, Padova e Bologna presentano una diminuzione nei versamenti eseguiti nel

mese di maggio a confronto dei rimborsi. Per la Cassa di Bologna la differenza è minima, mentre per quelle di Padova e Parma è invece di una qualche importanza. In tutte le altre Casse di Risparmio i versamanti su-perano i rimborsi. La Cassa di Milano concorre in questo aumento per oltre 500 mile lire, quella di Roma per più di lire 200 mila e quella di Siena per lire 140 mila. La media dei versamenti del mese di maggio fu di lire 216; quella dei rimborsi raggiunge le lire 278.

Vediamo ora quale fu il movimento complessivo delle dieci Casse di Risparmio nei primi cinque mesi del 1874.

Libretti MESI Febbraio. Mano... Aprilo . . Maggio -A c c e s i 9,276 6,566 7,134 6,389 7,207 Estinti 6,325 5,355 5,423 4,522 5,561 Versamenti N u m . S o m m a 60,309 12,682,300 40,808 8,409,244 9,358,847 9,560,533 9,889,134 42,444 89,314 45,751 Rimborsi Num. S o m m a 27,010 13,074,937 32,069 9,891,167 33,284 10,689,432 31,594 19,043,225 32,144 8,949,099 Totale. 36,572 27,186 228,726 49,900,058 176,101 52,647,896 Nei primi cinque mesi del corrente anno vi fu un notevole aumento nel numero dei libretti accesi in con-fronto di quelli estinti e nel numero dei versamenti a fronte dei rimborsi ; all' incontro l'ammontare delle somme depositate è minore di lire 2,747,838 del tolale delle somme restituite.

Esaminando poi le cifre speciali di ciascun mese ve-diamo che soltanto il maggio presenta un aumento nelle somme dei depositi a fronte di quelle dei rimborsi. Inol-tre il movimento dello stesso mese di maggio, messo a confronto con quello del precedente aprile, dà un

au-mento di lire 328,601 nelle somme versate e presenta altresì una diminuzione di lire 1,094,126 nei rimborsi. Durante i primi cinque mesi del 1874 la media di ciascun deposito fatte nelle Casse di Risparmio rappre-senta la somma di lire 219; i rimborsi raggiunsero la media di lire 297.

I capitali raccolti dalle Casse di Risparmio non subi-rono nel mese di maggio variazioni molto notevoli circa il loro modo d'impiego da ciò che presentava la situa-zione del precedente mese di aprile. Nei prestiti ai co-muni, alle provincie e ai corpi morali si ha un aumento di oltre 3 milioni di lire, e un aumento eli un milione e 400 mila lire si riscontra pure nei valori commerciali e industriali. Questi aumenti, che sono i principali, tro-vano il loro compensonelJa diminuzione di oltre 5 milioni e mezzo che si verifica nei boni del Tesoro. Lo altre dif-ferenze non meritano speciale menzione.

B I B L X O C t B A F I A

Sulle prime cattedre di Economia Polìtica in Italia. - La Teoria del libero scambio nel secolo XV1T. - Memorie

del Prof. Luigi Cossa. - Pietro Verri in Olanda. - Nota dello stesso. - Estratte dai resoconti del R. Istituto lom-bardo. - Milano 1873.

Questi scritti del prof. Luigi Cossa, il quale occupa con tanto plauso la cattedra di Economia Politica nella Università di Pavia, fanno ferie dei profondi studi fatti dall'Autore intorno alla storia delie discipline economiche.

Fra i progressi delle scienze e quelli del loro insegna-mento esiste, come nota giustamente l'Autore, uno stret-tissimo legame, sebbene non sia sempre facile distin-guere con precisione le cause dagli effetti ; ma la difficoltà di ben definire la natura delle relazioni fra le vicende della scienza e quelle della scuola non toglie, anzi ac-cresce forse l'allettamento a simili indagini. Nella prima delle accennate memorie pertanto l'Autore si propone di indicare per sommi capi quali furono in Italia le prime cattedre di Economia e quali vantaggi ne deri-varono alla scienza nel nostro paese. Il merito del Cossa è quello di non averci data una ripetizione di quanto si trova nei soliti e scarsi compendi, ma di avere attinto alle fonti da lui laboriosamente esplorate.

Anche nella seconda memoria l'Autore biasima il modo superficiale col quale in genere si tratta ne' libri e dalle cattedre delle origini dell' Economia, quasi questa scienza fosse sorta ad un tratto e per incanto nel cervello di uno o pochi uomini di genio, mentre dall'altra parte si disputa oziosamente intorno al primato. Per mostrare come troppo facilmente si corra ad accettare i pregiu-dizi e si manchi di metodo nelle indagini storiche, l'Au-tore intende a dimostrare la falsità di un' opinione quasi concordemente professata nei libri di Economia, quella cioè del dominio incontrastato del sistema mercantile nella teoria e nella pratica del secolo 17°, e prova col-l'appoggio di fatti incontrastabili e di opere pressoché ignote, come anche a quell'epoca in Francia, in Italia, in Ispagna, in Inghilterra vi fossero partigiani del libero cambio e proteste contro le dottrine restrittive.

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30 luglio 1874 L'ECONOMISTA

347 benché gli ultimi progressi della storia letteraria

del-l' Economia non permettano di difendere la tesi del pri-mato assoluto dei nostri antichi economisti, è bensi vero che parecchi scrittori italiani del secolo 18" non sfuggi-rono all' attenzione degli studiosi di Francia, Spagna, Germania e Inghilterra. Soltanto le Meditazioni di Pietro Verri però ebbero l'onore di una traduzione olandese, ignorata finora dagli storici dell'Economia, compreso il Kautz, non che dai biografi del Verri. Di questa tra-duzione parla l'Autore, traendone occasione ad alcune acute osservazioni sull' Olanda, ed a mostrare l'erroneità di alcuni giudizi pronunziati da scrittori stranieri sul Verri. Intorno al quale divide giustamente l'opinione del Ferrara, che cioè la società, l'ordine, la nitidezza delle idee anche non sue, la semplicità con cui le espone, spogliandole di tuttociò che possa essere soverchio al suo intento, gli assicurano una decisa superiorità a pa-ragone di ogni altro fra gli economisti italiani del tempo suo.

^ Queste belle e dotte scritture ci fanno vivamente de-siderare che l'illustre professore compia e pubblichi 1' opera, alla quale attende da molti anni, e che a giu-dicarne da questi saggi sarebbe un acquisto prezioso per la scienza e farebbe un grande onore al nostro paese.

Storia delle Banche di Pietro Bota professore di Eco-nomia sociale nel Begio Istituto Tecnico dì Milano. Milano 1874.

Ecco un'altro ottimo libro dello stesso autore dei Principi di Scienza Bancaria di cui 1' Economista fece cenno nel numero precedente, ed è destinato a comple-tare lo studio degli importanti istrumenti del credito il cui meccanismo come giustamente osserva 1' autore non può essere perfettamente conosciuto se non da chi ne abbia studiata 1' origine ed il vario modo di funzionare. Se utili ammaestramenti si possono sempre ricavare dalla Storia, cerio essa non è mai tanto necessaria au-siliatrice dello studio teorico quanto in questa materia ove ci offre un vasto campo di esperimenti ben deter-minati più volte tentati e ripetuti i cui risultati giova tener sempre presenti alla mente. L' autore prende le mosse dalle più remote notizie che si hanno intorno ai negozi di banca presso i Greci ed i Romani ; si estende quindi lungamente a parlare dei cambisti italiani nel Medio-evo, e delle prime Banche pubbliche nè è senza un vivo interesse che si leggono le belle pagine in cui e narrato lo stupendo ed imponente svolgimento che as-sume nei suoi primordi il credito in Italia a cui anco in questo argomento « toccò in sorte d'insegnare prima agli altri per dovere apprendere poi da quegli stessi che furono suoi scolari. »

Viene quindi la storia delle istituzioni che hanno ori-ginato i grandi stabiliftienti esistenti presso varie nazioni d'Europa e negli Stati Uniti d'America, la organizzazione dei quali è diffusamente studiata ed esposta, e pone ter-mine al lavoro un quadro dello stato attuale del credito in Italia, in cui sono dettagliatamente narrate le origini e le vicende di ciascuno dei nostri principali istituti e la legislazione bancaria a cui li sottopone il nuovo pro-getto Minghetti.

Questo lavoro del prof. Rota è il frutto di studi ac-curati e profondi, egli ha attinto alle fonti le più sva-riate e non si è lasciato sfuggire nulla di ciò che di più importante si è pubblicato sull'argomento. La sua storia non è solo una semplice narrazione, ma riserba una parte assai larga all'esame dei vari sistemi e delle varie legis-lazioni bancarie, ed anco senza dividere completamente le sue idee non si può contrastargli il pregio di critico illuminato e profondo quando, ad esempio, ha occasione di mostrare i pericoli cui vanno soggette le banche per gì' imprestiti fatti ai Governi e quando discute il sistema americano di cui in questi ultimi tempi si è tanto par-lato fra noi. Il libro del prof. Rota offre un saggio gu-stoso all'erudito, un'utile guida allo studioso ed un pre-zioso manuale all'uomo di finanza.

GIURISPRUDENZA COMMERCIALE E AMMINISTRATIVA

^ Quando alle istanze del municipio sia dichiarata opera di pubblica utilità un piano di ampliamento, e venga con-cessa al municipio istesso la facoltà di espropriare° i ter-reni compresi nel piano, questi si espropriano immediata-mente e senz'altra formalità per formare le pubbliche vie. Ma in quanto ai terreni destinati alia costruzione delle abitazioni pei privati, la espropriazione non ha luogo, se i proprietari dichiarino, si obblighino e garantiscano di dare opera essi medesimi a queste cestruzioni nelle forme e nel tempo stabiliti.

Appartiene alla competenza dell'autorità giudiziaria il conoscere e giudicare se un decreto reale che concede la facoltà di espropriare, abbia o no eccedute le norme spe-ciali stabilite in questa materia dalla legge 25 giugno 1865.

Cassazione di Firenze, 27 maggio 1874.

La compra del bestiame per i bisogni dell'agricoltura è contratto civile, o sia fatto in fiera, o fuori di fiera.

Cassazione di Firenze, 12 maggio 1874.

Nel giudizio di rinvio non è necessaria la presenza di tutte le parti che intervennero nel precedente, se queste non furono citate e niuno domandò la integrazione del giudizio.

Se il creditore il quale voleva retrotratto il fallimento del suo debitore ad un'epoca anteriore, non ricorse in Cas-sazione contro la sentenza d'appello che ne fissò invece l'epoca ad un tempo posteriore, non può in quello stato d'atti riproporre la stessa questione.

E non la può nemmeno nel giudizio di rinvio se la sen-tenza sia stata cassata sul ricorso d'altro creditore che voleva fissato il fallimento ad un'epoca anche più vicina di quella da detta sentenza stabilita.

Soppravenendo fatti nuovi, può domandarsi che il falli-mento sia fissato in un'epoca diversa da quella determi-nata con precedente sentenza, ma la domanda deve porsi in primo grado avanti il tribunale di commercio.

Quando il tribunale di rinvio si è uniformato ai prin-cipii stabiliti dalla Corte suprema, non è ammissibile il ricorso in Cassazione per l'annullamento della sua pro-nunzia.

Cassazione di Palermo, 23 agosto 1873.

Le stesse norme sancite in prò della Stato dall'art. 8 della legge 3 luglio 1864 sul dazio di consumo per

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3-16 L' E C O N O M I S T A 30 luglio 1874 ai comuni chiusi che abbiano attuato il dazio di consumo

sulle vendite al minuto.

Il decreto legislativo 28 giugno 1860 e la legge 11 ago-sto 1870, portanti modificazioni alla legge del 1864, seb-bene non abbiano più ripetuto una tale disposizione a fa-vore dei comuni chiusi, non venne però derogato alla me-desima.

I comuni chiusi possono perciò fare otturare le comu-nicazioni interne dei locali in cui si vende carne al mi-nuto, senza uopo di emanare apposito regolamento delibe-rato dai Consigli comunali ed approvato dalla Deputazione provinciale.

Cassazione di Torino, 6 maggio 1874.

Le merci estere soggette a dazio possono essere ammesse a deposito temporaneo in una dogana dello Stato o nei ma-gazzini da essa condotti, e venire in seguito in tutto o in parte esportate ad altro deposito o ad altra dogana senza pagamento di dazio.

Contro la domanda di tale pagamento che in seguito gli venisse fatta, il proprietario della merce è protetto da un documento detto lascia passare colla dichiarazione che si fa dagli agenti doganali del visto imbarcare o visto a bordo, al qual documento non si può supplire con altri mezzi di prova.

Cassazione di Firenze, 3 febbraio 1874.

Il Banco sconto e sete residente in Torino, in virtù dei propri statuti aventi forza di legge, nel caso di non fatta restituzione delle somme da esso anticipate, può vendere senza costituzione in mora e senza autorità di giustizia le cose dategli in deposito per sicurtà della restituzione delle somme di anticipazione. Ma non può egualmente vendere di privata autorità le cose ricevute in deposito per sicurtà di un'operazione di sconto.

Cassazione di Torino, 16 maggio 1874.

Il fatto del creditore che per mezzo di cartolina postale, reclamando dal debitore moroso la restituzione di una somma, gli rimproveri come quella somma fosse servita per levar lui e i figli dalla fame, attribuendogli la poca volontà di soddisfarlo, costituisce il reato d'ingiuria pre-visto dall'art. 572 del Codice penale sardo, e non quello previsto dall 'art. 571.

Quindi la cognizione del medesimo spetta alla minor com-petenza del pretore.

Cassazione di Firenze, 14 novembre 1873.

La transazione sulla determinazione e quantità di un de-bito commerciale non gli fa cangiare natura, nè può tra-mutarlo in obbligazione civile.

Corte d'App. di Ancona, 23 maggio 1871.

La rinnovazione di un recapito non costituisce per s è stessa la sostituzione di un debito nuovo all'antico.

L a novazione non si può far dipendere da regole gene-rali; si deve aver riguardo alle circostanze speciali dei singoli casi.

Il terzo possessore in buona fede di una cosa mobile che invoca l'applicazione dell'art. 707 del Codice civile, non è pregiudicato dal giudizio che il proprietario avesse inten-tato anteriormente alla data del suo possesso per la ri-vendicazione o la divisione della cosa stessa.

L a disposizione dell'art. 107 del Codice civile, in virtù della quale il possesso dei beni mobili per loro natura e dei titoli al portatore produce a favore dei terzi di buona fede l'effetto stesso del titolo, non si risolve in una semplice pre-sunzione la quale sia vinta dalla prova che il proprietario

fornisca del proprio diritto, ma costituisce una presunzione

juris et de jure.

Tanto per le legislazioni moderne, quanto pel diritto romano, il creditore pignoratizio deve considerarsi come investito del possesso nel senso e per l'applicazione del-l'art. 707 del Codice civile.

Per l'applicazione dell'art. 707 del Codice civile, si deve avere riguardo al possesso del terzo attuale detentore della cosa, non a quello del possessore a quo.

Il terzo possessore deve ritenersi in buona fede anche se non abbia accuratamente investigato il titolo in virtù del quale il possessore a quo deteneva l a cosa, quando dalla natura dell'oggetto acquistato, dalla condizione di colui dal quale lo ha ricevuto e dalle circostanze che precede-rouo ed accompagnarono il contratto non sorga, secondo le regole della comune prudenza, un ragionevole motivo di sospetto.

L a eccezione introdotta dall'art. 708 del Codice civile per le cose smarrite o derubate deve intendersi ristretta ai soli casi di smarrimento e di furto, e non estendersi a tutte le sottrazioni commesse con abuso di fiducia, e segna-tamente alla distrazione fatta dal condomino della cosa comune.

Corte di Bologna, 2 2 maggio 1874.

Un individuo può essere commerciante, benché non fac-cia degli atti di commercio la sua professione esclusiva o principale.

Quindi anche il notaio può essere commerciante (art. 1 Cod. di comm.)

L ' a p e r t u r a di u n o s t a b i l i m e n t o , d i r e t t o a l c o m m e r c i o , q u a l i f i c a p e r s è s o l a l ' e s e r c e n t e p e r c o m m e r c i a n t e ( a r t . 1

e 2 Cod. di comm.)

La clausola valuta avuta nell'uso del commercio italiano significa somministrazione eseguita in contanti, ed è quindi idonea ad esprimere la specie del valore somministrato (art. 196 e 273 Cod. di comm.)

Gli effetti di commercio non perdono il loro carattere per la supposizione del valore somministrato (art. 198 Cod. di comm.) . .

Le obbligazioni che il commerciante contrae non pei hi sogni della sua vita civile, ma pei bisogni che direttamente od° indirettamente si riattaccano al suo commercio, inclu-dono la causa commerciale e lo assoggettano alla giuris-dizione commerciale (art. 3, 723 e 724 Cod. di comm.)

Società — cessione — azione del cessionario.

Un terzo non può essere ammesso in società per volontà di un socio senza il consenso dell'altro. Ma se uno dei soci cede ad un terzo la proprietà del capitale messo nella so-cietà, e il diritto di percepire la sua parte di utili, potrà il cessionario agire contro il socio amministratore in forza della cessione?

Altro è che un terzo non possa riguardarsi come socio, e quindi non possa essere ammesso allo esercizio di tutti i diritti inerenti a tale qualità, ed altro è che un socio possa cedere ad un terzo la proprtetà dei capitali da lui messi nella società ed il suo credito per gli utili sociali. Questa cessione è valida; essa produce tutti gli effetti le-gali di fronte all'altro socio, in quanto questo è debitore e detentore delle somme che costituiscono la parte degli utili dovuti al cedente. In forza di questa cessione il ces-sionario ha un'azione utile per chiedere al socio ammini-stratore la esibizione dei bilanci e il riparto degli utili a lui ceduti dal socio capitalista.

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30 luglio 1874 L' E C O N O M I S T A 349

PARTE FINANZIARIA E COMMERCIALE

RIVISTA FINANZIARIA GENERALE

29 luglio.

La situazione delle nostre Borse non ha mutato per nulla neppure durante l'ottava decorsa. Infatti chi in questi giorni ha tenuto dietro al movimento degli affari sulle principali piazze italiane ha dovuto riscontrare come si mantenga tuttora assai scarso fra noi il numero delle contrattazioni e come la speculazione proceda sem-pre fiacca, eccessivamente circoscritta e priva di qual-siasi iniziativa propria.

Questa perdurante atonia, specialmente paragonata alla straordinaria animazione che presentavano or sono pochi mesi le Borse italiane, in epoche in cui le condi-zioni generali del nostro paese e quelle del mercato finanziario europeo erano al certo meno prospere e meno incoraggianti di quello che non lo siano ora, deve ne-cessariamente sembrare un fenomeno assai strano ad un osservatore superficiale, e tale da ricavarne dei progno-stici poco lusinghieri per l'avvenire, quando (il che spe-riamo non avvenga) la situazione degli affari subisse un qualche cambiamento in peggio. Noi però crediamo non andare troppo lungi dal vero attribuendo un tale feno-meno ad una trasformazione che lentamente, ma pro-gressivamente va manifestandosi nell'indole della specu-lazione di Borsa in Italia. Alla cieca fiducia, all'ottimi-smo quand-mème, alla speculazione sfrenata, che per troppo tempo avevano invaso i nostri faismrs, grandi e piccoli che fossero, e che fruttò tante disillusioni e tante catastrofi, è subentrata in essi una diffidenza, seppure eccessiva, giustificata al certo dalla passata esperienza, una preveggenza dei più rimoti pericoli, un desiderio di ristringere le proprie operazioni nei limiti delle forze individuali e di conseguire modici lucri e sicuri, anziché vistosi, ma troppo aleatori. Gli speculatori italiani, in una parola, stanchi e disgustati di quel movimento fit-tizio di affari, di quelle forti oscillazioni di prezzi, non giustificate da veruna causa adeguata, a cui si abban-donavano non ha guari troppo ciecamente, sembra vo-gliano inaugurare finalmente un'éra di speculazioni meno vivaci e più limitate, ma insieme più serie e più solide. Sennonché, come suole avvenire in un periodo di tran-sizione, riconosciuto vizioso un sistema, si corre per legge di naturai reazione nell'eccesso opposto, ed ecco il perchè di quella atonia che a prima giunta può sem-brare inesplicabile. Tutto considerato adunque, l'anda-mento degli affari fra noi in questi ultimi tempi deve esserci argomento di conforto ; tanto più se (come vi è da sperarlo) continuando le cose a procedere regolar-mente, una seria ripresa non tarderà a manifestarsi.

Frattanto come conseguenza della situazione attuale, quello scarso numero di contrattazioni che si effettuano quotidianamente fra noi e che sono quasiché ristrette alla sola rendita (per contanti) risente in tutto e per tutto l'influenza dei corsi portati dal listino della Borsa di Parigi, la quale alla sua volta sembra aver legate le proprie sorti al carro, per ora trionfale, del settennato. Così il movimento ascendente che si era manifestato al principio della decorsa ottava, si trasformò in uno

scoppio di aumento col rigetto della proposta Périer, per

retrocedere quindi anche una volta in vista della pos-sibile dissoluzione dell'Assemblea. Ora però, forse perchè questo pericolo (?) sembra scongiurato, siamo nuova-mente sulla via dell' aumento e solo che in questa si perduri anche per pochi giorni, vedremo il 5 °/o f r a n" cese alla pari malgrado il ritiro del ministro Magne.

Fra noi la rendita ohe avevamo lasciata a 73 20, at-traversando qualche oscillazione non molto forte è giunta oggi a 73 47. Quanto agli altri valori, poco o nulla è stato fatto, e non varrebbe quasi la pena di parlarne. Le Banche Toscane, sempre in buona vista, chiusero oggi a 1485. Quelle Italiane invece, momentaneamente abban-donate dalla speculazione, dopo essere cadute a 2140, si contrattavano a 2147. Nei Mobiliari e nelle Azioni fer-roviarie si è manifestata una certa ripresa, essendosi fatto 810 per i primi, 367 per le Azioni Meridionali e 85 per quelle Romane. I Tabacchi all'incontro stazionari a 838 circa.

Nei cambi e nell' aggio continua l'aumento, che visto l'ubertosità dei raccolti attuali, non può attribuirsi se nonché alla necessità in cui il nostro commercio si trova tuttora di rimborsare all'estero l'eccedente importazione dei decorsi mesi. Crediamo perciò non tarderemo troppo a registrare dei rilevanti ribassi. Ecco frattanto i prezzi portati dall' odierno listino :

Francia a vista 111, V8 Londra a tre mesi 27, 81 Napoleoni d'oro 22, 28

RIVISTTPOLITICA

29 luglio.

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