• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.40 (1913) n.2059, 19 ottobre

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.40 (1913) n.2059, 19 ottobre"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

L’ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FER R O V IE, INTERESSI PRIVATI

Anno X L - Voi. X L IV

Firenze-Roma, 19 Ottobre 1913

N. 2059

SOMMARIO: Il discorso del Ministro Nitti — Verso il libero scambio, Lanfranco Maroi — Parole franche, A proposito del discorso elettorale dell’on. Corniani — R I V I S T A B IB L IO G R A FIC A: [G. Licciardelli-Gola-

tioto, Lo Stato nei rapporti tra capitate e lavoro - The Netherlands Banch, Report presented by thè President a n d Commissairies - Dr.Max Bücheler, Der Kongostaat Leopolds l i - Prof. Roberto Michels,

Tendenzen des italianischen H andels in östlichen Mittelmar'] — Bilancio consuntivo della gestione

19121913 delle Ferrovie dello Stato - La Banca d’Italia e il suo Capitale, la massa di rispetto e il Fondo straordinario di riserva - L a decadenza agricola della Grecia - La marina mercantile greca - Le alte quote della crim inalità in Italia - La pesca delle seppie nelle acque di Bari - Le opere d’arte agli Stati Uniti — N O T IZ IE F IN A N Z IA R IE : Un nuovo progetto di canale nell’Istmo di Panama - Gli operai agricoli e la proprietà in Inghilterra - Nuova Zelanda - Banca Nazionale dell’Australasia - Prestito di Praga - Banca dello Stato di Albania - Banca Franco Giapponese a Parigi - Banca di Bombay — M ER C ATO MO­ N E T A R I O E R I V I S T A D E L L E B O R S E — P R O S P E T T O , Q U O TA Z IO N I, V A L O R I CAMBI, S CONTI E S IT U A Z IO N I B A N C AR IE .

il discorso del Ministro Ditti

Eravamo ab itu ati a conoscere il prof. Nitti nelle sue manifestazioni oratorie, attraverso ge­ niali e scintillanti trovate di forma, di sapore sarcastico qualche volta, di and atu ra disinvolta quasi sempre, perfettam ente adatte, ove egli avesse voluto, a trarre il can per l ’aja, abil­ mente dirette a so ttrarre e seppellire nella v i­ vacità della dialettica, la serietà della sostanza. Ma al contrario il lungo e posato discorso che il M inistro h a am m annito domenica scorsa ed ora pubblicato in volume, con ricchissim o corredo di dati e di notizie illu strativ e, sor­ prende per equilibrio delle espressioni, per a s­ senza di ogni rettorica spontanea od a rta ta , per la facile im itazione dello studiatam ente sfrondato ed incolore stile Giolittiano.

T uttavia le m olte cose che il M inistro ha dette ed i molteplici problemi che egli ha voluto por­ tare nel campo della discussione interessano e richiam ano l ’attenzione, non tanto perchè siano stati dal chiarissim o parlam entare approfonditi da u na diligente critica, del resto impossibile nei brevi lim iti di un discorso elettorale, quanto perchè racchiudono certam ente innum eri pro­ m esse, che le future legislature saranno proba­ bilm ente chiam ate a m antenere. Diciamo future, al plurale, perchè non crediamo che neppure l ’on. Nitti possa supporre attuabile nella breve e talvolta effimera esistenza di una Camera tu tta quella mole di provvisioni che richiederebbe il suo program m a vasto e comprensivo, non solo, ma in buona parte riposante sulle risultanze dei

bilanci che, im pegnati quasi totalm ente al pre­ sente, potranno solo fra alcuni anni, forse, of­ frire quei mezzi di cui il Ministro bisognerebbe per procedere alle riforme ventilate.

(2)

658 L’ECONOMISTA 19 ottobre 1913

stesso nostro paese ; un M inistero dicevamo tu ­ tore, ma non inceppatore, non ostacolo, non a s ­ sorbente delle private attiv ità, deve disporre dei mezzi occorrenti, ed in tal senso, ma soltanto in tal senso sottoscriviam o alla richiesta del- l ’on. N itti per maggiori disponibilità del suo dicastero, che è bene esca finalmente dal ruolo di Cenerentola in cui per il passato fu tenuto dalla incapacità degli uomini e dalle necessità fi­ nanziarie, oggi per certo più facilmente superabili. E poiché abbiamo accennalo alla produzione, sulla quale pure il M inistro si è compiaciuto in tratten ersi, dobbiamo affermare che auguriam o di vedere prim eggiare la agricola, accanto a quella m anifatturiera, colla quale invece pare più sim ­ paticam ente si amoreggi nelle alte sfere p arla­ m entari. E ’ ovvio asserire che non sono le leggi di difesa contro le cavallette o la fillossera, che non è il solo credito agrario di esercizio o di m iglioram ento, che possono fare dell’agricoltura italiana uno strum ento saldo, sano e forte, b a ­ sico di tu tta la produzione nazionale ; il p ro ­ blema è assai più profondo ed h a radici ben tenaci verso le quali non ci pare l ’on. Nitti abbia m ostrata tu tta la volontà di rivolgere i p ro v ­ vedimenti del suo dicastero. Istruzione, eleva­ zione m orale, facilitazione d ’ogni sorta, mezzi di trasp o rto , acque irrigue, organizzazione c a ­ pitalistica, esenzioni gabellari ecc., debbono per lungo periodo con stu d iata cura essere ocul­ tam ente rivolti alla te rra nostra, sì da rendere il famoso giardino d ’Europa un paese veram ente e prevalentem ente agricolo, non più retto sulle basi d ell’em pirism o e delle tradizioni secolari, ma su quelle di un industrialism o agrario p ra­ tico, rapido, nobile, sciolto, vasto, moderno, quale quello c h e b a segnati i notevoli progressi, dovuti an ch ’essi più che altro a ll’im itazione del­ l ’estero, n e ll’industrialism o m anifatturiero.

Ma l ’on. N itti h a in tu ito già un tale in d i­ rizzo, dove rileva la necessità di creare il grande demanio fo restale; egli vuole dunque in d u stria­ lizzare la produzione agricola della m ontagna ; ma non è detto che lo Stato sia il solo ed il migliore industriale, come non è la sola in d u stria agricola forestale e pastorizia che abbisogni di provvedim enti: è tu tta la agricoltura che ago­ nizza nelle pastoie della legislazione an tiq u ata e vieta, nelle tenebrosità dell’ignoranza e delle tradizioni ed è da quelle pastoie'che l’on. N itti non pensa di trarla, se non parzialm ente e per le sole zone silvane, sostituendo una volta di più lo Stato al privato. D issentiam o da un tale indirizzo che non crediamo risolva nè tutto il problem a, nè adequatam ente quello parziale delle culture forestali.

Unione e disciplina assai opportunam ente pre­ dica altrove il M inistro di A gricoltura per i pro­ d uttori italiani ed è saggio consiglio, provvido suggerim ento che v a ’ ripetuto, incoraggiato, d i­ remo quasi, inculcato nelle menti di tu tti. Ed auguriam o che sia ascoltato l’autorevole appello.

Le assicurazioni formano ormai l ’argomento favorito del M inistro N itti, di tu tto il Governo ed anche della opposizione: dopo la conquista Libica è il motivo principe, il ritornello acca­ rezzato di questo periodo elettorale. L ’on. Nitti p asserà alla sto ria se non altro per la creazione dell’Istitu to Nazionale delle A ssicurazioni, del quale abbiam o visto crudelm ente l ’on. Luzzatti volergli togliere la paternità.

Ma in special modo a riguardo di questo a r­ gomento, ci viene fatto dom andare: il prof. Nitti è veram ente un edificatore od un dem olitore? Sem brerà strano che si osi rivolgere, a chi può v an tarsi autore di una istituzione di ta n ta mole, come quella delle assicurazioni sulla vita, una questione di tal genere. Eppure ci consenta Fon. Nitti di affermare che edificare, costruire, specialm ente nel dicastero d ell’agricoltura, della in d u stria e del commercio, è il primo caposaldo di u na politica veram ente fattiva. Gli organi che provvedessero alle pensioni per m alattia, per la vecchiaia, per le case popolari, per gli infortuni sul lavoro, la C assa nazionale di p re ­ videnza ecc., sono davvero edificazioni : dal nulla si d à vita a novelle funzioni dello Stato e si creano istituzioni ed organism i nuovi, si in ­ staurano provvidenze sociali e benefici collettivi tangibili e senza precedenti. Ma non può dirsi un a creazione l ’avere dato assetto per mezzo di un a azienda statale alle assicurazioni su lla vita; ciò è trasform azione di quanto preesisteva da lungo periodo d ’anni ; non è edificare, è appena appena cam biare di colore della facciata di un edificio antico, sfrattandone gli inquilini; è tutto al più un dem olire parziale, per rico stru ire fa­ cilm ente cogli stessi m attoni.

Noi vogliamo invece vedere l ’opera e l ’in g e­ gno del M inistri N itti, la sua forza e ie sue ca­ pacità in ten te a costruire, ad edificare qualche cosa di più grande, di più nuovo. L ’opera di resta u ro è com petenza di capom astro, mea- re l ’on. Nitti ha invece indubbiam ente v irtù di­ grande architetto. Su questo campo lo attendiam o con fiducia e con an sio sa aspettativa.

La macchina da scrivere 1 J M 5^* I R I I

è la più solida, la più perfetta, la meno

(3)

Terso tl libero scambio

Lanfranco Maroi è un ralente studioso già noto

f.er il suo completo ed apprezzatissimo lavoro sul

« Problema delle abitazioni popolari rei riguardi

sori: li e finanziari» e non ha quindi bisogno di

presentazione. Nel dare ospitalità al suo scritto sul

libero scambio, abbiamo un particolare compiaci­

mento da esprimere: l’autore è discepolo affezionato

e devoto di Napoleone Colajanni.

N. d. B.

I.

Il ventesim o secolo, il cui principio è già ca- ìa tte riz z a to d a u n a gran d e a ttiv ità in m ateria doganale sa rà p rotezionista o libero scam b ista I

Non sa ra in u tile un rapidissim o sguardo r e ­ trospettivo.

Il ca ra tte re della politica doganale, europea del se­ colo scorso è, senza dubbio, p rev a len te m e n te p ro ­ tezionista. I f a tti hanno dato p u rtro p p o to r to a R ichard Cobden che, con soverchia fede nei suoi ideali economici e forse più .nella p o ten za im p e ­ rialista del suo paese, già im m aginava, fin dal 1846, che t u t t a l’E u ro p a avrebbe seguito l’esem ­ pio libero scam bista dell’In g h ilterra.

L ’In ghilterra si trovava," allora, por benefizi n atu ra li e per v irtù proprie, in condizioni di ec­ cezionale superiorità risp etto agli a ltri S tati. L a rivoluzione ind u striale co m in ciata verso la fine del secolo X V III colla sostituzione del la ­ voro meccanico al lavoro m anuale, in v irtù delle grandi invenzioni di A rkw right e. di W a tt, era g iu n ta in quell’epoca al suo m aggiore sviluppo. L ’esistenza di grandi ricchezze da sfru tta re ed u tilizz are: estesissim i depositi di carbon fossile, im p o rta n ti giacim enti di ferro, im m ense reg io n i m inerarie in prossim ità di corsi d ’acq u a n a v ig a ­ bili, aveva già p ro d o tte m odificazioni profonde in t u t t a la v ita econom ica e ne an n u n z ia v a a n ­ cora di più grandiose per l’intenso aum ento della popolazione, per l ’ard e n te febbre di a ttiv ità com m erciale od industriale. D ’altro la to la grande esperienza, l’illum inato genio p ratico , la n o v ità delle im prese, l ’energia instan cab ile nella c o n ­ q u ista della m ateria, l’a ttiv o senso di affari a v e ­ vano cre ata nel popolo inglese quella sicurezza nella pro p ria forza che è l ’indice ed il fa tto re della vera potenza.

Lo scopo dell’In g h ilte rra non p o te v a , quindi, essere quello di proteggere il m ercato in te rn o contro u n a concorrenza in esisten te o ineguale, m a solo di ap rire nuovi sbocchi alle pro p rie i n ­ dustrie. D a u n a politica libero sc am b ista so la ­ m ente essa p o te v a a tte n d e re i m aggiori benefìzi, e senza esitare vi entrò fiduciosa.

Gli altri g randi S tati, invece, gelosi della pro ­ p ria autonom ia e tim orosi della concorrenza di nazioni più fo rti, si rinchiusero in u n a ferrea cerchia di dazi doganali dai quali speravano un p articolare sviluppo delle in d u strie nazionali ed il progresso della pro p ria ricchezza in generale : ciascun S tato , cioè, faceva p ro p ri gli insegnam enti protezionisti che Federico L ist nel suo « Sistem a nazionale di econom ia p o litica » scriveva, verso la m e tà del secolo X IX p er la Gei m ania, m a che si a d a tta v a n o anche agli altri gran d i S ta ti in q u an to che tu tt i, tro v an d o si co ntem poraneam ente nel periodo di educazione industriale, si vedevano nella stessa m isura m inacciati d alla p re p o n d e ­ ran za econom ica dell’In g h ilterra.

P iù per vo lo n tà di uom ini ohe p e r convinzione di possibili benefizi, alla p rim a fase p ro tez io ­ n ista del secolo X IX ten n e d ietro, d u ra n te il v e n ­ ten n io 1860-1880, u n breve periodo di tr a t t a t i

di commercio in senso liberale : al colpo di sta to politico N apoleone I I I fece seguire un colpo di sta to economico ; il m ovim ento che ebbe o ri­ gine dalla F ra n c ia si estese , a quasi t u t t a l’E uropa, m a si erano ap p e n a com inciati a spargere i semi p o rta ti dal nuovo v en to di lib e rtà che tu t t i gli S ta ti si affrettaro n o a rinchiudere le barriere a- p erte pochi a n n i prim a e la F ra n c ia stessa, p rim a che l ’im pero napoleonico cadesse, rito rn a v a alle teorie pro tezio n iste che p o rtaro n o , ni seguito, nel 1892 (il celebre anno Kometenjahr — anno c a ­ tastrofico, dei tedeschi) alle tariffe più rigorose, E la te rz a fase, ap p u n to , nella quale si è chiuso il secolo X I X e si è ap e rto il X X secolo.

Si è accennato, p er spiegare questo rin cru d i­ m ento protezionista, ad u n ’applicazione ecces­ siva della id ea di p a tria , u n nazionalism o eco­ nomico, cioè, che n ato in un periodo di discordie politiche h a co n tin u ato ad essere l’isp irato re delle relazioni com m erciali anche dopo il tram o n to di quel periodo critico. Ma un eccesso di nazio­ nalism o non è sufficiente a giustificare questa autonom ia: è tro p p o evidente la contraddizione con tu tt i i progressi dell’ora p resente, dalle com u­ nicazioni in te rn azio n ali rese sem pre più facili alle relazioni com m erciali rese ogni giorno più im p e ­ riose. E poi occorre anche spiegare questa ugua­ glianza di indirizzo p rotezionista in paesi di p ro ­ duzione, di im p o rta n z a e di interessi economici così dissimili.

Il P a tte n , nel suo « The econom ie basio of p rotection » alla necessità del protezionism o p er lo nazioni deboli aggiunge la necessità del p ro ­ tezionism o ^ anche per l e . nazioni forti, p er quelle giunte, cioè, ad un com pleto sviluppo economico L e prim e debbono godere dei benefizi della p r o ­ tezione per difendersi d alla concorrenza s t r a ­ niera ed all’om b ra di u n -sistema di tariffe sv ilu p ­ pare le proprie in d u strie e la p ro p ria ag ricoltura ; le seconde (il P a tte n si r ip o rta v a agli S ta ti U niti specialm ente), g iu n te a sviluppare le loro risorse economiche, ad accrescere la p ro p ria ricchezza nazionale, debbono rite n ere necessaria la ' p ro te ­ zione p er conservare gelosam ente il proprio p a ­ trim onio industriale. G iustam ente osserva il G-uyot nel suo « A B C du L ibre échange » : « Les industries qui ont o btenu la p ro tec tio n po u r soutenir leurs prem iers p as vacillantes en récla- m ent le bénéfice d ’a u ta n t plus im p erieu sem en t qu ’elles deviennent plus fortes ». E così la p o litica doganale, in sta to um iliante di soggezione, n u lla chiede alle giovani e ricche energie la te n ti ohe finiscano p er languire ed in tris tire e tu tt o a s p e tta dall etern a tu te la dello S ta to e dalle sue leggi.

L ’abitu d in e a sp erar sem pre e solam ente in tale artificiale difesa, nella quale gli interessi o-e- nerali si trasc u ran o p er favorire quelli p a rtic o ­ lari, aggiungendosi, in questi ultim i an n i di i n ­ sta b ilità dell equilibrio europeo, ad u n sen tim en to di diffidenza reciproco, è p iù che sufficiente a g iu ­ stificare il predom inio fino ad oggi in c o n tra sta to del protezionism o.

L a conseguenza è s ta ta più v olte rip e tu ta : si è creato « u n branco affam ato e querulo di i n ­ fa n ti » ed « alle concesse tu te le risponde il clam ore di a p p e titi di giorno in giorno più, insaziabili, p e rp e tu am e n te vogliosi di nuove prode ».

Il XX» secolo, p u re ere d itan d o d a quello che io h a proceduto u n a ricchissim a te o ria in favore d.6i libero scam bio e t u t t a l ’esperienza inglese, piena di benefìci in segnam enti t r a t t i da u n a lunga p o litica di lib e rtà com m erciale, si è aperto p rotezionista e ta le si e fino ad oggi m antenuto.

(4)

660 L’ ECONOMISTA 19 ottobre 1913

dagli a ltri che p er il modo di p ra tic a re il p ro te ­ zionismo.

In fe u d a ta al protezionism o è la G erm ania, ove i coltivatori specialm ente, form anti un vero p a rtito politico, h an n o ag g ra v ate le tariffe a d i­ fesa dell’ag ric o ltu ra ; p ro tez io n ista ad oltran za è la F rancia, la quale d alla ta riffa elev ata del 1892 è p assata a quella del 1910, m olto più rigorosa allo scopo di rispondere all’elevazione generale delle tariffe europee ; protezionisti, per attrazio n e della G erm ania, sono la Russia, P A ustria-U nghe- ria, gli S ta ti B alcanici, i quali p ratican o oggi u n regim e paradossale, quello cioè « che concilia le tendenze protezioniste le più ac ce n tu a te con la conclusione di num erosi tr a t ta ti » . Il Belgio, l’Olanda, la Svizzera, s ta ti da lungo tem po f a ­ vorevoli al libero scam bio, sono passati, p er la m assim a p a rte , se non in te o ria, almeno in p r a ­ tica, nel cam po avverso. N ella Svezia l’allenza fra la gran d e in d u stria e la grande p ro p rie tà fondiaria h a provocato u n a ten d en za al p r o te ­ zionismo nella quale si è m essa anche la N o rv e­ gia dopo che il tra sp o rto dell’energia elettrica h a perm essa la utilizzazione delle forze idrauliche ed h a spinto questo paese sulla v ia delle industrie, L a Spagna, fin dal 1906, h a proceduto ad u n a revisione doganale in senso protezionista e si prepara, proprio in questi giorni, a rito rn a re al protezionism o persino col Portogallo, col quale aveva v e n ti anni fa concluso u n tr a t ta to m olto liberale a v e n te lo scopo di facilitare il com mercio fra le due nazioni vicine. A nche il G iappone vuole, al rifugio di u n ’a lta b a rriera di tariffe, p rep a ra re i p ro p ri progressi ind u striali prim a di spingersi nella grande concorrenza in te rn a z io ­ nale. Gli S ta ti Sud-A m ericani sono t u t t i e n tra ti nel m ovim ento protezionista e l’A ustralia « p r a ­ tic a u n protezionism o feroce, a ta l p u n to che, sola fra le grandi colonie inglesi, rifiu ta di co n ­ sentire alla m etropoli tariffe di agevolazione ».

L ’Ita lia , colle tariffe che regolano i suoi scam bi, è uno degli S tati più protezionisti d ’E uropa. P e r ­ sino l’In g h ilte rra, il paese di t u t t e le lib e rtà, ove- la p o litica libero scam bista si è elevata all’a l­ tezza di u n a istitu z io n e nazionale, h a visto n a ­ scere in questi u ltim i an n i u n m ovim ento a n tili­ berista.

Ci avviam o d unque verso il trionfo del p r o te ­ zionismo ed il tra m o n to del libero scam bio ?

Molti elem enti ci p o rtan o , invece, a rite n ere non lo n ta n a e definitiva la v itto ria del libero scambio. In nessuna m a teria , come in questa della politica doganale, la p ra tic a , è in disaccordo con la teoria. « Se non che — h a sc ritto re c e n te ­ m ente G. P ra to nella « R iform a Sociale » — le grandi giustizie storiche m a tu ran o ta lo ra irresti- bilm ente p er la logica fata le delle cose, la quale non può p erp e tu am e n te divergere dalla via in e ­ sorabilm ente seg n ata dalle più profonde v e rità scientifiche ». E dovunque, in fa tti, palesi o la ­ te n ti, si vedano già i segni precursori di m u ta ­ m enti e reazioni.

Il m ovim ento è p a r tito dagli S ta ti U n iti e, si badi, d alla nazione più gelosa della p ro p ria a u ­ tonom ia. Si è d etto («The N ation», 12 aprilel913) che la revisione doganale W ilson ab b ia come c a ­ ra tte re essenziale quello di essere un a tto di le­

gislazione interna, che abolisce u n a categoria

odiosa di privilegi sta b iliti a vantaggio dei p ro ­ d u tto ri in danno dei consum atori ; si d u b ita a n ­ cora sulla solidità del nuovo indirizzo sia per le continue altalene dei p a r titi in quel paese, sia perchè gli S ta ti U niti, p o te n ti p er ricchezze n a ­ tu rali ed esp o rtato ri di m aterie prim e, nulla a v re b ­ bero in sostanza a tem ere delle rappresaglie del­ l ’E uropa. Ma è tro p p o larga la riform a e tro p p o num erosi gli interessi che essa coinvolge perchè

possa lim ita rsi solam ente ad effetti in te rn i ; ed orm ai anche gli S ta ti U n iti solo dallo stim olo della concorrenza possono a tte n d e re u n rin v ig o ­ rim ento delle p ro p rie in d u strie , anche perchè la leggenda che essi siano in v ulnerabili d a p a rte delle nazioni del vecchio m ondo, è orm ai t r a ­ m o n ta ta : b a s ta g e tta re uno sguardo sui dati delle im po rtazio n i di m aterie prim e d estin a te all’in d u stria negli u ltim i due anni per convin­ cersene. N on è lontano il giorno in cui gli S tati U niti dovranno im p o rta re persino gli articoli di alim entazione.

Se ne deduce che im p o rta n te , effettivo e pieno di conseguenze e di in segnam enti p er t u t t i gli S ta ti è questo risveglio lib e rista d ’oltre m are.

I germ i di u n a rivoluzione com m erciale in senso lib erista in E u ro p a sono sp arsi da p er tu tt o e le cause d estin a te a d eterm in a rla prem ono tro p p o fo rte m e n te p er p o te rsi cullare nella speranza che il m ovim ento sia ancora lontano.

Ne ricorderò alcune.

II costo della v ita è in questi ultim i a n n i a u ­ m e n ta to enorm em ente ; le unioni operaie, gli scioperi h anno co n trib u ito ad elevare i salari m a l’aum en to è ogni giorno n eu tralizzato dal continuo rincaro dei generi di consumo. L a p ro ­ tezione h a , senza dubbio, av u to il suo effetto su ta le fenom eno.

Nei paesi p ro tez io n isti la produzione agraria è s ta ta len ta, faticosa, ed in nessun luogo h a se­ guito l’accrescim ento del consum o ; i paesi de­ s tin a ti, per le p ro p rie condizioni n a tu ra li e so­ ciali, a com pensare il deficit dei paesi densi, hanno visto a rre sta re la p ro p ria produzione agricola. Gli S ta ti B alcanici, che erano un tem po espor­ ta to r i . ab b o n d an tissim i di bestiam e, h anno v i­ sto decadere ta le com m ercio dopo che la .Ger­ m ania e l ’A u stria h anno elevate le b arriere alle loro im portazioni. Se il prezzo del frum ento è a u m e n ta to sul m ercato m ondiale questo aum ento si è n o tev o lm en te a c ce n tu a to p er effetto del p ro ­ tezionism o.

L ’ag rico ltu ra di t u t t i i paesi è seriam ente m i­ n ac c ia ta dagli ostacoli fra p p o sti all’esportazione dei p ro d o tti. E d in p artico la re « l’ag ricoltura del no stro M ezzogiorno (oh, h a dovuto essere v e ra ­ m ente fo rte questo M ezzogiorno se h a p o tu to v ivere e p rosperare fra ta n ti errori di uom ini ed • a v v e rsità di cose !) — h a sc ritto il Carano Don- vito nel « G iornale degli E conom isti » del maggio u ltim o — per uscire dalle a ttu a li an gustie non della persisten za dell’a ttu a le protezionism o a- vrebbe bisogno, m a dell’av v en to graduale di u n a p o litica libero scam b ista che le perm ettesse di v endere a m igliori condizioni le sue m aterie prim e, che ora resta n o alla m ercè dei prezzi dei soli co m p ra to ri in te rn i, che sono gli in dustriali, e di com perare p iù a buon m ercato t u t t i i p ro d o tti in d u stria li, com presi specialm ente quelli neces­ sari p er lo sviluppo delle produzioni agrarie, che ora sono com perati a prezzi di m onopolio dagli in d u stria li nazionali ».

E dovunque anche l’in d u s tria h a risen tito dei g ravi danni della protezione rigorosa. In Ger­ m ania ed in A ustria la siderurgica h a sofferto e soffre pel rialzo dei d ir itti di dogana, m entre l ’agrico ltu ra a sua v o lta ne subisce il contraccolpo perchè è c o s tre tta a p agare p iù care le sue m acchine. L ’in d u s tria coto n iera in Ita lia , la cui crisi, è orm ai n o ta ab b a sta n za , è c a u sa ta d a u n eccesso di p ro ­ duzione, sarebbe m aggiorm ente a g g ra v a ta se le aspre tariffe continuassero ad im pedire l ’espor­ ta zio n e del gran d e stock di merce.

(5)

sbocchi e di e n tra re in concorrenza sui vari m er­ ca ti : la conservazione e la estensione di questi è condizione v ita le pel progresso economico di uno sta to e la conclusione di buoni t r a t t a t i è m olto più vantaggioso degli ostacoli doganali.

Nelle c ittà industriali, in special modo, il m al­ contento degli operài verso u n sistem a nefasto di politica re strittiv a , si acuisce ogni giorno in q uanto che le sussistenze rincarano ed il salario non aum en ta in proporzione .

L ’esempio della G erm ania è veram en te clas­ sico. L a grande o stilità degli operai al p rotezio­ nism o in quel paese è ta n to più giustificata in q uanto la protezione doganale, so rta allo scopo di proteggere gli agricoltori, danneggia gli in d u ­ striali, senza p o te r nem m anco assicurare una v ita fiorente all’agricoltura, la quale v a diser­ ta n d o di giorno in giorno : la popolazione rurale della Germ ania che nel 1874 rap p re se n ta v a il 64 % della popolazione to ta le , oggi d ifatti è rid o tta a meno del 40 %.

L a Spagna — lo h a dim ostrato recentissim a­ m ente Angel M arvaud nel suo studio sulla s itu a ­ zione economica di quel paese — a ttra v e rsa una crisi causata dal fa tto che il sistem a u ltra p ro te ­ zionista p ra tic a to fin ad ora h a im pedito alle in ­ dustrie di m igliorarsi colla concorrenza. Se al­ cune di esse h an n o p o tu to aprirsi qualche sbocco all’estero è sta to in v irtù dei procedim enti a r ti­ ficiali, quale il dum ping, possibile solo con u n si­ stem a protezionista.

E potrebbe continuarsi in q u esta rassegna dei m ali del protezionism o e del generale risveglio libero scam bista : la bibliografia in proposito è veram ente grandiosa e t u t t a im p o rta n te. S a­ rebbe sufficiente, però, conoscere bene la recente pubblicazione della « In te rn a tio n a l free tr a d e le a ­ gue » : The b u rd en of protectio n (London, P. S. King, 1912) studio breve m a ricco di d a ti c a r a t­ teristici che sono un form idabile docum ento delle aspre lo tte e delle vittoriose conquiste che il p en ­ siero liberista h a conseguito dovunque.

V eram ente gli avversari del libero scam bio — a sm orzare l’entusiasm o generale destato dalla cam pagna lib erista — ricorrono all’esempio della In ghilterra ove u n a corrente p ro tezionista sem bra aver ro tto la vecchia tradizione del free trade.

L ’agitazione iniziata da C ham berlain col ce­ lebre discorso di B irm ingham del 15 maggio 1903, h a fa tto senza dubbio proseliti. M a si t r a t t a di u n a v itto ria, effimera, co n q u ista ta a forza di a r ­ gom enti sentim entali ; vicende costituzionali e politiche si sono succedute, m a il popolo è rim a ­ sto sem pre a tta c c a to alla politica liberale, con­ vinto che la v ita a buon m ercato è e sa rà sem pre u n risu ltato grandioso dell’azione di Cobden.

P iù che rip etere gli insuccèssi scientifici del p ro ­ gram m a protezionista e le critiche aspre di u o ­ m ini che sono il .v an to della scienza economica inglese, le cifre del com m ercio stan n o a dim o­ strare che la G ran B retag n a è sem pre prospera

in virtù e non m algrado il libero scam bio. E te m ­

prandosi alla sa lu ta re concorrenza della li­ b e rtà nel commercio l’In g h ilte rra si p re p a ra a sostenere la lo tta che si disegna non lo n ta n a e grandiosa con la G erm ania e gli S ta ti U niti per la suprem azia m ondiale, lo tta che sa rà prin cip al­ m ente econom ica e che p o rte rà al dispiegam ento di tu tt e le energie le n tam en te accum ulate per un lungo periodo di preparazione e di lavoro in ­ tenso.

N on sa rà d u nque lontano il generale avvento de! libero scambio ?

L ’accanim ento col quale i p rotezionisti difen­ dono la loro politica fa rite n ere che l’avvenire im m ediato a p p a rte rà ancora al protezionism o, che in qualche S tato , p o trà giungere persino a

sostituirsi al libero scambio. Ma sa rà l’ultim a v it­

toria.

Come in politica, come in arte , così in economia le grandi rivoluzioni sono p recedute sempre da u n periodo di eccessivo rigore dell’antico regime o delle vecchie tradizioni; periodo fecondo, però, nel quale si tem p ran o le energie destin ate alla lo tta e si p rep a ra n o gli elem enti in cui si co n ­ tengono i germ i della riscossa.

Som a, ottobre del 1913.

La n f r a n c o Ma r o i.

P A R O L E F R A N C H E

il proposito del discorso elettorale dell’on. Corniani

Nei discorsi pronunciati di questi giorni da candidati di vari p a rtiti, m inisteriali o di op­ posizione, prevale sempre u na nota di esagera­ zione o nell’esaltare le condizioni economiche del nostro paese e la saldezza della compagine del bilancio dello Stato, o nella solita denigra­ zione delle attiv ità svolte negli ultim i anni, che pur hanno dato risu lta ti tangibili.

Poiché raram ente si sentono annunciare af­ fermazioni equilibrate e franche le quali rispec­ chino con im parzialità il vero stato delle cose, ci piace dare particolare rilievo a quella parte del discorso elettorale dell’on. Corniani, che con­ tiene appunto apprezzam enti di san a equità, an­ corché egli m iliti in un campo di idee politiche non conforme al nostro. E ’ un omaggio che vo­ gliamo rendere alla sua franchezza ed è insieme u na dim ostrazione la n o stra che la discussione degli in teressi m ateriali della nazione sta al di sopra di ogni concezione di partito.

A proposito del progresso verificatosi negli anni p assati, deducendone lieto auspicio per l ’avvenire, l ’on. Corniani commenta :

« E veram ente se noi osserviam o i progressi verificatisi nelle industrie, nei commerci, nella navigazione, nella costruzione di ferrovie, tele­ grafi e opere pubbliche ed in genere nelle varie m anifestazioni della v ita sociale italian a p o s­ siamo essere orgogliosi ; ma anche le altre n a ­ zioni hanno cam m inato, e forse più rap id a­ mente, di noi : dunque se abbiam o motivo di orgoglio non dobbiamo troppo insuperbire, non dobbiamo crederci più ricchi di quello che siamo.

«Nel 1913 il nostro commercio di im portazione e di esportazione raggiunge 'a cifra di sei m ila milioni, ma nel piccolo Belgio fu di sei mila cento venti m ilioni, in F ran cia di 14,587, in Ger­ m ania di 23,576, in In g h ilterra di 27,012.

(6)

662 L ’ECONOMISTA 19 ottobre 1913

« Anche il bilancio dello Stato ha visto a u ­ m entare l ’entrate, talché le imposte e le tasse superano i due m iliardi, e l ’aum ento è dovuto nella m assim a parte ai maggiori consumi : così il solo tabacco dà più di 320 milioni a ll’anno, milioni che vanno in fumo pei fum atori, ma che rappresentano per lo Stato u n ’entrata superiore a quella stessa della ricchezza mobile. Ma in pari tempo crescono le spese, gli in teressi dei debiti assorbono più di 400 milioni a ll’ anno : gli im piegati civili e m ilitari, non compresi quelli delle ferrovie, più di 400; le pensioni più di 100. Vengono poi le spese per l ’esercito e la m arina, che vanno sempre crescendo, sia per l ’occupazione della Libia, sia per la migliore difesa dell’Ita lia fiancheggiata da potenti vicine; ma noi non dobbiamo rim piangere queste spese destinate a ll’estensione coloniale d e ll’Italia alla difesa dei suoi confini ».

Ed a proposito dei lavori finanziari della fu­ tu ra leg islatu ra, l ’on. C orniani, condivide il pensiero da noi e da a ltri, più volte espresso e dim ostrato come il m igliore per u n ’aspetto defi­ nitivo; egli continua in fatti :

« La nuova cam era dovrà occuparsi della s i­ stemazione delle spese della guerra alla quale si è fatto fronte cogli avanzi p assati, con boni del tesoro e con altre operazioni bancarie. Ma sa rà bene che nel momento più opportuno si proceda al consolidam ento di questa passività con un prestito fatto anche a ll’estero ; perchè a spese strao rd in arie come quelle della guerra, si deve far fronte con mezzi strao rd in ari. Di più in avvenire oltre a ll’ interesse di queste nuove p assiv ità avremo le spese perm anenti per l ’occupazione m ilitare della Libia e per il suo Governo civile che im porteranno annualm ente alcune decine di m ilioni. Inoltre le spese m ili­ tari richiedono nuovi concorsi. L ’Italia si trova come una fam iglia ag iata che ha speso larg a­ mente le sue en trate, finché un giorno capita un fatto strao rd in ario che le impone inattesi carichi, che la obbligano a provvedere con un regime di economia e di raccoglim ento. Lo Stato italiano, come dissi, h a avuto in questi ultim i anni aum enti nell’en trate di circa 70 milioni a ll’anno assorbiti in gran parte da spese votate con gran tro p p a facilità.

P er aum entare le riso rse ed aver i mezzi per far fronte ai nuovi impegni che supereranno i 100 milioni a ll’anno vi sono tre mezzi, prestito, im poste, economie. Q uanto a ll’imposte 1’ Italia è uno dei paesi che paga di più; m entre nel Belgio le im poste erariali e comunali rappresen­ tano 8 % della R endita, in In g h ilterra il 12, in F ran cia il 16, in Italia raggiungono quasi il 20 %.

« Non è quindi il caso di aum entare queste imposte, ma di dim inuirle, quando si pensi che la proprietà di terre e fabbricati in Italia è pos­ seduta da 6,800,000 proprietari con un valore medio capitale di sole L. 7000 pei proprietari di terren i e di 4000 circa pei proprietari di fa b ­ bricati. Q uesta piccola proprietà m erita il no­ stro in te ressam en to » .

L ’on. Corniani term ina il suo dire con uno sguardo com plessivo ai doveri della Camera nei riflessi dello sviluppo delle produzioni agricola ed in d u striale e su lla necessità di lasciare alla libera iniziativa di liberi cittadini una opera di azione non oppressa da un a troppo intensa le­ gislazione.

R IV IS T A BlBLIOQRAFICA

Ro b e r t o Mi c h e l s. Tendenzen des

italiani-schen Handels in östlichen M ittelmar.

La breve monografia contiene acute ed obbiet­ tive considerazioni circa la tendenza del com­ mercio italiano in Levanle. L ’ A. esam ina i m u ­ tam enti che i recenti avvenim enti m ilitari hanno prodotto e saranno per produrre, nelle relazioni commerciali fra l ’ Ita lia e il Levante e le con­ seguenze relative, facendo notare l ’ im portanza che nelle relazioni di questo genere ha assunto l ’elemento israelitico.

Dr. Ma x Bù c h e l e r. — Der Kongostaat. Leo­

polds I I 0. R oscher and-Co-Zurich & Leipzig,

pag. 484.

(7)

delle successive modificazioni del regime leo- poldino e delle vicende politiche e diplomatiche. In tutta l ’opera e specialm ente in questa se­ conda parte, si nota la diligenza nel riferire sugli argom enti controversi ed u n a lodevole im p ar­ zialità.

Th e Ne t h e m a n d s Bank, 1912-1913. — Beport presented by thè presid en t a n d G ommissairies.

Amsterdam S artorius. 1913, pag. 46.

Dal rapporto del presidente della Banca Neer- landese, si rileva l ’enorme progresso di questa Banca che nell’esercizio chiuso al 20 giugno 1913 aveva realizzato un utile netto di fr. 6,467,535.90, che ha permesso un dividendo di fr. 122 per azione, pienam ente confermato dal rapporto dei com m issarii.

G. Lic ci a r d e l l i-Ga l a t i o t o. — Lo S ta to nei ra p ­ p o r ti tr a capitale e lavoro. Catania, G iannotti

Ed., 1913, pag. 170. L. 3.

Con m anifesta conoscenza d ell’argom ento l ’A. attraverso una logica stringente ed un ragiona­ mento lucido, arriv a alle conclusioni, dalle quali si può dissentire, sulle quali si può discutere, ma alle quali si è trascinati da u na specie di fascino che scorre attraverso a tu tte le pagine. Non si può dire che sia totalm ente originale nella trattazione, la quale risente ancora della scuola dalla quale l ’A. ha tratto gli insegnanti. Afferma egli che i germi della futura legisla­ zione del lavoro stanno nel nuovo contratto col­ lettivo, il più im portante rapporto economico fra le classi lavoratrici ed il capitale. E lo Stato, non intervenendo nei dettagli della vita econo­ mica, nè sostituendosi al libero sforzo d e ll’ in i­ ziativa individuale, e nemmeno con la d iretta e rigorosa tutela economica delle classi lavora­ trici, può contribuire alla migliore destinazione sociale o riuscire alla pacificazione tra capitale e lavoro, solo guardando con sim patia le forze organizzate che sorgono da ogni lato nel seno delle Società e togliendo o riducendo le cause che possono ostacolare lo sviluppo, od appli cando il diritto ai nuovi movimenti, quando siano diventati rapporti comuni ed universali. La r iu ­ nione della libertà individuali in libere Asso­ ciazioni in cui possono rim anere libere, formano il futuro sociale, secondo l ’autore, il quale con­ clude sagacem ente e logicamente.

JL¡’E c o n o m i s t a p e r p o r s i i n g ra d o di

m eglio so d isfa re a i d e sid e ri dei su o i lettori h a aperto u n ufficio p ro p rio d i ra p p re se n ta n za i n R o m a , 11 P ia z z a Venezia.

Bilancio consuntivo della gestione 1912-13

d elle F e r ro v ie d ello S ta to

Da qualche giorno l ’Amministrazione delle ferrovie dello Stato ha rassegnato ai M inistri dei Lavori Pubbltci e del Tesoro il resoconto consuntivo della gestione 1912-13.

Le entrate complessive, escluse quelle even­ tuali che nel precedente 1911-12 erano state di ■m ilioni... 567,070 toccarono nel 1912-13 milioni . . . 595,985 con aumento di milioni . 28,915 dovuti essenzialm ente per mil. 16 circa ai viag­ giatori.

Mil. 10 circa alle merci.

Le spese ordinarie, complementari ed acces­ sorie, che nel 1911-12 erano state di mil. 547,760 nel 1912-13 toccarono » 576,678

con aumento di » 28,918

cosicché l'avanzo dalle entrate d e ll’esercizio che nel 1911-12 era stato di milioni . . 19,310 nel 1912-13 fu di » . . 19,307

Il bilancio di assestam ento prevedeva un v e r­ samento al tesoro di milioni 38,000 ottenuto coll’avanzo dalle entrate di milioni 30,500 e col prelievo della riserv a di milioni 7,500, sotto condizione che il prezzo del carbone avesse a rib assare fino al costo che si ebbe nel 1910-11, cioè anteriorm ente alle note cause che fecero rialzare il costo dei carboni alle m iniere e m an­ tennero elevatissim i i noli di trasp o rto dall’ I n ­ g hilterra a ll’ Italia. Ma il sopraprezzo del car­ bone occasionò invece n ell’esercizio 1912-13 una maggiore spesa di circa milioni 19,500: cosic­ ché, senza l ’ influenza di q uesta causa eccezio­ nale il bilancio del 1912 13 sarebbe stato in grado di versare al tesoro i milioni 38,000 p re ­ visti senza ricorrere ad alcun prelievo dalla r i­ serva e sostenendo altre ingenti spese eccezio­ nali delle quali si d irà in appresso. Ma siccome nel 1911, coll’approvare gli oneri risu lta n ti dalla legge n. 310 del 13 aprile circa il m iglioram ento di trattam ento del personale (che nel 1912-13 im portarono una spesa di oltre 31 m ilioni, com­ pensata solo in parte da circa 9 milioni di so- vratasse) si convenne di su ssid iare il v ersa­ mento al Tesoro dato d a ll’avanzo delle entrate con prelievo della riserv a nella m isura d i:

mil. 11,500 nel 1911-12 » 7,500 » 1918-13 » 3,750 » 1913-14

così il versam ento al Tesoro pel 1912-13, com­ prese le entrate eventuali, supererà solo di poco i mil. 27.

(8)

664 L’ ECONOMISTA 19 ottobre 1913

cedente esercizio, i resu ltati del bilancio si p re ­ sentano assai soddisfacenti a chi scenda ad e s a ­ m inare quali furono gli oneri tu tti che n ell’eser­ cizio 1912-13 vennero sostenuti d a ll’azienda fer­ roviaria e tenga conto di quelli che non sta a ll’A m m inistrazione di modificare.

Le spese ordinarie d ’esercizio nel 1912-13 ascesero a mil. 461,752; in queste spese sono compresi m il. 33,563 per m iglior trattam ento al personale in dipendenza della legge s o v ra s ta ta del 13 aprile 1911, di altre posteriori conces­ sioni e per completam ento di indennità causa il terrem oto del 1908, e sono pure compresi mil. 19,561 per sovraprezzo del carbone. Le spese com plem entari ascesero a mil. 27,190. Le spese accessorie am m ontarono a mil. 87,737 ; in queste spese sono com presi mil. 4,887 p a­ gati in seguito alla risoluzione della vertenza relativa alle tratten u te fatte alle Fabbriche N a­ zionali di m ateriale rotabile oltre a mil. 73 per interessi ed am m ortam enti sui fondi forniti dal Tesoro per provvedere ed a lavori e prov­ viste di rotabili.

Nel 1911-12 le spese di esercizio toccarono 446,117 m ilioni com presi 25 mil. dovuti ai m i­ glioram enti al personale concessi dalla legge 310- 1911, mil. 7,800 per rincaro del carbone e mi­ lioni 8,000 per saldo riparazioni di rotabili ese­ guite negli esercizi precedenti. Le spese com­ plem entari fin-ono di m il. 26,361 e quelle acces­ sorie di m il. 75.292.

Gii oneri eccezionali compreso quello dovuto al personale per indennità relative al terrem oto furono d i:

m ilioni 25.745 nel 1912-13 e di » 15.800 » 1911-12

L ’avanzo proprio d ell’esercizio indipendente­ mente cioè dalle cause eccezionali ora accennate, deve essere considerato nella m isura di : mil. 35,110 — 19,310 = 15,800 nel 1911-12

» 45,052 — 16,307 = 25,745 » 1912-13 Onde u n m iglioram ento di circa mil. 10 ve­ rificatosi nel 1912-13 n e ll’andam ento di quelle spese di esercizio che è dato a ll’ A m m inistra­ zione di regolare accompagnato d a ll’ inclusione fra le spese ordinarie di esercizio di mil. 8,243 di m aggiori spese relative al trattam ento del personale dovuta al pagam ento del dividendo sulle economie, a m aggiori gratificazioni ed a m iglioram enti concessi n ell’autunno del 1912.

L ’andam ento finanziario dell’A m m inistrazione, d a quanto venne esposto, non solo appare av­ viato verso un progressivo e notevole m iglio­ ram ento, m a dim ostra altresì di aver potuto in

gran parte bilanciare l ’onere eccezionale, avu­ tosi nel 1912-13, di mil. 25,745 risultando il versam ento al Tesoro dim inuito di soli mil. 11 rispetto alla previsione di mil. 38.

La Banca l'Italia ed II suo [apitale

la Is s a di rispetto ed il Fondo straordinario di riserva

Capitale. — L ’a rt. 1 d ell’atto bancario del

10 agosto 1893, n. 449 fissò il capitale nom i­ nale della Banca d ’Italia in 300 milioni, diviso in 300,000 azioni nom inative da L. 1000 cia­ scuna, e stabilì che entro sei mesi d alla p u b ­ blicazione della legge il capitale versato dovesse essere portato a m ilioni 210.

Inoltre, con l ’art. 2 della legge stessa si d i­ spose che ove l ’Is titu to , al term ine dei 14 anni entro i quali doveva rid u rre la circolazione, non avesse un capitale corrispondente al terzo della circolazione consentitagli, avrebbe dovuto dim i­ nuirla in proporzione entro tre mesi, e si de­ terminò che u n ’apposita Commissionò dovesse valutare, prim a della scadenza del detto term ine, 11 capitale della Banca.

Successivam ente, con la convenzione stip u ­ lata fra il Governo e la B anca d ’Italia in data 30 ottobre 1894, e approvata cnn regio decreto del 10 dicem bre 1894, n. 533, convertito nella legge 8 agosto 1895, n. 486, si richiese agli azionisti il versam ento, non più tardi del 31 d i­ cembre 1895, di lire cento per azione ; di g u isa che, di fronte al capitale nom inale di 300 m i­ lioni, il versato dovesse essere di 240 m ilioni, con un distacco quindi di due anziché di tre decimi.

Il versam ento di 30 m ilioni, che ebbe sp e­ cialmente per iscopo di rafforzare e rinvigorire la situazione d ell’Istitu to , venne deliberato d al­ l ’assem blea stra o rd in a ria degli azionisti del 7 gennaio 1895 e fu regolarm ente effettuato nel term ine stabilito.

Con l ’art. 7 della convenzione stessa, poi, si dispose ancora una svalutazione di 30 milioni del capitale della Banca, per cui il nom inale si ridusse a milioni 270 e quello versato a 210.

(9)

A ltra identica svalutazione venne stabilita con l ’art. 1 della convenzione 28 novembre 1896, ed approvata d a ll’assem blea strao rd in aria degli azionisti del 17 marzo 1897 ; per cui il capitale nominale d ell’Ie titu to si ridusse, come è a ttu a l­ mente a milioni 240 e quello versato a m i­ lioni 180.

Q uesta seconda svalutazione ebbe per fine, insieme ad altre provvidenze, di estinguere il debito in conto corrente del Credito fondiario della cessata Banca Nazionale verso la Banca d ’Italia ; e poiché il detto debito era compreso fra le operazioni im m obilizzate o non consentite dalla legge, le medesime furono ridotte di al­ trettan to im porto, avvantaggiando così la si­ tuazione della Banca che si trovò liberata di una somma corrispondente di attiv ità non li­ quide.

Queste svalutazioni — che, come si disse, produssero di conseguenza la riduzione del ca­ pitale nom inale da 300 milioni a 240 milioni, ripartito in 300,000 azioni da L. 800 ciascuna, e di quello versato da 210 a milioni 180 — non ebbero la loro ripercussione sul lim ite della circolazione, non solo perchè con l ’a rt. 1 della convenzione 28 novembre 1896 si stabilì che la svalutazione in detto articolo indicata sarebbe avvenuta senza pregiudizio dei lim iti della c ir­ colazione concessi d a ll’articolo 2 della legge 10 agosto 1893, n. 449, ma ancora perchè con l ’a rt. 14 della legge 3 marzo 1898 venne abro­ gata la citata disposizione dell’atto bancario del 1893 che fissava il rapporto tra capitale e circolazione.

Nei riguardi al capitale, la convenzione del 30 ottobre 1894 faceva alla Banca un altro ob­ bligo, quello, cioè, di lim itare la distribuzione degli utili agli azionisti fino a L. 40 per azione, dovendo ogni a ltra eccedenza andare ad au­ mento del fondo ordinario di riserva.

Ed anche a questo obbligo la Banca si u n i­ formò, anzi operò in modo di lim itare il divi­ dendo a somma molto al disotto del lim ite s ta ­ bilito dalla convenzione. In fatti dopo le L. 15 assegnate agli azionisti nel 1894, il dividendo fu di L. 17 nel 1895, di L. 18 dal 1896 fino al 1905, di L. 20 nel 1906, di L. 30 nel 1907, dì L. 38 nel 1908 e di L. 41 solo nel 1909, cioè dopo com piuta la mobilizzazione. Ed anche successivam ente, sebbene fosse cessato l ’accan­ tonam ento annuo di 6 milioni, l ’A m m inistra­ zione fu molto parca n e ll’assegnazione degli utili ripartibili, avendo avuto cura di rafforzare di preferenza la situazione patrim oniale d ell’I­ stituto con la costituzione di tem poranee riserve, a cui poter ricorrere in caso di eventualità con­

trarie (1) per non far subire al dividendo cam ­ mino a ritroso, o per non assoggettarlo a forti oscillazioni, con ripercussione sul credito della Banca.

Inoltre l ’a rt. 17 della convenzione 28 novem ­ bre 1896, approvata con regio decreto 6 dicem ­ bre 1898, n. 517, convertito nella legge 17 gen­ naio 1897, n. 9, allo scopo di risarcire gli azionisti dei sacrifizi fatti per risanare l ’Is ti­ tuto, stabiliva che quando la B anca avesse sod­ disfatto puntualm ente agli obblighi delle vigenti leggi bancarie e delle convenzioni, avrebbe avuto la facoltà di rim borsare agli azionisti i 30 milioni versati in osservanza della citata convenzione 30 ottobre 1894. Questo rim borso di una p arte del capitale, debitam ente accertato a forma d e ll’a rt. 2 della legge 10 agosto 1893, non poteva incom inciare, se non dopo il quin­ dicesimo anno di vita deil’Istitu to e per non più di 6 m ilioni all’anno.

Di questa disposizione la B anca non solo non si valse, ma con la convenzione stipulata tra il Governo e i rappresentanti dell’Istitu to il 29 no­ vembre 1908, approvata d a ll’assem blea stra o r­ dinaria degli azionisti del 16 dicem bre successivo e dalla legge del 24 dicembre stesso anno, n. 723, dichiarò di non volerne far uso, prefe­ rendo di avere u n a situazione patrim oniale finanziariam ente e m oralm ente più forte (2).

Massa di rispetto. — Oltre agli impegni a s ­

sunti dalla Banca con le accennate convenzioni per quanto rig u ard a il capitale, essa aveva pure, per disposizione d ell’art. 182 del codice di com­ mercio e per disposizione sta tu ta ria , l ’obbligo di prelevare annualm ente dagli utili non meno di un ventesim o di essi per form are la m assa di rispetto, sino a che questa avesse raggiunto il quinto del capitale sociale.

Anche a tale obbligo la Banca non solo si è uniform ata, ma ha anzi accelerato la formazione di questo fondo fino al lim ite statu tario , perchè alla fine del 1908, avvantaggiandosi di u na plusvalenza dei residui delle a ttiv ità dei cessati Istitu ti, a ttrib u ì alla m assa di rispetto stessa molto più di un ventesimo, cioè L. 1,215,834.63. Tale riserv a salì così da 42 milioni e mezzo, quale era al 1° gennaio 1894, a 48 m ilioni. E ssa — fatta astrazione dei 30 m ilioni, assegnati come fondo di dotazione d ell’Azienda fondiaria, e delle L. 500,000 assegnate come fondo di do­ tazione del Credito agrario per il Lazio — era

(t) Art. 65 dello Statuto della Banca approvato con regio decreto 18 marzo 1909, n. 138.

(10)

JL

666 L ’ECONOM ISTA 19 o tto b re 1913

impiegata in titoli di Stato o garantiti dallo Stato, vincolati fino alla somma di 1. 12,277,228.93 (capitale nominale) come cauzione per le rice­ vitorie provinciali.

Senonchè è proposito d ell’ A m m inistrazione della Banca, allo scopo di rid u rre le immobi­ lizzazioni costituite dai titoli vincolati per le cauzioni delle ricevitorie provinciali, di sostituire le cauzioni in valori mobiliari con iscrizioni ipotecarie sugli immobili ad uso di ufficio, e di costituirà dei medesimi un impiego obbligatorio delia m assa di rispetto, liberandosi così, g ra ­ dualm ente, di un im porto corrispondente di ti­ toli, da p assare fra quelli della scorta legale, i quali possono venire realizzati (1).

Riserva straordinaria. — Nè l ’A m m inistra­

zione, per ciò che rig u a rd a la guarentigia del suo capitale, si è lim itata alla difesa voluta dal Codice di Commercio e dallo S tatuto, ma volle costituirsene anche una ulteriore.

Infatti, m entre con la convenzione 29 novem­ bre 1908, approvata con la legge 24 dicembre successivo, n. 723, l ’A m m inistrazione della B a n ­ ca dichiarava, come sopra si è detto, di non far uso della facoltà considerata d a ll’art. 7 della convenzione del 30 ottobre 1894 — quella cioè di rim borsare gli azionisti dei 30 milioni ver­ sati in osservanza della convenzione medesima — conveniva pure, allo scopo di m igliorare le con­ dizioni del bilancio negli esercizi venturi e di rafforzare m aggiorm ente la compagine patrim o­ niale ed economica deH’Islitu to , di procedere, con la metà delle plusvalenze effettivamente ac­ certate, alla costituzione di una « riserva stra o r­ d in aria » intangibile sino a tutto il 1923, d e ­ stinando a questo fondo i prim i 10 milioni delle accennate plus-valenze. I secondi 10 milioni ven­ nero destinati al fondo, costituito con l ’a ltra metà delle plus valenze suddette, per le pensioni agli impiegati della Banca iscritti presso le Casse di previdenza dei cessati istitu ti.

Inoltre si stabilì che le plus valenze u lte rio r­ mente accertate accertate sarebbero di anno in anno assegnate per m età alla detta riserva e per m età a ll’accennato fondo.

In tal modo la riserv a strao rd in aria dal 1908 si accrebbe, per effetto delle successive assegna­ zioni, fino a raggiungere, al momento della ispe­ zione, l ’im porto di L. 12,025,000.

Nè si a rre ste rà a q uesta somma, perchè, se­ condo una rigorosa valutazione fatta dalla Banca dei residui delle attiv ità dei cessati isiitu ti, si calcola su di una ulteriore plus-valenza di 20

(1) Vedi Relazione all’assemblea straordinaria degli azionisti del 30 marzo 1912.

milioni, metà della quale deve, per l’accennata disposizione, essere destin ata alla riserva s tra o r­ dinaria, che di conseguenza sa rà mano mano aum entata.

E ssa oggi, insieme alla m assa di rispetto, forma una somma com plessiva di 60 milioni corrispondenti ai due decimi non ancora versali dagli azio n isti; dimodoché si può dire che la Banca ha elevato il capitale proprio ed effettivo degli azionisti, sul quale poggia la m assa delle operazioni, a 240 milioni versati.

Dalle accennate risultanze si può concludere — q u an d ’anche oggi fosse in vigore la rigida disposizione d ell’a rt. 2 d ell’atto bancario del 1893, che imponeva agli istitu ti di rid u rre la circolazione loro consentita, se nel termine dei 18 anni non avessero un capitale o un p a tri­ monio corrispondente al terzo della circolazione stessa — che la Banca non sarebbe colpita dalla detta disposizione, perchè tra il capitale e la massa di rispetto, (milioni 180 -f- milioni 48) e quindi anche senza la riserv a strao rd in aria, essa avrebbe un patrim onio superiore al terzo della su a circolazione norm ale di 660 milioni.

La decadenza agricola della Grecia

Uno studio in teressan te sul grave problem a della depressione agricola di cui soffre la Grecia è quello recentissim o di un econom ista inglese, Maurice Thom pson, di cui si occupa largam ente la stam pa ellenica.

Il governo già da tempo si occupa a ttiv a ­ mente per m igliorare le condizioni agricole del paese. F ra le leggi più recenti prom ulgate in Grecia in m ateria d ’ag ricoltura, una, in modo speciale, m erita di essere segnalata, quella del 1912, sulla costituzione di stazioni agricole sperim entali presso i m onasteri. Questa legge stabilisce che in tu tti i m onasteri del paese debbano essere form ati e coltivati dei campi modello, che debbono servire di esempio per gli agricoltori che dim orano nelle prossim ità del convento ; così pure i m onasteri sono incaricati di diffondere tra gli agricoltori gli elementi della tecnica agricola m oderna, a mezzo di conferenze e con distribuzione di opuscoli.

La Grecia h a molto bisogno di u n ’in ten sa azione dello S tato, in m ateria di ag ric o ltu ra ; sarà quindi di grande u tilità per il paese, se l ’azione già com inciata sarà continuata. Le condizioni agricole della Grecia variano n o te ­ volmente da d istretto a d istretto ; si può dire però generalm ente che l’ag rico ltu ra in Grecia attra v e rsa un grave periodo di depressione.

(11)

Le cagioni di questo stato di cose sono pa­ recchie : il suolo in m olti punti non è molto fertile : l ’acqua è scarsa, e sarebbero necessari dei grandi lavori d ’irrigazione ; d ’a ltra parle, i sistemi di coltura sono ancora molto prim itivi, e Ano a pochi anni fa si può dire che le impo­ ste gravassero quasi esclusivam ente sulle classi agricole. Le comunicazioni sono insufficienti ; mancano buone strade, e i trasporti sono poco frequenti e poco rapidi.

La depressione agricola è in grandissim a parte dovuta alla forte emigrazione m anifesta­ tasi in Grecia in questi ultimi anni. È vero che una forte emigrazione si è avuta in tu tti gli Stati balcanici, ma essa è sta ta molto più rile vante in Grecia, che non altrove, e specialmente nella Grecia m eridionale e centrale ; nel Pelo­ ponneso e specialm ente n ell’Arcadia, in cui l ’a­ gricoltura è più depressa che non altrove, la grandissim a parte della popolazione adulta ha lasciato il paese per gli Stati Uniti d ’Ame­ rica.

Questa forte emigrazione ha accentuato ancor più la depressione agricola, in modo che in a l­ cuni punti del paese i campi sono stati com­ pletamente abbandonati.

I greci em igrano generalm ente n e ll’età dai diciassette ai venticinque anni, e si occupano generalm ente nelle rivendite di fru tta, negli a l­ berghi, nelle ferrovie e nelle aziende agrarie; in alcuni luoghi, come a P ash u a, nel New-Hampshi- re, essi hanno costituito delle vere e proprie colonie greche, che vivono secondo i propri costum i e le proprie abitudini. E ’ diffìcile accertare le somme di danaro risparm iate dagli em igranti greci e spedite o portate in patria. Nel 1902 le somme spedite per posta dagli em i­ granti in Grecia, am m ontarono a 70.000 fran ­ chi ; nel 1904 a 700.000 ; nel 1905 a 1.795.000: nel 1909 a 13.700.000 franchi.

Gli effetti della recente guerra sulle condi­ zioni agricole della Grecia non si possono an ­ cora esattam ente valutare.

La marina mercantile greca

Sebbene il regno di Grecia non abbia più di 2,750,000 ab itanti, non vi sono che quattordici S tati i quali abbiano una m arina superiore. I pregressi della m arina a vapore, in special modo, sono interessanti nel paragone cogli altri Stati.

La tabella seguente m ostra appunto che la Grecia supera anche la Norvegia.

Stati 1873 1883 1898 1908 1911-12 (migliaia di tonnellate nette) Inghilterra 1,716 3.823 6,737 10,355 10,784 Germania 142 346 1,017 3,328 2,911 Norvegia 29 77 394 841 1,091 Francia 201 444 502 802 942 Italia 54 112 265 556 677 Russia 46 98 214 483 440 Grecia 3 26 87 291 407

Q uesta ta b ella m e rita di essere m editata sotto

un altro punto di vista, poiché m ostra la effet tiva prevalenza che gli altri Stati avevano sulla Grecia. Nel 1873 la m arina a vapore Ellenica era inesistente, ed ancora nel 1883 una buona parte dei suoi navigli era dedicata al trasporto dei viaggiatori. La concorrenza colle altre m a­ rine non ha propriam ente cominciato che dopo questa data.

Gli arm atori greci hanno una tendenza sempre più m arcata a comprare grandi navigli ; e ciò costituisce u na d( Ile ragioni del loro aumento rapido di tonnellaggio.

Le alte quote della criminalità in Italia

Da uno studio del sen. Garofalo, che il nuovo giornale I Tribunali Penali rip o rta, sulla rela­ zione annuale dei Procuratori Generali nei 20 d istretti di Corti di Appello del Regno, si ap­ prende che nel 1911 la deliquenza è in aumento nei d istre tti di Milano, Venezia, Ancona, To­ rino, Bologna, Calabria, Napoli, si m antiene stazionaria in quelli di M essina e di A quila, e dim inuisce in quelli di Siracusa, T rani, Sarde­ gna, Palermo.

Nel 1911 furono denunciati ai P retori ed ai P rocuratori del re 755.048reati, dei quali 245.241 contravvenzioni, e 509.807 delitti.

Dal 1866 al 1911 la popolazione del Regno è aum entata a ll’incirca di un sesto m entre i d e ­ litti sono più che raddoppiati, come addim ostra la seguente tab ella:

anni delitti 1886 236.067 1889 314.361 1890 411.656 1895 450.808 1896 499.160 1897 511.795 1899 412.111 1911 509.807

(12)

668 L ’ ECONOMISTA 19 ottobre 1913

di 821.700 ! Nello stesso anno i giudisii per omi­ cidio furono 1373;

I reati di sangue segnano u n ’altissim a quota. Dal 1906 al 1910 si ebbe una media annuale di 2620 omicidii, m entre in F rancia, con una popolazione maggiore di quasi 5 milioni di ab i­ tan ti, nello stesso periodo, si ebbero soltanto 624 omicidi. Nella sola provincia di Palerm o che conta poco più di due milioni di ab itan ti nel 1911 si ebbero 698 omicidi, m entre a L o n ­ d ra che conta quasi 7 milioni di abitanti nel 1907 non si ebbero che 19 omicidi, e nel Veneto che conta oltre 3 milioni e mezzo di abitanti nel 1911 se ne ebbero 70.

II delitto di omicidio segna per vero una lieve dim inuzione: da 3106 nel 1902, siamo scesi a 2662 nel 1907, ed a 2620 nel 1911. Al con­ trario le rapine, ? ricatti, le estorsioni aum en­ ta n o : da 3672 nel 1902 siamo saliti a 4127 nel 1907 ed a 4208 nei 1911.

I furti subiscono lievi oscillazioni. Sono 138.564 nel 1902 ; 136.028 nel 1907 ; 137.567 nel 1911.

A ttualm ente in Ita lia ogni 100 mila ab itan ti si hanno 1521 delitti.

Sarebbe utile uno studio finanziario che cal­ colasse la spesa che lo Stato deve sostenere per la lo tta contro il delitto : spese di giustizia, di giudici, di agenti della forza pubblica, di car­ cerieri e di carcerati. Le centinaia di milioni necessari forse sarebbero meglio im piegate in altre forme di lo tta contro il delitto che non siano quelli delia repressione.

La pesca delle seppie nelle acque di Bari

Per la pesca delle seppie che assume una

speciale importanza nel « Compartimento ma­

rittimo di Bari » il ministero di Agricoltura,

industria e commercio fece eseguire qualche

anno fa una speciale inchiesta da una commis­

sione presieduta dal compianto prof. E. H. Gi-

glioli. Sopravvennero poi varie domande da

parte dei pescatori di Manfredonia, Barletta e

di altre prossime marine ed il Ministero riportò

la questione dinanzi alla Commissione Consul­

tiva della pesca nello aprile 1912; in vista però

delle nuove istanze si ritenne opportuno di

far procedere ad una ricerca complementare.

Nella stagione propizia di quest’anno fu

inviato in quel compartimento il dottor Ge­

sualdo Police, della Regia Università di N a­

poli, il quale, coll’assistenza delle Autorità

marittime e dei membri della Commissione com­

partimentale di pesca potè compiere nuove

e precise investigazioni, proponendo uno schema

di regolamento, che sarà fra giorni pubblicato

negli atti della Commissione consultiva della

pesca.

Il nuovo regolamento si compone di 27 a r­

ticoli e in buona parte riproduce quello del 907.

Delle nuove disposizioni sono specialmente no­

tevoli le seguenti : a ciascun Municipio litoraneo

del circondario di Barletta, potrà essere con­

cesso, previa domanda, un tratto di mare di

misura doppia di quella di una delle zone as­

segnate ai pescatori.

Oltre che con le «vorle » la pesca potrà es­

sere fatta con la « fiocina » e con piccole « reti

a strascico ». Le reti dovranno avere la lun­

ghezza massima di metri 66 (passi 36), col

permesso in caso di mareggiata, dell’aggiunta

di « zampannare » lunghi 32 metri (passi 12)

altezza massima m. 6.50 (3 passi e mezzo)

lunghezza minima di una maglia da nodo

a nodo cm. 2.

Pel comune di Barletta il limite di pesca

è così modificato « dalla foce dell’Ofannòne

lapide; posto nella cala di S Francesco».

Vien nominata una commissione che deve

essere composta; del capo dell’Ufficio di Porto

di un consigliere comunale, d.i un pescatore

anziano, coadiuvati da un perito agrimensore

e da un marinaio di porto. Questa commis­

sione procederà allo svolgimento di tu tte le

operazioni inerenti alla pesca delle seppie fis­

sate dal regolamento. Il consigliere comunale

sarà designato dalla giunta municipale del

luogo, Il pescatore anziano sarà eletto dagli

altri pescatori con alcune modalità che il re­

golamento prescrive.

lift Commissione ha specifiche competenze

circa l’assegnazione delle zone che son divise

fra pescose ed impescose; il diritto esclusivo

di pesca si estende fino ad un miglio dalla costa

(m. 1853). Quando le zone risultano inferiori

di 100 metri di larghezza per il gran numero

dei pescatori ammessi, allora le zone si asse­

gnano per coppia di barche. Queste non a-

vranno il diritto di pescare se non nel litorale

assegnato al Comune cui appartengono, tranne

se nel litorale dell’altro comune limitrofo viene

anche esercitata la pesca. Chi ha il comando

della barca deve dimostrare di aver esercitata

la pesca delle seppie per tre campagne conse­

cutive, e le persone dell’equipaggio oltre a

non essere inferiori ai 14 anni devono essere

iscritti marittimi di la e 2a categoria e avere

acquistato almeno quattro mesi di esercizio

di pesca.

La lunghezza delle barche non deve mi­

surare meno di 4 metri ne più di metri 6.70

(26 palmi) le barche dovranno essere condotte

dal titolare della licenza ed essere equipaggiate

con 6 persone compreso il conduttore.

Entro cinque giorni dalla consegna della

zona l’assegnatario deve prendere possesso di

essa altrimenti su tale zona verrà aperta l’asta

nell’Ufficio di Porto in presenza della Commis­

sione, e dei pescatori ammessi alla pesca delle

seppie. Il ricavato dell’asta verrà ripartito fra

gli equipaggi delle barche ammesse. Se l’asta

resta deserta è dichiarata libera, e potranno

pescarvi i pescatori non ammessi al concordo

senza però l’uso delle reti. Lo Stato cossispon-

derà delle indennità a tu tti i componenti la

Commissione per le spese occorrenti:

Riferimenti

Documenti correlati

Queste concessioni, in origine limitate al­ l’anno 1899, vennero prorogate nel 1900 con­ sentendo alla Banca che, fermo il limite com ­ plessivo di 6 milioni per

Parole d’oro e di non dubbio conforto per chi, senza voler guardare oltre i confini del nostro paese, lo ama e gode della prosperità e del be­ nessere cui

Per quanto riguarda poi la parte tecnica e scientifica l’Ufficio della pesca ha gettato già le linee dell’inchiesta in una ampia relazione, dalla quale si rileva

E che in gran parte siano state le Casse di Risparmio ad influire sullo sgravio della pro­ prietà rurale lo si può rilevare dalle statistiche. Il che significa

I problemi fondamentali della finanza, come sin dal suo tempo aveva bene intuito l'acuta mente di Davide Ricardo e come più di recente scrisse l'Edgeworth (1) sono : 1) quello

La questione della emigrazione al Brasile si dibatte con qualche vivacità in questi giorni in maniere diverse. La Commissione italiana inviata dalla Federazione Nazionale dei

Ci è lecito piuttosto, a questo punto, pro­ porci un quesito, il quale porta già im pli­ cita la soluzione : che cosa accadrà il giorno nel quale l’Istituto

Date le condizioni sociali dei paesi latini non è possibile pensare che avrebbe buona fortuna un suggerimento diretto a saltare ad d irittu ra il pe­ riodo storico