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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.01 (1874) n.18, 3 settembre

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A SETTIMANALE

D E I B A N C H I E R I , D E L L E S T R A D E F E R R A T E , D E L C O M M E R C I O , E D E G L I I N T E R E S S I P R I V A T I A B B O N A M E N T I Un anno L. 35 • Sei mesi 20 • Tre mesi 10 • Un numero 1 • Un numero arretrato 2 -Gli a b b o n a m e n t i d a t a n o d a l 1° d ' o g n i m e s e

GLI ABBONAMENTI E LE INSERZIONI

si ricevono

R O M A F I R E N Z E S. Maria in Via, 51 ! Via del Castellacelo, 6

D A L B A N C O D ' A N N U N Z I C O M M I S S I O N I E R A P P R E S E N T A N Z E

I N S E R Z I O N I Avviso per linea.

Una pagina Una colonna

1 — 100 — 6 0 -In un bollettino bibliografico si annunzieranno tutti quei libri di cui saranno spedite due copie alla Direzione.

Anno I - Voi. II

Giovedì 3 settembre 1874

N. 18

SOMMARIO

J t ' a r t e e c o n o m i c a . : La legge dei prezzi —• Le convenzioni

ferro-viarie (Y ed ultimo) — Situazione dei conti degli istituti di credito al 30 giugno 1874 •— Quindicesimo congresso economico in Crofeld — Com-mercio dell'Inghilterra durante i primi sette mesi del 1874 — ComCom-mercio della Francia durante i primi sette mesi del 1874 — Riduzione dello sconto in Inghilterra — Marina mercantile del Globo — Le finanze del Giappone. A t t i ufficiali — G i u r i s p r u d e n z a c o m m e r c i a l e e a m m i n i s t r a t i v a .

P a r t e f i n a n z i a r i a e c o m m e r c i a l e : Rivista finanziaria

ge-nerale — Notizie generali sul mercato delle sete delle lane e dei tessuti —• Cornspondonza — Notizie commerciali — Notizie varie — Situazioni dello banche — Listini delle borse — Prodotti settimanali delle Strade ferrate. G a z z e t t a d e g l i i n t e r e s s i p r i v a t i — E s t r a z i o n i — - B o l l e t t i n o b i b l i o g r a f i c o .

P A R T E ECONOMICA

LA LEGGE DEI PREZZI

Uno degli argomenti sui quali si è molto dispu-tato nella economia politica, è stata la legge dei prezzi. Lasciando da parte la teoria del costo di

ri-produzione, la dottrina popolare è stata ed è quella dell'offerta e della domanda, che viene continuamente applicata al prezzo delle merci e al prezzo del lavoro. Ebbene, questa teoria popolare, la quale sembrava ormai posta fuori di discussione, viene impugnata da un dotto e originale scrittore inglese, Guglielmo Tom-maso Tbornton, il quale in un libro importantissimo sul Lavoro, che speriamo che presto verrà fatto noto all'Italia, la prende ad esame, la confuta e ne trae delle conseguenze politiche di molta rilevanza. Cre-diamo pertanto opportuno accennare brevemente le idee del Tbornton per richiamare su di esse l'atten-zione degli studiosi. In Inghilterra critici illustri, e fra gli altri il compianto Stuart Mill, pur non accet-tando in tutto l'opinione di lui, riconobbero avere egli additate vere lacune nella teoria popolare.

Secondo il Thornton la teoria dell'offerta e della domanda non è semplicemente imperfetta, ma radi-calmente e intrinsecamente erronea. Egli asserisce che il prezzo, sia del lavoro, sia di qualunque altra cosa, in niun caso qualsiasi, dipende dalla proporzione fra l'offerta e la domanda. Intende quindi provare: 1° che

niuna definizione può darsi dell'offerta e della do manda, in conformità della quale possa dimostrarsi che il prezzo dipenda dalle medesime; 2° che cosa sia che veramente determina i prezzi ; 3° se vi sia al-cuna differenza, e se sì, quale, fra il modo con cui la causa determinante regola il prezzo del lavoro e quella col quale regola i prezzi delle altre merci.

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ve-478

rifica quasi mai, perchè, tranne una notevole eccezione, quella del lavoro, le merci non sono quasi mai offerte in vendita senza riserva. È ben raro il caso che un venditore voglia vendere a un prezzo non più alto di quello a cui tutte quante le sue merci potrebbero im-mediatamente vendersi.

Ma c'è di più. Anco supponendo le condizioni più favorevoli, che cioè le merci vengano offerte senza ri-serva, la teoria non regge. Imperocché dandosi questo caso, se l'offerta eccede la domanda i prezzi debbono abbassare, ma se la domanda eccede l'offerta non per questo .i prezzi debbono salire e in nessuno dei casi si avrà un prezzo dipendente dall'asserita proporzione. Qui il Thornton prova la sua affermazione con esempi, do'quali ci piace riportarne uno colle sue parole: « Quando una barca di aringhe o di scambri ha sca-ricato sulla spiaggia, ad Hastings o a Dover l'ultima presa di pesci, i marinari per spacciare il loro carico ricorrono comunemente a un procedimento che si chiama

Asta olandese. I pesci vengono divisi in lotti, ognuno dei quali è posto al prezzo più alto che il venditore crede possibile di ottenere per esso, e che ove sia ne-cessario egli abbassa gradatamente finché giunge ad un prezzo che qualcuno degli astanti sia pronto a pa-gare, piuttosto che non avere il lotto, e a cui egli quindi consente. Supponi in un caso che il prezzo consentito per 100 aringhe sia stato di 8 scellini. Se nella stessa occasione invece della forma olandese di incanti il modo ordinario inglese fosse stato adottato, il resultato po-trebbe essere stato diverso. L'operazione avrebbe allora cominciato con qualche astante che avrebbe fatto una offerta la più bassa che egli stimava possibile che ve-nisse accettata, e questa offerta altri avrebbero potuto successivamente superare, finché si fosse giunti ad una somma al di là della quale nessuno al di fuori dello attuale offerente sarebbe stato disposto ad andare. Quella somma non sarebbe stata necessariamente di 8 scellini; possibilissimo che fosse soltanto di 6. La persona poi che era pronta a pagare il primo prezzo poteva benissimo essere la sola persona presente pronta a pagare anche quanto il secondo prezzo; e se così fosse, potrebbe ottenere all'asta all'inglese a 6 scellini il pesce, per cui all'asta olandese avrebbe pagato 8 se. Nello stesso mercato, colla stessa quantità di pesce in vendita e con compratoti in numero e per ogni altro riguardo eguali, il medesimo lotto di pesci potrebbe ottenere due prezzi molto diversi. » Ora quando i prezzi non sono riservati può appena verificarsi una vendita, della quale l'una o l'altra di queste forme d'incanti non sia il tipo.

Ci manca lo spazio per seguire lo scrittore inglese nel minuto svolgimento delle sue teorie e ci basta avere additato la novità e la gravità delle sue obie-zioni alla dottrina comunemente ammessa, le quali vor-remmo vedere meditate anco fra noi. Per l'accennata ragione ci asterremo dal pronunziarci intorno alle opi-nioni del Thornton, il quale del resto è tale scrittore

3 settembre 1874 che non si potrebbe confutare, se pure è possibile, che prendendolo corpo a corpo e disputandogli il terreno palmo a palmo, tanta è la forza della sua argomen-tazione. Porse egli eccede alquanto nell'additare i di-fetti della dottrina popolare. Nè ci sapremmo comple-tamente sottoscrivere a quella sua affermazione che quando una legge scientifica ammette delle eccezioni non è più legge. Ciò è giusto di fronte alle leggi fisiche che sono fatali, non ci pare che lo sia di fronte alle leggi morali, nelle quali c'è da contare con quell'ele-mento mobile che è la libertà umana. Quanto alla eco-nomia politica in special modo le sue leggi non sono assolute ; o bisogna dire che leggi non ve ne sono, o ammettere che esse costituiscono altrettante tendenze e non altro.

Lungi del resto dal negare che l'offerta e la do-manda possano avere una influenza sul prezzo, il che è ben diverso dal dire che il prezzo ne dipende, il Thornton afferma che il prezzo stesso è regolato uni-camente dalla concorrenza, la quale dipendendo in parte, se pur dipende da qualche cosa, dalle necessità e dai desiderii individuali, non ha legge alcuna che la governi. Dal che segue che non vi può essere alcuna legge dei prezzi.

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3 settembre 1874 L' E C O N O M I S T A 479 composta di esseri che si muovono per lo più in vista

del loro interesse, è impossibile che non vi siano anta-gonismi, non può evitarsi la lotta e solo ci dobbiamo augurare che questa non oltrepassi i limiti della legge e che il progresso della morale e dell'educazione faccia diventare generale la istituzione dell'arbitrato, la quale come ha per sè le simpatie dei buoni, conta ormai delle felici esperienze.

LE CONVENZIONI FERROVIARIE

(vedi i numeii 3, 5, 14 e 15) Y ed ultimo

Il peccato fondamentale delle proposte ministeriali, è a parer nostro quello di aver posto a base del nuovo sistema ferroviario, che si vorrebbe attuare fra noi,

l'appalto dell'esercizio, ad un'unica e potente società, quasiché il medesimo fosse condizione senza la quale, il riscatto delle varie linee dedotte nelle controverse convenzioni, non sarebbe più cosa conveniente per il nostro Stato.

Noi siamo infatti convinti, che il voler dare in ap-palto l'esercizio delle ferrovie, dopo aver fatto rien-trar queste nel patrimonio dello Stato, sarebbe un provvedimento, che, seriamente contestabile anche da un punto di vista meramente teorico, non potrebbe in verun caso accettarsi nel modo col quale lo si vor-rebbe attuare fra noi.

A dimostrare questa duplice tesi non intendiamo però, dilungarci in argomentazioni troppo minuziose, né raccogliere ad uno ad uno tutti gli obbietti solle-vati in proposito dall'onorevole Gabelli, e dalla mag-gioranza della Commissione parlamentare; ci limite-remo invece ad esporre brevemente le principali ragioni per le quali riteniamo che il progettato appalto del-l'esercizio anziché contribuire a procurare un migliore assetto del nostro regime ferroviario, sarebbe causa di inutili aggravi per il nostro erario già tanto oberato, e di maggiori disordini per le nostre ferrovie.

E prima di tutto non sappiamo astenerci dal rile-vare come una volta scesi nel concetto, che sia con-veniente per noi di devenire al riscatto delle linee fer-roviarie esistenti sul territorio nazionale, non si potrebbe più sostenere senza cadere in aperta contraddizione che lo stato anziché assumerne direttamente e per proprio conto l'esercizio, debba invece cederlo in appalto ad una società privata, giacché non è troppo difficile il comprendere, come se non tutti, moltissimi almeno degli inconvenienti che si verificano nell' affidare al privato interesse la proprietà delle strade ferrate, si verificherebbero egualmente quando al privato inte-resse se ne affidasse la custodia e l'esercizio. Anche in questa seconda ipotesi infatti potrebbe avvenire che l'industria ferroviaria caduta in mano di azionisti più curanti del proprio che del pubblico bene, scarsi di mezzi pecuniari, alieni dall'incontrare sagrifizi per

procurarsene, inabili a bene amministrare, non giun-gesse a porsi in grado di cooperare, così efficacemente come pur dovrebbe, al progresso materiale e politico del nostro paese, alla difesa del territorio nazionale e a tutti quegli altri scopi di pubblica utilità in vista dei quali, lo stato si sobbarcò a tanti oneri, per ren-dere possibile fra noi la costruzione di quelle grandi linee ferroviarie che ormai sono quasi compiute. Ed anche in questa seconda ipotesi, per tacere di mille altri inconvenienti di minor rilievo, potrebbe verifi-carsi per lo Stato quello di trovarsi di fronte al falli-mento della nuova società ferroviaria che si verrebbe a costituire, ed a tutti gli imbarazzi che si trarrebbe dietro una simile catastrofe, mentre la sua qualità di proprietario delle linee esercitate, dalla società caduta in fallimento, non farebbe altro che rendere sempre più intricata la di lui posizione.

Né di fronte a simili inconvenienti sappiamo ravvi-sare nel progettato appalto, vantaggi tali che valgano almeno a contrabbilanciarli, imperocché ove si venisse a parlare della facoltà, che acquisterebbe lo Stato di regolare a piacer suo, le tariffe, gli orari, i lavori di miglioramento e di manutenzione, e simili, facile sa-rebbe il rispondere, che la causa di tali facoltà e di tali vantaggi, non consisterebbe mai nella concessione dell'appalto, ma nel riscatto, e che perciò lo Stato ne godrebbe egualmente anco esercitando di per sè le li-nee riscattate, e si troverebbe per giunta in una po-sizione più netta e più indipendente.

Quanto poi al benefizio che si pretenderebbe ritrarre dal non escludere affatto l'industria privata dalla no-stra economia ferroviaria, non vale davvero la pena a soffermarsi a dimostrare la vanità di simili speranze. Quali frutti abbia dato l'industria privata alle nostre ferrovie, e quali le grandi società anonime, sorte per esercitarla, a tutti è noto pur troppo. Perchè si dovrebbe dunque tentare nuovamente sebbene sotto altra forma la prova, mentre tutto ci fa presentire probabile un resultato disastroso? Siamo forse così ricchi da po-terci permettere esperienze tanto arrischiate?

E si noti che l'autorità dei precedenti, e degli esempi stranieri, porge, come giustamente l'osservava anche l'onorevole Gabelli, un nuovo e validissimo ar-gomento a sostegno della nostra tesi, poiché tutti quegli Stati che reputarono conveniente, di costituirsi proprietari delle ferrovie nazionali, non sognarono mai di concederne in appalto l'esercizio, anzi alcuni di essi assunsero invece anche l'esercizio di linee ferroviarie di proprietà privata: eppure in quei paesi le società anonime vivono di una vita così prosperosa come per molto tempo sarebbe temerario lo sperarla fra noi Precedenti di qualche importanza in senso contrario non sapremmo trovarne che in Italia, e basti quello delle Calabro-Sicule a dimostrare quanto sieno inco-raggianti !

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480 L' E C O N O M I S T A 3 settembre 1874 quale dovrebbe concedersi il controverso appalto

del-l'esercizio. Infatti un tale appalto come è concretato nelle proposte convenzioni colle Meridionali, e cbe meglio che appalto potrebbe dirsi locazione d'opere, non si concederebbe già, come pure si è sempre fatto per tutti gli appalti aventi per oggetto un cespite qualunque di pubblica entrata mercè il pagamento per parte della società appaltatrice, di un annuo canone, e di una quota eventuale sugli utili; sarebbe invece, lo Stato che pagherebbe l'una cosa e l'altra alla so-cietà, in correspettivo delle spese di esercizio, e che riterrebbe per se il rischio ed i lucri dell'intrapresa. Per il modo poi con cui tale indennità viene deter-minata, lo Stato mentre non si assicurerebbe un mi-nimo di annua entrata dalle ferrovie, non consegui-rebbe neppure la certezza che le spese dell' esercizio non possano gravare il pubblico erario oltre una de-terminata somma, cosicché lo Stato rimanendo, mal-grado la concessione dell' appalto esposto al duplice inconveniente, dell'incertezza dei lucri, e dell'incertezza degli oneri, derivanti dall'esercizio delle ferrovie, non si comprende davvero con quale scopo l'appalto stesso dovrebbe concedersi.

E si noti inoltre che quel correspettivo annuo in denaro che lo Stato pagherebbe alla società appalta-trice, dovendo costituire il principale se non l'esclu-sivo cospite d'entrata della medesima, (giacché la par-tecipazione agli utili è cosa troppo eventuale e meschina) ne conseguirebbe che la società stessa, priva di qual-siasi serio incentivo a rendere più proficuo per lo Stato l'esercizio delle ferrovie sarebbe invece naturalmente portato a risparmiare il più possibile sulle spese di esercizio e di manutenzione, anche a rischio di com-promettere il buon andamento dell'impresa, giacché ogni economia di tal genere, rappresenterebbe per lei un lucro certo e positivo, mentre l'aumento dei pro-dotti gliene costituirebbe soltanto uno indeterminato ed eventuale. In una parola adunque concedere l'ap-palto dell'esercizio nel modo che si propone sarebbe lo stesso che lasciare esposto lo Stato a tutti i rischi dell'impresa, e per di più a quello gravissimo, di af-fidarne la gestione ad un ente sociale avente degli in-teressi particolari, quasi certamente inconciliabili col buon andamento di quella.

E ciò basterebbe a convincere chiunque della inop-portunità delle proposte mihisteriali. Sennonché avendo fatto precedentemente allusione al modo proposto per determinare la retribuzione da accordarsi alla Società appaltatrice dell'esercizio, ci piace aggiungere alcune brevi osservazioni su questo proposito, le quali var-ranno a sempre meglio dimostrare la verità delle cose già dette.

Ecco infatti come verrebbe determinata una tale re-tribuzione: lo Stato dovrebbe pagare annualmente alla Società: 1° una somma fissa per ogni chilometro di ferrovia in esercizio; somma cbe muovendo nel primo anno dalla cifra di L. 3600, dovrebbe nel quinto

rag-giungere quel massimo di L. 4200: 2° un'indennità, varia a seconda dei casi, per ogni chilometro di ferro-via percorso da ferro-viaggiatori, bagagli, merci, ecc. Co-sicché la retribuzione suddetta consterebbe di Ldue parti: una certa e determinata a priori, l'altra even-tualmente variabile in .ragione dell'accrescersi o del decrescere del movimento dei trasporti. Lo Stato poi, malgrado il soddisfacimento di un tale onere, dovrebbe sempre provvedere alle costruzioni nuove, al rinnuova-mento dell'armarinnuova-mento stradale, alle riparazioni straor-dinarie, ed all'aumento del materiale mobile e fisso reso necessario dall'apertura di nuove linee o da au-mento di traffico. Avevamo dunque ragione di soste-nere che il sistema proposto per l'appalto dell'esercizio non mette lo Stato al coperto da nessun rischio!

Ma ciò non è tutto, perchè il sistema stesso è as-surdo e riposa sopra una base falsissima. Quale è in-fatti la ragione per cui si è creduto conveniente di adottarlo? La ragione è la seguente: La relazione mi-nisteriale osservando che le spese di esercizio di una ferrovia (riparazioni, sorveglianza, consumo del mate-riale ecc.), alcune sono fisse e determinate in ragione della lunghezza chilometrica delle linee, altre variabili a seconda della misura del movimento e del traffico, ritiene cbe la retribuzione da darsi in correspetti-vo dell'assunzione dello spese stesse, debba essa pu-re constapu-re di due elementi, uno fisso ed uno

va-riabile.

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3 settembre 1874

aggravio esorbitante, o a pagar meno, incorrendo nel rischio di essere male serviti.

Altro inconveniente e non lieve deriva dall'avere distinte le spese ordinarie di riparazioni da quelle straordinarie, giacché una simile distinzione potrebbe facilmente divenire causa feracissima di liti, come ne abbiamo fatta noi stessi l'esperienza.

Ma di ciò e di altri addebiti di non minore impor-tanza, ci asteniamo di buon grado dal parlare, giac-ché le cose già dette ci sembra debbano bastare a di-stogliere anco i più benevoli dal far buon viso alle proposte ministeriali.

Il sistema di cui si vorrebbe esperimentere l'attua-zione fra noi è troppo contrario ad ogni più certo prin-cipio di logica e di pubblica economia, perchè lo si possa accettare anco in via d'esperimento, [tanto più cbe il parlare di esperimento di fronte ad una attua-zione così generale e così duratura, è prova sufficiente di poca-prudenza amministrativa, per non dire di sover-chia leggerezza in chi viene a proporla.

Se vogliamo essere logici e prudenti facciamo pure dalle esperienze ma in piccola scala, incominciando però da quelle più semplici e che non ci vincolano per l'avvenire. E poiché lo Stato per comune accordo di tutti deve addivenire al riscatto delle ferrovie Ro-mane, provi anzi tutto ad esercitarle di per sè, e quando questo sistema si appalesasse (il che non cre-diamo) del tutto inaccettabile, saremo sempre a tempo a pensare ad un appalto cbe facendo tesoro dell'espe-rienza propria, potremo stabilire su basi più sicure e più convenienti.

Che se poi rigettando l'appalto dell'esercizio ci vien tolto per ora il mezzo di riscattare le ferrovie Meri-dionali, potremo facilmente consolarcene, pensando es-sere assai meglio rinunziare a un vantaggio che incor-rere in un danno sicuro.

Certo, alla Società delle Meridionali deve sòrridere la prospettiva di liberarsi a condizioni vantaggiose dall'alea di un'intrapresa sulla cui prosperità comin-ciano ad elevarsi dei dubbi abbastanza serii, e quella più seducente ancora di future e lucrose combinazioni finanziarie, di cui il nostro erario dovrebbe, al solito, pagare le spese: ma appunto perciò importa che i no-stri legislatori facciano intendere a tutti, con un reciso rifiuto, che le finanze italiane non sono destinate a di-venire la preda abituale dei finanzieri più astuti e più intraprendenti.

Contentiamoci dunque per ora di addivenire soltanto al riscatto dello Komane, e forse fra non molto, la So-cietà delle Meridionali, vista la nostra fermezza, e spinta dalla necessità dei presenti imbarazzi, accedendo a più equi accordi, ci permetterà di attuare una più larga riforma del nostro regime ferroviario, sulla base del riscatto cbe crediamo la più conveniente nelle condi-zioni presenti del nostro paese.

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Situazione dei conti degli istituti di credito al 30 giugno 1874

Il Bollettino pubblicato dal Ministero d'agricoltura e commercio sulla situazione degli Istituti di credito pel mese di giugno decorso ci è giunto in grandissimo ri-tardo.

Lamentiamo di non averne potuto offrire in tempo il solito resoconto ai nostri lettori, i quali non vogliamo privare, nonostante la tardanza cbe non ci è imputabile, di un sunto assai ristretto, ma che valga a dare giusta idea dei mutamenti avvenuti.

La circolazione cartacea complessiva ascendeva, a quella data, a 1585 milioni di lire, e componevasi di 860 mi-lioni di biglietti consorziali e 725 mimi-lioni di biglietti delle Banche. Di questi ultimi 353 erano stati emessi dalla Banca Nazionale, 60 dalla Banca Nazionale To-scana, 13 Va dalla Banca Toscana di credito, 49 1ji dalla Banca Romana, 138 dal Banco di Napoli e 36 dal Banco di Sicilia, a cui devonsi aggiungere le fedi di credito e polizze per somme variabili ed intestate a terzi, emesse per 51 milioni e mezzo di lire dal primo dei due Ban-chi delle provincie meridionali, e per 23 milioni dal se-condo. Il confronto con la situazione del 30 maggio, ci mostra la circolazione per conto dello Stato aumentata di 50 milioni, aumento che è solo apparente e proviene dai 50 milioni in oro cbe lo Stato aveva preso dalla Banca Nazionale, e che sono stati restituiti in carta al consorzio col porli a debito dello Stato in seguito alla nuova legge sulla circolazione cartacea.

La circolazione per conto delle Banche sembra au-mentata, durante il mese di giugno, di 12 milioni, ma considerando lo spostamento di 50 milioni suesposto, l'aumento reale è stato invece di 62 milioni. Scemava in pari tempo di 16 milioni (da 330 milioni, cioè a 314) il numerario in cassa delle Banche stesse, rimanevano quasi uguali le anticipazioni, ma crescevano invece gli sconti da 396 milioni a 462, e quindi di 66 milioni.

Naturalmente è il mercato serico ed il primo apparire dei nuovi raccolti che assorbendo nel mese di giugno le maggiori risorse delle nostre piazze più attive attingeva largamente alle fonti somministrate dagli stabilimenti di credito che provvedevano ai bisogni del mercato spingen-dosi fin presso agli estremi limiti consentiti dalle leggi.

La riserva metallica posseduta dalle Banche d'emissione il 30 giugno ultimo, ascendeva a 203 milioni di lire, ed apparteneva per 132 milioni alla Banca Nazionale, per 4 alla Banca Nazionale Toscana, per 12 alla Banca Toscana di credito, per 12 alla Banca Romana e per 31 e 20 milioni,^rispettivamente, ai due Banchi di Napoli e di Sicilia.

L'incasso di questi Istituti stava alla circolazione nella proporzione designata dallo specchietto che segue:

L'incusso sta Banche di emissione alla circolazione

come 1 a : Banca Nazionale nel Regno d'Italia. . 2,47

Banca Romana 2,70 Banca Nazionale Toscana 3,56

Ranca Toscana di Credito 5,42

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482 L' E C O N O M I S T A 3 settembre 1874 Come si vede, la Banca Toscana di Credito e la Banca

Nazionale Toscana non si erano ancora poste in regola con le disposizioni della nuova legge.

Nella parte assegnata agli istituti di credito ordinario ed alle Banche popolari deve notarsi la cessazione di due stabilimenti : il Banco gioie e metalli preziosi di Mi-lano, con un capitale nominale di 250 mila lire, ed il Banco navale di Genova, con 6 milioni di capitale no-minale ; quindi si rileva ridotto il capitale nono-minale da

719 a 713 milioni, e quello versato da 379 a 377 mi-lioni. É una liquidazione graduale che continua da qual-che anno e qual-che toglie dal mercato l'ingombro di società bancarie improvvidamente create dallo spirito di specu-lazione. Conseguentemente in questa classe d' istituti i conti correnti si sono, dal 31 maggio, assottigliati di quasi 14 milioni, di 8 l'incasso, di circa 2 le anticipa-zioni. Il solo portafoglio è cresciuto di quasi 300 mila lire, mentre, lo notiamo con vera soddisfazione, gli ef-fetti in sofferenza diminuiscono di 670 mila lire.

Non può peraltro senza un senso di stupore rilevarsi cbe nel mese di giugno le Banche unite di Asti, la Po-polare di Novi Ligure, la Banca dell' Emilia, il Banco di Cagliari e la Popolare di Possano si siano permesse di accrescere la circolazione dei loro buoni per 898,000 lire.

Dopo la legge andata in vigore il 20 giugno decorso era da aspettarsi che gli stabilimenti cui non veniva con-cessa facoltà di emissione si sarebbero studiati di restrin-gere la circolazione dei loro buoni, e non è senza una grandissima sorpresa che li vediamo darsi carriera per mettere in corso in poche settimane una somma così ri-levante di biglietti abusivi. Il 30 giugno si trovavano ancora in circolazione biglietti di istituti non autorizzati all'emissione per una somma di 19 milioni e mezzo.

Negli istituti di credito agrario si avverte un progres-sivo aumento di buoni agrarii, i quali superano oggi l'importo di 5 milioni di lire.

Gli istituti di eredito fondiario continuano a svolgere gradatamente le loro operazioni; la circolazione delle loro cartelle è aumentata, nel giugno, da 107 a 109 milioni, e si ripartiva, alla fine di quel mese, fra i diversi isti-tuti, nelle seguenti proporzioni : Cassa di Risparmio di Milano 24 milioni di lire, Cassa di Risparmio di Bolo-gna 9, Banco di Napoli 46, Banco di Sicilia 4 Va, Monte dei Paschi di Siena 2 '/a, Opere Pie di S. Paolo di To-rino 22, Cassa di Risparmio di Cagliari quasi un milione. Il Banco di S. Spirito, cui venne affidato 1' esercizio del credito fondiario nella provincia di Roma, non aveva, alla fine di giugno, ancora cominciato le sue operazioni.

La massa degli affari in giugno è cresciuta di 2 mi-lioni e un terzo, spingendosi in tutto a più che 116 e mezzo ; però il ritorno delle cartelle fondiarie agli sta-bilimenti emittenti, colla forma delle anticipazioni o con quelle della compra, ò stato debolissimo.

Grazie ai buoni risultati delle conferenze che furono tenute a Venezia sotto la presidenza dell' onorevole Mor-purgo dai delegati delle provincie venete, è da sperare cbe assai presto figurerà tra gli istituti di credito fon-diario anche il Consorzio delle Casse di Risparmio Venete.

Le situazioni delle Casse di Risparmio non presentano variazioni notevoli a paragone di quelle antecedenti ; il credito dei depositanti ascendeva il 30 giugno a 324 mi-lioni e mezzo di lire ; circa un milione di meno che alla

fine di maggio, a causa delle restituzioni operate a Siena, Milano, Roma, Parma, Cagliari, Padova, non compensate che per un terzo dalle maggiori somme versate a Ge-nova, Bologna, Piacenza e Firenze.

Il bollettino non contiene la situazione cbe di sole 10 Casse di Risparmio le più importanti d'Italia, cbe la trasmettono al Ministero benché non vi siano obbligate dalla legge. Ove si tenesse conto delle numerose Casse che non figurano nel bollettino, si raggiungerebbe, cre-diamo, una somma complessiva di depositi superiore ai 400 milioni.

QUINDICESIMO CONGRESSO

ECONOMICO NAZIONALE IN CREFELD

L'essersi il Congresso economico nazionale tedesco riunito quindici volte in Erefeld, mostra l'importanza che ha acquistato nel corso di pochi anni. La sua mis-sione fu sempre di tentare nuove strade, ed i grandi cambiamenti che in quindici anni i tedeschi hanno pro-vato sul campo dell'economia, mostrano che l'ha seguita con successo. Il codice commerciale, lo sviluppo delle associazioni, il commercio, specialmento la politica dei dazi, l'abolizione delle leggi contro l'usura e contro ; debitori, la questione monetaria, le leggi sul libero cam-biamento e scelta di domicilio, e sul matrimonio, l'as-setto del credito, la questione bancaria, le Società di assicurazione, le questioni delle ferrovie, la sospensione del lavoro e la libertà di coalizzazione, sono materie che vennero da esso trattate e non poche delle sue decisioni presto o tardi saranno comprese nella nuova legislazione. E chiaro però che i grandi sconvolgimenti politici di questi ultimi anni, non hanno mancato di influire sul Congresso economico nazionale. La divisione della Germania in tanti piccoli stati manteneva il principio di libertà am -ministrativa e del non intervento dello Stato, e questo guidava il Congresso fino al 1869 ed anche dopo.

La ricostituzione dell'impero tedesco ha spezzato que-sto principio, perchè una parte degli economisti tede-schi crede non poter più agire senza il braccio forte dello Stato, e nell'ultimo congresso fu ripetutamente sentito gridare cbe il principio di Laisser faire. taisser

alter non poteva più sussistere.

La quindicesima seduta del Congresso fino dalla prima discussione sulla cassa di soccorso per gli operai, mostrò cbe il principio era fortemente scosso. In opposizione alle massime di prima, fu perorato il soccorso obbligatorio per i poveri, e per una cassa di soccorsi obbligatori, e fu detto apertamente che il Congresso fino ad ora aveva sostenuto il principio di perfetta libertà in ogni riguardo ; ma ohe le attuali condizioni della Germania erano così costituite cbe lo stato doveva assolutamente ingerirsene e con at-tività.

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erano attese con ansietà, stante che poco tempo fa era comparso nn progetto eli legge sulle banche del deputato Michaelis; e si trattava di vedere come sarebbe stato ac-colto dal Congresso ; molto più che anche due anni fa, i dibattimenti sulla questione delle Banconote non avevano condotto ad alcuna conclusione, ed il Congresso si era mantenuto in quelle già prese; cioè: libertà Bancaria per principio : e per condizioni normali, dell' emissione delle Banconote l'immediata ingerenza e pubblicità per parte dello Stato.

Se il Congresso si è ora dichiarato per il trasporto della Banca prussiana in Banca nazionale tedesca e per to-gliere di mezzo le Banche private con emissione di carta moneta, non possiamo fare a meno di convenire che la ri-soluzione di creare una Banca centrale corrisponde ad un postulato amministrativo che già è riuscito bene nei mag-giori stati Europei ; ma non ci possiamo nascondere che il Congresso ha con questa decisione annullate tutte le al-tre fatte antecedentemente ne vi è alcun dubbio che il progetto di legge del Michaelis non sia stato colpito nella parte più importante e che non sia più possibile.

Ci limitiamo oggi a dare le risoluzioni prese nel quin-dicesimo Congresso.

Riguardo alla erezione di una cassa per le pensioni degli operai furono prese le seguenti risoluzioni.

1. È desiderabile che per mezzo del codice nazionale sieno stabilite delle norme per l'erezione delle casse per le pensioni degli operai e che il diritto di corporazione sia sottoposto a regolamenti; che parimente, come per le associazioni industriali, una legge tra le altre cose, stabilisca le basi per l'amministrazione delle contribu-zioni con la necessaria tenuta di libri e regolare com-putisteria.

2. L'erezione della cassa per le pensioni degli operai debba esser promossa con obblighi comuni e con am-ministrazione indipendente.

3. L'esclusione dalla società non può avvenire se non che per non aver soddisfatto all'obbligo della contri-buzione.

4. E desiderabile che le autorità politiche per mezzo di persone adatte ed intelligenti colle casse ancora esi-stenti per gl'invalidi, preparino e pubblichino il mate-riale per il pareggio dei premi.

Circa alla questione della tariffa delle ferrovie furon prese le seguenti risoluzioni :

1. Le ferrovie nello stabilire le loro tariffe non possono sottrarsi all'effetto della legge di offerta e richiesta, per-chè i loro prezzi di spedizione dipendono dal momenta-neo prezzo delle merci e dalla condizione del commercio libero. Tutte le importanti misure che senza considerare la posizione delle ferrovie nella economia sociale, vengono prese dallo Stato per regolare la tariffa secondo il costo dei trasporti, cagionano speciali vantaggi a singoli prodotti o rami di commercio. Si possono dunque stabilire prezzi giusti solo lasciando la cura di tracciare la tariffa agli accollatari dei trasporti, che, se è possibile, non devono aver nulla di comune con i proprietari della ferrovia. 2. Le restrizioni da farsi alle ferrovie nella libertà della tariffa per mezzo di leggi o di convenzioni e che dietro concessione di alcuni speciali diritti vengono stabilite, de-vono essere usate solo dove serde-vono il comune interesse commerciale. Simili restrizioni possono essere : a) La

pub-blicazione di tutte le tariffe entro un dato tempo dalla loro messa in esecuzione ; b) Che le tariffe devono essere uguali per tutti gli spedizionieri, e avendo ribassi di prezzo per maggiori spedizioni ed anche per regolare spedizione di uno o più carri carichi, specialmente al nolo di ritorno, non possono esser cambiate, quando sono per tempo pubblicate e devono servire ugualmente per tutti; c) La legge deve stabilire il modo in cui un'altra in-trapresa abbia l'uso di una ferrovia e dei suoi materiali e regolarne i diritti d'indennità.

Circa la garanzia delle banconote furon quasi ad unani-mità prese le seguenti risoluzioni : 1. L' uso delle ban-conote nel moderno giro commerciale è : a) per facilitare pagamenti di grosse somme ed in gran lontananza, men-tre risparmia il contare e spedire una gran quantità di metallo ; V) per pareggiare al più presto e miglior prezzo possibile la fluttuazione nella mancanza di maggior cir-colazione, che convengono di giorno in giorno, meglio di quello che sarebbe fattibile coli' aumentare o diminuire il corso del metallo. 2. Secondo lo svolgimento storico del nostro commercio non è possibile nè il togliere ad un tratto tutta insieme l'emissione delle banconote, nè il dare piena libertà a questa forma giudiziaria di credito ; perciò bisogna fare il possibile onde la Banca di Prussia si unisca alla Banca Nazionale, e si tolgano di mezzo le banche private con emissione di carta-moneta. 3. Una maggiore emissione di biglietti non assicurati deve essere impedita a causa del cattivo influsso che esercita sull'al-tezza dei prezzi e 1' agevolamento dell' aggiotaggio non solo, ma per limitare il più che sia possibile 1' esporta-zione dell' oro. 4. Questi due intenti si ottengono o colla diretta proibizione di emissione al di là di una certa somma, o coli' aggravare tale emissione con delle impo-sizioni.

COMMERCIO D'INGHILTERRA

D U R A N T E I P R I M I S E T T E M E S I D E L 1874 Nel solo mese di luglio 1874 il commercio estero del-l'Inghilterra è di 53,873,000 lire sterline, 32,731,000 per importazione e 21,142,000 per esportazione. Se si paragona questo resultato a quello dell' anno passato nel medesimo mese, si trova che è minore di 2,323,000 lire sterline per l'importazione e di 1,815,000 per l'esportazione.

Nel confronto dei primi sette mesi di questi due anni abbiamo i seguenti resultati :

1 8 7 3 1 8 7 4 I m p o r t a z i o n e . . . L . St. 2 1 6 , 0 7 6 , 0 0 0 2 1 9 , 9 1 3 , 0 0 0 E s p o r t a z i o n e . . . » 1 4 8 , 7 4 3 , 0 0 0 1 3 8 , 9 7 3 , 0 0 0

ne resulta che l'esportazione ha abbassato di 6. 6 % e che l'importazione al contrario ha aumentato di 1. 8 % .

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484 L' E C O N O M I S T A 3 settembre 1874 Earine » 3,673,010 3,931,932 Tessuti di seta. . . » 2,950,148 4,358,672 Nastri di s e t a . . . » 823,468 1,222,636 Zucchero raffinato . » 2,264,873 2,416,826 scuro . . » 10,070,772 10,657,685 Legname grezzo . . » 3,248,274 4,113,513 » segato . . » 3,716,252 4,961,655 In quanto al caffè nel 1873 le quantità importate erano di 1,154,649 libbre per il valore di 4,967,099 lire sterline. Quelle importate nel 1874 rappresentano 988,960 per il valore di 5,076,981 lire sterline. È da osservarsi la diffe-renza che esiste tra il movimento delle quantità e quello del prezzo. Mentre che le prime diminuiscono nel 1874, i prezzi si alzano in forte proporzione. La diminuzione av-viene principalmente sugli arrivi del caffè di Ceylan. Nel 1873 furono spediti da questa colonia in Inghilterra 574,505 libbre di caffè e nel 1874 solo 347,072 libbre.

L'importazione del lino e della canapa fu nel 1873 di 1,450,682 lire sterline e nel 1874 di 2,112,601. La Russia nel 1873 ne ha fornito 287,366 grs. per il valore di 851,064 lire sterline e nel 1874, ne ha spedito 475,351 quarters per il valore di 1,349,149 lire sterline.

Ecco le mercanzie la cui importazione è stata debole du-rante i primi sette mesi di quest' anno.

In prima linea vi sono le pelli grezze per 1,525,073 lire sterline nel 1873, e 1,233,495 nel 1874. Vengono in seguito le pelliccerie: nel 1873 per 1,475,543 lire sterline e nel 1874 per 1,199,051.

Le patate per 1,820,153 lire sterline nel 1873, e per 818,761 nel 1874.

I vini per 4,877,518 nel 1873 e nel 1874 per 4,271,752 lire sterline.

Passiamo alla riesportazione.

Tra le mercanzie coloniali o estere riesportate dall' In-ghilterra le seguenti presentano un certo interesse nel loro movimento. 2 ° RIESPOETAZIONE 1873 1874 Caffé L. St. 2,645,913 2,281,083 Cotone » 3,577,787 4,169,460 Seta grezza . . . . » 2,041,426 1,931,763 Lana » 4,692,174 6,721,445 Merita osservazione lo sviluppo degli affari sul cotone; siamo dispiacenti che il quadro statistico inglese non tenga conto delle quantità esportate, perchè la differenza tra il numero delle balle uscite nel 1873 e quelle del 1874 avrebbe maggior importanza di quella del valore. Siamo giunti all'esportazione diretta dei prodotti del suolo o delle manifatture del Regno Unito.

L' esportazione del carbon fossile presenta un fenomeno particolare: il movimento fu nel 1873 di 7,200,532 tonnel-late e nel 1874 di 7,474,195, mentre il valore nel 1873 fu 7,625,615 lire sterline e nel 1874 di 6,901,085.

La medesima differenza si riscontra nei fili di cotone : le quantità esportate furono nel 1873 di 122,737,945, di lib-bre e nel 1874 di 124,347,675 ed i valori nel 1873 furono

di 9,097,870 lire sterline e 8,470,085 nel 1874.

I tessuti di cotone cbe nell'esportazione del 1873 figu-ravano per il valore di 36,334,471 di lire sterline nel 1874 sono esportati per 34,689,281 di lire sterline.

L'esportazione del ferro e dell'acciaio è molto diminuita: 1,799,577 tonnellate valevano 22,635,811 lire sterline nel 1873, ed in quest'anno 1,389,715 tonnellate valevano 18,416,944 di lire sterline.

I tessuti di lana sono nel medesimo caso. La loro espor-tazione rappresentava nel 1873 un valore di 13,300,000 di lire sterline e nel 1874 non figura cbe per 10,959,000 di lire sterline.

I metalli preziosi hanno presentato durante i primi sette mesi del 1873 e del 1874 i seguenti resultati.

1° IMPORTAZIONE 1873 1874 Oro L. St. 11,649,414 8,918,039 Argento . . . . » 7,613,575 7,999,793 2 ° ESPORTAZIONE Oro L. St. 12,228,894 7,414,615 Argento . . . . » 6,168,581 7,680,884 L'oro importato nel 1874 proviene specialmente dal-l'Australia e dagli Stati Uniti. L'argento dal Brasile e dagli Stati Uniti.

Per l'esportazione dell'oro i principali paesi di desti-nazione sono la Francia e l'America del Sud. In quanto all' argento, due terzi delle quantità esportate sono diretti verso l'Egitto.

(Économiste frangais.)

IL COMMERCIO IN FRANCIA

DURANTE I PRIMI SETTE MESI DEL 1874 Il prospetto commerciale della Francia per i primi sette mesi di quest' anno è comparso un poco più tardi di quello dei mesi antecedenti. Mentre per il passato, e specialmente in gennaio e febbraio, ci perveniva re-golarmente ai 15 o 16, questo ci è stato comunicato solo al 21 del corrente. Questo ritardo si spiega, ma non si giustifica dall'essere state accordate le vacanze a tutte le amministrazioni pubbliche per la ricorrenza dell'As-sunzione.

Durante i primi sette mesi del 1873 e 1874 il com-mercio esterno ha presentato i seguenti risultati:

1873 1874 Importazione . . L. 1,916,941,000 2,206,719,000 Esportazione . . » 2,218,799,000 2,080,515,000 Totale L. 4,135,740,000 4,287,234,000 Vediamo dunque che malgrado la forte diminuzione delle nostre esportazioni, il resultato generale degli scambi ci dà nel 1874 un aumento di 141,494,000 di franchi sulla cifra dell'anno passato.

Questo bilancio, apparentemente vantaggioso, devesi al costante aumento della nostra importazione. Esami-nando il dettaglio delle mercanzie importate, si vedrà effettivamente in quali proporzioni le nostre entrate si sono sviluppate da un anno a questa parte.

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3 settembre 1874 485 L'importazione dei vini nel 1873 fu per fr. 17,148,000

e nel 1874 per fr. 23,781,000.

Fra le materie prime importate in Francia, crediamo bene segnalare il movimento dei seguenti articoli :

Lane . . Pelli gregge Sete e borre Cotone . • Semi oleosi Fr. 1873 187,220,000 87,912,000 180,255,000 117,990,000 32,741,000 1874 206,331,000 101,232,000 184,088,000 219,258,000 45,465,000 Dal che resulta che le nostre fabbriche fanno le loro provviste sopra una grande scala La situazione che re-sulterà per la nostra industria da questa abbondanza di materie prime, può essere considerata in due maniere. I pessimisti temono per l'avvenire. Veggono il mercato riboccante di prodotti fabbricati, gli stocks esagerati, e prevedono delle realizzazioni con perdita, Gli ottimisti, al contrario, giudicano che questi acquisti di materie prime, indicano grande attività nel lavoro nazionale, ed una prossima ripresa di affari.

Il mercato dei cambi è effettivamente sempre distinto da forti reazioni. Il 1872 fu eccezionalmente prospero, mentre nel 1871 le transazioni furono poche. Nel 1873 e durante il principio del 1874 gli affari si sono ral-lentati. Si può sperare che dopo questa fermata ripren-dano con maggior vigore.

Tutte le mercanzie importate non offrono resnltati così brillanti come i sopra esposti. Le seguenti segnano dimi-nuzione d'importazione : Carbon fossile . . Legname da costr. Zuccheri . . . . Caffè Bestiami . . . Grassi . . . . 1873 Fr. 176,030,000 » 55,778,000 » 58,564,000 » 55,462,000 » 84,013,000 » 28,640,000 1874 125,017,000 44,296,000 54,922,000 43,633,000 51,149,000 17,369,000 Avanti di andar più in là, aggiungeremo che le quan-tità del carbon fossile importate, corrispondenti ai va-lori sopra segnati, sono le seguenti:

1873 1874 q. m. q. in.

Carbon fossile . . . 40,441,455 36,296,700 Coke 3,325,478 2,164,700 Noteremo ancora fra l'importazione dei generi manu-fatturati, i fili di cotone (per 13 milioni di franchi nel 1873 e 16 milioni nel 1874), i tessuti di seta (per 17'milioni di franchi nel 1873 e 20 milioni nel 1874), finalmente i tessuti di lana (per 35 milioni di franchi nel 1873 e 38 milioni nel 1874)

Nell'esportazione, il movimento dei nostri fili e dei nostri tessuti è stato gravemente colpito dalla crisi com-merciale. Solo i tessuti di lana ed i fili di lino o di ca-napa resistono allo sconvolgimento generale. Ecco le cifre di ciascuno dei prodotti della nostra industria tessile: Tessuti di seta . . Fr. — di lana . . » — di cotone. . » — di lino o canapa » Fili di lana . . . » 1873 305,225,000 162,508,000 41,332,000 17,137,000 16,996,000 1874 257,227,000 186,954,000 40,900,000 15,153,000 19,358,000 Fili di cotone . . Fr. 4,895,000 3,434,000 — di lino o canapa » 8,809,000 11,313,000 — dijuta, phorm., ec. » 2,007,000 1,492,000

La diminuzione la più importante è sui tessuti di seta. L'esportazione di questi articoli nel 1874 è inferiore a quella dell'anno passato di 48,098,000 di franchi. I tes-suti di cotone perdono solo 422,000 franchi. I testes-suti di lino o di canapa accusano un deficit di quasi 2 mi-lioni Al contrario, l'esportazione dei tessuti di lana nel 1874, sorpassa di 24,446,000 di franchi quella del 1873. I fili di lana hanno guadagnato 2,302,000 di franchi ed i fili di lino e di canapa 2,504,000 di fr.

Continuando la rivista delle mercanzie, la cui espor-tazione è diminuita nel 1874, notiamo : i lavori in pelle e cuoio (79 milioni di franchi nel 1873, e 75 milioni nel 1874), oggetti di orefice e gioielliere (35 milioni di franchi nel 1873, e 22 milioni nel 1874), oggetti di ve-stiario e biancheria (53 milioni di franchi nel 1873 e 40. milioni nel 1874). Meritano special menzione i ce-reali. Nel 1873 l'esportazione dei grani e delle farine raggiunse il valore di 123,647,000 di franchi e nel 1874 appena la somma di 39,184,000 di franchi. La raccolta di quest'anno modificherà certamente questo stato di cose, e 1' anno venturo probabilmente vedremo un movimento in senso contrario.

L' esportazione dei vini è pure da 181,668,000 di fr. del 1873, scesa nel 1874 a 146,187,000 fr. L'acquavite ed i liquori vanno del pari; per 58,447,000 fr. nel 1873 e 44,560,000 fr. nel 1874.

Fortunatamente possiamo constatare dopo queste im-portanti diminuzioni alcuni aumenti.

Gli articoli di ebanista e fabbricatori di giuocattoli come pure di mercerie è di 85,677,000 fr. nel 1874, men-tre che nel 1873 non giunse a 83 milioni.

Lo zucchero raffinato accusa un'esportazione di 83 mi-lioni e 1x2 di fr. durante i sette primi mesi del presente esercizio ; cioè 13 milioni più dell' anno passato che ascen-deva a 70 milioni e 1x2.

11 burro ha migliorato di 10 milioni. Nel 1873 ne fu esportato per 39,374,000 fr. enei 1874per49,918,000 fr. Tra le materie prime esportate dalla Francia segnaliamo i seguenti articoli:

1873 1874 Lane Fr. 49,970,000 59,642,000 Cotoni » 58,107,000 65,562,000 Sete e borre » 49,609,000 55,133,000

Ora passeremo al movimento dei metalli preziosi. La totale importazione dell'oro, dell'argento e del bi-gione che nel 1873 era solo di 253,348,000 fr. in que-st'anno si è elevata a 538,243,000 fr. L'esportazione al contrario è diminuita; da 318,024,000 fr. che era nel 1873 è scesa nel 1874 a 81,545,000 fr

Per terminare, faremo osservare che l'incasso fatto alle dogane durante i primi sette mesi del corrente anno, è molto inferiore a quello dell' anno passato nella stessa epoca.

Nel 1873 alla fine di luglio l'incasso ammontava a 135,575,000 fr., ed alla fine di luglio di quest'anno non passava i 119,104,000 fr.

Da questo si può riconoscere il vero stato degli affari.

(10)

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486 L' E C O N O M I S T A 3 settembre 1874

RIDUZIONE DELLO SCONTO IN INGHILTERRA

La riduzione fatta dalla Banca, dello sconto al 3 % , è la continuazione del sistema contro il quale protestammo ultimamente, protesta cbe non abbiamo bisogno di ripe-tere. La riserva è chiaramente troppo piccola per le richie-ste che da un momento all'altro possono esser fatte alla Banca. Una uscita di uno o due milioni come quella del-l'ultimo di luglio per Parigi, potrebbe nuovamente co-stringerla ad un passo piuttosto azzardato, perchè la ri-serva diventerebbe così bassa da eccitare apprensioni.

Quando la riserva è in questa condizione non è il tempo di abbassare lo sconto. Si potrebbe scusare una riduzione, quando contemporaneamente le verghe si accumulassero rapidamente, il che non è adesso. È certo che dentro gli ultimi dieci giorni ne è stata ricevuta una considerevole quantità; ma si è saputo per telegrafo che le spedizioni dall' estero e specialmente dalla Nuova York, ohe avevano preso maggior vigore e attività col rialzo al 4 per cento, sono quasi interamente cessate, per cui per qualche tempo probabilmente ne arriveranno poche.

Come già dicemmo, non crediamo che positivamente l'operato della Banca in questa occasione abbia a produrre qualche disgrazia, quantunque siamo d'opinione che essi si allontanino dalla vera strada.

Le cose vanno ora così bene che non sembra esservi pericolo alcuno, ciò nonostante malgrado il cambiamento delle circostanze, è impossibile il non pensare al resultato che ebbe l'anno passato un simile ribasso. Un anno fa lo sconto della Banca era come ora al 3 per cento; ma alla metà di ottobre si alzò al 6 e poco dopo giunse al 9. Se la riserva non fosse stata bassa più del dovere, lo sconto non avrebbe avuto un cambiamento così istantaneo e forte. Come noi mostrammo a quell'epoca, l'ammontare della riserva che era di circa tredici milioni alla fine di Ago-sto, dai movimenti della circolazione interna, fu pressoché ridotto a sotto i dieci milioni prima della metà di ot-tobre, ed effettivamente da ciò ne resultò la seguente riduzione:

Aumento di circolazione

Totale circolazione agli 8

otto-bre 1873 Ls. 26,900,000

— 27 Agosto 1873 . . . » 25,767,000 Ls. 1,133,000

Denaro in oro e argento spedito in provincia

Nella settimana spirante il

3 Settembre 1873 . . . Ls. 252,000 10 » » . . . » 202,000 17 » » , . . » 110,000 24 » » . . . » 194,000 1° Ottobre 1873 . . . » 468,000 8 » » . . . » 737,000 « 1,963,000 Riduzione totale della riserva

per movimento interno dal

27 agosto agli 8 ottobre 1872 . . . . Ls. 3,096,000 Eu questa riduzione, contemporanea al pànico ame-ricano, il quale portò via quasi due milioni, che rese necessario l'estremo rialzo ; e quantunque le circostanze sieno ora più promettenti, ciò non ostante la riserva è

minore. Questa è di soli 11,745,000 di lire sterline, men-tre l'anno passato era di 13,318,000, ed una riduzione di tre milioni, anche senza alcuna disgrazia come il pà-nico americano, basterebbe a ridurla sotto nove milioni, per cui riprincipierebbe il timore. Se accadesse una di-sgrazia, noi siamo del tutto meno preparati dell' anno passato. Consideriamo pertanto che disgraziatamente l'at-tuale riduzione è stata fatta, e le ragioni portate dalla Banca in sua difesa sono apparentemente di poco rilievo. La Banca, si dice, dovrebbe seguire il mercato, e tanti contratti si basano sullo sconto della Banca, che il com-mercio è ingiustamente tassato, quando lo sconto è man-tenuto superiore a quello della libera piazza ; ma la risposta è semplice, cioè, che la Banca deve prima di tutto guardare alla propria sicurezza, e che non è fettamente sicura come dovrebbe esserlo, quando per-mette che la riserva si ritiri al punto che è adesso. Tutto il credito del paese dipende dal bastare i dodici milioni che ora ha la Banca, per tutte le domande probabili e possibili della settimana ventura, e questa sola conside-razione basta a provare che la somma è totalmente

ina-deguata. (Economist).

MARINA MERCANTILE DEL GLOBO

Secondo le notizie somministrateci dal Bureau Veritas sulla marina mercantile del globo per l'anno 1874, l'In-ghilterra possederebbe 20,832 bastimenti a vela rappre-sentanti un tonnellaggio di 5,320,089.

Verrebbero dopo 1' America con 6,786 bastimenti e 2,132,838 tonnellate — la Norvegia con 3930 bastimenti e 1,137,177 tonnellate — l'Italia con 4220 bastimenti e 1,126,035 tonnellate — la Germania bastimenti 3834, tonn. 893,952 — la Francia bastimenti 3973, tonnellate 868,657 — la Spagna bastimenti 2867, tonn. 540,211 — l'Olanda bastimenti 1227, tonn. — 397,232 — la Grecia bastimenti 1965, tonn. 392,294 — la Russia bastimenti 1327, tonn. 337,744 — la Svezia bastimenti 1827, ton-nellate 327,409 — l'Austria Ungheria bastimenti 965, tonn. 336,113 — la Danimarca bastimenti 1226, ton-nellate 170,834.

Il Portogallo, la Turehia, il Belgio e gli altri Stati non presentano cifre meritevoli di considerazione.

È bene avvertire che per le nazioni europee in queste notizie si tien conto soltanto dei bastimenti superiori a 50 tonnellate e per l'America dei bastimenti superiori ad 80 tonnellate.

Il totale dei bastimenti a vela della marina mercan-tile del globo è 56,281 rappresentanti 14,185,836 ton-nellate.

Nel 1870 il totale dei bastimenti a vela era di 58,518 della portata complessiva di 16,042,498 tonn.

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3 settembre 1874 L' E C O N O M I S T A 487 tonn. 54,327. Seguono la Norvegia, la Danimarca, il

Belgio, la Grecia, la Turchia ed altri Stati meno im-portanti.

Furono registrati come perduti: nel 1870 bastimenti a vela 2644, bastimenti a vapore 207.

Nel 1871, bastimenti a vela 2768, a vapore 253. Nel 1872, bastimenti a vela 3037, a vapore 315. Nel 1873, bastimenti a vela 2791, a vapore 363. Dopo 3 anni di notevole progresso, il numero dei ba-stimenti a vela è diminuito dal 1870 al 1873, il numero dei vapori è aumentato, ma questo aumento, che è sol-tanto del 23, 5 per cento è lungi dall'essere in ragguaglio col crescere delle perdite ; infatti in 4 anni il numero dei sinistri accaduti ai vapori è cresciuto del 75 per cento. Al 31 dicembre 1869 i vapori inglesi nel 2972; alla fine del 1872 erano 3673.

Il numero delle vittime dei sinistri marittimi nel 1873 fu maggiore del 62, 5 per cento sul numero dell'anno precedente.

V'ha chi crede che da questi dati statistici si debba concludere che i vapori sono più passibili di danni che i bastimenti a vela. Ma noi crediamo che ciò debbasi attri-buire non già alle qualità nautiche o alle caratteristiche speciali della eostruzione delle navi a vapore, ma ai più duri cimenti a cui essi si possono e si sogliono esporre.

LE FINANZE DEL GIAPPONE

Il Giappone ha un prestito quotato al Stock-Exchange di Londra, ed è possibilissimo che, prima o poi, possa ottenere di esserlo a Parigi, per cui può interessare di conoscere il suo bilancio ufficiale per il 1874. Le entrate ammontano a 88,877,636 dollari, così comprese :

Riporto dell'esercizio passato 29,509,864

Tasse sulle terre 44,603,332 — sulle imbarcaz. e sulle vetture 107,164

— sui cartoni dei bachi da seta 190,300

— sui conigli 50,400 — sui bestiami 36,495

Patenti 902,716 Diritti di porto 40,013 Tasse sui liquori 966,900 Timbro 1,177,306 Dogane 1,716,915 Tasse dei Gey Sha, sugli attori 2,549,198

Ritenuta sugli impiegati dei Samourai 2,170,089

Ferrovie, miniere e telegrafi 1,058,113 Rendite dei dominii imperiali 3,751,060 Rendite delle isole Liou-Kiou 37,671 Due articoli di questo budget meritano alcune spiega-zioni. La tassa di 50,400 dollari sui conigli, è un' im-posta che realmente colpisce gli scommettitori. Sembra che costumi al Giappone d'allevare dei conigli, per scom-mettere poi sul numero e colore dei piccoli ad ogni covata, in maniera che il governo può percepire l'enorme

tassa di un dollaro al mese per coniglio. t

I Gey Sha poi sono le case del thè ed altri stabili-menti analoghi, che pagano una patente speciale di 3 dollari al mese; il prodotto elevato di questa patente fa poco onore ai costumi dei giapponesi.

Il bilancio delle spese è di 62,134,462 dollari, e com-prende :

Inter, e ammortizzazione del debito 2,596,483

Indennità di Simonosaki 1,575,000 Sussidi ai Samourai 19,484,911 Dotazione del culto 2,366 Ricompense e pensioni 1,042,982 Edilìzi e strade 1,436,219 Consiglio di Stato 697,450 Ministero dell'interno 170,000 — delle finanze 1,412,115 — della guerra 8,000,000 — della marina 2,500,972 — dell'istruzione pubblica 1,300,000 — del culto 77,400 della giustizia 900,000 — dei lavori pubblici 5,527,516 — dell'agricoltura e colonie 1,682,899 — della casa imperiale 742,578 Prefetture di Tokio, Osaka e Kioto 605,300

Ufizi dei porti 301,059 Governi delle provincie 2,548,029

Prove ed esperimenti 107,495

Polizia 1,294,295 Ambascerie e legazioni 363,235

Spese straordinarie 7,626,118 Dei 22,743,174 di dollari che avanzano sull'entrate,

cinque vengono prelevati per ritirare una simile somma di carta moneta, e gli altri riportati sul nuovo eser-cizio.

Se debbiamo prestar fede a questo resoconto estratto dalla Gazzetta del Giappone, la situazione finanziaria è eccellente, e non vi è al certo nulla di esagerato in una spesa di 315 a 320 milioni di franchi per una popola-zione di quaranta milioni.

A T T I U F F I C I A L I

La Gazzetta Ufficiale ha pubblicato i seguenti Atti

e Documenti Ufficiali :

24 agosto. — 1, Regio decreto 29 agosto, col quale è istituita una Commissione incaricata di esaminare e pro-porre i miglioramenti che si possono introdurre nella legge e nel regolamento sulla contabilità dello Stato, alfine di conseguire maggiore chiarezza, semplicità e gua-rentigia, tanto nelle scritture amministrative, quanto negli atti che si presentano al Parlamento.

2. Concessioni di regi exequatur a consoli esteri nel regno.

3. Disposizione nel personale dei notai.

25 agosto. — 1. Regio decreto 9 agosto, con cui si ap-provano delle modificazioni nel regolamento 28 ago-sto 1870, numero 5832, per l'applicazione della imposta sui fabbricati.

2. Disposizioni nel personale del Corpo reale del Genio civile e dell'amministrazione centrale del Ministero dei lavori pubblici.

(12)

488 L' E C O N O M I S T A 3 settembre 1874 2. Regio decreto 26 luglio, che autorizza l'Accademia

di Belle arti, detta di S. Luca in Roma, ad accettare da Filippo e Scipione Terziani, eredi della fu Elisa Terziani, vedova del cav. Martino Werstappen, la donazione di lire quattrocento annue, affinchè sia con esse instituito un premio sessennale ad un pittore di paesaggio.

3. Nomine nell'Ordine equestre della Corona d'Italia e \ nel personale militare.

27 agosto. — 1. Regio decreto 9 agosto, preceduto da Relazione al Re, col quale si approva una terza preleva-zione di somme nel bilancio passivo del ministero delle finanze ;

2. Regio decreto 9 agosto, preceduto da Relazione a S. M. con cui si autorizza una quarta prelevazione di somme sullo stesso bilancio ;

3. R. decreto 9 agosto, preceduto da relazione, che autorizza una quinta prelevazione di somme nel bilancio stesso.

4. Regio decreto 9 agosto preceduto da Relazione, che autorizza una sesta prelevazione del fondo delle spese ! impreviste del bilancio medesimo.

5. Nomine nel personale giudiziario e nel personale dell'amministrazione del demanio e delle tasse.

6. Elenco degli atti di decesso di R. sudditi, pervenuti dall'estero al ministero degli affari esteri nel mese di giugno 1874.

28 agosto. — 1. Regio decreto 19 luglio, col quale si istituisce un R. Consolato in S. Marino con giurisdizione in tutto il territorio di quella repubblica.

2. Nomine nel personale dipendente dal Ministero del-l'interno, nel personale dell'amministrazione finanziaria e giudiziaria.

29 agosto. — 1. Regio decreto 7 agosto, che approva la conversione delle azioni nominative, del Banco di sconto riminese in azioni al portatore, ed approva il nuovo Sta-tuto della Società.

2. Nomine nel personale degli scrivani del soppresso corpo d'intendenza militare.

— La direzione generale dei telegrafi avverte che il 25 corrente, in Bertinoro, provincia di Forlì, è stato aperto ! un ufficio telegrafico governativo al servizio del Governo

e dei privati, con orario limitato di giorno.

GIURISPRUDENZA COMMERCIALE E AMMINISTRATIVA

Attesa l'importanza della sentenza pronunziata dalla corte d'Appello di Firenze in una causa che ha fatto assai rumore nel ceto degli speculatori di borsa riproduciamo qui sotto, alcune delle massime in essa sancite.

Riporto - Proroga - Biglietti all'ordine - Novazione pre-tesa - Scadenza del riporto - Rifiuto di pagare i biglietti - Proprietà della rendita da consegnare - Vendita alla Borsa.

Quando una persona, col ministero di un agente di cam-bio, vende a contanti una quantità di rendita pubblica, ne consegna i titoli e ne ritira il prezzo, e contempora-neamente compra a termine dall' altro contraente una quantità eguale di rendita per un prezzo determinato, pone in essere una operazione cbe dicesi riporto.

Giunta la scadenza del riporto, è permesso alle parti di consentire una, o più proroghe ; e se la proroga è stabilita prima di ciascuna scadenza, continua lo stesso contratto, e non se ne pone in essere uno nuovo.

Il riportatore, mentre ha obbligo di consegnare alla scadenza i titoli della rendita promessa, lia diritto di ri-cevere dal riportato tutto il prezzo pattuito, che ordina-riamente è superiore a quello della vendita a contanti, perchè comprende l'emolumento per l'impiego del capitale e l'aumento dipendente dalla maturazione degli interessi della rendita.

Se il riportato, invece di pagare a contanti queste somme, accetta, per l'importare delle medesime, dei bi-glietti all'ordine a favore del riportatore, giunta la sca-denza del riporto, deve pagare il prezzo convenuto nel-l'ultima proroga, e l'importare dei biglietti che rappre-sentano parte di prezzo primitivamente convenuto e gli emolumenti dovuti al riportatore per l'impiego del suo capitale. — Se non li paga, non ha diritto di ottenere dal riportatore la consegna dei titoli della rendita promessa, e deve ritenersi cerne inadempiente al contratto.

L' accettazione di biglietti all'ordine, come pagamento di somme dovute per altro titolo, non induce novazione, intendendosi ricevuti dal creditore, salvo il buon fine dei medesimi, e neppure induce novazione la stipulazione di una garanzia, come una ipoteca, od un pegno.

La proprietà dei titoli, che il riportatore compra a con-tanti, riceve e paga, passa e rimane nel medesimo, non ostante che prometta di vendere a termine una quantità eguale di rendita pubblica per un prezzo convenuto, per-chè la vendita a termine di una quantità di rendita ha per subietto non un corpo certo o determinato, ma una cosa indicata per la specie astratta, quantità e qualità, e quindi, affinchè passi la proprietà dal venditore al compratore, occorre la numerazione ed il riscontro della qualità accettata dal compratore, ossia la tradizione.

Quando il riporto è convenuto nei termini indicati, non si può parlare d'imprestito con pegno.

Quando le parti, in un contratto di vendita a termine, hanno stipulato ohe esse saranno di pieno diritto costituite in mora a ritirare la merce alla scadenza del termine, senza necessità di alcun atto, si intende ohe abbiano ri-nunziato al disposto dell'art. 97 del codice di commercio, e siansi volute sottoporre all'art. 1512 del codice civile, cbe pronunzia lo scioglimento di diritto nell'interesse del venditore, della vendita di cose mobili, qualora il compra-tore, alla scadenza del termine, non si presenti a riceverle, e non ne offra il prezzo che debba pagarsi contempora-neamente alla consegna delle medesime.

Per gli usi generali del commercio, e per i particolari della Borsa di Firenze, il modo più spedito per liquidare i danni derivati da inadempimento del compratore a ter-mine di fondi pubblici, è quello che autorizza il venditore a termine a vendere alla Borsa i titoli corrispondenti alla quantità e specie di rendita pubblica promessa e non rice-vuta, o non pagata dal compratore, all'oggetto di stabi-lire la differenza cbe il compratore inadempiente deve pa-garfe a titolo di danni.

(Corte d'appello di Firenze, 5 dicembre 1873, Pagliano

(13)

3 settembre 1874 L' E C O N O M I S T A 489

PARTE FINANZIARIA E COMMERCIALE

RIVISTA FINANZIARIA GENERALE

2 settembre. La situazione non è cambiata dalla scorsa settimana e presenta sempre lo stesso stato di riservatezza e di stagnazione. L'avvenire si fa innanzi sotto gli aspetti più rosei. L'orizzonte politico, se ci si permette di esprimerci con questa frase oramai consacrata dall'uso, ci apparisce calmo e sereno. All'estero il riconoscimento della Spagna e il Congresso di Bruxelles sono fatti che valgono a di-mostrare il buon accordo che regna fra le potenze e la loro tendenza a seguire trancamente la via del progresso e delle riforme liberali. Se si eccettua la situazione al-quanto incerta e ancora non completamente assodata del governo francese, non vi ha al presente nessuna circo-stanza politica che possa esser cagione di ombra e di sospetto alle Borse, specialmente italiane. In Italia i pre-liminari di un connubio Sella-Minghetti che sembrano dover riuscire a buon fine, e che preparano propizio al governo il terreno per le prossime elezioni, non possono mancare di avere un'influenza vantaggiosa sui corsi dei nostri valori; ed infatti se stiamo a quanto ci dice un accreditato periodico dobbiamo a questa notizia se i prezzi nella nostra rendita non hanno seguito il movimento di ribasso che si è accennato alla Borsa di Parigi. E un fatto che le Borse in generale hanno fatto buon viso a quest'eventualità ed è certo che un ministero Sella-Min-ghetti varrà a rialzare potentemente il nostro credito tanto all'interno che all'estero.

Le notizie dei raccolti che ci pervengono da ogni parte continuano ad annunziarci col linguaggio il più soddisfa-cente la larghezza dei doni della provvidenza.

Il denaro abbonda sopra i principali mercati monetarii e la Banca d'Inghilterra si è decisa ad un nuovo ribasso dello sconto che ha portato al 3 °/„. Tutto lascia adunque prevedere come prossimo un movimento ascendente nei corsi dei valori più solidi. Si aspetta ancora lo scatto della molla che dovrà dare 1* impulso a questo movimento ; ma Dio voglia che una volta avuto lo slancio possa esso man-tenersi nei giusti confini ed il moto non divenga anco troppo accelerato. Intanto varii Stati sembrano approfit-tarsi di questo momento per attingere al credito le risorse che non possono trovare negli attivi dei loro bilanci.

Servita la Sublime Porta, pare che si vada a lanciare il Prestito russo e qualche altro ancora. Vi sarebbe anche un Prestito spagnuolo, ove appena si trovasse qualche banchiere disposto ad emetterlo. Diavolo ! se non si trae partito dalla circostanza che i commerci e le industrie dispongono d'immensi capitali oziosi, e il pubblico batte alle porte degli Stati per avere titoli governativi, quando si dovrà por mano a stampare cedole di rendita e obbli-gazioni?

Le notizie finanziarie che riceviamo dalla Spagna sem-bra però che vadano ogni giorno aggravandosi, e dalle ultime informazioni ci si lascia scorgere la facilità di una emissione di biglietti dello Stato a corso forzoso.

Nelle Borse italiane il lavoro, ristretto anche in questi ultimi sette giorni quasi esclusivamente sulla Rendita si è rivolto a preparare ed eseguire la liquidazione, che ò

stata assai agevolata dalla reazione delle Borse estere e si sta compiendo facilmente e senza scosse, come non sarebbe avvenuto se fosse persistito il movimento di rialzo di quelle. La Rendita in questo frattempo si è mante-nuta intorno al 74 15, essendo solo per qualche istante discesa al 74 e 74 07 1x2 por chiudersi oggi a 74-73 95 per fine corrente. A Roma essa è giunta nella settimana tino a 74 27.

Le azioni della Banca Nazionale, da 2095 son discese a 2055 in principio di settimana, a Genova ove la li-quidazione per le Banche industriali e Ferrovie è assai ardua, sono state poi contrattate a Firenze per fine set-tembre a 2045-35 ed hanno subito ulteriori ribassi assai rilevanti, scendendo a 2030-2035 e quindi oggi d'un tratto a 1980.

Forse la ragione di tali ribassi sta negli scarsi sconti che questo primario stabilimento di credito ha fatto nelle ultime quindicine.

Qualche domanda di stallonato ieri a Milano migliorò il Prestito Nazionale di x\t per cento sugli ultimi corsi, essendosi pagato in quella Borsa circa 04 50.

Quasi nessun affare sopra le Banche Toscane, che ri-masero al prezzo in cui le lasciammo la scorsa settimana di 1482-85. Le azioni meridionali su cui fu fatto qualche negoziazione a Milano, furono pagate ieri circa 354 ; e a Firenze si mantennero fra il 350 e il 352 con scar-sissime transazioni. Le azioni del Credito Mobiliare hanno subito un ribasso di circa 40 lire, rimanendo al corso di 754.

Nelle varie categorie di obbligazioni gli affari furono limitatissimi con prezzi quasi inalterati. E inutile far menzione degli altri valori, su cui non vi furono che transazioni di pochissima importanza.

L' oro e i cambi conservano gli stessi prezzi e le stesse tendenze della settimana precedente. La Francia intorno j al 109 60 e il 110 e la Londra fra il 27 40 e il 27 45.

: —

N O T I Z I E G E N E R A L I

(14)

490 L' E C O N O M I S T A 3 settembre 1874 dei pressi di Firenze trovarono onorevole collocamento

da 3 50 a 3 70, per il consumo locale delle fabbriche circonvicine, ed anche per qualche commissione rice-vuta dall'Alta Italia, mentre però l'estero tace, e l'esportazione diminuisce sensibilmente. Il cambio ri-bassato e l'incertezza politica sono circostanze contra-rissime all'esportazione, dimodoché bisogna oggi far maggior calcolo di quanto può consumarsi nello Stato, anziché sperare di poter vender fuori e specialmente a Marsiglia ed a Londra, dove importanti depositi di lane di tutte le provenienze, si trovauo agglomerati. Le lane estere godono tuttavia il generale favore, e particolarmente le qualità della Piata, le quali sono oggimai riconosciute adatte alle migliori fabbricazioni di panni, e perciò assai ricercate sui mercati dell'In-ghilterra, del Belgio e della Francia, nonché della nostra Italia, ove le piccole partite che giungono da qualche tempo, sono subito accaparrate dagli specu-latori di Genova specialmente, che ne trovano il pron-tissimo impiego a condizioni assai vantaggiose. Questa facilità di vendita ha prodotto però, come era natu-rale, un contraccolpo nelle provincie della produzione, e le notizie che riceviamo dalle piazze platensi, e par-ticolarmente da Montevideo e Buenos-Ayres, segnalano un sensibile aumento, che secondo noi, sarà una remora pei fabbricanti italiani ed esteri, che non vedremo tanto proclivi a piegarsi alle nuove esigenze degli americani, onde crediamo che le loro lane non potranno sostenersi ai prezzi attuali. Se però questi declineranno e torne-ranno a raggirarsi sulle basi di sei mesi or sono, i fabbricanti e gli industriali si getteranno a corpo per-duto agli acquisti di questo genere, che come già di-cemmo presentò per la finezza della sua qualità una assoluta convenienza.

Nelle sete siamo propriamente alle solite; gli affari in questo nobile articolo corrono, o piuttosto si trasci-nano in uno stato di assoluta nullità. Hanno luogo di tanto in tanto alcuni acquisti di greggie e lavorati, a prezzi di qualche vantaggio ma non si può ancora sta-bilire che le sorti del commercio serico stiano per rial-zare. I cascami giacciono anch'essi in uno stato di completa trascuranza e difatti noi vediamo le più belle partite di struse offerte oggi intorno a lire 10 e 10 50, mentre non è un mese che qualcuno le pagava anche 11 e 11 50. Quali fossero le vedute di questi specula-tori, non sappiamo, né ci curiamo di investigare ! Quello però che oggi ci preme constatare, si è che noi pre-vedevamo questo arrenamento mentre erano inesplica-bili, ed irragionevoli, gli acquisti che si facevano a quei prezzi. Anche i doppi in grana, gli sfarfallati, gli spunti, e quant'altro è inerente ai cascami serici giace tutto in uno stato di atonia quasi completa né può essere altrimenti fintantoché non si rischiari l'oriz-zonte politico europeo, tuttora abbastanza fosco, e che è, lo ripeteremo sempre, la causa principale di tutta l'attuale incertezza.

Del mercato dei tessuti è nostro intendimento

occu-parci in un prossimo articolo dedicato esclusivamente a questo ramo, e ciò per la ragione che vogliamo ve-dere qual piega prendono gli affari in quest'articolo durante il corrente mese, che è quello in cui suole incominciare la vendita dell'inverno ed in cui hanno luogo delle fiere importanti nelle quali si rompono i prezzi dei vari articoli che servono poi di norma alle successive contrattazioni. Ci limitiamo per ora ad annun-ziare che esistono importanti depositi di ogni genere di manifatture per l'esito delle quali tutti sperano nel risultato degl'imminenti raccolti che dovrebbe di molto migliorare la posizione della classe consumatrice. Noi pure confidiamo in questa speranza e ci auguriamo di potere nel già promesso articolo constatare un buon andamento e comunicare notizie di generale soddisfa-zione.

^

CORRISPONDENZA

Vienna, 30 agosto. Dopo tanto tempo, si è sentito di nuovo sulla borsa di questa settimana l'influsso politico. Il riconoscimento del Governo spagnolo ha dato l'impulso al miglioramento. Gli interessi spagnuoli influiscono, è vero, poco sulla nostra borsa, e se il riconoscimento e non riconoscimento ebbe effetto sulla borsa, non è per questo da credersi l'esistenza di due partiti che s'interessino per il riconoscimento, o simpatizzino per Don Carlos. La Borsa colla sua favore-vole disposizione fece conoscere il suo giusto istinto poli-tico. Deve avere capito che nel riconoscimento è qnistione di una gran decisione per l'Austria, e che se questa, se-guendo le tracce della Russia, si fosse dichiarata contraria, ne sarebbe risultato una quantità di complicazioni e l'ele-mento reazionario avrebbe acquistato forza maggiore. La censeguenza naturale della decisione dell' Austria in que-sta circoque-stanza di non separarsi dalla Germania ed an-dar d'accordo colle altre potenze, dalle quali si è iso-lata la Russia, è stata di lasciar prevedere la sicurezza di una certa calma.

Abbiamo Saputo che fra il Ministro delle finanze e quello del commercio esiste una certa tensione per avere ambedue oltrepassato i limiti delle loro competenze, ciò che darà luogo a reciproche spiegazioni. Ciò è av-venuto nella giurisdizione delle dogane, elove già vi era stata una divergenza tra il Governo cisleitano ed il

transleitano.

Quando pensiamo che presto verrà trattata la questione vitale delle dogane e che quanto prima sarà necessario consigliarsi coll'Ungheria e decidere d'accordo con essa per gli eventuali cambiamenti da effettuarsi nei principii stabiliti dalla lega austriaco-ungarese intorno alle dogane e al commercio, e, se si considera che queste trattative sono di grande importanza, perchè il loro resultato deve essere la base delle trattative che dovremo fare colla Ger-mania, la sopra citata tensione ci fa sperar bene.

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