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Archivio Gaetano Salvemini

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Academic year: 2021

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(1)

PUBBLICAZIONI DEGLI ARCHIVI DI STATO STRUMENTI CXXXII

ISTITUTO STORICO DELLA RESISTENZA IN TOSCANA

Archivio Gaetano Salvemini

I

Manoscritti e materiali di lavoro

Inventario a cura eli STEFANO VITALI

MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI

1998

(2)

UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI DIVISIONE STUDI E PUBBLICAZIONI

Direttore genemle per i beni archivistici: Salvatore Italia

Direttore della divisione studi e pubblicazioni: Antonio Deutoni-Litta

Comitato per le pubblicazioni: Salvatore Italia, presidente; Paola Carucci, Antonio Dentoni-Litta, Ferruccio Ferruzzi, Cosimo Damiano Fonseca, Guido Melis, Claudio Pavone, Leopoldo Puncuh, Isabella Ricci, Antonio Rorniti, Isidoro Soffietti, Giuseppe Talamo ; Lucia Fauci Moro, segretaria.

Cura redazionale : Bruna Angeloni

© 1 998 Ministero per i beni culturali e ambientali Ufficio centrale per i beni archivistici

ISBN 88-7125-1 33-4

Vendita: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato - Libreria dello Stato Piazza G. Verdi, IO - 001 98 Roma

(8219098) Roma, 1998 - Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato P. V.

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SOMMARIO

Prefazioni:

Giuseppe Pansini 7

Roberto Vivarelli

Abbreviazioni e sigle 13

Opere citate in forma abbreviata 15

INTRODUZIONE 17

Nota biografica 68

Tavola delle sezioni secondo il precedente ordinamento del fondo 73

Indice dei fascicoli 75

INVENTARIO

I. Manoscritti e materiali di lavoro dal 1 898 all'esilio 87 II. Manoscritti e materiali di lavoro dall'esilio al secondo dopo-

guerra 141

III. Manoscritti e materiali di lavoro dal ritorno in Italia alla morte 325

IV. Carte e documenti personali 467

V. Morte di Gaetano Salvemini, commemorazioni e celebrazioni

salveminiane 4 77

VI. Materiali per la pubblicazione delle Opere di Salvemini 48 1

VII. Carte Ugo Ojetti 5 1 9

VIII. Carte Elsa Dallolio 527

IX. Carte Isabella Massey 531

X. Carte Giorgio La Piana 553

XI. Carte Enzo Tagliacozzo 585

XII. Carte Iris Origo 609

XIII. Carte di Carlo Ruffino e di Giuliana Benzoni Ci!S

(4)

Archivio Sa/vemini. Manoscrilli e materiali di lal'oro

XIV. Pubblicazioni ed altro materiale a stampa 621

XV. Fotografie 677

XVI. Inventari e documentazione relativa al riordinamento dell'at·-

chivio 6l:l

XVII. Bibliografia salveminiana 707

Carte di Gaetano Salvemini conservate presso l'Harvard University 711

INDICI

Indice tematico

Indice delle istituzioni e degli enti Indice dei nomi di persona Indice dei toponimi Indice dei periodici

Indice degli scritti salveminiani editi citati

763 767 775 799 809 821

(5)

L 'inventario dei «manoscritti» dell'archivio di Gaetano Salvemini che vede ora la luce rappresenta il risultato di una lunga, laboriosa gestazione.

Esso può definirsi non solo «storico», ma anche «filologico» perché l'ordi­

namento dato ai documenti che vi sono conservati ha per filo conduttore la biografia di questo grande storico e le vicende della sua vita turbinosa, che hanno avuto non poche conseguenze su questo fondo archivistico che ora, non senza gravi perdite, è ricomposto in una unità organica nell'Istituto storico della Resistenza in Toscana.

È da sottolineare come in questo inventario che sì riferisce alla docu­

mentazione dell'attività di Gaetano Salvemìni «come storico e come mae­

stro», per usare le parole di Stefano Vitali, sia stata accuratamente evitata l'applicazione di ogni classificazione tematica che avrebbe ordinato i docu­

menti secondo criteri ad essi esterni, privilegiando in tal modo la rilevazione di notizie e di dati disaggregati a scapito della ricerca sistematica, che è possibile solo in presenza di un ordinamento filologicamente corretto dei documenti. D 'altra parte la schedatura informatica rende possibile la rilevazione di singoli dati come pure di dati tematici.

Per ottenere questa corretta impostazione è stata determinante la collaborazione fra uno storico come Roberto Vivarelli e un archivista come Stefano Vitali che da anni svolge una lodevole attività anche nel campo della ricerca storica.

E proprio alla storia delle vicende di questo archivio l'autore dedica l'introduzione, ricavando notizie dal carteggio e da fonti a stampa, fornendo con ricchezza di particolari, che si riferiscono anche al Salvemini-uomo, quella che nel campo della filologia classica si chiama la «storia della tradizione», cioè della trasmissione di queste carte. Essa è stata indispen­

sabile per dare una adeguata impostazione metodologica all'inventario e per fornire a chi lo consulta, oltre alle ragioni dell'ordinamento, fruttuose

indicazioni dì ricerca.

Emerge nella narrazione di Vitali la vicenda biografica di Gaetano Salvemini, sono evocate figure grandi e piccole di colleghi, di collaboratori e di amici da Ernesto Sestan a Federico Chabod a Ernesto Rossi, a Giorgio La Piana, ad A ugusto Torre insieme a tanti altri con i quali lo storico di Molfetta ebbe rapporti nella sua intensa vita.

(6)

8 Archivio Sah•emini. Manoscritti e materiali di lavoro

Così pure si dà notizia di lavori progettati o intrapresi, ma non portati a termine, come di solito accade a uomini dalla attività vulcanica nei quali la vitalità della fantasia e dell'ingegno supera notevolmente la possibilità del fare concreto, necessariamente limitata dalle circostanze della vita e dalle forze concesse da madre natura.

A parte queste considerazioni, non si può non sottolineare come l'in­

ventario della sezione «manoscritti» dell'archivio di Gaetano Salvemini, per il metodo adottato e per la accuratezza della ricerca, costituisca nel suo genere un pregevole esempio e un indispensabile strumento di lavoro valido per ulteriori studi ed approfondimenti su questo storico ed uomo politico, sul suo mondo morale, sulla sua formazione e sulla sua attività di studioso e di pubblicista. In questo lavoro è concretamente e, direi, brillan­

temente applicato quel «metodo storico» di cui trattano tanti manuali di archivistica, ma che in realtà trova scarsa applicazione. Viene infatti qui attuata quella felice unione di storia e di filologia, indispensabile in simili lavori; perché senza storia non vi può essere filologia, come senza filologia la storia si riduce a mera cronologia.

A conclusione è doveroso rilevare come l'Amministrazione per i beni archivistici, assumendo il non lieve onere finanziario della pubblicazione di questo, come di altri inventari che si riferiscono soprattutto ad archivi delle grandi personalità italiane del nostro tempo, conservati fuori degli Archivi di Stato, dia prova di una notevole lungimiranza, contribuendo sia alla loro conservazione, sia alla loro valorizzazione come fonti per la storia contemporanea.

GIUSEPPE P ANSINI

(7)

Gaetano Salvemini pubblicò i suoi primi scritti, una recensione e un saggio di storia medievale, nel 1892, e il suo ultimo scritto, una lettera aperta agli amici de «Il Mondo», reca la data marzo 1957. Nato a Mol­

fetta 1'8 settembre 1873, egli moriva a Capo di Sorrento il 6 settembre 1957. In questo lungo arco di tempo la presenza di Salvemini nella nostra vita pubblica fu costante: una presenza che abbracciò ambiti tra di loro assai diversi sia sul piano degli studi che su quello dell'attività politica. Sul piano degli studi, dopo un felice esordio nel campo della medievistica, egli passò gradualmente ad occuparsi di questioni di storia moderna e contem­

poranea: la rivoluzione francese, le origini dell'Italia contemporanea, la politica estera italiana dall' Unità alla Grande Guerra e, successivamente, varii aspetti dell'esperienza fascista, di cui egli fu il primo vero storico.

Sul piano politico, dopo una prima, intensa esperienza di militanza sociali­

sta, nel 1910 egli si staccò da quel partito per fondare poco più tardi un suo settimanale, «L' Unità», che dalla fine del 1911 alla fine del 1920 fu una delle più importanti palestre di educazione politica che il nostro paese abbia avuto, e rappresentò la voce più viva di una composita corrente minoritaria, e tuttavia capace di lasciare un segno profondo, antigiolittiana ma democratica, a favore dell'intervento dell'Italia in guerra ma ostile al nazionalismo, determinata a far sì che i frutti della vittoria non venissero svalutati ma apertamente contraria agli intenti che il mito della «vittoria mutilata» sosteneva.

Precocemente antifascista, in effetti al momento della marcia su Roma (ottobre 1 922) Salvemini era un isolato. Tale rimase da allora in avanti, nonostante il suo coinvolgimento nella prima esperienza di una stampa clandestina, quella del fiorentino «Non Mollare» nei primi mesi del 1925 e, più tardi, ormai esule dall'agosto di quello stesso anno, nonostante i rapporti di affetto e di collaborazione con Carlo Rosselli e il suo provvisorio ruolo (se ne verrà ben presto staccando) nel movimento che questi aveva fondato a Parigi alla fine del 1929, Giustizia e Libertà.

L'esilio di Salvemini durò oltre un ventennio. Tornato in Italia, nel 1949, per riprendere il suo insegnamento dalla sua cattedra all' Università di Firenze, egli trascorse l'ultimo periodo della sua travagliata ma intensa vita, ancora impegnato su posizioni di minoranza, in una battaglia civile prima che politica contro quelle forze egualmente ostili al cammino di una

(8)

iO Archivio Salvemini. Manoscritti e materiali di lavoro

vera democrazia italiana: da una parte i clericali, dall'altra i comunisti;

una battaglia ancora in corso al momento della sua morte.

Il sommario richiamo a questi dati, del tutto noti, basterà a rendere conto della complessità della biografia di Salvemini e di quanto strettamente essa si intrecci con le vicende di oltre un sessantennio di storia, sollevando questioni spesso tra di loro assai diverse, ma ancora cruciali il più delle volte per una piena intelligenza del nostro recente passato. A fronte di questa realtà, la situazione degli studi è ancora in tutto e per tutto insod­

disfacente. Una adeguata biografia, cioè un profilo di insieme capace di cogliere i molti aspetti di questo complesso personaggio, non esiste, perché l'unica opera che si era proposta questo compito (G. de Caro, Gaetano Salvemini, Torino, Utet, 1970), sia per la disposizione d'animo del suo autore, sia per le gravi carenze di documentazione, è del tutto insufficiente.

E tra i contributi monografici, su aspetti parziali, di valore diverso ma alcuni assai pregevoli, l'opera che con maggiore impegno ha ricostruito le vicende della partecipazione di Salvemini alla vita politica del suo tempo sino alla Grande Guerra (H. Butler, Gaetano Salvemini und die italieni­

sche Politik vor dem ersten Weltkrieg, Tubingen, Max Niemeyer Verlag, 1978), pubblicata in Germania, non ha mai trovato la strada di una tradu­

zione italiana.

Naturalmente, perché le lacune che si riscontrano nella situazione degli studi, qui come in ogni caso, giungano ad essere riconosciute e colmate, occorrono l'interesse e la determinazione dei singoli studiosi. Ma intenzioni e buona volontà non bastano quando manchino le necessarie basi docu­

mentarie. Queste basi, nel caso di Salvemini come di ogni altra figura del nostro tempo, sono in gran parte costituite da materiali editi, cioè da tutto ciò che un singolo personaggio ha egli stesso scritto e pubblicato, e tutto ciò che altri hanno scritto su di lui e sui suoi tempi. Ma questo materiale edito, di solito custodito nelle biblioteche, di per sé non basta. Troppe sono le questioni che richiedono, perché su di esse si possa fare luce, la possibilità di uno sguardo per così dire dietro le quinte. E questo è tanto più vero nel caso di Salvemini, perché gran parte delle sue attività, specialmente in alcuni particolari periodi, ha seguito un percorso tormentoso e, spesso, i documenti pubblici che sono rimasti sono stati il frutto di circostanze sulle quali non sappiamo ancora quasi niente, o comunque troppo poco. Per colmare i troppi vuoti del quadro occorre dunque l'esame di quel tipo di documentazione, non più pubblica ma privata, che nella misura in cui si è conservata riposa negli archivi.

Malgrado le peripezie della sua vita e i frequenti e talora drastici movimenti, al momento della sua morte Salvemini aveva con sé una gran

(9)

Prefazione 1l

parte delle sue carte, documenti e lettere, e altri spezzoni di materiale esistevano sparsi qua e là ma di possibile reperimento. Questo insieme di carte è venuto a comporre l'Archivio Salvemini, nelle due distinte sezioni di materiali varii e carteggi. D 'altra parte, come ben sanno gli addetti ai lavori, un fondo archivistico è di assai difficile utilizzazione (talvolta non lo si può usare affatto), quando esso non sia stato ordinato e inventariato.

Descrivere e commentare l'inventario della prima sezione dell'Archivio Salvemini, che qui finalmente si pubblica, non è mio compito. A me spettava soltanto indicare sommariamente perché questa pubblicazione è motivo di vivo compiacimento.

ROBERTO VIVARELLI

(10)

ago.

apr.

bigi.

c., cc.

c. ili.

c.p.

Calif cap. , capp.

cfr.

ciel.

cit.

Co t o

Co nn D.C.

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fasc./fascc.

feb.

FL fraz.

Ga G.B.

gen.

giu.

la ibid.

id.

ili.

fil

In d ins./inss.

m v.

ABBREVIAZIONI E SIGLE

agosto aprile biglietto carta, carte cartolina illustrata cartolina postale California capitolo, capitoli confronta ciclostilata/o citata/o Colorado Connecticut

District of Columbia dattiloscritta/e/i/o dicembre

fascicolo/i febbraio Florida frazione Georgia Great Britain gennaio gmgno Io w a ibidem idem illeggibile Illinois Indiana inserto/i inventario

ISR La lo c.

lug.

ma g.

mnr.

Mass Md Me Mie h Mi nn min.

Ul .

Ne br N.J.

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N.C.

no v.

num.

n.s.

Oh Okla Ont Oreg ott.

p., pp.

P e nn pseud.

lU.

s.a.

Istituto storico della Resistenza

Louisiana località luglio maggio marzo

Massachusetts Maryland Maine Michigan Minnesota minuta

manoscritta/e/i/o Nebraska New Jersey New York North Carolina novembre

numerata/e/i/o, numera- zwne

nuova serie Ohi o Oklaoma Ontario Oregon ottobre pagina, pagine Pennsylvania pseudonimo Rhode Island senza anno

(11)

14 Archivio Salvemini. /vlanoscritti e materiali di lavoro

s.d. senza data T ex Texas

s.fasc./ u United States of America

s.fascc. sotto fascicolo/i UT Utah

s.I. senza luogo v. verso

s.n.e. senza note editoriali Va Virginia

s.n.t. senza note tipografiche vol., voli. volume, volumi se g., segg. seguente, seguenti V t Vermont

te!. telegramma Wash Washington

(12)

OPERE CITA TE IN FORMA ABBREVIA T A

Opere, I, l = G. SALVEMINI, Magnati e popolani in Firenze dal 1280 a/ 1295, a cura di E. SESTAN, Milano, Feltrinelli, 1 966 (Opere di Gaetano Salvemini.

I. Scritti di storia medioevale, 1 ).

Opere, I, 2 = G. SALVEMINI, La dignità cavalleresca nel Comune di Firenze e altri scritti, a cura di E. SESTAN, Milano, Feltrinelli, 1 972 (Opere di Gaetano Salvemini. I. Scritti di storia medioevale, 2).

Opere, II, l = G. SALVEMINI, La Rivoluzione francese (1788-1792) , a cura di F.

VENTURI, Milano, Feltrinelli, 1962 (Opere di Gaetano Salvemini. II. Scritti di storia moderna e contemporanea, l ).

Opere, II, 2 = G. SALVEMINI, Scritti sul Risorgimento a cura di P. PIERI e C.

PISCHEDDA, Milano, Feltrinelli, 1961 (Opere di Gaetano Salvemini. II. Scrit­

ti di storia moderna e contemporanea, 2).

Opere, II, 3 = G. SALVEMINI, Stato e Chiesa in Italia, a cura di E. CONTI, Milano, Feltrinelli, 1969 (Opere di Gaetano Salvemini. II. Scritti di storia moderna e contemporanea, 3).

Opere, III, l = G. SALVEMINI, Come siamo andati in Libia e altri scritti dal 1900 al 1915, a cura di A. ToRRE, Milano, Feltrinelli, 1 963 (Opere di Gaetano Salvemini. III. Scritti di politica estera, 1 ).

Opere, III, 2 = G. SALVEMINI, Dalla guerra mondiale alla dittatura (1916-1925) , a cura di C. PISCHEDDA, Milano, Feltrinelli, 1965 (Opere di Gaetano Sal­

vemini. III. Scritti di politica estera, 2).

Opere, III, 3 = G. SALVEMINI, Preludio alla seconda guerra mondiale, a cura di A. TORRE, Milano, Feltrinelli, 1 967 (Opere di Gaetano Salvemini. III. Scritti di politica estera, 3).

Opere, III, 4 = G. SALVEMINI, La Politica estera italiana dal 1871 al 1914, a cura di A. TORRE, Milano, Feltrinelli, 1 970 (Opere di Gaetano Salvemini.

III. Scritti di politica estera, 4).

Opere, IV, l = G. SALVEMINI, Il ministro della malavita ed altri scritti sull'età giolittiana, a cura di E. APIH, Milano, Feltrinelli, 1962 (Opere di Gaetano Salvemini. IV. Il Mezzogiorno e la democrazia italiana, 1).

(13)

16 Archivio Safl•emini. Manoscritti e materiali di lm•oro

Opere, IV, 2 = G. SALVEMINI, Movimento socialista e questione meridionale, a cura di G. ARFE', Milano, Feltrinelli, 1963 (Opere di Gaetano Salvemini.

IV. Il Mezzogiorno e la democrazia italiana, 2).

Opere, V = G. SALVEMINI, Scritti sulla scuola, a cura di L. BORGHI e B. FINOC­

CHIARO, Milano, Feltrinelli, 1966 (Opere di Gaetano Salvemini. V).

Opere, VI, l = G. SALVEMINI, Scritti sul fascismo, a cura di R. VIVARELLI, Milano, Feltrinelli, 1 961 (Opere di Gaetano Salvemini. VI, 1).

Opere, VI, 2 = G. SALVEMINI, Scritti sul fascismo, a cura di N. V ALERI e A.

MEROLA, Milano, Feltrinelli, 1966 (Opere di Gaetano Salvemini. VI, 2).

Opere, VI, 3 = G. SALVEMINI, Scritti sul fascismo, a cura di R. VIVARELLI, Milano, Feltrinelli, 1974 (Opere di Gaetano Salvemini. VI, 3).

Opere, VII = G. SALVEMINI, L'Italia vista dall'America, a cura di E. TAGLIA­

cozzo, Milano, Feltrinelli, 1969 (Opere di Gaetano Salvemini. VII).

Opere, VIII = G. SALVEMINI, Scritti vari, a cura di G. AGOSTI e A. GALANTE GARRONE, Milano, Feltrinelli, 1978 (Opere di Gaetano Salvemini. VIII).

Opere, IX, l= G. SALVEMINI, Carteggi. I {1895-1911), a cura di E. GENCARELLI, Milano, Feltrinelli, 1968 (Opere di Gaetano Salvemini. IX, 1).

Carteggio 1898-1902 = G. SALVEMINI, Carteggio 1898-1902, a cura di S. BUCCHI, Roma-Bari, Laterza, 1988 (Collezione di studi meridionali).

Carteggio 1912-1914 = G. SALVEMINI, Carteggio 1912-1914, a cura di E.

TAGLIAcozzo, Bari, Laterza, 1984 (Collezione di studi meridionali).

Carteggio 1914-1920 = G. SALVEMINI, Carteggio 1914-1920, a cura di E.

TAGLIAcozzo, Bari, Laterza, 1984 (Collezione di studi meridionali).

Carteggio 1 921-1926 = G. SALVEMINI, Carteggio 1921-1926, a cura di E.

TAGLIACOZZO, Bari, Laterza, 1985 (Collezione di studi meridionali).

CANTARELLA = M. CANTARELLA, Bibliografia salveminiana, 1892-1984, Roma, Bonacci, 1986 (I fatti della storia. Strumenti di lavoro, 2).

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INTRODUZIONE

I «VUOTI» E I «PIENI» DELL'ARCHIVIO DI GAETANO SALVEMINI

Chi scorra le pagine o consulti l'indice di questo inventario sarà probabilmente colpito dall'ampiezza e dalla varietà della documentazione che si conserva nell'Archivio Salvemini, a testimonianza di un'operosità densa e multiforme che abbraccia l'intero primo cinquantennio di questo secolo. Un'impressione del genere è tutt'altro che infondata, poiché il materiale conservato nell'archivio, raccolto in più di 150 buste (di cui 87 relative ai manoscritti e ai materiali di studio e di lavoro qui descritti insieme alle carte aggregate o donate) è indubbiamente cospicuo. Eppure è un'impressione che rischia di essere, almeno in parte, fuorviante.

Ad una più attenta considerazione, infatti, altro e più complesso si rivela il tratto saliente, il segno distintivo di questo archivio. Più che i

« pieni», i « vuoti», più che le presenze, le assenze, più che la completezza della documentazione, le lacune appaiono i caratteri che con maggiore pertinenza definiscono il rapporto fra le carte descritte in questo inven­

tario e la vita, l'attività, la produzione intellettuale di Salvemini. Interi ed importanti aspetti della sua biografia sembrano non aver lasciato - almeno in questa parte dell'archivio - traccia evidente di sé : la forma­

zione universitaria presso l'Istituto superiore di studi pratici e di perfe­

zionamento di Firenze ; la militanza socialista e la produzione saggistica ad essa connessa; il Salvemini meridionalista e l'animatore della Federa­

zione insegnanti scuole medie; la direzione dell'« Unità», nei suoi aspetti politico-culturali, ma anche in quelli amministrativi; infine, la milizia nelle fila dell'interventismo democratico risultano praticamente assenti. Ma anche la battaglia antifascista all'estero fra la metà degli anni Venti e la guerra mondiale appare scarsamente documentata, così come pochi sono i materiali relativi all'elaborazione delle opere sul fascismo. Della stessa presenza di Salvemini nel dibattito politico di questo dopoguerra ci si sarebbe potuti aspettare testimonianza più consistente. E lo stesso po­

trebbe dirsi per molti altri aspetti, minori e non, della vita e delle opere della storico pugliese.

(15)

18 Archivio Sa]vemini. Manoscritti e materiali di lavoro

Se si volesset�o tipizzare queste lacune in relazione alle molteplici sfaccettature della personalità salveminiana, si potrebbe dire che nell'm·­

chivio è complessivamente poco presente il Salvemini delle battaglie po­

litiche e civili. Per contro, la continuità di lungo periodo, dai primi anni del secolo agli anni '50, appare rappresentata soprattutto dal Salvemini professore di storia nelle università di Messina, Pisa e Firenze, poi nelle università americane, in quella di Harvard in primo luogo, ed infine nuovamente in quella fiorentina. Ed appare rappresentata dal Salvemini ricercatore e scrittore di storia, con i materiali di lavoro e i testi degli scritti sulle tematiche classiche e meno classiche attomo alle quali si sono sviluppati i suoi interessi di studioso (Firenze all'epoca del Comune, Mazzini, Cattaneo e il Risorgimento, la politica estera dell'Italia liberale e fascista, ma anche la crisi dell'Impero romano, l'Italia postunitaria, il rapporto Stato-Chiesa), materiali e testi che si ripropongono con una costanza che non può sfuggire all'osservatore attento nell'intero arco cronologico coperto dalle carte.

E', questo della prevalenza del Salvemini « storico e maestro» sul Salvemini « politico», uno dei caratteri di lungo periodo della documen­

tazione confluita in questo archivio, che, forse, può essere assunto come prima chiave di lettura del rapporto fra Salvemini e le proprie carte e che certamente pone qualche problema e richiede qualche tentativo di spiegazione.

Ciò che resta comunque fuori discussione è che questo archivio, lungi dal potersi considerare il risultato di un processo di sedimentazione documentaria spontaneo e « naturale», appare piuttosto come il prodotto di una stratificazione fortemente segnata da momenti di rottura e, alter­

nativamente, di ricomposizione. Ne consegue che, per interpretame la storia e per dar conto della sua attuale composizione, il binomio distru­

zione/dispersione appare ugualmente, se non maggiormente, esplicativo del binomio conservazione/concentrazione e i « vuoti » appaiono altret­

tanto significativi dei «pieni».

A spiegare i motivi e le ragioni dei primi possono indubbiamente servire taluni tratti del carattere e del comportamento pratico di Salve­

mini, come il suo proverbiale disordine o il più nobile socratico distacco dalle «cose [materiali che] sono parte essenziale della nostra identità» 1 ,

t Cfr. a questo proposito le suggestive considerazioni di Francesco Orlando in La letteratura e le cose. Conversazione tra Francesco Orlando e Claudio Pavone, in «Parole­

chiave», 9 ( 1 995), p. 55.

(16)

Inrroduzione 19

anche da quelle - i propri scritti, le proprie carte - che più rappresen­

tano, per un intellettuale, il naturale prolungamento del suo stesso essere.

Ma si tratta di una spiegazione che, pur utile, rimane largamente insod­

disfacente, perché non riesce a dar conto dei passaggi concreti attraverso i quali l'archivio, così come è ora, si è andato formando.

Ad individuare gli eventi periodizzanti nella storia delle carte di Sal­

vemini, gioverà allora soprattutto il confronto con il corso stesso della sua esistenza e l'indagine sulle fasi di svolta, attorno alle quali, anche in questo caso, si addensano fratture e ricomposizioni, secondo una feno­

menologia, del resto, abbastanza tipica per gli archivi di personalità contemporanee, soprattutto di quelle la cui vita è stata fortemente se­

gnata da eventi densi di implicazioni anche sul piano pratico, come l'avvento del fascismo.

La prima delle svolte nella vita di Salvemini su cui è opportuno richiamare l 'attenzione è rappresentata da un evento assai drammatico : la tragedia del terremoto di Messina del 1 908, nel quale morirono la moglie, i cinque figli ed una sorella. E' però difficile, oggi, cercare di stabilire cosa poté andare perduto in quella dolorosa circostanza. La stessa ipotesi, per certi versi quasi ovvia, che ad essa debba attribuirsi la scomparsa dei materiali relativi al primo decennio di attività politica di Salvemini e alla sua produzione storiografica a cavallo fra Otto e Nove­

cento, si rivela, a ben vedere, solo in parte corrispondente alla realtà.

Non solo, infatti, il carteggio conserva ampia traccia della corrispondenza anteriore a quella data2, ma anche nella parte del fondo descritta in questo inventario non sono del tutto assenti documenti che risalgono a ben prima del dicembre 1 908 3•

NELLA VALIGIA DI UN FUORUSCITO: SALVEMINI E LE SUE CARTE NEGLI ANNI DEL FASCISMO

Piuttosto che l'indagine su questa fase più antica e scarsamente rico­

struibile, anche induttivamente sulla base dei pochi materiali rimasti, a tentare di spiegare quali sono stati i processi di selezione e di aggrega-

2 Una parte della corrispondenza è stata anche pubblicata nelle due diverse edizioni del carteggio, la prima ( 1 895- 1 9 1 1), a cura di Elvira Gencarelli, in Opere, IX, l , l'altra, in Carteggio 1898-1902, a cura di S. Bucchi.

3 Cfr. ISR Toscana, Archivio Gaetano Salvemini (d'ora in poi A GS) Manoscritti e materiali di lavoro, almeno i fasce. I/1 -I/3 e ins. l/1 1110.b.

(17)

20 Archivio Salvemini. Manoscritti e materiali di lavoro

zwne che hanno condotto alla formazione dell'archivio salveminiano giova probabilmente di più concentrare l'attenzione su altri momenti cruciali della biografia salveminiana : innanzi tutto su quell'estate del 1 925, che vide l'arresto di Salvemini e il processo per il «Non Mollare», e che culminò con l'espatrio clandestino dell'agosto, destinato ad aprire la lunga stagione dell'esilio, chiusasi definitivamente solo ventiquattro anni dopo. Fra i molti fili che si intrecciano attorno a questi eventi, quello del destino delle carte, se occupa certamente un ruolo marginale nell'economia complessiva della biografia salveminiana, ne svolge invece uno di assoluto rilievo nella storia del suo archivio.

Gli avvenimenti di quei mesi e le circostanze del passaggio in Francia, attraverso il Piccolo San Bernardo, in compagnia di Federico Chabod, Carlo Guido Mor e Natalino Sapegno, così come gli eventi che ne se­

guirono, culminati nella decisione di stabilirsi definitivamente all'estero, pubblicamente dichiarata nella lettera di dimissioni dall'Università di Firenze, furono rievocati dallo stesso Salvemini, dopo il rientro in Italia, nel contributo Il « Non Mollare»4 e nelle Memorie di un fuoruscito5. Nei due scritti Salvemini ricordava come avesse passato la frontiera « non avendo altro bagaglio che una piccola valigetta per la biancheria indi­

spensabilissima e la requisitoria Santoro comprata a Roma» 6. Non fa­

ceva invece menzione delle proprie carte, ma accennava ai propri libri, che, rimasti a Firenze « non potendo portar[seli] dietro», erano stati offerti alla biblioteca della Facoltà di lettere, che li aveva rifiutati. Allora,

«la signora Berenson - proseguiva Salvemini - mia amica da trent'anni fece depositare i libri presso uno spedizioniere a Firenze, e dopo avere generosamente pagato per anni il magazzinaggio, nel 1 933 me li fece spedire ad Harvard» 7.

4 È contenuto nel volume Non Mollare (1925 ), Firenze, La Nuova Italia, 1955, e ripubbliC<ltO in Op(!r.e, Yl, 3, pp. 65-496.

5 Pubblicale dapprirlla 11 e l 1954 l'ulla dvistu « ltin ra.rb>. rip11b blica le postume, i a

versione rielaborata, a cura di G. Arfè, Milano, Feltrinelli, 1 960 e, successivamente, in Opere, VIII, pp. 583-659.

6 Cfr. Opere, VIII, p. 594. La «memoria Santoro» era la requisitoria stilata dal procuratore generale, membro della commissione del Senato istituita per esaminare le

accuse di eomplicirà nel delitto MatteNti avanzate da Giuseppe Donati nei confronti del generale De Bono. Sulle circostanze per le quali pervenne nelle mani di Salvemini, cfr. Opere, VI, 3, p. 477. Essa è attualmente conservata alla London School of Econo­

mics, insieme ad altri documenti processuali relativi al delitto Matteotti, per i quali vedi oltre.

7 Opere, VIII, p. 600.

(18)

Introduzione 21

Non si deve credere che l'assenza; negli scritti autobiografici, di rife­

rimenti alle carte - per seguire la cui sorte tuttavia il cenno alla biblio­

teca costituisce già una prima labile traccia - rispecchi l'indifferenza di allora nei co f onti del destin d ì propri ma erial" di lavoro, dd p ·opri appunti, dei propri scritti, nei quali si può ben dire che si materializzas­

sero anni di intensa attività e che costituivano, al contempo, indispensa­

bili strumenti di lavoro sia per l'intellettuale impegnato nella battaglia antifascista che per il professore e lo storico 8•

l carteggi saive:mini( ni, seppur con c:en li avari e non semprt: p r. pi­

cui, mostrano infatti come già nei primi giorni del giugno 1 925 - allor­

ché i primi arresti nel gruppo del «Non Mollare» e le avvisaglie della delazione del tipografo R · nzo Pinzi in due vano a :ritenere non improba­

bile una sua cattura - Salvemini adottasse alcune precauzioni per im­

pedire che le proprie carte cadessero nelle mani della polizia o preda di incursioni fasciste. Egli provvide a distribuirle presso amici e collaboratori

fidati. ella casa di orto11a di Umberto Morra, nella qu le si (j nnò all'inizio di giugno, prima di recarsi a Roma dove 1'8 fu arrestato9, lasciò, ad esempio, due valigie che certamente dovevano contenere carte e do­

cumenti e che furono, successivamente, recuperate da Carlo Rosselli ed Elsa Dallolio 10. Altri materiali trovarono probabilmente fin da allora ospitalità nella villa di Bernard Berenson, « l Tatti», che, come residenza di un cittadino americano la cui fama ed autorevolezza internazionale

el'ano ru d discussione era da ritenersi a'l sicuro da possibjli aggressioni

fasciste 1 1 . Altre carte di notevole importanza («i [suoi] diari, lettere, documenti, collezione completa del 'Non mollare'» 12) furono affidate ad

8 Basta pensare, ad esempio, ai corsi di lezioni universitarie che Salvemini era andato elaborando con estremo impegno fin dai primi anni messinesi («La preparazione dei corsi - scriveva a Villari da Messina il 1 8 luglio 1905 - mi ha assorbito una somma immensa di layoro, c co1Hinu r.� ad · orbir.mi !lncom per altri tre o quatti'O 111'111l, tinché non abbia messi insieme una serie di sei o sette corsi annuali, da poter poi ripeter a distanza sufficiente l'uno dall'altro» : cfr. Opere, IX, l , p. 322) ed aveva poi via via modificato ed arricchito nel corso dei due successivi decenni, come testimoniano quelli che ancora si conservano nell'archivio. Cfr. per questo aspetto anche le osservazioni di S. Buccm, Le lezioni di Salvemini sul metodo storico, in «Archivio trimestrale», VII ( 1982), 3/4, pp. 738-741 .

9 Opere, V I , 3, p . 474.

Io Cfr. Umberto Morra di Lavriano a Salvemini, Cortona, 2 settembre 1 925, in ISR Toscana, A GS, Carteggio, Morra di Lavriano Umberto, in corso di riordinamento.

11 Di materiali salveminiani ai Tatti parlano alcune lettere di Sestan a Salvemini dell'agosto-settembre 1 925, che analizzeremo successivamente.

12 G. Salvemini a E. Rossi, Abbaye de Pontigny, 16 agosto 1 925, in Carteggio 1921-1926, p. 380.

(19)

22 Archivio Salvemini. Manoscritti e materiali di lavoro

Adelchi Valente, fidato concittadino molfettese che era stato suo stretto collaboratore nella redazione amministrativa dell'« Unità».

Non è difficile immaginare come, nel clima concitato di quei giorni, le carte salveminiane fossero sottoposte a pesanti rischi non solo di smarrimenti, ma anche di vere e proprie distruzioni. Sembra, in effetti, che qualcosa del genere sia accaduto proprio alla documentazione data in custodia a Valente, il quale, a sua volta, l'aveva affidata ad «tma donna», di cui non è possibile oggi una esatta identificazione. Costei, come ebbe a scrivere lo stesso Salvemini ad Ernesto Rossi nell'agosto del 1 925, « presa da un accesso di stupida vigliaccheria, [bruciò] ogni cosa» 13.

E' difficile stabilire quali dimensioni reali ebbe questo episodio. In realtà buona parte dei materiali che, a detta di Salvemini, sarebbero andati distrutti in quell'occasione sono attualmente conservati nell'archi­

vio fiorentino : certamente lo sono « i diari» che con tutta probabilità vanno identificati con le Memorie e soliloqui, nei quali Salvemini era venuto sviluppando riflessioni e commenti sulle vicende politiche del primo anno di fascismo al potere 14, mentre il carteggio salveminiano anteriore al 1 925, ovviamente non privo di lacune, è comunque ricco e voluminoso. La stessa collezione del «Non Mollare» fu recuperata da Salvemini nel 1926 ed esposta alla mostra della stampa antifascista tenuta a Colonia nel 1 928, prima di essere trafugata da una spia fascista infil­

trata tra i fuorusciti 1s.

Sembrerebbe quindi di dover considerare la notizia fornita con tanto disappunto a Ernesto Rossi come un'informazione errata, o comunque

« gonfiata», alla cui origine stavano le difficoltà di comunicazione, in quell'estate del 1 925, fra Salvemini e i suoi collaboratori e amici rimasti a Firenze. Una notizia, quindi, da accogliere con molte riserve, eppure riesumata un trentennio dopo dallo stesso Salvemini a giustificazione della perdita, questa volta, di mat�riali di diversa natura : di appunti per

13 Così Salvemini nella lettera a E. Rossi, Abbaye de Pontigny, 1 6 agosto 1 925, citata. Più esattamente il passo in questione della lettera afferma: «Quel che è peggio

è che la. pcJ.' Ofl,ll, <l L"UÌ avevo afUtla�G f miei diari, l�ttcre, ÒOCUTilCJllti, collezione com­

pleta del <<Non Mollare}>-, presa da ur açc.e .. o di stupida igliaccheria, ha bruciato

ogni 1:0 't. Nient d.i pe!!gi çhe. avere da fare coi cretini! Il danno, che mi ha fatto quella scimunita, - era una donna, R. cul Va1cnle veY.a affi.dato, il deposito - è enorme.

Ne sono furibondo».

14 Cfr. ISR Toscana, A GS, Manoscritti e materiali di lavoro, 1/3 1 . Memorie e soliloqui sono pubblicati in Opere, VI, 2, pp. 2-233.

15 Opere, VI, 3, p. 469.

(20)

Introduzione 23

lezioni universitarie sulla giovinezza di Mazzini 16. Ma anche in questo caso le affermazioni di Salvemini erano probabilmente imprecise. In effetti, egli non aveva in quel momento presso di sé quegli appunti, non perché essi fossero andati distrutti trent'anni prima, ma perché erano rimasti in America, affidati, con altre carte, a Lino Meta 17.

Un episodio di questo genere, di cui riesce difficile oggi stabilire il grado di veridicità, può apparire tutto sommato marginale. A ben guar­

dare esso è, invece, estremamente significativo almeno per due motivi.

Innanzi tutto per un motivo di indole generale. Esso rappresenta infatti una buona esemplificazione del singolare strabismo della memoria che accompagna sovente il ricordo di distruzioni più o meno volontarie di carte e induce ad assegnare loro effetti ben maggiori di quelli che hanno avuto in realtà, facendone la dolorosa, ma al tempo stesso convincente, spiegazione della scomparsa di ciò che non si riesce più a trovare 1 8.

Inoltre, nel contesto delle vicende che stiamo cercando di ricostruire, l'episodio rappresenta la significativa conferma delle difficoltà che in quel frangente Salvemini aveva a mantenere, da lontano, il controllo sulle proprie carte ed è l'ulteriore riprova delle conseguenze negative del pro­

cesso di dispersione, cui esse andarono allora soggette. Certo è che, già prima di passare in Francia e poi ancora per molti mesi dopo l'espatrio, Salvemini non mancò di adoperarsi a recuperare almeno una parte dei propri materiali. Per tutto il resto del 1925, le lettere scambiate con alcuni corrispondenti fiorentini - in particolare Ernesto Sestan, Marion Cave, futura moglie di Carlo Rosselli, Lidia Minervini, sorella della prima moglie di Salvemini e sua allieva all'Università - recano tracce, vistose, anche se non sempre di facile decifrazione, delle richieste salveminiane e dei complicati percorsi escogitati per esaudirle. Successivamente i rapporti

16 Scriveva infatti Salvemini a Galante Garrone in una lettera da Firenze il 19 ottobre 1 953 : «Avevo fatto un corso di lezioni su quell'argomento [la formazione del pensiero mazziniano], credo nel 1 924-25, cioè nell'ultimo anno di insegnamento. Poi avvenne quel che venne. Perdetti il testo di quelle lezioni : perché la persona, a cui l'avevo affidato, ebbe paura di tenerlo con sé e ... lo bruciò!» : A. GALANTE GARRONE, Salvemini e Mazzini, Messina, D'Anna, 1 98 1 , p. 13.

17 Si tratta probabilmente degli appunti ora conservati in ISR Toscana, A GS, Ma­

noscritti e materiali di lavoro, I/8/2 e relativi, fra l'altro, al corso di lezioni del 1922- 1923.

18 Va notato che Rodolfo Mondolfo manifestò, in varie occasioni, una medesima tendenza ad attribuire alla distruzione delle proprie carte, effettuata prima di partire per l'Argentina nel 1939, la scomparsa di documenti che egli aveva invece lasciato in Italia presso l'amico Enrico Bassi : cfr. le considerazioni svolte da chi scrive in Archivio Rodolfo Mondolfo. Inventari, a cura di S. VITALI e P. GIORDANETTI, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1 996, pp. 7-8 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Strumenti CXXVI).

(21)

24 Archivio Sah•emini. Manoscrilli e materiali di lavoro

con gli stessi corrispondenti dovettero diventare meno facili e diretti - ad esempio è probabile che quelli con Sestan, almeno nel 1926, siano passati attraverso Chabod, che quell'anno si trovava a Berlino 19 - ma i tentativi di effettuare ulteriori recuperi dovettero proseguire almeno per buona parte dell'anno successivo, ed anche oltre.

A Firenze, il referente ultimo delle richieste salveminiane era Ernesto Sestan. Costui si era, come è noto, laureato con Salvemini un paio d'anni prima, conservando uno stretto rapporto con il maestro, che aveva del­

l'allievo la più alta stima 20• Già nei movimentati mesi precedenti l'espa­

trio, Sestan aveva assistito Salvemini nella cura editoriale degli scritti che questi aveva allora in stampa, effettuando controlli bibliografici, tenendo i rapporti con gli editori, aiutando nella correzione delle bozze.

Salvemini si era giovato di questa preziosa assistenza non solo, come è stato più volte ricordato, per la storia della politica estera italiana, de­

stinata a rimanere per allora inedita e ad essere pubblicata soltanto nell'edizione feltrinelliana delle Opere21 , ma anche per la quinta edizione de La Rivoluzione francese, allora in stampa per i tipi de « La Voce» 22.

Dalla fine di luglio in poi, Sestan, seguendo le istruzioni per la verità non sempre esatte e precise di Salvemini, si adoperò a recuperare, «fra la poca roba ancora rimasta» 23 nell'abitazione di piazza d'Azeglio e fra quanto era ai «Tatti», libri, appunti, pacchi di documenti che Salvemini via via gli domandava, spedendoglieli per posta ordinaria o affidandoli a persone fidate in grado di recapitarglieli direttamente 24.

1 9 Cfr. le lettere di Chabod a Salvemini, gennaio-agosto 1 926, pubblicate in R.

VIVARELLI, Tre lettere di Federico Chabod a Gaetano Salvemini, in Fra storia e storiografìa.

Scritti in onore di Pasquale Villani, a cura di P. MACRY e A MASSAFRA, Bologna, Il Mulino, 1 996, pp. 233-243, in particolare pp. 238-243.

20 Sui rapporti fra Salvemini e Sestan cfr. : G. CHERUBINI, Ernesto Sestan, in «Ar­

chivio storico italiano», CXLIII (1985), 4, pp. 535-540; R. VIVARELLI, Ernesto Sestan tra Sa/vemini e Volpe, in Ernesto Sestan. Giornata in ricordo di Ernesto Sestan, Trento, 8-9 novembre 1990, a cura di A ARA e U. CoRSINI, Trento, Società di studi trentini di scienze storiche, 1 992, pp. 69-93 ; E. SESTAN, Memorie di un uomo senza qualità, a cura . di G. CHERUBINI e G. TURI, Firenze, Le Lettere, 1 997, passim.

21 Sulle vicende relative a quest'opera e sul ruolo di Sestan si veda in questo inventario l'introduzione al fase. I/27. Cfr. anche le lettere di Sestan a Salvemini citate più sotto.

22 Per l'assistenza di Sestan nella ripubblicazione de La Rivoluzione francese, cfr.

soprattutto le lettere dello stesso Sestan a Salvemini del 1 5 e 29 settembre 1 925, in ISR Toscana, A GS, Carteggio, Sestan Ernesto, in corso di riordinamento.

23 lbid. , E. Sesta n a Salvemini, Firenze, 26 agosto 1925.

24 Lo stesso Sestan ha lasciato un cenno di ricordo di questi eventi nel corso di una commemorazione salveminiana di molti anni dopo : «Nell'autunno del '25, dopo il passag­

gio di Salvemini in Francia, ebbi da lui l'incarico di rovistare fra i suoi libri e le sue carte, che egli intendeva allora lasciare alla Biblioteca della facoltà di Lettere ( . .. ) e che erano

(22)

Introduzione 25

La documentazione molto lacunosa - in particolare nelle carte di Sestan non vi è traccia delle lettere di Salvemini di quegli anni - non consente di stabilire con tutta l'esattezza che si vorrebbe l'entità e la qualità dei materiali che raggiunsero Salvemini all'estero. Per quanto è dato capire, le richieste di quest'ultimo si orientarono secondo le esigenze del momento, privilegiando i materiali indispensabili per i lavori da ultimare e per quelli, progettati o solo ventilati, che gli dovevano per­

mettere di vivere all'estero in attesa - un'attesa che durerà molti anni - di trovare una più stabile sistemazione.

Così, fintanto che rimase aperta la prospettiva di ultimare la pubbli­

cazione dell'opera sulla politica estera dell'Italia dopo l'Unità, Salvemini dette a più riprese istruzioni perché gli fossero trasmessi i libri e gli appunti necessari, che Sestan provvide a sua volta a rintracciare e a spedire25. Ad essi si affiancarono altri materiali relativi a saggi di cui già da tempo Salvemini progettava la pubblicazione all'estero 26• Nel con-

ancora nella sua casa di Piazza d'Azeglio, vigilata in quei giorni dalla compagna degli anni universitari, la Ernestina Bittanti ( ... )». Cfr. Gaetano Salvemini, in « La Resistenza in Toscana. Atti e studi dell'Istituto storico della Resistenza in Toscana», 8 [1970], pp. 17-18.

Cfr. ora anche quanto riferito dallo stesso Sestan in E. SESTAN, Memorie di un uomo senza qualità, cit., p. 1 9 1 .

25 Cfr. l a lettera di Sestan a Salvemini, Firenze, 2 9 luglio 1925: «Credo d i aver rintracciato i due pacchi che stavano sul divano-letto ( ... ). Uno contiene, oltre ad appunti suoi vari, il carteggio Robilant nel 1879 e 1880 e il volumetto sulla Politica estera di F Crispi». Cfr. anche la lettera sempre di Sestan a Salvemini, Firenze, 1 5 settembre 1 925, nella quale è indicata una lista di materiali spediti per «pacchi postali», che dovevano contenere, oltre ad una serie di volumi di storia diplomatica, «il pacco di appunti sull'uso della parola 'Stato'». Questi ultimi vanno probabilmente riferiti alla progettata introdu­

zione al libro sulla politica estera, nella quale Salvemini svolgeva alcune tiflessioni metodologiche sull'astrattezza dei «termini collettivi», con i quali si indicano gli stati e le nazioni (quali « Inghilterra, Francia, Germania, Austria ecc. »), definiti «pseudocon­

cetti», che nascondono «gli uomini in carne ed ossa». Si tratta di riflessioni riprese successivamente anche in vari altri luoghi, come nell' introduzione a Mussolini diploma­

tico, Bari, Laterza, 1954, pp. 7-14. Per la progettata prefazione al volume sulla politica estera dopo l'Unità, dal titolo «Astrazioni e realtà nella politica internazionale», cfr.

1129/4. Va notato che il verso dell'ultima carta di questo dattiloscritto reca l'appunto autografo di Salvemini : «Stato ».

26 È questo il caso, probabilmente, del pacco che nella già citata lettera del 29 luglio Sestan dichiara contenere «circa 200 foglietti, scritti di mano della sua [di Salvemini n.d.r.]

signora (versione francese del ( ... ) lavoro, 'Su il movimento popolare e la questione romana' se non erro), una busta contenente appunti suoi su tale argomento e foglietti sparsi del suddetto volumetto ; infine ritagli da giornali e[?] riviste, sempre ad hoc». La pubblicazione nella «Revue de Paris», o in altra rivista francese, di articoli ricavati dal volume Il Partito popolare e la questione romana, Firenze, La Voce, 1922, era stata progettata da Salvemini fin dal 1 922: cfr. la lettera di Salvemini a Giuseppe Prezzolini, Parigi, 14 novembre 1922 e la lettera di Salvemini alla moglie, Parigi, 1 5 dicembre 1922 in Carteggio 1921-1926, rispettivamente p. 129 e pp. 158-1 59. Cfr. anche questo inventario fase. I/30.

(23)

26 Archit•io Sah•emini. Manoscritti e materiali di lm•oro

tempo la prospettiva, o la speranza, di tenere nell'immediato futuro corsi di lezioni presso università inglesi o americane27 sollecitavano probabil­

mente richieste quali quelle degli appunti sul Comune di Firenze ai tempi di Dante28, della « conferenza Che cosa è la coltura?» 29 e del testo delle lezioni sulla politica estera dell'Italia, tenute nel 1 923 al King's College di Londra e pubblicate su « Il Lavoro »30.

Certamente non furono soltanto queste le carte che Salvemini riuscì a recuperare in Italia : sulle altre, però, gli accenni così vaghi e generici contenuti occasionalmente nella corrispondenza, ancora per tutto il 1 926, non permettono supposizioni fondate31 • Ma non ci si allontana proba­

bilmente troppo dal vero ipotizzando che le richieste di Salvemini non dovessero essere ispirate a criteri diversi da quelli già segnalati. Semmai, i suoi ormai prevalenti interessi in direzione dello studio delle origini del fascismo e della sua stabilizzazione al potere32, lo spingevano a recupe­

rare materiali relativi alle vicende politiche degli ultimi anni, come la già ricordata collezione del « Non Mollare», o a procurarsene di nuovi, quali le copie degli atti dell'istruttoria per il delitto Matteotti 33, mentre il

27 Cfr. la lettera di Salvemini a Mary Berenson, Parigi, 14 ottobre 1925 : «B[ernard]

B[erenson] potrebbe raccomandarmi a qualche persona capace di organizzare un corso di mie lezioni nelle Università americane? Temi : il pensiero politico rivoluzionario in Francia nel secolo XVIII (sei lezioni); il comune di Firenze ai tempi di Dante (tre lezioni) ; l'evoluzione politica dell'Italia nel secolo XIX (sei lezioni) ; la rovina dell'Impero romano (sei lezioni), ecc. ecc.». Cfr. Lettere inedite di Gaetano Salvemini a Bernard e Mary Berenson, a cura e con una introduzione di I. ORIGO, in «Nuova Antologia», CXVII (1982), 2143, lug.-set., p. 2 1 1 e Carteggio 1 921-1926, p. 436.

28 Cfr. lettera di Marion Cave a Salvemini, [Firenze], 18 dicembre 1925 : «Gli appunti di storia comunale e il libro su Dante ( .. . ) sono stati consegnati alla Signora che partirà domani» : ISR Toscana, A GS, Carteggio, Cave Marion, in corso di riordinamento; cfr.

anche lettera di E. Sestan a Salvemini, Firenze, 14 dicembre 1925, ibid. , fase. Sestan

El'ne lo.

29 Cfr. lettera di E. Sestan a Salvemini, Firenze, 15 settembre 1 925, citata.

30 Cfr. lettera di E. Sestan a Salvemini, Pisa, 29 settembre 1 925, citata.

31 Cfr. la lettera di F. Chabod a Salvemini, Berlino, 21 luglio [1926] , dove si accenna ad un «pacco» che doveva essere consegnato a F. Marano da Sestan, che sapeva «dove il pacco [poteva] trovarsi». Marano avrebbe poi provveduto a farlo uscire dall'Italia e recapitarlo a Salvemini. La lettera è in R. VIVARELLI, Tre lettere di Federico Chabod a Gaetano Salvemini, cit., p. 240. Cfr. anche le lettere di Marion Cave a Salvemini, Firenze, 29 ottobre, 1 1 e 20 novembre 1 926, che accennano ad appunti e pacchi che dovevano essere spediti a Salvemini : ISR Toscana, A GS, Carteggio, Cave Marion, in corso di riordinamento.

32 «Per i mesi di novembre-gennaio [1926] vorrei lavorare a un volume sull'Italia dal 1 9 1 9 al 1925», scriveva ad esempio Salvemini a M. Berenson, Parigi, 14 ottobre 1925, citata.

33 Cfr. G. SALVEMINI, Nuova luce sull'affare Matteotti, in «Il Ponte», XI (1955), 3, p. 305.

(24)

Imroduzione 27

ridursi delle prospettive immediate di tenere corsi di un certo impegno ridimensionavano l'urgenza di riavere con sé quell'ingente messe di ap­

punti (come quelli sul metodo storico, sulla decadenza dell'Impero ro­

mano, sulla Firenze comunale, su Mazzini, sull'Italia del XIX secolo, per citare solo ciò che è pervenuto fino a noi), ma anche di materiali di lavoro (note di bibliografia, trascrizioni di documenti, ecc.) che egli era andato mettendo assieme per le proprie lezioni, tenute all'Università o in altre sedi e che, al tempo stesso, dovevano fornire la materia prima per saggi ed opere di più corposo impegno via via messi in cantiere (come per i progetti relativi alla giovinezza di Giuseppe Mazzini, al crollo dell'Impero romano e via dicendo ) 34.

Gran parte delle carte salveminiane, quindi, rimase allora a Firenze.

Nell'autunno . del 1 925 nella casa di piazza d'Azeglio si trasferì, con la propria famiglia, Ernesta Bittanti, la vedova di Cesare Battisti, amica di Salvemini fin dai tempi degli studi presso l'Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento35. Fu lei a provvedere al trasferimento del mobilio e degli oggetti personali di Salvemini e di sua moglie nelle case di vari amici 36 e fu in quell'occasione che i libri e le carte, rinchiusi in ventiquattro casse, furono depositati, per iniziativa dei Berenson, nel magazzino dell'agenzia di spedizioni internazionali Savino del Bene in via delle Terme a Firenze.

A Firenze, carte e libri restarono ancora vari anni, anche se c'è da credere che al loro recupero Salvemini non avesse affatto rinunciato, sfruttando, per quanto possibile, i canali che occasionalmente si fossero

34 Può quindi non essere del tutto frutto di circostanze contingenti il fatto che negli anni seguenti fra le non moltissime tematiche trattate nei corsi tenuti da Salvemini presso università o istituti di ricerca americani (a New York nel 1929, ad Harvard nel 1930) ve ne fosse una ricorrente : la storia della politica estera dell'Italia dal 1 871 al 1915 - «sempre il corso di Londra del 1 923!», avrebbe notato Salvemini (a proposito del corso di Har­

vard : MemQde tll tm juom ·cito, in Opere, VUf, p. 638), quasi a 001t lioenrne ironicamente .In. fortunata long ·vità -. dclla quale, come . ì è visto b ·n per tempo avevn recuper·nto i m lcrìali. Per il oorso su quel tema presso la ew School far &ocial R�carch di N cw

York1 cfr. Opère, V IH , p. 624. Itri corsi, con e queHi Lcmni 11d Athen� Gcorr;ift � u Yale, ris1Jcttivamt)nl• nd 1930 e ne l 1 932, furono rulativi ai rapporli fm Stater e' Chi ·a

in ili"- aì qullli Salvcmir:ri ilveva dedicato dopo il. onoordato l ampio lu io Vtt Pio lX li Pfo l. d stinato a restare per allora incdi o.

» fr. la lettera di . Bìt1:<111ti Battisti a Hrrmmd Dmum Salvemìni, s.,J., 30 ottohr ·

[1925] in Salvemini e i Battisti. Carteggio 1894-1957, a cura di V. CALÌ, Trento, Museo del Risorgimento, 1 987, pp. 124-125.

36 Cfr. la lettera di E. Bittanti Battisti a G. Salvemini, Trento, 23 dicembre 1 949,.

ibid. , pp. 1 63-164.

(25)

28 Archivio Salvemini. Manoscritti e materiali di lavoro

resi disponibili 37. Il definitivo recupero si realizzò tuttavia solo nel 1 933, in coincidenza con un altro momento di svolta della biografia salvemi­

niana.

Nel 1 930 Salvemini - com'egli stesso avrebbe ricordato anni dopo -«scoprì l'America» 38, nonostante che vi avesse già soggiornato a lungo nel '27 e nel '29. Quell'anno, infatti, risiedendo per cinque mesi a Cam­

bridge (Mass), ebbe modo di apprezzare le accoglienti e funzionali bi­

blioteche dell'Harvard University e di restarne conquistato. Nel settembre del 1 932 tornò in America per tenere un corso presso la Yale University, coll'intenzione, una volta concluso quell'impegno, di rimanere almeno per qualche altro mese ad Harvard, a studiare presso la Widener Library.

E' probabile che già allora Salvemini cominciasse a coltivare il progetto di stabilirsi a Cambridge o quanto meno di fare del campus americano un saldo punto di riferimento nella vita raminga di quegli anni39• E fu nel contesto di queste prospettive che si fece anche strada l'idea di recu­

perare, appoggiandosi proprio alla biblioteca di Harvard, i libri e le carte rimasti a Firenze. Salvemini ne parlò la prima volta in una lettera del 14 aprile 1 932 a Giorgio La Piana, che lo aveva introdotto ad Harvard nel 1 930 :

Quando dovetti abbandonare l'Italia - scriveva Salvemini in quell'occa­

sione - e i miei beni furono confiscati, i miei alunni chiusero tutti i miei libri, carte, etc. in 24 casse e le depositarono a Firenze in luogo sicuro. In quelle 24

37 Ad esempio, nei primi mesi del 1 932 Salvemini cercò senza successo di recuperare i propri materiali su Mazzini, per cederli ad Isabella Massey : «The papers - scriveva Salvemini a quest'ultima da Parigi il 23 maggio 1932 - did arrive. But they were an awful fiasco. Nothing on Mazzini. And nothing interesting. They were ali old useless scraps. It is discouraging», ISR Toscana, A GS, Manoscritti e materiali di lavoro, IX/7/1 .

38 Cfr. l'undicesimo capitolo d i Memorie di un fuoruscito, c i t., «La scoperta dell'A­

merica», pp. 638-644.

39 L'assenza di studi biografici approfonditi su Salvemini, in particolare per questi anni, non consente di delineare con maggiore precisione quali fossero il contesto generale e i moventi specifici di questa scelta. Appare sostanzialmente riduttiva l'ipotesi di G. DE CARO, Gaetano Salvemini, Torino, UTET, 1 970, p. 388, che l'attribuisce ai profondi dissensi con Carlo Rosselli e al distacco da «Giustizia e Libertà», se non altro perché, come cerchiamo di mostrare nel testo, la decisione di stabilirsi a Cambridge è anteriore almeno di un anno all'esplodere di quei dissensi, sui quali cfr. l'attenta disamina in R.

VIVARELLI, Carlo Rosselli e Gaetano Salvemini, in Giustizia e Libertà nella lotta antifascista e nella storia d'Italia, Firenze, La Nuova Italia, 1 978, pp. 86 e seguenti. Da un punto di vista più generalmente metodologico, appare, comunque, scarsamente penetrante qualsiasi analisi delle scelte esistenziali di una figura complessa come quella salveminiana basata su un'unica chiave di lettura (in questo caso l'insuccesso o la delusione politica) eretta a canone interpretativo assoluto.

(26)

Introduzione 29

casse vi sono parecchie migliaia di opuscoli, molti dei quali assai rari; alcune collezioni di settimanali rarissime; libri di notevole valore ; e . . . la collezione delle mie opere . . . quasi completa, compresi articoli di giornali, etc. Vi sono anche molte lettere private, dalle quali si può estrarre un carteggio utile per la storia politica d'Italia dal 1 898 al 1925. Io vorrei recuperare quelle casse, non per i libri, giornali, etc, che non saprei dove mettere, ma per gli appunti di lavori, lezioni, etc. Denari, però, per le spese del viaggio non ne ho. Allora mi è venuta un'idea. Widener Library fa venire a sue spese da Firenze ad Harvard quelle casse; nel gennaio 1933, io vengo a Harvard, apro le casse, e metto in ordine tutto il materiale che sono disposto a cedere alla biblioteca, sceverandolo dalle cose mie personali. A lavoro compiuto, la biblioteca fa una stima del valore del materiale che io cedo ( ... ). Potresti tu parlare della cosa al bibliotecario o a chi di ragione? ( ... ). Io sono certo che esaminato il materiale, la biblioteca vi troverà molto materiale prezioso ( ... )40.

Nel corso dei mesi seguenti, Salvemini ribadì più volte la proposta, confermando sempre la centralità che, in questa operazione, aveva per lui il recupero dei propri « appunti personali»41• L'assenza, nell'epistolario salveminiano, delle lettere di La Piana di quegli anni non ci consente di conoscere i dettagli dell'accoglienza riservata all'offerta salveminiana.

Neppure le ricerche condotte negli archivi di Harvard hanno permesso di appurare quali furono precisamente i .termini concreti della decisione alla fine assunta dall'università americana. E' comunque certo che già nell'ottobre di quell'anno la richiesta salveminiana fu, nella sostanza, accolta 42 e che tra la fine di quell'anno e i �rimi mesi del successi­

vo l'operazione giunse felicemente in porto43. E probabile, quindi, che

40 Lettera di G. Salvemini a G. La Piana, Parigi, 1 4 aprile 1 932, in ISR Toscana, A GS, Manoscritti e materiali di lavoro, X/8/ 1 .

41 « L'offerta che io feci a Widener di acquistare i miei libri - scriveva i n una lettera a La Piana, da bordo della nave che lo avrebbe portato in America, l' 8 settembre 1 932

- non era tanto determinata dall'auri sacra fames, quanto dal desiderio di non lasciare più quei libri ed opuscoli a marcire in un sottoscala e di recuperare i miei appunti personali», ibidem.

42 Questo è almeno quello che si deduce da una cartolina postale di Salvemini a La Piana, New Haven, 19 ottobre 1 932, ibid. , e, un po' più chiaramente, da una lettera di Salvemini a Isabella Massey, New Haven, 4 novembre 1 932, che accenna ad un ulteriore coinvolgimento nella vicenda di Bernard Berenson : «l spoke Mr. Berenson about my books. At Harvard library are ready to receive them and pay them. I wrote signorina Mariano in Florence, asking her to send them to Cambridge»; cfr. ISR Toscana, AGS, Manoscritti e materiali di lavoro, IX/7/1 .

43 Una lettera d i Niky Mariano a «dear Sin>, Firenze, 21 novembre 1 932 (ISR Toscana, A GS, Manoscritti e materiali di lavoro, X/716) chiedeva istruzioni sulle modalità della spedizione e in particolare se si dovesse inviare il contenuto di tutte le casse o se

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