IA18204
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|^| istituto affari internazionalim
b^l
88, viale mazzln! • 00195 roma*
* 1 t©l dl5892*35445fi•cabla:IntAffapUPAma
Seminario
IL NEGOZIATO PER LA LIMITAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI DI TEATRO IN EUROPA. SICUREZZA. INTEGRAZIONE EUROPEA. MEDITERRANEO.
IV" riunione
Roma, 18 marzo - ore 16.30
Sala dei
gruppi parlamentari
"Cenacolo"Piazza di Campo Marzio, 42
é
S
LA DIFESA ITALIANA. LA DISCUSSIONE SUL NUOVO MODELLO
E I PROBLEMI DI PROGRAMMAZIONE E BILANCIO
di
Maurizio Cremasco
Provvisorio - riservato
Marzo 1982
IAI/5/82
Premessa
Si discute
oggi
in Italia di "nuovo modello di difesa" e se ne discute anche al di fuori del ristrettocerchio degli
"ad-detti ai
lavori"é
E ' un segno deitempi.
Buon segno se essosi^
gnifica
unmaggiore
interessamento della classepolitica
e dell'opinione pubblica
aiproblemi
di sicurezza delPaese,
e se significa
l'apertura
di un utile e serenodibattito
suiprincipi informatori
e sulle scelte dellapolitica militare.
Questa
breve relazioneintroduttiva
all 'odiernoseminario
dell 'IAI vuole essere un contributo a tale dibattito,si
trat- ta di una relazione che inizia direttamente dalleesigenze de_l
10 strumento militare
italiano,
dando peracquisita
l'analisidelle
trasformazioni politiche
estrategiche
avvenute nell 'a-rea del Mediterraneo
negli
ultimiquindici anni,
equindi
assumendo che siano noti anche i mutamenti
verificatisi
sulpiano
della
"minaccia".
Non era nelle mie
intenzioni descrivere
indettaglio
come11 nuovo modello di difesa dovrebbe essere
organizzato
e strutturato. Ho cercato
piuttosto
di proporreargomenti
di discus-sione e
materiale
di base per eventualisuccessive
ricerche.Ragioni
dispazio
mi hannoobbligato
ad essere estremamen- teschematico,
anche se sonoconsapevole
che la materia trattata male si
presta
alla sintesi e allesemplificazioni.
Spero
tuttaviache,
nonostantetutto^
emergano con sufficien techiarezza i termini
del nodo centrale delproblema
dellostrumento
militare
italianonegli
anni '80è Insintesi,
l'esi^
genza di un
profondo ripensamento
non tanto del suomodello
in termini di indirizzistrategici
e di dottrine diimpiego, quanto piuttosto
del corretto eintegrato equilibrio
dellesue
componenti essenziali,
in modo da realizzare ilmassimo
della dissuasione con il minimo dei mezzi e delle risorse.
2
Le
esigenze
dello strumento militareitaliano.
Prima di tutto non va
dimenticato
che l 'Italia faparte
diuna alleanza militare da cui derivano
impegni
eresponsabilità,
ma da cui deriva anche una concreta
garanzia
di sicurezza.Sarebbe
sbagliato
voler dimensionare lo strumento militare italiano senza tener conto diquesta realtà,
valutando leesi^
genze di
risposta
a una eventuale minaccia daparte
deipaesi
del Patto di Varsavia avulse dal
quadro globale
di ciò che essa
significherebbe
in termini di confronto Est-Ovest in Euro-pa e
quindi
di confronto tra le duesuperpotenze.
In altre
parole,
il nostro strumento militare nonpuò
e nondeve essere in
grado
di sostenere da solo un conflitto control'Unione Sovietica e i suoi
alleati,
ma devesemplicemente ra£
presentare
l'elemento Mlitarmente
credibile egeograficamen-
te
limitato di
undispositivo
di difesaintegrato
dicui
fan-no
parte
anche le forze americane inEuropa
enegli Stati
U-niti.
In altreparole
ancora, la valutazione dello sforzo mi- litare che il Pattopotrà
esercitare sul nostro territorio esulle nostre frontiere deve essere condotta nel contesto di
uno scenario di conflitto
generalizzato
tra Est eOvest,
noncerto localizzato nel solo teatro meridionale della Nato.
D'altra
parte,
è difficileimmaginare
una guerra tra le due alleanze militari(e quindi
tra le duesuperpotenze)
inEuropa
che ricalchi eripeta gli
schemi e i moduli disvolgi-
mento e,
soprattutto,
di durata del secondo conflitto mondia-le. E 1
presumibile che,
fallita la deterrenza e tale fallimento non
potrebbe
che derivare da unesplicito
tentativo so-vietico di dominare militarmente l
'Europa
occidentale il conflitto sisvolga
in forma estremamenteviolenta,
intempi
relativamente brevi e,dopo
un eventuale inizioconvenzionale,
con il
probabile impiego di armi nucleari.
E'impossibile
prevedere che cosa avverrà
dopo
ilpassaggio
dellasoglia
nucleare. Personalmente
ritengo
che sarà estremamente difficile controllare "l 'escalation" dal livello nucleare tattico a
quello strabico.
Vi è la
possibilità
anche sepiuttosto
remota se la sigiudica
intermini
di pro e contro e di obiettivipolitici
e militari concretamenteraggiungibili
~ di azioni militari sovietiche
"periferiche"
tese a porre l'Alleanza atlantica di fronte al fattocompiuto (intervento
nellaNorvegia
delnord, occupazione
dellaregione degli
Strettiturchi)
, contando suldisorientamento, i timori e la mancanza di
solidarietà degli
occidentali di fronte ai rischi di una
generalizzazione
delconflitto»
Tuttavia? questi
scenari non sembrano reggere ad unaanali
sicritica più approfondita
se sonoipotizzati
come eventi asé stanti e non come sbocchi di una crisi internazionale di grosse
dimensioni,
checoinvolgerebbe
ancora una volta le duealleanze
militari,
, Ineffetti,
anche segeograficamente
limi-tati,
tali interventi militarirappresenterebbero
un mutamen-to così radicale
degli equilibri europei
da costituire un in- dubbio "casus belli"oEsiste,
infine, lapossibilità
che la crisi possa verifi- carsi al di fuori dell 'area diresponsabilità
della Nato(per
esempio
nel GolfoPersico)
e inizialmente solo tragli
StatiUniti e l'Unione
Sovietica,
perpoi
estendersi al teatro europeo
(in particolare mediterraneo) coinvolgendo
anche ipaesi
alleati delle due
superpotenze«
Ma il fall-out delle due
possibilità
in termini diesigen-
ze per lo strumento militare italiano non è sostanzialmente diverso da
quello
che si avrebbe nell'ipotesi
di un conflittoEst-Ovesto
4.
Nel secondo caso è
racchiusa
l'esigenza
della difesa di in-teressi vitali
per ipaesi europei (quindi
anche per l'Italia)
anche all 'esterno del
perimetro geografico stabilito
dal trat-tato del Nord
Atlantico.
Ma è evidente che essa nonpuò
essereconsiderata dall'Italia
se non comepartecipazione
ainiziati
-ve
euro-americane
opiù semplicemente
europee; ed è altrettan-to
evidente
che essa va strettamentecollegata
allapolitica
estera del
paesei
In altre
parole,
taleesigenza
deve esserecomplementare ri^
spetto
aquelle
della difesa delterritorio
e diinteressi
e-
sclusivamente
nazionali.
Ritornando
quindi
alloscenario iniziale
di un conflittoEst-Ovest, vi
è l'esigenza primaria
delmantenimento
della continuità
e dellacredibilità
della deterrenzaconvenzionale
e nucleare.Quest
'ultima va mantenutacorresponsabilmente
congli alleati (e
la sceltadegli euromissimi
daparte italiana
siinserisce
concretamente inquesta logica)
, mentre per laprima
si tratta di unaresponsabilità
che non èdelegabile.
D'altra
parte
non vi ècontraddizione
tra l'affermazione
che ilmantenimento
dellacredibilità
della deterrenza conven zionale non èdelegabile
equanto
detto inprecedenza
sullanecessità
che ad essa concorrano anche forzemilitari
non na-zionali.
La
partecipazione
di tali forze si poneinfatti
nelquadro
di una
ipotesi
di confrontoglobale
che trascende ladimensio
ne
logicamente regionale
dello strumento militareitaliano,
una
"regionalità"
che dovrebbe essere uno deiprincipali
parametri
a cuiriferirsi quando
si affronta ilproblema
del mo-dello di difesa nazionale.
L
'esigenza primaria
delmantenimento
dellacredibilità del_
la deterrenza
convenzionale
nel contesto di un nuovo -più
correttamente
diverso
- modello di difesa italianopotrà
esseresoddisfatta
assegnando
ilgiusto
valore ai variparametri
delll
'equazione
di sicurezzanazionale,
che possono esserecosì schematicamente individuati.
1. Il fronte nord-orientale non
può più
essere considerato il nodo centrale a cui ancorare l 'interodispositivo
di dife-sa
italiano»
La minaccia convenzionale da Est(di quelle
for-ze di cui si
prevede
l'impiego
sulterritorio nazionale)è
cer to aumentata nel corsodegli
ultimianni,
ma non in modo ec-cezionale, mantenendosi piuttosto
nell 'ambito di uno scontato ammodernamentodei mezzi,
senzaparticolari incrementi quanti tativi.
Ciò èsoprattutto
valido per le forzeterrestri,
menoper le forze aeree e navali la cui
crescita qualitativa
si èspesso
accompagnata
aquella quantitativa»
D' altra
parte, proprio
con ilpotenziamento
delle forzeaeree e navali anche
di paesi
nonappartenenti
al Patto di Varsavia, si
èconfcretizzata quella '^minaccia eia Slid
" i che haportato
alle recenti iniziative per unaproiezione maggiormen
te mediterranea dello strumento
militare
italiano.Ma sarebbe
sbagliato
se,dopo
illungo periodo
della cen-tralità
della"soglia
diGorizia",
si finisse per enfatizzare oltre misural'importanza
del teatro mediterraneo;cioè,
se anziché creare un
migliore
bilanciamento tra leesigenze
delfronte occidentale e
quelle
del frontemeridionale
si realiz-zasse un nuovo
squilibrio.
E'necessario
tenere benpresente che,
ineffetti,
il fronte nord-orientale è l'unica via opera tivamente valida e credibile per invadere il territorio nazio naie.Una invasione da
sud,
comequella
realizzata dalle forzeanglo-americane
nella seconda guerra mondiale è unipotesi
improponibile (anche
in unaprospettiva
dilungo periodo)
. Perun'invasione dell 'Italia dal mare l'Unione
Sovietica
dovrebbedisporre
non solo di un'altra Marina(1 )
, ma anche delpieno
controllo aero-navale del
Mediterraneo»
E riesce difficileimmaginare
comepotrebbe realizzarlo.
Basterebbe ricordare che per l
'operazione "Husky" (l'inva
sione della
Sicilia) gli
alleatiimpiegarono
una forza navalecomposta
da2590
navi diogni tipo ( 2)
epoterono disporre
diuna forza aerea articolata su
267 gruppi
di volo(3)
.Per
quanto riguarda poi
lepossibilità
di aviolanci e aviosbarchi occorre considerare che essi necessitano di una supe- riorità aerea non solo
locàle,
sono normalmente effettuati co me azioni disupporto
allo sforzo dipenetrazione principale
(a
cui èprevisto
che siricongiungano)
e devonopoter
essere riforniti viaterra,
via mare, o viaaria»
Mentre tali opera- zioni diaggiramento
o di scavalcamento dal cielo della linea di difesaappaiono oggettivamente possibili
nel contesto diun conflitto terrestre nell'Italia
nord-orientale,
esse sono difficili daimmaginare
comeazióni
militari autonome condotte nell'Italia
meridionale.
Ancora meno credibiliappaiono
come
ipotesi di operazioni
condotte dapaesi mediterranei
nel(1 )
L 'Unione Sovieticadispone
di 5reggimenti
di fanteria dimarina
(per
un totale di 12.000uomini)
, di cui solo unoassegnato
alla Flotta del Mar Nero.(2)
Traqueste
1614inglesi,
945 americane e 31 di altripaesi,
I soli mezzi da sbarco ammontavano a 1742.Cfr.
G.A.Shepperd,
La campagna d'Italia1943-45,
Mila- no,1970,
P.48
.(3)
Diquesti 146
eranoamericani principalmente
bombardieripesanti
e medi e aerei datrasporto.
121 erano britannici per la
maggioranza caccia-bombardieri
e caccia inter-cettori.
Cfr.
G. A.Shepperd,
op.cit.
, p.38.
quadro
di un confronto eventuale con l'Italia.
Talipaesi
pos seggono forzeavioportate
o unitàparacadutisti
di ridotte oridottissime dimensioni
e altrettanto limitatecapacità
ditrasporto
aereo.Ovviamente sono sempre
possibili azioni
di "commando" con- troinstallazioni militari,
ma esse nongiustificherebbero
una
revisione
radicale dell'attuale schieramento delle forzeterrestri
italiane.Perciò,
laproiezione meridionale
dello strumento militare italiano deveavvenire,
solodopo
una attentavalutazione
del la effettivaminaccia
da sud(e
della suaprevedibile
evolu-zione
futura)
, ecoinvolgere
soloquelle componenti
la cui ridislocazione, ammodernamento, potenziamento,
ecc. servano adaccrescere la
capacità
di reazione e di difesa(quindi
la eredibilità
della deterrenzaconvenzionale)
, senza creare un nuo vosquilibrio.
Tra l'altro tale
proiezione può
essere realizzata anche attraverso l'incremento della
mobilità
delle forze e la disloca zionealternativa
delle scorte e delsupporto logistico.
2. L'accresciuta
minaccia
aerea emissilistica
e il fatto che essa siaoggi
diventatapiù
che inpassato omni-di
rezionale deve
portare
a unpotenziamento
deisistemi
di al-legamento e di
scoperta
radar e deisistemi
dicomando,
controllo e
comunicazioni (c )
3 ; e deveportare
aspingere più
asud nel
Mediterraneo,
oltre laSicilia,
la nostra linea dicopertura
radar e di difesa aerea.3. La struttura
(entità
etipo
deimezzi)
delle forze vavista nel
doppio
contesto dell'esigenza
Nato e delleesigen
-ze
nazionali.
Per le forze
navali,
appare deviante pensare a talestrut_
tura all'interno di uno scenario di conflitto Est-Ovest nel
'
.
8'
Mediterraneo
senza unaoggettiva
valutazione deicompiti
dellaMarina
militare
;compiti
che sonoessenzialmente
diappoggio (anche
se si tratta di unappoggio determinante)
a forze nava-li di altre
dimensioni
ecapacità.
Non ci sembra che ciò possaessere considerato motivo di
recriminazione
oragione
suffi-ciente per una
dimensione
dellacomponente
navale dello stru-mento
militare
che vada al di là delleeffettive
necessità didifesa
del paese.L
'effetto
deterrente delle forze navaliitaliane
non va cercato tanto nella lorocapacità
di neutralizzare direttamen- te la flotta sovietica del Mediterraneo in caso diconflitto, quanto piuttosto
nella lorocapacità
dirappresentare
tin con-tributo essenziale, integrandosi
alle forze deipaesi alleati,
a tale
neutralizzazione. Ma, soprattutto,
va cercata nella loro
capacità
didifendere gli interessi
nazionali da minaccenon
provenienti
dalle forze aeronavali dell 'Est.Se
l'esigenza
Nato venissetroppo privilegiata specie
considerando che l'Alleanza tendelogicamente
apuntare
sulle forze navaliitaliane
come modopiù
affidabile per colmare il vuoto làsciato dalla riduzione della presenza navale america-na nel
Mediterraneo
essapotrebbe
finire perincidere
nega tivamente sulleesigenze nazionali.
In altre
parole,
ilperseguimento
di una struttura delleforze navali
particolarmente idonea
a soddisfare leesigenze
Nato
potrebbe,
almeno per alcuniaspetti,
non consentire larealizzazione di una struttura
perfettamente
ingrado
di ri-spondere
alleesigenze nazionali.
Occorre anche in
questo
caso, tenendo conto che lo strumen to militare italiano nonpuò sfuggire
aprecisi
e condizionan ti limitistrategici, politici
efinanziari,
operare per ungiusto bilanciamento
traesigenze,
se non totalmente contra-stanti,
certo diverse nellamisura
in cui(non potendo
averetutto) costringono
ad effettuare una scelta dimezzi
equindi
di
capacità.
Si ha l
'impressione che,
in taliscelte, gli aspetti tradì
zionali della
minaccia
abbiano finoraprevalso.
Sulla base delle
trasformazioni
delquadro internazionale
nell 'areamediter
ranea e sulla base di una analisi
degli aspetti
delleprevedi
-bili future minacce si
può
ritenere che le forze navali ita-liane saranno chiamate ad assumere un ruolo il cui contenuto
politico potrà
esseremaggiore
diquello esclusivamente
mili-tare,
e asvolgere compiti
per iquali
sarànecessario
un al-to numero di
unità,
molto veloci e modernamentearmate,
sup-5 , 3
portate
da un efficiente sistemalogistico
e di C .La stessa
ipotesi
di un conflitto Est-Ovest nel Mediterraneo andrebbe rivisitata considerando il fatto che esso, come
già detto,
appare credibile solo nelquadro
di un conflittogenerale
inEuropa.
Come teatro meridionale di una guerra tra i dueblocchi,
non sembranopossibili quei caratteri
disvolgimento
e durata che spesso si èportata
adattribuirgli, rifacendosi
alleesperienze
del secondo conflittomondiale.
Eppure
inquesta
ottica di guerra navaletradizionale,
diincompleta
valutazione diquanto
le nuovetecnologie degli armamenti
influenzino leoperazioni
navali in mari chiusi come il
Mediterraneo,
e di minore attenzione per leesigenze
di sicurezza
nazionali
sembranoporsi
alcune delleattuali
tendenze di
sviluppo
e diacquisizione
della Marina milita-re
(per esempio,
la ventilatatrasformazione
della "Garibal- di" in unaportaerei VTOL)
.Appare quindi necessario
che nel nuovo modello di difesavenga
assegnato
ilgiusto
valore allacomponente
navaleper
molti aspetti
fondamentale se si considera laposizione
dell'Italia nel Mediterraneo e il ruolo
politico
emilitare
i
che essa
potrebbe svolgervi
ma in una visione che nonpri_
10,
vilegi troppo
lacontrapposizione
Est-Ovest ascapito
di unagiusta analisi
dell'importanza
edell'incidenza
sulla sicu-rezza nazionale dei
rapporti
Nord-Sud. E in una visione chetenga
contodi quella trasformazione
dellatipologia
dellaminaccia,
che appare emergere in modo evidenteproprio
nel-l'area mediterranea.
Naturalmente»
lo stesso discorso vale per la struttura delle forze aeree eterrestri.
Non vorrei essere
frainteso.
Laminaccia sovietica
è cer- tamentesignificativa,
ma sarebbesbagliato concentrarsi
e-sclusivamente su di essa
(specie
in un ottica"eurocentrica")
o
attribuirle
unadimensione
fuori delreale, perdendo
di vista i
limiti
della suaapplicabilità,
o ilquadro globale
entro cui la
capacità
militare sovietica vainserita.
Né
va dimenticato che esistono minacce a cui non èpossi_
bile far fronte in
termini
di puro strumentomilitare.
Non si tratta di
auspicare
unapiù tiepida adesione
del-l'Italia alla Nato. L 'assolvimento dei
compiti assegnati al_
le forze armate italiane nell 'ambito della Nato
compiti
che
poi
coincidono inlarga misura
conquelli
che discendo-no dalle nostre
esigenze
di sicurezza è di fondamentaleimportanza
per lacredibilità
deldispositivo
di difesa del-l'Alleanza nel suo
complesso.
Si tratta di valutare
pragmaticamente qual
'è la strutturadello strumento
militare
italiano che consente larealizzazio
ne del
migliore equilibrio
traesigenze
Nato enazionali
neicasi in cui non dovessero
coincidere,
mantenendo costantemen tepresente
come riferimento larealtà economica
del Paese.4. La
trasformazione
dellatipologia
della mi-naccia e il fatto che essa tenda sempre
più
aconfigurarsi
come
minaccia
indirettanon-militare
-tentativi
didestabi
11.
lizzazione o di
condizionamento politico
attraversogli
stru-menti economici e
finanziari,
laminaccia
di controllo dellefonti
di materie prime essenziali,
le azioniterroristiche più
o meno
apertamente collegate
o manovrate dall'esterno,
etc. - devono entrare come fattori di situazione nel modello di dife- sa.Da ciò derivano numerose
esigenze.
Senzasoffermarsi
suquelle
di caratterepolitico
ed economico(coerenza
dellapoli_
tica
estera,
saldastabilità
delleistituzioni» maggiore
inte-grazione
trapaesi europei,
minorevulnerabilità energetica,
disponibilità
di"leverage"
economico ecapacità
diutilizzarlo, maggiori
sforzi per il controllodegli armamenti
etc.)
, mi sembra che
quelle
di carattere militare possanoschematicamente
ricondursi a :- una
maggiore capacità
di presenza e di controllo dello spazio aereo e marittimo;
- una
più
elevatacapacità
di"intelligence",
trasformando il sistema di C3' a cui si è accennato in C3I, Ciò tra l 'altro avrebberipercussioni positive
anche perquanto riguarda
la
previsione
e il controllodegli sviluppi internazionali
da cui possono derivare minaccemilitari
ditipo
ortodosse ;- una
maggiore mobilità
delleforze, ponendole
ingrado
di ridislocarsi
o muoversirapidamente
in tutto il territorio nazionale e di
partecipare
amissioni
di presenzamilitare
surichiesta di
organizzazioni internazionali,
o per decisione delleistituzioni comunitarie
o su richiesta diStati
a cui l 'Italia èlegata
da trattati bilaterali di assistenza militare e
tecnica.
Rientra inquesto
ambito non solol'ipotesi
di costituzione di una forza di intervento
rapido,
ma anchela necessità di accrescere la
capacità
ditrasporto tattico
globale
delle forzeterrestri.
12.
E.' evidente che la
maggiore capacità
di presenza e di con-trollo del mare delle forze
navali,
lapiù
elevatacapacità
discoperta
e diintercettazione
delle forze aeree, lamaggiore mobilità
delle forzeterrestri
sonofattori
che aumentano la deterrenza perogni tipo
di scenario diminaccia.
Tuttavia,
èimportante
evitare che le forze armate sianofunzionalmente assimilate a forze di
polizia
o siano ad esseassegnati compiti
diantiterrorismo. Così
comed'altronde
èop portuno
evitare che esse venganoidentificate
come l'elementocostitutivo
eportante,
invece disemplice
elemento di suppor-to,
della difesa civile del paese in caso digravi calamità
naturali.
Un ultimo
punto
nellatrasformazione
dellatipologia
dellaminaccia riguarda
lepossibilità
nonpiù
tanto remota di unadiffusa
proliferazione
nucleare nel bacino delMediterraneo.
Oltre Israele che è certo in
grado
di costruireordigni
nucleari
(e
vi sonoragioni
disospettare
chegià
lipossieda) Egit
-to, Iraq
e Libia sonopaesi considerati,
per infrastrutture inpossesso,
perprogrammi
in corso e percapacità tecnica
ed e-conomica, paesi potenzialmente nucleari.
Sembra
oggi
affiorare in Italia una tendenza a far frontea
questa
futuraeventualità
con unaanaloga proliferazione
i-taliana che
porti
il paese nel club atomico. L 'arma nucleareassegnata
alle forze armate italiane vienecosì
vista comet
l'unica
risposta valida
intermini
didissuasione
e di difesa.E' fuori dai limiti di
questa relazione
affrontare il pro-blema in tutta la sua
complessità
e in tutte le sueimplica
-zioni.
Personalmente
vorrei dire con estrema chiarezza che una scelta del genere sarebbe ungravissimo
errore cheinciderei)
be in modo estremamente
pesante
suinecessari programmi
di13.
acquisizione
vanificando tutti itentativi
di rafforzare la deterrenza
convenzionale
senzaaggiungere
nulla in termini di sicurezza.
5. Un'ultima
considerazione
diparticolare importanza.
Ilmodello di
difesa,
equindi
lo strumento militareitaliano,
de-ve essere concretamente
agganciato
allarealtà
del paese.Cioè,
non solo alle
dimensioni
di mediapotenza
europea dell'Italia
e al ruolo
internazionale
che essapuò
effettivamentesvolgere
(senza atteggiamenti velleitari)
, ma anche alle suecapacità
economiche
e alle suecondizioni sociali.
Esistono due
fondamentali tipi
diapproccio metodologico
ai
problemi
della sicurezza. Ilprimo,
adotta iparametri fi_
nanziari
(cioè
le risorse che il paesepuò
assegnare alla propria difesa) quali elementi
diriferimento fondamentali
a cui tutto viene subordinato.Questo approccio
conduce alla sceltadi
uno strumentomilitare "economicamente determinato" (4)
.Il
secondo,
cheprocede
razionalmente persuccessive identifi
cazioni erisoluzioni (definizione degli obiettivi
fondamentali di sicurezza e indicazione della linea d'azione
militare
; analisirealistica
dellapossibile minaccia
; esame deicompi
-ti e
degli obiettivi
che ìe forze armate sono chiamate ad as-solvere e
perseguire
nel contesto dellapolitica
militare delpaese;
elaborazione
di un modello di strumento militare e de-terminazione
del suocosto)
conduce alla scelta di uno stru-mento militare
"economicamente
orientato", Iparametri
finanziari
sono ancoraimportanti,
ma nonpiù degli altri fattori,
con cui si pongono in relazione dialettica.
(4)
Unapproccio
simile è stato permolti anni
alla basedel sistema italiano.
14»
E 1 evidente come il secondo
approccio
siaquello
corretto,, Tuttavia anchequesto tipo
dimetodologia
non fornisce unascelta
applicabile quando
il costo dello strumento militarerisultasse
troppo elevato,
al di fuori dellarealtà economica
del
Paese,
a meno di non assegnare alla difesa unaquantità
di risorse
politicamente
inaccettabile eincompatibile
con leesigenze
sociali del Paese*In
questo
caso, si decide che"tipo"
di sicurezza serve equal
'è lo strumento militare "realmente" e "strettamente" ne cessario:quindi
lo si paga, anche se il costo èelevato,
di fendendolo di fronte all'opposizione politica
espiegando
all
'opinione pubblica
i motivi della scelta.Naturalmente, è
importante
ladefinizione
di ciò che si intende per "realmente e strettamente" necessario,,Appare quindi opportuno
che al di là dellalogica prassi seguita
dallapianificazione
militare(cioè
di considerare sempre il "casopeggiore")
sia fattoogni
sforzo perpuntare
su un modello di difesa che sia
finanziariamente possibile
esostenibile,
ma sempre nell 'ambito di unapproccio
metodolo-gico
corretto,,Spetta
aimilitari,
nel contestodegli
obiet-tivi loro
assegnati
dalla direttiva dipolitica
militare delgoverno,
presentare
le loro richieste(in
sintesi la struttura dello strumento
militare)
in termini tecnici edeconomici,
cioè in termini di
programmi
di forza.Spetta
aipolitici
e-saminare tali richieste nei loro
aspetti
di aderenza alla po liticamilitare
del Paese; di congruenza con nuovielementi
politici internazionali
e/
o interni che si ritiene abbiano odebbano avere influenza sulla struttura dello strumento mili- tare ; di
fattibilità economica,
nelquadro globale
delle ri-sorse del paese, valutando
quante
diqueste
risorsepossano
essere dedicate alle spese
militari.
Espetta
ancora aipoli
-tici
assumersi
laresponsabilità
di decidere aquali fattori
di sicurezza sia eventualmente
possibile rinunciare»
se riten gono che le richieste dei "tecnici" non possono essere tuttesoddisfatte.
Lo sforzo per un modello di difesa
finanziariamente
soste- nibile deve essere fatto non solo valutandorealisticamente
la
minaccia
e icompiti
che lapolitica
militare assegna al-le forze
armate,
ma anche attraverso unamaggiore integrazio
ne
interforze,
unpiù rigido
controllo delle spese,taglian
-do anche
quelle
noncompletamente superflue,
unapiù puntua
-le aderenza nelle scelte al concetto di costo
-efficacia.
La
problematica
del modello di difesaitaliano
Appare
aquesto punto possibile prospettare
ilquadro del_
la
problematica
del modello di difesaitaliano,
naturalmente intermini generali
e senza alcunapretesa
diesaurirne
tut-ti
gli aspetti.
1 i II
primo problema
èquello di
definire chiaramente le lineefondamentali della politica militare
italiana nel suoduplice aspetto
di elemento concorrente alla formazione del- lapolitica
militare della Nato e di autonomaespressione
dellla
volontà
del Paese di difenderespecifici interessi
nazio-nali.
2. Il secondo
problema
èquello
didefinire,
altrettantochiaramente, quale
deve essere il ruolo e la collocazione delle forze armate comeproduttrici
del bene "sicurezza"ne_l
l'ambito del tessuto sociale italiano, si sono
verificati
ultimamente
deisintomi
di un malessere "daesclusione"
e deisegni
di unaperdita
diidentità,
che vannorapidamente
edfficacemente curati
16«
3. Il terzo
problema
èquello
dideterminare qual
è il li-vello al
dì
sotto delquale
la deterrenzaconvenzionale
dello strumento militareperderebbe
dicredibilità,
minando laragio
ne stessa della sua esistenza. Gli
obiettivi
a cui lo strumen- to militare dovrebbe tendere vannodefiniti
e non intermini di
numero dibrigate
o digruppi
di volo e ditonnellaggio
totale. Entrano in
questo
contesto numerosequestioni
: l 'anco-raggio
a nord-est e laproiezione
a sud; ildimensionamento
quantitativo
e ifattori qualitativi
in relazionedialettica
;la
costituzione
delle riserve e il sistema dimobilitazione
; lamodernizzazione
delle strutture ; lanecessità
di unamaggio
re
mobilità
e di unapiù
elevataprontezza operativa,
etc.4. Il
quarto problema
èquello
del"procurement", cioè
dell
'acquisizione
di nuovisistemi d'arma,
cheprocede
con scar-sa
integrazione
interforze; senza uno sforzoeffettivo
peruna
più
accentuatainteroperabilità
estandardizzazione
;tal^
volta al di fuori di valide
giustificazioni operative
; tal-volta
oggetto
dipressioni
e vittima diesigenze esclusivamen
te
industriali
; spesso senza un attento esame evaglio
da par te delle forzepolitiche.
Un"procurement"
poco efficiente(stime
troppoottimistiche, pressioni
dainflazione, incapa
-cità
dispendere
entro itermini,
mancanza dei fondi necessari a
completare
iprogrammi, leggi
e normativeantiquate,
etc.)
finisce
per inciderenegativamente sugli stessi bilanci
delladifesa.
Allungare
laproduzione significa
nascondere ilproblema,
in
quanto gli ultimi
mezziprodotti
costeranno ancorapiù
cari,
mentre aumenteranno anche le spese dimanutenzione
perquei mezzi, ormai vecchi,
che dovevano esseresostituiti,
mache in effetti continueranno ad operare
più
alungo
diquanto
ro rammato
17.
Sì tratta di valutare se non sia
opportuno
modificare l 'in-tero sistema e l'attuale metodo di
acquisizione
, adottando unsistema che
privilegi quale parametro
fondamentale di scelta l 'elemento "missione dasvolgere" (difesa
aerea, controllo del mare, etc.)
con unaacquisizione integrata
chetagli
attraver-so i
singoli programmi
di forza armata.Naturalmente,
la stessa "efficienza" varicercata,
oltre chenell
'acquisizione
deimezzi, negli
altri settori dellalogisti
ca, del
supporto
tecnico e dell'addestramento checostituisco
-no la
percentuale maggiore
delle spese dibilancio»
Il
quinto problema
èquello
delbilancio
delladifesa.
Lamancanza di un bilancio
pluriennale
che non abbia solo valoreorientativo,
ma"legale" (consentendo
così unaprogrammazione
razionale e dotata di un
minimo
dicertezza)
, e chetenga
conto
degli effetti inflazionistici, comporta grossi inconvenien
ti di carattereoperativo, industriale, amministrativo
e fi-nanziario, Inoltre,
rendepiù difficile
lapianificazione
mi-litare a
lungo
termine e non consente al Parlamento un efficace controllo sui
programmi
diacquisizione.
Occorre ladispo
-nibilità
di un bilancio della difesa che sia chiaramente e-spresso
einterpretabile
; che siaadeguato agli obiettivi
chesono stati
assegnati
allo strumento militare; che sia espres-sione di una effettiva
programmazione
della spesamilitare,
coerentemente
legata
nell 'arco didiversi
anni adadeguati strumenti finanziari
e tale daconsentire
unaproiezione
diacquisti,
di riformeorganiche,
diprovvedimenti
di ristrut-turazione
; chesia, infine,
sufficientemente flessibile perconsentire adeguamenti
emodifiche,
6, Il sesto
problema,
strettamentecollegato
ai due pre-cedenti dell'acquisizione
e delbilancio
delladifesa,
èquel
lo dell 'incessante aumento dei costi dei