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VjOOQIC
/
Digitizedby
VjOOQIC
^\0^ M/
^
FIABE E NOVELLE ^
POPOLARI VENEZIANE
RACCOIiTB
DOM/ GIUSEPPE BERNONI
«Nelle favole poetiohe fatte
da
tuttoun
popolo, evvimaggio-
re veritache
nelracconto
sto- rico scrittoda un uomo.
>G. B.VICO
VENEZIA
TIPOGRAFIA FONTANA-OTTOLINI
1873
THli
Wi^VVYORK
ASTCR,[- . AND
TiLLLisi - -
.A-*:0\S.
1S07 L
R
Digitizedby
VjOOQIC
«
E perche non
tenterehbe ella didarci una
xaecolta di
Fiabe popolari
veneziane, cost scritte 7ielvemacolo come vengono
raccontate a'bimbi
nelle veglie ?y>
A
questeparole
che,or sono pochi
mesi,di- rigevami un
illiistre letterato italiano,non ho
risposio,pensando, come
diceDante, che
. . , . . alia
domanda
onesta Si dee seguircon
Topera, tacendo.Ed era die
qiiestovolwnetto parlerd per me,
^
edird
eproverd a
quell'Egregio come
equanio
i
toabbia apprezzato
il cortese consiglio, voglia^
eglida sua parte
esser largo dicompatimento
verso questamia
faiica, la quale^ se sotto molti^
aspetti offreun non
lieve interesse,presenta
anche,ed
to loconfesso sckiettamente, troppi dif-o
fettiperchd non abbisogni
diuna larga
indul-o genza.
Perd
di questoamo
siapersuaso:
cioe,che
^
leFiabe
sono precisamente
tal quali siraccon-
^
tano
dalledonne
delpopolo; che
leho
fedel- 3mente
riporiaie in iscrittomentre
sinarravano
^
da alcune
di esse, eche
alia loro dicitura pri-- mitiva espontanea non ho
tolta,aggiunta
ocam^
biata sillaba.
Venezia,
maggio
1873.W
^
D. C. BERNONkDigitizedby
VjOOQIC
FIABE E NOVELLE
POPOLAEI VENEZIANE RACCOLTE
I.
—
IDO GAMARIERI.
'*Na, volta ghe giera mario e
mugier
e 'na putela:
unde,
dopo
tanto tempo, seamala
lamare
de sta putela, e la m5r.E prima
de morir la dise che laracomandava
tanto sta putela a so mario. So mario el dise:—
« stk quieta, chemi
la tegnarbsempre
con mi, emai
piiiTabanJonarb
in fin che vivo. >—
In fati, el stk
sempre
incompagnia
co sta putela.Co'xb dopo tanto tempo,
ghe
vienun mal
anca a lu,mal
da morir. El dise:—
« ah, cossa cheme
di- spiase a morir, e lassar sta putela cheno
laga
nis-sun
;mi
gbun
fradelo per elmondo, ma
xe tanti ani cheno
sb gnente de elo;almanco
che savesse qualcossa, che podesse v^darlo, chbghe racomanda-
rave stamia
putela. »— Per
Diana, che vien aVe-
nezia sto so fradelo: elva
a sercar per tutoa vedars'el trova sto so fradelo : el
va
de quk, elva
de Ik,finalmente el trova
una dona
che stava inTuna
caseta a vissin de sto so fradelo. El
ghe domanda
se la conosse sto tal, e ela
ghe
disede si—
-« el stJiquk
a vissin de mi. >— E
eloghe
dise che laPuntataI.
-
2-
ghe
fazza un piasser, e che laghe
diga dove. Ela laghe
insegna, e lu el va. Elva
al let) deY
amalk, e'1 ghe
domanda come
ch'el sta; e lu,Y
amalk,ghe
risponde:—
« stagomal
e sO'per morir; e elo, chi xelo? »— E
lu elghe
dise:—
«mi
so' tofradelo. »— Ah,
el diseY
amalk, Signer ve ringrazio!Tanto
che te desiderava, e dope tanto Idiome
tegk man-
dk. Ti savark che
gb
'na fia, e no sb a chi lassarla,me
loca ahandonarla, parchfeno
la gk nissun, »—
E
elo ghe dise:—
«no
starte tor nissuna passion, parchb quel che sark de mi, safS anca de ela. »—
E
con questo,Y amalk ghe
strenze laman
a so fra- delo, e pb el spira. Alora el fradelo el tol suzo sta tosa, vende tuta quela poca de roba, e i ciapa suzo e iva
via. Stoomo Y andava
a sonar per le strado, e elghe
diseastaso nezza(I):—
«mi
fazzoel sona- dor,mi
sonarb, e ti ti andark inmanzia
co'1 piate- lo. »— Dunque
i xe andai per elmondo
e i cia-pava
tanti soldi e tanti soldi che mai. Infati iva
a alogiar iu t*un
albergo, in dove che sto so barba(2) elgera avezzo a andar a alogiar; elparon de Talbergoel giera so amigo. El
gk
dito sto albergator:—
«ah,ti xe quk, caro amigo.»
—
«Si, so'quk
e gb stamia
nezza, chb xemorto mio
fradelo, e elme Y
k lassada a mi, parchbno
lagk
nissun. »—
« Ben, el dise sto osto, zk che ti xe quk, piutosto che tivadi in
quk
e in Ik a logiar, xbmegio
che ti restiquk da
mi.Desuzo
gb d5 camare, che zkmi no
ledoparo; podb star Ik tuti d6: al
giomo
podb andar a far el vostro mistier, e a la sera vegnarbquk
a(1)Nipote.
-
(2J Zio.vGooQle
—
3—
dormir. >
— Per
Diana, che, dopo tantotempo ghe
ciapamal
anca al barba desta putela,mat
demorte.
El ciama
sto osto e elghe
dise:—
«mi
bisogna che mora, che elmio mal
xfeda
morir; te raoman-
do,
amigo
mio, stamia
nezza.»—
«Sta quieto,amigo
mio,Y
ostoghe
risponde, che quel che sari de mi, sark anca de ela: la tegnarbcome
'n\mia
fia. »
—
Lassemo
Ik elmorto
!Per
Diana, cheun giomo
va el re a logiar in sto albergo.La
putela la giera sarada su la socamara;
la cantava e la sonava el pianoforte. £1
gbe
d'sa el re aY
osto, parche el gera avezzo a andar in sta albergo, elghe
dise:—
« chi xfe sta gioveneche
canta co sta bela ose? »— E T
ostoghe
risponde:—
« questa xe "^na g'ovene chem'
h restada a mi.che gh**h morti tuti: pare, mare, barba, e la
m* ^
restada a mi. »—
El re ghe dise:—
<fame ua
piasser, ti che ti xe
mio
amigo, famela vedar. >—
E r
ostoghe
dise:—
«s'elme
dk parola de spo- sarla,ghe
la fazzo velar, e sino
gnente.»— E
la, el re,ghe
dise:—
«come
vusto che fazza, e t8daga
parola de sposarla, co'no
lagb
visti ! »—
«
Ben,el dise Tost),ghe
la mostrarb par elbuso de
la ciave.)>—
El re elva
a vedarla per elbuso de
la ciave, e dopo el dise:—
«ah, la x^ bela, lame
piase, e la sposarb.»
-^ V
osto el la fa vegnir fora, 6 alora el re elghe dona una diadema
e 'ns.<solana, e '1
ghe
dise:—
< adessovago
via, etem- po
trezomi
vignarb a sposarte.»—
Co' xh passk i tr0 zomi, vien el re, e, parolada
re, el la sposa.B
}'o9to gh, fato
da
compare; Alora la, el re, b kcip^
_4 —
sta zovene, e'1 se la
gk
portadavia.E
el se lacom- pagna
nel so palazzo, e el se la vesteda
regina. Co'xe da
Ih.un
poco de tempo, sto re el deve andar a farun
viagio: Ik i se basa, i se struca, i se saluda,e
el reva
via.E
elva
z6 per quela parte dove che stavar
osto, e1
va a trovarlo.E Y
ostoghe
dise:
—
« SacraMaestk
Re,come
stilo,come
stk la so sposa? »—
«Stemo
tuti ben, dise el re,ma me
dispiase che
me
toca de andar a far sto viagio, eAq
lassar la sposa cussi sola, che lame
volan
benche no
digo. »—
Oh, adesso vien elbon
!—
« Si,Maesti
Ee, diseV
osto;ma mi ghe
dago parola chevogioandara
dormir 'na notecolaso sposa.»—
«Ben, dise el re,ben: quando
cho ti sarh capaze de tar questo, quel che so'mi, ti deventarkti,e quel che tiX3 ti, deyentarb mi. »
— Ah, ben
I cossa fdlo sto osto? El ciapa suzo, el va de longo nel palazzo del re, e el va a parlar couna
de le so done, elghe
inostrauna soma
de soldi, e elghe
dise :—
< se ti ti sark capaze de farme intrar ne lacamara
de la regina,mi
te darb tuta sta soma. »—
< Ben, la dise ela,no
podarave far altro che questo : a la se- ra, avanti che lavada
in camara, podarave a farlo intrar, e che el se scondesse soto el leto.»—
« Ben, ben, el dise elo,mi
so' contento.»—
« Co' x^ a la sara, ela lo fa intrar ne la camara, e la se sconde soto el leto.Dope
va la regina ne lacamara
co le80
damigele; la se cava ladiadema
e la colana chegaveva
da el so sposo, la la pasa sal comb, e la dise a le so damigele:—
« andfe pur via, ch^ vogio4a mi
solacambiarme
de camisa.»— La
se fanua
par nua, la se cambia de camisa, e la va in letovGooQle
—
5—
e
h
dorme. L'osto, che el gaveva visto tuto, el spe- ta che la regina sia indormesada, e p6 el va, elghe
roba ladiadema
e la colana, e elscampa
via. In fati, co'xfe a la matina,
ghe va
incamara
le damigele, ela se alza dal leto, e lore le la veste;pb la
va
per metarse ladiadema
e la colana, eno
la trova piii gnente.
—
«Ma
chi x^, scomenzia ela a zigar, chem'
h tolto ladiadema
e la colana?ma
chi
mai
xh stk?quk
no xe stk nissun,no
xe sta nissun !Quel
cheme
dispiase, ch' el xfe el regala delmio
sposo, e, Dio sa, seghe
ne trovarb altrade compagna.
»—
Basta !La manda
per dequk
eper
de Ik par vedar se la ghe ne cata decompagna, ma
no
la ghe ne trova; laghe ne
trovauna
cheghe
somegia,ma no compagna
: basta!las'ktolto quela.Co' xe da Ik poco tempo, capita el re, e Ik i sebraz- za e i se basa e i resta in
bona
compagnia. Co'x^
da Ik
un
pochi de giomi, el re se pensa de andira
trovar
V
osto; e in fiti el va, e co '1 xe Ik, i fai sa complimenti in fra de lori ; e 1'ostoghe
dise :—
« ah, dlo visto se so stk capaze de andar a
dormir
CO la somugier
? si, gb dormio, e se no *1 crede, adessoghe
mostrarb. »— E
elghe
mostra la dia-dema
e la colana che la gaveva, e pb el dise:—
«
ghe
savarb anca dir chequk
a basso de lapanza
la
gk
d6 n^i,uno
parte per parte.»—
« Ben, ben, basta cussi, dise el re, basta cussiI »—
Dito fate, elva
in palazzoda
la regina, e elghe
dise:—
<e presto, vestite, vestite
da
regina, e vien viacon
mi, »
—
« Parcossa, laghe
dise, parcossa? »—
«Te
digo che ti te vesti I»
— E
la se veste.E
dopo el re elghe
tol 'na valisa, elghemete
drentoun
pocada
-6-
bmncaria
eun
pochi de soldi, e pb el se veste anca lada
re, el se tol 'navalisa, elghe mete
drentoun poca
debiancafia eun
pochi de soldi,e elghe
dise:—
«v'en
via con mi! »— E
i ciapa suzo e i va via tati dd. Camina, canaina e camina, e pb,quando
che ixe
in te rultimo canton de la sitk, el re ghe dise:
—
«mi vago
via, e ti va in dove che ti vol. >—
« Ma
paroossa, la dise ela, time
abandoni?no
s5dove
che sial Giovanni, (Siovanni,no me^abando- nar
!»— Ma
gnente! luno
risponde.Adesso
lassemo Ik che la pianza.E
lucamina
ecamina
chetecamina, e'1 vede'na ca-seta CO 'na picola
lume
impizzada e co do vilani drento. El va in quela caseta, e i vilani ghe dise:—
Sa'ra
Maestk
Be, cossa vienlo a far quk, in sta ca*£eta cussl povara? »
—
« Gnente, elghe
dise el re, ciape: questi i xb soldiche ve dago;ande a comprar-me un
vestitoda
camarier. »— Lk
iva
acomprar
sto vestitoda
camarier, e ighe
lo porta.Lu
el se vesteda
camarier, elghe
dh,un
pochi de soldia
stivilani, e pb elghe
dise:—
« tegnimequk
staroha
; daquk
sefani, sete mesi, e sete giorni ve-gnarb
a tormela. »—
El camina, elcamina
eY
ari-va
vissin a la rotonda deun
palazzo.Lk ghe
gera de le banchete demarmo
;el giera straco cheno
'1 po-deva
pih dal gran caminar; el se senta suuna
de quele banchete demarmo, Vien
al balcon de sto pa- lazzo d5 omeni, e i vede sto zovene butk Ik,e idise:
—
< varda che bel giovine chedorme
Ik su quela bancheta!Andemo
a vedarchiche el xb.»— E
iva
e ighe
dise:—
« cossa feu, quel giovine,quk
? »—
E
lu elghe
dise che el xb straco dal gran caminarvGooQle
—
7—
che el
gk
fato per sercarseun
servizio.E
lori ighe
dise:—
« ben, se volfe, el nostro paron el sercaun
giovine.»
— E
i lofa alzar, eilo conduse sudal pa- ron* El paron el vede che el xeun
giovine pulito, e elga
fato peck e el gk dito:—
< rest^ purquk
! »— E
Ik lu el x^ restk, etuti i loamava
e i ghe vo- leva ben.Ah, ben
IAdesso
lassemolo Ik coi so paroni,e an-demo da
la sposa.La
sjftsa,che laxfe restada Iktuta pianzente,laVdr- dache stradas*ktoltoelo,eanca elacamina
cheteca- mina, lava
perquela stessastrada einque'a caseta dovegieraandk
elre.— «0h,
SacraMaestk
Kegina, disei d6 vilani, xe stk
quk
anca el re, el n'k lasskqua
sta roba, e1
n'k dito cheda quk
set'ani, sete mesi 6 setegiomi
el vignark a torsela.»—
«Ben, laghe
dise, tegnime anca a
mi
sta roba, tegnimetuto, e co sti soldiandeme
a torun
vestitoda
camarier.»—
I
ghe
porta el vestito; la se vesteda
camerier, laghe
dkun
pochi de soldi, e laghe
dise cheda quk
sete ani, sete mesi e sete giornilavignark a torse 1 1
so roba.
Dunquo, camina
ecamina, la setrovaarenteun
palazzo dove ghe giera 'na rotonda.Lk ghe
giera de le banchete demarmo,
ela sebuta suuna
deste banchete.Vien
al balcon i servitori e ivede sto gio- vine butk lk, e i dise :—
« oh, che bel giovine,un
altro giovine,che gh' e butklk!»
— E
iva dabasso e ighe doman
la cossa ch'el fa lk.E
elo ghe dise che xfe tantotempo
che elgira per trovarseun
ser- vizio, che el x& straco, e che el s'kbutk
lk per ri- posar.E
lori i ghe dise che '1vaga
suzo, ch' el so paron elghe
n'k toltoun
altro, che el lo tork anca—
8—
elo, parche de la servitii ghe
ne
ocore.Co''1 x^ de- suzo, el ga piasso al paron, e lu el gk dito che se el vol, el resta pur quk. Alorai gkdestink che i do ca- merieri noveldonna
assieme, e st' altri d5 assieme tuti d5.—
I do camarieri novel iglera bravisslmlda
far el so servlzio ; st'altri camerieri i
ghe
volevaun ben
che mai, e el paron glera contentlsslmo del so servlzio. Giera de carneval, e '1 paron gk dito al so servltori che elghe
dava la so zornada de andarse a divertir. Co' xe stk da Ikun
pochi de giorni,# xe an- dai a 'na festa da balo, e 1gk
bal^, e dope 1 xh an- dal a pranzo, e 1 gk benmagnk
eben
bevuo;edopoigk dito :
—
«carl ami9l, xemeglo
cheandemo
atro- varse 'nadona
da passar la note e star Incompa-
gnla. »
—
I x^ andal a trovarse le done, e 1ga pas- sk tuta la note incompagnia
con lore,ognuno
co la so dona. Co' xe sta la matlna, i s'kdomandk uno
cor
alfcro:—
«t'astu divertlo, ti?»—
«Mi
si; e ti ? »—
«Anca
mi. »E
tuti i s'k divertlo, anca 1'ultimo dei do camerieri.—
< Adesso, i dise,andemo
tuti quanti dal nostro paron. »—
Co'i xe stai dal paron,i gk fato el restante del tempo, e dopo, el prime dei camarieri novel, el gk dito al paron:
—
« gb pensk de andar a casa mla. »— E
st' altro anca lu s' k tolto lissenzla. I do 1 volandarvia,e st'altri dS,par- che 1 ghe voleva ben, volandarli a compagnar, e el paron volandarviaancaelo.—
«Ben, vegnituti, dise el prime dei do camarieri novel, vegni tuti che fare-mo un
pranzo a casa mla. »— E
Ik i xementaltuti quanti in carozza, e anca el paron, e i x^ andal z5 per quela strada in dove che gieravegnuo
elprimo
camarier. Alora elo xeandk
a torse el so vestito eDigitizedby
VjOOQIC
— 9 —
la so roba; e cussi st'altro camarier, eldise ai
com-
pagni che ivaga
pur avanti, che lu elvegnarJi apie;
e'1 xe
anda
atorselasoroba anca elo. Alora, perfar el pranzo, i xh andai su quel albergo dove che giera quel osto.Lk
el prime caraerier xedesmonta
, e el xe andSi a ordinarghe aV
osto el pranzo par tuti.Quando
che x^ stkY
ora del pranzo, tuti i x^ andai a tola, e igh
volesto ancaV
osto.Lk
igk magnk,
Ihi gk bevuo, i xh stai in alegria, e i
gk
dito:—
«di-semo
qualche barzeleta per' omo, cussi per ridar. >—
Chiga
dito 'na cossa, chighe
'na dito un' altra, e tuti igk
dito la sua. El re gk dito:—
« contarb ancami
la mia, adesso.Mi
, el dise , 'na volta geramaridk
; gaveva tolto'na
giovine che laamava come
el sol, e pb, el dise, la
m' k
tradio; basta,no digoal- tro ! »—
Alora diseV
osto :—
« ancami
contar5 la mia. Mi, el dise,me
xb nata la combinazion cheme
xh restk 'na giovine, cheghe
giera morti tuti quanti i so genitori. Mi, el dise, Y hmaridada
; pb, peruna
scomessa che gb fato, e perparte deuna
de le so done che gbdk
del soldi,m'
b sconto soto el leto, e la gb vistanua
per nua,come
che laxe nata;
gb visto chesoto lapanza la gaveva d6n^i,
uno
parte per parte; gb robk ladiadema
e la colana chegavevadonk
el so sposo; so'scampk
via, e pb, permante-
gnir la scomessa, so'andk
dirghe al so sposo chegb dormio
assieme, e gbdk
i contrassegni, einvesseno
giera vero gnente. >— Adesso
toca a la regina.—
«
Toca
a ti, »—
i dise. Ela, che lagk
sentio cussi, te dise:—
«comparmesso,
prima, chb vago a span- daraqua.»—
Alora ela xbandada
via, e laxeandada
a vestirse da regina.E
Ik la ghe xbcomparsa
vestia—
10—
da
regina.—
Alora el re ch'elY
h vista, elgh
dito—
€ ah, reginamia
! »—
«Mi
so' quela, la dise, che rosto sconto soto el letom'
k visto nua, epb Vh
dito che1 gk
dormio con mi, e ch' elgk dk
i eon- trassegni, ch' elm'
k fato andar sete ani, sete mesi, e sete giorni aremengo
;ma
son stadasempre
fedela
ti, egb dormiosempre
con ti; adesso xhvegnua
fora lamia
inossenzia. >-^
L' osto s'k butk in ze- nocion adomandargbe
pardon; elsposoel 1'k
ciapadaa
brazz-a-colo, elgk domandk pardon
anca lu, igk
rinoyk le nozze dei ravani in composta, sorzi pelai, gati scortegai. Se la volb piu longa, tagieve el nasa e feye 'natromba
; se la vol^ piii carta, tagieve el naso e feve 'na znca.11.
— EL PESSE CAN.
'Na
voltaghe
giera do fradei, fradelo e sorela, e igiera senza pare e senza mare.
E
In, el fradelo, el dise:—
« sastn cossa che faremo?andaremo
per elmondo
a sonar la chitera:mi
sonarb la chitera, e ti ti andark inmanzia
co'1 piatelo. »—
Infaticamina camina
e camina, iva
in tanti paesi, e i c'apa tanti soldi e tanti soldi che mai.Un
giorno i riva in t'un
paese strachi che no ighe
ne podeva pili. El dise ei fralelo:—
«mi
gb 'na s§ che deboto more. >—
Iyarda
per de quk, iyarda per deIk,eno
itrovaaqua
in nessnn logo. Co' xfeda Ikun
poco, in fondi in fon- di i yede 'na fontana; i se avissina a sta fontana e Ikghe
giera scrito: chi beve de staaqua devenlarA
vGooQle
—
11—
un
hizBOArifi (1}.£
lu el dise:—
€ che deventaun
bizzarin^^e mora da
la se',mi
bevo:deventarbun
bizzarin. >
—
Elga bevudo
e el x& deveatkun
biz- zarin.Alora
so sorela s'^ cavk la cordela che la ga- veva in t'i cavei, laga
ligk sto bizzariu per el colo, e per tnto dove cheY andava
ela la secompagnava
anca sto bizzarin. Infati la camina, lacamina
co sto bizzarin e la vedeun
giardin; lava
drento in sto giardin, la vedeun marmo,
e la sesenta Ik co'1 so bizzarin arente.Lk
la semete
a sonar la chitera.Vien
al balcon el re, e el dise:—
« ah, che bela gioyine che x^ sentada Ik, che sona la chitera!» -^El
ghe
dise ai so servitori:—
« ande dabasso, au- dela a ciamar; diseghe che lavegna quk
de suzoda
mi. »—
Sta giovine, che lasente cheel re laciama,ghe
vien 'na paura, 'na paura che mai.—
« Cossa, la dise, che vogiamai
el reda mi
? »—
BastaI lava
tuta tremante. Elghe dimanda
chi che la x^ e cossa che la fava Ik.Ela
ghe dise che la x^ 'na gio- vine restada sola, senza genitori; cheno
lagk
nes-sun
a stomondo,
e che la se tien qael bizzarin per so compagnia, e che cussi la vive almondo. E
eloghe
dise che se.k ghe
dasse parola de far dd putei,un
mas'cio e 'na femena,una
co la stela d' oro in fronte, e st'altro co la stela d' arzento in peto, lu el la sposa; e elaghe dise de si.Alora elo el la gk spo- sada, e elr k
vestidada
regina, e i xe restai Ik.Go'xb
da
Ikatre oquatromes), cussi (1),bisognache el revaga
a la guera. Elghe racomanda
tanto sta sposa a la somama,
che \\ giera insinta; e elo ghe{!)Agnellino
—
^2) Usato peralVincirca.—
12-
toca partir. Alora sta giorane resta co la so
mama.
Da
laun
poco de tempo, lavecia dise a la^sposa:—
«
Gaveu mai
visto la galia(1) che g^mio
fio iumar
? Elgk
el pesse can; vecompagnarb
a vedarla. »—
« Si, la
ga
dito la sposa, vignarb a vedarla.»—
Sta giovine zk la se imaginava che laghe
volesse far qualche tradimento. Infati la va. Sta vecia la fame-
tar
un
ponte,per passar in mar, deuna
tola piiimar-
za cheghe
fusse.La
veste sta giovine tuta'de bianco- laghe mola
tuti -i cavei zb per le spale, e po* la la fa andar su per sto ponte. Co'la xb ameza
via, sto ponte se scav^zza e lava
inmar,e lava
in boca del pesse can.Va
a casa sta vecia, e la ghe scrive a so fio che somugier
laga
partorio e che laga
fato do cani:dunque
cossa che lagk dafar de ela, che morte la gada
dar per averavudo un
simile disonor nel so palazzo. Alora elo ghescrive che la la lassa Ik, e che la la lassa star in fin che el vien lu, che p5 el pensark lu quel che elgk da
far, che zk el xe imi- nente per vegnir. Alora va sta vecia, la core, lacia-ma
la servitii, e la ghe dise che subito imeta
suzo 'na caldiera deaqua
e che i la fazza bogier, e che subito imazza
quel bizzarin e che i lo broa, chbno
la vol piu quela bestia in casa.Sto bizzarin
V
k sentio tuto, perchb no'l gieraun
bizzarinma
'na creature, e el giera fadk;Y
i sentio de so sorela, e T k sentio che elga
da andar a lamorte
anca clo.E
elo elfava tuto el giornoun
lemento, e el disev.i:
—
« Soreletamia
cara!
L'
aqua
se scalda.(1) Galera, nave.
vGooQle
— 13-
I cortelini se
gua
(1)Per mazzar
el to caro fradeleto. >—
E
elaghe
diseva:
—
« Fradeletomio
caro!
Son
grossa in nove mesi,Son
coverta co i cavei, So' in boca del pesse can:
No
te posso agiutar. »—
Tnti i servitori sentiva sto lemento e i
gk
dito:
—
« tardessimo (2) co staaqua
;qui
gh,da
essar qualche tradimento ! »— Vien
dabasso la veciatuta rabiosa, perch^ amomenti
capitava el re, e la dise:—
« gnancora xhcalda staa^ua
?destrigheve! massfe quela bestia. »—
€A momenti
la bogie »—
dise iservitori. El torna
a
dir el bizzarin:
—
« Soreletamia
cara^I L'aqua
se scalda, I cortelini segua
Per mazzar
el to caro fradeleto. »—
E
so sorelagho
risponde:
—
« Fradeletomio
caro1Son
grossa in nove mesi,Son
coverta coi cavei, So'in bocca del pesse can:
No
te posso agiutar. >—
(1)Siaffilano,aguzzano.
—
(2) Tardemose,tardiamo«i./^
^ 14 -
I servitori i sente ancora e i intardiga; e intanto capita el re.
Va
incontra la mare, e laghe
dise:—
< cossa te par de quela bruta barona? la
ga
fato d6 cani: figureve, gente cheva
per le strade!megio
de cussino
se podeva aspetar\ »— E
la el ghe dise:
—
« cossa dla fato de ela? »—
€La
gb fata morir, mi. »— E
in stomentre
el re el sente el bizzarin che el dise:—
« Soreletaimia
cara!
L'
aqua
se scalda, I cortelini segua
Per mazzar
el to caro fradeleto. »—
E
ela cheghe
risponde:—
« Eradeletamio
caro!Son
grossam
novo mesi,Son
coverta co i cavei, So' in boca del pesse can:No
te posso agiutar. »—
Dise el re:
—
« cossa xh sta roba che sento? »—
Dise elmagiordomo
:—
< x6 d6 giorni chesem-
pre sentimo sto lemento. »—
< Basta cussi! »—
dise el re.
E
el ciapa la yecia e el la sera su le socamare;
e p5 elciama
tuti i so servitori, e el va in mar, e el fa che i ciapa el pesse can. Infati i lo ciapa e i lo volta co la boca per in z6, e vien fora sta giovine tuta vestia debianco, coi cavei zb per le spale, e co tanto de corpo. I la ciapa e i lamete
in leto, e ighe
d^uu
poco de ristoro per farla areve- gnir.E
1^ ighe domanda come
che la xe stala. Al- tera ela laghe
dise cheapena
che el xbandk
viavGooQle
-
15-
elo, so
mare gh
dito che lavaga
vedar la galia; li laFk
fata passar perun
ponte che el gieramarzo.
Co'la xb stada
a meza
via, s'k scayezk el ponte e la x^andada
in mar, e la x^andada
in boca del pesse can.—
« Mi, la dise,mi no
so'morta, parche quelche magnava
el pesse,magnava
anca mi. »— E
ladise:
—
<f qnel bizzarin che x^ 111,no
el xeun
biz-zarin,
ma
el x^mio
fradelo; e el xfe cussi perchi l'^stk fadk. »
— El
regk mandk a
ciamar 'na fada, e elgk
fato deliberar sto so fradelo; e Ik x^vegnuo
foraelpih bel giovinechesepodesse
vedar co oci.In- tantoghe
vienmal da
partorir a sta giovine, e la fa1 d6 pih bei bambini che se podesse vedar:
un ma-
s'cio e 'na
femena
; lafemena
co 'na stela d'oro in fronte, e el mas'cio co 'na stelad'arzento inpeto.la-
tanto igovema
sta giovane,*i la tira fora del parto, e dopo,quando
la x^ stada ben, el regk dimandk ehe morte
la vol che elghe daga
a sta vecia.E
elaghe
disecheel toga dodesebarilidepegola, echelasia brusada inmezo
a la piazza.Lk
i vest® tuto el pa- lazzodenegro e i brusa la vecia.Dopo
igk rinovkle nozze,e i x^ stai inbona
pase ecaritkcome
i lovi (1):Longa
la tua, Curta lamia
;
Conta
la tua,Ch^
lamia
x^ finia.(1)Lupi
—
16—
III.
— EL DIAVOLO.
'Na
voltaghe
gieramario emuger,
e igaveva
trefie, tute da maridar, e i fava i lavanderi. Infati
un giomo
pas3a de Ikun
signer; e sto signor el se ina-mora
de laputela pih granda. Elva da
i so genitori e elghe domanda
se i x^ contenti de darghela per sposa. Lori i vede che el xeun
bel signer, e i ghe dise de si.E
]k el la sposa, e p6 el se la porta via.E
el se la porta suun
piii bel palazzo che se possa vedar co oci. Co'el x^ Ik, In elghe dk
le clavede
tuto e de tute quante lecamare
;ma
elghe
dise:
—
<va
per tuto in dove che ti vol,ma
in quelacamara
che xh Ik,no
starmai
andar: si no, guai per ti. »— E
elghe
*dk 'na bela rosa fresca, ch^la se la
meta
in testa, e p5 el ciapa su e el va via.Questa quk
giera curiosa de saver cossaghe
giera drento in quela camara, che elono
voleva cheY
an- dasse.La vk
e la verze sta camara, e la vede che drentoghe
xe tanteanime
tute sul fogo, e la vede che elxeY
inferno:—
€ ah, povareta mi,cossagogio fato1 Sicuro, elme mete
ancami quk
drento. »—
Lk, la se varda intesta la rosa, e la vede che la xfe fiapa. Intanto el vien a casa elo e el
ghe
dise:—
« bondiI >
—
^, el vede che la rosa xe fiapa e el se n' incorze che la xh stada in quela
camara
; e elghe
dise:—
€ xestu stada in quelacamara
che t'h dito cheno
tighe
vadi?»— E
elaghe
dise:—
« inino
I Co' tim'
k dito cheno ghe
vaga,mi no ghe
so'an- dada. >—
« Ben, vien con mi, che teacompagna-
rbmi
adesso a vederla. »—
Alora questoquk
elDigitizedby
VjOOQIC
—
17—
verze lacamara, e'1 la buta drento anca ela. Adesso el sera la porta, e
4
ciapasuzo e elva da
somare;
e Ik el
ghe
dise che a la so fiaghe x^vegnuo
tanto mal, e tantomal
che la x^ morta.E
p6 el ghe dise che la ghedaga
lamezana;
e somare ghe
la ih,Alora
lu el se lacompagna
a casa, elghe
dk le ciave de tuto, e elghe
dise cheno
la st)ga verzar quela camara^ e che lavaga
in dove che la vol,ma
che Ik
no
laghe
staga andar. Elghe dk
'na rosa frescae1
ciapa suzo e1
va via. Curiosaanca questa, la volandar a vedar cossa cheghe
xe in stacamara,La
verze lacamara
e lava
drento, e la vede tanteanime
sul fogo e tante anime, e pb so sorela.E
so sorelaghe
dise:—
«ah
sorelamia
! per caritk,sorelamia!
cossa xestuvegnua
a farquk?
quelche
el gk fato de mi, el fark anca deti.»—
« Ah, povareta mi^la dise, cossa g5i
mai
fatoI ancami
de sicuro elme
mete
quk. »— E
la sera la porta e lascampa
via.Intauto el capita elo, e el vede che la rosa x^ fiapa, e el se n' incorze che zk la x^ stada Ik.
—
«Xestu stada, el dise elo, in quelacamara
che t'b dito cheno
ti vadi?>— E
elaghe
dise de no. Alora elghe
dise:—
« ben, tecompagnarb mi
a vedarla. »—
El
va, elverze laporta, ellaciapa e'1 labutadrento anca ela.E
dopo elva da
somare, e elghe dise cheghe
xevegnuo
tanto mal, tanto mal, cheno 1
sacome
che la sia,ma
che laghe
xemorta
ancaquela.Donca
che laghe daga
anca st'altra.La ghe
la d^, e lu el se la porta via anca quela. Go''1
xb a casa, elghe
consegna le ciaveistesso, e elghe
dise che lavaga
per tuto dove che la vol,ma
che la se ricordaben
deno
andar in quelacamara;
e elghe
dk 'naPuntatuIT.
~20 —
Camina
e camina, el riva a la porta de somare
:
— «
ciapb, el dise, stacassa,chfe so'stracocheno ghe ne
posso piii. Preparfe tutasta roba, ch^ghe
n'6 der
altra; preparela tuta, chepb
lavegnarb a tor. r>—
« Ben,ben, >
—
disela mare. Infatielva
a casa: -^« mngier
mia,dove xestu? »—
«So'quJi, la dise;astu portk laroba?» — <Si.» — «Astu vardk?»—
«Mi no
!»—
<Lk ghe
ne xeun
altra poca, ep5basta,ebb
dopo, ti andark a torlatuta in t'una
volta. »—
'€ Si SI, el dise,
mngier mia
: pardcila, che andarb a portarla.»—
« Ben, varda che te la prepararb tuta dreato in cassa^ e tino
star vegnir a disturbarme;lassime quota parchb togo
T
ogio, che stage tanto pocoben
che mai. Ti caiark Ik pronta la cassa, ti la tork su in spala e ti andark via;ma
basta cheno
ti vardi, parche, se ti vardark, so anca
mi
gb mal, te vedo, parchb gbun
balcon Ik in sofita, e va-go
sul balcon, e fazzo la tira a vedar se ti var-«n'. >
—
«No,
veciamia;
stk tranquila, cheno
vardo:no
gb vardkgnanca
su st'altre,no
vardarbgnanca
su questa. »—
El ciapa suzo e el va via.Alora
ela la fauna
bela pidvola (1) granda; e la lamete
in leto conun
fazzoletin in testa$ la la cover- ze ben, e la la lassa 1-k. Intanto la tol dei boni sol<lie dela
bona
biancaria,«
pbdopo
la semete
dren- to in cassa anca ela, e la se sera. Intanto viena
casa el diavoio, elva
a pian - pianin incamara
;
el varda in leto, el la vede che la xb Iktuti cover- ta, e el dise:
—
«oh
beoedeta!no
te svegio,no
!
te lasso quetaI adesso
vago
a portar via la cassa. »(1) Baittbola.
vGooQle
-21-
—
El tol suzo la cassa, e:—
<corpode Baco, cossa che la pesa! la pesapiii de st'altre! »— E
el se lamete
in spala, ecamina
se ti sa cominar. Co* el xe ameza
strada, el semete
per calar sta cassa, e el sente a dir:Varda
che te vedo, eh\—
«Oh
be- nedeta! el dis3, anca se la x^ malada,V
istesso lame
veie.»—
Elva
a casada
somare
:-^
« ciape, el dise
5 preparfe tuta sta roba, che p6 la vignarb a torla tuta, perch^ bisogna che
vaga
via su-bito, che gb
mia mugier
che la stk poco ben. >—
—
€Per
cariti, dise so mare, cheno
lamora come
xemorte
st' altre. »—
« Eh, no,no
! vago subito a vedarla. »— E
elva
a casa, e el vane
lacama-
ra a pian-pianin, e pb elva
al leto, e el disc:—
«
mugier
mia,come
stistu ?Ah
Ino
lame
rispon- de! .. . Povareta!.. che la siamorta
?.. »— E
el fa per desccv^rzarla, e el veie che la xb 'na pii- vola de strazze.
—
«Ah,
maledeta! lame V
a fata...Oh, pavareto
mi
! cossa gogioda
farmi
adesso?»—
El
va
a vedar in te lacamara
seghe
xb et' altre d6, e el vede cheno ghe
xbgnanca
quele. El diava- lo se dispera; ghe vien 'n?. forte passion, e el xemorto da
la bile. Oussi se disechele doneleghe Tk
fitaanca al diavolo.
IV.
— 'NA GIORNATA DE SAGRA.
'Na
voltaghe
glera mario e mugier, e '1mario
el fava el bai-cariol. GieragiOmata
de sagra, e sta barcariol el so pensa decomprar un
capon, e el lo/^
— 22 —
porta acasa, e el dise:
—
« varda, mugier, clieancuo xe sagra: vogio chedemo
*nabona magnada
;cusini- lo pulito, chfe gk da vegnirmio compare Toni
a disnar; anzi 1'h, dito ch'el portark 'na torta. »—
« Ben, la dise, alesgo lo prepararb subit). »
—
La
lo neta (1), la lo lava, la lomete
suza, e la 4ise:—
« intanto ch'el leva el bogio, sento cliesona 'na messa, e vago a messa. »
— La
tol suzo, sta dona, la sera la part:i de la cusina, e la lassa drento el can e1
gato.La
giera apena fora de la porta clie el canva
sul fogher, e1
sente cbe gh' eun bon
odor, e1
dise:—
<c oh chebon
odor 1 »—
E
el ciama anca '1 gato, e1 ghe
disse:—
« cib gato ? vienquk
anca ti; senti cbe bon odor cbeghe
xe! varda ti se ti pol co le to zate butar z6 el co- vercio...»—
Elgato el va,elsgrafa,el sgrafa, e z5 el covercio.—
« Adesso, dise el can, varda se co le to ongie ti lo pol brancar . »—
Alora '1 gato eldapa
sto capon, e1
lo strassina inmezo
de la cu- 8ina. El can el dise:—
«magne'moghene
mezzo? »—
El
gato el dise:—
<magndmolo
tuto! »—
Lk,magna
ti chemagnarb
anca mi, i lomagna
tuto, ei se sgionfa tuti d6
come
porchi.Quando
che ilo gJimagnk,
i dise :—
«oh
povareti nualtri ! Cossa fa-remo
adesso co' vien la parona? la ne copa de sicu- ro tuti dd. >—
Infati i core tuti d6 per la casa;
cori de quk, cori de Ik,
no
i sa dove scondarse. I va per scondarse soto el leto:—
« no, i dise, perche lane
vede. »—
I va soto el soft,gnanca;
iva
soto el comb,gnanca
Ik:—
« parchb, i dise, lane
{\)Lopulisce dalleinteriora.
vGooQle
- 23 -
v^de. »
—
Alora el gato el yarda in alto, e soto i travi el vede 'na scarpia (1) ; el traun
salto, e '1va
in sta scarpia. El can lo varda, e4 ghe
disc:
—
<mareia,mato
I se te vede 1^, parchfe tigk
tuta la coa fora; vien z6 de 1^, vien zb. »—
«No
posso,DO posso, che so' tach. »
—
« Aspeta, che vegnarbmi
acavarte. »— El
trkun
salto per ciaparlo per la coa e per trarlo zozo, e invesse el resta tack anca elo a la coa del gato. El fa ^^tanti sforzi per de- stacarse,ma no 1
pol, eghe
toca restar tack.Intanto sta parona
no
la spetagnanca
ch'el prete finissa lamessa, che lacore subito acasa.La
core, la verze Ix porta e liva
perspiumar
li pignata, e la vede cheno ghe
xe piu el capon, e Ik inmezo
la cusina la vede tuti i ossi rosegai.—
«Ah
povaretami!
el can e '1 gatom'k magnk
el capon.Adesso
mi, adesso ve copo tuti d6. »— E
la tolun
bastoD, e pb lava
avedar se lalitrova.Varda
dequk, varda de Ik,no
la li trova in nissun logo. Ela, disparada, la torna ancora in cusitia, egnanca
Ikno
la li tro- va.—
«Dove
diavolo s*dli cazzk (2) ?»— E
la alzai oci in alto, e la vede che i xe tacai tuti d6 soto i
travi.
Ah,
se' Ik? adesso, iidesso; aspetemi!
» --La monta
su 'na tola (3), e la va per strassinarli zozo, e la resta tacada ala coa del can.La
fa perdestacarse,
ma no
la pol.. Bate a la porta so mario :
—
« cib, verzi! »—
«
No
posso, no, chb so' tacada. »—
< Destri'ghite verzi; dove diivolo xestu tacada? »—
<No
posso, te digo. »—
«Deboto
xe mezodi; verzi. »—
«No
(1) Ragnatela.
—
(2)Sisononascosti?—
(3)Tavoladapranzo.^ 24 -
posso, che so'tacada. »
—
<Ma
dove xestutacida?»
—
«A
la coa del can. >—
« Adessomi
te darb la coa del can, brutamata!
»—
El dk d6 otrepede (1)a la porta, e '1 la buta z5.
P6
elva
in cusina, e1
vede gato, can e parona tuti tacai.
-
«Ah,
fioi de cani, se'tuti tacai? aspete mi, aiesso, che ve desta- carb. »— E
'1va
per destacarli, e'1 se taca ancaelo.
Vien
elcompare
Toni, e '1 bate la porta:—
«
compare
? Verzi, che gbquk
la torta. »—
«No
posso, compare, che so' tacJi. »
—
« In malorsegaIA
sta ora ti xfe taeh.? Ti sa che gbda
vegnir mi, eti te tachi?
Andemo
; destachite, e vien a verzar. »— E
lu elghe
torna a dir:—
<no
posso vegnirtea
verzar, che so'J;ack. >
—
Infati stocompare
el se stufa, el buta zb la porta, el va in cusina, e '1 vede tute steanime
tacae, e ridi se ti sa ridar, e '1dise:
—
« aspete, aspetb mi,che adessove destacarb.»—
E 1
dhun
gran tiron; se destaca la coa del gato;
el gato va in boca al can, el can
va
in boca de la parona, la parona lava
in boca de so maaio, elma-
rio
va
in boca del compare, e1 compare
elva
in boca dei mincioni chem'
kascoltk.V.
- LE DODESE DONZELE GRAVIE.
'Na
voltI ghe gieraun
sartor, e1 gaveva
tre fie.De
fazza ai so balconi stava el re.Per
Diana, che sto re el seinamora
de la pih picola.No 1
savevacome
far per parlar co sta tosa, parchb ela, co la 1>(1)Calci.
Digitizedby