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G A Z Z E T T A SETTIMANALE
DEI BANCHIERI, DELLE STRADE F E R R A T E , DEL COMMERCIO, E DEGLI INTERESSI PRIVATI
A B B O N A M E N T I Un anno . L. 35 Sei mesi 20 -Tre mesi 10 _ Un numero 1 Un numero arretrato 2 -Gli abbonamenti datano dal 1° d'ogni mese
GLI ABBONAMENTI E LE INSERZIONI
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L. 1 — . . . 1 0 0 — ... «0 ~ In un bollettino bibliografico si annunzieranno tutti quei libri di cui saranno spedite due copie alla Direzione.
Anno I - Yol. I
Giovedì,
27 agosto 1874
N. 17
S O M M A R I O
P a r t e e c o n o m i c a : Gli operai agricoli in Inghilterra — Le casso di risparmio in Italia e all'estero — Gli Olii commestibili all'Esposizione universale di Vienna — Le riscossioni o i pagamenti del Tesoro — Le arti tessili (II) — Società di economia politica di Parigi — Convenzione monetaria internazionale.
Atti ufficiali — Rivista bibliografica — Giurisprudenza commerciale e am-ministrativa.
l P a r t e f i n a n z i a r i a e c o n » m o r c i a i e : Divista finanziaria ge-nerale — Rivista politica — Corrispondenze — Notizie commerciali — Notizie varie—Situazioni dolio bauebe — Listini dello borse — Prodotti settimanali dello Strade
ferrate-Gazzetta degli interessi privati — Estrazioni.
P A R T E ECONOMICA
GLI OPERAI AGRICOLI IN INGHILTERRA
Mentre la questione operaria riguardo alle
indu-strie manifatturiere è andata svolgendosi e ingrossando
da parecchi anni, e si è manifestata con gran numero
di scioperi e talora con luttuose violenze, la questione
stessa è in generale appena comparsa nelle campagne,
sia per l'isolamento in cui vivono i lavoranti agricoli
e per la loro lontananza dalle città, sia per la loro
indole più conservatrice e più atta a subire la potenza
delle abitudini. E questa è stata la causa per la quale
mentre si è pensato a migliorare le condizioni degli
operai dei centri manifatturieri, non si è pensato né
punto nè poco ai lavoranti delle campagne, e la voce
degli scrittori O de' filantropi è rimaota Un qui
ii-m-scoltata.
Pure è tempo di preoccuparsene. In due anni la
questione ha assunto in Inghilterra uno sviluppo
con-siderevole, e niuno potrebbe affermare che col rapido
diffondersi delle idee nel nostro tempo, anco negli
al-tri stati europei non avesse ad affacciarsi quando men
si credesse. E qualche sintomo se ne è veduto. Non è
pertanto senza interesse osservare quel movimento, di
cui l'Inghilterra ci offre lo spettacolo.
È noto a tutti come la enorme ricchezza dei
land-lords e la copia di capitali di cui dispongono i
fitta-iuoli, e che da' loro larghi profitti vadano di pari passo
colla miseria dei lavoranti. In media il loro salario è
di 14 scellini la settimana, ed è rimasto pressoché
stazionario mentre tutto si trasformava, intorno ad
essi. Uno scrittore affermava che mentre le case e i
terreni erano cresciuti in valore del cento per cento,
il burro e la carne del settanta, i salari agricoli non
erano aumentati che del trenta. Si aggiunga che
al-cuni proprietari abusarono dei loro diritti. In alal-cuni
distretti specialmente della Scozia si congedarono
mi-gliaia di giornalieri per variare metodo di coltura. In
Irlanda si agglomera una quantità di lavoranti a
di-screzione degli agenti dei proprietari. Mentre il
sala-rio è scarso, il lavoro è eccessivo, non sempre è
tute-lata la moralità, non vi sono società di previdenza, e
l'arbitrio degli intraprenditori è legge. Chi consulti
le opere dei più pregiati scrittori inglesi o le stesse
statistiche ufficiali si convince facilmente della
gran-dezza del male. Fawcett scriveva: « nelle contee del
Sud e dell'Ovest gli operai lavorano continuamente e
non hanno che una remunerazione sordida, una
remu-nerazione che non basta neppure ai primi bisogni
della loro esistenza. Quando le loro forze sono sfinite,
non hanno più che la risorsa di sollecitare dalla
parrocchia una magra ed umiliante pietanza. »
Hos-king poi afferma che, tranne in alcune contee dell'Est,
non sono nè alloggiati nè curati come gli animali
do-mestici dal cavallo che trascina l'aratro al cane del
pasiore.
L' E C O N O M I S T A 27 agosto 1874
fino a che non avessero avuto un minimum di 16
scel-lini alla settimana.
I fittaiuoli opposero agli sforzi dell'Unione il
lock-out.
Nei congressi di Bruy-Saint-Edmund e di
Nor-wich fu ritenuto che dovesse ricusarsi il lavoro agli
affiliati dell'Unione e si dovessero congedare tutti
quelli che vi appartenessero, qualora non
l'abbando-nassero. Fu detto che stante i progressi della
mecca-nica si può fare con un numero di braccia minore e
che del resto si può contare su una massa di gente
che viene dalle grandi città, e fino sugl'Irlandesi, che
all'epoca delle raccolte sbarcano a Bristol,
dimenti-cando che non vengono che in quella stagione e che
emigrando anderebbero al Canadà o agli Stati Uniti.
Vi sarebbe un aumento di prezzi, ma gli unionisti con
9 scellini che passa loro l'associazione sarebbero
affa-mati, e quanto al sovvenirli colla carità ufficiale non
si largheggerebbe ma si starebbe strettamente alla
legge. I
landlordspoi potrebbero contentarsi di
ren-dite minori, prestando man forte ai fittaiuoli.
Lasciamo andare tutto quello che c' è di poco umano
e di poco giusto in questi propositi, e vediamo se le
cose siano cosi semplici come mostrano credere i
di-fensori dei fittaiuoli. E noto come Ardi sia stato
sol-lecitato dagli unionisti d'America ad organizzare
un'emigrazione di centomila lavoranti colle loro
fa-miglie. C'è chi sostiene che questo non è che un
so-gno, ma Curley crede che tranne il 25 per cento, che
non si deciderebbe a partire all' ultimo momento, per
la maggior parte 1' emigrazione potrebbe effettuarsi
nel Canadà, senza contare la nuova Inghilterra, le
im-mense regioni all'ovest della Pensilvania, le colonie
austriache ecc. Ammettiamo che il calcolo di Curley
sia esagerato, ma non crediamo che sia tutto illusione.
E anco senza tener conto di questo, c ' è da riflettere
che 1' unione è più potante di quel che non si creda.
Essa con nuovo esempio in soli due anni conta nel suo
seno 86,214 contadini, mentre ben 40 mila
apparten-goro alla unione federale dei lavoranti. Nelle prime
dodici settimane del
Lock-ontnell'Est fino all'ultimo
bilancio l'unione ha potuto dare 14 mila lire sterline,
di cui quattromila sono frutto di soscrizioni al difuori
della società, soscrizioni dovute in gran parte a gente
assai povera, il che prova il favore di cui godono i
la-voranti agricoli. Le unioni operaie simpatizzano con
essi nei uuiigtesso ueiie
traaes unionsa Leects Arcn si
videro circondati dal rispetto di tutti. I delegati della
società sono stati accolti sempre con simpatia, talora
con entusiasmo.
D'altra parte i landlords perchè farebbero un
sacri-fizio a vantaggio dei fittaiuoli piuttostochè dei
lavo-ranti, mentre consigliano il contrario non tanto
l'uma-nità quanto il loro interesse? Perchè oggi i lavoranti
si contentano di poco, ma chi sa se sarebbe lo stesso,
quando le classi agiate non sapessero cedere a tempo.
In qualche azienda agricola si è introdotta la
parteci-pazione agli utili, per esempio in una tenuta di Lord
John Manners. Si finirà forse coll'accettare l'arbitrato
che ha prodotto tanti felici risultati sulla industria
metallurgica del Nord. Noi abbiamo fede che
l'Inghil-terra farà prova anche nell'argomento in questione del
buonsenso che caratterizza quel nobile paese. In tal
modo le cose potranno andare avanti per un certo tempo,
sebbene crediamo che alla fine si dovrà venire a rimedi
più radicali, mentre è certo che l'ordinamento feudale
del suolo, eredità della conquista Normanna, sta in
opposizione assoluta colle tendenze democratiche del
suolo, che si fanno strada anche in Inghilterra. E
già si affaccia l'idea di rivedere le leggi sulla
pro-prietà e di permettere la divisione. Stuart Mill
giun-geva a proporre che lo Stato reclamasse o acquistasse
la proprietà di una gran parte del suolo inglese per
promuovere la piccola agricoltura, la piccola proprietà
e migliorare la condizione del contadino e dell'operaio.
Secondo lui il valore della terra va sempre crescendo
non solo
in conseguenzadel lavoro e del capitale
im-piegato, ma anche in conseguenza dell'aumento di
po-polazione e della pubblica ricchezza, e quest' ultimo
aumento appartiene allo Stato, che deve rivendicarlo
per 1' avvenire con una imposta speciale sulle terre,
acquistando al prezzo corrente quelle dei proprietari
che preferiscono venderle piuttostochè pagare la nuova
imposta. Noi non entreremo qui in una discussione
intorno a queste proposte del Mill. che vennero da
tal uni a musate di socialismo, perchè saremmo tratti
lontano dal nostro argomento. Ci basti averle
ricor-date come testimonianza della gravità delle questione.
Si osservi poi quel che diceva Lord Napier nel
congresso della scienza sociale. « La distribuzione
della proprietà in Inghilterra presenta la più grande
contradizione colle sue libertà politiche e solleva il più
profondo senso d'ingiustizia. In nessun paese si trovano
tanti uomini che vivano sulla terra all'arbitrio dei loro
padroni, senza protezione. Le leggi sulla proprietà
de-vono essere fra noi rivedute, togliendo quelle che
im-pediscono la divisione, promuovendo quelle che ne
fa-cilitano l'acquisto al contadino ed all'operaio, ed
istituendo autorità e regole che obblighino il
proprie-tario all'adempimento de'suoi doveri e proteggano il
contadino » Così Lord Napier chiedeva da un lato
leggi che facilitassero la divisione delle terre e
dal-l'altro provvedimenti atti a tutelare l'interesse dei
la-voranti, e
certo cosi »i midui ebbealla radice del male
sebbene sul primo punto probabilmente debba correre
assai tempo prima che si venga ad una riforma che
avrebbe un contraccolpo anche sulle istituzioni
poli-tiche. Per ora l'agitazione della unioae agricola
ot-terrà probabilmente lo scopo immeìiato di aumentare
i salari e ridurre le ore' del lavoro.
27 agosto 1874 L' E C O N O M I S T A
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spirito di legalità proprio degl'inglesi. Basti ricordare
che in Francia un estremo frazionamento del
terri-torio ha creato una gran quantità di piccoli
proprie-tari che si trovano nella miseria, diversi assai da
que'piccoli proprietari svizzeri che esercitano anche
un' industria. In Spagna la proprietà è nelle mani delle
classi superiori i cui membri ne abbandonano la
ge-stione agli affittuari che formano una specie di
cor-porazione oppressiva. Quanto a noi, se in alcune
pro-vinole, particolarmente a causa della mezzeria, le
con-dizioni dei lavoranti sono buone, non è lo stesso in
altre, per esempio in alcune parti della Lombardia e
nelle provinole meridionali, tantoché fino da molti anni
egregi scrittori reclamarono provvedimenti, che non
vennero mai. Se associazioni che si prefiggono di
ro-vesciare l'ordine sociale riuscissero a penetrare nelle
campagne, com'è già accaduto in Spagna, più di uno
Stato potrebbe trovarsi esposto a gravi pericoli. Del
resto noi brameremmo che si provvedesse più che per
paura per sentimento d'umanità e di giustizia, per
ossequio alla dignità umana e alle leggi della civiltà.
LE CASSE DI RISPARMIO IN ITALIA E ALL'ESTERO
Il Ministero d'agricoltura e commercio con circolare del 1° marzo 1873 domandava, tanto nel regno che al-l'estero, notizie particolareggiate intorno alle Casse di Risparmio durante il triennio 1870, 71 e 72. Chiedeva inoltre la data della fondazione e le somme totali del credito dei depositanti ad ogni epoca quinquennale; co-sicché quando saranno raccolte completamente queste no-tizie si avranno gli elementi tutti necessari per una storia di tali istituti.In attesa della pubblicazione, che sopra questo impor-tante argomento verrà quanto prima fatta dall'ufficio della statistica generale del regno, non sarà inutile frat-tanto di riassumere alcune notizie che si trovano nel rap-porto del prof. Luigi Bodio, direttore di quell'ufficio, alla Giunta centrale di statistica sui lavori iniziati per la com-pilazione della statistica comparata delle Casse di Ri-sparmio.
Ecco le notizie principali. Le Casse di Risparmio in Italia, che erano 6 nel 1822, e tutte nel Veneto, nel 1830 erano ancora 19, nel 1840 se ne contavano 42, raggiun-sero il numero di 80 nel 1850. 1 23 nel 1 800. OSO noi 1 960. Non è dato conoscere a qual numero siano salite negli ultimi tre anni, non essendo ancora pervenute le notizie da tutte le provinole; ma finora si può affermare che alla fine del 1872 le Casse di Risparmio in Italia devono essere circa a 300.
Tuttoché incompleto adunque, il materiale d'informa-zioni riunito a quest'ora, ci fa persuasi che il risparmio in Italia è cresciuto notevolmente negli ultimi anni, anche sotto questa forma del collocamento dei capitali grandi o piccoli presso le Casse.
Infatti nelle sole provinole di Lombardia il credito dei depositanti, che era di 108 milioni circa nel 1864, e nel 1869 di 176 milioni, sale a circa 218 milioni nel 1872,
coll'aumento di oltre un quarto in tre anni. Nelle Pro-vincie di Novara, Torino, Firenze, Roma, Napoli, Palermo ed in altre si riscontra l'incremento di tali istituzioni, ed in alcune poi in proporzioni anche maggiori che in Lombardia.
Quanto ai paesi esteri si hanno finora le notizie dei seguenti Stati: Austria Ungheria, Prussia, Sassonia Reale, Baviera, Wurthemberg, Baden, Meelemburgo, Oldem-burgo, Turingia, Anhalt, AmOldem-burgo, Brema, Gran Bre-tagna, Erancia, Belgio, Olanda, Svizzera, Svezia, Dani-marca, Serbia, Eumenia, Finlandia.
Dall'esame di tutti questi documenti si hanno le noti-zie e i rapporti seguenti che dimostrano: l'importanza assoluta delle somme depositate; quante lire di deposito si trovano nelle Casse di Risparmio per ogni abitante dello Stato rispettivo ; quanti sono i depositanti per mille abitanti; l'importo medio di un libretto; finalmente la proporzione dei mutui ipotecari rispetto alla somma to-tale dei capitali impiegati dalle Casse nei singoli Stati.
I M P O R T A N Z A A S S O L U T A D E L L E S O M M E D E P O S I T A T E
(milioni di lire)
Gran Bretagna. . . . 1,484,6 Wiirtemberg per la Austria (cisleitana) . 862 sola (Wiirt. Spar-Prussia 815,3 casse)
Francia 515 Russia
Ungheria 287 Sassonia Weimar . . Danimarca 218,9 Oldemburgo
Svizzera 131 Reuss linea juniore Sassonia Reale . . . 119 Finlandia
Svezia 101 Sassonia Coburgo . . Baden 80 Anhalt
Baviera 62 Sassonia Meiningen . Belgio 53 Sassonia Altemburgo Amburgo 31,7 Schwarzburgo Rudol. Brema 33,8 a Sonder. Olanda 28 Italia 20 19 13,8 13 11,4 7,7 7,3 7 6,2 4.7
2.8
1 297 P E R O G N I A B I T A N T E Q U A N T E L I R E Brema_ 326 Anhalt . . Sassonia CoburgoReuss linea juniore
DI D E P O S I T O
142 Schwarzburgo Rudol. 128 Sassonia Altemburgo Danimarca 123,6 Prussia
Amburgo 93,5 Sassonia Meiningen . 54 Ungheria 50 SchwarzburgoSonder. 49 Francia 48,5 Baviera Baden Svizzera Sassonia Reale . » Weimar Gran Bretagna. . Austria Svezia Oldemburgo . . . Meelemburgo. . . 3 8 3 7 . 3 3 3 , 5 3 3 . 4 3 2 , 8 21 1 5 , 7 1 4 1 3 46,2 Belgio 10,7 43 42 41 3 8 Olanda Finlandia Italia . . Q U A N T I D E P O S I T A N T I O G N I 1 0 0 0 A B I T A N T I
Brema 364 Sassonia Meiningen . Reuss linea juniore . 230 SchwarzburgoSonder. Amburgo 2 0 9 , 4 Prussia
tìrtowowlt. AHO™UMI (305,0 Dt-.lo.u. » Weimar . . 182 Francia Danimarca 7 , 8 7 77,2 66,8 66,5 56 177,4 Austria 51 Oldemburgo 176 Olanda
Sassonia Reale. . . . 170 Finlandia . , Schwarzburgo Rudol. 145,2 Belgio . . . Svizzera 132 Anhalt . . . Svezia 100 Italia . . . , Baden 81 M E D I O L I B R E T T O I N L I R E Austria 825 Brema 739 Danimarca 691 Baden 656 Reuss linea juniore . 557
Prussia . . . " 496 Belgio (Caisse ge'n.) 465
L' E C O N O M I S T A 27 agosto 1874 Sassonia Meiningen . 425 Baviera 221
Finlandia 418 Sassonia Altemburgo 163
Svizzera 372 Italia 579 Anhalt 315
Olanda 290
P R O P O R Z I O N I D E I P R E S T I T I I P O T E C A R I P E R 1 0 0 L I R E I M P I E G A T E D A L L E C A S S E
Reuss linea juniore 90,5 0i0 Oldemburgo 55 0[0 Amburgo 84 » Danimarca 48,5 » Schwarzburgo Ru- Vienna 43 »
dolstadt 83,1 » Schwarzburgo
Son-Sassonia Weimar . 81 » dershausen . . . . 38 » Baden 70 » Anhalt 30 » Brema 04 » Sassonia Altem. . . 20 » Austria (eccettuata Olanda, di preferenza
la cassa di Vienna 64 » mutui ipotecari Finlandia 62 » Svizzera in massima Sassonia Reale . . . 02 » parte id.
» Meiningen 58 » Italia 30 » Prussia 25,6 »
Da queste cifre si scorge come l'Italia, nel movimento delle Casse di Risparmio, occupi il quinto posto per im-portanza assoluta delle somme depositate; all'incontro si trova fra gli ultimi Stati tanto nel rapporto dell'am-montare del deposito per ogni abitante, che nel numero dei depositanti per ogni 1000 abitanti. Si trova pure nel quinto posto per l'ammontare medio di ogni libretto, e fra gli ultimi Stati nella proporzione dei prestiti ipo-tecari rispetto alle somme totali impiegate dalle Casse di Risparmio.
——
Gli Olii commestibili all'Esposizione miiyersale fli Vienna
Relazione del cav. Raffaele De CesareCi perviene una elegante ed interessantissima memoria, estratta dalle relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione universale di Vienna, nel giugno 1873. Essa è quella del signor Raffaele De Cesare sugi'olii commestibili, ch'egli ebbe l'incarico di scrivere, come giurato titolare del Con-sorzio delle provinole napoletane, versante Adriatico, e fa-ciente parte della quarta sezione del IV gruppo, presie-duta dal signor Bouchecot, membro della Camera di com-mercio di Parigi. Il De Cesare fu coadiuvato nelle sue ricerche e nel suo lavoro dal chiarissimo signor Targioni-Tozzetti, ed ebbero assieme ad esaminare, assaggiare e giudicare oltre mille bottiglie di olii, istituendo su questi degli studi analitici e comparativi, dei quali questa rela-zione è la diligentissima sintesi.
Nella parte prima del suo lavoro, il De Cesare fa una rapida rivista degli olii commestibili delle altre nazioni, /•lolla on+lll/ a /lolla, LoadA clol loi*o proclofcdi, doli' Ir/ipov tanza relativa che questi hanno nel commercio mondiale. La Turchia e la Grecia, per esempio, che pure producono olii per 24 milioni annui di lire, sono le più addietro nei sistemi per estrarre dalle olive il maggiore ed il miglior succo possibile; e ciò si comprende, perchè queste due na-zioni sono anche molto arretrate nella civiltà. Gli olii del Trentino sono migliori di quelli del Levante, ed hanno molto progredito in questi ultimi anni. La coltivazione dell'ulivo è per la Spagna, come per l'Italia, sorgente di grande ricchezza, specialmente nei bacini dell'Ebro, del Guadalquivir e della Guadiana. L'olio d'uliva è oggetto di gran commercio nell' Andalusia, nella Catalogna, nelle Provincie di Murcia, di Navarra e delle Baleari. Ma poca
diligenza pongono gli spagnuoli nella loro fabbricazione, per cui sui mercati di Europa si preferiscono gli olii fini d'Italia. Tuttavia nella Catalogna, come è risultato dai saggi eccellenti inviati da alcuni produttori di quella pro-vianda, l'industria olearia procede già spigliata nella via del progresso. Gli olii del Portogallo furono trovati al-quanto migliori di quelli della Spagna.
La Provenza e Nizza superavano tempo fa tutti gli altri luoghi di produzione per la purità e la limpidezza dei loro olii, ma oggi trovano negli olii di Lucca e nei finissimi di Bari e della Liguria, rivali di gran lunga superiori. La Francia però apparecchiava al giuri internazionale una grata sorpresa con gli olii dell'Algeria, i quali già pos-sono prender posto tra quelli d'Italia e quelli di Provenza. Nelle precedenti esposizioni non si era punto parlato di questi olii, e la loro prima apparizione ufficiale alla mo-stra di Vienna, fu tutta una rivelazione, perchè in gran parte buonissimi, e taluni eccellenti. La produzione degli olii nell'Algeria è calcolata a 25 milioni di lire annui, e tende ad allargarsi semprepiù. In quanto al merito dei loro prodotti, basterà il dire che gli espositori algerini, raggiunsero la maggior proporzione, dopo l'Italia, fra gli espositori ed i premiati ; epperò di questi olii, comparsi per la prima volta in una mondiale esposizione, il De Ce-sare ha creduto doversi occupare specialmente.
Nella parte II, l'egregio e giovane scrittore parla lun-gamente degli olii italiani, alla esposizione dei quali con-corsero più largamente dopo la Toscana e le Puglie, la Li-guria, l'Umbria e le Marche; poveramente la Lombardia, il Veneto, il Piemonte e i due Principati, citeriore ed ulte-riore; mediocremente l'Abruzzo teramano e la Sicilia, e meschinamente la Sardegna; e non concorsero punto le Calabrie e la Campania.
L'ulivo, ripete con Columella il De Cesare, è l'albero no-stro favorito, addirittura il primo :
Olea quae prima omnium arborum est ;
e l'Italia, infatti, produce 1,700,000 ettolitri di olio, del valore annuo di 250 milioni di lire a un bel circa. Due terzi di così ricca produzione sono consumati nel regno; il resto si esporta per un valore in media di 90 milioni annui in Inghilterra, in Francia, in Austria, in Russia; e l'Italia non è solamente la più ricca produttrice di olii, ma è pure la migliore produttrice, per la qualità intrin-seca ed assolutamente buona dei suoi prodotti, siccome furono giudicati in tutte le esposizioni mondiali.
Gli olii di Toscana, Lucca compresavi, hanno il primato tra i migliori del mondo, nè possono tenere concorrenza per le qualità finissime.
// Ci/i p.hp. ilisiin fri In soprattutto od i olii fnspam e parti-colarmente quelli di Lucca, di Firenze e Siena, dice il De Cesare, è una depurazione perfetta che fa conservare inte-gralmente all'olio il sapore del frutto. Noi che dovemmo assaggiare a una a una le mille e più bottiglie di olio di tutto il mondo, e con quanto gusto dello stomaco si può immaginare, non provammo alcun disgusto assaggiando gli olii dei migliori produttori toscani.
27 acrosto 1874 L' E C O N O M I S T A
453 Negli stretti limiti che ci siamo imposti, non possiamo
seguire il De Cesare nei dettagli tecnici nei quali egli si diffonde; ehi ne volesse saper di più lo rimandiamo alla sua Relazione originale, la cui lettura potrà giovare moltis-simo a chi di questa materia s'interessa in modo speciale.
Gli olii dell'Umbria furono giudicati buoni; alcuni anzi non dissimili dai migliori dell'agro pisano, lucchese e are-tino; ma generalmente non hanno ancora la purezza e la fragranza dell'olio toscano.
Cionondimeno nell'Umbria, ed anche nelle Marche, il progresso è notevolissimo, seguendovisi la stessa coltiva-zione della Toscana, e quasi gli stessi processi per l'estra-zione del liquido.
La Liguria si mostrò molto indolente. Nove soltanto fu-rono gli espositori e non fra i più egregi; nè le loro schede furono ricche di notizie e di risposte ai quesiti posti, per una deplorevole incuria che del resto non fu peculiare dei liguri, ma di quasi tutti gl'italiani. Degli olii inviati dalla Liguria alcuni furono giudicati buoni, altri molto medio-cri. Ciò che distingue le qualità fini di questa provincia è il loro bellissimo colore paglierino, un colore d'ambra, non raggiunto dagli olii di Toscana, ma uguagliato dai mi-gliori di Terra di Bari; ed hanno gli olii commestibili della Liguria un sapore delicatissimo, e la virtù di con-servarsi per due o tre anni, e di sopportare senza alterarsi qualsiasi temperatura o viaggio. Il diligente scrittore di questa pregiata monografia si diffonde in larghe disquisi-zioni sulla produzione degli olii nella Liguria, nelle quali non mi è permesso seguirlo.
Poco dice, al contrario, questa relazione degli olii di Piemonte, di Lombardia e del Veneto, e perchè gli espo-sitori furono sette appena, e perchè ì progressi ottenuti in quelle regioni, nella fabbricazione degli olii di semi, non sono molto notevoli. Ma ciò che rende soprattutto interes-sante questa Relazione è il modo come il De Cesare vi ra-giona della produzione degli olii nelle provincie meridio-nali del versante Adriatico, delle quali egli era il giurato titolare.
« Da san Benedetto del Tronto al capo di Leuca, l'im-mensa zona di terra lambita dal mare, che corre quasi sempre in pianura, e che verso Vasto e Fasano si rompe e frastaglia in piccole alture, è quasi tutta coperta di ulivi. Comprende le provincie di Teramo, di Chieti, di Foggia, di Bari e di Lecce, tutte province oleifere, e le ul-time quasi esclusivamente oleifere, perchè le altre produ-zioni del suolo non raggiungono in copia quella dell'olio negli anni di ubertoso ricolto. Attraversando Terra di Bari e Terra d'Otranto, non s'incontra quasi altro albero che l'ulivo ; non si vede altra coltivazione che quella del-l'ulivo e della vite; vite e ulivo che stanno insieme senza farsi danno, senza darsi molestia. Vivono, prosperano me-ravigliosamente e formano la ricchezze di quella ricca e bella contrada. Da Basano al capo di Leuca, specialmente verso Ostuni, là proprio dove il piano è interrotto da colli e valloncelli, non si vedono che foreste di ulivi, alberi gi-ganteschi e secolari. Non vi si fa altra coltura, non vi si pianta vigna o frumento, perchè gli alberi sono a poca di-stanza l'uno dall'altro, e i rami così mirabilmente intrec-ciati fra loro, che raggio di sole quasi non tocca la terra. E uno spettacolo meraviglioso. »
L'autore fa quindi grandi elogi dei prodotti della Capi-tanata, ma constata con entusiasmo la rivoluzione
com-piutasi in Terra di Bari, nella industria olearia ; grazie all'iniziativa feconda di un tal signor Ravanas, sin da 34 anni fa; e che di tredici espositori, ne ebbe premiati do-dici, tre dei quali con medaglia di progresso, che costitui-vano la più grande distinzione dopo i gran diplomi di onore.
Terra di Bari e Terra di Otranto sono, secondo il De Cesare, le vere contrade della grande industria olearia, producendo sino a 300,000 quintali all'anno, con conti-nuo incremento. In provincia di Lecce, invece, la causa vera della pessima qualità dei suoi olii dipende dalla pes-sima fabbricazione. I due Principati di Salerno e di Avel-lino, nonché le Calabrie, fu constatato essere ancora molto addietro dalle altre provincie italiane nella produzione di questo prezioso liquido, a proposito della quale l'egregio scrittore cita con molta lode i suggerimenti sapientissimi del dottor De Giorgi, che sono precisamente quelli seguiti in Toscana.
La Sicilia mandò dieci espositori, e la Sardegna due soltanto. Gli olii di Termini sono i migliori della Sicilia e vengono gran parte esportati in Francia; ma, ingenerale, gli olii della Sicilia servono per le fabbriche industriali e non per uso di cucina; sebbene l'arte di fabbricare il buon 0110 vi progredisca ogni giorno, perchè il commercio lo paga meglio.
Gli olii di Sardegna sono comprati per nulla dai com-mercianti della Liguria, che li purificano e li vendono a caro prezzo alla stessa Sardegna, sotto il falso nome di 0111 di Nizza, per l'accidia tradizionale dei Sardi.
In sostanza, scrive il De Cesare, tutti sono di parere, potersi in Italia perfezionare gradatamente il prodotto, ed ottenere olii fini e commestibili, in maggior copia, solo che si abbia il coraggio e la fede che hanno avuto i pu-gliesi e gli abruzzesi.
Del resto, alla Esposizione internazionale di Vienna, l'Italia è risaltata la prima nella produzione olearia, per-chè con 144 espositori, essa ottenne 14 medaglie di pro-gresso, 49 medaglie di merito, e 47 diplomi di merito. La Campania e le Calabrie vi brillarono per la loro assenza.
Ecco, in riassunto, le idee bravamente svolte dal De Ce-sare nel suo succoso opuscolo, e clie abbiamo potuto ap-pena accennare di volo. Ci basta di averlo segnalato a chi della industria olearia si occupa o si diletta, affinchè leg-gendolo da cima a fondo, possa farsi un concetto esatto dello stato in cui realmente si trova questa indutria in Italia. A noi non rimane ora che da congratularci since-ramente coli'egregio scrittore della diligenza somma, e dell'eleganza del dettato, che danno tanto pregio al suo faticoso lavoro.
LE RISCOSSIONI E I PAGAMENTI DEL TESORO
I risultati complessivi della situazione del conto del Tesoro alla fine di luglio sono i seguenti. Le riscossioni ammontarono a 713,240,269 lire: i pagamenti a lire 780,951,039 e quindi vi ha una differenza in più nei pa-gamenti in confronto delle riscossioni di 67,710,770 lire.Confrontando rispettivamente le riscossioni ed i paga-menti a tutto luglio di questo anno con quelli dell'anno precedente si ha:
In più nel 1873 Pagamenti 1873 » 1 8 7 4 23,530,499 781,403,667 780,951,039 In più nel 1873 » 512,258 Limitando il confronto ai pagamenti ed alle riscossioni del mese di luglio di quest'anno e dell'anno precedente, si ha questo risultato: Riscossioni luglio 1873 L . 133,694,232 » » 1874 » 117,383,266 In più » 1873 Pagamenti luglio 1873 » » 1874 15,410,966 255,774,946 256,363,180 In più » 1873 » 588,234 Diminuirono a tutto luglio 1874, in confronto del 1873, le riscossicgri della imposta fondiaria per 19,908,270 ; della ricchezza mobile per 5,453,977; del dazii interni di con-sumo per 1,004,136; nelle entrate eventuali diverse per 2,110,560; nei rimborsi e concorsi alle spese per 2,094,136 : dell'asse ecclesiastico per 4,875,194.
Aumentarono a tutto luglio 1S74 in confronto del 187-3 le riscossioni del macinato per 1:302,222; e dell'im-posta sul trapasso di proprietà e sugli affari per 3,614,182 ; della tassa sulla fabbricazione e coltivazione per 294,634 ! dei dazi d i confine per 2,669,733; delle privative p e r 898,586; del lotto per 1,378,927; dei proventi dei ser-vizi pubblici per 8,333,817; del patrimonio dello Stato per 5,486,079; delle entrate diverse straordinarie per 1,942,587.
Il risultato definitivo dello riscossioni è una diminu-zione di 9,530,499.
Il quadro seguente offre il prospetto delle variazioni degli incassi e dei pagamenti delle tesorerie nei primi sette mesi dell' anno d i fronte allo stesso periodo del-l'anno scorso. Imposta Fondiaria.. .L Ricchezza m o b i l e . . . » M a c i n a t o » Tassa sugli a f f a l i . . . > » sulla fabhricaz. > Dogane i Dazio c o n s u m o « M o n ipoli > Lotto . Servizi pubblici
Dati ini dello Stato . • Entrate d i v e r s e < Rimborsi « Entrate straordinarie «
Fondi E c c l e s i a s t i c i . . »
R I S C O S S I O N I Dal Gennaio Dal Gennaio al 31 r tiglio 1874 95 723,912 6S 94,574,471 40 37,482,98! 81 80,24?.,926 72 1,211,151 14 57,612,767 37 33,649,283 79 80,452,506 8 5 33,281,888 76 34,136,983 71 37,903,064 7 0 4,432,133 61 51,041,475 21 33,016,135 45 28,475,591 7 0 al 31 Luglio 1873 111,632,182 79 100,028,448 4 2 36.180,754 40 76,631,739 22 9I6.5I6 8 5 54,963,033 57 34,653.420 40 29,553,920 SO 36,907,961 15 25,803,165 75 32,416,985 22 6,542,694 19 53,135,611 90 36,073,547 77 33,350,786 61 Differenza nel 1874 19,908,270 10 5,453,977 02 1,302.227 41 3,614,182 50 294,634 34 2,669,733 80 1,004,136 61 898,586 05 1,373,927 61 8,333,817 96 5.4S6.079 48 2,110,460 58 2,094,136 69 1,942,587 68 4,875,194 91 TOTALE E. 713,240,269 81 752,770,768 99 — 9,530,499 08 P A G A M E N T I
Da) Gennaio Dal Gennaio Differenza al 31 Luglio 187* al 31 Luglio 1873 nel 1874 M i n i s t e r o d e l l e F i -al 31 Luglio 187* nanze » 504,764,136 94 492,419,603 43 4 - 12,343,033 51 » d i Grazia 504,764,136 94 e Giustizia » 16,384,0 8 24 16,324,321 39 4 - 59,726 75 » cleglinffari •t 16,384,0 8 24 16,324,321 39 59,726 75 esteri » 2,908,723 9 3 2,9S3,98G 88 — 75,262 95 » dell' istru- 2,908,723 9 3 2,9S3,98G 88 75,262 95 zione p u b b l i c a . . . . » 11,262,452 4 2 11,590,186 91 — 333,734 49 » dell' i n - 11,262,452 4 2 333,734 49 terno » 30,044,003 9 4 28,579,554 46 4 - 1,464,454 48 » d e i l a v o r i 30,044,003 9 4 28,579,554 46 1,464,454 48 pubblici » 79,709,463 17 99,085,566 54
.—
19,376,103 37 » della g u e r . » 109,406,963 9 7 105,289,284 10 4 - 4,117,681 87 » della M a - 109,406,963 9 7 105,289,284 10 4,117,681 87 » 20,725,323 i r 20,007,395 81 4 - 717,927 30 il agricoltu- 20,725,323 i r 20,007,395 81 717,927 30 ra industria e c o m -m e r c i o » 5,745,417 0 2 5,177,768 33 4 - 587,648 69 780,951,039 74 781,463,667 9 5 — 512,628 21 - 67,710,769 93 -- 2 8 , 6 9 2 , 8 9 8 96 - 19,017,870 87La situazione del Tesoro al 31 luglio decorso era quale resulta dal seguente quadro:
A T T I V O
Eondo di cassa alla fine del 1873 . . L . 125,089,909,52 Crediti del Tesoro alla fine del 1873. » 138,068,382,00 Incassi effettuati a tutto luglio 1874. » 713,240,269,91 Imprestito sul corso forzato » 20,000,000,00 Stralci » 28,423,87 Debiti del Tesoro al luglio 1 8 7 4 . . . » 416,671,734,83
TOTALE. L . 1,413,078,720,59 P A S S I V O
Debiti della Tesoreria alla line del 1873 Pagamenti effettuati al 31 luglio 1874 Stralci
Credito di Tesoreria alla fine di lu-glio 1874
Pondo di cassa al 30 luglio 1874 . .
368,921,922,14 780,951,039,74 2,376,41 89,715,118,77 173,488,263,-53 T o t a l e . L . 1,413,078,720,59 Risulta dal quadro che precede che gì' incassi presen-tano un aumento di lire 117,383,266, sul mese precedente essendo saliti nel mese di luglio da lire 595,857,008 a lire 713,240,209 i pagamenti una differenza dal mese pre-cedente di lire 256,363,180 essendo saliti nel luglio da lire 524,587,859 a lire 780,951,039.
I debiti della Tesoreria sono aumentati al tempo stesso di lire 120,459,341 mentre i crediti non sono aumentati che di lire 3,352,474.
II fondo di cassa che al 30 giugno era di lire 111,590,083 si trova ridotto al 31 luglio a lire 89,715,118 onde una diminuzione di lire 21,874,969,66.
LE A R T I T E S S I L I
La loro importanza relativa nei diversi Stati dell'
Eu-ropa. — Sviluppo rapido dell'industria dei cotoni e
sue cause.
II
L a rivista che precede, determinando l'importanza gene-rale e relativa delle industrie tessili, constata fra gli altri un fatto di cui le cause meritano una speciale analisi, cioè lo sviluppo, e, se così può dirsi, il cosmopolitismo dell'in-dustria del cotone.
Tutti i paesi, per quanto lontani da quelli che forniscono la materia prima, si sono dati al lavoro del cotone. Sebbene le sue trasformazioni non occupino ovunque il primo p o -sto per la loro importanza, i suoi prodotti, considerati in massa, tengono il primo luogo sotto il rapporto delle quan-tità trasformate e dei loro valori. Sulla somma degli arti-coli tessili manifatturati in Europa, i cotoni rappresentano un p o ' p i ù di un terzo (33,61 °/o); lelane un po'meno (28,18) mentre le telerie e le seterie non formano insieme che un terzo (17,90 e 15,31 °/o).
455 divise per paesi :
Regno Unito della Gran Brettagna . . . 38,000,000
Francia avanti la guerra 7,000,000
Zollverein 3,000,000 Austria 3,000,000 Russia 2,000,000 Spagna 1,200,000 Svizzera 1,500,000 Belgio 1,000,000 Italia 600,000 Altri paesi 2,700,000 Totale . . . 60,000,000 Queste filature (mobiliare, industriale e immobili) evalu-tando la spola (broche) a soli 40 fr., in luogo di 52, che vale in media questa unità al momento in cui è messa in moto, con tutti i progressi attuali, i quali rappresentano una somma di circa due miliardi e mezzo, non compreso il materiale per ridurre una parte di questi fili desti-nati a varii usi e specialmente alla cucitura. Vengono quindi i telai, gli apparecchi per tingere, le macchine da stampare e da preparare, di cui il valore è difficile a stimarsi, a causa delle numerose variazioni del prezzo di queste macchine. I telai soli, senza contare gli an-nessi, costano qualche centinaio di franchi, allorché si tratta delle stoffe più semplici, fino ai prezzi più elevati per i telai da fare automaticamente le stoffe reticolari, a maglia, le imitazioni di trine. Le belle macchine di Nottingham e di Calais, che fabbricano i Udles lavorati, vengono in media a 20,0.00 fr. ciascuna. Se, a queste diverse macchine esclusivamente impiegate a trasformare i fili semplici, o ritorti, in tessuti greggi, si aggiunga il citato materiale, necessario all' appurazione e al raffina-mento dei prodotti, si avrà di certo il doppio della cifra sopra enunciata per la filatura. Noi faremo tuttavia no-tare che se il numero ci può dare un' idea 'esatta della potenza produttrice, non basta a determinare le quantità in peso trasformate, la produzione diminuendo con la finezza dei fili. La quantità di torsione elevandosi secondo una certa legge coi titoli o numeri, bisogna per eseguire una stessa lunghezza una durata grande quanto il filo è fine. Da ciò, le differenze di peso, che variano in ragione delle differenze fra le finezze, o numeri.
Così una stessa spola da filare può produrre nei nu-meri più correnti, da 15 a 150 metri, secondo il titolo del cotone, da 33 a 35 chilogrammi per il n. 15 e da 1 a 2 soltanto per il n. 150 durante l'anno di 300 giorni di lavoro; cioè quando una spola di n. 15 produce una lunghezza di 15,000 metri per 500 grammi, essa può filare almeno 30 chilogrammi nei 300 giorni di lavoro dell'anno ; ma non darà nello stesso tempo che un tren-tesimo di questo peso, se 100 grammi debbono fornire 150 chilometri. Fra i numeri correnti, che noi abbiamo citato, vi sono tutti i titoli inteimediarii, i prodotti dei quali si dispongono secondo la legge generale che fa diminuire le produzioni in ragione inversa delle finezze. Bisognerebbe dunque conoscere esattamente i numeri filati per determinare il peso della materia prima posta in opera. Ora è quasi impossibile di fissare con esattezza queste variazioni, a causa delle numerose destinazioni dei prodotti, dai grossi fili poco torti da fare lucignolii fino ai fili semplici destinati a mussoline diafane, che
mi-surano talvolta 600 chilometri al chilogramma. Vi è dun-que impossibilità di stabilire la statistica dei prodotti in peso prendendo il numero di unità.
Si "credeva, non ha guari, con qualche ragione che que-sta unità potesse servire alla determinazione dei valori, perchè, si diceva, i prezzi di un chilogramma filato aumen-tavano in ragione delle finezze, in modo da rappresentare la spesa di un peso più forte filato meno fine ; in altri ter-mini, il valore dell'unità di peso del chilogrammo, per esempio, rimaneva costante che la spola filasse 18, o soltanto 2 chilogrammi. Ciò è evidentemente esatto, se il filo di cui la spola può fornire 18 chilogrammi vale 4 fr. e se quello che è tanto fine che essa ne confeziona solo 2 chilogrammi si vende 36 fr. ; poiché nei due casi si avrà la stessa somma: 18 X 4 = 36 X 2 = 72.
Ma questi rapporti, giusti all'epoca in cui la filatura dei numeri fini era meno in progresso e in cui il prezzo delle trasformazioni seguiva una progressione quasi geo-metrica, non sono oggi più veri. Dacché i mezzi della fila-tura si sono perfezionati, le spese delle loro trasforma-zione sono notevolmente diminuite ed hanno modificato i rapporti esposti, in tal modo che la statistica dei valori si porrebbe egualmente in una via falsa, se non si basasse sul numero delle spole.
Qualunque sieno del resto le basi adottate per questi ealcoli, rimane dimostrato che i prodotti del cotone con-servano il primo posto per il peso come per il valore degli articoli trasformati presi in massa. Come spiegare questa importanza predominante di un ramo industriale nato migliaia di anni dopo i suoi simili? L'origine delle trasfor-mazioni del cotone considerate come un'industria di qual-che seria produzione rimonta appeno in Europa ad un secolo. Si sa infatti che l'Inghilterra, la quale fu la prima a mettersi in questa direzione e che opera attualmente quasi sopra un miliardo di chilogrammi per ogni anno, ne lavorava appena, cent'anni fa, 2,000,000 di chilo-grammi.
L'importanza della specialità si è dunque accresciuta di più di 250 volte il suo peso, più ancora sotto il rapporto del valore della massa dei prodotti, malgrado l'abbassa-mento considerevole del prezzo dell'unità. Questi resultati sono meravigliosi, paragonati a quelli delle sostanze tes-sili, di cui l'antichità è attestata da testimonianze, scritti e monumenti della più alta antichità, dagli scrittori greci Erodoto, Teofrasto, ecc. Diversi passaggi dell'antico Te-stamento e degli scritti salmodici, certe figure tracciate sugli obelischi egiziani e sulle mura delle rovine di Pom-pei rappresentano la raccolta, i diversi modi di acconciar
le varie stoffe di lana e di lino. (Continua).
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SOCIETÀ DI ECONOMIA POLITICA DI PARICI
Diffusione dell'economia politicacolle conferenze e con l'insegnamento propriamente detto. Sotto la presidenza del signor Giuseppe Garnier, mem-bro dell'istituto e uno dei vice-presidenti.
Seduta d'estate, poco numerosa.
L' E C O N O M I S T A 27 agosto 1874 congresso delle società operaie cattoliche, avrà luogo
quest'anno a Lione ai 24 di agosto: fa risaltare il carat-tere monacale di questo congresso, i di cui membri sa-ranno ricoverati nelle celle del seminario di Lione, e si congratula dei successi ottenuti dalle associazioni operaie cattoliche, tanto nell'insegnamento religioso e morale, come in quello economico.
Un membro crede dover fare osservare che questi suc-cessi non sono forse così reali come sembrano al signor Rondelet. Cita un circolo cattolico fondato in uno dei quartieri di Parigi. In questo circolo sono state tenute delle conferenze, e vi si è potuto riunire un gran nu-mero di persone, in maggior parte operai; ma ciò si è ottenuto offrendo a questi ultimi dei giuochi ed il caffè a un prezzo molto al disotto del costo. I successi otte-nuti così, non provano dunque una premura disinteres-sata ad ascoltare le lezioni degli oratori cattolici.
Il signor Giulio Simon garantisce la premura degli operai a ricevere l'istruzione che loro è offerta, senza l'accompagnamento di rinfreschi gratuiti, o quasi. Come presidente di varie società d'istruzione popolare, ha avuto varie volte occasione di constatare, tra le persone date ai mestieri, un desiderio reale d'istruirsi e non vorrebbe che si scoraggissero coloro che si sforzano di soddisfare a questo desiderio.
L'oratore precedente risponde, che il signor Giulio Simon non ha capito bene le sue parole, e che l'idea di scoraggire coloro che vogliono istruire il popolo è ben lontana dalla sua mente; che lui stesso ha preso parte a questa utile intrapresa, e può attestare che molti operai amano l'istruzione; perchè li aveva veduti venire a cercarla là, dove non erano attirati da altra lusinga ; ed allora solamente, secondo lui, il successo è di buona lega. I signori Giuseppe Garnier e Barbaroux esprimono qual-che dubbio sull'autenticità della qualità di operai attri-buita dal signor A. Rondelet alla massa dei suoi uditori.
II signor A. Rondelet stabilisce una distinzione mar-cata tra circoli cattolici e conferenze cattoliche. Conviene che nei circoli si attraggano facilmente le persone po-vere, colla lusinga del divertimento e rinfreschi a buon mercato; ma ciò non accade nelle conferenze. Il signor A, Rondelet per conto suo ne ha date molte e si è sem-pre visto circondato da un uditorio numeroso e attento. Egli ha potuto così osservare lo spirito differente che regna nei diversi quartieri di Parigi. Gli è accaduto di dover far fronte a delle manifestazioni poco simpatiche, non per lui personalmente, ma per le idee che egli svi-luppava. Il più dello volte è stato ascoltato con defe-renza e gli è riuscito di convincere il suo uditorio, che era in gran maggiorità sempre composto di operai. Non erano, come crede il signor Barbaroux, di quei « lavo-ratori che non lavorano » e i tra i quali si reclutava il personale tumultuante delle antiche pubbliche riunioni. Erano veri operai. Il signor A. Rondelet li ha interro-gati, ha discorso seColoro individualmente, ed ha potuto sapere quale fosse la professione di ciascun di loro. Ha osservato pure, che il sabato, giorno di paga, i suoi udi-tori erano trattenuti alle respettive botteghe, ma che non mancavano di venire alle conferenze, benché un poco più tardi del solito.
Il signor Federico Passi/ attesta parimente la premura degli operai nell' assistere alle lezioni fatte, per esempio, I
a nome delle associazioni politecniche e filotecniche, da lui stesso, o da altre persone, tra le quali si trovavano varii membri delle società. Soggiunge che queste lezioni non avevano carattere cattolico, ma che solo vi si par-lava di scienze, di economia sociale, d'industria e di let-teratura. Il signor Passy crede d'altronde che non bisogna confondere le conferenze con i corsi per gli adulti, ossia classi serali. Gli operai soli assistono a questi corsi, e vi assistono con perseveranza e da buoni scolari. Alle con-ferenze è differente ; l'uditorio è, e deve essere misto : infatti le conferenze non sono esclusivamente per gli operai, ma ben anche per le persone civili. Gli uni e gli altri vi vengono a cercare un'istruzione generale, e per quanto, ò possibile dilettevole. Il signor Passy a questo punto protesta contro l'espressione di classi, applicata agli aristocratici, cittadini e operai, ed invoca il principio di fraternità contro queste distinzioni artificiali. Dei cir-coli cattolici non ne può dire alcun male. Fu ammesso a Neuilly (Seme) in un circolo posto sotto la protezione di S. Giuseppe: vide in una sala un biliardo ed altri divertimenti, offerti ai soci, e ciò gli sembra perfetta-mente nei loro diritti; vorrebbe solaperfetta-mente che la libertà e le facilità accordate ai circoli cattolici, lo fossero anche a quelli che sono e vogliono restare profani: disgrazia-tamente, teme che la situazione dei secondi non sia molto differente da quella dei primi.
Il sig. Alf Courtois vede un grave inconveniente nel riu-nire nel medesimo insegnamento idee di ordini totalmente differenti ; come sarebbe l'istruzione religiosa con l'istru-zione economica o scientifica. Quest'associal'istru-zione gli sembra contraria agli interessi della scienza. Ha veduto special-mente un libro del signor Villeneuve-Bargemont sul-l'economia cristiana; confessa che non capisce bene ciò che possa essere l'economia politica cristiana, e in che cosa, se è veramente economia politica, può differire dalla economia politica senza epiteto. In tutti i casi, non è nei libri di questo genere, e molto meno nelle confe-renze o lezioni fatte sotto l'invocazione cattolica che ci si senta indotti a cercare un'istruzione veramente scien-tifica ed imparziale. Quando si vuole insegnare contem-poraneamente la religione e la scienza, si opera, nella mente dell'uditore o lettore, uno sconvolgimento d'idee che fa sì, che uno dei soggetti nuoce fatalmente all'altro. D'altronde è evidente che un protestante o un libero pensatore, non potrebbe senza abdicare alla loro di-gnità, ricevere un'educazione che gli viene data, solo in cambio di una transazione colla sua coscienza e delle sue convinzioni.
Il signor Courtois desidererebbe che quelli che vogliono servire sinceramente la scienza e non un partito, non inal-berassero altra bandiera che quella della libertà.
27 acrosto 1874 L' E C O N O M I S T A
457 Villiaumé vuole dunque libertà per tutti, convinto che
la libertà non possa produrre che del bene.
Il signor di Malarie dice che agli operai piace l'istru-zione, ma quella data coll'aiuto di certi sistemi. Vorrebbe che se ne tirasse partito, a profitto dell'insegnamento eco-nomico, e che si seguisse l'esempio dato in Inghilterra da Turinning che ha ottenuto degli eccellenti resultati colle conferenze scritte, che leggeva o faceva leggere da-vanti ad un uditorio, mentre un dimostratore gli faceva vedere quelli oggetti dei quali si trattava nelle confe-renze : e questa si chiamava lezione delle cose. Il signor di Malarce si basa anche sull'esempio dei corsi o confe-renze scientifiche ove la lezione è accompagnata da espe-rienze che la' rendono più attraente e più proficua.
Il signor A. Randólet crede che queste esperienze, in-comode per l'oratore, finischino collo stancare anche l'uditorio, e che perciò non bisogna abusarne. Non ama nemmeno gli uditorii composti, una parte di operai e l'altra di persone istruite, perchè non si può parlare ad ambedue la stessa lingua. Bisogna scegliere. Disgrazia-tamente, si preferisce di dirigere la parola esclusivamente alle intelligenze già aperte, illuminate, e così si cessa d'istruire coloro che hanno maggior bisogno d'imparare. Non approva nemmeno l'ammissione delle donne nell'udi-torio, e finalmente soggiunge che le società ed i circoli cat-tolici, lungi dal godere privilegi, sono al contrario sot-toposti ad una sorveglianza e ad un controllo molto severo.
Il signor Olry de Labry riconosce l'utilità degli espe-rimenti, delle figure ed esibizioni di oggetti nell'istruzione scientifica, ma dichiara che questo sistema d'istruzione ò qualche volta incomodo all'oratore, e può nuocere alla continuazione e chiarezza delle sue dimostrazioni.
Il signor Giuseppe Garnier combatte le parole del signor Villiaumé circa al prescrivere come immorale l'insegna-mento delle dottrine atee e materialiste. Queste dottrine, ai suoi occhi, non sono più morali nè più intelligibili di quelle dette spiritualiste. Non vede alcuno inconveniente a lasciarle crescere, ma bensì dei grandi vantaggi. Ri-spondendo al signor Passy circa la distinzione delle classi, dice ohe questa distinzione è un fatto che bisogna accettare o subire : in quanto poi a fratellanza, è questa una pa-rola che è di più, nella tripla divisa repubblicana, per-chè non esprime che un sentimento personale e delicato, che è impossibile d'imporre alle masse. Libertà, sta a meraviglia : Eguaglianza davanti alla legge benissimo, ma Fratellanza è sinonimo di chimera. Gli uomini ed i popoli non saranno mai fratelli.
Il signor Federico Passy spera che lo diverranno un giorno. In quanto agli uditorii composti di operai, e di persone civili, come pure di donne li crede eccellenti, per-chè obbligano l'oratore a castigare la sua lingua, a mi-surare le sue espressioni, ed a rispettare i sentimenti di tutti.
Non divide i sentimenti del signor di Malarce sul me-todo d'insegnamento colle conferenze scritte, che possono riuscire in Inghilterra ; ma che in Francia vengono sem-pre accolte freddamente. Secondo lui, l'importante sarebbe di formare dei buoni professori, o dei buoni parlatori. Al popolo francese piace il talento oratorio ; bisogna pren-derlo come è, e mettere a profitto le sue qualità, ed anche i suoi difetti.
Il signor Orly de Labry vuole un insegnamento semplice, i
; purgato con cura da tutti i termini troppo scientifici, e non approva che le donne ne sieno escluse.
Il signor Arturo Mangiti crede che non bisogna farsi Ì illusioni, nè sul desiderio d'istruzione che regna tra gli • operai, o le persone civili, nè dei resultati ottenuti per , mezzo delle conferenze con o senza esperimenti e
dimo-strazioni ecc. La verità è che il pubblico cerca le didimo-strazioni ed i piaceri, molto più dell'istruzione. Vengono attirati alle conferenze da una specie di moda e da un quasi entusiasmo d'incerta durata; ed anche-dal talento, dalla reputazione, e qualche volta dall'aspetto dell'oratore ; ma dove tutti accorrono non sempre vi s'impara di più. Le dimostrazioni e gli esperimenti sono un richiamo, ma qualche volta impacciano l'oratore. Contribuiscono forse a rendere molto più istruttive le conferenze? Il signor Mangin non lo crede ; ma bensì pensa che servino a di-vertire e per conseguenza a distrarre il pubblico, che occupato a guardare, cessa d'ascoltare. Di più questi sistemi non possono evidentemente aver parte alcuna nell'insegnamento dell'economia politica. Quando le con-ferenze sulle materie economiche sono fatte bene possono essere utilissime. Non so se sia così facile di attirare un uditorio numeroso, come crede il signor A. Rondolet, senza altro scopo che l'istruzione; ma almeno quest'udi-torio numeroso o no, se vuole ascoltare, certamente im-para qualche cosa, o resta utilmente impressionato. Cita come esempi di conferenze ben concep te e parlate, quelle che il signor H. Bandrillart fece alle serate della Sor-bona pochi anni or sono, e quelle colle quali ultimamente il signor Federico Passy ha inaugurato un corso di eco-nomia politica per i giovani ; ma dubita un poco che queste conferenze, che nel loro genere sono modelli, possano isolatamente produrre grande effetto. In tutto, bisogna cominciare dal principio. Il principio qui è l'istruzione della gioventù, non con conferenze più o meno di effetto ; ma con corsi, con lezioni, insomma con l'insegnamento nel senso proprio della parola. Quello è il terreno solido sul quale bisogna basarsi specialmente quando si tratta di seminare e far fruttare le cognizioni scientifiche ed economiche. Le conferenze, venendo in seguito, possono realizzare una felice combinazione dell'utile al dilettevole ; ma, lo ripete, non bisogna esagerarne l'importanza. Circa alle donne poi, il signor Mangin crede ohe gli si debba spalancare le porte delle sale delle conferenze, e crede che la loro presenza sia per gli oratori un eccellente sti-molante, e qualche volta un freno salutare.
Il signor Federico Passy riconosce pure l'utilità supe-riore dei corsi, in confronto delle conferenze, e soggiunge che la lezione da lui fatta davanti ad un uditorio fem-minile, elogiato dal signor Mangin, era un'introduzione a un vero corso, i cui resultati sono stati dei più soddi-sfacenti.
Il signor Orly de Sabrij ricorda che sopra otto chicchi seminati in un campo, uno solo germoglia, e che questo basta a dare una raccolta.
45 8 L' E C O N O M I S T A all' insegnamento ; questo è il necessario ; le conferenze
non sono che un superfluo.
Il signor di Malarce riparla della eccellenza dei metodi inglesi e crede possibile l'applicarli in Francia. Il signor Olry de Sabry chiede che l'economia politica sia intro-dotta nell'insegnamento secondario.
La riunione si separa alle undici.
(Économiste Francais).
CONVENZIONE MONETARIA INTERNAZIONALE
sarà stata fatta secondo le leggi particolari a ciascuno dei quattro Stati.
Lo scambio delle ratifiche è stato fatto a Parigi
il 7 corrente.
Riproduciamo il testo della Convenzione sottoscritta
il 31 gennaio 1874 a Parigi dai commissari
plenipo-tenziari di Francia, del Belgio, della Svizzera e
del-l'Italia, signori Dumas e de Parieu, Victor Jacobs e
de Bonuder, de Melsbroeck, Feer Kerzog e Lardy
Magliani e Ressman ; Convenzione che porta nna
re-visione a quella conchiusa fra le stesse potenze il
23 dicembre 1865.
Eccone il tenore:
Art. 1. Le alte parti contrattanti s' impegnano per l'anno 1874 a non fabbricare o a non lasciar fabbricare pezzi d'argento da 5 franchi coniati nelle condizioni de-terminate dall'articolo 3° della Convenzione del 23 di-cembre 1865 che per un valore non eccedente i limiti seguenti, cioè :
Per il Belgio 12 milioni, per la Francia 60 milioni, per l'Italia 40 milioni, per la Svizzera 8 milioni.
Sono imputati nelle somme qui sopra determinate i buoni di moneta esarati al 31 dicembre 1873, cioè: dal Belgio per un valore di 5,900,000 fr., dalla Francia per un valore di 34,968,000 fr., dall' Italia per un valore di 9 milioni.
Art. 2. All'infuori del contingente fissato dall'articolo precedente il Governo di S. M. il Re d'Italia è autoriz-zato a lasciar fabbricare durante l'anno 1874 per il fondo di riserva della Banca Nazionale d'Italia una somma di 20 milioni di franchi in pezzi d'argento da 5 franchi.
Questi pezzi dovranno rimaner depositati, sotto la ga-ranzia del Governo italiano, nelle casse della Banca Na-zionale d'Italia fin dopo la riunione della conferenza monetaria stipulata nell'articolo seguente.
Art. 3. Nel corso del mese di gennaio 1875 sarà te-nuta a Parigi una conferenza monetaria fra i delegati delle alte parti contraenti.
Art. 4. La clausola inserita nell'articolo 12 della Con-venzione del 23 dicembre 1865 relativameute al diritto d'accessione è completata dalla disposizione seguente :
« L'accordo delle alte parti contraenti è necessario perchè le domande di accessione siano ammesse o ri-gettate. »
Art. 5. La stipulazione contenuta nell'articolo 4" avrà la stessa durata della Convenzione del 23 dicembre 1865. Art. 6. La presente Convenzione addizionale sarà ra-tificata, e lo scambio delle ratifiche avrà luogo a Parigi appena potrà venir fatta.
Essa sarà messa in vigore appena la promulgazione
A T T I U F F I C I A L I
La Gazzetta Ufficiale ha pubblicato i seguenti Atti e Documenti Officiali :
17 agosto. — 1. Regio decreto 26 luglio, che mette in vigore pel 1° settembre prossimo la legge del 3 giu-gno 1874, che impone una tassa sulla fabbricazione della cicoria preparata e di altri prodotti simili, e regolamento relativo.
2. Disposizioni nel personale dell'amministrazione del Demanio e delle Tasse.
3. Elenco nominativo dei nazionali morti all'estero du-rante il secondo trimestre 1874.
18 agosto. — 1. Regio decreto 19 luglio, che autorizza la Banca Mutua Popolare della provincia di Sondrio ad aumentare il suo capitale e ne approva lo statuto.
2. Regio decreto 26 luglio, che modifica la collocazione d'alcuni funzionari nelle rispettive graduatorie.
3. Disposizioni nel personale del ministero dell'interno, fra le quali notiamo l'accettazione delle dimissioni del Comm. Luigi Torelli, prefetto in aspettativa.
4. Disposizioni nel personale del ministero della guerra, in quello del ministero della marina e nel personale giu-diziario.
5. Pubblicazione di un concorso aperto nell' istituto topografico militare per la nomina di 18 aspiranti aiutanti topografi collo stipendio di lire 1200. Le domande di am-missione dovranno essere presentate non più tardi del 15 settembre.
19. agosto. — 1. Regio decreto 3 giugno che accorda autorizzazioni di derivazioni d'acque e di occupazioni d'aree di spiaggia agli individui indicati nell'elenco an-nesso al decreto stesso.
2. Disposizioni nel personale militare, insegnante e giudiziario.
— La Direzione generale dei telegrafi avverte che il 15 corrente in Casalbordino, provincia di Chieti, il 16 in Ca-rate Brienza, provincia di Milano, il 17 in S. Margherita di Belice, provincia di Girgenti e in Curinga, provincia di Catanzaro, è stato aperto un ufficio telegrafico governa-tivo al servizio del Governo e dei privati con orario li-mitato di giorno.
20 agosto. — 1. Regio decreto 26 luglio che autorizza il comune di Genova ad accettare la donazione fattagli dalla marchesa Maria Brignole-Sale, duchessa di Galliera e dal suo figlio marchese Filippo De Ferrari, del palazzo Rosso si tuato in Genova, via Nuova, colle entrostanti galleria di quadri e biblioteca, alle condizioni espresse nell'atto 12 gennaio 1874 rogato Balbi.
2. Disposizioni nel personale militare, giudiziario e dei notai.
di-459 ritti marittimi dei metodi di stazzatura vigenti in Italia
ed in Germania.
2. Regio decreto 6 luglio, che concede facoltà di deri-vazioni d'acqua e di occupazioni di tratti di spiaggia agli individui indicati nell'elenco annesso al decreto stesso.
3. Regio decreto 7 agosto, con cui si dà esecuzione alla dichiarazione firmata a Pietroburgo il 21 giugno (3 luglio 1874) tra l'Italia e la Russia per la reciproca trasmissione di atti giudiziari e di lettere rogatorie.
4. Regio decreto 26 luglio, che approva una aggiunta alle strade provinciali d'Alessandria.
5. R. decreto 7 agostg, così concepito :
Art. 1° La Congregazione dei Virtuosi al Panthéon di Roma è autorizzata ad accettare il lascito fattole dal fu cav. Lodovico Stanzani con testamento 19 giugno 1872 alle condizioni imposte dal testamento stesso.
Art. 2° Il Comune di Roma è autorizzato ad accettare la collezione di numismatica e di pietre preziose lasciata dal predetto cav. Stanzani col medesimo atto di ultima volontà al Gabinetto archeologico di Roma.
6. Nomine nel personale militare e nel personale giu-diziario e dei notai.
22 agosto. —• 1. Regio decreto 19 luglio, preceduto da relazione a Sua Maestà, che proroga a tutto il corrente anno il termine concesso per l'istituzione del registro di popolazione.
2. Disposizioni nel personale giudiziario.
RIVISTA BIBLIOGRAFICA
L'Economista
ha già avuto occasione di far
men-zione di un pregevole scritto intorno al quale l'egregio
prof. Sbarbaro ci dirige le seguenti osservazioni che
di buon grado pubblichiamo. Il nostro giornale non
si è ancora pronunziato intorno alla questione di cui
qui è tenuto parola e che accenna a prendere
propor-zioni delle quali non può che andar lieto chiunque
come noi ha piena fiducia nell'ampio svolgimento della
discussione per promuovere l'appuramento delle idee
ed il progresso scientifico.
Fermi però in ogni caso nel proposito di non
di-scostarci mai dalla calma ed imparzialità, che si
addi-cono alla trattazione delle controversie scientifiche
la-sciamo intanto la parola all'egregio professore.
Il Germanismo economico in Italia, scritto di Francesco Ferrara — Firenze, tip. dei Successori Lemonnier. Sono poche pagine, comparse nell'ultimo fascicolo della Nuova Antologia, le quali costituiscono indubitabilmente un fatto importantissimo della vita intellettuale d'Italia, un fatto degno di tutta la considerazione degli studiosi e dei dotti.
I dotti e gli studiosi, che seguono il corso e il moto delle dottrine politiche e morali nella nostra patria comprende-ranno al solo titolo che argomento abbia tolto a discutere in queste pagine il chiarissimo economista di Palermo. È una delle questioni più serie e più solenni che ci si parino ora dinanzi; è la questione del metodo, o dell'indirizzo degli studi economici, la quale si risolve nella questione dei principii su cui l'edificio di tutta la scienza del
be-nessere materiale dei popoli deve innalzarsi. Da essa, per conseguente, non dipendono soltanto, come ognun vede, i destini dell'umano sapere, ma le sorti dell'umana società, l'avvenire della civiltà e della libertà.
E la libertà, i principii che la giustificano, la libertà più importante, quella a cui tutte le umane franchigie si ri-ducono, e senza della quale nessuno può reggere a lungo, la libertà più preziosa per i popoli cristiani, la libertà piena del lavoro è appunto messa in questione dal Germa-nismo economico: e in difesa della libertà assoluta della vita industriale sorge il Ferrara contro le odiose preten-sioni di chi tenta acclimatare sul suolo d'Italia le teoriche di quel socialismo mitigato e inconseguente, che da pochi anni mena tanto rumore in Germania.
Queste novità germaniche, a vero dire, non formano un corpo sistematicamente ordinato di dottrine. Sono piuttosto una tendenza o meglio una forma singolare di risolvere problemi economici e sociali, una specie di ec-clettismo, destituito di principii razionali e di fondamento scientifico, che, come teorica di circostanza cerca di sod-disfare in qualche modo le esigenze della democrazia lavoratrice e le aspirazioni livellatrici della demagogia, conciliandole colle necessità irrefrenabili dell'ordine pre-sente della società civile e coi grandi principii giuridici, che ne costituiscono il substrato.
Questa nuova scuola di economisti riformatorio positivi, come essi stessi si intitolano, in opposizione alla scuola classica di Smith, di Say, di Dunoyer, di Bastiat, si attri-buisce principalmente la missione di correggere, di inte-grare o perfezionare le conclusioni puramente negative del vecchio liberalismo, estendendo maggiormente l'azione dello Stato a beneficio degli ordini più poveri e numerosi della società umana. Perchè gli apostoli di questo nuovo Vangelo economico non credono, che la piena libertà delle transazioni sociali per sè stessa sia rimedio sufficiente alle piaghe della miseria e àA pauperismo ; nè hanno fede nella virtù mediatrice delle leggi naturali dell' ordine econo-mico e del mondo industriale. Nel che si vede come essi non differiscano dal pensiero dei socialisti, e come a buon diritto sieno stati detti socialisti della cattedra.
L' E C O N O M I S T A 27 agosto 1874 colla questione morale, giuridica e religiosa dell' età
no-stra; onde si vedrà, che senza i lumi di un'alta filosofia della storia e del diritto mal si può decidere se le odierne usurpazioni dello Stato nella vita individuale, sanzionate da certe scuole di diritto e di economia, sieno 1' adem-pimento di una legge dell' evoluzione sociale, un portato necessario del progresso, di cui il germanismo autoritario sarebbe il precursore e l'interprete ; ovvero un effimero traviamento degli intelletti. — Rumore di un giorno.
P . S B A R B A R O .
•
GIURISPRUDENZA COMMERCIALE E AMMINISTRATIVA
Privilegi — Leggi speciali — Abrogazioni — Leggige-nerali — Codice di commercio — Banca Toscana — Arresto personale — Non commercianti — Privilegi a titolo oneroso — (L. trans, per 1' att. del Codice di Commercio, art. 15 — Tit. prel., del Codice civile, art. 5).
Non si devono confondere le leggi speciali coi privi-legi (1).
Per la promulgazione del Codice di commercio vennero bensì abrogate tutte le leggi generali o speciali e gli usi e consuetudini che formavano soggetto del Codice stesso, ma non le disposizioni sovrane contenenti dei pri-vilegi a favore di determinati istituti di credito (Banca I Nazionale Toscana) (2).
E perciò rimasero in vigore tutti i motu-propri. noti-ficazioni e decreti riguardanti la Banca Toscana, anche in quelle parti che risguardano il privilegio a lei con-cesso di valersi dell'arresto personale contro i suoi debi-tori anche non commercianti (3).
Questo privilegio deve considerarsi come un corrispet-tivo degli oneri imposti alla Banca, e come un mezzo re-putato necessario onci'ella potesse convenientemente so-disfare allo scopo della sua istituzione (4).
Quando si tratta di privilegi non semplicemente gra-ziosi, ma aventi carattere di contrattuale corrispettività, non può mai indursene l'abrogazione per la sola so-pravvenienza di una legge posteriore, e nemmeno per la deroga generale a tutti i privilegi, ma deve l'abro-gazione risultare da una individuale ed espressa dispo-sizione della legge medesima (5).
(Corte di Cassazione eli Firenze 26 maggio 1874, Banca Nazionale Toscana c/ Ruiz de La Fuente. Poggi Pres. Bicci estensore).
(1-5) Che i privilegi concessi a titolo oneroso non pos-sano rivocarsi senza compenso è massima di giurisprudenza costante. Si può vedere un'altra sentenza della stessa Corte di Cassazione di Firenze del 6 marzo 1873, e la nota (Legge , 1873, I, p. 769). Nel senso stesso la Cassazione di Napoli, 1° agosto 1871 (Legge, 1871, II, p. 298). Vedi pure
S A R E D O , Trattato delle leggi, n. 3 5 7 . Nella specie ci pare
però assai grave il dubbio se trattandosi di arresto perso-nale, dalla legge considerato come mezzo essenzialmente odioso, il privilegio concesso non fosse contrario ai prin-cipii sanciti dalla nuova legislazione. A parer nostro la Corte suprema di Firenze ha perduto di vista l'art. 2 0 9 3
del Codice civile, che è in aperta opposizione colla sen-tenza: « l'arresto personale non può essere ordinato che.... nei casi e nelle forme determinate dalla legge. » Ora le sole leggi, e non i privilegi, devono regolare una materia che è una deroga alia libertà individuale: chè quanto ri-guarda questa preziosa libertà tocca l'ordine pubblico: e non si può, su codesta materia, per interpretazione di legge estendere la efficacia di una concessione di privilegio
(SA-R E D O , op. cit., nn. 6 8 4 - 6 9 4 ) . (La Legge, Ì874, N. 33).
Può il notaio essere commerciante?
Due condizioni si richiedono per essere commerciante: esercitare degli atti di commercio, e fare dell'esercizio di questi atti la sua professione abituale, la quale non esige punto che questa professione sia esclusiva di ogni altra, ed anzi nemmeno che sia la principale, bastando l'abitualità degli atti di commercio. Quindi è che anche il notaio può essere commerciante, non bastando la qua-lifica di notaio per rigettare da sè quella di commer-ciante. E anzi da notare, che la giurisprudenza sommi-nistra anche esempi di notai, che per essersi simulta-neamente dedicati ad atti abituali di commercio, furono considerati come commercianti^e sottoposti a tutte le annesse conseguenze.
(Corte di Appello di Ancona, 23 maggio 1874).
PARTE FINANZIARIA E COMMERCIALE
RIVISTA FINANZIARIA GENERALE
23 a g o s t o .
La miglior cosa che potesse fare in questo momento un cronista finanziario, sarebbe quella di lasciare ad altri il posto ch'egli suole occupare nei periodici, risparmiando così a se ed ai lettori la ripetizione delle solite frasi da cui null'altro si ricava che il languore e la mancanza di affari delle nostre Borse. NÈ sono le nostre soltanto, che ci presentano questo spettacolo di inerzia, giacché anco all'estero la situazione non è punto dissimile, ed anco la borsa di Parigi dopo i grandi sforzi da essa fatti e che fu-rono coronati dai più felici resultati, ci presenta adesso uno strordinario stato di calma.
E questa calma si mantiene nonostante l'abbondanza di denaro che si verifica sul mercato Europeo, la quale ha indotto la Banca d'Inghilterra a ridurre di nuovo lo sconto dal 4 al 3 1{2 % e fa sì che in Francia dove lo sconto uf-ficiale è mantenuto al 4 % gli effetti cambiari di com-mercio si scontino dai privati da 3 a 3 l j 8 le firme di Banco da 2 7j8 a 3 % le accettazioni d'alta Banca da 2 5i8 a 2 3pL
Chi volesse azzardarsi a far previsioni intorno a questo stato di cose, crediamo che non correrebbe rischio di es-sere facilmente smentito dai fatti, annunziando la conti-nuazione della tendenza al sensibile miglioramento nei corsi dei valori, tendenza che è per ora piuttosto latente che palese, ma che non darebbe luogo a sorpresa se si ac-crescesse molto in velocità in un prossimo avvenire quando i nuovi capitali creati dagli abbondanti raccolti dell' an-nata siano venuti a ripianare i vuoti delle annate prece-denti ed a somministrare nuovi eccitamenti alla specula-zione e nuove forze al credito. E piuttosto da temersi che questo subitaneo miglioramento della situazione non dia uno slancio troppo vigoroso allo spirito d'intrapresa e non debba in un periodo assai ristretto fare riapparire nuove minacce di crisi se per mala sorte le prospere condizioni dei prodotti del suolo nel 1874 non si ripetessero negli anni successivi.