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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.40 (1913) n.2045, 13 luglio

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L’ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FIN ANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN T E R E S SI P R IV A T I

Anno XL - Voi. X

l

IV

Firenze Roma, 1 3 Luglio 1 9 1 3

N. 2 0 4 5

SO M M A R IO : L’ Istitu to Nazionale delie A ssicurazioni e le condizioni di polizia — La pesca m arittim a in d u ­ striale, E. Z. — La nuova legge Belga sulle Società Commerciali, II. — Le condizioni del m ercato mone­ ta n o in In g h ilterra — R IV IS T A BIBLIO G RA FIC A : [0. E. Ebertund - 0 . Scheuer, Bibliographisches Jahrbuch fü r deutse lies Hochschulwesen - Emilio Gebhabt, L es siècles de Bronze - Louis Paul, L e travail d a m le monde romain, J ] — Relazione del Ministero delle Finanze su ll’am m inistrazione finanziaria dello Stato -

S tatistica della crim in alità in Italia — 11 prim o bilancio delle A ssicurazioni Sociali in In g h ilterra - La produzione ed il consumo d ii grano nel mondo - Produzione e consumo dello zucchero nel mondo —

N O T IZ IE F IN A N Z IA R IE : P re s tito Municipale di Dresda - Il tasso dello sconto nell’A ustria U ngheria - Nuove Agenzie della Banca Commerci ile - 72 milioni di m utui della Cassa Depositi e P restili - L’aum ento delle tariffe sulle linee di navigazione dello Stato - Credito Fondiario del Banco di Napoli - Le tasse sui con­ tr a tti di Borsa - Biglietti falsi in Portogallo — MERCATO MO N ETA R IO E R I V I S T A OELLE BORSE PR O ­ S P E T T O , QUO TA ZIO N I, VA LO RI, CAMBI, SC ONTI E S IT U A Z IO N I BANC A R IE .

L’istituto Nazionale delle Assicurazioni

e le condizioni di polizza

III.

Allo scadere del primo semestre del re­

gime creato dalla legge 4 aprile 1912, perii

monopolio delle assicurazioni sulla vita, le

cifre presentate dall’Istituto Nazionale danno

un complesso di produzione diretta di quasi

150 milioni, che, paragonati alla produzione

complessiva di milioni 133, ottenuta in un

semestre dalle 65 compagnie, che esercitavano

lo stesso ramo in Italia nel 1911, anno abba­

stanza normale nei riguardi di questa l'orma

di attività, rappresentano un pregevole risul­

tato, abbenchè nella produzione delle Com­

pagnie sia contemplata la sola perfezionata.

Poiché delle 65 private imprese, soltanto

22 circa hanno ceduto l’esercizio del ramo

vita, e non le maggiori, mentre sono rimaste

sul mercato compagnie che erano preceden­

temente conosciute fra le più forti, si può

facilmente dedurre che i ’tstituto Nazionale

ha cominciato già ad assorbire anche buona

parte di quella produzione che, sotto altro

regime, sarebbe entrata nel portafoglio delle

imprese tuttora rimaste sul mercato.

Questo asserto trova conferma anche nel

paragone di un semestre 1911 e di quello

1913 sulla produzione di tre delle compagnie,

che oggi più si adoperano alla conquista

degli affari.

Si ha infatti in cifre arrotondate:

1911 1913

semestre semestre

Assic. Gen. di Venezia 25.292 000 8.882.000

Riun. Adriat. di S icu rtà 14.704.000 7.299.000

Com pagina L a Milano 7.247.000 4.672.000

Dalle cifre del 1913 però Va tolto il 40 per

cento che, come è noto, passa per legge nel

portafoglio dell’Istituto Nazionale ; nella d if­

ferenza si avrà la reale produzione propria

delle Compagnie, la quale, in paragone a

quella di due anni innanzi, che se fu, come

abbiamo detto, normale, non fu nemméno però

delle più floride, mostra una diminuzione im­

pressionante.

Dunque nella lotta svoltasi finora fra le

imprese private e l’Istituto Nazionale, quelle

hanno evidentemente e considerevolmente

perduto terreno, nel campo della legalità; e

facciamo questa lieve riserva, poiché esu le­

rebbe dalla nostra indagine, per rientrare

in quella del procuratore del re, se ne fosse

il caso, lo stabilire la produzione di contrab­

bando, che, quantunque certamente trascura­

bile, costituisce nondimeno sempre un serio

e non proporzionale pericolo, al quale alcune

Compagnie private vogliono cimentarsi, anche

col rischio di perdere la licenza di esercizio

per il decennio e di produrre un irrepara­

bile danno agli assicurati ignari, che si la ­

sciano allettare.

Abbiamo voluto dapprima precisare le re­

ciproche posizioni di fatto nei riguardi della

L’opera, lasciata dall’autore, completa anche nelle conclu­ sioni, uscirà fra breve in edi­ zione nitida ed accurata.

(2)

A

434 L ’E C O N O M IS T A 13 luglio 1913

produzione dell’Istituto Nazionale e delle im ­

prese private, al line di avanzare più sicura­

mente qualche considerazione sui termini

della lotta, che, vogliamo dirlo subito, ci

sembra sterile, perchè, mentre si va combat­

tendo con qualche calore, con notevole di­

spendio e con un certo detrimento delle ga­

ranzie degli assicurati, dal gruppo degli

interessi privati, appare innegabile che da

parte del pubblico il contendente che dovrà

soccombere è stato ormai designato in modo

chiaro. E vediamo il perchè debba e possa e s­

sere cosi.

È naturale pensare che quelle imprese, le

quali hanno creduto di accettare il regime

di concessione per un ulteriore esercizio d e ­

cennale, abbiamo preventivamente studiato

e calcolato il piano e le basi, sulle quali im ­

perniare la loro eventuale vittoria, o magari

soltanto il loro vantaggio, perchè sciocca ed

incomprensibile verrebbe ad apparire una

concorrenza, basata soltanto sul ripicco e

sul dispetto.

Scomparso il campo di contesa fondato,

nei tempi di libero esercizio, sulla solidità

dei bilanci, inquantocbè l’ Istituto Nazionale

si presentava con una garanzia insuperabile,

quella dello Stato; scartato il campo delle

tariffe, perchè anche qui l ’ Istituto opponeva

le sue rate più miti, rimaneva non più un

campo, ma un solo campicello, entro il quale

spiegare tutte le armi e misurarne la lu n ­

ghezza; fu questo ravvisato nelle condizioni

di polizza.

Può essere opportuno qui ricordare, a ti­

tolo di chiarimento, che l ’ Istituto Nazionale,

quando si predisponeva a formulare le sue

condizioni di polizza, si trovava ad averne

dinnanzi ben 65 tipi diversi, quante erano

le compagnie allora esercenti in Italia, senza

contare le estere. E’ noto che le compagnie

di assicurazione usavano, non sempre, ma

sovente, porre nelle loro polizze, a scopo di

concorrenza e ciascuna per conto proprio, le

clausole più svariaLe ed attraenti, più appa­

riscenti di liberalità, più generose di facili­

tazioni, ancorché talvolta rese addirittura

nulle per effetto di altre disposizioni larvate

o meno evidenti.

Impossibile quindi, anche con un criterio

di largo e sano ecelettismo, raccogliere in ­

sieme, sia pure soltanto le vere e buone li ­

beralità che le compagnie singolarmente o f­

frivano; le polizze dell’ istituto sarebbero

diventate in questo caso un volume ingom­

brante di clausole, nelle quali la liberalità

avrebbe anche spesso fatto ombra alla serietà

ed ad una ragionevole prudenza.

Da un criterio ecclettico’'sì, ma consen

taneo alla sicurezza, alla brevità ed alla mo­

ralità dei patti contrattuali, è risultata la

polizza dell’Istituto Nazionale, che trova però

il pregio principale nell’essere onesta, nel

l’essere sincera, nel non avere formule am

bigue o subdole, nel non contenere promesse

di consistenza dubbia o ingannevole

E’ naturale quindi che, ponendo a confronto

le franche e succinte clausole, contenute nella

polizza dell’Istituto Nazionale, con quelle delle

65 compagnie, si possano, per effetto di p a ­

ziente indagine, trovare alcune isolate condi­

zioni apparentemente più liberali in queste

che in quella, il che non toglie però che ne!

complesso e nell’ insieme il contratto offerto

dall’ente statale si presenti migliore e più

scevro da pericoli. D’altra parte poi sarebbe

anche facile portare esempi nel senso contrario

e mostrare, sempre con singoli confronti, che

l’ Istituto'N azionale ha in qualche clausola

superata la liberalità della compagnia X o Y.

Ma una tale indagine, non porterebbe, allo

stato presente e quando già le cifre che ab­

biamo sopra esposte stanno di per sè a su f

fidente prova del giudizio che il pubblico

ha saputo fare sulle due qualità di merce

che gli vengono offerte, alcuno specifico van­

taggio.

Ci è lecito piuttosto, a questo punto, pro­

porci un quesito, il quale porta già im pli­

cita la soluzione : che cosa accadrà il giorno

nel quale l’Istituto Nazionale modificherà,

come nessuno potrà impedire e come ci con­

sta sia anzi nella imminenza di fare, le sue

condizioni di polizza, per renderle ancor più

liberali, eliminando precisamente quelle d if­

ferenze sulle quali le imprese private hanno

credulo di poter basare e sostenere la loro

concorrenza attuale?

Riteniamo superfluo il formulare una ri­

sposta, ma vogliamo invece confutare una

obbiezione che potrebbe esserci opposta. Po­

tranno alla loro volta le compagnie, auto­

rizzate all’esercizio decennale, modificare con

tendenza di liberalità le loro attuali condi­

zioni di polizza? Rispondiamo: occorrerà in

primo luogo vedere se, a tenore della legge

vigente, un tale atto sarà veramente di facile

esecuzione ; ma supposto che possa, durante

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13 luglio 1913

L’ ECONOMISTA

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il decorrere del decennio, essere autorizzata

dalla competente autorità l’attuazione di tale

desiderato, bisognerà pure tener conto di

quell’arresto automatico che le liberalità dei

patti contrattuali trovano nei precìsi limiti

stabiliti dal calcolo matematico. Non v ’ ha

chi non sappia che la scienza attuariale im ­

pone ferme e solide barriere, l’oltrepassare

le quali può essere pericoloso per assicura­

tori ed assicurati, altrettanto quanto può e s­

sere saggio il toccarle, senza varcarle. Po­

tranno quindi mai essere le compagnie pri

vate le prime a toccare quelle barriere o non

piuttosto sarà riservato all’ Istituto Nazio­

nale il privilegio di ben assestare i suoi con

tratti sui precisi lim iti precostituiti dalle ta­

vole attuariali?

Evidentemente la lotta odierna si com ­

batte con armi impari e con effetti già ri­

spondenti alla diversità delle armi, ond’ è

che rimane confermato l ’appellativo di ste­

rile col quale abbiamo creduto di qualifi

caria, pur avendola voluta chiamare, a titolo

di onore, lotta, per non umiliare di troppo

il topo, che ambisce ad ogni costo misurare

le sue forze col leone.

Avremo occasione di ritornare su ll’ ar­

gomento, quando potranno essere note le

nuove condizioni di polizza dell’ Istituto Na­

zionale.

I.

Quasi tu tte le forme di attiv ità economica se­ gnano in Italia un bel progresso ; l’agricoltura, l ’o rtic u ltu ra, l ’ i n d u s t ria m anifattrice nei suoi cento ram i, il commercio d ’ esportazione. L a pesca invece no, q u a n t u n q u e la tradizione ne sia an tich issim a e il n o stro paese ab b ia oltre 7000 chilometri di coste marittime. Il tecnicismo ne è rim asto sta zionario , m entre d a per tu tto si è an d a to perfezionando, e la s u a p ro d u ttiv ità è scarsa.

Nell i n d u s t ria della pesca ci su p e ra n o non solo i principali paesi d ’ E u ro p a e gli Stati Uniti d America, ma anche il Giappone. Siamo rim asti inferiori perfino alla Spagna.

Di q u es ta condizione di cose, veram ente s t r a n a presso u n popolo cbe dà oggi ta n te prove di risveglio operoso, è utile stu d iare le cause e i rimedi. Ed è di buon au g u rio vedervisi accin­ gere qualche., serio studioso, con la rgo corredo di cognizioni e con p raticità d ’ in te n ti e di

me-todo. Il titolo che abbiam o posto in fronte a questo articolo è quello d 'u n ottimo libro p u b ­ blicato pochi mesi fa d a un provetto uomo di mare, il com andante Carlo Somigli, colonnello nello Stato Maggiore della Riserva Navale : «edu­ cato dal mare, maestro impareggiabile, a l l ’ope­ razio ne dei fatti ed alla loro concatenata r e l a ­ zione ». Queste ultim e parole sono di un altro competente, A. V. Vecchi, più noto sotto lo pseudonim o di Ja ck la Bolina, il quale così conclude u n a s u a breve prefazio ne: « I l libro del Somigli è il primo che si occupi a u s t e r a ­ mente della pesca in Italia, non che delle r i c ­ chezze che si p o ssono carpire dal nostro mare per accres cere la p ro sp erità della n o s tr a te rr a ».

L ’au to re com batte e d istru g g e con buone r a ­ gioni il doppio pregiudizio che’la fauna m arina, s ta n te il grande sviluppo della pesca, p ossa im­ poverirsi ; e che le acque del Mediterraneo siano meno ricche di pesce /¿di quelle ‘dei mari del Nord. Lo sp o p o la m e n to 'd e l mare è un mito. I mezzi di pesca d ell’uomo sono infimi in p a r a ­ gone delie risorse del mare, il quale racchiude u n a inesauribile fauna mangereccia, senza mai palesare im poverimento. In q uanto al nostro mare, esso s ta a paro di qijalur.que altro per ab b o n d an za di pesce. Certo, nel Mediterraneo ed altrove si n o ta un impoverimento costiero, che va poi a benefizio delle zone d ’acqua più pro­ fo n d a; sicché il pesce si è spostato , allo n ta n a n ­ dosi di qualche chilometro, ma non è stato d i­ s tru tto . Il fatto è dovuto a cause div erse, al l’uso della polvere e della din am ite, del cloruro di calce, delie reti fìsse alla bocca dei corsi di acq u a, tutte pratiche darlbose, che hanno di­ s tr u tto mollo novellarne e impoverito la pesca degli a d u l ti; e nelle spiaggie densam ente a b i­ ta te è dovuto anche alla intossicazione delle acque mediante gli spurghi delle cloache e i rifiuti delle industrie. Ma più di tu tto è dovuto al pescatore di spiaggia, gran d is t ru tt o re , che lav o ra sempre sullo stesso fondo, impoverendolo, e che d ev asta i luoghi di fregolà, taglia e s r a ­ dica le praterie d ’alghe, d istru g g e gli in v e rt e ­ b rati, n u trim en to abitu ale dei pesci, e le larve e il novellarne, sem inando il deserto ovunque.

A ciò si potrebbe porre in p arte rimedio col proibire la pesca nelle i aie e negli e s tu ari in certi mesi d e l l’anno. Molte coste in tal modo si ripopolerebbero. Ma a parte questo, occorre s p i n ­ gere la pesca verso l ’alto mare, dove il prodotto è inesaurib ile. E i pescatori d ’altri paesi così fanno. Perchè i n o s tri n o ? Perchè in Italia la pesca è esercitata t u tt o ra u n icam en te coi velieri, m entre altrove già d a un pezzo si fa uso di pic­ coli piroscafi e di b arc h e a motore. Q uesta

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L’ ECONOMISTA

ferenza p o r ta seco, come o ra vedremo, t u t t a u n a serie di conseguenze, nelle quali la n o s tra infe­ riorità si m anifesta sotto tu tti i rispetti.

L ’au to re n o ta che in Italia, tra ie ar ti del mare, la pesca è la più m isera : e s sa è rim asta im penetrabile al progresso ed alla più elemen­ tare cu ltu ra, è straz ia ta d a l l ’u s u r a ed è a b b a n ­ d onata d alla tepida beneficenza dello Stato. La famiglia pescareccia è l ’unica, tra i lavoratori del mare, che l ’apostolato socialista ha tr a s c u ­ rato* tan to che non partecip a ai benefizi della Cassa Invalidi. L a m iseria morale e materiale del pescato re italiano, ap p e n a s u p e ra ta d alla s u a ignoranza, vieta l ’ i n d u s t ria lo ntano d alla costa. La pesca d ’alto m are non è es ercitata che ec­ cezionalmente e la g ran pesca mai. Coi battelli a remi e colle barche a vela bisogna seguire i c a ­ pricci del vento e del mare, quin di la pesca è scarsa, perchè i giorni utili nell’anno si rid u ­ cono di num ero, perchè per la s c a rs a velocità si perdono molte ore per rag g iu n g ere i luoghi di pesca e perchè pescando con poca velocità non si può raccogliere che in poco fondo, non oltre i s e s s a n t a m etri. In tali piccole barche non si può condizio nare il pesce subito cattu r ato vivo, nè co nservarlo igienicamente. Da noi la co ndizionatura si fa a te rra , senza preoccupa­ zione d ’ igiene elem enta re, al Nord la barca a m acchin a h a ghiaccio a bordo o camera refrige­ rante, e il p escatore vi conserva il pesce dopo averlo d ecapitato, sbuzzato e lavato. Da noi il ricupero della rete è fatto a braccia, al Nord è fatto d a un molinello a motore. 11 nostro pe­ scatore non può allo n tan arsi dal porto per n n b u t t a r via la s u a preda, Il pescato re d ’ Oceano va a coltivare zone d is t a n ti dal porto d ’arm a- mento ce n tin a ia e m ig liaia di miglia. Il nostro g etta le reti in lu oghi spazzati d a parecchi secoli, quello del Nord in fondali che n es su n o tentò

mai.

Oltre a ciò, le piccole barche nostrali rendono molto d u r a la vita al pescatore, non p r o c u r a n ­ dogli un comodo giaciglio pel riposo, nè un s i­ curo rip aro contro i m arosi. Il pescato re fa vita m is erabile perchè al servizio di arm a to ri che gli danno; u n a fragile b arca, im potente con la sola vela a pescare in fo ndaiT il pesce gro sso , fragile b a rc a che ap p e n a può tenere il mare per circa duecento g io rn i a l l ’anno, e che non d à sufficiente asilo o riparo al pescato re, se volesse allontanarsi maggio rm ente dal suo posto ; ed anche poiché gli a rm a to ri pagano il pescato re solo a quote di pesce pescato, rifacendosi degli anticipi dati nei molti giorni in cui non fu pos­ sibile la pesca. Al co n trario le Società di pesca, che ab b ondano in altri paesi, ricav an o forti g u a ­

13 sluglio 1913

dag n i, non o stan te che diano al p escatore b u o n a paga m ensile per t u tt o l ’an n o , che lo in t e r e s ­ sin o al lavoro col d arg li il 10 % del p rodotto della p ro p ria b arca, che lo as sicu rin o contro ogni in fo rtu n io , che lo facciano lavorare su barche comode, provviste di alloggio conforla- bile e di sicuro rip aro dai cattivi tempi, e che gli dia no un rancio sa n o e abbondante.

L ’esempio sarebbe d u n q u e d a im itarsi in I t a ­ lia. Occorre per altro u n a c e rta preparazione scientifica e pratica. Volere è potere, ma a co n ­ dizione di sapere. Perciò il com andante Som i­ gli, in b as e alla p ro p ria esperienza e a u n a q u indicina di pubblicazio ni in varie lingue, d a lui co n su ltate e m enzionate, p resen ta al lettore italiano u n tr a t ta te llo molto is tru ttiv o e co m ­ pleto s u lla pesca m a ri ttim a co n s id erata so tto l ’aspetto in d u striale. Le pro p o ste concrete a cui viene d a ultimo, si appoggiano alle nozioni d a lui p rim a esposte in a b b o n d a n za e con metodo.

Dopo un o sgu ard o alla p es ca in generale, a quella particolare del Mediterraneo e a quella d ell’Oceano, egli p arla dei vari modi che si ad o ­ perano per uccidere e condizionare il pesce, per conservarlo, per conciarlo con diverse m an ip o ­ lazioni, t r a t t a d ell’igiene dei p escatori e porge loro o pportuni consig li. A ccenna poi alla r i c ­ ch issim a v arie tà di specie dei pesci c o m m es ti­ bili, stu d i a i loro costum i, per d ir così, il modo di rip ro d u r s i, le loro m igrazioni, le p rofondità medie cui le principali specie risp ettiv am en te frequentano. I n te r e s s a n te è la descrizione dei maggiori porti pescarecci d ’E u ro p a , quella delle barche e loro attre z z a t u ra , dei grandi mercati di pesce, dello sm a ltim en to d ella pesca, o ssia d e ’ vari modi con cui in q u esto o quel paese se ne avvicina il p rodotto ai co nsum atori, t r a s p o r ­ tandolo velocemente e a c cu ratam e n te fino ai luoghi meno prossim i al mare. H anno speciale im p o rtan za economica le notizie sulle as so cia zioni tra pescatori e sui patti più in uso tra pescatori e arm ato ri.

Alcuni capitoli sono specialm ente dedicati alla pesca del to n n o , altri al com plesso dei sis temi di pesca praticati in Italia, in A u stria, in G er­ mania, in F r a u d a , in Norvegia, in R u s s i a , in Spagna e Portogallo, nel Giappone, nel Canada, negli Stati Uniti , al tr i, con m in utissim i p a r t i ­ colari, alle b arc h e sprcareccie moderne e alle loro m acchin e, altri fin alm ente alle applicazioni del freddo, cioè alle cam ere frigorifere per la conservazio ne del pesce, così a bordo come a te rra, e ai vagoni frigoriferi.

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L ’ECONOMISTA

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sommario. In un prossim o articolo però ci pro­ poniamo di riferire alcuni d ati di fatto n um e­ rici e d a ultimo, come conclu sione, ciò che se­ condo l ’au to re sarebbe il d a farsi, relativ am en te agevole d a un lato, provvido e r im u n e ra to re d all’altro.

E. Z.

Nell’articolo che qui sopra abbiam o avuto il pia­ cere di pubblicare, ed al quale siam o dolenti di non aver potuto dar posto prim a d’ ora, non sì poteva tener conto, perchè, al tempo in cui fu scritto , non ancora era uscita, della Relazione del dott. Carlo Paolucci, apparsa uel Bollettino del M inistero di A gri­ coltura, sui risu lta ti di un prim o esperim ento di pesca con battelli a vapore, svoltisi nella zona m arina di fronte ad Ancona. Quando pubblicherem o il secondo articolo sul libro del capitano Somigli, riassum erem o anche la Relazione del d o tt Paolucci (N. D. B.)

ha nuova legge belga

sulle Soeietà Commercili! 0 )

i i .

Continuiamo l ’esame delle principali modifica­ zioni che sono state ap p o rtate alla legge belga sulle società commerciali.

La legge antica stabiliva per il controllo delle operazioni delle società commerciali u n s is tem a che h a sovente mancato di rag g iu n g ere il suo scopo. Frequentem ente la inesperienza dei com m is sari, ai quali q u e s t a sorveglianza era confi­ data, im pediv a loro di compiere perfettam ente la loro mis sione. L ’articolo 55 della nuova legge ispirato al S istem a inglese e tedesco, le au t o ­ rizza a ricorrere, per effettuare il loro controllo, ai lumi di un terzo, che può essere anche estraneo alla società.

Q uesta facoltà è pertanto lim itata circa la scelta d ell’aiuto, che d o v rà essere gradito alla società o, in caso di disaccordo, des ig n ato dal presidente del trib u n a le di commercio. Lasciare, sotto q u esto punto di vista, ogni latitu d in e a l­ l’opera dei com m issari, sarebbe stato evidente­ m ente pericoloso. Ecco la espressione del nuovo testo, in m a teria : « I com m issari p o ssono farsi as sistere d a u n perito nel procedere alla v eri­ fica dei libri e dei conti della società. Il perito dovrà essere gradito dalle società. In m ancanza di accordo, il presidente del trib u n a le di com­ mercio, s u rich iesta dei com m issari notifica alla società la scelta del perito ».

Secondo la legge, il perito, del quale i com­ m issari possono richiedere il concorso, se m b re­ rebbe dovesse lim itarsi alla verifica dei libri e (1) V e d i Economista N . 2043, 29 giugno 1913.

dei conti. Nel corso della discussione alla Ca­ mera, un deputato h a rischiato, sotto forma di interruzione, che la perizia, potesse estendersi ad altri oggetti al di fuori della contabilità. Ma non è apparso che venisse dato alcun peso a q u e s ta affermazione, nè per app ro v arla, nè per co ntraddirla.

Al di fuori della contabilità propriam ente d etta vi so no infatti altri elementi che richiedono con­ trollo: ad esempio gli in ventarii. L’ inventario è sovente cosa capitale per le società in d u striali e commerciali, e l ’ in tervento di uno specialista, che ne debba n eces sariam en te essere un Cinta- bile, per verificare il valore delle esistenze, può essere altresì di g rande utilità.

L ’articolo 55 bis costitu isce u n a disposizione nuova, d es tin a ta a facilitare l ’esercizio della azione sociale contro gli am m in is tra to ri ed i com m issari in funzione. Secondo la a n t ic a legi­ slazione, il consiglio di am m inistrazione aveva so ltanto qu alità per esercitare la azione sociale. Ma la applicazione di q u es ta regola div eniv a es trem am en te difficile q uando si tr a t ta v a di te n ­ ta re contro gli am m in is tra to ri ed i com m issari in funzio ne l ’ azione di resp o n sab ilità prevedutà dagli altri articoli della legge. In questi casi, l’as sem b lea generale per g ara n tire la esecuzione della s u a deliberazione non aveva o rd in ariam en te altri mezzi che quello di revocare il consiglio ed incaricare il nuovo di iniziare le pratiche. Il nuovo articolo d isp e n sa le assem blee di r ic o r ­ rere a questo metodo. Esso dispone :

« L ’as sem b lea generale che h a deciso di e s e r ­ citare contro gli a m m in is tra to ri od i com m is­ sari in funzione l’azione sociale degli art. 52 e 55 può incaricare uno o più m a n d ata ri della esecuzione di q u e s ta deliberazione.

In rea ltà q u e s t ’articolo non risolv e che una q u es tio n e di procedura.

-L ’articolo 59 co n s acra u n a p ratica gene.ral- mente seg u ita in questi ultimi tempi.

« Q uando es istan o più categorie di azioni e la deliberazione d e l l’ as sem b lea generale è di ta le n a t u ra d a modificare i loro d iritti rispet tivi, la delib erazio ne dovrà, per I s s e r e valevole, riu n ire in ciascuna categoria le condizioni di presenza e di m aggioranza richieste per le m o­ dificazioni d a a p p o rta re allo Statuto.

È stato poi ag g iu n to al l’a rt. 61 il seguente paragrafo che pone fine ad u n a co n tro v e rs ia e che costitu isce u n a m is u ra parim enti equa :

(6)

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L’ECONOMISTA

13 luglio 1913

Il legislatore si è n a tu ra lm e n te molto preoc­ cupato dei bilanci, che debbono riflettere fedel­ mente la situazione delle società. Queste q u e ­ stioni h a n n o dato luogo, tanto alla C amera che al Senato a delle lu nghe discussio ni.M olti a v r e b ­ bero voluto, per a s s ic u ra re la chiarezza dei b i­ lanci, im porre un modello uniform e a tu tte le società. Si è saggiam ente rin u n ciato ad ad o ttare u n a regola cosi rigida che non avrebbe potuto evidentem ente applicarsi a tu tti i casi. L à nuova legge si lim ita ad esigere, indipendentem ente dalle an tich e prescrizio ni, che il bilancio indichi s e p aratam en te l ’attivo ed il passiv o, i debiti della so cietà verso se ste s s a , le obbligazioni, i debiti ipotecarii ed i debiti senza garanzia reale.

L a divisione d ell’ attivo non ci s em b ra p e r ­ fetta. Crediamo che l ’attivo disponibile non debba essere confuso co ll'attiv o realizzabile, perchè vi è fra questi due elementi una differenza che im p o rta di n o n perdere di vista. Ma la divis ione del passiv o, che stabilisce u n a distinzione fra i debiti o rd in ari e quelli g ara n titi, sfugge ad ogni critica.

Gli em endam enti te ndenti a far a llu n g are ancor più il bilancio con delle voci d e s tin a te a d are u n a idea e s atta degli elementi d e l l’attivo, sono, sta ti resp in ti. Quelli miranti ad im porre alle società l ’obbligo di p u bblicare la lis ta dei v a ­ lori del loro portafoglio h a n n o su b it a la s te s s a sorte. Una tale pubblicità potrebbe in fatti p o r­ t a re degli in convenienti. Nondim eno il legisla­ to re h a volu to che l ’azio n is ta si potesse ren ­ dere conto del portafogli in tu tti i suoi d e t ­ tagli.

le condizioni del mercato monetario od economico

IN IN G H ILT E R R A

In un recente ed in te res s a n te studio, lo S ta tis i rileva le condizioni anorm ali attu ali del mercato m onetario internazionale. Secondo il periodico tre cause h a n n o d eterm inato lo s ta to critico della situazione p r e s e n te : l ’attiv ità del commercio mondiale, il ritiro di capitali d a p arte della F r a n ­ cia, A u stria e Germania, e la diffidenza gene­ r a ta s i sul continente per la g u e rra balcanica. Q u esta c a res tia m onetaria continentale e gli sforzi dei banchieri a l l ’estero per pro cu rarsi del m e ­ tallo prezioso, giustificano am piam ente il livello elevato dello sconto ufficiale, che la B an ca d ’I n ­ g h ilterra h a dovuto m antenere al saggio, ecce­ zionale in q u e s t ’epoca d ell’an n o del 4 % %•

Preconizzando perciò le prospettive d e l l’av v e­ nire del m ercato m onetario lo S ta tis i continua: Si am mette generalm ente che i n o s tri clienti

abitu ali ci d o m an d eran n o , oro ta n to quanto l ’an n o scorso e che ne r is u l t e r à u n a seria penuria, la quale si ac cen tu erà ta n to più, in q u an to il Con­ tinente cerca di fortificare il suo incasso d ’oro. Ciò esige che esam iniam o le tendenze che si m a n i ­ festano. L a più significante consiste nel rib ass o delle materie prime. Certo, il rib ass o non s a rà universale, m a l o d iv e n terà se il nu m erario con­ tin u erà a rarificarsi e q u an to più le in d u s trie si a d a tte ra n n o a degli acquisti giorno per giorno, in luogo di compere a term ini mensili od a n ­ nuali. Alcuni articoli alim en tari ed alcune m a ­ terie prim e sono già fortemente rib as s ate e se le raccolte in corso si faranno sotto un regim e m onetario diffìcile, i prezzi del cotone, del g r a ­ no, e di altri prodotti agricoli declineranno s e n ­ sibilm ente, a meno che non si avveri u n a p o ­ v ertà di raccolti.

I corsi del grano, del g ran tu rco , dello zu c­ chero, del caffè, del caoutchouc, del rame, e di numerosi altri prodotti, sono già sensibilm ente inferiori a quelli d e l l ’anno scorso e se le altre materie prim e vengono a d im in u ire quando a r r i ­ veranno le altre raccolte, la d o m a n d a d ’oro, dei paesi p ro d u tto ri di m aterie alim e n tari e di m a ­ terie prime, p o tr à retrocedere an c o ra più accen­ tu atam en te. il che è a b b a s ta n z a probabile d a t a l ’a t tiv it à delle im portazioni nei paesi in q u e ­ stione, il che esige un aum ento delle loro espor­ tazioni co m p arativ am en te a l ’an n o scorso, di modo che non r e s te r à che u n b en tenue s u r p tu s per l ’acquisto d e l l’oro, anche tenendo conto dei nuovi prestiti.

Parecchi paesi in o ltre, e l ’ In d ia in p a rti c o ­ lare, non av ra n n o così g ran d e bisogno di oro q u an to negli ultimi due o tre anni. La q u a n t ità d ’oro m a n d a ta alle In d ie nel 1910 è s ta ta enorm e ed il paese se ne tro v a ab b o n d an tem en te p ro v ­ visto, ta n to per la su a circolazione q u an to per gli altri impieghi.

Un rib ass o sulle materie pri ..e ed alim entari aggiunto a gran d i im portazioni, in debolirà a s s ai il potere d ’acquisto d ell’ India, le importazioni della q uale so no a u m en ta te nel primo trim e ­ stre 1913 di più di 5,000,000 di sterlin e, m entre esportazioni si accrescevano di 1,000,000 di sterline s o lt a n to ; circpstanza che fa già d im i­ n u ire l ’ invio d e l l’oro in India.

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L’ ECONOMISTA

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Gli invii di oro in Egitto obb ed iran n o alla stessa legge, variando essi ab itu alm en te colla raccolta e coi corsi del cotone.

F orse la regolatrice del mercato monetario q u e s t’an n o s a rà l ’America del Nord. E s s a h a poco d o m andato di capitali a l l ’estero l ’ anno scorso, ed è evidente che quando la nuova rac colta di cotone s a rà s t a t a esp o rtata, e che lo invio di prodotti agricoli toccheranno il loro pieno, l ’America tire rà su 1’ Europa.

Ma d a t a la situazio ne degli Stati Uniti è poco probabile che le cose vadano cosi, m entre è più probabile invece che le disponibilità a m eri­ cane p as s eran n o a l l ’acquisto di titoli e che la Am eric a non d om anderà oro nel prossim o autu n n o . D: più il Segretario del Tesoro am ericano d i ­ spone di u n incasso metallico enorme e se si decide di venire con esso in aiuto al commercio nazionale ed internazionale, non a v r à che d a a u m en ta re i suoi depositi nelle casse nazionali. Q u alunque c"isi m onetaria s a rà quindi evitata in a u tu n n o .

In so m m a è d a credere che i grossi arrivi di nuovo oro, la diminuzione di invii alle Indie, e la m e s s a in circolazione di u n a p arte del grande incasso del T esoro am ericano, a t t e n u e ­ ranno a s s ai, se non eviteranno del tutto, la ri- strettezza m onetaria intensa che si teme forte­ mente p er l’autunno.

R

i v i s t a

B

i b l i o g r a f i c a

O. E. Ebkrtund, 0 . Sc h e u e r. — Bibliographisches

Ja h rb u ch fiir deutsches Hochschulwesen. 1912,

W ien un d Leipzig. B. Nechfolger a pag. 250. Quali sforzi abbiano fatto gli a u to ri di q u e s ta racco lta bibliografica lo si com prenderà contando che gli articoli di bibliografia sono 5180. È vero che alcuni di essi sono ripetuti in due parti d istin te, per o ttem perare al piano meto ­ dico u sato e che è as s ai pratico ; d ’a ltra parte molti sono anche i numeri bis ed i supplementi alle bibliografie. Noi non cercherem o se q ualche cosa d ’im portante sia potu to sfuggire alla ricerca degli au to ri, tanto più che negli anni futu ri una qu alch e eventu ale om is sio ne p o tr à essere rim ediata. Quello che possiam o dire è che l ’o­ pera ci sem bra concepita eccellentemente e non meno bene eseguita, e che es sa re n d e rà dei s e r ­ vizi preziosi, tantoché è da a u g u r a rs i che ne possa ès sere co n tin u ata la pubblicazione reg o ­ larm ente.

Emilio Ge b ha r t. — L es siècles de Bronze. 1913, Parigi, Bloud, fr. 3,50 - pag. 310.

L ’op era po stu m a di Emilio G eb h art si accre­

sce sempre ; egli in fatti h a lasciato degli ammi rato ri che si credono in dovere di raccogliere tu tt i gli articoli scritti d u r a n te la s u a vita nei giornali, e di m etterli nuovam ente sotto gli occhi dei lettori, con dei titoli ad effetto, ma meno esatti. Sebbene il libro si intitoli Les siècles de

B ronze, vi si trovano argom enti di soggetto ben

div erso, quali : « Le ju i f e r r a n t ita ien ». « Une nouvelle traduction de l ’Enfer de D a n t e » . « Le .R oi de la Mer morte ». Il volume non può e s ­ sere letto, anche dalle persone colte e sagaci, che con- precauzione e con tutte le riserve. L ouis Pa u l. — L e tra v a ti d ans le monde ro-

m a in . 1912, Alcan, Parigi, fr. 5 - pag. 416.

C hiaro nella esposizione, prudente nelle con­ clusio ni, l ’opera di P aul L ouis mette facilmente al corrente s u ll’ im p o rtan te soggetto lettori e stu diosi. Non vi si tro v eran n o delle viste nuove, ma nep p u re di quelle esagerazioni inquie ta nti sul capitalism o e s u lla g rande in d u s t ria che d an n o ad alcuni libri contemporanei un tono più p arad o ssale che scientifico.

Circospetto senza scetticismo, l’au to re sa al bis o g n o astenersi dal concludere e non si fa r ig u ard o di se g n ala re le o sc u rit à delle d o c u ­ mentazioni e le contraddizioni degli statistici.

J.

Relazione del Ministero delle Finanze

sull'ammlninlstrazione finanziaria dallo Stalo

È s t a t a pubblicala la relazione s u ll’andam ento d e l l’A m m in istrazio ne finanziaria dello Stato che il Ministro delle F inanze p rese n ta ogni anno al P arlam ento.

In u n a breve prefazione F o n . Ministro scrive che il volume in parola, rispecchiando il m e ra ­ viglioso e costante pro g resso del no stro b ila n ­ cio, contiene gli indici più convincenti e sicuri del rifiorire di t u t t a l ’economia nazionale. Lo spontaneo e rigoglioso in cremento nel gettito delle imposte esistenti h a permesso allo Stato di attin g e re alle r is o r s e o rd in arie d ell’erario b u o n a parte delle so m m e occorse per la con q u is t a dei nuovi possedim enti africani : e questo fatto è di per sé solo tan to eloquente, che b as ta a ren d ere m em orabile anche nella sto ria della n o s t r a finanza l ’esercizio a cui la relazione si riferisce.

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L’ECONOMISTA

13 luglio 1913

L. 2,017,321,015.64 delle quali furono effettiva­ mente riscosse L. 1,990,765,653.91. Le p rev i­ sioni quindi, furono su p e ra te per la cospicua som m a di L. 78,516,731.90 dagli accertam enti e per lire 51,961,370.17 dagli introiti effet­ tivi. E però d a av v ertire che alla su in d icata som m a di L. 1,990,765,653.91 r a p p re s e n ta n t e le riscossio ni si debbono aggiungere altre lire 38,361,204.95 riscosse nello stesso esercizio 1911-12, m a sui resid ui di quelli precedenti, di tal chè l ’a m m o n ta re complessivo delle risco s­ sioni eseguite n ell’esercizio scorso viene ad ac ­ crescersi fino alla som m a di L. 2,029,126,858.86, con u n au m en to rispetto al precedente esercizio di L. 49,926,391.91.

Le en tra te complessive vanno r ip a r tit e fra i vari cespiti che h an n o concorso a produrle, nel modo se g u e n te : Demanio L. 33,279,934.91 ; Im ­ poste dirette L. 498,464,703.37 ; T a s s e sugli af­ fari L. 318,519,444.85; Im poste di consumo L. 622,830,3 85.24; P rivative L. 517,671,185.54.

Al miglioram ento delle previsioni per com­ plessive L. 78,516,731.90 concorsero tutti i d i­ versi gruppi di cespiti e pro p riam en te : il De­ manio per L. 1,169,575.07; le Im p o ste dirette per L. 14,273,157.36 ; le T ass e sugli affari per L. 66,003,216.41 ; le Im p o ste di consum o per L. 24,403,731.87 e le P riv a tiv e p e ’ L. 22 m i­ lioni 667,051.19.

' Se però tutti i div ersi gruppi delle en tra te co n trib u iro n o nel loro complesso a d eterm inare il su d d etto m ig lioram ento delle previsioni, allo in crem ento degli accertam enti n ell’ esercizio iu p aro la in confronto con quelli d e l l’esercizio p r e ­ cedente concorsero so la m e n te : le Im poste dirette per L. 19,683,833.91 ; le T ass e sugli affari per L. 16,710,512 ; e le P rivative per L. 18.358,870.23; m e n tre vi rim asero inferiori il Demanio per L. 2,149,952.43 e le Im poste di consum o per L. 23,864,648.65.

L a relazione poné poi in evidenza le ragioni a i'e quali d ebbono as criv ersi le differenze più notevoli verificatesi in au m en to , od anche in dim inuzio ne negli ac certam en ti d e l l’ esercizio 1911-12 m essi in confronto con quelli d e l l’es er­ cizio precedente.

L a più rilevante di tali differenze è q u ella di oltre 37 milioni di lire, conseguitasi in d im i­ nuzione sul prodotto dei dazi di confine c a u ­ s a ta in g ra n d is s im a p arte dal m in o r dazio di importazione del grano per effetto d e l l’ a b b o n ­ d an t e raccolto nazio nale, e della riduzione del dazio sul petrolio nonché d alla m iuore e n t ra ta di circa 4 milioni di lire, verificatasi sul p ro ­ d o tto del dazio sullo zucchero, per effetto del- l ’a u m e n ta ta produzio ne nazionale.

Nel gettito delle Imposte dirette si ottenne il sensib ile aum ento di oltre 19 milioni di lire, dovuto al sempre crescente sv iluppo d ell’ a t t i ­ vità edilizia e per 16 milioni circa al l’aum ento della ricchezza mobiliare.

L ’aum ento di circa 16 milioni di lire o t t e n u ­ tosi nel p rodotto delle T as s e su gli affari o ltre­ ché al n at u ra le e pro g ressiv o in crem ento del ce­ spite è d o vuto anche agli effetti delle leggi 23 aprile e 13 luglio 1911.

Infine l ’incremento nei proventi delle P riv a ­ tive, nella q u as i s u a to ta lità e cioè per oltre 17 milioni di lire, deve as criv ersi prin cipalm ente al m aggiore consumo del tabacco in relazione al l’au m en to della popolazione.

La relazione pone in rilievo il fatto che a l ­ l ’au m en to complessivo degli accertam enti h a n n o co n trib u ito in m assim a, i cespiti che, per la loro n a t u ra , sono in tim am en te connessi allo svol­ gimento norm ale d ella vita economica della N a ­ zione e sono perciò il più sicuro indice della sempre crescente su a p ro sp erità.

Dopo aver accennato ai resid u i su lla com pe­ tenza d ell’esercizio 1911-12, che ascesero alla com plessiva som m a di L. 26,555,957,73 e che ra p p re s e n ta n o so ltan to 1 ’ 1,31 per cento della en tra ta acce rtata , e alla e n t ra ta com plessiva dello Stato che venne a c ce rtata in L. 2,949,070,077,85, la relazio ne si occupa delle spese del Ministero delle F in an z e n ell’esercizio in p aro la che, p re­ viste in L. 351,352,052,19, rim a sero accertate in L. 349,263,674,46.

In un u ltim o capitolo della relazione si fa un confronto fra la e n t r a t a e la sp e sa totale della * A m m inistrazione finanziaria d u r a n te gli ultimi 23 esercizi. Da q u esto confronto si rileva che, prescindendo dalle oscillazioni interm edie, la e n t ra ta è cresciu ta del 57,21 per cento e i a sp e sa del 70,24 per cento e che il rap p o rto fra la spesa e la e n t r a t a dal 15,96 per cento che era nell’esercizio 1884 85 è salito n ell’ultimo e s e r ­ cizio al 17-31 per ceùto.

Statistica della criminalità in Italia

L ’Ufficio di S tatis tic a del Min. di G iu stizia h a pubblicato il I II Voi. della S ta tis tic a della Cri­

m in a lità per l ’an n o 1908.

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L’ECONOMISTA

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delitti, preveduti nel Codice penale e nel Codice di commercio.

Sono però date som m arie notizie anche per i

prosciolti.

N ella Introduzione sono r i a s s u n ti ed esposti i principali dati contenuti nelle tavole. Ciò p re­ messo per intelligenza dei lettori, ecco alcune cifre :

Prosciolti. — R isulta che i prosciolti dai d e­

litti suindicati con decisione definitiva p a s s a ta in giudicato n ell’anno furono 291,007 dei quali 96,792 in sede di is t ru tt o ri a e 194,215 al di- battimento.

C ondannati. — I condannati in complesso

furono 148.968; però in q u e s ta cifra (come in q uella dei prosciolti) ogni in div iduo è com putato ta n te volte q u an te furono le decisioni che lo concernono, p as sate in giudicato nel corso d el­ l ’anno; contando invece u n a sol volta ogni i n ­ dividuo, anche se le decisioni che lo rig u ard an o furono parecchie, r i s u l t a che il nu m e rò effettivo degli in d iv id u i condannati nel 1908 fu di 136,694. La maggior p arte delle notizie rip o rt a te nel v o ­ lu m e si riferisce a questi in dividui condannati. D ap p rim a essi sono stu d iati in relazione alla form a del procedimento, alla p en a inflitta, alle circostanze che accom pagnarono 1’ esecuzione dei delitti e alle cause che influirono s u l l ’ im ­ p u ta b ilità e s u lla pena. P articolari notizie sono date sui delitti com messi dagli indiv idui con­ d a n n a ti nel 1908 nelle città aventi più di 100 mila ab itan ti. Successiv am ente tu tti questi co n d a n ­ nati sono stu diati nelle loro q u alità p erso n a li (sesso, età, stato civile, occupazione, precedenti penali) ; speciali indagini sono compiute sui m i­ norenni, sulla co n d a n n a condizionale, s u lla ub- briachezza.

D elitti commessi, — I delitti, pei quali seguì

co ndanna nel 1908 (ciascuno dei quali è com­ putato tante volle q u an te furono i condannati che parteciparono alla su a esecuzione) furono 167,609; mettendo in relazione q u es ta cifra con q uella degli individui condannati r i s u l t a che l ’a t ­ tività d elittu o s a m edia di ciascuno di q u es ti fu di 1,23; l’a t tiv il à delittu o s a media dei co n d a n ­ nati per delitti commessi nelle grandi città r i ­ s u lta invece di 1,31.

Pene inflitte. — L a maggior p arte dei con­

d a n n a ti riportò la reclusione come p ena unica o principale (100,035 pari ai 73,19 % del totale dei condannati) ; 13,250 furono condannati alla d etenzione(9,70 % ), 23,331 alla m u lta (17,06 %) e 67 a l l ’ergastolo; 4 furono gli erg asto lan i ai quali venne a u m e n ta ta la d u r a t a della seg reg a­ zione cellulare.

Circostanze e cause. — Del totale dei co n d a n ­

n ati nel 1908 il 4,45 % (pari a 6,080 ind.) era colpevole di delitto tentato o mancato ;

il 21,61 % (29,544) aveva commesso il d e ­ litto in concorso di a l t r i ;

il 52,74 % (76,550) ebbe d i m i n u i t a l a pena per il concorso di u n a o più cause.

D all’esame singolo di queste risu lta che venne riconosciuta come ca u s a dim inuente :

la in ferm ità di mente, pr. 1,419 individui (0.98 %) del tota le dei condannati ;

la ubbriachezza per 6,458^(4,46 %); l’eccesso^scusabile e per 525 (036 %); la provocazione per 9,864 (6,20 %); la minore età per 33,623 (23,17 %); le atten u a n ti generiche per 34,237 (23,57 %); le d im inuenti specifiche per 19,221 indivi­ dui condannati (p ari al 13,24 % del totale dei condannati).

Q ualità personali. — a) Sesso. —- Dei 136,694

individui co n d a n n ali^ n ell’an n o 1908 r i s u l t a che circa il 1 8 , 2 8 % (e cioè 24,987) erano di sesso femminile, percentuale lievemente inferiore a quella degli anni precedenti.

b) E tà . — D istinguendo i condannati s e ­

condo le varie categorie di età, come si u s a per questi studi, r i s u l t a che la categoria più num e­ ro sa, rispetto al tota le dei condannati è quella dai 30 ai 40 anni ; seguono i condannati dai 21 ai 25 anni e quelli dai 40 ai 50; rispetto alla popolazione della s te s s a e t à più num erosi sono i condannati dai 18 ai 21 anni.

I m in orenni condannati nel 1908 furono com­ plessivam ente 36,896 (pari al 26,26 % del totale dei condannati), dei quali 3,128 dai 9 ai 14 anni, 155,355 dai 14 ai 18 e 17,415 dai 18 ai 21. Uno speciale capitolo n e l l’ultimo titolo della i n t r o ­ duzione, oltre numerose e interessanti notizie sui m inorenni, specificandone il (sesso, l ’età, il grado di is truzione, i precedenti penali, sempre in relazione ai delitti commessi.

c) S ta to civile. — Circa il 54 % dei con­ dan n ati erano celibi o nubili, circa il 42 % coniu­ gati e il 3,48 % vedovi.

Ben div erse sono però le percentuali rispetto alla popolazione dello stato civile, poiché i 4,640 vedovi co n d an n ati, corrispondono a circa 221 ogni 100,000 a b itan ti vedovi, m entre la percen­ tu ale dei coniugati è di circa 475 e q uella dei celibi o nubili di circa 858. Questo capitolo si chiude con uno stu d io sullo stato di filiazione e di figliolanza dei co n dannati, stu dio originale che crediamo n o n abbia riscontro in a l tr a s t a ­ tis tica ufficiale.

d ) Occupazioni. — Lo stu dio delle occupazioni

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alla solita distin zione (agricoltu ra, i n d u s t ria e commercio) le altre tre a categorie speciali ( a d ­ detti ai bassi servizi pubblici e privati, impie­ gati, liberi professionisti, capitalisti, pensio­ n ati, ecc.) altre occupazioni ignote. Si offrono poscia dati di g rande interesse per alcune delle principali singole occupazioni o profes­ sioni, sep aratam en te a seconda del s e s s o : chiude q u esto capitolo uno stu dio su lla condizione del co n d a n n ato (se padrone o dipendente). Volendo spigolare fra i d ati concernenti q u es ta materia, di g rande interesse per gli studiosi, si rileva,

per i co ndannati d i sesso m aschile, che gli oc­

cupati nell’ag ric o ltu ra, m entre sono più della metà del totale dei condannati n ell’an n o (52,34 per cento), presentano di fronte alla popolazione della stessa occupazione u n a percentu ale (circa 950 ogni 100.000 abitanti) meno elevata di quella offerta dai macellai : (circa 204 ogni 100,000 abitanti) dagli esercenti mestieri girovaghi: (circa 2040, dagli addetti ai bassi servizi pubblici e priv ati (circa 1506) ; dai com mercianti (circa 1208); dai sarti e calzolai (circa 1068): la per­ centuale min ore è d a t a d a i liberi professio nis ti, scu lto ri, pittori ecc. (circa 350 ogni 100,000 ab i­ tanti).

(C ontinua)

IL PRIMO BILANCIO DELLE ASSICURAZIONI SOCIALI

In Inghilterra

Un voluminoso « Blue Book » pubblicato in

questi giorni fornisce i particolari del primo

bilancio annuale delle assicurazioni sociali in

Inghilterra, assicurazioni la cui obbligato­

rietà ha cominciato ad aver vigore dal primo

luglio dell’anno scorso.

Per effetto di questa obbligatorietà il nu­

mero totale delle persone che oggi si trovano

assicurate contro le malattie raggiunge i quat­

tordici milioni di individui, a cui vantaggio

sta un fondo di circa venti milioni di Sterline

(ossia mezzo miliardo di lire), amministrato

da 236 Comitati di assicurazioni dai quali di­

pendono 18.584 medici, 200 sanatori tuber­

colotici, 189 spacci farmaceutici.

Nel periodo ricoperto dal rapporto gover­

nativo il valore totale dei contributi indivi­

duali degli operai e dei padroni è salito a oltre

dieci milioni di sterline, rappresentate da circa

350 milioni di francobolli speciali, che vengono

settimanalmente affìssi sulle cartoline posse­

dute da ogni lavoratore. Lo Stato ha contri­

buito da parte sua con altri tre milioni di ster­

line, e siccome i sussidi emessi in questo primo

anno di esistenza non hanno raggiunto i quat­

tro milioni di sterline, gli assicurati dello Stato

posseggono attualmente una somma disponi­

bile di oltre dieci milioni di sterline.

Giudicando da questo primo bilancio si do­

vrebbe concludere che l’assicurazione operai

si è potuta effettuare in Inghilterra senza ag­

gravio sensibile per lo Stato; tuttavia un giu­

dizio in proposito non potrà essere emesso

clic negli anni avvenire, quando cioè tutti gli

assicurati saranno entrati nel pieno godimento

dei loro diritti, godimento il quale non viene

ottenuto che dopo sei mesi di appartenenza

di ciascun individuo alla rispettiva Società o

Agenzia di Stato.

Per quanto riguarda la cura e la prevenzione

della tubercolosi il rapporto nota che circa.

20 mila persone hanno, in questo primo eser­

cizio, beneficiato sia della cura in sanatori

privati, sia di speciali visite e medicamenti

in casa propria. Per di più i risultati fin qui

ottenuti inducono la Commissione a far voti,

perchè il beneficio del sanatorio gratuito venga

esteso non soltanto agli assicurati, ma anche

alle loro famiglie e alle persone da essi dipen­

denti, iniziando così un movimento verso l ’e­

stinzione completa dei focolai tubercolotici

che abbondano sovratutto nelle grandi città

e fra le classi più povere.

Il rapporto rileva infine come l ’agitazione

promossa dalla classe medica contro le essi-

curazioni obbligatorie sia completamente fal­

lita, giacché il novanta per cento dei medici

che si erano rifiutati di servire lo Stato por

la cura degli assicurati, ha invece spontanea­

mente accettato di farlo, permettendo così nella

maggior parte dei casi ai singoli individui di

continuare a servirsi del proprio medico, senza

alcun aggravio di spesa.

Infine il sussidio versato dallo Stato ha con­

tribuito a rinsaldare la compagine finanziaria

di molte Società di mutua beneficenza, che erano

in condizioni poco fiorenti, cosicché lo Stato,

pur avendo aperto le sue casse a tutti coloro

che desiderano assicurarsi presso di lui, non ha

esercitato alcuna indebita concorrenza con le

Società private e queste hanno potuto risor­

gere più rigogliose di prima, costituendo degli

enti finanziariamente robusti e prosperosi.

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L’ ECONOMISTA

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peculio p er la v ecchiaia la ric o m p e n s a della s u a v i t a d i lavoro.

La piodirang ed II consumo del grano

noi mondo

Di questo in te res s a n te argom ento si occupa, nell’ « Economiste Européen », Edmond T h ery e, in special modo, per ricercare le cause d ell’a u ­ m ento costante dei prezzi del grano sui p rin ci­ pali mercati del mondo, aum ento che r i s u l t a da q u es to specchietto :

Prezzi

medii decennali Aprile

1881-90 1901-10 1913

Parigi, per Quint. , fr. 24.55 22.60 28.80

Liverpool 20.08 16.94 20,57

Berlino 22.66 23.49 26.03

Budapest 27.22 22.41 22 64

New-York 18.50 16.71 18.36

Q uesta tavola d im o s tra che il rialzo fra i prezzi praticati al principio del mese di aprile è di fr. 6.20 per q u intale a P arigi ; di 3.63 a Liverpool ; di 2.54 a J B e r l i n o ; di 1.65 a New Y ork e di 0.23 a B udapest.

Com unque possa prevedersi per l’avvenire e te nuto anche conto delle circostanze di c a r a t ­ tere locale, che spiegano le differenze fra un mercato e l ’altro, è certo che il rialzo dei prezzi del grano è generale così in E u ro p a che in A m e­ rica e n ell’Estrem o Oriente. Il che induce a chie­ dersi se l ’au m en to della produzione mondiale no n sia superato d a l l ’aum ento della popolazione consum atrice. In F ran cia, dove l’au m en to della popolazione ru ra le, che consum ava p rim a della segala, del g ran tu rco ecc., m angia o r a pane di frum ento : ma d ’altro canto è pure cosa n o ta che la zuppa al pane bianco, che e n t ra v a prim a q u as i in tu tti i pasti, n ell’alim entazio ne delle classi operaie, è s u r ro g a ta al m attin o , dal caffè e latte e dal cioccolato ; è s ta ta s o p p re s s a al mezzogiorno e che sp esso la sera, è rim piazzata dai pueées di legumi.

Inoltre l ’operaio, co nsum ando più carne, vino ed alcool che per il p as sato , h a m in o r bisogno di pane. Questi div ersi fenomeni h an n o luogo in tu tte le nazioni civili e i loro effetti d o v reb ­ bero a vic enda com pensarsi. Soltanto d u n q u e il confronto fra l ’aum ento della produzio ne m on­ diale e l'a u m e n to della produzione dei paesi con­ su m ato ri può d a r modo di prevedere il rialzo e il rib ass o , in q uanto la proporzione di ta le a u ­ mento può influire realm ente sui prezzi del grano.

Dalle sta tistich e d e l l’ufficio delle inform azioni agricole del Ministero d ell'ag rico ltu ra in F r a n ­ cia, si rilevano i d ati che brevem ente r i a s s u ­

miamo e che il T h ery , nel suo articolo, illu stra am piam en te.

Nel decennio 1888-90 e 1901-10 la produzione media annuale, in milioni

dalle seguenti cifre :

di quin ta li risulta 1881-90 1901-10

per l ’E uropa 435.5 504.5

per l’America 142.8 259.8

per l’A sia 71.9 85.1

per l’Oceania 10.7 19.6

per l ’Africa 13 0 19.0

Totale quint. 673.9 888.0

cioè a dire com plessiv am ente si r e g is t ra un a u ­ mento di 69 milioni di quintali, nel periodo di 20 anni.

Nello stesso periodo di venti anni, cioè dal 1885 al 1905 la popolazione dei paesi ste ssi p r o d u t­ tori di g ran o aum entò nella seg u en te m is u ra :

1885 1905 per l’Europa per l ’Africa per l ’ America per l’Asia per l ’Oceania 344.473.000 13.668.000 81.997.000 245.941.000 3,233,000 429.287.000 20,397,000 118.973.000 283.887.000 6,190,000 Riassum endo, in base a queste ji a t e , mentre la popolazione di tu tti i paesi p ro duttori di grano è p a s s a ta d a 689,312,000 nel 1885 a 857,734,000 nel 1905 con un aum ento cioè di 169 milioni di ab itan ti, cioè del 24.5 per cento, la p r o d u ­ zione del grano si è elevata d a 674 a 888 mi­ lioni di quintali con un aum ento complessivo di 214 milioni di qu in ta li cioè del 31.7 per cento. Con u n a semplice operazione aritm etica si o t ­ tiene d u n q u e che ciascun abitan te dei paesi p r o ­ d u tto ri la parte di grano che era di 97,500 gram m i nèl periodo 1881-90, si è elevata nel decennio 1901-10 a gr. 103,500, con un au ­ mento cioè per p erso n a di gr. 5,800, cioè del 5.9 per cento.

Non è d u nque, conclude il T h ery , ad u n a r a ­ refazione del g ran o in rapporto al consum o che b is o g n a attr ib u ir e il rialzo p ers is ten te che il prezioso cereale subisce nel mondo intero. Que­ sto rialzo t r a e origine d a cause d ’ordine div erso che, in parte, debbono consid erarsi come acci­ dentali. Ma q u es te cause d isp a ri ra n n o , poiché il rialzo del 1911-12 h a provocato, in tutti i paesi in cui il g ran o può essere coltivato, un au m en to delle superfìci des tin a te a tale coltura.

Produzione e consumo dello zucchero nel mondo

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per le quali q u es to fenomeno si esplica in tal modo sono diverse: danno prova perciò di un semplicismo as sai ingenuo quegli economisti i quali affermano essere il 'consum o dello zuc­ chero quasi l’esponente dello sviluppo civile ed economico di un popolo. B asterebbe nota re che sono appunto i paesi del Sud quelli nei quali più abbondanti '— e quindi più a buon m e rc a to -— è la produzione delle frutta, per d im in u ire in parte la efficacia di quella affermazione.

L ’aum ento del consum o ha dato uno s t r a o r ­ dinario impulso alla in d u s tria zu ech eraria ’la quale è strettamente]? co n n e ssa alle sorti della ag ric o ltu ra in parecchi paesi d ’Europa. I terreni destinati alla coltura delle barbabietole sono i n ­ fatti estesissim i e ben p ù di 1500 sia bilim enti esistono d es tin ati esclusivam ente al l’esirazione dello zucchero dalle barbabieto le.

Occorre subito nota re che le produzioni dello zucchero di barbabietola non hanno in nulla eser citato una azione deprim ente su lla produzione dello zucchero di canna. Anzi le due industrie h an n o con tem p o ran eam en te p ro g re d ito ; però il progresso non è stato in senso parallelo in q u a n ­ to la produzione dello zucchero di barbabieto la, c h e ' era in origine notevolm ente inferiore a quella dello zucchero di can n a, la ha ra p id a ­ mente r a g g iu n ta e su p e ra ta. Ma, d : l 1900 in poi la produzione classica, quella dello zucchero di canna, h a avuto u n a forte sp in ta cosi da m et­ tersi ben presto su lla s te s s a linea della nuova e giovane concorrente: tu ttav ia es sa è ben l o n ­ tana, tenuto conto dei punti di partenza, dallo sviluppo enorm e conseguito d alla produzione dello zucchero di barbabietole. Dalle cifre che rip roduciam o, che rig u ard an o u n periodo di circa 60 anni e che sono d iligentem ente r a c ­ colte dalla « U nione Zuccheri » ris u lla che men tre l ’aum ento d ella produzio ne dello zucchero di barbabietole d al 1850 al 1911 è di 4085 % q u ella dello zucchero di c a n n a è so ltan to di 455 % , Tali conclu sioni p o ssono d e s u m e r s i d a i seguenti dati : 000 omessi A n n i Z u c c h . di b a rb a b ie t. Z u co li. d i c a n n a T o ta le 1853-55 tonn. . 190 1233 1423 1856-58 » 286 1245 1531 1859-61 » 394 1333 1727 1862-64 > 414 1507 1921 1865-67 » 600 1429 2029 1868-70 » 818 1628 2446 1871-73 » 1042 1744 2786 1874-76 » 1144 .’713 2857 1877-79 » 1365 1771 3136 1882-83 » 1646 1918 3564 1884-85 tonn. 2351 1415 3766 1886-87 1 2433 2754“ 5187 1888-90 » 2848 2600 5448 1890-91 » 3640 2597 6237 1891-92 » 3445 2790 6235 1892-93 » 3344 2781 ■ 6125 1893-94 » 3786 3286 7066 1894 95 » 4691 3157. 7848 1895-96 » 4232 2586 6818 1896 97 » 4800 2424 7224 1897-98 ■» 4688 2555 7243 1898-99 » 4798 2654 7452 1899 900 5379 2442 7821 900-901 » 5980 2999 8979 901-02 » 6722 4088 10810 902-03 » 5530 4272 9802 903 04 » 5860 4603 10463 904 05 » 4667 4986 9563 905-06 » 6888 5195 12083 906-07 » 6673 5675 12348 907-08 » 6509 5454 11963* 908-09 » 6493 6003 12496 902-10 » 6105 6712 12817 910-11 » 7953 6850 14803

Tale prod azione complessiva,, secondo i paesi di origine, e te nendo in consid erazio ne il solo pe riodo 1906-1911 viene cosi d i s t r i b u i t a : (in mi gliaia di to nnellate) Europa

1906-07 1907-08 1 908-09 1909-10 1910-11

A u stria - U. 1316 1398 1370 1231 1560 G erm ania 2225 2116 2070 2013 2490 F ra n cia 740 711 784 792 725 R u ssia 1459 1415 1275 1171 2100 Belgio 281 231 256 248 275 Olanda 181 175 214 198 ’ 225 D anim arca 67 52 66 65 105 Svezia 158 110 133 126 165 Ita lia 106 136 165 114 170 Spagna 98 126 120 103 85 R u m a n ia 32 26 25 30 35 A ltr i Paesi 10 13 15 15 18

America e Asia

5675 5454 6003 6712 6850 Totale 12348 11963 12496 12817 14803

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