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Riceviamo E PUBBLICHIAMO

Riceviamo E PUBBLICHIAMO Capodogli e ricerca medico-veterinaria made in Italy

Il drammatico episodio di spiaggiamento collettivo che tra il 9 e il 10 dicem- bre scorsi ha coinvolto ben sette esemplari di capodoglio sulle coste garga- niche, in provincia di Foggia, è stato accompagnato e seguito da un clamore mediatico che non appare giustificato solamente dal duro colpo che questo grave evento di mortalità ha inferto alla conservazione di un grande cetaceo già peraltro minacciato di estinzione (classificato, per la precisione, come

“vulnerable” se non addirittura “near threatened” nella cosiddetta “red list”

elaborata dall’ “International union for the conservation of nature”, Iucn), ma anche dal fatto che nell’arco degli ultimi 150 anni non sarebbero stati segnalati pregressi episodi di spiaggiamento di massa di capodogli sulle coste italiane, se non addirittura dell’intero bacino mediterraneo.

A fronte di quanto sopra, assai meno rilevante è stata l’eco mediatica che ha caratterizzato tutte le complesse e articolate fasi attraverso cui sono state concordate, predisposte e avviate tutte le numerose e sofisticate indagini laboratoristiche post mortem (tuttora in corso) volte in primis a stabilire, nei tempi e nei modi opportuni, la/e causa/e dello spiaggiamento e del conse- guente decesso di questi meravigliosi animali. Pur nella mia ferma intenzio- ne di non entrare nella complessa disamina delle suddette cause, desidero comunque fare in questa sede alcune utili quanto importanti precisazioni; il tutto nel pieno rispetto della mia duplice veste sia di medico (patologo) vete- rinario, sia di componente della task force che è stata egregiamente coordi- nata dal collega Sandro Mazzariol (Università di Padova, Facoltà di Medicina veterinaria) su specifico incarico conferitogli a cura del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e che è prontamente intervenuta sul luogo dello spiaggiamento al fine di poter effettuare i neces- sari e laboriosi esami necroscopici e tutti i contestuali prelievi di campioni biologici per le successive indagini di laboratorio.

Comincerò facendo riferimento alle elevate competenze e conoscenze tecni- co-scientifiche, di stretta pertinenza medico-veterinaria, che costituiscono l’imprescindibile “bagaglio” per addivenire a un corretto inquadramento dia- gnostico della/e causa/e di morte, competenze e conoscenze che nella fatti- specie risultavano (e risultano tuttora) dispiegate “a tutto campo” da ben tre Facoltà di Medicina veterinaria (Padova, Teramo, Bari), nonché dall’Istituto zooprofilattico sperimentale e dal Servizio veterinario dell’Azienda unità sanitaria locale territorialmente competenti, oltre ad alcuni Colleghi liberi professionisti. Ciononostante, gli assai qualificati Medici veterinari (ivi com- prese 2 colleghe provenienti dalla Facoltà di Medicina veterinaria di Las Palmas de Gran Canaria, nelle Isole Canarie) che con grande ed encomiabi- le serietà e impegno hanno operato “sul campo”, unitamente a un folto stuo- lo di appassionati e motivati studenti e a una serie di altre importanti figure

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professionali appartenenti a diverse Istituzioni scientifiche (accademi- che e no) del nostro Paese, sono stati ripetutamente appellati “biologi” in svariati servizi televisivi mandati in onda durante quelle frenetiche quan- to indimenticabili giornate. Senza nulla togliere ai biologi, verso i quali nutro il più profondo e incon- dizionato rispetto, il mio orgoglioso senso di appartenenza e la mia radi- cata “identità veterinaria” mi impon- gono, congiuntamente al mio innato senso di giustizia, di far osservare che un certo modo di fare “informa- zione” produce, in primo luogo, la spiacevole conseguenza di generare un’ancor più falsata e distorta “per- cezione” del medico veterinario, della professione veterinaria e della ricerca medico-veterinaria da parte dell’opinione pubblica. Alla stessa stregua sottolinerei che comporta- menti come questi non contribuisco- no di certo ad alimentare quel sano culto della verità “storica” che dovrebbe rappresentare il primo, imprescindibile dovere/requisito etico e professionale di ciascun addetto alla pubblica informazione.

Proprio con l’apposito fine di rende- re omaggio e di restituire dignità

alla verità “storica”, ritengo pari- menti doveroso rimarcare che, pur nell’oggettiva difficoltà e drammati- cità della situazione in cui ci si è tro- vati a operare (anche nottetempo, nel corso di una vera e propria tem- pesta di pioggia, vento e nevischio), i numerosi e qualificati “attori istitu- zionali” che vi sono stati (e vi sono tuttora) coinvolti hanno dato vita a un singolare e quanto mai proficuo ed entusiasmante lavoro di squadra, condotto in piena sinergia di intenti, di mezzi e, soprattutto, di competen- ze e conoscenze tecnico-scientifi- che. Un grande, faticoso e certosino lavoro i cui frutti, certamente copio- si e rilevanti, saranno resi noti nei tempi dovuti e con le modalità opportune.

Ho ritenuto corretto e doveroso rife- rire quanto sopra nella profonda convinzione, in primis, che sia stato fatto (e si stia tuttora facendo) un grande ed esemplare lavoro di squa- dra, cosa che a maggior ragione va debitamente enfatizzata in un Paese come il nostro ove una certa menta- lità “individualista” appare in preoc- cupante espansione. A tale convin- zione riterrei opportuno associarne una seconda, altrettanto forte, che si

riferisce alla possibilità che un sif- fatto modello di mirabile team work si caratterizzi come un valido ed emblematico “precedente” da utiliz- zare - anche su scala internazionale - nella “gestione sanitaria” di futuri episodi di spiaggiamento di massa di grandi cetacei che si dovessero eventualmente verificare sulle coste italiane o di altri Paesi mediterranei.

Prendendo spunto, infine, dalle sagge parole pronunciate dal nostro benemerito Capo dello Stato in occasione del Suo lungimirante dis- corso di fine anno, questa esaltante pagina di storia in progress della ricerca medico-veterinaria made in Italy sembra ancora una volta ripro- porre alla nostra attenzione che un serio, meticoloso, competente e coinvolgente lavoro di squadra rap- presenta appunto quell’indispensa- bile “viatico” attraverso cui il nostro Paese potrà saldamente coniugare il proprio futuro con il glorioso passa- to dal quale proveniamo, un passato che il mondo intero c’invidia.

Giovanni Di Guardo Facoltà di Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Teramo

37 Capodoglio spiaggiato sulle coste garganiche tra il 9 e il 10 dicembre scorsi.

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