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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.40 (1913) n.2049, 10 agosto

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L’ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FER R O V IE, INTERESSI PRIVATI

Anno XL - Voi. XLIV Firenze-Roma, 10 Agosto 1913 N. 2049

SOMMARIO: I risultati della Ispezione straordinaria negli Istituti di Emissione e la circolazione— Post hoc, ergo propter hoc. Za d ig, — Una teoria delle prerogative tecniche della Camera — Saggio sugli effetti dei dazi doganali, (continuazione) G. Ba r a n o Do n v it o— RIVISTA BIBLIOGRAFICA : [To n g a n- Ba r a n o w o k y, Li evolution historique du socialisme moderne — G . Ol p h b Ga l l ia r d, Les caisses de prets sur l'honnoeur] RIVISTA DELLE SOCIETÀ’ ANONIME: Le Società straniere nel Belgio - Le Società anonime nel Belgio Nuova legislazione sulle società anonime in Russia - Le società per azioni in Ungheria — RIVISTA ECONOMICA : Il censimento industriale in Italia ■ Popolazione dei principali Stati Europei - Il movi­ mento della popolazione nel Belgio - Statistica della criminalità in Italia (continuazione) - Il testo della legge contro l’alcoolismo - Il movimento dei depositi fruttiferi presso le Casse di Risparmio - Sviluppo commerciale del Canadà — NOTIZIE FINANZIARIE : Prestito del Wurtemberg - Prestito di Crefeld - Prestito del Montenegro - Prestito del Ducato di Brunswick - I mutui della Cassa Depositi e Prestiti - Proroga della facoltà di emissione - Buoni del Tesoro Belga - La situazione delle Banche in Argentina — MERCATO MONETARIO E RIVISTA DELLE BORSE — PROSPETTO, QUOTAZIONI, VALORI, CAMBI, SCONTI E SITUAZIONI BANCARIE.

I limitati della Ispezione straordinaria

S U G L I I S T I T U T I D I E M I S S I O N E

e la circolazione

Furono già rese di pubblica ragione, e le abbiamo anche noi pubblicate (1), le conclu­ sioni della apposita Commissione costituita da rappresentanti delle due Camere e da ele­ menti di nomina governativa, cui fu deferito l’incarico di esaminare la situazione dei no­ stri tre Istituti di Emissione e di riferire sulle risultanze, in conformità ai criteri fondamentali dell’atto bancario del 1893 e delle leggi successive, che insieme impone­ vano di accertare:

1°) se le operazioni costituenti alla data della verifica, l’impiego dei biglietti fossero conformi alle disposizioni di legge;

2°) se gli Istitu ti di emissione avessero provveduto al risanamento della loro circo­ lazione con la liquidazione delle partite che la ispezione 20 febbraio 1894 aveva classifi­ cato come incagliate o non conformi alla legge. È noto che le conclusioni prese, alla un an i­ mità dalla Commissione nelle sedute del 9 e 24 giugno 1913, affermavano che i tre Isti­ tuti di Emissione, Banca d’ Italia, Banco di Napoli e Banco di Sicilia, hanno, durante tutto il periodo della convenzione in sca­ denza, ottemperato scrupolosamente a tutte le prescrizioni di legge ed hanno osservato

(1) Vedi Economista N. 2043, 29 giugno 1913.

nelle operazioni finanziarie e nelle contabi­ lità, tenute in modo perfetto, le più sicure e prudenti norme.

In seguito a così chiaro e lusinghiero pro­ nunciato fu per recente decreto prolungata di un decennio la facoltà della emissione di biglietti agli Istituti.

Abbiamo adesso dinanzi a noi la volumi nosa e preziosa relazione della Commissione, nella quale sono raccolte le osservazioni ed i dati più interessanti sui tre Istituti. Possiamo anzi dire trattarsi di tre documenti distinti, poiché separatamente sono considerate le r i­ sultanze della ispezione per la Banca di Italia, il Banco di Napoli ed il Banco di Si­ cilia.

Vogliamo quindi esaminare e confutare in quanto possa emergere opportuno, i punti più salienti della attesa verifica che inte­ ressa grandemente il paese, poiché penetra a scrutare nel funzionamento e nell’anda­ mento dei nostri maggiori organi fiduciari. Ci limiteremo oggi a rilevare ciò che il presidente della Commissione comm. Inghil- leri ha riferito al Ministro del Tesoro, nel dare comunicazione dei lavori compiuti, sulla circolazione.

La rappresentanza investigatrice si è con­ vinta che il servizio della emissione fun­ ziona regolarmente, essendo stato possibile di stabilire, con la scorta delle scritture te­ nute da ciascun Istituto e rigorosamente con­ trollate dalla Direzione Generale per la

vi-L’opera, lasciata dall’autore, completa anche nelle conclu­ sioni, uscirà fra breve in edi­ zione nitida ed accurata.

Prof. A. J. d e JOHANNIS

Monografia analitica 3ul fé nomeno del cambio-aggio e suUe cause che presiedono alle sue variazioni

___________F IR E N Z E - Tip. Q -alileiana 1913

CAMBIO-AGGIO

D irigere ric h ie ste e v aglia

Amministrazione

dell’ E C O N O M I S T A

ROMA - 11 Piazza Venezia

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L’ECONOMISTA 0 agosto 1913 498

gilanza governativa, la quantità esatta dei bi gliètti fabbricati od avvalorati a tutto il 10 settembre 1912 e di determinare così in modo sicuro il debito di ogni Istituto.

Le risultanze di tale indagine dim ostra­ rono :

che gli Istituti, oltre alla circolazione normale nei limiti fìssati dall’atto bancario nel 1893, modificato successivamente — in vista dell’aumento dei traffici inerenti al crescente sviluppo della economia nazio­ nale — dalle leggi 15 luglio 1906 n. 333, 6 giugno 1907 n. 286 e 31 dicembre 1907 n. 804, avevano una circolazione eccedente, la quale, meno pel Banco di Sicilia, supe­ rava lo stesso contingente norm ale;

che la circolazione a piena copertura — in cui i biglietti altro valore non hanno che quello dei veri e propri certificati di monete depositate, circolando in cambio di quelle — superava, per la Banca d ’Italia, il totale della circolazione normale e di quella ecce­ dente, garantite dal 40 % di riserva ;

che la maggior parte della circolazione a piena copertura si riferiva alla Banca d’Ita ­ lia, contribuendo a ciò la circostanza che a costituirne la riserva metallica concorrevano le valute di spettanza del Tesoro.

Si osserva dalla Commissione che buona parte dello stock metallico di proprietà della Banca d’Italia s’era andato formando negli anni di cambio favorevole dal 1908 al 1912, in conseguenza delle larghe disponibilità sull’estero, poiché negli anni successivi lo stock stesso si andò, invece, attenuando (al 31 die. 1908 milioni 893.7, al 31 die. 1909 milioni 865.5; al 31 die. 1910 milioni 873; al 31 die. 1911 milioni 867.3 ; al 31 die. 1912 milioni 882.3), migliorando però qualitativa­ mente, con j l ’au mento della valuta aurea e con la diminuzione di quella d’argento.

E si afferma quindi che la circolazione normale fissata per gli Istituti, anche dopo l’aumento portato dalla legge del 31 dicem bre 1907, si è in talu n i momenti m anifestata insufficiente ai bisogni della economia n a ­ zionale.

Ne sono prova le forti eccedenze verifica­ tesi in questi ultim i anni : eccedenze che gli Istituti poterono fronteggiare, perchè di­ sponevano di cospicue riserve. Senza queste sarebbero al commercio m ancati gli aiuti naturali.

Il maggiore onere tributario, cui erano

sottoposte quelle eccedenze, non è però rico­ nosciuto equo dalla Commissione, la quale, prendendo atto dei temperamenti sanciti dalla legge 29 dicembre 1912 fa voti che essi possano essere resi definitivi.

Non crediamo che sulla materia, la cui im portanza è tale da richiedere uno studio profondo e ponderato sia stata detta l’ultima parola per stabilire le giuste misure dei limiti, i quali possono infatti essere resi variabili, anche in un prossimo avvenire, quando di­ verso sviluppo venisse a prendere l’uso dei vaglia cambiarii, degli assegni e di altri ti toli nom inativi; tuttavia è da reputarsi al presente convenientemente decisa la q u e ­ stione che ha tenuto per troppo lungo tempo gli Istitu ti di Emissione oberati da con­ dizioni non eque.

Prim a di chiudere questo primo breve esame sui resultati della ispezione straordi­ naria, ci è d’uopo esprimere il rincresci­ mento che le indagini della Commissione abbiano dovuto lim itarsi ad accertare le con­ dizioni della circolazione della Banca d ’I ta ­ lia, soltanto alla sera del 10 settembre 1912. perchè se avesse potuto essere presa, ad esempio, la data del 31 dicembre, avremo potuto trovare un illum inato e valevole giu­ dizio sulla operazione dei 125 milioni colla quale il Ministro del Tesoro ha voluto com­ piere, per mezzo del nostro maggiore istituto, una operazione che non può essere inclusa nel novero degli affari e che ciononostante non è ancora stata convenientemente regolarizzata.

Post hoc, ergo propter hoc

A lla stregua del vecchio, ma non sempre giu ­ sto aforism a, argom enta di recente un im peni­ tente valoroso cam pione del protezionism o (1), persuaso che le statistich e d egli ultim i 25 anni di vita econom ica dei paese, stieno a prova sufi fidente ed irrefutabile degli apprezzabili effetti del protezionism o, operatore dì miracolosa tr a ­ sformazione, specialm ente agraria, che il chiaro econom ista ama per ora non estendere però a tutte le regioni italiane.

Nel proporsi lo studio preciso d ell’ormai vieto problema, e sopratutto accingendosi alla riprova che il protezionism o dal suo inizio e n ella sua acuizione continua, attraverso il decorrere degli

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10 agosto 1913 L’ECONOMISTA 499

anni, è stato fattore di quegli incrementi che ven­ nero preconizzati dai fautori del medesimo, con­ stata dapprima quali erano le condizioni della agricoltura al tempo del liberalismo Cavourriano, di quello del Coletti, del De Vincenzi, al tempo della inchiesta agraria del Jacini ecc. ecc., e, forte delle documentazioni che 25 anni or sono si lamentavano ovunque gli effetti 'del più vivo malessere, perviene ad un perfetto unisono colle affermazioni di Achille Loria, il quale scrive : « In verità le statistiche più degne di fede ci persuadono che i salari agricoli sono cresciuti negli ultimi 25 anni in una misura notevole. Ma anche senza far manovrare innanzi agli sguardi del pub­ blico i battaglioni formidabili delle statistiche ufficiali; basterebbe ad illustrare un tal fatto lo sguardo più rapido dato ad alcune regioni d'Italia, ove un tempo agitavasi una turba di contadini famelici e cenciosi, mentre oggi vivono in quiete feconda, i robusti e ben pasciuti lavoratori. Io stesso rammento l’impressione di meraviglia esultante, che mi assalse or fan due anni, allorché, dopo una assenza diuturna, ebbi a percorrere le campagne del mantovano, e là dove avevo lasciata una contadinanza miserrima ecc. ecc.

« Gli stessi recenti conflitti in Romagna, comun­ que possano deplorarsi, ci dànno tuttavia una indi­ retta riprova della elevazione economica delle nostre plebi rurali ; poiché non dobbiamo obliare che la pri­ ma origine di quei conflitti fu la pretesa dei brac­ cianti d’impiegare le proprie macchine nella colti­ vazione dei fondi ad essi affidati. Ora, quando dei braccianti hanno dei risparmi così considerevoli, da consentir loro l’acquisto a proprio conto di poderose macchine agrarie si è lungi evidentemente dal salario della fame ecc. ecc. »

Parole d’oro e di non dubbio conforto per chi, senza voler guardare oltre i confini del nostro paese, lo ama e gode della prosperità e del be­ nessere cui tende ; ma sono quelle parole una dimostrazione della tesi’protezionista ? Dimostra­ zione indubbia che nel confronto fra il tempo che fu ed il tempo presente il vantaggio è di quest’ultimo; ma dimostrazione insieme che l’uno e l ’altro tempo sono rispettivamente resultato del liberismo e del protezionismo? No; lasciamo pure da parte, come si vuole, la abbastanza eloquente relazione Faina sulle « Condizioni dei contadini del Mezzogiorno e della Sicilia » ; la­ sciamo pureda parte le cifre eloquenti delle nostre emigrazioni ; lasciamo pure da parte altri e pe­ nosi tasti che mostrano anche nell’ultimo vol­ ger di anni un serpeggiante malessere nelle con­ dizioni agricole di alcune regioni ; ma non affer­ miamo di avere trovato irrefutabilmente un rap­ porto di causa ad effetto, dove si può avere una semplice coincidenea, in luogo di una dimostra­ zione !

Le condizioni agricole, alla pari di quelle in­ dustriali, di quelle commerciali, di quelle del risparmio, del credito, della previdenza, sono migliori di 25 anni fa, è positivo ; tutto è progredito, tutto si è sviluppato, tutto ha mi­

gliorato, anche ciò che non era protetto, anche ciò che era ed è colpito dal dum ping, che in tanta parte elude gli effetti della protezione doganale.

E allora? È proprio necessario dover portare ad esempio quei pochi articoli di produzione na­ zionale che, sebbene non inclusi nelle voci della tariffa doganale, o non classificati fra le voci di un dazio elevato, hanno egualmente avuto un progresso di produzione proporzionale a quello di altre merci protette, per confutare la solidità delle affermazioni protezioniste, oppure basterà ricorrere all’ormai vecchio, ma sempre efficace, esempio della Inghilterra che col suo liberismo ha progredito e migliorato ed avvantaggiato tanto quanto gli altri popoli sottoposti agli oneri delle alte tariffe doganali?

E non varrà qualche cosa anche il rivolgere il pensiero agli Stati Uniti, che dopo avere rag­ giunto gli apici del protezionismo, rinsaviscono e comprendono che nella folle ascesa dei dazi di confine si sono raggiunti limiti oltre i quali non sarebbe più possibile competere e amano meglio ritornare verso più saggi termini? Si dirà : ma vedrete quale crisi attraverserà la Confedera­ zione Americana I E siamo pronti ad ammettere che probabilmente nel prossimo futuro ciò sia perchè ogni repentino sbalzo che tocchi gli as­ setti economici di una nazione recano sovente degli immediati perturbamenti. Ma per un giu­ dizio definitivo potremo invocare, come la invo­ cano per s è i fautori del protezionismo italiano, 25 anni di osservazioni, onde vedere se gli ef­ fetti di un regime più liberale saranno di van­ taggio o di svantaggio agli Stati Uniti.

Il Colajanni promette addirittura di darci, nel suo volume in preparazione la dimostrazione evidente che 1’ agricoltura italiana tocca oggi più elevati gradini nella scala del progresso economico non già col regime, ma per il regime protezionista.

Dubitiamo che egli possa giungere ad una convincente dimostrazione; ma ove ciò fosse non potremmo ancora inchinarci, poiché resterebbe tuttavia da provare e dimostrare che col libe­ rismo e quindi per il liberismo, non si sarebbero raggiunti gradini di una altezza superiore.

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500 L’ ECONOMISTA 10 agosto 1913

¡adispensabile all’ incremento delle attività di un popolo.

Conclude il nostro avversario col dire, che per essere moderati e cauti non si potrà dire che il protezionismo abbia impedito in Italia, la miracolosa trasformazione. Fino a che 1’ In­ ghilterra non sarà totalmente protezionista o fal­ lita, si potrà sempre dubitare che il protezioni­ smo abbia impedito un maggiore miracolo di trasformazione; chè se poi la odierna prova de­ gli Stati Uniti non fosse dannosa in un congruo decorrere di tempo alla economia della nazione, e se altri esempi seguissero al coraggioso slàncio della democrazia americana, sarà concesso in­ vece di affermare il fallimento del protezionismo : post hoc, ergo propter hoc.

Za d i g.

l a teoria ile prerogative tenldie ila Camera

È una teoria che veramente non conoscevamo, ma che abbiamo con piacere appresa dalla pru­ dente Perseveranza la cui autorità non può essere davvero disconosciuta. A proposito dei pro­ blemi finanziari della prossima legislatura, essa così si esprime ;

« A nostro avviso, il massimo errore del partito liberale — sul quale giuoca di già insidiosamente il partito socialista e, per riflesso, ogni altro partito estremo — sarebbe quello di invadere in questo mo­ mento di iniziata lotta elettorale le prerogative tecni­ che della Camera futura, suggerendo specificatamente quali dovranno essere ì mezzi per la soluzione del problema finanziario. La coscienza pubblica ha il do­ vere di vedere il problema, di valutarlo, di appro­ fondirlo. Non quello di risolverlo tecnicamente, non fosse altro perchè la discussione tecnica importerebbe un dispendio di forze che raramente porterebbe a ri­ sultati concordi. Occorre scegliere la via che unisca le forze ed eliminare quella che le dividerebbe. Oc­ corre sopratutto non invadere il campo delle prero­ gative parlamentari attenuandone con prodighe an­ ticipazioni — che di necessità sarebbero solo appros­ simative, ed empiriche — quelle responsabilità tecni­ che che sono il presidio e il fulcro di un sano re­ gime liberale e del regime parlamentare. »

Dunque di fronte ai gravi, gravissimi problemi che si affacciano al nostro paese nel momento presente, sia a riguardo delle necessità erariali, sia a riguardo della ripercussione che Tuna o l’altra delle soluzioni di possibile attuazione po­ tranno avere su tutta la economia della nazione, la autorevole Perseveranza dice che la coscienza pubblica ha il dovere di vedere il problema, di valutarlo, di approfondirlo, ma non di risol­ verlo.

In altri termini, la coscienza pubblica, in quan­

to esiste o sia formata la modo da aver occhi per vedere, dovrà, ad esempio, vedere che il problema finanziario dello Stato sarà meglio ri­ solto, supponiamo, con un prestito anziché con le economie, con nuovi tributi, anziché col pre­ stito, ma subito che avrà veduta, subito che avrà valutata, subito che avrà approfondita la pre- feribilità di una determinata soluzione tecnica, dovrà chiudere gli occhi pei non più vedere, e se chiamata alle urne, quella cieca coscienza pubblica, dovrà, specie se appartiene al partito liberale, non tener conto di ciò che ha visto, ma apporre il suo voto in modo da non inva­ dere le prerogative tecniche, da non attenuare le responsabilità tecniche della Camera.

Siamo d’accondo che la soluzione dei pro­ blemi accennati, come quella di tutti i problemi del paese, compete al Parlamento, ma non pos­ siamo essere d’accordo nel reputare dovere spe cifico del partito liberale, quello di mettersi vo­ lontariamente la benda agli occhi per non toc­ care ciò che più interessa il paese; cioè la forma e le modalità colle quali dovrà soppor­ tare i pesi necessari.

Quello che si vorrebbe, da alcuni, ci pare sia per condurre a questo assurdo : se domani

cattolici, od i conservatori informassero la campagna elettorale sulla base di un inaspri­ mento d’ imposte sulla piccola proprietà, su un aggravio delle piccole e medie fortune, per far fronte ai bisogni della finanza statale, l ’elet­ tore liberale, ancorché convinto ed approfondito sulla opportunità di diversamente risolvere l ’ar­ duo problema dovrà astenersi dall’esprimere il suo convincimento, di richiedere al candidato del suo cuore di manifestarlo, di contrapporre in sostanza una forza ad altra forza che egli ritiene dannosa, e ciò per rispetto, alle famose prerogative tecniche.

Il senno e la prudenza che possono ed anzi debbono usarsi nel risolvere la situazione della nostra finanza, ed in ¡specie quel tatto e quel­ l ’opportunismo cui lo Stato dovrà ricorrere quando avesse in animo di concludere un pre­ stito, e particolarmente quando si stimasse con­ veniente di collocarlo in tutto od in parte al­ l ’estero, non debbono a nostro credere chiudere gli occhi e la bocca alla coscienza pubblica, la quale anzi è bene conosca verso quale direzione deve apportare ¡1 suo contributo secondante e favorente la soluzione migliore.

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10 agosto 1913 L ’ ECONOMISTA 501

Saggio sogli Effetti dei dazi doganali(1)

25. Ma, in generale, a proposito delle azioni e reazioni che il protezionismo agrario deter­ minerebbe fra agricoltori e capitalisti e fra agricoltori ed operai, possiamo osservare che i capitalisti, specialmente prestatori di capi­ tali d ’esercizio, certo profitterebbero dellamag- gior richiesta di questi, conseguente al nuovo impulso dato col protezionismo all’agricol­ tura. Il protezionismo, elevando i prezzi de' prodotti agricoli, eleverebbe, con la maggiore richiesta di questi ultimi, il grado di produt­ tività marginale, per cui nuovi terreni verreb­ bero messi a cultura dei prodotti protetti, a cultura, naturalmente, a costi crescenti, ciò che aumenterebbe anche più notevolmente la do­ manda di capitali d ’esercizio e quindi il loro costo.

Senonchè a questo riguardo bisogna altresì tener presente che la diminuita importazione di prodotti agrari, conseguente al protezio­ nismo agrario, tenderebbe a far diminuire la esportazione di capitali mobili dallo interno e quindi tenderebbe a far abbondare il danaro allo interno, per quanto il protezionismo rap­ presenti sempre distruzione di ricchezze e di capitali.

Inoltre ancora le condizioni in cui potreb­ bero, venire a trovarsi l’industrie in questo caso, e che noi già innanzi abbiamo descritte, potrebbe portare convergentemente pure ad una minore richiesta di capitali da parte de­ gl’industriali, il cui sviluppo ed incremento potrebbe venir paralizzato dai primi contra­ ccolpi del protezionismo agrario. Quindi, anche per questa via, potrebbe determinarsi un’ab­ bondanza relativa di capitali che, contra­ stando d ’altra parte la maggiore richiesta di essi a causa, come or ora abbiamo detto, del protezionismo agrario, contrasterebbe altresì la elevazione del loro costo, a beneficio sempre degli agricoltori ed a danno dei capitalisti, che per questa via e in questo momento tendereb­ bero invano una ripercussione sugli agricol­ tori stessi, dei dazi agrari.

Ma, in definitivo, anche qui possiamo ri­ petere quanto si è scritto poco fa a proposito della lotta fra agricoltori e industriali. Invero se il protezionismo agrario avrà la virtù di sa­ per suscitare nuove forze, nuove energie eco­ nomiche nella classe agricola, che sia in dina­ mismo progressivo, gli agricoltori, anche di fronte a f capitalisti, potranno ricavare la mag­

li) Economista del 27 luglio N. 2047.

gior somma di vantaggi, conforme sempre al loro valore economico-complementare. In caso contrario saranno i capitalisti a preva­ lere; perchè evidentemente un protezionismo goduto da una classe agricola indolente, in regresso, porterebbe in breve a tali perdite di ricchezza per la nazione, a tale sciupìo di ca­ pitali, che il valore economico-complementare di questi si eleverebbe di pari passo e con esso si eleverebbe il loro costo.

26. Di più facile studio sono le azioni e reazioni fra agricoltori - imprenditori e mano d ’opera. Se i rapporti di complementarità fra le due classi si manterranno uguali a quelli precedenti allo stabilimento del dazio e non interverranno frattanto altre forze, altri elementi, altri fattori favorevoli all’una o all’altra classe, gli operai riusciranno, con un correlativo aumento di salari, a rimbalzare sugl’imprenditori agricol­ tori i dazi doganali ed il conseguente aumento di prezzi dei generi colpiti. E potranno altresì

evadere, il tributo o parzialmente, diminuendo

il consumo dei prodotti colpiti, o totalmente, passando al consumo di surrogati, o emi­ grando addirittura in altri paesi di più vantag­ giose condizioni di vita.

Anzi in quest’ultimo caso avverranno nel contempo un ’evasione del tributo da parte degli operai emigranti e come ulteriore conse­ guenza una ripercussione del tributo da parte degli operai rimanenti in patria. Difatti l’e­ migrazione di una parte di operai mentre ten­ derebbe a rarefare la domanda di prodotti, te n ­ derebbe altresì a rarefare l’offerta di lavoro; si avrebbero così due forze convergenti a danno degl’imprenditori-agricoltori, i quali per un verso sarebbero costretti a ribassare i prezzi dei loro prodotti e dall’altro ad aumentare i salari in correlazione della diminuita offerta di mano d ’opera.

Potrebbe anche essere la classe industriale a pagare le spese - almeno sempre in un primo momento - nella lotta economica tributaria fra agricoltori e contadini, in quanto questi ultimi compensassero l’aumento dei prezzi dei prodotti agrari colpiti da dazio, con un minor consumo di prodotti industriali.

Certo che, come abbiamo dimostrato nel nostro studio « Protezionismo e dinamica economico-

sociale », se anche gli agricoltori-imprenditori

riuscissero in sulle prime a far pagare i dazi alla classe operaia, questa, in tal modo, sotto l’azione di un progressivo impoverimento, men­ tre per un verso diminuirebbe di numero (Teo­

ria, della Popolazione), perdendo i più deboli,

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502 L ’ECONOMISTA 10 agosto 1913

in sè stessa, nei rimanenti elementi, quelle nuove energie, ritemprate dalla miseria, che determinerebbero una nuova elevazione di essa e del suo valore economico-complementare di fronte agli altri fattori della produzione. E con tale elevazione, naturalmente, e correla­ tivamente, comincerebbe una ripercussione sulle altre classi di oneri economici e tributari.

E qui noi dobbiamo ripetere, insistentemente ripetere, che, occupandoci della traslazione ed incidenza dei dazi doganali, nel senso così com­ pleto e complesso, col quale intendiamo questo così importante e vasto fenomeno economico- tributario, non pensiamo affatto, appunto per chè lo riteniamo più che difficile, addirittura impossibile, seguire caso per caso tutto il com­ plesso dei movimenti che un dazio, come ogni tributo in genere, può determinare quale ele­ mento disturbante un complesso di equilibrio ad esso preesistente.

Noi delineiamo solo i movimenti più impor­ tanti, comprendendo e facendo comprendere che, nel combinarsi dei vari casi fra loro, si ripetono e nel contempo si combinano anche quegli effetti che noi abbiamo studiati a pro posito di singoli casi. Appunto perchè il mondo economico-finanziario è così collegato, che ogni forza che mette in moto un fattore, un ele­ mento di esso, finisce col ripercuotersi su tutto il vasto, complesso meccanismo, mettendo in moto, in vibrazione tu tti gli altri elementi, tu tti gli altri fattori.

Quello che più ci preme di raggiungere si è la dimostrazione che, come i tributi in genere, così anche i dazi, di cui ora particolarmente ci occupiamo, determinano ima serie di mo­ vimenti economici fra e intorno agli elementi fondamentali della produzione, movimenti che tendono quindi sempre a ripartire l’onere tri­ butario in rapporto al valore economico-com­ plementare dei vari elementi della produzione. E quindi a confermare, a ribadire, anche per questa via, i principii teorici, in materia di dazi doganali, che siamo venuti qua e là enunciando nel corso di questi nostri scritti in argomento, segnatamente in quello sul « Protezionismo e la

dinamica economico-sociale » (!)•

(Continua) Prof. G . Ca r a n o Do n v it o. 1

(1) Dunque l’incidenza dei dazi fiscali è assai pro­ blematica e sarebbe pericolosa agl’interessi stessi del paese che tentasse di applicarla, una politica diretta a regolare i dazi fiscali, in guisa che assicurassero ad esso un vantaggio nel commercio estero, più grande di quello che naturalmente gli spetterebbe. Se dan­ nosa è l’istituzione dei dazi con fine protettivo della industria nazionale, è pur dannosa l’istituzione di

R

i v i s t a

B

i p l i o q r a f i c a

To n g a n - BARANOWOKY.— L ’evolution histori-

que du socialismo moderne. Marcel Rivière,

Paris, 1913.

La letteratura sul socialismo, per quanto ricca sia, presentava una lacuna intorno a ciò che la evoluzione storica della idea socialista. L’au­ tore, insegnante nella università di Pietroburgo, i lavori del quale sono di ottima reputazione, ha voluto riempire quella lacuna e ha perciò esposto ciò che costituisce il Socia lismo come dot­ trina sociale determinata, mostrandone i diversi aspetti. Il libro non è soltanto un’opera scientifi­ ca feconda di vedute originali, che interessa il sociologo e l’economista, ma è anche, per l’ardore delle convinzioni, opera di volgarizzazione ri­ volta a tu tti i cultori dei problemi socialisti. G. Ol p h e Ga l l ia r d. —- Les caisses de prets sur

l’honneur - Giard et Brière, Paris, 1913,

pag. 240.

La Accademia di Scienze Morali e Politiche ha messo a concorso l’esame delle condizioni e degli effetti dei prestiti sull’onore e il lavoro che presentiamo è stato, assieme a quello del sig. ilufourmantelle, uno dei vincitori. È uno studio che si addentra su uno speciale funziona­ mento delle banche popolari francesi, per una assistenza finanziaria a persone onorevoli che si trovano momentaneamente disagiate, nono­ stante esso non sia fatto gratuitamente e porti con se l’interesse dovuto. Constatata l’autore che il prestito sull’onore ebbe origine dapprima per opera dei cattolici, poscia per quella dei pro­ testanti ed infine si applica oggi largamente in Italia per opera delle Banche popolari, cui il Luzzatti seppe dare così largo sviluppo.

Il lavoro interessantissimo è nuovo e racco­ mandabile .

Rivista ielle Società anonime

Le Società straniere nei Belgio. — La Sezione

centrale di legislazione nella sua ultima riu­ nione, ha esaminato la questione del tra tta ­ mento da applicarsi alle Società straniere nel dazi con questo più modesto intento e le tariffe do­ ganali debbono, di regola, avere il puro scopo fiscale, coordinandosi ai tributi interni nel fine finanziario di ottenere mezzi di soddisfacimento dei bisogni collet­ tivi adeguati alle condizioni dei singoli ed allo stato delle economie particolari.

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10 agosto 1913 L’ECONOMISTA 503

Belgio. Esse pagheranno, all’atto della regi­ strazione, una tassa fissa di fr. 500 per le emis­ sioni sino a 5 milioni di franchi e di fr. 1000 per le emissioni superanti i 5 milioni. Per quelle ohe si limitano a stabilire succursali nel Belgio, il dazio sarebbe fisso, ma le Società sarebbero classificate secondo l’importanza del loro ca­ pitale .

Le Società anonime del Belgio. — Durante

l’anno 1912, si sono costituite nel Belgio 506 nuove società anonime, di cui369 con un capitale sociale inferiore ad un milione.

Sul numero totale, ve ne sono 137 i cui ti­ toli sono suscettibili di ammissione alla quota­ zione della Borsa. Era queste 137, vi sono 32 società dal capitale di un milione di franchi; 61 dal capitale di uno a cinque milioni; 17 dal capitale di cinque a dieci milioni; 5 dal capitale di dieci a venti milioni; e 2 il cui capitale e superiore a venti milioni. L ’insieme dei capi­ tali sociali delle 506 nuove società ascende alla cifra di 566.441.310 franchi.

Nuova legislazione sulle società anonime In Russia. — Una nuova legge relativa alle

società per azioni è in progetto in Russia. La grande innovazione consiste nella modi­ ficazione del sistema attualmente in vigore, fon­ dato sul principio delle concessioni. Così, gli statuti di una società anonima, se essi sono conformi alle norme generali stabilite dalla legge, debbono essere sempre ratificate dalle autorità competenti; a meno che l’oggetto stesso della nuova società non esiga una autorizza­ zione speciale. Quanto agli statuti che pre­ vedono delle espropriazioni per causa di pub­ blica utilità o esigano che sia fatta eccezione alla legislazione in vigore, essi non possono essere ratificati che daUTmperatore.

Tutti gli altri statuti sono sottoposti alla sanzione del ministro, del commercio e dell’in­ dustria o del ministro il cui dipartimento si trovi direttamente interessato alla nuova in­ trapresa, previo avviso obbligatorio del mi­ nistro delle finanze. Il Consiglio dei ministri è incaricato di risolvere le divergenze di vedute che sorgessero tra i ministeri. Il capitale so­ ciale non deve essere inferiore a 75.000 rubli; il capitale delle intraprese riconosciute di pub­ blica utilità può essere ridotto a 30 mila rubli. Il prezzo d ’emissione non deve scendere mai al disotto del valore nominale. Gli statuti deb­ bono essere firmati almeno da cinque fondatori. Le società anonime estere non possono ini­ ziare le loro operazioni, se non dopo l’autoriz­ zazione delFImperatore, sollecitata dal mini­ stro nella cui competenza entra direttamente l’intrapresa.

I consigli di amministrazione delle società anonime estere sono obbligati ad informare le autorità competenti di tutte le modificazioni sopravvenute negli statuti e dei resoconti delle assemblee generali. Gli atti giudiziari intentati contro le società estere sul loro funzionamento in Russia dipendono dai tribunali russi. I beni posseduti dalle società estere in Russia garan­ tiscono di preferenza le rivendicazioni inten­ tate per le loro operazioni in Russia. Il mini­ mum del valore nominale per azione è fissato a 100 rubli ed a 50 rubli per le società dal ca­

pitale sociale inferiore a 100 mila rubli. Il ca­ pitale in obbligazioni non deve sorpassare i tre quarti del valore reale dei beni immobili delle società, ed in ogni caso, i due terzi del capitale sociale e del capitale di riserva.

Lo società por azioni In Ungheria. — Ecco

alcune cifre relative al movimento delle Società per azioni in Ungheria, nel primo semestre del 1913 comparativamente alprim o semestre del 1912.

Banche nuovamente create a Budapest, 2 con un capitale complessivo di 75 mila corone contro 15 con 13.800.000 corone e, in pro­ vincia, 16 banche con 3.000.000 di capitale contro 58 con 11.100.000 corone. Aumenti di capitale: a Budapest, 3 banche per 11.100.000 corone contro 16 banche con 40.500.000 co­ rone ed in provincia 54 banche per 11.300.000 corone contro 233 banche per 79.000.000 co­ rone.

Liquidazioni a Budapest: 10 banche con 9 milioni di capitale, contro 4 banche con 5 mi­ lioni, ed in provincia, 39 banche con 13 mi­ lioni e 699.000 corone contro 30 banche con 5.000. 000.

Società per azioni nuovamente create a Bu­ dapest, 46 con 68.800.000 corone contro 56 con 60.400.000 ed in provincia 64, con co­ rone 22.500.000 cor. contro 100 con 38.700.000. Aumenti di capitale a Budapest, 35 società per 33.000.000 contro 47 per 41.700.000 e, in provincia, 38 per 25.800.000 corone contro 45 per 18 milioni.

Liquidazione a Budapest: 32 società con 9.900.000 corone contro 29 con 10.500.000ed in provincia, 39 con 13.600.000 corone contro 5.000. 000. Riduzioni del capitale, a Budapest, 15 per 12.500.000 corone, contro 11 per 4 mi­ lioni ed in provincia 14 per 5.400.000 corone contro 14 per 8.200.000.

Rivista economica

Il censimento Industriale in Italia Il Ministero di Agricoltura, Industria e Com­ mercio (Direzione generale della Statistica e del Lavoro — Ufficio del Censimento) ha pub­ blicato in questi giorni il primo volume delle notizie rilevate con il censimento industriale del 10 giugno 1911.

Vi si trovano, per i comuni, per le pro­ vince e i rispettivi circondari o distretti e per i compartimenti del Regiro il numero delle imprese censite, il numero delle persone oc­ cupate e il numero dei cavalli dinamici svilup­ pati complessivamente dai motori idraulici, a vapore, a gas, a benzina, a petrolio, a olii pesanti, a vento, (esclusi gli elettrici, perchè sempre azionati dagli altri).

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at-504 L’ECONOMISTA 10 agosto 1913

tive il 10 giugno 191 l e quelle che, essendo inat­ tive in tal giórno, erano state attive per qualche tempo durante i dodici mesi che precedettero; quella data. Il numero delle persone occupate comprende gli operai, i membri della famiglia dei padroni addetti alle imprese, con o senza retribuzione, e il personale dirigente, sorve­ gliante, tecnico o amministrativo.

L ’industria è considerata in complesso e ana­ lizzata in sette forme o categorie fondamentali, Ecco alcune delle principali risultanze di questo censimento industriale che, come è noto è il primo eseguito in Italia.

Nelle industrie estrattive del sottosuolo si hanno per il Regno 4476 imprese con 97.295 persone occupate e con motori meccanici della potenza complessiva di 23.000 cavalli dina­ mici. Le principali cifre regionali sono le se­ guenti:

im prese

837

persone oav. dinam .

Sicilia Toscana Sardegna 1.000 106 26.120 21.288 15.508 4 . 8 8 9 4 . 4 7 8 6 . 8 4 8

Nelle industrie, che lavorano e utilizzano i prodotti dell’agricoltura, della caccia e della pesca - escluse le industrie tessili e le chimiche - s i hanno per il Regno 136.525 imprese con 663.176 persone occupate e con motori mec­ canici della potenza complessiva di 305.486 cavalli dinamici. Le principali cifre regionali sono le seguenti: Lombardia im prese 2 1 . 7 2 5 perso n e 1 2 7 . 5 6 8 oav, dinam . 3 3 . 3 0 9 Piemonte 1 3 . 2 9 5 7 3 . 6 7 0 3 9 . 6 3 5 Campania 1 1 . 2 1 5 6 2 . 1 7 3 2 8 . 3 4 4 Veneto 1 1 . 6 1 2 5 6 . 6 6 9 3 4 . 2 7 5 Toscana 1 1 . 8 5 0 5 3 . 8 3 4 2 8 . 3 2 7 Emilia 1 1 . 7 3 9 5 3 . 5 4 1 3 8 . 8 1 8 Sicilia 1 1 . 7 2 2 5 1 . 7 8 4 2 2 . 9 6 5

Nelle industrie che lavorano od utilizzano i metalli (escluse le industrie chimiche) si hanno per il Regno 41.308 imprese, con 395.711 per­ sone occupate e con motori meccanici della

Nelle industrie che lavorano i minerali (esclusa l’estrazione dei metalli) e nelle costruzioni edi­ lizie, stradali, idrauliche, si hanno per il Regno 17.790 imprese con 308.328 persone oceupaté

e con motori meccanici della potenza comples-sìva di 54.516 cavalli dinamici. Le principali óifrè1 regionali sono le seguenti:

im prese p erso n e oav. d in am .

Lombardia 2.942 74.344 7.293

Piemonte 2.590 45.415 7.371

Toscana 2.288 33.352 8.646

Veneto 1.346 30.775 6.320

Emilia 1.421 30.113 6.014

Nelle industrie che lavorano e utilizzano le fibre tessili si hanno per il Regno 32.723 im­ prese con 657.478 persone occupate e con mo­ tori meccanici, della potenza complessiva di

177.770 cavalli dinamici.

Le principali cifre regionali sono le seguenti: Lombardia im prese 6 . 6 6 7 persone 3 0 3 . 4 6 3 oav. d in am , 6 5 . 4 7 3 Piemonte 3 . 9 8 1 1 3 1 . 4 8 7 5 5 . 1 2 2 Veneto 2 . 6 0 9 6 4 . 5 8 0 2 0 . 5 0 9 Toscana 2 . 7 1 3 3 1 . 0 9 5 9 . 1 8 5

Nelle industrie chimiche si hanno per il Re-gno 5723 imprese con 103.904 persone occu­ pate e con motori meccanici della potenza com­ plessiva di 87.409 cavalli dinamici. Le prin­ cipali cifre regionali sono le seguenti:

im p re se perso n e oav. d in am .

Lombardia 790 16.813 11.500

Piemonte 553 13.101 9.302

Emilia 376 10.386 15.189

Toscana 495 10.168 3.879

Nelle industrie e servizi corrispondenti ai bisogni collettivi e generali si hanno per il Re­ gno 5.442 imprese con 79.828 persone occu­ pate e con motori meccanici della potenza com­ plessiva di 785.780 cavalli dinamici. Le prin­ cipali cifre regionali sono le seguenti:

im p re se p erso n e oav. d in am ,

Lombardia 1.094 23.809 265.400 Piemonte 748 10.195 137.250

Toscana 579 7.705 42.447

Considerando l’insieme di tu tte le industrie abbiamo nel Regno 243.987 imprèse con per­ sone 2.305.720 occupate e motori meccanici della potenza complessiva di 1.612.356 cavalli potenza complessiva di 177.995 cavalli dina­

mici. Le principali cifre regionali sono le

se-dinamici.

Le principali cifre regionali sono le seguenti guenti:

im prese persone oav. dinam .

im p rese Lombardia 41.030 perso n e 657.868 cav. d in am . 402.965 Lombardia 7.362 104.791 19.232 Piemonte 26.335 342.394 264.572 Piemonte 4.565 60.072 14.160 Veneto 20.905 198.757 JL36.435 Liguria 1.739 49.807 32.331 Toscana 22.558 188.857 . 121.914 Campania 2.993 35.933 50.458 Campania 19.284 158.119 142.107

Toscana 3.633 31.415 24.952 Sopra 8.323 comuni 1156 non hanno contri buito al censimento industriale per assenza di rivelazioni nei rispettivi territori.

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10 agosto 1913 L’ ECONOMISTA 505

Tra qualche mese usciranno altri due volumi nei quali la materia tra tta ta nel primo sarà riassunta nel rispetto geografico (pur sempre lasciando distinti i più importanti comuni) e per contro, minutamente analizzata rispetto ai principali momenti d ’impianto e rispetto alle classi e sottoclassi d ’industria.

Popolazione dei principali Stati Europei Il seguente specchietto olire le cifre compa­ rate relative al movimento della popolazione nei principali Stati d’Europa, nell’ultimo de­ cennio :

Stati 1902 1911 Aumento»/» Totale Austria Ung. 46.018.000 49.633.000 3.585.000 7.78 Belgio 6 896.600 7.490.000 594 000 8.61 Bulgaiia 3.829.000 4.370.000 541.000 14.12 Danimarca 2.491.000 2.771.000 280.000 9.52 Francia 39.055.000 39.610.000 555.000 1.42 Germania 57.767.000 65.360.000 7.593.000 13.14 Inghilterra 41.817.000 45.289.000 3.472.000 8.30 Italia 32.700.000 34.680.000 1.980.000 6.05 Norvegia 2.255.000 2.406.000 151.000 6.69 Paesi Bassi 5.305.000 5.984.000 679.000 12.79 Portogallo 5.499.000 5.825.000 326.000 5.92 Bumania 6.196.000 7.087.000 891.000 14.38 Russia europ. e Finlandia 104.398.000 124.043.000 19.645.000 18.81 Serbia 2.577.000 2.985.000 408.000 15.83 Spagna 18.755.000 19.638.000 883.000 4.70 Svez;a 5.187.000 5.550.000 363.000 6.99 Svizzera 3.385.000 3.779.000 394.000 11-63 Durante il periodo decennale 1902-1911, l’au-mento relativo della popolazione è stato- più notevole nella Russia europea e Finlandia 18.81 %; nella Serbia con 15.83 %; nella Ru- mania con 14.38 %; nella Bulgaria con 14.12 per cento; nella Germania con 13.14 %, nei Paesi Bassi, con 12.79 %.

L’aumento è stato più debole per il Porto­ gallo, la Spagna e la Francia.

Il movimento della popolazione nel Belgio

Mentre nel 1911, in piena prosperità e senza l’ombra di malattie epidemiche, la popolazione belga era diminuita di 26.316 abitanti, si con­ stata nel 1912 un formidabile aumento di 80.976 anime.

Ecco lo stato della popolazione belga nel 1912, coi particolari relativi alle provincie che ora­ mai contribuiscono tu tte all’aumento, mentre quasi tutte erano concorse all’allarmante di­ minuzione.

Brabante 1.522.941-H a in a u t 1.247.042 - Fiandra orientale 1.134.079 - Anversa 1.004.909 -L iegi 896.649 - Fiandra occidentale 884.777 - Namur 364.319- Limbourg 284.161 - Lus­ semburgo 232.500 — Totale 7.571.387.

Il fattore preponderante nell’aumento con­ statato non è tanto raooroscimento delle na­ scite, quanto il prolungamento della durata media della vita. La diminuzione delle nascite è un fenomeno che colpisce duramente anche il Belgio, segnatamente nelle grandi città e in alcune provincie del sud.

Fra le donne il maggior numero di condanne si ha per le occupate nell’agricoltura e nella pastorizia (44,22 %) e fra attendenti a casa, 38,89 %.

Rispetto alla popolazione femminile della stessa occupazione la percentuale più notevole (per quanto inferiore al vero) è data dalle prostitute (circa 2217); seguono le condannate esercenti mestieri girovaghi (circa 1094) ; le levatrici (circa 540) e le commercianti (circa 454); la minore percentuale si ha per le capitaliete e pensionate (circa 24 ogni 100.000 abitanti capitaliste, e pensionate).

e) Istruzione. —• La parte della introduzione relativa alle qualità personali si occupa pure del grado di istruzione dei condannati ; risulta che la percentuale degli analfabeti (55,12 %) non è di molto superiore a quella dei condan­ nati forniti di istruzione (44,88 %) e che va diminuendo lentamente di anno in anno.

Recidiva. — Uno speciale Titolo si occupa degli individui condannati nel 1908, che ave­ vano subita altra condanna negli anni prece­ denti o nell’anno medesimo,

Per i primi offre varii dati sul numero delle condanne precedentemente subite, sulla specie dei delitti che le determinarono, sulle pene ri­ portate per la condanna subita nel 1908, sui delitti commessi in questo anno, nonché sul sesso, sull’età, sullo stato civile, sulle occupa­ zioni, sul grado di istruzione. La maggior parte delle percentuali relative è fatta rispetto al to­ tale dei condannati, di modo che 1* i mportanza delle cifre effettive risulta nella vera sua luce.

Per i recidivi nell’anno, che furono 9450 e riportarono 21,724 sentenze di condanna pas­ sate in giudicato nel 1908, si offrono dati sul numero delle condanne subite nell’anno e sui delitti da queste repressi.

Ricerche speciali. — Un ultimo Titolo si oc­ cupa, oltre dei minorenni, dì cui già sr è ac­ cennato, dei condannati condizionalmente e della ubbriachezza.

Ai condannati condizionalmente s i sono de­ dicate due Tavole (una pel Regno, l’altra per distretti) e uno speciale capitolo, poiché èssi costituiscono oramai quasi la metà (47,18 %) del totale dei condannati e oltre la metà’di co­ loro che potevano ottenere il benefìcio della legge 24 giugno 1904 (circa il 52,41 %) per­ centuale ancora inferiore al vero, secondo si dimostra nel testo.

Ubbriachezza. — La introduzione si chiude con una breve esposizione di- dati su lla uhbria- chezza, sia come causa di proscioglimento che 1

(1) Vedi Economista del 13 luglio 1213 n. 2045.

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L’ECONOMISTA 10 agosto 1913

come causa di diminuzione nella applicazione della pena.

Se dovessimo basarci su queste sole cifre dovremmo dedurne, per la loro esiguità, che il popolo italiano è di una sobrietà ammirevole. Ma... a parte un leggero aumento nel numero di coloro che ebbero diminuita la pena per ub­ briachezza rispetto al totale dei condannati (da ‘It‘16 % nel 1906 a 5.47 nel 1908) questi dati offrono un indice troppo incompleto e unilato- rahs per poterne trarre delle deduzioni.

E ad ogni modo interessante constatare come prevalgano i casi di ubbriachezza fra i recidivi e per certe categorie di delitti.

1 utteJe notizie, qui accennate, sono esposte in relazione alle singole specie di delilti pel complesso del Hegno e distintamente per cia­ scun distretto giudiziario nel quale fu commesso il delitto (ove si tratti di notizie attinenti al­ l'opera giudiziale, come quelle sulla pena in­ flitta) e nel quale nacque il condannato come pure le notizie sulle qualità personali.

Tutti i dati sono poi illustrati da percentuali, molte delle quali, speciejper la parte delle qua­ lità personali, relative alla popolazione.

Ciascun prospetto è preceduto da una breve esposizione del contenuto, sobrio commento che spesso indica la causa del fenomeno.

Seguono le Tavole, che espongono minuta­ mente per il Regno e per i distretti giudiziari i dati riassunti nella introduzione.

La massa di notizie offerta da questa R ela­ zione sulla criminalità nel 1908 è davvero im­ ponente e, fra qualche anno, quando la serie sarà più completa e le pubblicazioni potranno susseguirsi, come si spera, con maggiore rapi­ dità, gli studiosi non potranno che compiacersi dell’opera del nuovo Ufficio di Statistica.

Poiché una statistica, che viene dopo quattro anni e mezzo da quella cui si riferisce perde, com è naturale, parte della sua efficacia: con­ viene tener presente che, una volta completato l ’ impianto — e ormai ci siamo — la Statistica giudiziaria italiana potrà competere con le mi­ gliori compilazioni del genere all’estero. Il testo della legge contro Palcoolismo

a n d a ta in vigore il 2 3 lu g lio 1913

Capo I.

Della vendita al minuto e del consumo di bevande alcooliche nei 'pubblici esercizi.

Art. 1. — È vietata e 'senza speciale autorizza­ zione del prefetto la vendita nei pubblici esercizi delle bevande alcooliche, che abbiano un contenuto in alcool superiore a 21 per cento del volume, an­ corché l’esercente sia munito della licenza di eser­ cizio di cui all’articolo 50 della legge di pubblica sicurezza.

Tale disposizione è applicabile anche ai venditori ambulanti di cui all’art. 72 della legge di pubblica sicurezza.

L autorizzazione non deve essere concessa alle can­ tine delle caserme, agli spacci ambulanti nei campi militari di manovre, agli spacci di cibi e bevande degli stabilimenti di ricovero, di lavoro e di pena dipendenti dalle pubbliche amministrazioni ed in­ fine agli esercizi previsti dall’art. 59 della legge di pubblica sicurezza.

Art. 2. L’autorizzazione di cui nel precedente articolo non può essere concessa senza il parere della

Giunta comunale, nè senza il voto favorevole di una speciale Commissione permanente stabilita nel capo­ luogo della provincia.

La Commissione è composta:

a) dal prefetto o di un consigliere di prefettura da lui delegato ;

b) di un membro designato dal Consiglio pro­ vinciale;

c) di un membro nominato dal Consiglio provin­ ciale di

sanità;-d) del medico provinciale ;

e) di un fnnzionario di pubblica sicurezza scelto dal prefetto.

L autorizzazione vale fino al 31 dicembre dell’anno in cui è stata accordata ; alla scadenza potrà essere rinnovata con opposizione di visto per parte del pre­

fetto. r

Essa è strettamente personale, nè può essere ce­ duta o servire per più di un esercizio.

Il provvedimento dato dal prefetto sulla domanda di autorizzazione è definitivo.

Art. 3. Spetta alla Commissione suddetta di stabilire le norme generali circa gli orari di aper­ tura e di chiusura degli esercizi e le ore nelle quali e permesca la vendita delle bevande alcooliche indi­ cate dall art. 1° tenendo conto delle esigenze locali e della diffusione dell’alcoolismo nella provincia.

Resttano ferme e facoltà date all’autorità di pub­ blica sicurezza dall’articolo 56 della legge 30 giu­ gno 1870, limitatamente alla abbreviazione degli oràri stabiliti.

La vendita delle bevande alcooliche di cui all’ ar­ ticolo 1 è assolutamente vietata nei giorni festivi e in quelli di elezioni amministrative e politiche. Per le nuove concessioni di licenze, la Commissione me­ desima determinerà inoltre le distanze minime tra gli esercizi nei quali si vendano bevande spiritose di qualsiasi genere e gli ospedali, cantieri, officine, scuole e caserme.

Art. 4. È vietato ai pubblici esercizi di som­ ministrare ai minori degli anni 18 le bevande alcoo­ liche di cui all’art. 1.

È loro vietato parimente di somministrare bevande contenenti alcool in qualsiasi misura alle persoue che si trovino in istato di ubbriachezza e che palese­ mente siano in uno stato anormale per debolezza e alterazione di mente.

Non è permesso di adibire il locale dell’ esercizio ad ufficio di collocamento o per il pagamento delle mercedi degli operai.

Art. 5. — È vietato di corrispondere in tutto o in parte la mercede dovuta agli operai in quelle be­ vande alcooliehe di cui all’art. 1.

Art. 6, — Sono vietate la fabbricazione, l’ impor­ tazione nel Regno, la vendita in qualsiasi quantità, ed il deposito per la vendita del liquore denominato in commercio «assenzio».

Sono escluse da tale proibizione le bevande che, avendo un contenuto alcoolico inferiore a 21 percento del volume contengano dell'infuso di assenzio come sostanza aromatica, senza pregiudizio di quanto è stabilito nell’art. 42 della legge sanitaria.

Art. 7. — Nei comuni o frazioni di comuni nei quali esistano esercizi di vendita o di consumo di vino, birra o di qualsiasi bevanda alcoolica in nu­ mero tale da superare il rapporto di uno per 500 abi­ tanti non può essere concessa alcuna nuova licenza di apertura di tali esercizi.

Questa disposizione non si applica al proprietario che vende al minuto il vino dei propri beni.

Ca p o II.

Disposizioni penali e transitorie.

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10 agosto 1913 L ’ECONOMISTA 507

ed essenze nocive alla salute, che è vietato di ado­ perare, o per cui, si stabilisca che non possano ec­ cedere determinate proporzioni nella fabbricazione delle bevande alcooliche.

Tale elenco sarà riveduto ogni biennio. La infra­ zione al divieto è punita colla ammenda di L. 100 a 500, oltre alla confisca e distruzione delle bevande, senza pregiudizio delle disposizioni delTart. 42 della legge sanitaria e delle maggiori penalità previste nel libro li, titolo VII, capo III del Codice penale, ove siano applicati.

Art 9. — I fabbricanti e gli importatori di essenze per la confezione delle bevande alcooliche sono tenuti a fare denuncia al prefetto dell’apertura e chiusura delle fabbriche o dei depositi e ad uniformarsi, oltre che al disposto del precedente articolo, alle altre norme e prescrizioni saranno stabilite con decreto reale, sentito il Consiglio superiore di sanità sotto pena della chiusura di ufficio a cura dell’ autorità sanitaria provinciale.

Art. 10. — I contravventori al disposto degli ar­ ticoli 1 e 4 sono puniti con le pene previste dall’ar­ ticolo 488 del codice penale.

In caso di recidiva il giudice aggiunge là revoca della licenza. Ove sia prodotto appello, opposizione o ricorso, la sentenza deve nondimeno essere comu­ nicata all’autorità di pubblica sicurezza, la quale or­ dinerà la sospensione della licenza.

II contravventore non potrà conseguire una nuova licenza se non trascorso il termine che il giudice avrà fissato nella sua sentenza, e che non sarà mag­ giore di un biennio.

I c ontravventori al visto degli articoli 3 e 5 sono puniti colTammenda da L. 30 a 100. La stessa pena si applica ai contravventori all’art. 6 oltre al seque­ stro ed alla confisca della merce.

Le trasgressioni al disposto del secondo e terzo capoverso dell’articolo 2 sono puniti a termine dello art. 449 del Codice penale.

Per i reati commessi a danno dei conduttori di pubblici esercizi o persone da loro dipendenti, a causa o in occasione della osservanza degli obblighi ad essi imposti dalla piesente legge, si procede di ufficio an­ corché i reati di tale natura per cui, a norma del Codice penale, sarebbe necessaria l’istanza privata.

Art. 11. - Colui che sarà stato per due volte con­ dannato per essere stato colto in ¡stato di ubbria- chezza, molesta o ripugnante, ovvero per delitto com­ messo in istato di ubbriachezza non potrà essere compreso come elettore nelle liste politiche e ammi­ nistrative e nelle liste dei giurati e verrà cancellato ove sia stato iscritto.

Tale provvedimento avrà la durata di cinque anni dal giorno in cui fu scontata, o altrimenti estinta la ultima condanna definitiva.

In caso di recidiva entro il termine suddetto de­ correrà un nuòvo cinquennio dalla estinzione della seconda condanna.

Art. 12. — Dall’importo di ciascuna delle pene pecunia rie applicate in virtù della presente legge e del regolamento per l’esecuzione di essa, sarà prele­ vata una parte, da determinarsi nel regolamento, per essere assegnata a titolo di premi ai funzionari o agenti di pubblica sicurezza che abbiano accertato la contravvenzione.

Art. 13. — Con decreto reale, su proposta dei mi­ nistri dell’interno e di grazia e giustizia, intesi il Consiglio superiore di sanità ed il Consiglio di Stato, sarà provveduto entro sei mesi alla pubblicazione del regolamento per l ’esecuzione della presente legge.

Nel regolamento si potrà comminare la ammenda fino a L. 100 per le infrazioni alle norme del rego­ lamento stesso.

Sino a quando non sarà provveduto alla pubblicazione del regolamento (entro sei mesi) la legge non avrà la sua pratica applicazione

e noi vogliamo sperare che con il Regolamento, il Ministero competente farà conoscere con circolare ampia e precisa alle autorità locali il vero loro dovere, perchè non si abbia a ve­ dere lo spettacolo—che non mancherebbe cer­ tamente - d i autorità locali più realiste del Re. Disgraziatamente la Commissione perma­ nente, nella sua composizione, poco affida per pratica di commercio, onde è necessario che il Governo segni i confini giusti della interpre­ tazione, per evitare i due pesi e le due misure, la possibilità di una politica antialcoolista atta a favorire gli uni, contro gli altri e una nuova forma di oppressione a danno degli esercenti in genere.

Il Ministero degli Interni con circolare te ­ legrafica avverte che in occasione del termine del periodo pubblicato della legge contro l’al- coolismo, termine scaduto il 23 luglio 1913 in at­ tesa dell’emanazione delregolamento perl’art. 13 della legge stessa, si dovrà consentire la con­ tinuazione dello Stato di fatto nei riguardi di rivendite liquori per parte di persone mu­ nite di licenza a termini dell’articolo 50 della legge di P. S., ma non si potrà consentire il rilascio di licenze nuove per bevande alcooliche di cui all’art. 1 della nuova legge sull’alcoo- lismo.

Nel frattempo verranno costituite le Com­ missioni provinciali di cui all’art. 2 della legge in_ discorso, e si raccomanda intanto la rigo­ rosa applicazione degli art. 4, 5, 6, 7, della legge medesima.

il movimento dei Depositi fruttiferi

presso le Casse di Risparmio

Il Ministero di Agricoltura, industria e com­ mercio comunica le seguenti notizie raccolto dalla Direzione generale del Credito e della Previdenza sul movimento dei depositi frut­ tiferi presso le Casse di risparmio ordinarie durante il primo trimestre dell’anno corrente.

I depositi a risparmio che al 31 dicembre 1912 ammontavano a lire 2.491.828.646, erano saliti al 31 marzo 1913 a lire 2.509.314.180.

I depositi in conto corrente da lire 62.977.109 al 31 dicembre 1912 erano saliti a L. 65.425.816 al 31 marzo 1913.

I depositi su buoni fruttiferi hanno progre­ dito da lire 41.805.009 a lire 50.329.933.

(12)

508 L’ ECONOMISTA 10 agosto 1918 31 dicembre 1911 gennaio febbraio marzo 31 dicembre 1912 gennaio febbraio marzo 1912 1913 2.461.(516.059 2.483.448.984 2.491.234.464 2.492.760.520 2.491.828.646 2.508.023.192 2.510.296.824 2.509.314.180 Da tale, prospetto si ricava che l’aumento dei depositi a risparmio nel primo trimestre di ciascuno degli anni presi in esame fu il seguente:

nel 1911 di L. 30.631.739 nel 1912 di L. 31.144.461 nel 1913 di L. 17.485.534

Nel gennaio del corrente anno l’aumento fu sensibile, non. inferiore a quello avvenuto nel gennaio 1911; nel febbraio invece l’aumento fu assai più lieve di quello dei corrispondenti mesi dei due anni precedenti; nel marzo poi al forte aumento del 1911 e a quello tenue del 1912 è subentrata una diminuzione sebbene leggera. In complesso il trimestre febbraio-marzo del corrente anno segna un periodo di staziona­ rietà dei depositi a risparmio.

Depositi in conto corrente

1911 31 dicembre 1910 51 .331.565 gennaio 53.538.724 febbraio 53.568.724 marzo 53.888.982 1912 31 dicembre 1911 61.896.809 gennaio 62.003.971 febbraio 62.290.507 marzo 62.553.082 1913 3,1 dicembre 62.977.108 gennaio 66.521.531 febbraio 66.246.136 marzo 65.425.816

Da tale prospetto si -ricava che l’aumento dei depositi su conto Corrente nel primo tri­ mestre di ciascuno degli anni presi in esame fu il seguente: nel 1911 nel 1912 nel 1913 di L. 2.557.417 di L, 2.657.273 di L. 2.448.708

Nel 1913 l’aumento dei depositi in conto corrente ha pertanto ripresa l’intensità veri­ ficatasi nel 1911. Giova tuttavia osservare che l’aumento è avvenuto esclusivamente nel gen­ naio e che nel febbraio e nel marzo si è avuta invece diminuzione.i: Converrà quindi atten ­ dere i dati dei mesi.¡seguenti per poter affer­ mare se vi sia effettiva tendenza all’aumento dei depositi di questa categoria v

Depositi su buoni fruttiferi

1911 al 31 dicembre 1910 19.361.201 gennaio febbràio marzo 20.909.277 21.796.857 22.619.304 1912 al 31 dicembre 1911 gennaio febbraio. ... marzo 1913 al 31 dicembre 1912 gennaio febbraio 32.081.438 34;069.225 35.562.479 38.257.390 41.805.009 46.364.092 48.561.420 50.329.933 nel 1911 nel 1912 nel 1913 L’incremento dei marzo

Dal prospetto si ricava che l’aumento dei depositi in conto corrente nel primo trimestre di ciascuno degli anni presi in esame fu il se­ guente :

di L. 3.258.103 di L. 6.175.952 di L. 8.524.924

depositi su buoni frutti­ feri segue con un interrotto cammino ascon­ dente .

L ’ammontare complessivo dei depositi frut­ tiferi esistenti presso le Casse d,i risparmio or­ dinarie che al 31 dicembre 1912 era di lire 2.596.610.764 sommano al 31 marzo 1913 a lire 2.625.069.929, con un incremento totale durante il trimestre di lire 28.459.165.

Sviluppo economico del Canada Riesce interessante uno sguardo rapido sulla storia economica del Canada paese essenzial­ mente agricolo, nell’ultimo quarto di secolo.

Dopo la costituzione della federazione (1867) l ’estensione totale della grande colonia britan­ nica raggiungeva 662.148 miglia quadrate, con una popolazione di 3.371.594 ab. Grazie alla annessione di vasti territori, e alla erezione in provincia del Manitoba, la superficie del Canada raggiunse 3.370.760 miglia quadrate, e con l ’an­ nessione della Colombia britannica un anno dopo la superfìcie crebbe a 3.729.665 miglia quadrate.

Nel 1872 la popolazione non raggiungeva an­ cora che 3.949.163 ab. Ma dipoi l’accrescimento fu costantemente rapido. Nel 1895 si contarono ab. 5.033.839; nel 1906, 6.171.000. Sono da ri­ cordare le vaste correnti immigratorie prove nienti dalla madre patria, dai paesi Scandinavi, da altre regioni europee e dagli Stati Uniti, che negli ultimi anni ebbero grande importanza : oggi (1913) la popolazione supera certo gli otto

milioni di ab.

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