• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.40 (1913) n.2054, 14 settembre

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.40 (1913) n.2054, 14 settembre"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno X L - Voi. X L IV

Firenze-Roma, 14 Settembre 1913

N. 2054

SOMMARIO: Industrializziamo l’agricoltura, J. — Sulla riforma della legge di espropriazione, Zad io — Fra­ zioni e classi nel Bilancio Comunale di Teramo (continuasiane], Pr o f. E. Cu r a t o — L’ estensione della trazione elettrica sulle ferrovie (continuazione) — R I V I S T A B I B L IO G R A F IC A : [Nic o l a Fr a m a r in o d e i Ma-

l a t e s t a, La Società e lo Stato - Ra f f a e l l o Pu t b l l i, Il Duca Vincenzo I Gonzaga e l’interdetto di Suolo V a Venezia] — R I V I S T A DI N A V I G A Z I O N E : La linea navigabile Milano-Venezia - Per un canale navigabile fra Torino e Savona - La navigazione interna in Francia - Il movimento della navigazione marittima della Francia - La marina mercantile della Spagna — R I V I S T A D E L COMMERCIO: Commercio dell’Italia coll’Estero: Spagna, Portogallo, Gibilterra - Condizioni degli Stali Balcanici prima della guerra: Bulgaria, Serbia, Romania, Montenegro, Grecia - Ingrandimenti territoriali degli Stati Balca­ nici: Romania, Bulgaria, Grecia, Serbia - Finanze degli Stati Balcanici dopo la guerra: Serbia, Bul­ garia - Commercio estero della Grecia - Commercio estero della Russia negli ultimi 10 anni — N O T IZ IE F IN A N Z IA R I E : Buoni del Tesoro T u rc h i- Debito diplomatico 3 per cento del Venezuela, emissioni del 1 9 0 5 - Banca Nazionale dell’India - Banca Britannica del Nord-America - La circolazione fiduciaria in Svizzera - Circolazione fiduciaria nel Granducato di L u ssem bu rgo-Il sistema monetario di C r e ta -L a circolazione agli Stati Uniti - Credito Fondiario Belga - Banca russa per il commercio estero - Banca anseatica di Am­ burgo - Prestito alla Bulgaria - Prestito cinese in Austria - Banca dei paesi a u stria ci- Cassa generale di Ginevra - Banca Nazionale del Cile - Repubblica del Nicaragua, ecc. ecc. — M ERC ATO M O N ET A R IO E R I V I S T A D E L L E BORSE — P R O S P E T T O , Q U O TA Z IO N I, V A L O R I CAMBI, S CONTI E S IT U A Z IO N I B AN C A R IE .

e della agricoltura: il quale coinvolge, si può dire, tutti i più gravi problemi economici del paese: bilancia commerciale, sistema succes­ sorio, costo della vita, credito, emigrazione, disoccupazione ecc. ecc.

Vogliamo tentare di ridurre alla più sem­ plice espressione il problema, intorno al quale si agitano discussioni di somma gravità, aventi di mira per alcuni di stabilire un re­ gine di piccola proprietà, per altri l ’elevare il grado di coltura dell’agricoltura, per altri ancora la sistemazione del credito ecc. ecc. e per maggiore chiarezza preferiamo proce­ dere per domanda e risposta :

E’ la quantità e la qualità di produzione agraria in una nazione come la nostra pre­ cipua e sicura fonte di valori, cui convenga dedicare una intensa cura e magari qualche sacrificio ?

Evidentemente sì : l ’Italia è in favorevoli condizioni di clima e di posizione geografica; ha un consumo capace di assorbire una pro­ duzione superiore alla attuale; è anzi tribu­ taria all’estero per alcuni prodotti che potrà sempre utilmente cercare di produrre nel suo territorio, fino a che il loro costo non su ­ peri quello degli esteri, e potrà con egual vantaggio produrre altri generi di più facile, adatta e meno costosa produzione, anche in esuberanza al consumo interno, per poterli cambiare all’estero cogli altri di cui abbisogna

Industrializziamo l’ agricoltura

La funzione sociale della proprietà fon­ diaria, è necessario tener presente, si è lar­ gamente evoluta: mentre infatti fino alla metà del secolo scorso circa, la principale funzione era quella di provvedere in pro­ porzione larghissima (oltre un terzo) ai bi­ sogni del pubblico erario, mediante le impo­ ste, oggi questa funzione ha secondaria im­ portanza, in quanto la proprietà fondiaria concorre nelle entrate dell’erario pubblico per meno di un decimo di tutti i proventi fi­ scali.

Ma se la funzione di fornire un cespite di entrata, proporzionalmente alle altre, è, di mi­ norata importanza, rimane ben sempre la funzione produttiva nei confronti della eco­ nomia nazionale, che non permette di negli­ gere soverchiamente questo fattore atto a provvedere, almeno in parte, ai principali bi­ sogni della popolazione. Si vuole anzi da alcuni considerare la proprietà privata come

in funzione dell'interesse pubblico e quindi

maggiormente deve preoccupare a che tale funzione sia compiuta nell’ interesse collet­ tivo.

(2)

Produce il suolo italiano tanto quanto po­ trebbe produrre, tanto quanto producono gli altri paesi in analoghe condizioni di clima, di viabilità, ecc. ecc. ?

Evidentemente no. Noi sappiamo troppo bene che, sia per la condizione dei latifondi, sia per quella delle piccole proprietà, sia per la mancanza di mezzi propri negli agricol­ tori, o di deficiente organizzazione del cre­ dito, sia infine e precipuamente per la igno­ ranza, la neghittosità, la ignavia, l ’egoismo dei proprietari, il suolo italiano è di una ben scarsa produttività complessiva, e sovente, quando essa è abbastanza intensa, lo è con direttive errate e con resultati deficienti per la economia nazionale, perchè i produttori sono sempre stati privi di quella larghezza di vedute e di previsioni che debbono ac­ compagnare ogni industria ed ogni oculata messa in valore della materia prima.

Ha mai dato prove e come le ha date la agricoltura di saper accedere a quei criteri di progresso tecnico e di assetto economico atti a raggiungere una razionale efficiente produzione °<

Tre distinti elementi basteranno ad illu ­ strare la risposta :

— i latifondisti : negazione della produ­ zione intensiva, negazione di ogni progresso, assenteismo, disinteresse, condannati, meno rare occezioni, come nemici del progresso agricolo ;

— i piccoli proprietari : i parassiti della terra, risultato delTegoismo e della igno­

ranza, di mentalità gretta e limitata a far produrre al suolo che posseggono o che col­ tivano solo quel tanto che è sufficiente ai loro modesti bisogni, senz’altra mira più larga; pieni di pretese e di lamentele, ma incapaci di qualsiasi sacrificio od iniziativa (ciò nella loro maggioranza e malgrado il lieve prò gresso degli ultimi anni) ;

— le cooperative di lavoro : le uniche isti­ tuzioni che fino ad ora abbiano mostrato e specialmente nella Sicilia, di saper eserci­ tare l ’agricoltura con criteri industriali, con basi di modernità, con il sicuro intento di ri­ cavare dal suolo tutto e quanto esso può dare. I resultati del passato e le recenti esperienze di coltivatori i quali della agricoltura fanno una speculazione, come qualsiasi altro indu­ striale, dimostrano che a far produrre il suolo non è affatto necessario il rapporto giuridico di proprietario.

11 capitale, il quale del resto in ogni tempo ed in ogni paese è stato rappresentato dalla classe sociale più fattiva, più evoluta e più intelligente, il capitale può trovare la sua rimunerazione nella agricoltura indipenden­ temente dell’essere proprietario dei suolo. Per l’industria agricola questi potrebbe rappre­ sentare soltanto ciò che per l’industria ma­ nifatturiera è il fornitore della materia prima, nulla più. Si paga la materia prima suolo e la si trasforma in prodotti con la sola differenza che non essendo essa distrutta o totalmente trasformata, consente un proprie­ tario continuo e duraturo, esattamente come un proprietario di una miniera a riguardo dei prodotti da quella estratti.

Noi vediamo che nelle industrie manifat­ turiere, l ’intervento del capitale ha permesso il perfezionamento della produzione e dei prodotti, il maggiore consumo, il migliora­ mento sociale di una data funzione. I calza­ turifici hanno distrutto la classe dei c ia ­ battini, i cotonifici e lanifici hanno soppresso lo stuolo dei tessitori smunti e miseri dai telai sparsi nelle piccole case coloniche; le in­ dustrie delle terre cotte, delle maioliche, dei vetri, accentrate in grandi stabilimenti hanno reso i prodotti più in uso nel pubblico, hanno tolto di mezzo, il piccolo produttore, che ad altro avrà ben rivolta la sua attività.

11 capitale e la industrializzazione dell’enor­ me e benefico campo di attività offerto dalla proprietà rustica, dovrebbero a nostro cre­ dere spazzar via i ciabattini dell’agricoltura, che, ancora seguaci dei precetti di secoli che furono, continuano a dar pietoso spettacolo di egoismo gretto

e

dannoso, di ostinazione talvolta nel volere con mezzi materiali ed in­ tellettuali inadeguati, raggiungere finalità che soltanto con larghi ed oculati criteri sono conseguibili.

Molte obbiezioni, lo sappiamo, è possibile muovere ad una idea che non è affatto nuova e molte difficoltà si possono affacciare.

Si potrà domandare, come invogliare il capitale a dedicarsi alla industria agricola su larga scala ? Ma si potrà rispondere che stu­ diando opportune forme di esenzione di tasse, di facilitazioni di trasporto ecc. ecc., ad ano­ nime di largo capitale, che si dedicassero alla agricoltura, si svilupperebbe e favorirebbe ciò che oggi accade a mezzo delle coopera­ tive siciliane.

(3)

con criteri industriali e con macchine e con sistemi razionali aumenterà il contingente da cui traggono le correnti della e migrazione.

E sia. La emigrazione, e lo sappiano bene, non è un danno per la economia nazionale, che riceve da essa anzi uno dei maggiori eie ■ menti per pareggiare la bilancia commer­ ciale, maggiore di quello che non possa es­ sere l ’avere una agricoltura povera, deplo­ rata, ed in mano per la massima parte a quegli elementi parassitari che non sanno e non vogliono trarre da essa più di quanto è sufficiente ai loro personali ed immediati bisogni.

Ma il nostro argomento, sul quale ci ri­ promettiamo di ritornare, ha bisogno di trat­ tazione più lunga e più addentrantesi nei dati di fatto. Ci basta per oggi di avere im­ postato il problema.

J.

Sulla riforma della legge di espropriazione(1)

Abbiamo brevemente considerato nell’Uco-

nomista della settimana scorsa, la oppor­

tunità della riforma, sotto principii e criteri più moderni, della legge di espropriazione, ed abbiamo espresso il nostro parere circa la necessità che sia riservata al potere le­ gislativo la pronunciazione della pubblica utilità.

Abbiamo altresì promesso di toccare gli altri due dei tre principali argomenti che ri­ guardano una legge di esproprio e cioè : l’ente chiamato a stabilire il valore dell’ im ­ mobile espropriato; e la stima del valore stesso.

A riguardo del primo punto gioverà ri­ cordare che la legge vigente rinvia dinanzi al sindaco del comune territorialmente com­ petente gli esproprianti e gli espropriati, per un accordo e cioè perchè venga amichevol­ mente stabilito l’ammontare della indennità, dopo che gli esproprianti avranno notificato agli espropriati la loro offerta. In caso di non ottenuto accordo, al raggiungimento del quale la legge fa premura anche alla giunta comunale di adoperarsi, competerà al Pre­ sidente del Tribunale la nomina di uno o due periti che procederanno alla stima dei- l’ immobile.

(i) V. Economista, N. 2053 - 7 sett. 1913.

La decisione dei periti è impugnabile nei termini della legge sulla espropriazione e del codice di procedura civile.

Ma la legge per il risanamento della città di Napoli, e le altre successive regionali, hanno derogato dai principi fondamentali, creando un complesso di norme disparate e molteplici che gettarono in una irrimediabile confusione, giuristi, magistrati ed ammini­ stratori. I risultati dei nuovi sistemi non sono tali da indurre a ritenere un felice ten­ tativo quello operatosi.

Occorre quindi altrove ricercare gli ele­ menti atti a risolvere il problema.

Nel 1895 il deputato Bepmale, in Francia, progettava norme legislative che muovono dal saggio concetto contenuto in questa pre­ messa : per ottenere giusta valutazione delle indennità giovano sopra tutto le garanzie di onestà e di competenza delle persone chia­ mate a stabilirle.

Da ciò egli propose disposizioni intese a perfezionare il reclutamento del giurì, ed a stabilire insieme un ampio sistema di perizie facoltative per illuminare i giurati.

Noi crediamo che un tal modo possa me­ glio di ogni altro rispondere alle peculiari esigenze di una equa valutazione delle in­ dennità.

L’espropriante e l’espropriato potrebbero sciegliere dall’albo dei periti un perito prefe­ rito da ciascuno di loro, affinchè dalla duplice rappresentanza del contradittorio nasca la migliore imparzialità. Un magistrato do­ vrebbe presiedere all’opera dei due periti, proponendo le questioni e risolvendole in base ai due elementi di giudizio che gli ven­ gono forniti. Chè se questo assoluto potere del magistrato potesse sembrare eccessivo e preoccupante, le stesse tre persone potrebbero costituirsi in collegio arbitrale e giudicare coi criteri e colle forme che sono ormai praticate per tutti i collegi arbitrali o pe­ ritali.

Ci sembra che un ente costituito in uno dei due modi sopra accennati offra le più ampie e migliori garanzie di un retto proce­ dimento e di una giusta valutazione, tanto più se il loro pronunciato sarà saL aguar­ dato da appelli in prima e seconda istanza presso corpi vicini alla corte di appello ed alla Cassazione che possano conformemente pronunciarsi sulle decisioni controverse.

(4)

il valore delle indennità è strettamente con­ nessa con quella della valutazione delle in ­ dennità stesse.

Il comune pregiudizio che l ’indennità di espropriazione equivalga al giusto prezzo del­ l’immobile ed in esso si esaurisca, non trova più la consistenza di un tempo. 11 concetto

del giusto prezzo che ha informato la legge

del 1865, come sistema privatistico analogo al concetto di compra e vendita, cede oggi di fronte alla teoria pubblicistica per la quale si crea un obbligo pubblico non solo di pa­ gare il prezzo, ma anche di risarcire ogni

danno. Giustamente si premette che nel giusto

prezzo non si potrebbe comprendere il danno,

il quale sta al di fuori del giusto prezzo, ma è inerente e connesso come conseguenza necessaria della espropriazione.

Il vecchio concetto del giusto prezzo ebbe per effetto di indurre l ’ampia giurisprudenza ad essere contraria alla compensazione di quei danni, pur effettivi, molte volte attuali, direttamente causati dall’espropriazione e quindi valutabili e risarcibili.

Un largo studio della giurisprudenza patria e straniera, sulla indennizzabilità delle ser­ vitù legali di diritto pubblico, sulla identi­ cità di condizione dei proprietari non espro­ priati o parzialmente espropriati, sulla pos­ sibilità di un contributo ai beneficati, sulla applicazione dei piani regolatori edilizi, di ampliamento e di risanamento, sulle ser­ vitù di allineamento, sulle espropriazioni di zone ecc. ecc. darebbe una messe copiosa di elementi atti a trarne una precisa conclu­ sione sulla ragione giuridica della indenniz­ zabilità dei danni, oltre al pagamento del giusto prezzo. Ma troppo lontano dai limiti di un articolo ci condurrebbe la ricerca che abbiamo voluto contenere in un semplice accenno ed ad una ristretta indicazione delle principali questioni che si dibatteranno al­ lorché verrà in discussione una nuova legge di espropriazione per pubblica utilità.

Za d i« .

Banca Commerciale Italiana

Società Anonima con Sede in Milano

F ilia li:

Londra,

Alessandria, Ancona, Bari, Bergamo, Biella, Bologna, Brescia, Busto Arsizio, Cagliari, Carrara, Catania, Como, Ferrara, Firenze, Genova, Livorno, Lucca, Messina, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Parma, Perugia, Pisa, Roma, Saluzzo, Savona, Sestri Ponente, Torino, Udine, Venezia, Verona, Vicenza.

FRAZIONI E CLASSI

NEL BILANCIO COMUNALE DI TERAMO (1)

Sezio n e 2a

Le classi nel bilancio comunale.

§ 1° Le classi di produzione (occupazione.) nel bilancio comunale.

So m m a r i o: Categoria l a l’agricoltura. 2a l’ industria. 3a il commercio. ì a i servizii. 5» le professioni. Riassunto e conclusioni.

Ca t e g o r ia l a

L ’agricoltura nel bilancio comunale.

Porse più importante e nuova, a paragone della territoriale, può riuscire la ripartizione del bilancio comunale per classi sociali; ma le dif­ ficoltà di questa indagine si presentano maggiori e perciò il grado di approssimazione ad una de­ terminazione esatta minore; ma anche qui non credo inutile il tentativo, come metodo e come risultato concreto, sebbene molto relativo.

Seguendo la ripartizione sociale indicata nella parte I del lavoro, occorre prima ricercare le partite del bilancio riguardanti la classe agri­ cola, ma non sembra doversi accettare il cri­ terio seguito dal prof. Giovanni Carano Don- vito nella Inchiesta parlamentare sulle condi­ zioni dei contadini meridionali (volume V II, monografie speciali, tom o III , finanze locali, p. 27-9 e passim), di considerare (pag. 26) come « spese ricadenti a vantaggio, più o meno, del­ l’agricoltura e dei contadini » tutte le spese per guardie, anche urbane, per vie (nettezza, illu­ minazione ed... inaffiamento), per sanità (dei dei poveri e generale, vigilanza, macello, fiere e mercati), per manutenzioni di vie e piazze, costruzioni idrauliche, quasi tutte quelle per istruzione e beneficenza. Tale criterio poteva forse parere esatto a chi, come lui, limitava a quell’elemento la sua indagine, ma qui basterà indicare solamente il contributo, attivo e pas­ sivo che la s pe c ific a classe agricola porta al bilancio comunale, avendo già visto il contri­ buto della popolazione frazionata e sparsa e dovendo or ora vedere il contributo dei conta­ dini come salariati e meno abbienti. D ’altronde anche il Carano dichiarava (p. 27) « che il giu­ dizio è molto relativo, largo l’elenco delle spese particolari, molte delle quali sono a vantaggio della grande generalità dei cittadini ». Lo stesso è da dire per le entrate, il dazio e, peggio, le imposte di famiglia e rivendita; ma anche qui l’autore dichiara (p. 25) « che l’ultima partita ha poca o niuna attinenza...

(5)

Così circoscritta l’indagino ricava forse minor numero di partite dal bilancio, ma è molto meno imprecisa.

Bilancio dell’agricoltura.

Entrate.

fitto di te r r e n i... L. 284 » » pescheria ... » 150 taglio ordinario di boschi ... » 500 falciatura e vendita di piante . . . . '» 200 utile patrimoniale... L. 1.134 tributi tassa bestiame ... » 13.000 » sovrimposta te r re n i... » 44.955

equi va lente delle prestazioni d ’opere » 25.000

contributi stradali varii ... » 10.000

entrate » 94.089

a cui potrebbe aggiungersi, ma molto indiretta­ mente, tutto il dazio sui prodotti agricoli, in L. 153.453.

Si osservi in primo luogo ed in generale, per tutte le indagini che si vanno a fare, che l ’atti­ vità patrimoniale ha la caratteristica di non premere su alcuna classe sociale: così, mentre la sovrimposta grava nei bilanci dei comunisti agricoltori e concorre direttamente a determi­ nare il rapporto che questi bilanci privati hanno con quello pubblico, il taglio dei boschi non può dirsi se non che gravi sull’agricoltura locale come parte deH’ecÒnomia agraria collettiva, privata e pubblica.

Il fìtto della pescheria va in agricoltura, se­ condo il criterio del censimento.

Le prestazioni si considerano per opere pre­ valentemente agricole e così le strade, con larga approssimazione. Spese. guardie forestali ... L. 200 » campestri ... » 300 » quota corredo ... » 18 » 518 Le spese per giardini, sebbene a contenuto tecnico-agricolo, non sono a vantaggio esclu­ sivo dell’agricoltura. Le scuole rurali non sono solo a vantaggio dell’agricoltura, perchè nelle frazioni vive anche popolazione non agricola (v. sopra) e così pure le strade. Volendo, ciò non di meno, calcolarle, le scuole costano lire 31.817 (v. ripartizione territoriale), da cui, de­ tratte L. 14.734 di entrate da esse, restano lire

17.083; le strade L. 64.444 (infatti sono lire 34.416 le obbligatorie - 1.028 le consortili - lire 25.000 per una metà, a calcolo, delle spese di si­ stemazione di vie interne ed esterne L. 4.000

per quota di spese generali), in totale L. 81.527, oltre L. 50.266 di quote spese per dazio.

Riassumendo la classe agricola paga Lire 57.955 di tributi, guadagna direttamente L. 518, perdendo effettivamente L. 57.437; volendo poi comprendere nei contributi di cjasse anche le prestazioni e le opere per strade e lo entrate patrimoniali e nei vantaggi di classe anche le scuole rurali e le strade la perdita scende a lire

12.044.

Tali contributi, passivi, andrebbero propor­ zionati alla ricchezza totale, ma non è facile aver dati di essa: proporzionati alla popolazione agricola (fissata a 5.736 attivi e circa il doppio in totale, nella parte l a) danno L. 10 e L. 2 per comunista agricoltore attivo L. 1, rappresen­ tano i tributi di classe per spese generali, il dazio L. 18 e 9.

(Continua)

G. Cu r a t o.

L’estensioie delia trazione elettrica sulle ferrovie

Tenendo di mira questo obbiettivo affermasi che le linee sulle quali la trasformazione sem­ bra per ora di più facile convenienza sien quelle cosidette di valico, cioè a dire traversanti con lunghe gallerie alte montagne, come le Alpi e gli Appennini, linee che hanno la caratteri­ stica comune di presentare pendenze forti e traffico rilevante, prerogative queste che por­ tano al bisogno continuo di grandi quantità di energia. E tutti sanno che per utilizzare bene gl’impianti idroelettrici occorre appunto che l’erogazione della corrente presenti quegli stessi caratteri di continuità che ha la produ­ zione della corrente stessa. È dunque su que­ ste linee che dovrà fermarsi per prima l’atten­ zione dei tecnici, tanto più che come ha dim o­ strato l’esercizio dei Giovi, la relativa leggerezza della locomotiva elettrica può essere sfruttata assai più di quanto a prima vista potrebbe sembrare.

In condizioni analoghe ai valichi si trovano le linee ad intensissimo traffico viaggiatori, giacché anche per esse si verifica quella conti­ nuità di erogazione di corrente di cui abbiamo parlato: rientra in tal novero in modo carat­ teristico la Milano-Lecco, sulla quale il traffico si è negli ultimi tempi assai sviluppato.

La prima tendenza prevalsa presso la n o­ stra Amministrazione ferrovia da è stata quella di agire in fatto di trasformazioni a trazione elettrica con assoluta indipendenza da impianti

(6)

privati, provvedendo da sè agli impianti ge­ neratori, al punto da ricorrere ad officine ter­ miche dove non era possibile creare salti au­ tonomi, come è quello di Morbegno. Tendenza questa che risale ad epoca precedente al na­ scere delle Ferrovie dello Stato e precisamente al 1900, quando si credette di risolvere il pro­ blema imponendo una riserva sulle forze idrau­ liche di probabile utilizzazione sulle strade ferrate. Frattanto per le linee Varesine si ri­ correva alla costosissima Centrale a vapore di Torna vento. Così più tardi si adottava per i Giovi una officina a vapore che, pur trovandosi in buonissime condizioni quanto all’approv­ vigionamento del carbone per la sua contiguità alle banchine del Porto, rappresenta sèmpre un’offesa all’obbligo che abbiamo di non man­ tener disgiunti i due problemi dell’estensione della trazione elettrica e della utilizzazione delle forze nazionali.

Sembra ora, ed è certo cosa assai lodevole, che questa tendenza stia per essere definiti­ vamente abbandonata e che si comprenda di quanta utilità possa riuscir fruttifera la c o o ­ perazione fra Amministrazione ferroviaria e grandi Società produttrici di energia. È se­ guendo tale ordine di idee che la corrente ne­ cessaria all’esercizio della Lecco—Milano è stata acquistata dalla Società Edison; come per le Varesine, recentemente sistemate in guisa da ottenere una maggior potenzialità di trasporto, servire l’energia che la Società Dinamo trae dalla Diveria e dalla Cairasca, col sussidio de­ gli impianti della Società dell’Anza. I Giovi saranno alimentati non più dall’officina a v a ­ pore della Chiappella, ma dalla rete prove­ niente, dagli impianti della Maira sorti a Dro- nero, mentre co ll’estensione della trazione alla Savona-S. Giuseppe interviene pure nella zona l’impianto del R oja esercitato dalla Società Negri. In pari tempo la Maira si spinge con altra sua branca sul Piemonte per consentire la estensione della trazione elettrica da Bar- donecchia a Bussoleno (la Bardonecchia-Mo- dane è alimentata dall’impianto del Chiomonte) e la trasformazione della Torino-Pinerolo. Le Centrali termiche di Tornavento e della Chiap­ pella rimangono di riserva.

Si viene così a creare una rete di distribu­ zione, alimentata da tante officine centrali, che fornirà l’energia occorrente alla trazione elettrica di gruppi di linee, col grande vantag­ gio che ogni officina servirà a sussidiare ed al- l’occorrenza sostituire le altre. La trazione elettrica, pel m otivo che fa dipendere l’esercizio di ferrovie le quali possono avere grandissima importanza commerciale da una fonte unica

di energia, presenta il pericolo di porre in forse la continuità del servizio in ogni caso in cui un guasto accidentale interrompa il funzio­ namento de 11’officina generatrice. Se, invece, por ogni linea esiste la possibilità di essere ali­ mentata da più eli una sorgente, il pericolo d ’interruzione evidentemente scompare.

R

iv is ta

BimoQRflFicd

Ni c o l a Fk a m a r i n o d e i Ma l a t k s t a. — La /So­ cietà e lo Stato. Torino, Un. Tip. Ed. Tor.

1913, pag. 380.

Alla morale evangelica che predicava doveri si è sostituito un concetto esagerato di diritti, nelle società, sino a disconoscere i doveri, af­ ferma l’ autore, che, animato forse da qualche pessimismo, spinge la sua indagine sulla ori­ gine e sulla organizzazione politica della So­ cietà, sui suoi processi relativi di formazione sul concetto di sovranità dello Stato, sull’ individuo aggregato sociale e politico.

Conclude l’ autore dopo uno studio denso di considerazioni appropriate ed ordinatamente espo­ ste, affermando che il principio individuale ed il principio sociale sono fattori egualmente es­ senziali nel progresso umano, escludendo la lotta per la esistenza colla vittoria del più forte ed ammettendo che i due principi^ individuale e sociale sono destinati a temperarsi reciproca­ mente in un tutto armonico, mercè lotte con­ tinue tra loro. L ’opera che non manca di dot­ trina e di originalità andrebbe considerata in maggior spazio di quello che ci è consentito, per una critica adeguata. La segnaliamo tutta­ via come il prodotto di una mente robusta, per quanto talvolta apparisca prevenuta e stabiliz­ zata sulla base di alcuni dogmi non ancora di­ mostrati.

Ra f f a e l l o Pd t b l l i. — Il Duca Vincenzo I Gonzaga e l’ interdetto di Paolo V a Venezia. Ve

nezia, Isl. Veneto di Arti Grafiche, 1913, pa­ gine 550.

(7)

diplomatica di maggiori potentati. Dai che trae argomento l ’autore per un importante contri­ buto storico, desumendo dai documenti quali relazioni abbia mantenute durante la contro­ versia il Duca di Mantova, Vincenzo I Gon­ zaga, con la Repubblica di Venezia e lo Stato della Chiesa.

Incompetenti nella specifica materia non az­ zardiamo un giudizio sull’ opera, ma da lun­ ghissimi anni amici dell’ autore ben possiamo attestare del suo valore e della sua scrupolo­ sità di metodo, sì da poter sinceramente tran­ quillare ogni lettore sul pregio indiscutibile della completa e diligente ricerca.

Rivista di Navigazione

La linea navigabile Milano-Venezia. —

L i valle padana è quella che più si presta in

Italia a risolvere il problema della navigazione fluviale ed ottenerne i migiiori effetti ed i mi­ gliori benefici. Per la linea Milano-Venezia, della lunghezza di chilometri 380, dei quali i due terzi circa costituiti dal Po, le commissioni nominate dal governo nel 1900 e 1903 già con­ sigliarono dimensioni tali da poter permettere il transito a barche fino a 600 tonnellate, che hanno bisogno almeno di circa due metri di fondale in un fiume e due metri e mezzo in canali scavati dall’opera dell’uomo. Il comitato promotore si tenne a quella importantissima direttiva che ha la sua base nei calcoli di ren­ dimento, nell’esempio delle altre nazioni e nel fatto che il Po, fino alla confluenza dell’Adda e quasi certo anche fino a Piacenza può essere con opportuni dragaggi ridotto e mantenuto con fondali di almeno due metri anche in. epoca di massima magra. L ’opportunità poi di ri­ sparmiare circa 80 chilometri, per 'rapporto all’attuale comunicazione per via d ’acqua, che passa da Pavia, il lungo tempo necessario e le enormi spese per mantenere al Po a monte di Piacenza dei fondali superiori ai due metri e le gravissime difficoltà di poter dare al Na­ viglio di Pavia dimensioni sufficienti per na­ tanti da 600 tonnellate, consigliarono il nuovo tratto M ilano-Pizzighettone-Po, che è la parte più costosa, ma che è anche necessaria per la nuova linea allo scopo di raggiungere la m i­ gliore utilizzazione delle condizioni naturali buone della valle Padana ed ottenere così un efficace abbassamento nei costi dei trasporti delle merci, sulla linea Milano-Venezia.

Tutta la linea Milano-Venezia, potrà c o ­ stare, secondo i preventivi noti, non meno di 34 milioni, che potranno essere portati a 50. La spesa non costituirà per mente un sacrificio per gli Enti che vi concorrono, tenuto calcolo sopratutto dei benefici che se ne otterranno. Ora ohe la Commissione, nominata dal mini­ stro Sacchi si è pronunciata in senso favorevole al progetto, è da augurarsi che siano presto esauditi i voti di tanti Consigli Comunali,, e di tanti enti provinciali, industriali e com mer­ ciali.

Per un canale navigabile fra Torino e

Savona.— Non risulta che la importante que­

stione che tanto interessa il Piemonte abbia fatto molto cammino, mentre la Camera di com ­ mercio di Milano coll’adesione degli altri enti interessati ha chiesto allo Stato la concessione della esecuzione delle opere necessarie per per­ mettere la navigazione tra Venezia e Milano, e quel Municipio invia ingegneri all’estero per studiare la costruzione di un porto fluviale come hanno quasi tutte le metropoli interne; il Consorzio del porto di Genova fa studiare la costruzione di un canale fra Genova e Milano.

Ingegneri competenti dimostrarono la pra­ tica utilità di un canale fra Savona e Torino di più facile attuazione di quello Genova-Mi- lano per il minor dislivello a superarsi. Parec­ chie nostre industrie potevano prosperare quan­ do la mano d ’opera più a buon mercato com ­ pensava il maggior costo delle materie prime; ora che gli operai sono pagati qui all’incirca come all’estero, molte industrie non possono non trovarsi a disagio. Occorre studiare i mezzi che possano far diminuire il prezzo delle ma­ terie prime: Torino, che si trova in condizioni di inferiorità nel confronto con Milano per quanto riguarda il movimento viaggiatori, deve approfittare del vantaggio di essere più vicina al mare per il trasporto delle merci.

Un canale navigabile può ristabilire l’equi­ librio fra il Piemonte e la Lombardia; oltre all’economia sui trasporti delle materie prime per le industrie esistenti, ne può creare delle nuove e dare vita a nuovi scambi: i canali avrebbero in Italia anche il vantaggio che le somme spese per la costruzione e l’esercizio rimarrebbero in, paese.

La navigazione Interna In Francia. —

Dal 1880, anno in cui furono soppressi i diritti di navigazione, i trasporti per via acquea hanno subito in, Trancia uno sviluppo rapido e rego­ lare. Il tonnellaggio chilometrico che era a quella data di soli 2.007 milioni di tonnel­ late, è salito a 3.216 milioni nel 1890, a 4.675 nel 1900, a 5.197 milioni nel 1910, con un complessivo aumento del 158 per cento in trenta anni. L’ aumento appare tanto più n o ­ tevole se si pensi che esso è avvenuto pur man­ tenendosi la lunghezza delle vie navigabili presso che stazionaria, e che l’incremento del traffico delle ferrovie è stato per lo stesso pe­ riodo del solo 106 per cento sebbene la lunghezza di esse sia venuta nel frattempo aumentando del 74 per cento.

Il movimento della navigazione marit­

tima delia Francia.

— Il movimento totale

delle navi, escluso il cabotaggio nazionale e la grossa pesca, ha fatto nei primi dodici anni del secolo X X considerevoli progressi, passando da 31.324.000 tonn. nel 1901 a 53.739.000 nel 1912.

Il totale delle entrate si è elevato da 18.199.000 tonnellate nel 1901 a 30.586.000 nel 1912.

Il totale delle uscite è salito da 13.125.000 tonnellate nel 1901 a 23.153.000 nel 1913.

(8)

alle entrate che alle uscite; mentre quello re­ lativo è stato più alto per le uscite.

Il movimento della navigazione francese con le sue colonie e paesi del protettorato è passato da 3.872.Ó00 tonnellate nel 1901 a 6.223.000 nel 1912.

Il totale déllè entrate è salito da 1.957.000 tonnellate nel 1901 a 3.415.000 nel 1912.

La Marina mercantila nella Spagna —

L ’effettivo della marina mercantile della Spa­ gna da 855 navigli con un tonnellaggio di to n ­ nellate 745.521 nel 1910 è salito ad 883 nel 1912 con un, tonnellaggio di 794.406 tonn.

Le navi a vela che erano 305 con un tonnel­ laggio di 47.598 tonn. nel 1910 sono scese a 301 con un tonnellaggio di 44.325 tonn- nel 1912; mentre le navi a vapore da 550 con un tonnellaggio di 697.293 tonn. nel 1910, sono salite a ,582 con 750.081 nel 1912.

Nello spazio di quindici anni, la marina mer­ cantile spaglinola ha aumentato di circa il 50% il tonnellaggio dei suoi bastimenti, il che di- mostra la parte preponderante ch ’essa prende nel commercio estero del paese.

Vi sono 34 compagnie di navigazione, le più im portanti'sono: la Boto y Azna.r con 35 navi di 55.946 tonn- la liana y Cà con 29 navi di 29.032 tonn. e la Compagnia transatlantica con 24 navi e 52.446 tonn.

I porti di Bilbao e Santander rappresentano quasi la metà del tonnellaggio totale della ma­ rina mercantile spagnUola, e ciò in grazie al­ l’esportazione di ferro, carbon fossile, m ac­ chine,

I biscaglmi, temendo una diminuzione del traffico per effetto dell’esaurimento dei loro bacini minerari, tentano di convertire il loro porto in deposito di mercanzie per l’America, con risultati finora poco lusinghieri.

Rivista di Commercio

Commercio dell’Italia coll'estero. — Spagna.

— Il commercio italo-spagnuolo, nel 1911, s1 riassume in queste cifre :

Importazioni L. 29,887,533 Esportazioni » 16,429,632

Considerando queste cifre con quelle del 1910 abbiamo nelle importazioni una diminuzione di circa un milione, nelle esportazioni un aumento invece di circa 5 milioni.

Considerando la statistica degli ultimi cinque anni osserviamo questo fenomeno : si scende sempre a fina cifra minore nelle importazioni dalla Spagna.

Infatti vediamo i dati statistici : Anni 1907 » 1908 » 1909 » 1910 » 1911 Lire 42,072,963 •> 33,043,403 » 32,983,502 » 30,585,700 » 29,887.533

Nella esportazione invece la cifra, eccetto qual­ che piccola oscillazione, si mantiene intorno a una media di 15 milioni.

Certo che a tener basso il nostro commercio con la Spagna influisce il fatto che non esiste patto speciale di commercio fra l’ Italia e la Spa­ gna e le merci rispettive sono sottoposte, in Italia all’ applicazione della tariffa generale, in Spagna, a quella della tariffa prima.

Non ostante questo trattamento speciale alle nostre merci in Ispagna vogliamo notare alcuni miglioramenti che si sono verificati nei nostri commerci di esportazione.

Notiamo fra le merci che hanno ottenuto ri­ chieste maggiori in confronto del 1910 :

1911 1910

Sommaco macinato quint. 469 —

Filati di canepa » 130 74

Filati di lino » 93 37

Tessuti di cotone » 114 2

Lane pettinate » 39 —

Doghe per botti > 22,363 15,889

Sughero » 5,432 21

Rame in lamine » 93 —

Macchine a vapore » 601 248

Riso lavorato Tonn. 117 —

Prodotti vegetali quint. 1,286 . 72

Mercerie chilgr. 10,420 3,316

Cappelli di paglia num. 6,884 3,170

Portogallo. — 11 commercio col Portogallo è

minimo ; esso è rappresentato da L. 6,256,969 con le importazioni e da L. 7,545,099 con le esportazioni.

Dal 1908 in poi queste cifre non hanno su­ bito delle oscillazioni notevoli.

Un riassunto del movimento commerciale è dalle seguenti cifre :

Importazione : Materie greggie L. 578.789 » semi-lavorate — ■ Prodotti fabbricati » 4,725 Generi alimentari » 5,673,455 Totale L. 6,256,969 Esportazione : Materie greggie L. 496,380 » semi-lavorate V 2,475,497 Prodotti fabbricati » 1,842,530 Generi alimentari » 2,736,692 Totale L. 7,545,099

Come si può osservare nella tabella delle im­ portazioni, riguardo alle materie perle industrie semi-lavorate, troviamo mancanti le cifre, man­ cando ogni importazione,

(9)

Il Portogallo, invece è tributario a noi di queste materie.

Noi importiamo così, e anche per notevoli quantità, olio d ’ oliva, acidi, carburo di calcio, seta tratta tinta, rame in verghe, zolfo raffinato.

Gibilterra — Diamo per il commercio con

questa colonia inglese semplicemente le cifre

riassuntive. Esse sono:

Importazione L. 26,614

Esportazione » 574,840

La nostra esportazione per Gibilterra consiste essenzialmente in tessuti di seta, in riso, in paste di frumento.

Condizioni degli Stati Balcanici prima della

guerra.

— Bulgaria. La maggior parte della

popolazione bulgara è agricola ; tanto agricola che su 4.400.000 abitanti si calcola che 4 mi­ lioni 368.000 siano dediti all’ agricoltura.

Predomina in Bulgaria la piccola proprietà. Su 9.750.000 ettari di terreno 3.927.000 sono coltivati e 3.041.000 ettari sono boschi e fo­ reste.

La produzione dei cereali è importante : sono adibiti a questa coltura 2.507.000 ettari : 79.500 ettari sono vigneti e 7.800 ettari sono coltivati a tabacco.

Il commercio della Bulgaria cogli altri paesi, secondo le medie che ci offre uno studio stati­ stico di Feval ne\V Agriculture Nouvelle offre i seguenti risultati per quanto riflette l’ esporta­ zione di cereali e farine.

Quintali Quintali Grano da 1.600,000 a 2.500.000 Segala » 500.000 » 600.000 Avena » 30.000 » 35.000 Orzo » 550.000 » 600.000 Granturco » 1.100.000 » 1.225.000 Miglio » 25.000 » 31.000 Farine » 500.000 » 550.000

La Bulgaria ha quasi il monopolio in Oriente del commercio delle essenze di rose. Essa esporta — ecco una cifra che può interessare le s i­ gnore — da 4.500 a 6.000 chilogrammi.

Non difetta la produzione del vino, della seta, del riso, del cotone e specialmente quella del tabacco — specialmente quello da sigarette.

L ’ allevamento del bestiame — specie bovino — è in grande sviluppo. Si calcolano : 8.100.000 montoni; 4.167.000 capi di grosso bestiame; 463.000 maiali ; 537.000 cavalli ; 124.000 somari e 11.800 muli. Il commercio delle derrate agri­ cole rappresenta 155 milioni all’ esportazione e 175 milioni all’ importazione.

Serbia. Impacciata dalla scarsità di mezzi di

trasporto, la Serbia non ha potuto dare finora

alla sua agricoltura tutto lo sviluppo di cui è su­ scettibile; mentre il suo movimento economico è stato paralizzato dalle misure doganali.

Prima della guerra balcanica la popolazione serba contava 2.911.000 :abitanti.

La guerra ha naturalmente avuto conseguenze abbastanza gravi sull’ agricoltura, che si svolge su ettari 1.900.000 dei 4.800.000 che rappresen­ tano la superfìcie totale de! paese.

La p-oprietà è molto frazionata. Vi sono 1 mi­ lione 500.000 ettari di foreste e di proprietà bo­ schive. Ed ecco la statistica delle diverse cul­ ture e produzioni ;

Frumento ettari 386.000 quint. 4.200.000

Orzo » 107.000 » 1.480.000

Avena » 108.000 » 780.000

Granturco » 585.000 » 8.345.000

Tabacco » 2.150 » 19.500

Vigneti » 35.000 ettol. 155.000

Il lino e la canapa, sono pure discretamente coltivati e così i frutti : anzi dei frutti secchi vi è una larga esportazione. Nè questa è la sola; poiché la Serbia esporta in media ogni anno oltre un milione di bozzoli.

L ’ allevamento del bestiame è notevole: 3 mi­ lioni 808.000 montoni — 152.000 cavalli — 957 mila capi di grosso bestiame — 864.000 maiali — 627.000 tra somari e muli.

Le esportazioni totali della Serbia variano dai 43 agli 80 milioni all’ anno: le importazioni dai 70 ai 95 milioni.

Le più notevoli esportazioni sono le seguenti : prugne: 10 milioni — granturco 12 milioni — frumento 12 milioni — orzo 3 milioni e mezzo — bestiame 19 milioni — frutti diversi 3 milioni e mezzo.

Le importazioni dai vari paesi si suddividono così :

Austria Ungheria fr. 16.000.000

Germania » 35.000.000

Francia » 3.500.000

Inghilterra » 11.500.000

Il restante per raggiungere la cifra totale dai 70 ai 95 milioni si suddivide fra Italia, Tur chia, Stati balcanici ecc.

Le esportazioni sono così divise :

Turchia fr. 24.000.000

Germania » 22.000.000

Austria Ungheria » 18.000.000 *

Belgio » 16.000

Romania. La Romania, che conta'circa 6 mi­

(10)

180.000 a vigneti — foreste 2.100.000 — ter­ reni incolti 50.000 ettari.

Come è noto, in Romania predomina la grande proprietà: i possedimenti di oltre 80 ettari fi­ gurano nella proporzione del 47 % : quelli da 40 ad 80 costituiscono il 2 % : quelli dai 10 a 40 ettari il 9 % e gl’ inferiori ai 10 ettari rap­ presentano il 41 %.

Ed ecco i dati relativi alla produzione :

ettari ettolitri Frumento 2.000.000 33.000:000 Orzo 150.000 1.300 000 Segala 500.000 5.600.000 Avena 400.000 5.650.000 Granturco 2.000.000 18.000.000

Nel 1911 la Romania ha esportato 18.500.000 quintali di grano — 3.800.000 quint. di segala — 1.680.000 quintalidi avena — 500.000 quin­ tali di legname tra quercia, pino, noce, faggio. Le foreste appartengono per 500.000 ettari allo Stato e per 1.600.000 ai privati.

L ’ allevamento del bestiame ovino domina con 5.655.000 capi contro 2.600.000 : capi di grosso bestiame — 865.000 cavalli — 1.710.000 maiali e 232 000 capre.

Il commercio complessivo della Romania che era di 550 milioni nel 1904, aveva raggiunto 825 milioni di fr. nel 1909 con un sensibile aumento nelle esportazioni, mentre le importa­ zioni non superavano i 325 milioni. Ecco la sud- divisione delle esportazioni :

Grani e farine fr. 358.000.000 Legname » 29.000.000 Prodotti minerali » 6.000.000 » vegetali » 20.000.000 Animali vivi Lane Frutti 2.500.000 2.100.000 1.250.000

Montenegro. Il Montenegro, con 250.000 abi­

tanti, o poco più, ha risorse assai limitate sotto tutti i riguardi ed è molto se riescono i suoi abitanti a mettere insieme il necessario per vivere. L ’ agricoltura produce segala, mais, avena, palate, tabacco — non sappiamo se in dose sufficiente per vivere. — L ’ allevamento del bestiame ha re­ lativamente qualche importanza; in rapporto all’ estensione del terreno. Prendiamo le cifre: Grosso bestiame 60.000 capi — montoni 500.000 — muli 8.000 — cavalli 3.000. L ’ esp stazione raggiunge appena fr. 2.500.000, mentre le im­ portazioni sono di 8.000.000. Il poco commercio che ha è Specialmente con l’ Austria, l ’ Italia e la Turchia.

Grecia. La Grecia ha una superficie coltivata

di 2.200.000 ettari, di cui 400.000 a cereali. Le

foreste occupano 800.000 ettari, i pascoli 1 mi* lione di ettari e i terreni incolti 425.000 ettari.

Domina in Grecia la piccola proprietà. La sola Tessaglia produce 850.000 ettari di grano — il tabacco molto importante produce circa 5.500 tonnellate. La coltura delle frutta, dell’ ulivo e delle viti è molto sviluppata.

L ’allevamento ovino da 2.900.000 capì ; il grosso bestiame 360.000; i cavalli 100.000.

Il commercio della Grecia si aggira sui 280 m i­ lioni ; tuttavia le importazioni superano di 20 mi­ lioni le esportazioni.

L ’ esportazione consiste in 65 milioni di pro­ dotti agricoli, di cui 18 milioni sono rappresen­ tati dai vini, 19 dal carbone, 5 dal bestiame vivo, 2 dal legname.

Conviene però tener conto che la Grecia ha un traffico speciale della pesca delle spugne e sovratutto dal movimento della sua marina mer­ cantile, che nell’ ultimo decennio si è molto svi­ luppata, così da diventare forse il maggior ce­ spite della sua economia generale.

Ingrandimenti territoriali degli Stati bal­

canici.

— Il Figaro pubblica che in seguito a

più esatti calcoli si può ritenere che, dopo il trattato di Bucarest, la superficie e la popola­ zione degli Stati balcanici sarà la seguente :

Romania : Prima del trattato 131,300 km.q e

7.260.000 ab. Territorio annesso: 7.500 km.q e 280.000 ab. Totale 138,8000 km.q e 7.540.000 abitanti.

Bulgaria : Prima del trattato: 96.300 km.q

e 4.380.000 ab. Sottraendo il territorio annes­ so dalla Romania, rimangono 88.800 km.q e 4.100.000 ab.

Territorio annesso in Macedonia e in Tracia 32.700 km.q e 670,000 ab. Totale 121.300 km q e 5.750.000 ab.

Grecia: Prima del trattato: 64.000 km.q e

2.800.000 ab. Territorio annesso: 56.000 km.q e 1.900.000 ab. Totale: 120,000 km.q e 4,700.000 abitanti.

Serbia: Prima del trattato: 48.900 km.q e

2.950.000 ab. Territorio annesso: 35.000 km.q e 1.290.00 ab. Totale: 839.00 km.q e 4.240.000 abitanti.

(11)

una previsione di L. 30,613,000 realizzarono un reddito di Lire 6,086,365,35; le tasse sopra una previsione di Lire 402,300 accusano una dimi­ nuzione di L. 2,825,699,20.

Le altre diminuzioni sono meno interessanti. Per converso i monopoli, malgrado lo stalo di guerra, hanno registrato un’ eccedenza di L. 2,531,120,17.

Le entrate delle imposte dirette nel 1912 am­ montano a L. 29,967,368 contro L. 41,979,837,27 nel 1911. Le più forti depressioni si sono ve­ rificate nell’ imposta fondiaria sulla proprietà non fabbricata, nella tassa sulla rendita (che esiste in Serbia) e nelle tasse sul lavoro dei contribuenti : l’ imposta fondiaria nel 1912 dà L. 4,180,000 contro 5,30g,940 nel 1911, l’ im­ posta personale sulla rendita è scesa a Li­ re 2,800,000 contro 2,539,310 nel 1911 ; l’ im­ posta globale sulla cifra degli affari dà Li­ re 345,000 contro 539,317 nel 1911 ; l’ imposta sul reddito delle imposte e dei lavoro L. 925,000 contro 1,146,482,74 ne! 1911. Naturalmente, il reddito già cospicuo dei centesimi addizionali decresce proporzionalmente, aggravando la si­ tuazione,

L’ effetto immediato della mobilitazione sul reddito delle imposte dirette è dimostrato da questa tabella. Imposte dirette. 1911 1912 Settembre L. 6,145,209,81 L. 2,822,658,82 Ottobre » 5.817,493,17 » 691,315,82 Novembre » 3,934,723,63 » 1,208,800,94 Dicembre » 2,107,832,46 » 1,185,608,91 L. 18,005,259,07 L. 5,908,384,49 Tuttavia la diminuzione del reddito dei mo­ nopoli è poco rilevante; quello delle dogane è stato nel 1912 di L. 2,271,183,94 contro L i­ re 15,169,703,85 nel 1911.

Intanto la diminuzione delle imposte sui con­ sumi di prima necessità è quasi insignificante, mentre il reddito di alcune di tali imposte se­ gna perfino un aumento (come il sale che da L. 4,662,597,72 nel 1911èpassatoa L .6,083,488 nel 1912, e come il petrolio, che da L, 2,964,558,30 nel 1911 è passato a L. 3,965,245,28 nel 1912). Il tabacco, ch’ è un oggetto di consumo di ne­ cessità puramente artificiale, ha visto il suo reddito cadere da settembre (data della mobili­ tazione) a dicembre da Lire 6,805,896,70 a Li­ re 5,469,949,45.

Il bollo, vivente testimone delle transazioni e vero barometro ufficiale dell’ attività dei cambi, segna un deficit di L. 4,190,956,05 sul 1911. Madurante la guerra le entrate sono state quasi

nulle L. 493,021,73 contro L. 1,897,740,35 nel 1912 pergennaio, febbraio e marzo L. 107,969,50 di reddito medio mensile durante il quarto tri mestre 1912 (ottobre, novembre, dicembre) con­ tro un reddito medio mensile di L. 627,932,91 durante i primi otto mesi dello stesso anno.

Intanto i diritti di consumo sui prodotti di uso corrente: zucchero, birra, ecc, ; non sono stati in diminuzione che di L. 693,468,65 so­ pra un prodotto di L. 9,296,228,25 nel 1911.

Bulgaria. 1 conti del tesoro bulgaro offrono

constatazioni pressoché identiche.

Sopra un totale di entrata di L. 190,203,440 si è avuta una diminuzione di circa Lire 34,848,033,22 cioè del 18 % su undici mesi di esercizio e sette di mobilitazione.

L ’ entrata normale durante i sette ultimi mesi avrebbe dovuto raggiungere la somma di Li­ re 88,761,603, mentre non è stata che di L i­ re 60,107,643.

Il deficit ammonta a L. 28,653,960, ma in realtà esso è più forte, se si tien conto delle eccedenze registrate nelle entrate accidentali e nelle imposte indirette, eccedenze che diminui­ scono l'ammontare del deficit e che ammontano a L. 6.194,068 durante il primo semestre del­ l ’ esercizio.

Le reali diminuzioni, prodotte direttamente dallo stato di guerra, si suddividono come ri­ sulta dal seguente specchietto :

Imposte dirette L. 23,924,895,55

Privilegi dello Stato » 342,359,71

Tasse » 1,209,276,62

Ammende » 407,107,08

Reddito delle comunicazioni » 2,856,906,20

Reddito dei domini e capitali » 4,174,664,03

Redd. allocuz. dei comuni e

dipart. » l,932,82f4,03

L. 34,848,033,22 Le imposte dirette non hanno reso che i 2|5 di quanto avrebbero dovuto.

Sostituendo ai redditi previsti, le entrate ef­ fettuate nel corso dell’ esercizio 1911, si con­ stata che fino al 31 luglio 1912 i risultati del­ l’ esercizio erano molto superiori a quelli del­ l’ esercizio precedente : L. 94,003,353 e 09 cent, contro L. 82,658,598,25 nel 1911. Ma la guerra venne a rovesciare tutto. Contro L. 178,286,288 e 45 cent, di entrate al 31 dicembre 1911, l’ e­ sercizio 1912 non ne oppone che 152,692,576,84, con una diminuzione di L, 25,593,711,61 per tre mesi di guerra e dopo aver incassato al 31 luglio 1912 un plus valore di L. 11,344,754,80.

(12)

1912 non hanno prodotto che L. 14,543,541,09 invece di L. 30,784,176,95 al 31 dicembre 1911; e l’ imposta fondiaria è stata la più sensibil­ mente toccata avendo alla medesima data reso L. 5,885,656,03 contro L. 16,186,453,71 nel 1911. Anche ii reddito delle vie di comunica zione presenta un notevole deficit a malgrado dell’aumento verificatosi nel primo semestre.

Commercio estero della Creda.

— Nel 1912,

le importazioni della Grecia si sono elevate a L. 154.067.154, contro L. 172.202.194 nel 1911. Le esportazioni si sono elevate a lire 145.021.939 contro L. 140.902.651 nel 1911.

I diritti d ’importazione si sono elevati nel 1912 a L. 39.780.791, contro L. 46.126:274 nel 1911.

E cco le cifre alle importazioni maggiori;

prodotti agricoli Lire 39.829.670 (contro

L. 56.269.396 nel 1911), minerali e metalli bruti L. 24.284.831 (contro L. 27.767.244); fili 0 tessuti L. 19.736.754 (contro L. 20.503.759); prodotti delle foreste L. 14.651.942 (contro lire 12.519.344); prodotti dell’industria zuccheriera L. 7.909.417 (contro L. 6.200.445); minerali c metalli lavorati L. 7.336.353 (contro L. 6 mi­ lioni 875.559;) prodotti della pesca D. 7.744.326 (contro L. 7.897.506); prodotti animali Lire 4.429.325 (contro L. 6.125.119); caròa Lire 3.622.512 (contro L. 4.538.978); articoli diversi L. 3.780.420 (contro L. 3.391.350); animali vivi L. 2.943.930 (contro L. 3.175.442); olio e sostan­ ze oleaginose L. 2.368.021 (contro L. .1.076.387); sparto inanifatturato, cappelleria ecc. Lire 1.999.080 (contro L. 1.506.987); vasellame e ve­ treria L. 1.936.492 (contro L. 1.903.015).

La gran diminuzione dell’importazione dei prodotti agricoli è connessa con l ’eccellente rac­ colta di cereali in Grecia.

Era i principali prodotti esportati vi sono 1 prodotti agricoli per un valore di 70.498.367 lire (contro L. 75.598.266); poi vengono i mi­ nerali e metalli bruti con L. 23.398.228 (contro L. 24.122.459); gli oli e sostanze oleaginose con L. 21.018.474 (L. 9.420.823); i vini e le bevande con L. 16.980.110 (contro L. 18.248.199); i prodotti delle foreste con L. 3.282.361 (contro L. 4.088.833); i prodotti farmaceutici e chimici con L. 1.692.923 (contro L. 1.111.177).

La. guerra balcanica ha influito relativamente poco sul commercio estero della Grecia.

Durante il 1912, sono stati emessi 44.919 man­ dati sull’estero, per un valore di 3.204.468 lire contro 39.209 mandati per un valore di lire 2.806.685 nel 1911.

Sono stati pagati nel 1912 ben 122,580 man­ dati esteri per un valore di L. 21.167.046 con ­

tro 136.941 mandati per un valore di 23.637.280 lire nel 1911.

Commercio estero della Russia negli ul­

timi 10 anni.

— Il seguente quadro statisticai, rende il commercio dellTmpero Russo nel 1901 al 1911.

Anni Importazioni Esportazioni (milioni di rubli) Commercio teta le 1901 593.4 729.8 1.35 5.0 1902 599.2 860.3 1.45 9.5 1903 681.7 1 .00 1.2 1.68 2.9 1904 651.4 1.00 6.4 1 .65 7.8 1905 635.1 1 .0 7 7 .3 1 .71 2.4 1906 800.7 1 .09 4.9 1 .89 5.6 1907 847.4 1.05 3.0 1 .90 0.4 1908 912.7 998.3 1.91 1.0 1909 906.3 1.427.7 2 .3 3 4 .0 1910 1.08 4.4 1.449.1 2 .5 3 3 .5 1911 1.16 1.7 1 .5 9 1 .4 2 .75 3.1

In dieci anni, il commercio estero della Russia è raddoppiato. Il posto principale nel commercio estero russo spetta alla Germania, con la percen­ tuale iiel 1911 del 30.8 per cento alle esporta­ zioni e del 42 % alle importazioni.

L ’Inghilterra figura col 21.2 % alle esporta­ zioni e col 13.4 % alle importazioni.

L ’ Olanda occupa il terzo posto nelle esporta­ zioni russe, e il decimo nelle importazioni.

Gli Stati Uniti, grazie alle abbondanti spe­ dizioni di cotone, vengono al terzo posto nelle importazioni russe, e la Cina viene al quarto posto, grazie alle sue abbondanti spedizioni di thè.

La Francia occupa il quarto posto nelle espor­ tazioni russe ed il quinto nelle importazioni, con la percentuale del 5.7 % nelle esportazioni c del 4.9 % nelle importazioni.

L ’Italia è anch’essa molto più importatrice dalla Russia che esportatrice; e se si riuscirà ad equilibrare alquanto la bilancia, dopo il viaggio della Delegazione italiana, sarà tanto di guada­ gnato.

NOTIZIE FINANZIARIE

Buoni del Te so ro Tu rc h i.

— Il Governo otto­

(13)

Debito diplom atico 3 per cento del Vene­

zuela, em issioni del 1905.

— Il consiglio dei

detentori stranieri di obbligazioni informa che il terzo versamento mensile relativo al servizio del detto debito per il secondo semestre dell’anno in corso è stato compiuto.

Banca Nazionale dell’India.

— Dopo gli stan­

ziamenti per crediti dubbi od irrealizzabili,l’utile netto raggiunto nel semestre chiuso al 30 giugno 1913 fu di Lst. 134 316, somma alla quale si viene ad aggiun­ gere il riporto anteriore di 64 008 St. 11 Consiglio ha deliberato un dividendo interinale semestrale dell’ 8 per cento, esente da tassa ed un versamento di 40.000 St. alla riserva.

Banca Britannica del Nord-Am erica.

— L'u­

tile del semestre chiuso al 31 maggio è di Lst. 93.088. Il dividendo interinale proposto per il semestre è di st. 40 per titolo, meno la tassa, pagabile dal 6 otto­ bre prossimo.

La circolazione fiduciaria in S vizzera.

- Una

nuova legge sulla circolazione liduciaria in Svizzera è entrata in applicazione il 12 agosto scorso. A te­ nore di questa legge, la Banca Nazionale Svizzera è autorizzata' ad emettere dei biglietti di[banca rappre­ sentanti il doppio dell’ incasso oro, al di sopra di 125 milioni di corone. Tuttavia il contingente della circolazione fiduciaria che non è corrispondentemente coperto dall’oro dovrà essere coperto, come per il pas sato, sia da fondi di Stato, che obbligazioni di Ban­ che ipotecarie quotate in borse estere, dall’oro in corso di importazione, dalle tratte o divisa estera che scadono entro un periodo di 6 mesi.

Circolazione fiduciaria nel Granducato di

Lussem burgo.

—■ La Banca di Lussemburgo ha de­

ciso il rimborso dei biglietti di 10 fiorini, 25 franchi o 20 marchi e dei biglietti di 100 fiorini emessi nel 1856. I detentori di questi biglietti dovranno presentarli al rimborso entro 6 mesi a partire dal 1° settembre. Spirato questo termine i biglietti saranno perenti.

Il sistem a monetario di Creta.

— La unità di

moneta dello Stato cretese è la dramma che si divide in 100 parti eguali o lepta Non vi è zecca a Creta, ma le monete sono fabbricate in quella di Parigi e nel 1900-1901 per 2,600,000 dramme di monete di verse di cui 1,900,000 di argento, e 650,000 di nikel e 50,000 di bronzo. Ecco il dettaglio :

Monete di argento. Pezzi di 5 dramme Dramme 750.000 » 2 350,000 » 1 500.000 » 50 lepta 300,000 Totale 1,900,000 Pezzi M onete di nikel. di 90 lepta 250,000 » 10 » 200,000 » 5 » 200,000 Totale 650,000 Monete di brom o. Pezzi da 2 lepta 30,000 » 1 » 20,000 Totali S 50,000 Totale generale 2,600,000

La circolazione agli Stati Uniti.

— Ecco la ta­

bella delle monele d’oro e d’argento in circolazione agli Stati Uniti al 1° di agosto 1913, paragonate col mese e coll’anno precedente.

Monete d’oro e lingotti Dollari d’argento . . Monete divisionali di argento... Certificati d'oro. . . » d’argento . Biglietti del T e s o r o (legge 4 luglio 1890 Biglietti degli Stati

U-n i t i ...

Biglietti di Banche Na­ zionali ... 1» ag. 1912 1» Jng. 1913 1" ag. 1918 m ig lia ia di d o lla ri 608.746 608,979 606,016 70,538 72,076 72,173 145,150 154,706 155,408 946,116 1,008,500 1,000,560 472.747 470,189 470,578 2,898 2,657 2,641 338,183 337,923 338,624 702,194 716,262 710,891

Credilo Fondiario Belga.

— n Consiglio di am­

ministrazione ha rinunciato al diritto di ricupero contro gli obbligatari della società di una parte della tassa del 4 per cento, colla quale la recente legge fi­ scale colpisce l’interesse delle obbligazioni emesse e da emettere dalle società belghe per azioni. In con­ seguenza l’ammontare dei cuponi di tutte le obbliga­ zioni del Credito Fondiario Belga continuerà ad essere pagato senza alcuna ritenuta. Sarà così anche dei cuponi delle obbligazioni 4 per cento delle quali è in corso la emissione.

Banca russa per il comm ercio estero. Pie­

troburgo.

— Le operazioni del primo semestre del­

l’anno corrente lasciano un beneficio di 4,788,000 rubli contro 3,362,000 nel 1912.

Banca anseatica di Amburgo.

— n bilancio

della fine 1912 accusa una perdita di 1,169,197 mar­ chi. Per il 23 settembre è stata convocata una as­ semblea per pronunciarsi sulla messa in liquidazione dell’ Istituto. I servizi sono sospesi fino a che non verrà presa una decisione.

Prestito alla Bulgaria.

— Il Governo bulgaro è

in trattative con un gruppo finanziario austro-unghe rese, sotto la direzione della Wiener Bankverein, per ottenere un prestito di 30 milioni di franchi contro rimessa di buoni del tesoro 6 per cento, ad un anno. Se l’affare sarà concluso, le banche conserveranno i titoli in portafoglio.

prestito cinese in Austria.

— Le Società di

sconto della bassa Austria, il Credito Mobiliare e la Banca dei Paesi Austriaci hanno sottoscritto à 92 per cento, 1,200,000 lire sterline di buoni del Tesoro ci­ nese 6 per cento a quattro anni. Il prestito è spe­ cialmente garantito dalle entrate dell’imposta immo­ biliare. La più gran parte del prodotto della operazione è detenuta dall’acquisto di tre corazzate per la ma­ rina da guerra cinese la cui costruzione è stata affi­ data ai cantieri navali di Montefalcone e alla Sko- dowerken di Pllsen.

Banca dei Paesi austriaci.

— L utile netto dei

primo semestre 1913 sarà superiore di 2 milioni di corone circa a quello del periodo corrispondente del­ l ’anno scorso.

Cassa generale di Ginevra.

— L’utile netto del

primo semestre del 1913 si è elevato a 227,771 lire e permette la spartizione di un dividendo di L. 12,50 per azione. L’assemblea generale straordinaria ha prorogato di 20 anni la durata della Società a partire dal 1° gennaio 1915.

Banca Nazionale dei Cile.

— Dopo avere scar

tati crediti dubbi od irrecuperabili, questo Istituto ha chiuso l ’esercizio 1912-13 con un utile netto di 4,000,949 dollari, somma che, aumentata dal riporto anteriore, fa un totale di 4,909,437 dollari. Gli ammi­ nistratori proposero di dare agli azionisti un divi- dendo del 9 per cento.

Repubblica del Nicaragua. — il

Consiglio dei

possessori stranieri di buoni del tesoro hanno rice­ vuto il pagamento di settembre degli interesei rife- rentisi ad analogo debito del Nicaragua.

Prestito di Vienna.

— Si apprende che il gruppo

Riferimenti

Documenti correlati

Queste concessioni, in origine limitate al­ l’anno 1899, vennero prorogate nel 1900 con­ sentendo alla Banca che, fermo il limite com ­ plessivo di 6 milioni per

Parole d’oro e di non dubbio conforto per chi, senza voler guardare oltre i confini del nostro paese, lo ama e gode della prosperità e del be­ nessere cui

Nè la legge 4 aprile 1912 ha fatto alcun passo nel senso di dare agli assicurati delle imprese private una vera ed intangibile garanzia sotto altre forme;

I problemi fondamentali della finanza, come sin dal suo tempo aveva bene intuito l'acuta mente di Davide Ricardo e come più di recente scrisse l'Edgeworth (1) sono : 1) quello

La questione della emigrazione al Brasile si dibatte con qualche vivacità in questi giorni in maniere diverse. La Commissione italiana inviata dalla Federazione Nazionale dei

Ci è lecito piuttosto, a questo punto, pro­ porci un quesito, il quale porta già im pli­ cita la soluzione : che cosa accadrà il giorno nel quale l’Istituto

Il problema dell’assicurazione contro gli infortuni agricoli che ha formato oggetto di di un progetto di legge del senatore Conti, che è stata materia di un

Date le condizioni sociali dei paesi latini non è possibile pensare che avrebbe buona fortuna un suggerimento diretto a saltare ad d irittu ra il pe­ riodo storico