L'ECONOMISTA
G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E
D E I B A N C H I E R I , D E L L E S T R A D E F E R R A T E , D E L C O M M E R C I O , E D E G L I I N T E R E S S I P R I V A T I A B B O N A M E N T I Un anno L. 35 Sei mesi 2 0 Tre mesi 10 • Un numero 1 Un numero arretrato 2-Gli abbonamenti datano dal 1° d'ogni mese
GLI ABBONAMENTI E LE INSERZIONI
si ricevonoR O M A FIRENZE S. Maria in Via, 51 | Via del Castellacelo, 6
DAL BANCO D'ANNUNZI COMMISSIONI E RAPPRESENTANZE
I N S E R Z I O N I
Avviso per linea L. 1 — Una pagina 100 — Una colonna 60 — In un bollettino bibliografico si annunzieranno tutti quei libri di cui saranno spodito due copio alla Direzione.
Anno I - Voi. II
Giovedì 19 novembre 1874
N. 29
SOMMARIO
P a r t e e c o n o m i c a : L'istruzione pubblica in Inghilterra — Dell'im-posta sui rodditi di Riccliesza mobilo iu Italia — Stato, capitalo o lavoro — Società di economia politica di Parigi — Progotto di logge por l'emis-sione ed il rimborso dei biglietti di Banca in Svizzera — Rivista econo-mica — Rivista bibliografica — Triosta, jjjgMzià e Genova dopo l'aper-tura del Canale di Suez.
J P a r t e f i n a n z i a r i a e c o m m e r c i a l e : Rivista finanziaria ge-nerale — Notizie commerciali — Atti ufficiali — Listini dolio borse. Gazzetta degli interessi privati — Estrazioni — Situazioni delle Banche —
Prodotti settimanali delle Strade ferrate.
P A R T E E C O N O M I C A
L'ISTRUZIONE PUBBLICA IN INGHILTERRA
(Continualion« vedi n. 28).
i l
Il fatto a cui alludiamo è l'introduzione del mutuo insegnamento, il quale, non solo assottigliava di molto il costo; d'una pubblica scuola, ma casualmente servì d'incentivo a tutta quella operosità che abbiam veduta, quasi d'un tratto, destarsi, incalorendosi poscia ogni giorno di più.
Un bel mattino, nel 1798, si lesse sulle cantonate di Londra l'annunzio, che nel sobborgo di Southwark erasi aperta una scuola da fanciulli poveri, nella quale avrebbero imparato leggere e scrivere in poco tempo, a un prezzo metà più basso dell'ordinario. L'istitutore era un giovine ventenne, per nome Giuseppe Lanca-ster, figlio d'un crivellaio. La curiosità spinse alla nuova scuola molti avventori, de'quali taluni, perchè poverissimi, vi furono accolti gratuitamente. Quest'atto di generosità, da parte d'un maestrucolo povero an-ch'esso, lo costringeva a veder modo di restringere le sue spese; e lo indusse principalmente a sopprimere i suoi sotto-maestri, ponendo in vece di loro alcuni ra-gazzi già più maturi che gli altri, cui diede il titolo, che è poi rimasto, di Monitori, come quello di Lan-castriano rimase al metodo.
Non si trattava, per vero, d'una invenzione, checché se ne legga in parecchi fra gli opuscoli lasciatici dal
Lancaster. Tutta la parte essenziale del suo metodo combaciava esattamente con quello che il dottor Bell, pastore scozzese, avea già praticato per sette anni in Madras, istruendovi i figli de' militari, e che egli, rim-patriato per malattia, aveva dal suo ritiro di Swanage (Dorset) fatto conoscere al pubblico, non che applicato a certe scuole di carità da lui governate con affetto di virtuoso pastore.
Ma prescindendo dalla quistione del plagio, la scuola di Southwark destò un gran rumore nella capitale. Il momento era davvero propizio, giacché le rimostranze s'eran già fatte assai vive contro l'insufficienza della pubblica istruzione. Eransi soprattutto notate le pa-role di Malthus, che dichiarava nazionale vergogna le scuole esistenti, senza punto eccettuare le domenicali. Si aprirono dunque soscrizioni all'infretta, sotto il pa-tronato di signori e dame; si potè subito accogliere 300 allievi, e in men di due anni si ebbero fondi abba-stanza per poter proclamare affatto gratuita la scuola di Southwark. Del nuovo metodo, e de'primi frutti raccoltine, si pubblicarono notizie a profusione; afflui-rono firme di contribuenti; lord Sommerville, il duca di Bedford, i duchi di Kent e di Sussex, il re mede-simo, gareggiarono co'mecenati di second'ordine, af-finchè su tutto il paese venisse imitata la scuola di Southwark, ove ammiravasi lo spettacolo nuovo di 1000 allievi, riuniti sotto un solo e medesimo tetto, e istruiti con una tranquillità ed un ordine, da disgradarne la disciplina d'un reggimento.
786 L' E C O N O M I S T A 19 novembri 18T-1 • e con la completa assenza d'ogni insegnamento
dogma-tico, che aveva adottati il Lancaster. Il suo bill fu re-spinto; ma non occorreva di più. per eccitare e ren-der pubblica la gara settaria che fin allora s'era covata negli animi.
Il clero della chiesa ufficiale si scosse, coll'arcivescovo di Cantorbery e il vescovo di Durham alla testa. Decisi di contrapporre attività ad attività, aprirono anch'essi la loro soscrizione, spiccarono circolari per tutte le dio-cesi, invitarono il dottor Bell, come vero autore del nuovo metodo, a venire in Londra per prendervi la direzione delle scuole ortodosse; e in men che si dica, cinque ne furono aperte nella capitalo sotto il patroci-nio dell'arcivescovo ; una sesta, a tutta spesa d'un ricco Davis, capace di 240 allievi, nella quale si aggiunse l'insegnamento industriale d'una tipografia, che alcuni anni dopo divenne sorgente di grossi lucri.
Da questo momento si entra in uno stato di lotta accanita e abbastanza fanatica da ambi i lati.
I dissidenti incominciarono un' opera di attivissimo proselitismo. Nonostante le private prodigalità del Lancaster, una società, innominata per allora, venne costituita. Lo spedirono a piantare scuole ognidove, sul modello di Southwark, fra le quali splendette la high school di Edimburgo. Mandarono emissarii sul continente, in America, nelle Indie, al Capo, per di-vulgarvi la fama della sua invenzione. Era i 50 con-tribuenti più cospicui, Bedford e Sommerville primeg-giavano sempre; figuravano inoltre Witbread, Sturge, ed un Forster ; e il duca di Kent si fé' distinguere, per una specie di affettazione con cui volle introdurre la scuola lancastriana nel suo reggimento.
Dal lato degli anglicani, altra società, se non più clamorosa, più solida, nel 1810. Protettore supremo il Principe Reggente ; presidente, l'arcivescovo di Can-torbery ; vice-presidenti, 29 vescovi e 10 pari del re-gno. Un Comitato di 10 persone, distinte per varii titoli, ebbe l'incarico di promuovere le soscrizioni; e se vi sia ben riuscito, basti a mostrarlo il fatto, che, in un momento in cui la società scarseggiava di danaro, un semplice invito del Comitato produsse 8000 lire sterline, in cui il Reggente entrò per 300, e vi furono parecchie persone private che non titu-barono a contribuire per 500. Comitati filiali, ogni-dove, capitanati da vescovi; propaganda vivace in Irlanda e in Iscozia; e il vescovo di Durham apre la sua scuola in Barrington, sacrificandovi non meno che 43G lire sterline del privato suo reddito. In ot-tobre dell'anno appresso, la società si annunzia for-malmente, col titolo di Società nazionale « per dif-fondere l'insegnamento elementare nelle classi povere, secondo i principi! della Chiesa dominante in Inghil-terra e paese di Galles ». Al medesimo tempo si de-cide di fondare in Londra una scuola centralo e nor-male, per formarvi i maestri di cui si sentiva bisogno urgente. La quale fu aperta in giugno del 1813 con 1000 allievi, di cui femmine (per far da maestre
nelle scuole femminili) 400. Bell ne era sempre l'ispettore in capo; un Johnson, direttore; una mi-stress Rogers ebbe il dipartimento donnesco ; un Co-mitato di dame si dedicò a dirigere i lavori manuali. Nelle diocesi, il clero tutto si mise in moto; gli aiuti pecuniarii, e personali vi piovevano da Londra, e basti il dire che, alla fine del 1817, questo solo capitolo della Società nazionale avea già costato uua spesa di 30 000 lire sterline (fr. 750 000).
Declinava allora rapidamente la stella di Lancaster, a cagione de' debiti di cui erasi caricato ; ma non quella della società impallidiva perciò. I socii, con-gregatisi nel 1814, vollero anch'essi un titolo defini-tivo. L'epiteto nazionale era già preso; si disse dun-que « Società scolastica per la Gran Bretagna e per l'estero » (British and foreign School Society). Ma Lancaster non ne faceva più parte ; perchè l'anno avanti, sdegnando di star sottoposto alla sorveglianza del Comitato, erasi perentoriamente dimesso dalla carica nominale di supremo ispettore. Da allora in poi, si perdono le sue traccie ne' documenti inglesi che noi abbiamo avuti sott'occhio; ma qualcuno dei suoi biografi lo dà per morto sotto le ruote di una vettura in New-York a'24 settembre del 1838.— 11 titolo di metodo lancastriano, come già accennammo, gli è sopravvissuto ; ma dalla gara di priorità, agi-tatasi tra i suoi amici e quelli del dottor Bell, è risultato evidente che il loro metodo era già noto sin da'tempi di Erasmo in Europa, e praticato nelle Indie da più che due secoli prima di Bell.
I primi passi, per trar fuori dalla sfera puramente privata le duo società rivali, son questi: che, da un lato, la National sollecitò ed ottenne (1817) un atto d'incorporazione ; e dall'altro, la British acquistò un patrocinio, non molto svelato, ma molto energico, nel seno del Parlamento. Brougham (non lord ancora) era nella Camera de'Comuni uno tra i più focosi rappre-sentanti delle aspirazioni progressive. L'espulsione del-l'insegnamento religioso dalle scuole gli parve un concetto ben degno di stare in riga con l'abolizione della schiavitù, con la riforma della legislazione sui grani.... con tutti i grandi argomenti de'quali si ali-mentava la sua meravigliosa loquela. Ma non amando di affrontare apertamente la Chiesa stabilita, si limitò a domandare un Comitato speciale d'inchiesta, alle-gando che, in quel momento, 120 000 analfabeti cir-colavano nelle strade della sola Londra. Era un ri-pristinare la mozione di Witbread, già respinta dieci anni prima; ma questa volta la Camera cedette alla forza del magico oratore, e il Comitato fu scelto (1818) sotto la presidenza di lui medesimo.
19 novembre 1874 L' E C O N O M I S T A 787 dalle numerose tavole del Comitato risultava che
nel 1818, e ne'pochi anni in cui l'azione delle due Società s'era appena cominciata a spiegare, in Inghil-terra (compresa la Scozia ed esclusa l'Irlanda) s'eran fatti i seguenti progressi:
il numero delle scuole era salito da circa 22 mila a 29 mila: aumento 6978, ossia 32 0{0;
il numero degli scolari, da 1 000 000, era dive-nuto poco meno che 1 400 000 : aumento circa 38 OiO.
In senso assoluto : siccome la polazione di allora aggiravasi sui 14 milioni, cosi l'Inghilterra nel 1818 presentava uno scolare su 10 abitanti: proporzione clie in quel tempo nessun altro paese sognava di potere raggiungere. In particolare poi, divenne manifesto che quasi tutto l'aumento era dovuto alla filantropia dei cittadini privati, ed alla solerzia delle due benemerite associazioni, che avevan saputo così bene eccitarli. 11 solo forse che ne sia rimasto un po' contrariato fu Mr. Brougham, se dobbiam giudicarne da un suo opu-scolo posteriore ; ma invece di spiegare il suo rancore come un tratto di ferito amor proprio, noi amiamo vedervi l'insaziabilità naturale da cui sono divorati quegli animi, ne'quali arda davvero il desiderio di progredire senza riposo.
E sarà bene di aggiungere che il moto ascensionale non si arrestò. Il Comitato volle accertarsene. Una delle sue statistiche mostra che dal 1818 al 1827 le cifre s'erano all'incirca raddoppiate; e nonostante il rapido crescere della popolazione britannica, il rapporto s'era pure ingrossato, tra numero di abitanti e numero di scolari: alla fine del 1827 ve n'erano già un mi-lione e mezzo fra i soli più poveri, che si facevano ascendere a circa 2 milioni.
Entriamo ora nel 4° periodo, e innanzi tutto fer-miamoci al decennio dal 1830 al 1840. Qui comincia ad apparire ben chiaro come la gara filantropica delle due società fosse, in sostanza, la splendida scorza sotto cui non si ascondeva che una lotta di religiose intol-leranze ed avidità.
I dissidenti, ai quali le soscrizioni non eran piovute così abbondanti come alla Società nazionale, comincia-rono a sollecitare modesti sussidii dal Governo; il quale, senza punto destare discussioni parlamentarie, procurò di acchetarli, sin dal 1833, insinuando bel bello delle piccole somme nel budget, che la Camera, colla con-sueta prudenza delle maggioranze, fingeva quasi di non vedere.
In quell'anno medesimo, per iscandagliare l'opinione del Parlamento, si cacciò fuori Roebuclc, a proporre che « si considerasse il bisogno d'un sistema di edu-cazione nazionale » (epiteto che ora non volea dire anglicana). Ma il Cancelliere dello scacchiere, lord Althorp, non esitò a rispondere che T intromissione del Governo in siffatta materia avrebbe fatto assai più male che bene.
E cosa più notevole ancora: l'anno appresso
Brou-gham che, quantunque divenuto lord Cancelliere, par-teggiava sempre per un insegnamento scevro da ogni miscela religiosa, non potè aderire tuttavia alla pre-tensione de' dissidenti, i quali volevano evidentemente comprare la loro emancipazione religiosa col sacrificio della libertà cittadina in fatto d'istruzione. Colse dun-que, nella sessione seguente, la prima opportunità che gli venne, per dichiarare solennemente : « che il pro-gresso delle pubbliche scuole era tutto dovuto agli sforzi volontaria del pubblico; e non sarebbe stato ne necessario ne utile l'intervento legislativo, salvochè si volesse limi-tarlo a degli eventuali e moderati sussidii, in aiuto alle soscrizioni private, com'erasi fatto nell'anno an-tecedente e si pensava di fare nello attuale >.
La posizione degli anglicani era evidentemente assai seria, per non poterla assaltare di fronte sul territorio inglese. Gli sforzi, dunque, si concentrarono sull'Ir-landa. Il partito aderente alla British pretendeva che, sulla proprietà della Chiesa protestante nell' isola, una parte, ritenendola come soverchia, si rivolgesse a pro-muovere l'educazione del popolo senza distinzioni di culto. Peel tentò bene di schermirsi in principio; ma il giorno in cui, di faccia a faccia con Russell, si vide costretto di pronunziarsi, non esitò a dichiarare che « non avrebbe mai consentito a convertire le proprietà della chiesa anglicana in usi estranei ad essa ». Che importa! dissidenti e cattolici, uniti insieme, fecero maggioranza: 322 voti contro 289 rovesciarono il Mi-nistero.
Ma i whigs, che così tornavano al potere (senza lord Brougham, ricusato dal re), non furono più fortunati. Morpeth per conto del Ministero ripresenta una legge sulla Chiesa irlandese nellaCamera de'pari;Haddington, stato già luogotenente in Irlanda, si scatena a com-batterla; prova l'illusione del sopravanzo supposto, pro-testa, chiama alle armi contro questo colpo fatale che pretendevasi di scagliare al protestantismo in Irlanda. Invano i whigs si levarono in massa; Clanricarde, Go-nyngham, Plunkett, Glenelg, Brougham.... ebbero un bel difendere il Ministero, non fu possibile impedire che 138 voti contro 41 respingessero la legge.
788 L' E C O N O M I S T A 19 novembri 18T-1 le intenzioni del nobile Lord, e adoperando una
for-inola, divenuta ora celebre nel Parlamento italiano, promise che avrebbe studiato la questione.
E i ministri studiavano ancora nel 1837, quando in ambe le Camere si riaprì il fuoco della caccia a'sussidii. Ai Comuni, è dapprima Mr. Staney, che chiede di « esaminarsi ì migliori mezzi per ottenere un'utile edu-cazione a'fanciulli poveri delle grandi città » (30 nov.); poco dopo, è Mr. Wyse, che vien fuori con un « indi-rizzo a S. M. perchè si compiaccia d'istituire un Co-mitato (Board of Commissioners), per provvedere alla educazione in Inghilterra e introdurvi un sistema na-zionale ». Russell, naturalmente, si sentì imbarazzato. Lodò anch'egli le intenzioni dell'onorevole Wyse; ma poiché gli studii non erano per anco finiti, si permise di giudicare intempestiva la mozione; la quale, messa ai voti, si trovò respinta da 74 votanti contro 70.
Contemporaneamente alla proposta di §laney, Brou-gham nella Camera de'pari presentava due bills nel medesimo'senso. Ma non essendo venuti in discussione, cinque mesi dopo il vescovo di Durham, colonna, come abbiamo veduto, della società nazionale, coglie il de-stro d'una petizione di Manchester, invocando anch'egli l'educazione nazionale, e si estende a provare la neces-sità di provvedervi con ampii mezzi, cioè dire, a spese della Finanza.
Il Ministero vedevasi oramai alle strette. Già sin dal 1836 avea voluto far credere che si occupava di educazione. Il sistema MYhalf school-time (alla Peel) erasi insinuato tra i provvedimenti sul lavoro degli opificii. Di più, erasi fatto deliberare, può dirsi senza discusione, un bill col quale ai possessori di beni in fedecommesso, privati o enti morali, davasi facoltà di alienare porzioni di terreno non maggiori che un acre, per fabbricarvi delle scuole; e l'Atto cominciava con la considerazione, che era giovevole il promuo-vere l'educazione de'fanciulli poveri ne'principii della vera religione e nelle utili cognizioni (13 agosto 1836 — 6 e 7 Gugl. iv, c. 70). Ma ciò era ben poco per sod-disfare l'interesse e l'avidità de'due partiti: il Mini-stero si sentì costretto a qualche cosa di più.
Da un lato, dunque, nel 1838, un Ordine in Con-siglio stabilì di nominarsi un Comitato di educazione, dipendente dal Consiglio privato, col quale si mostrava l'intenzione di volere esercitare una sorveglianza più stretta sugli affari scolastici. Da un altro lato, ai 14 giugno del 1839, Russell, volendo mettersi in regola sulla faccenda de'sussidii, domandò alla Ca-mera de'Comuni che si costituisse in Comitato di finanza (Committee of supply), per poterle richiedere un fondo di 30 mila lire steri, (ital. lire 750 mila), su cui provvedere alle occorrenze della pubblica istru-zione.
Stanley surse a combatterlo con un emendamento, proponendo la condizione preliminare, che la Camera pregasse S. M. di revocare l'ordine in Consiglio, col quale erasi creato il Comitato di educazione. Dopo
tre giorni di contrasto, il Ministero ebbe una di quelle sconfitte che, quando si voglia, si posson chiamare trionfi: due voti di maggioranza (275 contro 273). Così, e solamente così, l'esistenza del Comitato potè confermarsi. Il Governo lo ricostituì l'anno appresso, facendovi entrare, insieifie a parecchi ministri, alcuni membri della opposizione, fra cui il medesimo Stanley. E questa è l'origine e l'importanza del celebre Comi-tato in cui i vincolisti han trovato un Ministero della pubblica istruzione. Ne vedremo meglio lo
attribu-zioni, la composizione, e le opere, negli anni seguenti.
Della Imposta sui redditi di Ricchezza mollile in Italia
Quando nel 1863 fu proposta dal ministro Minghetti e vinta in Parlamento la imposta sui redditi della ricchezza mobile, i più chiari pubblicisti ed econo-misti non mancarono di farle buon viso; astrazione fatta dai bisogni dell'erario pubblico ai quali cotesta nuova tassa doveva sopperire, parve a molti che la sua attuazione fosse un primo e non indifferente passo verso la semplicizzazione del nostro sistema tributa-rio. Era lecito credere che l'impianto di cotesta im-posta indicasse l'abbandono del complicato sistema delle imposte molteplici ed indirette sulla ricchezza non fondiaria per cui si vanno a colpire direttamente i sintomi con i quali cotesta ricchezza si manifesta, per adottare l'altro sistema dell'imposta diretta ed unica; e difatti l'articolo 37 della legge fondamentale di questa imposta, che è quella del 14 luglio 1864, aboliva tutte le diverse imposte dirette non fondia-rie che a quel giorno erano in vigore nelle vafondia-rie Provincie del Regno. Siccome, in conclusione, la im-posta sui redditi di ricchezza mobile si fondava sul principio che ciascuno deve concorrere a sostenere i carichi dello Stato in proporzione delle sue rendite e conseguentemente della sua possibilità, così
L' ECONOMISTA 789 rilevata dagli uomini politici i più distinti e di tutti
i partiti. Una Commissione .apposita lavora già da molto tempo alla ricerca della soluzione di questo importantissimo problema ed è sperabile che il resul-lato dei suoi studi sia qualche cosa di più delle so-lite leggiere modificazioni, le quali soventi volte non fanno che aggiungere nuovi inconvenienti a quelli che si cercano di evitare.
Prima peraltro di scendere all'esame critico di que-sta impoque-sta per rilevarne gl'inconvenienti, non sarà inutile che si ritessa in poche parole la storia delle vicende da essa trascorse in Italia. La legge del 14 lu-glio 1864 che impiantò nel regno nostro la imposta mobiliare prima di tutto si limitava a chiedere che se ne ritraessero 30 milioni di lire per tutto l'anno 1864. Stabiliva che la somma richiesta si repartisse per contingenti fra le varie provincie del regno, e che la somma assegnata a ciascuna provincia si dividesse, sempre per contingenti, per comuni o per consorzi di comuni se questi non raggiungessero 6000 abitanti. Per la determinazione dei contingenti provinciali e comunali si adottarono i seguenti criteri : l'imposta fondiaria, la popolazione, gli stipendi e pensioni pagate dallo Stato, i dividendi delle Società anonime di cre-dito, gli introiti doganali e i diritti marittimi, gli introiti postali e telegrafici, il prodotto delle tasse di registro e bollo, la estensione delle ferrovie e delle strade nazionali e provinciali. A stabilire il catasto delle rendite mobiliari si ricorse al sistema delle de-nunzie dei cittadini da rivedersi e correggersi in primo stadio dalle Commissioni comunali o consorziali, ed in grado di appello dalle Commissioni provinciali. Le Commissioni comunali o consorziali si nominavano dalle rappresentanze locali ad eccezione del presidente del quale il Governo si riserbò la nomina, e quelle provinciali si eleggevano per metà dai Consigli pro-vinciali e per metà dalle Camere di commercio, ad eccezione sempre del presidente che era di nomina governativa. I redditi mobiliari venivano cerniti nella loro totalità se provenivano da puro impiego di capi-tali o da vicapi-talizi, per sei ottavi se dipendevano promi-scuamente da impiego di capitali e dall'opera dell'uomo, per cinque ottavi se provenienti unicamente dall'atti-vità umana. I redditi così censiti per le prime 250 lire si gravavano con tassa fissa non eccedente due lire, dalle 251 alle 500 lire si imponevano in modo gra-duale, e dalle 500 lire in su erano soggetti a quella aliquota che era necessaria a produrre il contingente assegnato al Comune o al Consorzio. Cotesti erano i principali caratteri dell'imposta di cui si tratta, tal quale l'aveva creata la legge del 1864, e può dirsi che, stante la discretezza delle esigenze dello Stato, potè applicarsi senza troppi lamenti. Ma le necessità dell'erario stringevano tantoché la legge dell'I 1 mag-gio 1865 portò il contingente nazionale della impo-sta sulla ricchezza mobile a 66 milioni di lire per l'anno 1865, mentre conservava nella loro generalità
fin-790 L' E C O N O M I S T A 19 novembri 18T-1 chè non venne abolita con la legge 28 maggio 1867.
La citata legge del 1867, oltre all'abolizione della rammentata tassa sull'entrata, apportò altre modifi-cazioni all'imposta sulla ricchezza mobile, fra le quali l'elevazione del minimo imponibile da 250 a 400 lire consigliata dal gran numero di quote inesigibili che si erano verificate sui ruoli precedenti. A sgravare le famiglie agricole dalla imposta di che si tratta, divenuta per loro intollerabile, si decretò con cotesta legge che i redditi delle società coloniche si repar-tissero fra le diverse famiglie consociate nel lavoro piuttosto che tassarli come quelli di un ente unico. Altra legge del 7 luglio 1868 stabili che i redditi provenienti da titoli del debito pubblico si tassassero non più mediante ruoli, ma per- via di ritenuta nel-l'atto del pagamento. La elevazione del minimo im-ponibile e la quasi totale esenzione dell'imposta delle società coloniche avevano adunque assottigliate d'as-sai le filo dei contribuenti già diradate dalla poca fedeltà delle denunzie, per cui si senti il bisogno di riallargare le basi dell'imposta per farla fruttare di più. Questo si tentò di ottenere con la legge detta dei provvedimenti finanziavi pubblicata li 11 ago-sto 1870, la quale ai suo allegato N stabilì: 1° che nella determinazione del minimo di reddito imponi-bile non soggetto ad imposta dovesse tenersi conto ai contribuenti anche dei redditi fondiari e di quelli anche non fondiari di qualunque specie che non fossero tassabili mediante ruoli; 2° che i coloni ed agricol-tori pagassero anch'essi un'imposta di ricchezza mo-bile ragguagliata al 5 per cento dell'imposta era-riale gravante i fondi da essi coltivati, senza che potesse altrimenti ammettersi la divisione dei redditi stabilita dalla logge del 1867; 3" che fosse tolta alle Provincie ed ai Comuni la facoltà di sovrimporre sulla ricchezza mobile concessa già dalla legge del 1864 poi limitata da quelle del 1866 e del 1867; 4° che si elevasse al 12 per cento aumentato del decimo di guerra l'aliquota dell'imposta erariale; 5° che fossero sottoposti a questa imposta anche i premi dei prestiti contratti sia dallo Stato, quanto da altri enti e so-cietà ed anche le vincite al lotto ; 6° finalmente che i redditi provenienti da stipendi delM Stato, Provincie e Comuni si tassassero per la metà stabilendo così una quarta categoria di redditi imponibili. Siccome per l'abolizione dei centesimi addizionali a favore delle Provincie e dei Comuni venivano disinteressate nel reparto di quest'imposta le rappresentanze locali, così volle rafforzarsi nelle Commissioni incaricate del-l'accertamento dei redditi l'elemento governativo, e perciò con la legge ora citata si stabilì che le Com-missioni venissero per due terzi dei respettivi membri nominate dal Governo. Cotesta si fu adunque una im-portante modificazione, arrecata all'assetto dell'impo-sta sulla ricchezza mobile. Considerando perciò cotedell'impo-sta imposta tal quale è oggi impiantata cerchiamo di ve-derne ed analizzami®' i difetti sia di fronte
all'in-teresse dello Stato che a quello dei singoli contri-buenti.
(Continua)
STATO, CAPITALE E LAVORO
Allorché per la prima volta i socialisti della cat-tedra si riunirono in congresso ad Eisenach, proclama-rono la necessità dell'intervento dello Stato nella que-stione operaia. Per essi il principio della libera con-correnza in materia economica è stato proseguito fino alla sua ultima conseguenza. Gl'inconvenienti di questo sistema si sono manifestati con tanto maggior forza quando la questione sociale divenendo di più in più importante non poteva essere più risoluta unicamente dal principio di non intervento dello Stato. Lo Schmòller nel suo discorso alquanto gonfio e che era quasi il pro-gramma della nuova scuola di scienza sociale aggiun-geva: « Parve quasi che il partito che aveva non ha guari domandato in nome dei diritti dell'uomo la li-berazione delle classi non privilegiate dall'oppressione secolare, si fosse identificato col punto di vista esclu-sivo della classe dei principali, come se egli non com-prendesse sotto il nome di libertà, in materia econo-mica, che la libertà pel grande industriale e pel grosso capitalista di sfruttare il pubblico. »
Questo linguaggio che ricordava quello del sociali-smo 11011 cattedratico aveva di che colpire favorevol-mente gli animi ingenui. Più tardi la tendenza della nuova scuola ad esagerare grandemente l'azione dello Stato apparve chiarissima, e bastano a dimostrarlo le conclusioni a cui si venne nel secondo e nel terzo congresso, riguardo alle società anonime e alla istitu-zione di casse di pensioni per gli operai vecchi o in-fermi, ma intanto non può negarsi che i socialisti della cattedra si presentassero in qualità di protettori delle classi lavoratrici. Ora l'idea di proteggere il debole contro il forte è senza dubbio di per sé nobilissima e non c'è da maravigliarsi se chi si presenta con questa bandiera trova seguaci e riscuote applausi. Noi che ' fino a prova in contrario riteniamo che non manchi mai la buona fede, noi che siamo dispostissimi a rico-noscere la sincerità delle opinioni dei socialisti puri, non faremo ai socialisti della cattedra il torto di cre-derli poco convinti. Del resto essi ripetono apertamente la loro professione di fede e proclamano lo Stato come la più grande istituzione moralizzatrice destinata al-l'educazione dell'umanità, istituzione che ha tutti i fini e deve avere tutti i mezzi.
19 novembre 1874 791 odierna. Se essi avessero nella libertà quella fede che
dicono, non avrebbero tanto paura che essa venisse sfruttata dal fatalismo deg'li ottimisti, non invitereb-bero tanto spesso il governo a mettere il freno a questa fiera che è fatta tanto fella, non ci ripeterebbero fino alla sazietà che in un paese libero governo e cittadini sono 'in fondo una cosa stessa.
Se non che i vincolisti essi pure si presentano con una bandiera che può parere bella agli uomini di cuore. Anch'essi sono teneri delle classi lavoratrici e per poco non parlano del capitale al modo dei socialisti catte-dratici e non cattecatte-dratici, come è dimostrato da qual-che recente articolo. Parliamoci chiaro e bando agli equivoci.
Quando i vincolisti domandano leggi dirette a tu-telare i fanciulli contro lo spietato egoismo di un intraprenditore o peggio di un padre, hanno perfetta-mente ragione; ma questa non è una scoperta loro nò del socialismo cattedratico. Noi abbiamo trattato espres-samente di questo argomento e siamo convinti che lo Stato non solo può ma deve intervenire tutte le volte elio si tratta di proteggere un diritto. Fin qui dunque non c'è questione. Ma i vincolisti, a quel che paro, ci accusano di non preoccuparci delle condizioni della parte più misera dell'umanità. Almeno dovremmo cre-derlo leggendo un articolo dell'on. Luzzatti il quale paragona i monsignori della Società Adamo Smith, come egli li chiama, a quei grandi signori che avendo mangiato egregiamente non sospettano che qualcuno possa aver fame. A senso dell'egregio scrittore questi epuloni delle grandi formule economiche hanno imba' stito i loro teoremi ideali e non cercano di osservare se i fatti si conformino ad essi, se lo loro dottrine nuocciano o giovino alle società umane.
Noi non imiteremo l'on. Luzzatti coll'assumere un linguaggio che ha così poco che fare colla discussione scientifica. Quanto poi all'accusa che egli ci fa di cieca devozione a certe dottrine, troviamo che quando ciò fosse vero, sarebbe meno male che inchinarsi davanti alla onniveggenza del Dio-Stato, che è quanto dire davanti all'opinione o al capriccio di pochi. ,
Del resto non vogliamo credere che i vincolisti ab-biano dimenticato quanto la pubblica economia, prima delle scoperte di Eisenacli, avesse inteso amorosa-mente a cercare i mezzi di migliorare le condizioni delle classi operaie, e come questo sia da molto tempo il problema più grave che si agiti nella nostra scienza. Essi dovrebbero ricordarsi che nella Germania che citano sempre con maggiore o minore esattezza, prima che Schmoller e "Wagner annunziassero la buona no-vella, un seguace della scuola del libero scambio, che il Luzzatti chiama suo maestro, aveva saputo dar vita alle Banche popolari tedesche; dovrebbero ricordarsi che il primo Congresso di Eisenacli si limitò a rac-. comandare poche modificazioni ed aggiunte alla legi-slazione vigente. Che poi noi crediamo che l'azione pri-vala sola o associata liberamente al di fuori di ogni
ingerenza gevernativa possa giovare al benessere ge-nerale più dell'ingerenza continua e inframmettente dello Stato, questa è un'altra questione sulla quale davvero non ci troveremo d'accordo giammai. Ma ve-nire a dirci, mettendo in ridicolo il titolo di un libro, certo non senza mende, ma al quale finora i vincolisti di dentro e di fuori non hanno, che noi sappiamo, da contrapporne un altro che lo valga, venire a dirci che gli economisti non hanno saputo e non sanno che in-neggiare alle armonie è veramente prova di poca me-moria.
E valga il vero, Adamo Smith ha detto: « i pa-droni sono sempre e dappertutto in una specie di ta-cito e uniforme accordo di non alzare i salari al diso-pra del loro saggio attuale. I padroni entrano qualche volta anche in accordi particolari per abbassare i sa-lari anche al disotto di questo saggio. » Non sono dunque i socialisti cattedratici o i vincolisti italiani i quali per i primi si siano accorti che il capitale si trova talvolta ad esercitare una spccio di monopolio per la ragione che chi ha è per questa sola ragione in miglior condizione di chi non ha. Ma noi pensiamo cho dove la concorrenza non è impedita per necessità di cose, com'è nel caso dello ferrovie, (qui l'on. Luzzatti sfonda le porte aperte), porti con su il rimedio. Non paurosi dolle lotte che porta seco la libertà, diremo cosa che i vincolisti non saranno disposti ad am-mettere.
Mentre in Inghilterra la grande industria creava al capitale una situazione vantaggiosa di fronte al la-voro, gli operai si agglomeravano nei grandi centri e cercavano nell'unione quella forza che non potevano avere isolati. Ebbene, a parte gli effetti di questa lotta che richiederebbero un lungo discorso, ci preme di con-statare cho lo Stato lascia capitale e lavoro l'uno di di fronte all'altro e accorda alle trades unions la per-sonalità giuridica, benché le riguardi come ostruenti il commercio. E ciò che è più notevole, gli operai non sognano di chiedere allo Stato cho gli protegga contro la prepotenza del capitale, perchè uomini liberi pensano a proteggersi da sè e tutto quello che domandano si è che la legge li tratti con perfetta eguaglianza. Nè colà dove lo Stato non pretende di fare da tutore, mi-sero mai radice dottrine simili a quelle del diritto al lavoro. Ma noi non siamo inglesi ; noi eredi dell' idea romana dello Stato, non dobbiamo lasciare all'indivi-duo tanta libertà d'azione, e un giorno chiederemo forse al Governo di fissare la misura dei salari e poi e poi.
792 L' E C O N O M I S T A 19 novembri 18T-1 Dov'è lo Stato nel quale il principio della libertà
in materia economica sia stato portato alle sue ultime conseguenze. Noi saremmo molto grati all'egregio Cusu-mano, che ripete le parole di Schmoller a questo proposito, se ce lo volesse indicare. Lasciando da parte l'Inghil-terra che ha un ordinamento artificiale della proprietà territoriale, noi troviamo in generale sul continente in-dustrie privilegiate, società sovvenute, banche privile-giate e un ingente debito pubblico.
Una industria privilegiata è un campo chiuso all'at-tività dei cittadini, è un modo d'impiego tolto a molti operai che sotto il regime della concorrenza vedrebbero crescere la domanda di lavoro, oltre all'essere un danno pei consumatori. Non sempre il capitale può abbando-nare le industrie, ma quando lo possa e lo voglia piut-tostochè cedere alle domande anco giuste del lavoro, può trovare un facile e comodo impiego in queste So-cietà sovvenute, in queste banche privilegiate e nel debito pubblico. È falso dunque che lo Stato tratti egualmente capitale e lavoro; il primo è spesso pro-tetto a scapito del secondo. Come mai i vincolisti non se ne accorgono? Come mai essi così teneri di chi sof-fre non cominciano a domandare che lo Stato non ac-cordi ingiusti favori? Questo pare a noi in buona lo-gica che dovrebbe farsi; togliere prima ciò che è contrario a ragione e a giustizia; poi vedere se ci sia da fare qualcosa di più. Ma quando lo Stato che en-tra dove non dovrebbe enen-trare, si atteggia a protet-tore, ci fa l'effetto di un individuo che col fine bene-volo di venirci in aiuto cominciasse coli'insediarsi nella nostra casa. Non sappiamo quello che in tal caso farebbero i vincolisti; noi confessiamo che prima di tutto lo pregheremmo a sgombrare, imitando i Romani che non volevano trattare di pace con Pirro primachè avesse abbandonato il suolo d'Italia.
SOCIETÀ DI ECONOMIA POLITICA DI PARIGI
La proprietà ed il suffragio universale - lì movimento economico negli Siati Uniti - La questione della Phil-loxera.
Riunione del 5 novembre 1874
La presidenza ò tenuta dal signor Wolowski, membro dell' Istituto, e uno dei vice-presidenti.
Il Presidente annunzia la morte recente del signor Rodière, professore alla Facoltà di Diritto a Tolosa, che è rimasto vittima di un terribile accidente. Il signorjRodière aveva inaugurato alla scuola di Diritto a Tolosa un corso libero di Economia politica. Egli è stato il primo tra i suoi colleghi a prendere questa felice iniziativa. Il pre-sidente partecipa pure alla riunione la morte del conte Andrea Zamoyski, l'illustre agronomo e patriotta pol-lacco.
LI signor Arturo Mangin è incaricato di fare omaggio alla Società di un opuscolo intitolato: Il suffragio uni-versale e la proprietà. L'autore, che conserva l'anonimo, ha vissuto molto tempo in China, e ne è ritornato
penetratis-simo dell'eccellenza delle istituzioni di quel paese, che tutte si basano sulla famiglia.
E anche della famiglia, solidamente costituita ed affé-'oDtitcL cil suolo, che c^li vorrebbe fare l'elemento es-senziale delle nostre istituzioni politiche ed economiche. Quello è, secondo lui, il miglior mezzo per moralizzare il suffragio universale e per prevenire le rivoluzioni. Ap-poggiandosi a considerazioni storiche, invoca un passo degli Essais sur l'Histoire de France di Guizot, per affer-mare che lo Stato deve essere formato non solo dagli uomini, ma dal territorio; il che vuol dire che il di-ritto politico deve essere inerente alla proprietà fondia-ria. L'autore dell'opuscolo non propone pertanto di non accordare il dirittp di suffragio che ai soli possessori di terreni ; non domanda che i soli proprietarii siano elet-tori, ma vorrebbe che tutti gli elettori divenissero un giorno proprietarii, ed enunzia le misure che gli sem-brano le più adatte a raggiungere questo resultato. Nella sua mente, pone in prima fila la riforma dell' im-posta sulle trasmissioni e mutazioni, che, quando una terra ha cambiato mano un certo numero di volte, ne assorbe, a profitto del fisco, più di quello che eosti e cosi equivale ad una confisca. Vorrebbe almeno che, come i cittadini che pagano una tenue pigione sono esenti dalla tassa per-sonale, così le piccole proprietà fossero esenti da ogni diritto di mutazione, ed anche dall' imposta fondiaria. Questa riforma, secondo l'autore, faciliterebbe la divi-sione e la diffudivi-sione della proprietà; ma questa gli sembra insufficiente e ne propone una più radicale, che consiste-rebbe nel dichiarare inalienabile qualunque proprietà al disotto di due ettari. L'autore crede che cosi si ferme-rebbe l'emigrazione delle popolazioni rurali verso le città; che si modererebbe l'eccessivo sviluppo della grande in-dustria ; che si preparerebbe la via ad un era felice, in cui ogni famiglia avrebbe il suo focolare, il suo « asilo ereditario. » Allora in Francia non vi sarebbero che con-servatori e finalmente sarebbe realizzata la chiusura del-l'era delle rivoluzioni. L'autore, si vede bene, si è im-padronito della vecchia massima feudale: « Nessuna terra senza signore, nessun signore senza terra, » ed applican-dola alla democrazia, dice: « Nessun cittadino senza terra.... » Il signor Mangin prega la Società ad osservare che egli fa l'interprete meglio che può, ma niente affatto il campione di questa tesi singolare, di cui lascia all'autore twtta la responsabilità.
Il Presidente fa osservare che la tesi allora esposta non ha il merito della novità: l'idea della inaliena-bilità della terra è un' idea tedesca. Non crede però che sia sostenibile. Egli stesso, dice, non possiede un palmo di terra ; il che non gli impedisce d'avere una famiglia e di essere cittadino. La meglio, secondo lui, e tutti gli economisti, indubitatamente, saranno del suo avviso, è di attenersi alla libertà che è il solo principio vera-mente giusto e fecondo. Che la terra si divida o si agglo-meri, secondo i vantaggi dei proprietarii. In quanto ai diritti di mutazione, il sig. Wolowski, riconosce ciò che hanno d'eccessivo ed anche d'ingiusto; ma il momento attuale non è punto propizio per le riforme delle im-poste.
19 novembre 1874 L' E C O N O M I S T A 793 animato il Congresso di Milano. Si ricordi che nella
di-scussione della precedente riunione sul socialismo ed il suffragio universale, il sig. Wolowski aveva rappresen-tato i membri del Congresso di Milano come « socialisti della cattedra » mentre quelli di Firenze rappresen-tavano le vere dottrine economiche. Il sig. Luzzatti pro-tosta contro quest'apprezzamento. Egli afferma che a Milano non si vuole nè copiare i tedeschi, nè deificare lo Stato ; che si sforzano di assegnare allo Stato i suoi giusti limiti; ma che anche reagiscono contro le idee ultra individuali del sig. Ferrara e dei suoi aderenti, che ricusano assolutamente allo Stato qualunque iniziativa, mettono da parte la statistica degli. studi economici, e non procedono che col metodo deduttivo, mentre gli eco-nomisti di Milano seguono il metodo d'induzione, che è il vero metodo scientifico.
Il Presidente invita il sig. Simonin, che da poco è tornato da un lungo viaggio negli Stati Uniti a comu-nicare alla Società le sue impressioni circa la situazione economica di questo gran paese.
li sig. Simonin ha fatto nel maggio decorso il suo quinto viaggio agli Stati Uniti dal 1866 in poi, ed è rimasto meravigliato del nuovo sviluppo dell' attività in-dustriale e commerciale della nazione americana.
In fatto di lavori pubblici, sono stati fatti dei pro-digi: un ponte d'acciaio a tre arcate, lungo 350 metri è stato costruito sul Mississipi. A Nuova York un ponte sospeso lungo 500 metri è stato gettato sul fiume del-l'Est, la sua altezza è di 80 metri, in maniera che i più grandi bastimenti possono passarvi sotto. Per ciò che riguarda la situazione economica, essa ha resistito alle crisi finanziarie che si sono avvicendate dal 1865 in poi e delle quali alcune sono state veri disastri.
Il porto di Nuova York sviluppa di più in più il suo commercio. Egli ha ricevuto nel 1873 il terzo del ton-nellaggio di tutta l'Unione, cioè 5700 bastimenti staz-zati per 4,500,000 tonnellate. La cifra delle uscite è quasi uguale. Più della metà dei bastimenti entrati e usciti sono a vapore il che mostra che la navigazione si sta trasformando, e che il vapore tende decisamente a so-stituire la vela. Il noleggio, dopo essersi abbassato per effetto della concorrenza ad un incredibile buon prezzo, è un poco rialzato, ma non ha ancora raggiunto una tariffa rimuneratrice. L'immigrazione quest'anno è sensibilmente diminuita; ciò bisogna attribuirlo in parte alla crisi economica ed in parte anche a circostanze di-pendenti dallo stato dell'Europa, e, in ciò che concerne la Germania, agli sforzi fatti dal governo imperiale per ritenere i suoi sudditi sul suolo nativo. Devesi anche tener conto del rialzo dei salarii in Germania.
Relativamente al movimento finanziario, il signor Si-monin segnala i progressi della clearing-house. Questa isti-tuzione ha fatto l'anno passato operazioni per 34 mi-liardi di dollari ed il bilancio è stato di un miliardo. La clearing-housenon comprende meno di sessanta banche e le sue operazioni si sono raddoppiate da dieci anni in poi. Quando in Francia si parla di una simile istitu-zione i nostri banchieri non ci veggono che una causa d'impaccio. In America rende immensi servigi. Il signor Simonin entra qui in alcuni dettagli sui resultati otte-nuti dallo spirito inventivo e pratico degli americani; sulla ingegnosa installazione degli uffici di banca, ove
il telegrafo porta ogni momento le notizie ai luoghi più lontani, circa il corso delle mercanzie e dei valori. Men-tova anche un'istituzione recentemente creata a Nuova York, e che, sotto il nome di Safe deposit riceve in de-posito, non solo i valori mobiliari, i biglietti di banca ed il contante, ma anche l'argenteria, le gioie, ecc. Là, ogni depositante, ha la sua cassa forte ed il suo ufficio particolare, mediante una piccola tassa. Si contano già in America una dozzina di stabilimenti di questo ge-nere, che apportano ai loro azionisti il 15 ed il 20 0i0 di dividendo. Il signor Simonin si maraviglia che i Safe deposits non s'introducano in Francia, ove i banchieri potrebbero facilmente unire ai loro depositi di titoli, questi depositi di valori diversi. I banchieri ed i nego-zianti americani sono anche mirabilmente forniti di mezzi per assicurare la loro proprietà. Col mezzo di un apparecchio telegrafico a loro disposizione possono istan-taneamente prevenire la polizia di un furto commesso nel loro uffizio e la polizia accorre alla prima chiamata. A Parigi bisogna andare a presentare una querela in iscritto al tribunale o al commissario di polizia ed allor-ché la giustizia si decide a « investigare » il ladro ha avuto il tempo di fuggirsene.
Il corso dell'oro si è mantenuto agli Stati Uniti da più di un anno, a 109 o 110 0i0 dopo esser salito fino a 130. Sulla ripresa dei pagamenti in contanti, sul-l'azione della carta moneta e del corso forzoso, certi pubblicisti americani professano teorie totalmente biz-zarre. Il governo poi ha cura di esigere il pagamento dei diritti della dogana in oro - cosa assai singolare in un paese protezionista - in maniera che una gran parte del giuoco, si fa sull'oro necessario per questo ge-nere di pagamenti. Se, al contrario, fosse stato deciso che i pagamenti alla dogana si farebbero in carta, non avrebbero tardato a raggiungere la pari.
Il signor Simonin parla in seguito delle tendenze eco-nomiche dei due partiti repubblicano e democratico che esistono negli Stati Uniti. I repubblicani sono protezio-nisti e tendono alla centralizzazione, e forse anche al cesarismo: oggi essi sono al potere. I democratici, fe-deralisti. o piuttosto separatisti, inclinano al libero scam-bio. Nonostante, non bisognerebbe contar troppo sulla realizzazione delle loro teorie, se arrivassero al potere, perchè il loro amore per la libertà commerciale è al-quanto platonico. In fondo, tutti gli americani conside-rano la protezione come una delie cause della loro pro-sperità, almeno per qualcuna delle loro industrie'.
19 novembre 1874 10 non erede clie il signor Grant sarà rieletto lina terza
volta ; l'opinione pubblica lo ha condannato, ed è pro-babile che i democratici ritornino al potere : altro pe-ricolo p e r T Unione. Insomma, 1' oratore pensa che se nell' attività produttrice degli Stati Uniti ha u n a gran parte il genio laborioso ed intraprendente del popolo americano, non devesi dimenticare però che la n a t u r a ha fatto molto per questo paese, eccezionalmente favo-rito in questo riguardo.
Il signor Wolowski crede come il signor Simonin che non vi sia molto da calcolare sulle idee libero-scambiste del partito democratico ; ricorda pertanto che la causa della libertà commerciale conta agli Stati Uniti alcuni campioni abili ed energici.
Il signor Aristide Dumont è dispiacente di non vedere stabilirsi in Francia il libero uso del telegrafo. Egli ha fatto, nel 1848, in favore di questa libertà eminente-mente utile ed inoffensiva, degli sforzi che si sono in-franti contro la cattiva volontà dell' amministrazione « che l ' E u r o p a ci invidia. »
Il signor Siegfried r a m m e n t a che esiste in Parigi al-l'ufficio degli intraprenditori u n servizio telegrafico che dà tutte le notizie finanziarie e commerciali.
11 signor Courtoìs esprime l ' i d e a che l'interessante esposizione fatta dal signor Simonin fornisce alla società di economia politica, u n a felice occasione di esaminare le diverse circostanze del movimento economico negli Stati Uniti sotto il p u n t o di vista dei loro rapporti colle leggi economiche.
l i signor Giuseppe Garnier ed alcuni altri soci sem-brano esser d'avviso che questo sarebbe u n soggetto di discussione u n poco vago ed anche troppo vasto, stante l'ora avanzata.
Il signor Giacomo Valserres segnala i danni cagionati nelle vigne del mezzogiorno (Vaucluse, Dròme, Ardèche, Gard, Hórault) dalla philloxera, e che egli valuta, per quest'anno solamente, a 200 milioni. Egli parla dei l a -vori del Congresso viticòlp internazionale che è stato recentemente tenuto a Montpellier, allo scopo di trovare i mezzi per combattere questo flagello. Gli esperimenti fatti dalla Commissione del Congresso hanno dato, dice egli, resultati totalmente favorevoli all'uso degl'ingrassi ammoniacali che potrebbero combinarsi con gì' insetti-cidi. Il signor Valserres preconizza anche l'importazione dei maglioli americani, che la philloxera sembra non poter attaccare. L'esperimento fatto nell'Hórault di que-sta importazione ò riuscito perfettamente.
Il signor Aristide Dumont insiste sulla gravità delle perdite che la philloxera ha fatto subire alle nostre vi-gne, e che secondo lui si eleverebbero a 300 milioni al-l'anno, in maniera ohe la philloxera finirebbe, se non ci si rimedia, per costarci anche più cara dell' invasione prussiana. Circa i rimedi, non dà loro che una limitata fiducia. Segnala frattanto gli eccellenti resultati che un sapiente agronomo e coltivatore, il signor Faucon, ha ot-tenuto dalla sommersione delle vigne malate. Egli ri-guarda questo processo, metodicamente e largamente praticato come infallibile e vorrebbe che si versassero le acque del Rodano sul Gard e sull' Hérault. Questa vasta operazione costerebbe un centinaio di milioni ; ma la spesa sarebbe coperta fino dal primo anno. Un canale che permettesse d'inondare le vigne durante l ' i n
-verno, e d'annaffiare i prati durante l'estate sarebbe un benefìzio inapprezzabile per i dipartimenti del mezzo-giorno.
Il signor Arturo Manghi segnala due processi inset-ticidi che il signor Dumas, segretario perpetuo dell'Ac-cademia delle scienze, ha recentemente presentato a questa società come atti a risolvere in maniera soddisfa-cente il « problema della philloxera. » Questi processi metodicamente e scientificamente studiati ed esperimen-tati dai signori Dumas, Mouillefert, Petit et Balbiani, consistono nell'innaffiare le vigne malate con uua solu-zione di solfo-carbonato di potassa, e nell'uso del coaitar (catrame di carbon fossile) mescolato in giusta propor-zione con sabbia o terra ed introdotto nelle buche fatte ai piedi dèi ceppi philloxerati.
Il signor Griólet si pronunzia in favore di un rimedio preventivo obbligatorio. Lo sradicare i ceppi malati.
Il signor Valserres non crede che sia un processo pratico.
Il Presidente fa osservare che la questione dei mezzi di distruzione della philloxera non appartiene all'economia politica.
La riunione si separa alle undici.
Progetto iti legge per l'emissione ed il rimborso
dei biglietti di Banca in Isvizzera ')
L' Assemblea federale Svizzera ha da risolvere una importantissima questione.
L'articolo 39 (nuovo) della Costituzione federale riveduta, dice : « L a Confederazione h a il diritto di d e -ci cretare per via legislativa le prescrizioni generali « sull'emissioni ed il rimborso dei biglietti di Banca. « Pertanto essa non può creare alcun monopolio per « l'emissione dei biglietti di Banca, nè decretare Baccel-li fazione obbBaccel-ligatoria di questi bigBaccel-lietti. >
Questo potere dato all'Assemblea federale si spiega colla necessità, più o meno evidente, più o meno u r -gente, di migliorare, di unificare le condizioni troppo diverse nelle quali le Banche d'emissione funzionano,in Isvizzera. Ye ne sono in fatti, non meno di ventinove, qui assolutamente libere, là sottoposte a certi regola-menti cantonali. Questo stato di cose non è certamente l'ideale. È giusto però di riconoscere che non ha pro-dotto, in pratica, tutti gl'inconvenienti che si potrebbero credere. Si deve senza dubbio sperar meglio per l'av-venire; ma si deve anche, ci sembra, tener conto del passato e tirarne qualche ammaestramento.
L a storia delle Banche d'emissione in Isvizzera è generalmente onorevolissima; e la giustizia e la p r u denza richiedono che il legislatore, chiamato a r e g o -lare la sorte di questi stabilimenti, non perda di vista i servigii che hanno reso.
Il credito è una materia delicata, ed i teorici non ci veggono sempre chiaro; ed è soprattutto quando le
') Nel riprodurre quasi testualmente questo articolo del
Moniteur des inte'réts materiers, perchè ci sembra trattare
un argomento di grande importanza, ci sentiamo il dovere di dire ai nostri lettori che non ne dividiamo tutte le opi-nioni, specialmente in quella parte in cui si mostra favo-revole al monopolio bancario.
19 novembre 1874 795 teorie devono risolversi in testo di legge che è bene
il guardarvi da vicino. Può essere interessante ed istruttivo per noi di seguire il legislatore svizzero nel suo lavoro.
Notiamo di passaggio questo principio inscritto riso-lutamente nell'articolo della CostituzioneTederale ripro-, dotto più sopra : Non monopolio.
Questo articolo dice pure: Non corso forzoso. Il Consiglio federale ha creduto che la Confedera-zione doveva usare al più presto possibile il diritto di fai •e regolamenti uniformi, che gli era stato conferito dalla nuova Costituzione. In ciò erad'accordo con l'opi-nione pubblica. Egli ha dunque, con messaggio del 30 giugno p. p., indirizzato all'Alta Assemblea federale un progetto di leggo sull'emissione ed il rimborso dei bi-glietti di Banca. Questo progetto rinviato ad una Com-missione del Consiglio nazionale, ò stato, nel decorso settembre, l'oggetto di un rapporto in seguito del quale la Commissiono ha proposto un controprogetto.
Gettiamo uno sguardo su questo progetto e su que-sto controprogetto. Differenti l'uno dall'altro sopra al-cuni punti di dettaglio più o meno importanti, ambedue consacrano lo stesso sistema: unificazione dei tipi di tutti i biglietti delle Banche svizzere : determinazioni per legge dolio condizioni che una Banca deve adem-piere per ottenere e conservare l'autorizzazione d'emet-i bd'emet-igld'emet-iettd'emet-i; (pubbld'emet-icd'emet-ità da darsd'emet-i ad'emet-i bd'emet-ilancd'emet-i e rapportd'emet-i; minimum del capitale versato, rapporto fra la cifra di questo capitale e l'ammontare dei biglietti in circola-zione; disponibilità ad ogni epoca d'una riserva metal-lica, eguale almeno a un terzo di questo ammontare; rappresentazione col portafoglio di un valore uguale almeno alla differenza tra la cifra della circolazione e quello della riserva metallica); obbligo per ogni Banca d'emissione di ricevere in pagamento, e di rimborsare i biglietti delle altre Banche svizzere; controllo da esercitarsi dal Consiglio federalo sopra tutte le Banche svizzere d'emissione; finalmente diritto dato a questo Consiglio di esonerare provvisoriamente le Banche dal rimborso obbligatorio dei biglietti di tali o tali altre Ban-che determinate.
Le disposizioni relative alla garanzia dei biglietti, al loro contro-valore, non fanno che riprodurre le pre-scrizioni consacrate dall'uso e dall'esperienza in mate-ria di Banche d'emissione. Ciò che vi è di caratteri-I stico nel sistema si è che deve, nella mente dei suoi
promotori, conciliare ie 'esigenze della libertà, con i vantaggi dell'unità. Di là il rimborso reciproco dei bi-glietti, imposto dalla legge a stabilimenti che non hanno nulla di comune fra di loro, e di là pure, come tem-peramento forzato, l'intervento eventuale del potere federale e sua ingerenza nelle delicate questioni d'in-teresse privato.
Passiamo rapidamente in rivista le diverse disposi-zioni della legge progettata:
Il primo titolo della legge tratta delle condizioni dell'emissione.
Non potrà farsi alcuna emissione di biglietti di Banca senza antecedente permesso del Consiglio federale, c questo permesso non potrà essere,accordato che agli stabilimenti che periodicamente pubblicheranno i loro japporti, e clic si sottoporranno alle altre prescrizioni
della legge. Il progetto vuole inoltro, che l'emissione non sia permessa che alle Banche che godono della personalità giuridica. La Commissione sopprime que-st'ultima condizione, per la ragione ohe la nozione della personificazione giuridica non ò stata determinata dalla legislazione federale. Vi è inoltre un altro disaccordo, senza dubbio più apparente che reale, tra il progetto ed il controprogetto. Questo dice espressamente elie l'autorizzazione di emettere non può essere rifiutata ad una Banca che soddisfa le condizioni volute dalla legge. L'altro dice, che l'autorizzazione non può essere accordata che alle Banche che si sottopongono ecc. Quest'ultima redazione lascerebbe supporre la possibi-lità di un rifiuto d'autorizzazione anche quando le con-dizioni legali fossero eseguite. Tale non ò stato, senza dubbio, il pensiero del redattore del progetto.
Per il Consiglio federalo non può trattarsi che di procedere ad una semplice constatazione, dopo la quale l'autorizzazione viene di pieno diritto.
« L'amministrazione delle Banche ò sottoposta al « controllo della Confederazione. » (Articolo 3 del pro-getto.)
Questo principio enunciato in termini assoluti, senza alcuna indicazione sulla natura ed i limiti di questo con-trol! o, si presta ad abusive interpretazioni. Perciò il re-latore della Commissione sopprime quest'articolo.
Un controllo generale esercitato dal potere federale sopra stabilimenti che hanno, checché ne dica il mes-saggio del 16 giugno, il carattere d'intraprese private, non si . concepirebbe meglio di quello che si giustifi-cherebbe. Vegliare alla rigorosa osservanza della legge: questa è la parte cui l'autorità deve limitarsi, sotto pena d'usurpazioni disgustose e compromettenti.
Ogni Banca d'emissione dovrà giustificare il versa-mento di un capitale, che gli appartenga in proprio, almeno di due milioni di franchi, e l'emissione non po-trà oltrepassare il triplo, secondo il progetto di legge, ed il doppio, secondo il controprogetto, del capitale. (Articolo 3, 4.)
La Commissione si ò domandata se si potrebbe ab-bassare questo minimum di capitale versato ad un mi-lione, salvo a limitare, in questo caso, l'emissione alla cifra medesima del capitale. Questo sistema è più li-berale. E superfluo il fare osservare che il fissare un tale minimum è forzatamente arbitrario. Non si po-trebbe sostenere che esiste un numero totale di milioni, o di centinaia di mila franchi al disotto del quale, il capitale di una Banca d'emissione diviene ipsofacto'msuffi-cente. Sarebbe facile però di citare tal Banca d'emis-sione che con un capitale versato, minore di un mi-lione, ha operato durante molti anni, ed lia reso grandi servigi alla sua provincia.
Del resto senza entrare in queste discussioni di ci-fre, è permesso il domandarsi se non sarebbe cosa do-lorosa il dovere, sotto un regime di libertà, escludere, per legge, i piccoli capitali dal benefizio di tale ope-razione finanziaria. Se per i. legislatori svizzeri questa è una necessità resultante dalla natura stessa del si-stema che si vuole far funzionare, non potrebbesi con-cludere elio lo stesso siste'na-è difettoso?
d'ac-796 19 novembre 1874 796 cordo per limitare a 50 franchi il minimo dei biglietti
di Banca, senz' altra ragione, sembra, che il timore di vedere i biglietti rimpiazzare il numerario. Questo ti-more è egli fondato? E doveva egli bastare per det-tare questa esclusione assoluta del biglietto di 20 fran-chi, per esempio, che è comodo e che risponde ai bisogni del piccolo commercio ed il di cui uso è pas-sato in abitudine in certe parti della Svizzera, poiché diciannove delle attuali Banche emettono questi biglietti.
L'articolo 5 del progetto di legge ci mette di fronte ad una grave divergenza d'opinione tra il Consiglio federale e la Commissione del Consiglio nazionale.
Quest'articolo porta cho « le Banche d'emissione « devono ristringere esclusivamente la cerchia dei loro « affari alle operazioni di sconto ed a quelle che ne « dipendono. »
La Commissione respingo assolutamente questa di-sposizione. Ci si può domandare se, anche al punto di vista puramente teorico, il Consiglio federale trove-rebbe ragioni sufficienti por difendere il suo sistema esclusivo. Un giornale che si è dato por missione il difendere il progetto di legge afferma, è v e r o , cho « le operazioni di sconto sono, tra tutti gl'impieghi « di fondi, certamente il più solido; » ma la cosa non è forse così evidente come egli lo crede. Ci vuole in simile materia qualche cosa più delle semplici asser-zioni. Il relatore della Commissione del Consiglio na-zionale si pone sul terreno dell'esperienza e dei fatti. Si scaglia contro il monopolio che si vorrebbe creare, con la legge, formando delle Banche di sconto. Egli rammenta i servizi resi dalle altre Banche, la regola-rità colla quale esse hanno funzionato e funzionano ancora come Banche d'emissione, benché pertanto si trovino in quelle condizioni che il Consiglio federale condanna oggi corno inconciliabili, in principio, con la sicurezza della circolazione dei biglietti.
« Non vi è alcun motivo valido da ammettere, dice « l'onorevole relatore della Commissione, perchè le « Banche di sconto offrano, più delle altre Banche, « guarantigie d'avere costantemente a disposizione i « fondi per il rimborso dei loro biglietti. A cosa serve, « del resto, una separazione o una distinzione rigorosa « in materia di operazioni ? Subito che la riserva in « numerario e la riserva intiera nel portafoglio esi-li stono, queste Banche hanno fornito la loro giustifl-« cazione come le altre, e non vi è alcuna ragione « d'interdire loro le operazioni di conti correnti con « crediti coperti, la compra e la vendita di effetti, » valori e le transazioni in materia d'imprestiti. »
Il secondo titolo della legge è relativo al contro valore ed alla garanzia dei biglietti.
Ogni Banca d'emissione deve avere costantemente a sua disposizione, in vista del rimborso immediato dei suoi biglietti, uno stock di numerario equivalente almeno a un terzo dell'ammontare dei biglietti in circolazione. E la differenza fra la cifra di questa riserva e quella della circolazione dovrà sempre essere coperta da un portafoglio di cambiali aventi non più di quattro mesi di scadenza e con, almeno, dice il progetto di legge, « due firme svizzere, o una svizzera e due forestiere. » Il contro progetto si limita ad esigere « due firmo sol-UOÀÌI.... In ogni caso, una «delle firmo può essere
rim-piazzata da un pegno. » (Articoli 5, 7, 9 dei progetti e contro-progetti).
Noi siamo d'accordo con la Commissione quando essa respinge la distinzione tra le firme svizzere e stra-niere ; ma troviamo anche che per le lettere di cam-bio, costituenti, secondo la legge, il contro valore dei biglietti a vista, si potrebbe esigere più di due firme e meno di 120 giorni di scadenza. Forse ci saremmo anche aspettati di vedere la legge accennare più par-ticolarmente gli effetti commerciali, ed escludere in ogni caso da questo portafoglio di contro-valore ogni effetto possibile di rinnovazione. Non dimentichiamo che i rischi inerenti alle operazioni di sconto aumen-tano spesso per le Banche locali, operando in sfere alquanto ristrette, ove le influenze personali possono farsi sentire. Alcune prescrizioni di prudenza sarebbero state altrettanto più naturali, poiché si tratta di un portafoglio speciale,'che potrebbe esser chiuso aglieffetti di una certa categoria; senza che perciò la Banca do-vesse interdirsene lo sconto.
F r a le operazioni considerate come inerenti allo sconto e che perciò devono restare permesso alle Ban-che d'emissione, il messaggio del Consiglio federale cita l'accettazione de' fondi a interesse o senza.
Forse sarebbe stato possibile, poiché si mostravano su qualche punto rigorosi ed esclusivi, il dire che i fondi ricevuti in deposito senza interesse potrebbero soli esser tenuti « a disponibilità » ed anche determi-nare alcune regole circa le condizioni di preavviso da imporsi ai depositanti in conto corrente a interessi.
Non passeremo sopra la disposizione relativa alla riserva metallica senza osservare che molte Banche d'emissione, conservando ciascuna la sua riserva spe-ciale, ed avendo da rispondere isolatamente ai bisogni delle loro particolari circolazioni, non potrebbero offrire, in un momento di crise, bastante garanzia per il rim-borso dei biglietti, come una Cassa unica, dove queste riserve metalliche fossero riunite e che sola sostenesse tutta la circolazione fiduciaria del paese.
L'articolo 8 del progetto dice, che in caso di falli-mento di una Banca d'emissione, i portatori dei suoi biglietti godranno di un privilegio da determinarsi ulte-riormente in maniera più precisa dalla legge federale sui fallimenti. La Commissione rigetta quest'articolo. La soluzione di simile questione, essa dice con ra-gione , è del dominio della legge sulle obbligazioni ed i fallimenti. In fatti, non era senza sorpresa che si vedeva il Consiglio federale risolvere in modo così brusco, una questione tanto seria. L'idea di fare del biglietto di Banca un titolo di credito privilegiato è certamente tale, da dare a questo biglietto una soli-dità eccezionale.
19 novembre 1874 L' ECONOMISTA 797
R I V I S T A ECONOMICA
Situazione del tesoro italiano al 1" novembre 1871. — Prodotti dei telegrafiitaliani nei primi nove mesi del 1874. — Concorso della Camera di Com-mercio di Lione. — Nuovo sistema monetario nel!' Alsazia-Lorena. — Il congresso internazionale di scienze geografiche. — Miniere d ' o r o nella Guiana francese. —pi discorso del presidente della Camera di Commercio di Manchester. - I frammassoni ed il Keiclisrath austriaco. — Nuova linea di navigazione transatlantica. — Il Congresso di Milano. — Lo sciopero di Wigan. — Un nuovo libro di Guglielmo Eoschcr.
La Direzione generale del Tesoro ha pubblicato il prospetto delie riscossioni e dei pagamenti nei primi dieci mesi del-l'anno corrente col confronto dello stesso periodo deldel-l'anno precedente.
Le riscossioni del mese di ott. sono ascese a lire 148,969,972 81 e presentano una diminuzione sul mese corrispondente del 1873 di 4,983,264 59.
Tutte le imposte e tasse presentano un aumento, salvo la ricchezza mobile per l'esercizio corrente o i dazi interni di consumo. S'ebbe pur diminuzione nelle rendite patrimoniali negli arretrati della fondiaria, nelle entrate straordinarie e dell'asse ecclesiastico e nei rimborsi.
I pagamenti fatti nel mese di ott. furono di lire 102,958,884 43, e presentano una diminuzione in paragone dell'ottobre' 1873 di lire 7,429,352 44.
Le riscossioni dei primi dieci mesi sqripartono come segue: Fondiaria L. Id. arretrata Ricchezza mobile Id. arretrata Macinazione Imp. affari Tassa fabbricati Dazi conf. Dazi cons. Privative Lotto Servizio pubblico Patrim. dello Stato Entrate diverse Rimborsi Entrate straord. Asse ecclesiastico 1 8 5 4 152,209,923 29 5,847,240 74 123,910.319 47 12,138,249 46 56,093,542 23 112,871,526 69 1,833,608 79 82,949,902 45 48,411,315 41 111,214,945 71 59,240,729 81 40,458,839 86 44,335,974 38 6,427,928 99 88,809,177 85 49,534,213 59 41,526,065 86
issa
145,568,063 11 35,142,814 44 120,122,673 35 24,714,443 77 53,234,860 75 106,491,217 55 1,407,917 34 79,283,736 67 49,898,112 87 110,634,020 66 53,493,686 73 38,158,126 94 40,334,523 13 7,994,703 54 83,083,037 51 46,488,450 20 49,336,559 16 per L. 8,31X1,712 » 6,641,860 » 6,380,309 » 5,747,04.3 » 4,001,451 » 3,787,646 » 3,666,225 » 3,045,763 » 2,858,681 » 726,140 » 580,925 » 425,691 Totale L. 1,038,813,504 58 1,045,380,947 78 Presentano aumento : I servizi pubblici La fondiariaL'imposta sugli affari . . . II lotto Il Demanio La ricchezza mobile . . . I dazi di confine Le entrate straordinarie . . II macinato I rimborsi Le privative La tassa di fabbricazione . Diedero invece diminuzione :
Arretrati della fondiaria . . . . L. 29,295,573 Arretrati doliti ricchezza mobile . » 12,576,194 L'asse ecclesiastico » 7,810,493 Le entrate varie » 1,500,774 I dazi di consumo » 1,486,797 Queste cifre meriterebbero alcune considerazioni. Lo priva-tive paiono aver perduta pressoché intera la loro elasticità dacché l'aumento mensile non hà raggiunta la somma media di 60 mila ; del pari la tassa di coltivazione e fabbricazione produce poco assai.
La diminuzione de'dazi di consumo si spiega tanto meno che i ricolti sono stati buoni ed il consumo é venuto da due a tre mesi aumentando. Quanto alla progressiva
diminu-zione degli arretrati, è un avvertimento viepiù una sorgente straordinaria d'entr; anteriori ha molto contribuito a ridurre
I pagamenti fatti pei varii Ministeri sono i seguenti :
che sta per mancare ata che nei tre anni
il disavanzo, ne' primi dieci mesi 1874 1873 h manze. . L. 627,810,036 38 615,887,662 12 Grazia e giust. 23,489,050 82 23,457,772 1.3 Estero. . . . 4,309,645 48 4,062,309 48 Istruz. pubb. . 16,301,710 31 15,889,505 63 Interno . . . 43,324,440 87 42,547,337 35 Lavori pubb. . 11.3,791,513 37 132,638,019 33 Guerra . . . 156,025,545 76 150,787,186 78 Marina . . . 28,870,685 79 27,988,439 4.3 Agr.ind. e coni. 7,789,965 11 8,080,568 19 Totale L. 1,021,703,593 89 1,021,338,800 44 Se per le finanze ci é stato aumento di pagamenti per circa 12 milioni e per 5 milioni e un quarto per la guerra, si ebbe no'lavori pubblici una diminuzione di circa 19 milioni.
Ne' dieci mesi le riscossioni superarono i [pagamenti di lire 17,109,970.
Il conto del Tesoro al ,31 ottobre si riassumo come segue :
Attivo
Cassa fine 73 L. 125,089,900 52 Crediti id 138,068,882 46 Riscossioni ottobre 1874 . . . 1,038,813,564 58 Mutuo corso forzato 20,000,(XK) 00 Entrato di stralci 12,432 87 Debiti del Tesoro ottobre 74 . . 390,475,363 45 L. 1,712,458,643 88
Passivo
Debiti Tesoro fine 7.3 . . . L. 368,921,922 14 Pagamenti ottobre 74 . . . . 1,021,702,593 89 Uscite di stralci . . . 2,,376 41 Cassa ottobre 74 14.1,582,651 84 Crediti id 180,248,099 60 L. 1,712,458,043 88 Questo conto presenta le seguenti variazioni ne'dieci mesi : Sono aumentati : il fondo di cassa di lire 26,492,75132, i crediti del Tesoro di lire 42,179,71714;somma lire 58,672,468 46.
Corrispondono a questa somma : l'aumento dei debiti del Tesoro per lire 21,553,441 31, l'aumento del mutuo sul corso forzato per 20 milioni, l'eccedenza d'entrata degli stralci sulla uscita per lire ,9,056 46 ; infine l'eccedenza delle ri-scossioni sui pagamenti, per 17,109,970 lire e 69 centesimi.
Per sopperire a'bisogni di cassa, il Tesoro ha ricorso ne' dieci mesi a'seguenti mezzi : maggior emissione di Buoni del Tesoro per lire 30,450,000, mutuo sul corso forzato 20 milioni, anticipazioni statutarie delle Banche 23 milioni; somma lire 73,450,000.
I prodotti dei telegrafi italiani nei tre primi trimestri del 1874 sono stati di lire 5,629,192 e 64 centesimi. Nei tre primi trimestri del 1873 erano state incassate lire 5,696,540 30. Quindi abbiamo avuto in quest'anno una differenza in mono di lire 67,347 66.
Le differenze da riscuotere che risultano dalle liqui-dazioni trimestrali furono nei t r e primi trimestri del 1874, di lire 271,841 12, e nei tre trimestri corrispon-denti del 1873 erano state di lire 344,848 3 2 ; quindi una differenza.in meno nel 1874 di lire 72,899 20.