• Non ci sono risultati.

Flusso Interno

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Flusso Interno"

Copied!
17
0
0

Testo completo

(1)

Lezione del 23/04/2013 – 09:30-12:30

LEZIONE 11

Flusso Interno

Indice

1 Analisi dinamica: condotto di sezione circolare...- 1 -

2 Analisi termica: generalità e definizione della temperatura media...- 8 -

3 Analisi termica: bilancio dell’energia...- 9 -

4 Analisi termica: formule per il moto laminare sviluppato...- 14 -

5 Analisi termica: formule per il moto turbolento...- 14 -

6 Esercizio: scambio termico a temperatura costante...- 15 -

1 Analisi dinamica: condotto di sezione circolare

Un flusso interno è caratterizzato dall’essere confinato da una superficie.

Questo fa sì che lo sviluppo dello strato limite finisca per essere vincolato dalle condizioni geometriche. La configurazione di flusso interno rappresenta una soluzione conveniente per quel che riguarda il riscaldamento e raffreddamento di un liquido usato in processi chimici, controlli ambientali e tecnologie di conversione dell’energia.

All’interno di un tubo può scorrere sia un liquido che un gas, appena imboccato il tubo si ha una parte iniziale chiamata la regione di ingresso in cui vi è un differente scambio termico ed un differente attrito rispetto alla regione in cui il moto è completamente sviluppato. Il profilo di velocità nella regione di ingresso, come nello strato limite, cambia con x fino ad arrivare all’ascissa di completo sviluppo (xfd,h) dove è invariante rispetto ad x.

L’ipotesi di un profilo di velocità piatto all’imbocco del tubo è un’ipotesi più che semplificativa, in realtà è un caso che si adatta solo alla macchina di formula uno che ha la presa d’aria sopra la testa del pilota. In generale il fluido parte da fermo e punta in ogni direzione.

In genere si creano anche degli smussi all’imbocco per favorire l’ingresso del fluido e si riduce quella che viene ad essere una perdita di carico concentrata.

(2)

Inoltre, il profilo di velocità cambierà in modo da rispettare la legge di conservazione della massa, in tal modo la velocità nel profilo completamente sviluppato (che vedremo essere di tipo parabolico) va da 0 a contatto della parete a 2 v sull’asse del condotto.

Illustrazione 1: Sviluppo dello strato limite idrodinamico in un flusso laminare interno a un tubo circolare.

Nel moto di flusso interno oltre alle considerazioni di moto laminare o turbolento è importante considerare l’esistenza di una zona d’ingresso idrodinamico e una zona di moto completamente sviluppato. Parlando di moto di flusso interno è importante conoscere la lunghezza della regione d’ingresso idrodinamico, che cambia se il flusso è laminare o turbolento.

Nel caso di flusso in un tubo circolare di diametro D, come mostrato in figura 1, il numero di Reynolds è definito come:

W D W D

ReD (1)

Dove W (chiamata anche um) è la velocità media sulla sezione del tubo. Nel flusso interno in moto completamente sviluppato ci sono tre regimi di moto, individuati da diversi range di valori di Re (anche se i valori limiti indicati a seguire sono indicativi, quindi non sono da considerarsi rigorosi…):

puro laminare

moto ReD  2300

e transizion

di moto

Re

10000

2300

puro turbolento

moto Re 10000

Per moto laminare puro (ReD all’incirca inferiore a 2300) la lunghezza della zona d’ingresso idrodinamica (indicata Ld) può essere calcolata come segue:

Re D .

Ld  050 (2)

Questa equazione considera una zona d’ingresso come quella indicata in figura 1, ovvero ipotizza che la velocità all’ingresso sia fondamentalmente uniforme.

(3)

Per quel che riguarda il moto turbolento non è disponibile un’equazione generale soddisfacente, tuttavia quello che sappiamo è che la lunghezza della regione d’ingresso è indipendente dal numero di Reynolds e all’incirca:

60 10 , 



turb h fd

D

x (3)

Per cui generalmente si ipotizza che il moto diventi turbolento a una quota x dall’ingresso nel tubo circa pari a 10*D (o in altre parole si ipotizza di avere moto turbolento per tutti i valori di x tali che x>10*D).

La velocità media di un flusso interno viene definita come la velocità che moltiplicata per la densità e per la sezione del tubo fornisce la stessa portata in massa, ovvero:

A W V

m

Quindi, condotti circolari di raggio R=D/2:

R2

W

m (4)

Si vuole ora ricavare l’andamento della velocità in funzione del raggio, che dimostreremo essere di tipo parabolico (infatti è detto “parabola di Poiseuille”) con massimo sull’asse del condotto e nullo al contatto con la parete.

Caratteristica importante del comportamento idrodinamico di un flusso in condotto circolare è che la componente radiale della velocità e la variazione della velocità nel tempo sono nulle.

Illustrazione 2: Bilancio di forze su un elemento infinitesimo per moto in regime laminare e completamente sviluppato.

Risolvendo il bilancio delle forze sull’elementino di liquido di figura 2 si ottiene (utilizzando lo sviluppo di Taylor, vedi lezione del 22/03/2013):

   

0



 





 

 



dx

x '' dA '' p

dA p r dr

' ' dA

dA ''

dA p '

dA r r

r (5)

(4)

Dove dA’ e dA’’ sono rispettivamente le aree di applicazione dello sforzo tangenziale e della pressione, quindi dA’ è l’area laterale del cilindro di raggio r e altezza dx, mentre dA’’ è l’area della corona circolare di raggio interno r e raggio esterno r+dr (dA’’ è calcolata trascurando gli infinitesimi di ordine superiore al primo, quindi dr2 0):

dx r '

dA 2

r drr r dr r dr r r dr

''

dA 2 2 2 22 2 2

Considerando che p=p(x), r r

 

r , dx=cost. e dr=cost., la (5) si riduce a:

 

x r p r r r



 

 (6)

Ricordiamo adesso la legge costitutiva dei fluidi di newtoniani:

r

u

r (7)

Inserendo tale equazione nell’equazione precedente e considerando costante

(quindi lo si può portare fuori dalla derivata e poi lo si può spostare al secondo membro, dove va al denominatore) si ottiene:

x p r r

dr r du

(8)

Dal momento che la pressione è indipendente da r è possibile integrare due volte per ottenere l’espressione della velocità u(r):

  2 1   2

4

1 r C lnr C

x r p

u

(9)

Le costanti C1 e C2 si ottengono imponendo le condizioni al contorno. Tali condizioni sono le seguenti:

1. la velocità sul bordo del condotto è nulla (questo per la solita ipotesi di aderenza), ovvero, chiamando R il raggio del condotto:

r  R0 u

2. la velocità sull’asse del condotto è massima (osservazione empirica, oltre che logica):

0

0

r r

u

(5)

Con tali condizioni si calcolano C1 e C2, che sostituiti poi nella (9) danno che (equazione che di fatto definisce la parabola di Poiseuille):

 

2

2 1

4 1

R R r

x r p

u (10)

Illustrazione 3: Fattore d’attrito in un tubo circolare (abaco di Moody). In questo grafico la velocità media è indicata con u m (ovvero W=um).

Dalla (10) si deduce che il profilo di velocità è parabolico e che il gradiente di pressione è sempre negativo. La definizione di velocità media è la seguente (chiamando come al solito A la sezione interna del tubo, ovvero la sezione entro cui scorre il fluido):

   

2 0

2 R

dr r r

u A

'' dA r W u

R

r A

 

 

Sostituendo l’espressione di u(r) trovata prima, ovvero la formula (10), si ottiene la seguente espressione di calcolo della velocità media W sulla sezione:

dx dp

W R

8

2

(11)

Questa espressione permette anche di calcolare la caduta di pressione su una lunghezza di condotto L arbitraria (se si pone L pari alla lunghezza totale

(6)

del condotto, allora la caduta di pressione che si ottiene è la caduta di pressione totale):

   

L

R x W

p L x p R dx

dp W R dx

dp W

L x

x L

x p

x p



 



 



 

 

2 0

0

2 2

0 8 8

8

Che posti:

R

D 2 f Re W D

D

64 64

p pxL px0

Diventa:

2

W2

D f L

p (12)

Ricavando dalla (11) dp/dx e sostituendolo nella (10) si ottiene inoltre la seguente equazione:

 

2

1

2 R

r W

r

u (13)

Ciò che prima abbiamo chiamato f viene detto fattore d’attrito di Moody (delle volte indicato anche , però nell’ambito di un corso di termofluidodinamica, dove si affronta anche l’analisi termica, quest’ultima notazione è meglio evitarla perché si potrebbe confondere con la conducibilità termica). Attenzione che è corretto scrivere f=64/ReD solo se il moto è in regime laminare, quindi seguire proponiamo la definizione più generale di tale fattore, più generale perché vale sia per in regime di moto laminare che in regime di moto turbolento (e per questo motivo la si ritrova come asse delle ordinate sull’abaco di Moody, vedi illustrazione 3):

W D dx

f dp

2 2

(14)

Si definisce invece il coefficiente d’attrito nel seguente modo:

2

2 Cf s W

(15)

Dove, utilizzando anche l’equazione costitutiva dei fluidi newtoniani, ovvero l’equazione (7):

 

R r r

s r

R u r

(16)

Mettendo insieme le equazioni (15), (16) e (10) si otterrà il seguente risultato (valido in regime si moto laminare completamente sviluppato poiché l’equazione (10) l’abbiamo ottenuta con tali ipotesi):

(7)

4

Cf f (16)

Riguardo al moto turbolento, per moto completamente sviluppato in regime turbolento (ovvero con ReD>20000) e tubi lisci si può esprimere il fattore di attrito di Moody con la formula empirica:

2

184 0

0, ReD.

f   (17)

Questa formula fornisce un risultato molto approssimato. Una formula più precisa valida sempre per il moto turbolento (e che tiene conto anche della finitura superficiale interna dei tubi, indicata con e [mm], in quanto effettivamente si è visto che in regime di moto turbolento la finitura superficiale influenza il moto, mentre in regime laminare no), è la formula di Colebrook:

Re f

. D . log e

f D

51 2 7

2 3 1

10

Questa formula ha l’inconveniente di non essere affatto lineare, giacché l’incognita compare anche a secondo all’interno del logaritmo, quindi per essere risolta richiede di andare per tentativi.

Esistono molte altre formulazione, tutte di natura empirica, che permettono di calcolare il fattore d’attrito di Moody, però la relazione di Colebrook è quella che nella pratica da quasi sempre i risultati migliori, tant’è che è la formula che viene impiegata nell’abaco di Moody (illustrazione 3) nelle zone di regime di transizione e di regime turbolento (quindi di fatto in tutte le zone dove f non si può calcolare come f=64/ReD).

2 Analisi termica: generalità e definizione della temperatura media

Illustrazione 5: Strato limite termico in flusso riscaldato in tubo circolare.

(8)

In analogia con le considerazioni fluidodinamiche, il flusso interno è caratterizzato da una zona d’ingresso termico e dalla formazione di uno strato limite termico. Inoltre se le condizioni alla superficie del tubo impongono una temperatura costante o un flusso di calore costante a una certa d’istanza dall’ingresso del tubo si avrà la condizione di flusso completamente sviluppato termicamente.

La potenza termica Et trasportata dal flusso attraverso la sezione si ottiene integrando il prodotto della portata massica infinitesima di flusso (udA, indicando sempre con u la velocità) per la sua entalpia specifica (calcolata come cp*T):

dA T c u

Et

A p (18)

Da cui se si definisce la temperatura media T m come segue:

p t

m m c

T E

(19)

Da cui:

p

A p

m m c

' ' dA T c T u

(20)

Per fluidi incomprimibili (ovvero con costante) aventi cp=costante in un tubo circolare di diametro D, sapendo che la portata massica si calcola attraverso l’equazione (4), ovvero m WR2, e che dA'' 2rdr (come visto precedentemente riguardo all’analisi dinamica) si ottiene:

R

m u T r dr

R T W

0 2

2 (22)

Tramite la temperatura media anche per il flusso interno possiamo scrivere la legge del raffreddamento di Newton, che espressa in [W/m2] è la seguente:

 

x h

 

x

T

 

x T

 

x

qs   pm (22)

Dove h è il coefficiente locale di convezione per il trasferimento di calore, locale perché infatti dipende dal valore della coordinata x, infatti è indicato h(x). E’ bene osservare che a differenza della legge analoga per il flusso libero, al posto della T ora c’è la Tm, Tm che in generale non rimane costante, ma varia lungo l’asse del condotto, come indica la dicitura Tm(x).

3 Analisi termica: bilancio dell’energia

Siccome il flusso interno è completamente racchiuso in una superficie è possibile applicare il bilancio dell’energia per determinare come la

(9)

temperatura media varia lungo la direzione longitudinale del tubo e per correlare la differenza di temperatura tra l’inizio del tubo e la fine con il calore locale scambiato per convezione.

Consideriamo per ipotesi un fluido di questo tipo (le ultime due condizioni sono quelle sotto le quali vale l’espressione di Tm trovata nel capitolo precedente)

- Ideale, ovvero senza attriti;

- Incomprimibile;

- con cp costante;

E indichiamo con Qconv il calore scambiato per convezione fra il fluido e la parete interna del tubo.

Si può quindi scrivere il bilancio dell’energia su L (ovvero valido complessivamente su tutta la lunghezza L del tubo) in questo modo:

t

conv E

Q (23)

Dove valgono tutte le seguenti relazioni, con S che è la superficie totale di scambio termico (ovvero la superficie interna totale del tubo, pari quindi al perimetro della sezione del tubo, chiamato P, per la lunghezza totale L del tubo) e hL è il coefficiente di convezione medio su tutta la lunghezza L:

 

q S

Qconv  s med,L  qs med,L hL

TpTm

med,L

 

x dx L h

h

L

L

0

1 SPL

m,o mi,

p

t m c T T

E   Tmi, Tm

x0

Tm,o Tm

x L

I pedici “o” e “i” di Tm,o e Tm,i hanno origine inglese, infatti stanno rispettivamente per “outlet” e “inlet”.

Queste relazioni hanno valenza generale, anche per tubi a sezione non circolare. Per tubi a sezione circolare P è il valore della circonferenza di raggio R, quindi:

R P 2

Mantenendo adesso le stesse tre ipotesi di fluido fatte precedentemente, andiamo a considerare un volume di controllo infinitesimo di sezione A (sezione interna totale del tubo) e di lunghezza dx.

(10)

Illustrazione 6: Volume di controllo per moto interno a un tubo.

Anche per il volume di controllo assunto possiamo scrivere il bilancio dell’energia (che quindi diventa il bilancio dell’energia su dx):

t conv dE Q

d (24)

Dove, ricordando anche l’equazione (22) e con P che è sempre il perimetro della sezione interna del tubo (proprio come prima):

 x dS

q Q

dconv  s qs

 

xh

 

x

Tp

 

xTm

 

x

dx P

dS Et  mcpdTm

Integrando il bilancio dell’energia su dx da x=0 a x=L si ottiene un risultato numericamente più preciso che utilizzando il bilancio su L precedentemente espresso, però il procedimento è più complicato. L’integrazione si semplifica notevolmente in questi due casi:

1. valore di flusso termico costante lungo tutta la tubazione , ovvero:

 

x q costante x qs  s

In tal caso il bilancio dell’energia lungo dx si può scrivere esplicitando i termini nel modo seguente:

m p

s P dx m c dT

q (25)

Integriamo questa espressione da x=0 a una coordinata x generica (se si assume x=L si ottiene il bilancio dell’energia su L), utilizzando la notazione Tm(x=0)=Tm,i già utilizzata in precedenza:

m

 

mi,

p s

x m p x

s P dx m c dT q P x m c T x T

q

0 0

(11)

Abbiamo quindi ottenuto che l’andamento della temperatura media lungo l’asse del condotto è:

 

x

c m

P T q

x T

p s i, m

m

 

 

 (26)

Poiché il termine che moltiplica la x è costante, l’andamento di T m(x) è perfettamente lineare. La stessa cosa non si può dire però di Tp(x), infatti utilizzando la legge del raffreddamento di Newton si ottiene che:

 

x T

 

x hq

 

x

Tpm  s (27)

Poiché h(x) non è costante (dipende infatti dal valore assunto da Tm

alla coordinata x), Tp(x) non ha andamento lineare.

Illustrazione 7: Andamento delle temperatura nel caso di flusso termico costante lungo la tubazione. E’ stato posto Ts=Tp.

2. temperatura di parete costante lungo la tubazione , ovvero:

 x T costante x

Tp p

In tal caso il bilancio dell’energia lungo dx si può scrivere esplicitando i termini nel modo seguente:

 

x

Tp Tm

 

x

P dx m cp dTm

h        (28) Separando le variabili otteniamo:

(12)

 

T T

 

x dx dT

x c h m

P

m p

m

p    

 (29)

Ora integriamo fino a una generica coordinata x e inseriamo la solita notazione Tm(x=0)=Tm,i:

     

 

i, m p

m p x

p x

m p

m x

p T T

x T ln T

x c h

m P x

T T dx dT x c h

m P

0 0

Dove peraltro abbiamo definito il coefficiente di convezione medio hx

come segue:

  

x

x h x dx

h x

0

1 (30)

Elevando come esponenziale al numero di Nepero tutta l’ultima equazione si elimina il logaritmo naturale, e si giunge alla seguente conclusione:

 

mcxp h xP

i, m p

m

p e

T T

x T

T

 

Ovvero:

 

p

mi, p

xmPchpx

m x T T T e

T

(31)

Quindi Tm(x) ha andamento esponenziale asintotico su Tp, infatti per x tendente all’infinito Tm=Tp (visto che il termine esponenziale, essendo a esponente negativo, si annulla).

(13)

Illustrazione 8: Andamento delle temperatura nel caso di temperatura alla parete costante. Come prima, è stato posto Ts=Tp.

4 Analisi termica: formule per il moto laminare sviluppato

(14)

Illustrazione 7: Numeri di Nusselt e fattori d’attrito per tubi di diversa sezione in moto laminare sviluppato (ovvero valide per Re<2300). L’ultima colonna

indica il parametro f*Re.

5 Analisi termica: formule per il moto turbolento

Nel caso in cui la zona di ingresso dinamico della velocità e della temperatura sia simultanea è possibile sfruttare la relazione di Sieder &

Tate (formula empirica):

14 0 3

1

86 1

,

L p

Pr D Re ,

Nu

(32)

Valida se sono rispettate le seguenti condizioni:

16700 48

0,  Pr 0,0044 9,75

p

Re4500

(15)

Nel caso di moto completamente sviluppato (sia dinamicamente che termicamente) e per tubi lisci l’espressione precedente si modifica con l’equazione di Chilton-Colburn:

3 1 8 ,

0 Pr

Re 023 ,

0

Nu (33)

Che vale sotto le seguenti condizioni:

160 7

0,  Pr Re10000

Un’espressione preferibile alla precedente è l’equazione di Dittus-Boelter, (già menzionata nella lezione del 22/03/2013):

Nu0,023Re0,8Prm (34) Dove il coefficiente m si determina in questo modo:

- m=0.4 se il tubo è più caldo del fluido (fluido riscaldato);

- m=0.3 se il tubo è più freddo del fluido (fluido raffreddato).

I limiti di validità di questa relazione sono approssimativamente analoghi a quelli dell’equazione (33), ovvero:

160 7

0,  Pr Re10000

I parametri nelle equazioni di di Chilton-Colburn e Dittus-Boelter sono stati calcolati alla temperatura media tra l’ingresso e l’uscita, chiamata Tm:

2

u , m i, m m

T

T T

Attenzione che il pedice “m” di Tm indica appunto la media lungo l’asse del condotto, non la media sulla sezione, come indicano invece i pedici “m” di Tm,i e Tm.o.

6 Esercizio: scambio termico a temperatura costante

Una tubazione metallica, in cui scorre acqua, viene mantenuta a temperatura costante mediante delle resistenze elettriche poste sulla superficie esterna.

Si vuole determinare la potenza che tali resistenze elettriche devono erogare e la temperatura della superficie interna del tubo all’uscita. Si ipotizza tubo liscio, e:

L=5 m D=0,03 m Tm,i=14°C Tm,o=65°C s

, m m VHO l

3

10 4

66 1

2 10

(16)

Innanzitutto calcoliamo la temperatura media tra ingresso e uscita del tubo:

T C

Tm Tmi,m,u    

 40

2 65 15 2

Quindi i parametri termofisici dell’acqua da considerare sono (vedi tabella proposta nella lezione del 11/4/2013):

 

9946 3

m , kg Tm

 

C m , W Tm

0628

 

s Tm 0,638106 m2

  kg C

T J cp m

 4178

 

c 4,3

T

Pr m p

Inoltre calcoliamo la sezione del tubo A e la sua superficie laterale interna S (coincidente con la superficie di scambio termico), dati che ci serviranno dopo:

2 2 4

10 069

4D 7, m

A SPLDL0,471m2

Proseguendo, tramite la portata volumica di acqua calcoliamo la portata in massa di acqua e la velocità media sulla sezione:

s , kg V

mH2O H2O 01658

s , m A

WVH2O 0236

Attraverso la portata in massa calcoliamo la potenza termica scambiata col fluido:

T T

, KW W

c m

Qconv   p m,u mi, 346 34600 7346 2 m , KW A

qsQconv

Attraverso la velocità media calcoliamo il numero di Reynolds e poi anche quello di Nusselt:

10760

WD Re

Poiché Re>2300 il moto è turbolento , pertanto calcoliamo il numero di Nusselt con l’equazione Dittus-Boelter

5 , 96 Pr

Re 023 ,

0 0,8 0,4 Nu

Attraverso la definizione del numero di Nusselt possiamo poi calcolare il coefficiente di convezione (che, come previsto dalla relazione di Dittus- Boelter, è il coefficiente medio sulla lunghezza del tubo):

(17)

C m

W D

hL Nu

 

 1455 2

Attraverso il coefficiente di convezione possiamo poi calcolare la temperatura di parete media sulla lunghezza del tubo, che chiamiamo Tp,med:

h C T q T

L s m med ,

p    115

Riferimenti

Documenti correlati

Una parte di aria viene ricircolata sul piano di lavoro, ed una parte espulsa all’esterno mediante filtrazione con filtri HEPA H 14 (in accordo alla norma EN 1822).. Il ciclo

Diagramma del Flusso d'aria del Flusso Laminare Verticale OptiMair ® Tabella delle Applicazioni del Flusso Laminare Verticale OptiMair ® Tabella Specifiche Tecniche del Flusso

L’esame delle tre principali soluzioni proposte sembra dunque permettere ora di delineare la principale problematica relativa all’orientamento del Fegato e al punto di partenza

Si vuole stabilire se esiste una dipendenza fra il flusso di un corso d’acqua (cioè la quantità di acqua che passa in un minuto) e la profondità del

Si considera come velocità istantanea di un corpo ad un istante t 0 la velocità media del corpo durante un intervallo di tempo comprendente t 0 e

Si trovi la legge oraria del moto in caduta libera di una massa m in presenza di un fluido che esercita un attrito viscoso di tipo laminare, cio` e proporzionale ed opposto

Prima di tutto la forza della molla che `e proporzionale allo spostamento ma nella direzione opposta, poi la forza dell’ammortizzatore, che `e proporzionale alla velocit`a s 0

Un giocatore di basket a 5.8 m di distanza da un canestro alto 3.0 m tira la palla da un’altezza di 2.1 m e una distanza orizzontale dal suo corpo di 30 cm