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Terapia con microinfusore e sensore della glicemia in continuonei bambini con diabete di tipo 1…guardando al futuro!

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Academic year: 2021

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(1)

A. Scaramuzza 1 , R. Bonfanti 2 , R. Schiaffini 3

1

Servizio di Diabetologia, Malattie del Metabolismo e Nutrizione, Clinica Pediatrica, Università degli Studi di Milano, Ospedale Luigi Sacco, Milano;

2

Childhood Diabetes Unit, Diabetes Research Institute (OSR-DRI), Istituto San Raffaele, Milano;

3

UOC Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

Corrispondenza: dott. Andrea Scaramuzza, Servizio di Diabetologia, Malattie del Metabolismo e Nutrizione, Clinica Pediatrica, Università

degli Studi di Milano, Ospedale Luigi Sacco, Milano scaramuzza.andrea@hsacco.it

G It Diabetol Metab 2014;34:133-138 Pervenuto in Redazione il 04-06-2014 Accettato per la pubblicazione il 25-06-2014

Parole chiave: adolescenti, bambini, diabete di tipo 1, microinfusore, monitoraggio in continuo della glicemia, sensore, terapia insulinica

Key words: adolescents, children, type 1 diabetes, insulin pump, continuous glucose monitoring, glycemic sensor, insulin therapy

Rassegna

Terapia con microinfusore

e sensore della glicemia in continuo nei bambini con diabete di tipo 1…

guardando al futuro!

RIASSUNTO

Il primo strumento in grado di misurare la glicemia in continuo ri- sale ormai a 15 anni fa. Da allora, sempre di più il sensore sot- tocutaneo ha costituito il mezzo grazie al quale è possibile effettuare misurazioni continue della glicemia, dando la possibi- lità di conoscere in tempo reale la quantità di zucchero nel san- gue. La tecnologia ha permesso notevoli salti di qualità (nella misurazione e nell’interpretazione dei risultati), anche se molto è il lavoro che ancora resta da fare, soprattutto in quanto ad ac- curatezza e affidabilità dei sensori. Recentemente sono stati resi noti i risultati di alcuni studi molto importanti in questo settore (RealTrend, Eurythmics, ONSET, SWITCH, STAR 3, INTERPRET) che hanno confermato in modo inequivocabile come il monito- raggio continuo sia un valore aggiunto alla terapia insulinica, spe- cie se con microinfusore, nel permettere il raggiungimento degli obiettivi terapeutici prefissati. Da quasi 10 anni, ormai, è infatti possibile abbinare al microinfusore un sensore della glicemia, dando vita a quella che si chiama in lingua anglosassone sensor- augmented pump (microinfusore cui è stato implementato un sensore). Negli ultimi due anni, infine, sono stati pubblicati i dati di altri importanti studi dove oltre al monitoraggio della glicemia venivano valutatate l’efficacia e la sicurezza della sospensione automatica dell’infusione di insulina o al raggiungimento di una soglia predeterminata (studio ASPIRE) o addirittura in relazione alla previsione che in breve si raggiungerà quella soglia (studio PILGRIM).

SUMMARY

Insulin pump therapy plus glucose sensing for continuous glocose monitoring in children with type 1 diabetes: what will come next?

The first instrument that measured blood sugar “continuously”

appeared 15 years ago. Since then, subcutaneous glycemic sen-

sors have made it possible to obtain continuous blood glucose

measurements, giving physicians or patients real-time pictures

of the levels of sugar in the blood. The quality of the technology

has substantially improved – in the measurement and interpreta-

tion of results – although much remains to be done, especially as

(2)

regards the sensors’ accuracy and reliability. Some very important studies (RealTrend, Eurythmics, ONSET, SWITCH, STAR 3, IN- TERPRET) have confirmed that continuous glucose monitoring contributes added value to insulin therapy, especially when an in- sulin pump is used, to achieve therapeutic goals. For almost ten years now it has been possible to combine the pump with a blood glucose sensor, giving what is known as sensor-augmented in- sulin pump therapy. In the last two years, the findings from other studies have been published, with important updates on blood glucose monitoring implemented with automatic suspension of the insulin infusion as soon as a predetermined threshold is achie- ved (ASPIRE) or even in relation to the expectation that the thre- shold will soon be reached (PILGRIM).

Introduzione

Il primo strumento in grado di misurare la glicemia in conti- nuo risale ormai a 15 anni fa. Era il 1999, quando venne rea- lizzato il primo sensore per la rilevazione in continuo del glucosio nel tessuto interstiziale sottocutaneo.

Da allora, sempre di più, il sensore del glucosio sottocuta- neo ha costituito il mezzo grazie al quale è possibile effet- tuare misurazioni continue del glucosio nello spazio interstiziale sottocutaneo, dando la possibilità di conoscerne in tempo reale il valore. La tecnologia, inoltre, ha permesso notevoli salti di qualità (nella misurazione e nell’interpreta- zione dei risultati), anche se molto è il lavoro che ancora resta da fare, soprattutto in quanto ad accuratezza e affida- bilità dei sensori.

Perché è così importante conoscere la glicemia in tempo reale? Per dare modo di adattare (sarebbe meglio dire, personalizzare) la terapia insulinica alle esigenze del singolo bambino/adolescente. E perché è importante una terapia

“su misura”? Per potere avere una “buona” emoglobina gli- cata (HbA

1c

).

Il DCCT/EDIC ha dimostrato, infatti, che l’unico mezzo a no- stra disposizione per prevenire le complicanze a lungo ter- mine è mantenere un ottimo controllo della glicemia, sia in termini assoluti (valori di HbA

1c

entro i range raccomandati) sia in termini di variabilità glicemica. Poiché esiste una sorta di “memoria metabolica” il buon compenso glicemico deve iniziare fin dai primi mesi successivi all’esordio del diabete.

Una buona HbA

1c

è frutto di buone glicemie a digiuno, ma so- prattutto di ridotte oscillazioni glicemiche durante la giornata.

L’unico modo sicuro per potere ridurre le oscillazioni è il mo- nitoraggio continuo della glicemia (continuous glucose moni- toring, CGM). Tutti gli studi pubblicati hanno dimostrato come il CGM garantisca una riduzione dell’HbA

1c

e dei parametri di variabilità.

In particolare sono stati resi noti i risultati di alcuni studi molto importanti in questo settore (RealTrend, Eurythmics, ONSET, SWITCH, STAR 3, INTERPRET) che hanno confer- mato in modo inequivocabile come il CGM sia un valore ag- giunto alla terapia insulinica, specie se con microinfusore, nel permettere il raggiungimento degli obiettivi terapeutici prefissati.

Da quasi 10 anni, ormai, è infatti possibile abbinare al mi-

croinfusore un sensore della glicemia, dando vita a quella che si chiama in lingua anglosassone sensor-augmented pump (microinfusore cui è stato implementato un sensore).

Negli ultimi due anni, infine, sono stati pubblicati i dati di altri importanti studi dove oltre al monitoraggio della glicemia ve- niva valutata l’efficacia e la sicurezza della sospensione auto- matica dell’infusione di insulina o al raggiungimento di una soglia predeterminata (studio ASPIRE) o addirittura in rela- zione alla previsione che in breve si raggiungerà quella soglia (studio PILGRIM).

I sensori: dati della letteratura

Convenzionalmente si è soliti distinguere i sensori del gluco- sio in totalmente impiantabili, minimamente invasivi e non in- vasivi. A oggi, quelli totalmente non invasivi sono anche piuttosto inaffidabili e quindi non utilizzati. I sensori che si uti- lizzano nella quotidianità appartengono alla categoria “mini- mamente invasivi” e sono prevalentemente ad ago.

La letteratura degli ultimi 15 anni ha dimostrato che i sistemi

“minimamente invasivi” forniscono informazioni attendibili

(1-3)

e, soprattutto, consentono di rilevare più eventi ipoglicemici ri- spetto ai sistemi tradizionali

(4,5)

, permettendo aggiustamenti terapeutici più mirati e frequenti, con conseguente riduzione dei livelli di HbA

1c

. In particolare, Chase et al.

(6)

hanno dimo- strato come il ricorso frequente al CGM faciliti il riconosci- mento delle ipoglicemie notturne asintomatiche in bambini affetti da diabete di tipo 1. Il vantaggio di tali sistemi si allarga, secondo gli autori, al raggiungimento di migliori livelli di com- penso metabolico senza indurre un incremento del rischio di ipoglicemie severe

(7,8)

. In particolare, Pickup et al.

(7)

nella loro metanalisi hanno riscontrato che il CGM era associato con una riduzione significativa dell’HbA

1c

, specie in coloro che usavano il sensore per un tempo maggiore. Anche il tempo passato in ipoglicemia si riduceva sensibilmente grazie al mo- nitoraggio in continuo

(7)

.

Gli autori, infine, hanno osservato che il CGM ha un rapporto costo-efficacia (o un uso più appropriato) in quei pazienti che presentano un controllo glicemico scadente per lunghi pe- riodi, in chi utilizza uno schema terapeutico intensificato o in chi vuole usare il CGM

(7)

.

La principale criticità dei sensori ad ago utilizzati (CGMS) è data dal permanere per lunghi periodi nel tessuto interstiziale:

il contatto con i liquidi organici determina, infatti, una pro- gressiva perdita di segnale, dovuta a problemi di compatibi- lità biologica. Si verifica un processo reattivo conseguente alla presenza del biosensore, che di fatto è un corpo estraneo, con richiamo di cellule infiammatorie e conseguente altera- zione “dell’ambiente di monitoraggio”, tale da rendere neces- sarie frequenti calibrazioni. Ciò comporta un limite temporale per cui i sensori “moderni” presentano una durata affidabile di massimo 6-10 giorni.

Attualmente in Italia sono in commercio due sistemi real

time. I due sensori hanno molte caratteristiche fondamentali

in comune: un sensore monouso viene inserito nel tessuto

sottocutaneo e quindi connesso a un trasmettitore alimen-

(3)

tato a batteria. Il trasmettitore invia un segnale radio (senza cavo) a un ricevitore dove viene visualizzata in “tempo reale”

la concentrazione di glucosio nel liquido interstiziale a inter- valli compresi tra 1 e 5 minuti a seconda del biosensore uti- lizzato. Altri sensori in commercio possono essere integrati con un sistema di infusione continua di insulina. I sensori monouso possono essere usati per 6-10 giorni. Ogni si- stema ha un dispositivo di inserzione che posiziona il sen- sore nel tessuto sottocutaneo (braccio, addome, glutei). La visualizzazione in tempo reale dei dati glicemici deve essere utilizzata come ausilio complementare al monitoraggio gli- cemico tradizionale. Ciò significa che prima di adottare qual- siasi azione terapeutica è bene “confermare” la glicemia da sensore con una glicemia capillare.

Il CGM in tempo reale permette di considerare non solo il singolo valore glicemico, ma il trend della glicemia, motivo per cui al paziente si insegnano a usare sia le frecce di ten- denza sia gli allarmi. Storicamente il CGM è stato pensato per i pazienti in terapia con microinfusore. Tuttavia, anche pazienti in terapia multiniettiva possono beneficiare dall’uti- lizzo del CGM, anche se le evidenze in questo ambito non sono ancora del tutto conclusive. Lo studio condotto dal Ju- venile Diabetes Research Foundation (JDRF) Group è stato il primo trial clinico a dimostrare l’efficacia del CGM nel mi- gliorare i risultati della terapia del diabete, soprattutto nei pa- zienti di età ≥ 25 anni

(8)

. Nei gruppi di pazienti più giovani (8-14 e 15-24 anni), il miglioramento è stato solo marginale e non ha raggiunto la significatività statistica. L’uso più con- tinuo e la maggiore aderenza all’impiego del sistema nei pa- zienti adulti, spiega il parziale insuccesso del CGM nei bambini e adolescenti, restii ad accettare lo strumento e a utilizzarlo con regolarità. Nello studio non è stata effettuata una sub-analisi di popolazione per mettere a confronto te- rapia iniettiva vs microinfusore nell’utilizzo di CGM, ma è im- portante sottolineare che i pazienti in terapia iniettiva rappresentavano solo il 20% della popolazione totale e che gli autori non sembrano aver notato differenze significative fra i due gruppi.

Alcuni anni fa ormai, sono stati pubblicati i dati raccolti dal Gruppo di Studio (GdS) sul diabete della SIEDP che han- no dimostrato come l’utilizzo, anche saltuario (media 15 giorni/mese), determina un significativo miglioramento dell’HbA

1c

sia in bambini di 6-12 anni sia in adolescenti di 13-18 anni

(9)

.

Garg et al.

(10)

hanno comparato l’efficacia del CGM in pazienti adulti in terapia microinfusore e multiniettiva, dimostrando una sostanziale parità di efficacia delle due terapie, ipotizzando che il valore aggiunto per un buon controllo glicometabolico sia da ascrivere più al CGM che non alla modalità di sommi- nistrazione dell’insulina

(10)

. Al contrario Zucchini et al.

(11)

, in uno studio di breve durata in condizioni di real-life, condotto in bambini trattati con iniezioni e microinfusore, hanno dimo- strato una maggiore efficacia di CGM nei soggetti trattati con microinfusore rispetto a quelli trattati con iniezioni, sia per quanto riguarda la media glicemica sia per i parametri di va- riabilità glicemica utilizzati, verosimilmente per il maggior nu- mero di extra-boli che i soggetti in terapia con microinfusore avevano effettuato.

Criteri di selezione

Nelle uniche linee guida sul CGM finora pubblicate

(12,13)

e nelle raccomandazioni del GdS sul diabete della SIEDP

(14)

è stata posta l’attenzione sulla selezione dei pazienti più idonei al suo utilizzo. Il tipo di terapia insulinica non è vincolante nella scelta.

Per quanto riguarda l’età adulta tali raccomandazioni eviden- ziano i seguenti criteri di selezione:

– pazienti con diabete di tipo 1 che non hanno raggiunto un buon controllo metabolico;

– pazienti che mantengono intenzionalmente target glice- mici più elevati per paura delle ipoglicemie.

Accanto a queste indicazioni, pensiamo condivisibili da tutti, ci sembra opportuno indicare anche i seguenti criteri di sele- zione, come indicato nelle Raccomandazioni

(14)

:

– pazienti con ipoglicemie non avvertite (perdita della sensi- bilità all’ipoglicemia) o con frequenti episodi di ipoglicemia severa (a tale proposito è importante sottolineare come questa sia un’indicazione assoluta e, parlando di bambini in età prescolare, ma non solo, il 30% ha una riduzione dei sintomi percepiti di ipoglicemia; questo rende il CGM un ausilio di fondamentale importanza, soprattutto quindi in età pediatrica);

– pazienti che svolgono attività fisica a livello agonistico;

– pazienti in cui vi sia discrepanza tra valore di HbA

1c

rilevato e glicemie riportate.

Una volta individuati i pazienti più idonei al CGM, esistono al- cuni requisiti pratici da prendere in considerazione:

– motivazione: indispensabile per usare al meglio le nuove tecnologie da parte sia del paziente/famiglia sia del team diabetologico e per utilizzare il sistema con continuità (la frequenza di utilizzo del sensore, infatti, si correla positi- vamente ai risultati ottenuti dal CGM);

comprensione del fenomeno lag time: molti pazienti hanno difficoltà nel comprendere il significato della differenza fra il valore di glicemia rilevato nel sangue capillare rispetto a quello del fluido interstiziale, con conseguente confusione e non accettazione dello strumento;

– educazione del paziente e della sua famiglia: vanno istruiti a utilizzare il CGM per effettuare gli opportuni aggiusta- menti terapeutici e a prendere decisioni sulla dieta e sul- l’esercizio fisico (i pazienti in terapia multiniettiva sembrano avere bisogno di un tempo maggiore per acquisire la tec- nica di inserzione dei sensori e per effettuare le modula- zioni delle dosi di insulina)

(15)

.

La tecnologia funziona se ben utilizzata. Tutti i centri di dia- betologia pediatrica dovrebbero acquisire queste tecnologie e pensare come meglio integrarle nella pratica quotidiana.

I sistemi integrati

Il primo sistema integrato è stato commercializzato in Italia nel 2006.

Questo sistema è costituito da un microinfusore sottocutaneo

di insulina, da un sensore della glicemia ad ago e da un tra-

smettitore che invia i dati glicemici direttamente al microinfu-

(4)

sore; il paziente è così in grado di vedere il valore della propria glicemia in tempo reale. Oltre al valore glicemico di quel dato momento, è possibile visualizzare sullo schermo un grafico di tendenza della glicemia relativo alle ultime ore, o a tutta la gior- nata e frecce che indicano le più o meno rapide escursioni.

È possibile impostare dei limiti di sicurezza (sia per i valori alti sia per quelli bassi), superati i quali si attiva un segnale d’allarme.

Nel 2012 ne è stato commercializzato un altro che aggiunge alla tecnologia della microinfusione quella del CGM con ag- giornamento delle letture glicemiche ogni 5 minuti, curva gli- cemica visualizzabile a 1, 3, 6, 12, 24 ore, visualizzazione trend glicemici con frecce di velocità salita e discesa, frecce trend con diversi colori in base ai valori individuali dei target gli- cemici, durata sensore 7 giorni.

Lo stesso sistema CGM è presente anche “stand alone” e quindi può essere utilizzato anche in associazione con altri microinfusori, permettendo anche agli utilizzatori di questa piattaforma di avere un monitoraggio della glicemia in conti- nuo, anche se, a differenza dei primi due sistemi citati, in que- sto caso è necessario utilizzare due strumenti separati (sistema CGM e microinfusore) e non integrati fra loro.

Nel 2009 è stato introdotto sul mercato il primo sistema con interazione tra sensore e microinfusore, dove il sensore può

“intervenire nella terapia”, in quanto se si scende al di sotto di un valore impostato dal medico/paziente, il microinfusore si arresta automaticamente fino a 2 ore, dopo le quali riprende il suo normale funzionamento. Le caratteristiche del sensore

sono state migliorate, soprattutto con un nuovo algoritmo di lettura che ne migliora la precisone e che permette di identi- ficare il 98% delle ipoglicemie quando integrato con il nuovo sensore appena introdotto sul mercato.

L’uso dei sistemi integrati può determinare un significativo miglioramento del controllo glicemico (riduzione media di HbA

1c

–0,7%), una riduzione della variabilità glicemica e degli episodi sia di ipoglicemia sia di iperglicemia prolungata (STAR- 3)

(8)

. Un’indagine a livello nazionale ha evidenziato un guada- gno significativamente maggiore nei pazienti in terapia con sistema combinato rispetto a coloro che erano in terapia con solo microinfusore

(10)

.

Utilizzando appositi software, i dati del CGM possono essere scaricati contestualmente a quelli del microinfusore. Tali dati permettono al team diabetologico la migliore valutazione pos- sibile della situazione glicemica del paziente, consentendo di pianificare le opportune modifiche della terapia insulinica.

Due studi in particolare hanno valutato l’efficacia della fun- zione LGS (low glucose suspend) nel ridurre le ipoglicemie.

Il primo, ASPIRE In-Home Study

(16)

aveva l’obiettivo di valu- tare sicurezza ed efficacia della funzione di sospensione au- tomatica per glicemia bassa (LGS appunto) sull’ipoglicemia, rispetto alla terapia con solo sistema integrato. Lo studio ran- domizzato controllato, della durata di 3 mesi, è stato con- dotto su 247 pazienti adolescenti e adulti in 19 centri USA. Il sistema integrato con LGS ha permesso di ridurre significa- tivamente l’esposizione all’ipoglicemia rispetto al solo sistema

Studio, anno Differenza media fra i gruppi in HbA

1c

Differenza media (IC al 95%) rt-CGM, n SMBG, n

Differenza dal basale, %

A favore di rt-CGM A favore di SMBG

CGM vs SMBG

Deiss et al., 2006 Tamborlane et al., 2008*

O’Connel et al., 2009 Beck et al., 2009 Battelino et al., 2011 Raccah et al., 2009 Tamborlane et al., 2008**

Hirsch et al., 2008 Mauras et al., 2012 Tamborlane et al., 2008***

   Subtotale (l

2

= 69,9%; p = 0,000)

DGM + CSII vs MDI + SMBG

Hermanides et al., 2011 Lee et al., 2009 Peyrot e Rubin, 2008 Bergenstal et al., 2010

   Subtotale (l

2

= 53,7%; p = 0,091)

–0,60 (da –1,01 a –0,19) 27 27 –0,53 (da –0,71 a –0,35) 52 46 –0,43 (da –0,71 a –0,15) 26 29 –0,34 (da –0,48 a –0,20) 67 62 –0,27 (da –0,47 a –0,07) 62 54 –0,24 (da –0,61 a 0,013) 55 60 –0,13 (da –0,37 a 0,011) 56 58 –0,11 (da –0,36 a 0,13) 66 72 0,00 (da –0,20 a 0,20) 69 68 0,08 (da –0,17 a 0,33) 57 53 –0,26 (da –0,33 a –0,19) – –

–1,10 (da –1,46 a –0,74) 41 36 –0,97 (da –2,54 a 0,60) 8 8 –0,70 (da –1,32 a –0,08) 14 14 –0,60 (da –0,75 a –0,45) 244 241 –0,68 (da –0,81 a –0,54) – –

Figura 1 Confronto fra studi che hanno comparato monitoraggio in continuo della glicemia (CGM) e monitoraggio capillare (SMBG) e fra sistemi combinati (CGM + CSII) e terapia iniettiva con monitoraggio capillare (MDI + SMBG) (modificata da Yeh et al., 2012)

(22)

.

*Pazienti di età 15-24 anni. **Pazienti di età 8-14 anni. ***Pazienti di età > 25 anni.

(5)

integrato, senza aumento dell’HbA

1c

o degli episodi di che- toacidosi diabetica.

Il secondo

(17)

, ha valutato l’efficacia del sistema integrato con funzione LGS sull’incidenza di ipoglicemia severa (definita come convulsioni o coma), rispetto alla terapia con microin- fusore. Lo studio randomizzato controllato, della durata di 6 mesi, è stato condotto su 95 pazienti (bambini e adulti con ipoglicemia non avvertita). Il sistema integrato con LGS si è ri- velato efficace nel ridurre significativamente gli eventi di ipo- glicemia severa (definita come convulsioni o coma) e l’esposizione notturna all’ipoglicemia senza peggioramento del valore di HbA

1c

, arrivando a 0 episodi di ipoglicemia severa nel gruppo di trattamento. Il sistema integrato con LGS ha consentito, inoltre, una significativa riduzione dell’esposizione notturna a valori di glucosio inferiori a 60 mg/dl (p = 0,006) e 70 mg/dl (p = 0,009)

(17)

. Infine, i pazienti e i genitori del gruppo LGS hanno riportato una minore paura dell’ipoglicemia ri- spetto al gruppo di controllo.

A tale proposito, ci sembra importante sottolineare quanto sia importante, quindi, la possibilità di usare non solo un sistema integrato, ma soprattutto la funzione di sospensione automa- tica dell’erogazione di insulina al fine di prevenire le ipoglice- mie più gravi e quelle particolarmente prolungate.

Dai dati dello STAR 3, un’analisi successiva

(18)

ha valutato i mo- nitoraggi CGM in diversi periodi della giornata, valutando il rela- tivo impatto sull’HbA

1c

. Sono stati analizzati i dati di 196 pazienti, sia all’inizio dello studio sia al termine, dopo un anno di follow- up. Un’analisi multivariata dei differenti periodi della giornata ha permesso di stabilire che solo il miglioramento delle glicemie nel periodo della colazione era associato a un miglioramento dei va- lori di HbA

1c

, spiegando addirittura un 59% di tale miglioramento.

Tale miglioramento era comunque significativamente associato a un miglioramento del CGM durante la notte.

Il reale problema, come ben evidenziato dallo studio INTER- PRET

(19)

è lo scarso utilizzo del sensore in condizioni di vita quotidiana, con un utilizzo medio del 30% del tempo (follow- up di un anno). Tale utilizzo tende a ridursi ulteriormente in re- lazione all’età, come già ben descritto il altri studi

(8-10)

. Lo studio è stato condotto in 15 Paesi, coinvolgendo 263 pa- zienti adolescenti e adulti.

Un dato confortante è il costante miglioramento degli indici di accuratezza dei sensori cui si è assistito negli ultimi anni. Due studi pubblicati recentemente

(20,21)

hanno evidenziato un mi- glioramento sia del MARD (mean absolute relative difference), parametro dell’accuratezza in assoluto di un sensore, sia del PARD (precision absolute relative difference), misura della dif- ferenza fra sensori differenti.

Nel 2012 è comparsa la prima metanalisi che ha preso in con- siderazione anche gli effetti del sistema combinato microinfu- sore e CGM rispetto alla terapia multiniettiva e glicemia capillare

(22)

, evidenziando un vantaggio del sistema combinato che in media determina un miglioramento dell’HbA

1c

di –0,7%

(il doppio rispetto a quanto osservato per il microinfusore da solo, Fig. 1).

L’avanzamento della tecnologia, inoltre, ha permesso, co- munque, ulteriori passi avanti e cominciano a comparire i primi risultati degli studi che hanno valutato un progresso della fun- zione LGS, dove, invece di raggiungere la soglia prestabilita

perché si sospenda l’infusione di insulina, la sospensione si verifica quando il sistema “prevede” che in breve tempo si raggiunga quella soglia. Parliamo di predictive low glucose suspend (PLGS). E proprio sul numero di giugno della rivista Diabetes Technology and Therapeutics sono comparsi i risul- tati dello studio PILGRIM

(23)

. In 22 adolescenti con diabete di tipo 1, di età media di 15 anni, il sistema è stato in grado di predire ed evitare l’ipoglicemia in maniera significativamente più efficace che il solo sistema LGS.

Queste funzioni sono il primo passo verso un vero e proprio pancreas artificiale, in grado in maniera autonoma di gestire e regolare l’infusione di insulina basandosi sui valori della gli- cemia

(24-26)

.

Conflitto di interessi

Nessuno.

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