P R O V I N C I A D I S A S S A R I
Distretto Socio-Sanitario n. 1 - Sassari
Comuni
Sassari
Bulzi Cargeghe Castelsardo Chiaramonti Codrongianos Erula Florinas
Laerru Martis Muros Nulvi Osilo Ossi Perfugas
Ploaghe Porto Torres S. M. Coghinas Sedini Sennori Sorso Stintino
Tergu Tissi Usini Valledoria Viddalba
P L U S 2 0 0 7 - 2 0 0 9
Programma Locale Unitario dei Servizi alla Persona per il triennio 2007/2009
Gruppo tecnico di PLUS - Distretto n. 1
INDICE
1. INTRODUZIONE………. 5
1.1. Premessa………. 5
1.2. Il contesto di riferimento del PLUS……….. 6
1.3. Le risposte dei servizi sociali……… 7
1.4. I servizi dell’Azienda U.S.L. ………. 10
2. I TAVOLI TEMATICI……… 11
2.1. Presentazione ……….. 11
2.2. Tavolo tematico “Minori e Famiglia”………. 12
2.3. Tavolo tematico “Anziani”……… 14
2.4. Tavolo tematico “Disabilità fisica e/o psichica” ………. 17
2.5. Tavolo tematico “Dipendenze”……… 19
2.6. Tavolo tematico “Inclusione sociale, Immigrazione, Nomadi” ………... 22
2.7. Conclusioni………... 24
3. I MACRO OBIETTIVI DEL PLUS PER IL TRIENNIO 2007-2009……… 25
3.1. Conoscenza, ottimizzazione, integrazione dei servizi e delle risorse esistenti………. 25
3.2. Informazione, comunicazione, consulenza, per l’accesso ai servizi……… 25
3.3. Formazione di tutti gli attori coinvolti nel progetto……….. 25
3.4. Attivazione di una rete di trasporti che favorisca l’accesso ai servizi dei soggetti svantaggiati………. 25
3.5. Formazione - ricerca - intervento sulla tematica della prevenzione ………. 26
3.6. Politiche per gli anziani………. 26
3.7. Estensione a tutti i Comuni del Distretto del servizio dei prelievi………. 26
3.8. Interventi per minori e famiglie ……… 27
3.9. Interventi sulle disabilità……… 27
3.10. Interventi sulle dipendenze………. 27
3.11. Inclusone sociale, immigrati, nomadi………. 27
3.12. Percorsi formativi per l’acquisizione di competenze lavorative ……….. 28
4. LE RISORSE E LE OPPORTUNITA’ ESISTENTI………. 29
4.1. Minori e famiglia………. 29
4.2. Anziani……….. 32
4.3. Disabilità………... 34
4.4. Dipendenze……….. 37
4.5. Inclusione sociale, immigrati, nomadi………. 38
5. I PROGETTI PER L’ANNO 2007………. 41
5.1. Presentazione ………. 41
5.2. Progetto distrettuale “Verso l’integrazione”……….. 42
5.2.1. Premes sa……….. 42
5.2.2. Soggetti coinvolti nella progettazione……… 43
5.2.3. Obiettivi ……….. 43
5.2.4. Tempi di realizzazione del progetto……….. 44
5.2.5. Azioni………. 44
5.2.6. Risultati attesi………..………. 45
5.2.7. Destinatari del progetto..………. 45
5.2.8. Monitoraggio e valutazione ………...………. 45
5.2.9. Risorse finanziarie previste………. 46
5.3. Progetto distrettuale per il trasporto “Nella rete: da un nodo all’altro”……….. 47
5.3.1. Premessa……….. 47
5.3.4. Tempi di realizzazione del progetto……….. 49
5.3.5. Azioni………. 49
5.3.6. Risultati attesi………..………. 50
5.3.7. Destinatari del progetto..………. 50
5.3.8. Monitoraggio e valutazione ………...………. 50
5.3.9. Risorse finanziarie previste………. 51
5.4. Progetto intercomunale di assistenza domiciliare agli anziani e alle persone in difficoltà……….….. 53
5.4.1. Premessa……….. 53
5.4.2. Soggetti coinvolti nella progettazione……… 54
5.4.3. Obiettivi ……….. 54
5.4.4.Azioni……… 58
5.4.5. Risultati attesi………..………. 58
5.4.6. Destinatari del progetto..………. 59
5.4.7. Tempi di realizzazione del progetto……….. 61
5.4.8. Monitoraggio e valutazione ………...………. 61
5.4.9. Risorse finanziarie previste………. 63
5.5. Progetto assistenza educativa e domiciliare integrata persone in difficoltà…….………..……….….. 64
5.5.1. Premessa……….. 64
5.5.2. Soggetti coinvolti nella progettazione……… 64
5.5.3. Obiettivi……….. 65
5.5.4. Tempi di realizzazione del progetto……….. 66
5.5.5.Azioni……… 66
5.5.6. Risultati attesi………..………. 66
5.5.7. Destinatari del progetto..………. 67
5.5.8. Monitoraggio e valutazione ………...………. 67
5.5.9. Risorse finanziarie previste………. 68
5.6. Progetto per gestione in forma associata di servizi diversi ……….. 69
5.6.1. Soggetti coinvolti nella progettazione……… 69
5.6.2. Obiettivi ……….. 69
5.6.3. Risultati attesi………..………71
5.6.4. Monitoraggio e valutazione ………...………. 71
5.6.9. Risorse finanziarie previste………. 72
6. PROGRAMMAZIONE DEI COMUNI SINGOLI PER L’ANNO 2007……….73
6.1. Comune di Bulzi………... 74
6.2. Comune di Cargeghe ..………... 77
6.3. Comune di Castelsardo….………... 80
6.4. Comune di Chiaramonti…….………... 83
6.5. Comune di Codrongianos ….………... 86
6.6. Comune di Erula……….………... 89
6.7. Comune di Florinas ………….………... 92
6.8. Comune di Laerru…...……….………... 95
6.9. Comune di Martis ………….………... 98
6.10. Comune di Muros……….………... 101
6.11. Comune di Nulvi……….………... 104
6.12. Comune di Osilo……….………... 107
6.13. Comune di Ossi…….………... 110
6.14. Comune di Perfugas………... 113
6.15. Comune di Ploaghe ….………... 116
6.16. Comune di Porto Torres………... 119
6.17. Comune di Santa Maria Coghinas ………... 122
6.18. Comune di Sassari….………... 125
6.19. Comune di Sedini…….………... 129
6.20. Comune di Sennori….………... 132
6.21. Comune di Sorso……….………... 135
6.22. Comune di Stintino.………... 138
6.23. Comune di Tergu……….………... 141
6.24. Comune di Tissi……….………... 144
6.25. Comune di Usini……….………... 147
6.26. Comune di Valledoria………... 150
6.27. Comune di Viddalba.………... 153
8. ENTRATE/SPESE DEI COMUNI SINGOLI. DATI AGGREGATI A LIVELLO DI DISTRETTO……… 156
8.1. Entrate previste per servizi ordinari anno 2007……… 157
8.2. Entrate previste per leggi di settore anno 2007……… 162
8.3. Spese previste per aree di intervento anno 2007……… 163
8.3.1. Minori e famiglie………. 163
8.3.2. Anziani………….………. 168
8.3.3. Disabilità………. 173
8.3.4. Dipendenze………. 176
8.3.5. Inclusione sociale, Immigrati, Nomadi ………. 178
8.3.6. Altre spese……… 181
8.3.7. Leggi di settore.……… 182
9. SERVIZI SOCIALI PROVINCIA DI SASSARI……… 185
10. LA PROGETTAZIONE INTEGRATA DEL DISTRETTO N. 1 PER L’INCLUSIONE SOCIALE……….… 189
1. INTRODUZIONE
1.1. Premessa.
Il processo di elaborazione del PLUS del Distretto n. 1 ha rappresentato una straordinaria opportunità di confronto con i più diversi attori sociali, nonché di conoscenza del territorio e dei servizi, che da soli sarebbero sufficienti a convalidare l’importanza del percorso intrapreso. La messa in rete e la condivisone di esperienze, culture, valori, saperi, risorse, professionalità, costituisce già di per sé un prezioso valore aggiunto, che potrà essere speso – e già ci si avvia a farlo con l’approvazione di questo primo PLUS – per la crescita e l’arricchimento complessivo dei servizi alla persona nel territorio.
Il Gruppo tecnico di PLUS, pur a fronte di difficoltà e limiti che in più di una occasione hanno provocato forti momenti di crisi, non disgiunti, in qualche caso, da tentazioni di abbandono per l’impossibilità del compito, ha investito nel processo le sue migliori energie, convinto fin da subito dell’importanza del percorso intrapreso, e poi via via sempre più motivato con il procedere del lavoro, per la crescente percezione dell’interesse che intorno a quel processo si andava coagulando.
Il primo Profilo d’ambito e il PLUS rappresentano, così, la sintesi di istanze, bisogni, aspettative, sensibilità diverse, nonché di tutto quanto il territorio ha saputo esprimere nei diversi momenti di confronto e di elaborazione dei documenti. Non va sottaciuto, per la verità, come entrambi gli atti avrebbero potuto risultare più completi, profondi e articolati, se i tempi della loro elaborazione non fossero stati così rigidi e ristretti, e non avessero rischiato di compromettere, nei fatti, quello che invece è uno dei capisaldi della legge regionale 23/2005 e delle linee guida: la “progettazione partecipata”.
Conforta la consapevolezza che il PLUS, come è stato più volte affermato
anche da autorevoli esponenti della Regione, è un “documento flessibile,
disomogeneo, a intensità variabile”. In quanto tale, suscettibile di verifiche,
aggiustamenti, correzioni. Ancora di più in una fase di to tale sperimentazione, quale
non può non essere quella del primo avvio dei piani. Spetterà ancora a tutti gli attori
coinvolti – amministrazioni, operatori, istituzioni, privato sociale, volontariato, singoli
cittadini – monitorarne l’efficacia e la rispondenza ai bisogni del territorio, e proporne le opportune variazioni.
1.2. Il contesto di riferimento del PLUS
Il 1° Profilo d’ambito del Distretto n. 1 di Sassari offre un quadro assai articolato del territorio, sia dal punto di vista geografico che da que llo delle condizioni socio-economiche. Per quanto riguarda le regioni storiche, il distretto abbraccia i territori del Sassarese e della Nurra, la Romangia, l’Anglona, la Bassa Valle del Coghinas, il Coros-Figulinas. Dal punto di vista linguistico e culturale, si evidenziano tre grandi aree riferibili alla parlata sassarese, a quella logudorese ed in parte a quella gallurese.
Dalla lettura degli indicatori complessivi contenuti nel Profilo d’ambito, uno dei tratti che maggiormente caratterizzano il distretto è la sua dimensione, sia dal punto di vista dell’estensione territoriale che da quello demografico. Con i suoi 1.711 chilometri quadrati e gli oltre 220.000 abitanti, il Distretto n. 1 rappresenta l’ambito più grande, a livello regionale, riguardo la proiezione del PLUS. La vastità del territorio comporta spesso distanze assai significative fra i comuni appartenenti allo stesso distretto, rese ancora più complicate dalle condizioni della viabilità, che in molti casi non favorisce di certo i collegamenti. Fra Stintino e Bulzi vi sono ad esempio 102 km. di distanza; fra Stintino ed Erula, 98; fra Stintino e Perfugas, 94; ed in tutti e tre i casi viene stimato un tempo di percorrenza di circa 2 ore. Ma anche per raggiungere il capoluogo dai comuni più periferici occorre almeno un’ora di tempo. E tutto questo si traduce, inevitabilmente, in condizioni diverse, e spesso penalizzanti per i centri più periferici, di accesso ai servizi.
Dal punto di vista orografico, il distretto presenta due grandi aree abbastanza omogenee fra di loro: una pianeggiante, che dalla città capoluogo si proietta verso la Nurra di Porto Torres e verso Stintino; l’altra collinosa, che dal territorio di Osilo si spinge fino alle propaggini del Limbara. In una posizione intermedia, riguardo il rilievo, si colloca l’area del Coros-Figulinas.
Il profilo geografico influenza la vocazione economica del territorio, ma non ne
esaurisce tutte le condizioni. Le altre grandi variabili che esercitano un ruolo
nelle zone interne; la distanza maggiore o minore dal centro di gravitazione rappresentato dalla città di Sassari.
Il Profilo d’ambito evidenzia così, come a fronte di comuni quali Erula, Bulzi, Perfugas, Nulvi, Osilo, Ploaghe, e tutti i comuni dell’interno, che mostrano una spiccata vocazione agro-pastorale, vi siano centri quali Sassari, Porto Torres, Sorso, Sennori, Castelsardo, Ossi, dove si ha una netta prevalenza delle imprese delle costruzioni, del commercio e dei servizi. E in parallelo con quella differenziazione, a conferma di una tendenza più generale in atto da tempo, viaggia la movimentazione delle imprese, che mostra un saldo negativo per tutti i centri del primo gruppo ed un saldo positivo per quelli del secondo. Né si discosta da quel trend la dinamica dell’occupazione che, seppure mostri segnali di sofferenza per tutto il distretto, evidenzia indicatori di più accentuata difficoltà per i centri più interni.
Tutti gli aspetti sopra indicati, influenzano in maniera diretta le condizioni demografiche, sociali, sanitarie del territorio. Dal punto di vista demografico, il Profilo d’ambito evidenzia come a fronte del trend dei centri più interni, che conoscono un decremento della popolazione pressoché inarrestabile – ad esempio, negli ultimi cinque anni, Martis ha avuto un -6,95%; Bulzi, -4,18; Laerru, -4,16 - si assista ad una crescita costante dei centri della costa e dell’area sassarese: Stintino, +26,10%;
Sorso, +11,27; Tissi, +10,12; Sassari, +5,82; Usini, +5,24. Così come emerge con grande chiarezza quanto queste tendenze incidano sulla composizione della popolazione, che mostra indici di vecchiaia assai elevati nei centri interni – Bulzi, 336,73; Sedini, 219,50; Martis, 190,91 – e dati decisamente inferiori, in qualche caso sotto i cento, nei centri dell’hinterland sassarese: Muros, 88,28; Tissi, 88,44; Porto Torres, 94,47; Ossi, 97,71.
Le stesse considerazioni valgono per gli indici di dipendenza. Erula, ad esempio, ha un indice di dipendenza complessiva (la popolazione fra 0 e 14 anni, più quella con oltre 65 anni, diviso la popolazione 15-64, moltiplicato 100), del 64,2%
(contro il 44,1% della media provinciale); un indice di dipendenza giovanile
(popolazione 0-14 diviso popolazione 15-64 per 100) del 21,4% (Provincia, 19,1); un
indice di dipendenza degli anziani (popolazione oltre i 65 anni diviso quella fra 15 e
64 moltiplicato 100) del 42,8 (Provincia 25,0). Martis ha un indice di dipendenza
complessiva del 57,9%; giovanile del 19,7; degli anziani del 38,2. Bulzi, 53,9; 10,5;
43,4. Tutti dati che confermano in quei centri la larga preponderanza della popolazione anziana e la sua alta percentuale di “dipendenza” dalla popolazione attiva.
Per contro, nei centri demograficamente più dinamici, il segno di quei valori si inverte, collocando le percentuali al di sotto di quelle della media provinciale e gli indici di dipendenza giovanile sopra quelli degli anziani. Tissi ha un indice di dipendenza complessiva del 42,8; giovanile del 22,5; degli anziani, del 20,3. Muros, complessiva 45,2; giovanile 24,2; anziani, 21,0. La città di Sassari, complessiva, 41,1%; giovanile, 18,7; degli anziani, 24,4.
Le due tendenze, quella allo spopolamento e quella all’inurbamento, portano entrambe con sé importanti riflessi dal punto di vista sociale. Nel primo caso, insieme all’abbandono dei paesi, e al degrado urbanistico e culturale che da questo deriva, si verifica una crescita notevole della popolazione anziana, che significa un parallelo aumento dei problemi e dei bisogni legati a quella fascia di età. Nel secondo caso, la crescita dei comuni dell’area metropolitana, si accompagna, spesso, all’importazione in quei centri degli stili di vita e delle problematiche tipiche delle periferie cittadine, con tendenze allo sfilacciamento del tessuto sociale, disagio adolescenziale, aumento delle dipendenze.
1.3. Le risposte dei servizi sociali
Le condizioni complessive sopra riassunte, esercitano evidentemente una influenza diretta sulla tipologia e sulla quantità dei servizi sociali erogati alla cittadinanza. Da un punto di vista generale, si può dire che l’ormai abrogata L.R. n.
4/88 sul “Riordino delle funzioni socio-assistenziali”, il “famigerato” articolo 55 del suo
Regolamento di attuazione, e la forte pressione esercitata dalla Regione, hanno
consentito a tutti i comuni del Distretto, anche a quelli più piccoli, di dotarsi della
figura dell’operatore sociale. Contestualmente, l’obbligo alla presentazione annuale
del Programma comunale dei servizi socio-assistenziali ha diffuso e radicato una
abitudine all’analisi delle problematiche, alla programmazione degli interventi e alla
valutazione dei risultati, che rappresentano ormai uno straordinario patrimonio di
competenze e di professionalità diffuse nel territorio. Completato dalla parallela
crescita delle cooperative, del privato sociale e del volontariato, divenute in questi anni una risorsa imprescindibile per i servizi.
Tutto ciò ha consentito, nell’arco di una quindicina di anni, di approntare una vasta gamma di interventi che, seppure in maniera mai completamente soddisfacente e sempre perfettibile, hanno dato risposte alle problematiche espresse dalle fasce sociali più deboli. E’ quanto risulta dalle schede del Profilo d’ambito relative ai servizi sociali dei comuni. Ne emerge che in pressoché tutti i comuni sono presenti i servizi di base: dal segretariato sociale all’assistenza domiciliare agli anziani; dal servizio educativo territoriale alle ludoteche e ai centri di aggregazione sociale. E risposte altrettanto importanti, seppure anche in questo caso mai sufficienti a soddisfare fino in fondo le molte problematiche espresse, hanno dato le cosiddette
“leggi di settore”. Vedi, per tutte, la L. 162/98 con i piani personalizzati di sostegno per persone con handicap grave; la L.R. 20/97 per i portatori di disabilità psichica; la L. 431/98 a sostegno delle spese di affitto dei nuclei economicamente svantaggiati;
le prestazioni sociali per i nuclei con figli minori a carico. Sono attivi, invece, solo in alcuni centri, in virtù delle proprie specificità – e anche, in qualche caso, per via dei costi insostenibili per le piccole realtà - servizi quali, ad esempio, quelli per le tossicodipendenze, la tutela dell’etnia e della cultura dei nomadi, i laboratori destinati a particolari fasce di popolazione , gli asili nido.
Un quadro complessivamente non sconfortante, dunque, soprattutto se si considera la relativa “giovinezza” dei servizi sociali – la L.R. n. 4 è del 1998 – e la crescita esponenziale dei bisogni – in molti casi anche come diretta conseguenza dell’attivazione di servizi prima neppure ipotizzati - che negli anni si è verificata. Ma un quadro che va completato , integrato e arricchito. In primo luogo, con una diffusione sempre più capillare delle politiche di prevenzione. Poi, con una risposta sempre più puntuale alle esigenze delle fasce deboli; una armonizzazione dei servizi che davvero porti a garantire a tutti, come prevede la L.R. 23/2005, i livelli essenziali delle prestazioni sociali; una reale integrazione dei servizi sociali, socio-sanitari e sanitari; un effettivo coinvolgimento del territorio, con la “progettazione partecipata”;
una razionalizzazione ed una ottimizzazione delle risorse.
Tutte istanze che rappresentano la sostanza vera del PLUS, e cui il
programma distrettuale dovrà cercare di dare risposte.
1.4. I servizi dell’Azienda U.S.L.
La mission dell’Azienda U.S.L. n°1 è la promozione e la tutela della salute sia individuale che collettiva degli individui presenti sul territorio, nel rispetto di quanto sancito dalla L. 833/78, al fine di consentire la migliore qualità della vita attraverso interventi appropriati di promozione della salute, prevenzione, cura e riabilitazione, favorendo l’integrazione fra l’assistenza territoriale ed ospedaliera in una logica di corretto ed economico utilizzo delle risorse.
I servizi dell’Azienda sono dislocati sul territorio distrettuale con l’obiettivo di agevolare, per quanto possibile, la fruizione degli stessi.
Il PLUS si propone come strumento per implementare la collaborazione e l’integrazione tra servizi sociali e sanitari e risorse del territorio. Con quest’ultimo termine devono intendersi tutte le risorse istituzionali e spontanee che a vario titolo sono impegnate in ambito sociale. L’integrazione fra queste realtà operative non deve essere lasciata alla libera decisione dei singoli operatori, che volontariamente decidono di interfacciarsi con altri operatori territoriali, bensì essa deve divenire una prassi condivisa in un’ottica di integrazione di rete seguendo i dettami della sussidiarietà orizzontale, in cui le offerte nei confronti degli individui siano il risultato di coprogettazione e condivisione.
I servizi dell’Azienda USL, soprattutto quelli territoriali, hanno già le
caratteristiche di servizi sociosanitari, in quanto rispondono al versante sanitario di
un bisogno che è invece sovente a forte connotazione sociale, o comunque
sociosanitaria. Perciò in una logica di maggiore integrazione fra servizi sanitari,
servizi sociali e terzo settore, la strada da percorrere non è necessariamente
complessa; si tratta più frequentemente di incentivare una maggiore integrazione fra
gli operatori, che sia però il frutto di una organizzazione integrata di servizi piuttosto
che la mera e semplice collaborazione fra gli addetti ai servizi.
2. I TAVOLI TEMATICI
2.1. Presentazione
Il processo di elaborazione del Piano locale unitario dei servizi alla persona ha visto il coinvolgimento di tutte le componenti che nel territorio operano nell’ambito del sociale. Attraverso le Conferenze dei servizi, le Conferenze di programmazione, il confronto con gli amministratori e con gli operatori dei Comuni e dell’Azienda USL, gli incontri con il terzo settore, si è dato vita ad un intenso scambio di esperienze, di proposte e di ipotesi di intervento, su cui si fonda, alla fine, l’intrinseca essenza del PLUS.
Da questo punto di vista, uno dei momenti a più alto tasso di riflessione, di scavo, di approfondimento delle tematiche, di elaborazione delle proposte, è stato quello dei
“Tavoli tematici”, le “conferenze di settore” in cui si articola, secondo le previsioni delle linee guida, la Conferenza di programmazione, oltre i suoi momenti di plenaria.
I Tavoli hanno visto una grande partecipazione di istituzioni, operatori, terzo settore, volontariato, singoli cittadini, a conferma dell’esigenza, largamente sentita, di incontro e di confronto esistente nel sociale. E nei Tavoli si sono espressi con straordinaria intensità, e qualche volta con intima sofferenza, i problemi, le difficoltà, la fatica dei singoli soggetti o delle associazioni. Ma dagli stessi Tavoli sono emerse, in uno spirito che mai è stato di vittimismo o di mera rivendicazione di diritti, disponibilità, idee, proposte, esperienze, che davvero delineano un percorso di effettiva integrazione, e che possono creare le condizioni per un reale salto di qualità dei servizi alla persona. E da questo punto di vista, l’esigenza e l’impegno emersi in tutti e cinque i tavoli di dare continuità a quei momenti di riflessione, con una calendarizzazione degli incontri, rappresentano l’impegno più concreto a riempire di sostanza i discorsi della partecipazione, della concertazione, della coprogettazione.
Pur nella consapevolezza che la persona deve essere considerata nella sua totalità
di risorse ed esigenze, è stata fatta la scelta di individuare n° 5 diversi tavoli di
discussione, al fine di poter meglio concentrare l’attenzione sulle tematiche
specifiche, e di consentire ai partecipanti una scelta fondata sui propri bisogni e sui
propri interessi.
Questi i tavoli attivati:
- Minori e famiglie;
- Anziani;
- Disabilità fisica e psichica;
- Dipendenze;
- Inclusione sociale, stranieri, nomadi.
2.2. Tavolo tematico “Minori e Famiglia”
Nel corso del tavolo tematico emerge la centralità della famiglia nelle politiche sociali che dovrebbe essere maggiormente orientate a sostegno della stessa con interventi integrati.
Emerge la necessità di un miglioramento quantitativo e qualitativo delle offerte presenti sul territorio distrettuale ed una maggior integrazione tra servizi, pubblici e privati, e terzo settore in un’azione di supporto al minore e al suo nucleo familiare.
Azione rivolta ad un coinvolgimento graduale e sistematico della famiglia all’interno del servizio pubblico e privato.
Infatti, nel corso degli incontri si evidenzia che la famiglia deve essere valorizzata, attraverso il riconoscimento dell’importante ruolo di supporto ai servizi che di fatto svolge da molto tempo.
Una criticità emersa relativamente a quanto sopra è data dal fatto che molto spesso i servizi trovano difficoltà ad accogliere tale competenza sociale.
Sarebbe pertanto auspicabile trovare delle modalità che permettano alla famiglia di cooperare con i servizi non più in modo ‘’passivo’’ ma di coprogettazione e compartecipazione.
Si evidenzia al riguardo la necessità di pervenire alla stesura di una mappa delle risorse presenti sul territorio ( privato - pubblico – volontariato - associazioni), alla quale debbono seguire azioni concrete tese a migliorare la comunicazione con i fruitori dei servizi.
Emerge che un luogo privilegiato per la pubblicizzazione di detta mappa può essere
rappresentato dagli istituti scolastici con i quali viene evidenziata la necessità che
venga migliorata e implementata la collaborazione tra questa, servizi sociali e sanitari e terzo settore.
Particolare attenzione è rivolta ai minori per i quali si rileva la necessità di avere spazi, sia pubblici che privati, per bambini in età pre scolare; potenziamento di centri d’ascolto a partire dalla scuola materna fino alla scuola secondaria.
Altra fascia di utenza oggetto di riflessione è quella adolescenziale per la quale si rileva una carenza sul territorio di offerta di psicoterapia. Viene comunque evidenziata una carenza generale di offerta e di supporto alla famiglia in situazioni di conflitto e disagio.
SINTESI TAVOLO TEMATICO “MINORI E FAMIGLIA”
Miglioramento quantitativo e
qualitativo delle offerte territoriali. Maggiore integrazione tra
servizi pubblici e privati e terzo settore
. Stesura di una mappa delle risorse
presenti sul territorio (privato, pubblico, volontariato, associazioni) per migliorare la comunicazione con i fruitori dei servizi
Deve essere valorizzata, mediante il riconoscimento del suo importante ruolo di supporto ai servizi .
Attivare delle modalità che le permettano di compartecipare, cooperare e coprogettare con i servizi.
FAMIGLIA
Per quanto riguarda i MINORI si rileva:
La necessità di avere spazi, sia pubblici che privati, per bambini in età prescolare.
La necessità di potenziare i centri di ascolto partendo dalla scuola materna fino alla scuola secondaria
Per quanto riguarda gli ADOLESCENTI si rileva:
Carenza, nel territorio, di offerta e di supporto alla famiglia in situazioni di disagio.
2.3. Tavolo tematico “Anziani”
La discussione si è orientata sulla distinzione delle esigenze dell’anziano autosufficiente o non-autosufficiente.
Per quanto riguarda la persona anziana autosufficiente o parzialmente autosufficiente si valuta la necessità di favorire e mantenere le autonomie e le capacità residue, anche attraverso la promozione della cultura alla salute e all’igiene della propria persona, e l’implementazione di opportunità di socializzazione.
Al riguardo viene rilevata la carenza sul territorio distrettuale di centri diurni culturali e di socializzazione; la scarsa conoscenza da parte degli interessati delle opportunità e risorse presenti sul territorio e delle modalità di fruizione delle stesse; una carente comunicazione tra i servizi.
La non autosufficienza totale è spesso caratterizzata da esigenze di presa in carico complessiva dei bisogni della persona, affidata sovente all’assistenza presso il proprio domicilio. Viene quindi segnalata la necessità di un potenziamento e miglioramento quantitativo e qualitativo dell’assistenza domiciliare, che preveda anche una differenziazione delle competenze, e dell’A.D.I. (assistenza Domiciliare Integrata), favorendo la permanenza della persona presso il proprio ambiente di vita.
Al riguardo, viene anche avanzata la proposta di interventi di recupero delle case abbandonate, soprattutto nei paesi a più alto tasso di incidenza della popolazione anziana , al fine di creare piccole residenze ed evitare l’istituzionalizzazione dell’anziano.
Si evidenzia che è sempre più frequente che l’anziano e il suo nucleo familiare orientino la propria scelta verso l’assistenza domiciliare privata o verso l’ingresso in strutture di tipo residenziale R.S.A. (Residenze Socio Assistenziali).
Tra le altre proposte , emergono l’istituzione di uno sportello informativo, anche telefonico (n° verde), lo sviluppo di una rete di comunicazione e informazione a domicilio e, per quanto concerne i bisogni di socializzazione e di rassicurazione rispetto alla solitudine dall’ambiente sociale ma anche domestica, si suggeriscono soluzioni di sviluppo di una rete di volontariato giovanile che svolga funzioni di compagnia e rassicurazione, anche per le ore notturne.
Nell’ottica di promuovere la permanenza dell’anziano nel proprio ambiente di vita
servizi sociali, sanitari e del terzo settore; implementazione dei servizi assistenziali e sanitari a domicilio (servizio prelievi, assistenza domiciliare, A.D.I.); potenziamento e miglioramento del servizio di trasporto e attivazione di un servizio di telesoccorso e teleassistenza.
SINTESI TAVOLO TEMATICO “ANZIANI”
si valuta la necessità di:
Favorire e mantenere le autonomie e le capacità residue anche attraverso la promozione della cultura alla salute e all’igiene della propria persona.
Implementare le opportunità di socializzazione
A riguardo viene rilevata sul territorio:
-
la carenza di centri diurni culturali e di socializzazione.-
la scarsa conoscenza delle risorse presenti e delle modalità di fruizione delle stesse.- una carente comunicazione tra i servizi Anziani autosufficienti o
parzialmente autosufficienti
si rileva la necessità di un potenziamento e miglioramento quantitativo e qualitativo:
Dell’assistenza domiciliare, che prevede anche una differenziazione delle competenze
Dell’assistenza domiciliare integrata (A.D.I.) favorendo la permanenza della persona presso il proprio ambiente di vita.
A riguardo viene avanzata la proposta di interventi di recupero di case abbandonate, al fine di creare piccole residenze ed evitare l’istituzionalizzazione dell’anziano.
Anziani non autosufficienti
Anziani autosufficienti o parzialmente autosufficienti
Anziani non autosufficienti
Emerge la necessità di:
-
istituire uno sportello informativo, anche telefonico (N° verde)-
sviluppare una rete di comunicazione e informazione a domicilio-
sviluppare una rete di volontariato giovanile che svolga funzioni di compagnia e rassicurazione, anche per le ore notturne.-
migliorare l’integrazione tra i servizi sociali, sanitari e del terzo settore.-
implementare i servizi assistenziali e sanitari a domicilio (servizio prelievi, assistenza domiciliare, A.D.I.).-
potenziare e migliorare il servizio di trasporto e attivare un servizio di telesoccorso e teleassistenza.2.4. Tavolo tematico “Disabilità fisica e/o psichica”
E’ rilevante, nella discussione , la definizione della disabilità, da non identificare unicamente col concetto di malattia.
Si sottolinea la carenza dei servizi di sostegno alla persona ed al nucleo familiare e si evince la predominanza dell’applicazione della L. 162/98 come principale risposta al disagio.
L’aspetto dell’integrazione tra erogatori e fruitori dell’intervento è individuato nella multidisciplinarietà che prevede lo sviluppo di un progetto individualizzato e la verifica in itinere da parte degli stessi fruitori.
Risulta pertanto fondamentale favorire dei momenti di confronto per una coprogettazione, ottimizzare l’utilizzo dei servizi e delle risorse che già esistono e quindi favorirne la conoscenza e pubblicizzare le modalità di utilizzo, ad esempio mediante una guida delle risorse e l’attivazione di uno sportello informativo.
Si rileva inoltre la necessità che venga riattivato il G.L.I.P. (Gruppo di lavoro integrazione provinciale).
Vengono sottolineate la centralità della socializzazione, del lavoro e la deistituzionalizzazione.
Al riguardo sono state individuate le esigenze relative ai trasporti, come criticità più rilevante, l’eliminazione delle barriere architettoniche e “sociali”, e la creazione di un centro di aggregazione per promuovere gli incontri e le relazioni sociali.
Ciò contribuirebbe a dare una risposta ad una duplice esigenza, evidenziata dai partecipanti al tavolo: favorirebbe la socializzazione permettendo nel contempo momenti di svincolo ed autonomia della persona disabile dai propri familiari e viceversa.
Si sottolinea la tendenza delle istituzioni a promuovere prevalentemente una risposta di tipo assistenzialistico nei confronti del disagio, sia esso fisico o mentale, mentre il bisogno rappresentato pare orientato alla promozione di percorsi lavorativi da realizzarsi mediante possibilità di lavoro subordinato, promozione di autoimprenditorialità, o ancora, tramite creazione di imprese sociali.
Infatti, come sottolineato da alcuni partecipanti al tavolo tematico, il lavoro costituisce
strumento fondamentale della socializzazione e della realizzazione dell’individuo.
Per quanto riguarda il tema della deistituzionalizzazione, viene prospetta ta la nascita di case famiglia, ossia di strutture che siano in grado di rispondere ai bisogni della persona disabile in un ambiente che ne salvaguardi le relazioni sociali ed affettive.
Questo anche nell’ottica del cosiddetto “dopo di noi”, ossia di chi si prenderà carico del disabile quando verranno meno i suoi familiari.
Altri temi sui quali si è discusso sono stati: favorire la frequenza scolastica, sviluppare l’istituto dell’affidamento familiare, sviluppare i cosiddetti ‘’gruppi di convivenza .
SINTESI TAVOLO TEMATICO “DISABILITA’ FISICA E/O PSICHICA”
La definizione della disabilità non deve essere identificata unicamente con il concetto di malattia.
Si rileva la carenza dei servizi di sostegno alla persona ed al nucleo familiare, con una predominante applicazione della L.162/98 come principale risposta al disagio.
Si sottolinea la tendenza a promuovere una risposta di tipo
assistenzialistico nei confronti del disagio sia esso fisico che mentale, mentre il bisogno rappresentato è orientato alla promozione di percorsi lavorativi da realizzarsi mediante possibilità di lavoro subordinato, promozione di autoimprenditorialità, o tramite creazione di imprese sociali
Il lavoro costituisce strumento fondamentale per la socializzazione e realizzazione dell’individuo.
Si rileva la necessità di:
- un’integrazione tra erogatori e fruitori del servizio;
- un progetto individualizzato sottoposto a verifica in itinere da parte degli stessi fruitori.
Risulta fondamentale favorire momenti di confronto per una cooprogettazione; ottimizzare l’utilizzo dei servizi e delle risorse esistenti favorendo la conoscenza e pubblicizzando le modalità di fruizione mediante una guida
-
riattivare il G.L.I.P. (Gruppo di lavoro integrazione provinciale).-
eliminare le barriere architettoniche e “sociali”-
creare un centro di aggregazione per promuovere gli Incontri e le relazioni sociali.-
potenziare i trasporti-
favorire la deistituzionalizzazione: viene prospettata la nascita di case famiglia, strutture che siano in grado di rispondere ai bisogni della persona disabile in unambiente che ne salvaguardi le relazioni sociali ed affettive
-
favorire la frequenza scolastica-
sviluppare l’istituto dell’affidamento familiare2.5. Tavolo tematico “Dipendenze”
La discussione verte sul concetto della dipendenza intesa in senso ampio, superando la percezione sociale e settoriale che ne offre una visione riduttiva.
La persona deve essere considerata nel senso più ampio del termine, in maniera completa, portatrice di bisogni, ma soprattutto come risorsa.
Emerge come punto focale la tematica dell’integrazione tra servizi e terzo settore, e in particolare tra questi e i fruitori degli interventi intendendo con questo termine sia il singolo portatore del disagio, sia i suoi familiari individuando come azione l’istituzione di un coordinamento relativo agli interventi posti in essere.
Di conseguenza si evince la necessità di istituire un Osservatorio sulle tematiche della dipendenza, per una mappatura costante dell’andamento del fenomeno.
Per ciò che concerne la prevenzione e la riabilitazione del fenomeno vengono individuati tre aspetti prioritari:
- la prevenzione ‘’primaria’’, per la quale vengono tra l’altro ipotizzati interventi nei luoghi ricreazionali (anche feste patronali o private), considerati ‘’stazioni ad alto consumo di sostanze’’ che creano dipendenza.
- la ‘’riduzione del danno’’ (oggetto di politiche sociali nelle restanti Regioni d’Italia), che offre una garanzia del non peggioramento.
- la riabilitazione, per la quale viene evidenziata mancanza di supporto, dovuta in particolare alla carenza di risorse presenti sul territorio.
La riabilitazione si rivolge non solo al singolo, ma al contesto sociale; ciò è necessario perché la persona che ha effettuato un percorso personale riabilitativo non rientri in un circolo di cronicità.
Al riguardo viene sottolineato che le dipendenze maggiori individuate dall’O.M.S.
sono relative all’uso di tabacco e alcool, non tanto all’utilizzo di sostanze
stupefacenti. Ciò riporta al confronto tra i partecipanti sul concetto di dipendenza e sulla percezione da parte della società.
In un’ottica riabilitativa il gruppo di lavoro sottolinea nuovamente l’importanza
dell’integrazione dei servizi col territorio ed in particolare col volontariato, al fine di
ottimizzare le risorse.
Emerge inoltre la necessità di un miglioramento qualitativo dell’esistente attraverso un cambiamento culturale e l’acquisizione di una comune metodologia di lavoro.
Vengono proposti quali interventi da includere nel primo PLUS una guida delle risorse presenti sul territorio e una formazione, mediante la metodologia della formazione - ricerca- intervento sulla tematica della prevenzione, rivolta ad operatori dei Servizi sociali e sanitari, ad amministratori locali, ad operatori del privato sociale, alla scuola e comunque, ad adulti che a vario titolo entrano in contatto col fenomeno delle dipendenze.
SINTESI TAVOLO TEMATICO “DIPENDENZE”
La persona deve essere considerata nel senso più ampio del termine, come portatrice di bisogni ma soprattutto come risorsa
Emerge come punto focale la tematica del coordinamento e dell’integrazione tra i servizi e il terzo settore e tra quest’ultimo e i fruitori degli interventi (sia il singolo portatore del disagio, sia i suoi familiari)
Si evince la necessità di istituire un Osservatorio su questa tematica per avere una mappatura costante dell’andamento del fenomeno.
Emerge inoltre l’esigenza di un miglioramento qualitativo
dell’esistente attraverso un cambiamento culturale e l’acquisizione di una comune metodologia di lavoro:
Una guida delle risorse presenti sul territorio.
Una formazione mediante la metodologia della formazione – ricerca- intervento sulla tematica della prevenzione, rivolta:
-
ad operatori sei servizi socio sanitari-
ad amministratori locali-
ad operatori del privato sociale-
alla scuola-
ad adulti che a vario titolo entrano in contatto con il fenomeno delle dipendenze.Per ciò che concerne la prevenzione e la riabilitazione del fenomeno vengono individuati tre aspetti prioritari:
La prevenzione “primaria” , per la quale vengono tra l’altro ipotizzati interventi nei luoghi ricreazionali, considerati
“stazioni ad alto consumo di sostanze”
che creano dipendenza.
La “riduzione del danno” che offre una garanzia del non peggioramento.
La riabilitazione , per la quale viene evidenziata la mancanza di un supporto, dovuto in
particolare alla carenza di risorse presenti sul territorio. Essa si rivolge non solo al singolo, ma al contesto sociale; ciò è necessario perché la persona che ha effettuato un percorso personale riabilitativo non rientri in un circolo ci cronicità
2.6. Tavolo tematico “Inclusione Sociale , Immigrazione, Nomadi”
Nel corso della discussione viene posto l’accento sulle difficoltà degli stranieri regolari e non regolari di accedere ai Servizi Sanitari presenti sul territorio distrettuale.
Al fine di sopperire a tale carenza, viene individuata quale strategia d’intervento, all’interno del tavolo tematico, il riconoscimento e ‘’l’istituzionalizzazione’’
dell’ambulatorio stranieri che è già attivo sul territorio ma che necessita di altra sede.
Viene pertanto proposto di richiedere all’Azienda U.S.L. di fornire una sede che sia facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici con fasce orarie frequenti.
Le attuali politiche sociali appaiono orientate a favorire l’integrazione degli stranieri.
Al riguardo viene sottolineata la presenza nel territorio del Comune di Sassari di uno Sportello Stranieri che già da tempo, oltre a fornire un servizio di supporto e consulenza all’utenza ha attivato un raccordo tra questa e le istituzioni presenti sul territorio distrettuale.
Pertanto viene sottolineata l’importanza di ampliare tale servizio a livello distrettuale.
Emerge come tema centrale la necessità di una maggiore integrazione tra le risorse istituzionali e non presenti sul territorio e la necessità di divulgare un sapere comune sulle tematiche relative agli stranieri mediante l’attivazione di corsi di formazione indirizzati a operatori pubblici e privati.
Tematica che appare essere comune sia ai cittadini italiani ed europei che extracomunitari presenti sul territorio del distretto è quella della carenza di opportunità lavorative dovuta a assenza di competenza. In risposta a questo problema emerge la possibilità di attivare un’ offerta di percorso formativo, basato soprattutto sull’acquisizione di competenze pratiche piuttosto che teoriche (apprendistato).
Partendo dal riconoscimento del lavoro quale strumento di integrazione sociale ed autorealizza zione dell’individuo, viene condivisa la necessità di un inserimento lavorativo come efficace risoluzione delle problematiche dei nomadi.
Viene evidenziato l’importanza di attivare percorsi lavorativi che prevedano sia lavoro
opportuna la creazione di una ‘’banca etica’’, esperienza presente in altre realtà e per l’attivazione della quale esiste già un progetto relativamente al territorio del Distretto di Sassari.
SINTESI TAVOLO T EMATICO “INCLUSIONE SOCIALE, IMMIGRAZIONE, NOMADI”
Difficoltà degli stranieri regolari e non regolari ad accedere ai Servizi Sanitari presenti sul territorio distrettuale.
Per sopperire a tale carenza viene individuata, come strategia di intervento, il riconoscimento e “l’istituzionalizzazione”
dell’ambulatorio stranieri che è già attivo sul territorio ma necessita di una sede facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici con fasce orarie frequenti.
E’ presente nel territorio del Comune di Sassari uno Sportello Stranieri che offre un servizio di supporto e consulenza all’utenza e ha attivato un raccordo tra questa e le istituzioni presenti sul territorio distrettuale. Proprio per l’importanza di questo servizio viene sottolineata l’esigenza di ampliarlo.
2.7. Conclusioni
Come si è potuto constatare dalla sintesi dei tavoli tematici sopra riportata, la partecipazione, i contributi, le proposte, le disponibilità sono state enormi. Per cui risulta particolarmente difficile trarre delle conc lusioni o ricondurre a sintesi tanta ricchezza di espressioni. Anche in considerazione del fatto che ciascun tavolo, proprio perché profondamente motivato rispetto alle tematiche affrontate e fortemente convinto della loro importanza, nutre delle legittime aspettative che almeno alcune di quelle tematiche trovino spazio, in termini di progetti e di stanziamenti all’interno del PLUS.
Rispetto a queste aspettative, lo sforzo dei componenti il GtP partecipanti ai singoli tavoli, è stato sempre volto a evidenziare, con grande chiarezza e con grande onestà intellettuale, come l’esiguità delle risorse attualmente disponibili per il PLUS – il 20%
dei fondi comunali, che divengono il 18% quando se ne sottrae il 2% destinato alle spese di funzionamento del GtP – non possa in alcun modo consentire di soddisfare le innumerevoli e pur legittime esigenze che il territorio esprime. Così, da un lato, si sono evidenziate le molte leggi e opportunità specifiche che esistono per ciascun settore, assumendo casomai l’impegno a divulgarne la conoscenza e a sostenere quanti abbiano titolo per accedervi; dall’altro si è puntato a individuare tematiche ed esigenze trasversali ed unificanti per i diversi tavoli, impegnandosi a costruire su di esse le proposte da portare alla Conferenza dei servizi. Fermo restando, in ogni caso, che il processo innescato dal PLUS è appena agli inizi, e che col tempo, tutte le istanze significative potranno essere assunte al suo interno secondo una dinamica modulare. E senza dimenticare, peraltro, che i comuni singoli rimangono titolari dell’80% delle risorse, per cui in quella sede sarà possibile dare ulteriori risposte alle esigenze emerse, possibilmente – e questa potrebbe essere una prima importante ricaduta della positiva sperimentazione del PLUS – trovando altri momenti di associazione, oltre a quello “obbligato” del Piano distrettuale.
Pertanto, le proposte unificanti che possono rappresentare i macro obiettivi del
PLUS, e nell’ambito dei quali i sub-ambiti del distretto individuano le proprie priorità,
sono quelle riportate al paragrafo successivo.
3. I MACRO OBIETTIVI DEL PLUS PER IL TRIENNIO 2007-2009
3.1. Conoscenza, ottimizzazione, integrazione, dei servizi e delle risorse esistenti.
Mediante una capillare opera di ricognizione, di monitoraggio, di messa in rete, dei servizi e delle risorse dei soggetti pubblici, del privato sociale e del volontariato, si ritiene di poter ampliare e arricchire la gamma e la qualità dei servizi, ottimizzandone la funzionalità rispetto alle esigenze del territorio nonché i relativi costi. In questo quadro rientra anche il progressivo miglioramento dell’integrazione fra i servizi dei Comuni e quelli dell’Azienda USL.
3.2 Informazione, comunicazione, consulenza, per l’accesso ai servizi. Si tratta di un macro obiettivo strettamente legato a quello precedente, in quanto, partendo dall’ottimizzazione dei servizi esistenti, mira a divulgarne la conoscenza e a renderne partecipe il territorio. L’esigenza sarebbe quella di una forte campagna pubblicitaria su diversi supporti - manifesti, brochures, stampa, Tv, radio – la realizzazione di una guida dei servizi e di un sito Internet; l’attivazione di numero verde e l’apertura di uno sportello informativo.
3.3. Formazione di tutti gli attori coinvolti nel progetto.
Insieme e al di là della prevista formazione dei componenti il GtP, è emersa con forza l’esigenza di una formazione rivolta a tutti i soggetti interessati, a vario titolo, al processo aperto con la predisposizione del PLUS. Si tratta degli amministratori comunali, degli operatori degli enti pubblici coinvolti, del terzo settore, dei volontari, dei singoli cittadini interessati. Si tratta di un’esigenza fortemente sentita, ma anche fortemente funzionale all’acquisizione come patrimonio condiviso delle nuove dinamiche innescate dai PLUS. Al riguardo, si ritiene di poter orientare in funzione di queste esigenze, una parte dell’attività formativa prevista dalla Regione.
3.4. Attivazione di una rete di trasporti che favorisca l’accesso ai servizi dei soggetti svantaggiati.
Quella dell’accesso ai servizi è stata una delle esigenze maggiormente sentite e
condivise pressoché in tutti i tavoli tematici. Essa si fonda, in primo luogo, sulle
considerazioni iniziali di questo lavoro, riguardo la vastità del territorio del Distretto e le grandi difficoltà di mobilità che al suo interno si manifestano. Difficoltà che diventano ostacoli insormontabili quando riguardano persone svantaggiate. Per questo si ritiene di grande importanza l’attivazione di un servizio di trasporto organi zzato nell’ambito del PLUS, sia per l’accesso ai servizi in senso lato, sia per attività di incontro, di socializzazione, di partecipazione agli eventi.
3.5. Formazione - ricerca - intervento sulla tematica della prevenzione
E’ una delle indicazioni forti emerse dal Tavolo tematico sulle Dipendenze, è riguarda l’intervento sul territorio per offrire strumenti e competenze a tutti gli attori impegnati nel sociale. Si tratta di mettere in campo una attività di formazione - mediante la metodologia della formazione- ricerca- intervento - sulla tematica della prevenzione, rivolta ad operatori dei Servizi sociali e sanitari, ad amministratori locali, ad operatori del privato sociale, alla scuola e comunque, ad adulti che a vario titolo entrano in contatto col fenomeno delle dipendenze.
Oltre a quelle unificante e trasversali a tutte le tematiche, nel corso dei confronti con tutte le istanze del territorio, sono emerse altre esigenze riferite a settori particolari della società, ma altrettanto sentite e importanti. Fra di esse vanno evidenziate:
-
3.6. Politiche per gli anziani
Riguarda pressoché tutti i Comuni de Distretto, ma è particolarmente sentita dai centri a più alto tasso di vecchiaia e di dipendenza degli anziani. Le esigenze vanno, da quelle di base dell’assistenza domiciliare e sanitaria, a quelle delle condizioni di vita, delle abitazioni, della socializzazione, del mantenimento dell’anziano nel proprio contesto di appartenenza.
3.7. Estensione a tutti i Comuni del Distretto del servizio dei prelievi
Il servizio, presente in alcuni Comuni del Distretto, soddisfa una esigenza largamente
sentita ed evita, alle persone anziane e non autosufficienti, i disagi del viaggio e delle
attese presso i laboratori di analisi del Capoluogo. Con la collaborazione fra i servizi
sociali dei Comuni e quelli sanitari dell’Azienda USL è possibile estendere il servizio a tutti i Comuni del Distretto a costi estremamente contenuti.
3.8. Interventi per minori e famiglie
Quello della centralità della famiglia nelle politiche sociali è un dato acquisito, sui cui i servizi ormai operano, seppure con risultati ancora largamente insoddisfacenti.
L’esigenza è quella di interventi integrati, finalizzati al sostegno dei nuclei familiari problematici. Con particolare attenzione all’assistenza educativa, al rapporto con la scuola, all’offerta di spazi di ascolto, di incontro, di socializzazione. Il tutto impostato secondo la modalità della coprogettazione e della compartecipazione.
3.9. Interventi sulle disabilità
Utilizzare i servizi già presenti nei comuni ottimizzando e ampliando l’offerta nel territorio attività di socializzazione, ricreative e di aggregazione sociale in particolare attraverso l’utilizzo congiunto dei centri diurni presenti nei territori di riferimento con una particolare attenzione all’aggregazione e socializzazione delle persone con disabilità psichico-cognitiva
Verificare l’ipotesi di una gestione associata dell’assistenza scolastica agli alunni portatori di handicap, nonché l’ottimizzazione dei servizi a chiamata
3.10. Interventi sulle d ipendenze
Utilizzare i servizi già presenti nei comuni ottimizzando e ampliando l’offerta nel territorio di attività di socializzazione, ricreative e di aggregazione sociale rivolta agli adolescenti.
Attivazione degli interventi necessari per la collaborazione nella attuale fase di ridefinizione delle funzioni del SERT, anche in riferimento al suo trasferimento presso la struttura sanitaria di San Camillo.
Collegamento, ottimizzazione e messa in rete delle attività portate avanti dai CESIL
3.11. Inclusione sociale, immigrati, nomadi
Utilizzare i servizi già presenti nei comuni ottimizzando e ampliando l’offerta nel
territorio.
Si intende mettere in collegamento i CESIL e potenziare le attività dello Sportello Stranieri del Comune e della Provincia di Sassari situato a Sassari, sede dei principali uffici ai quali si rivolgono gli stranieri (Questura, Camera di Commercio ecc) per attivare un collegamento con i servizi dei comuni che a vario titolo operano sulla stesse tematiche.
Analogo percorso si intende intraprendere per quanto concerne le attività degli Informagiovani presenti a Sassari e PortoTorres
3.12. Percorsi formativi per l’acquisizione di competenze lavorative
E’ una delle problematiche emerse dal Tavolo dell’inclusione sociale, che accomuna
sia i cittadini italiani ed europei che quelli extracomunitari presenti sul territorio del
distretto. Si tratta della difficoltà ad accedere al mercato del lavoro dovuta all’assenza
di competenze specifiche. In risposta a questo problema viene prospettata la
possibilità di attivare un’ offerta di percorso formativo, basato soprattutto
sull’acquisizione di competenze pratiche piuttosto che teoriche (apprendistato).
4. LE RISORSE E LE OPPORTUNITA’ ESISTENTI.
Rispetto alle innumerevoli problematiche emerse nel corso dei Tavoli tematici, sono fortunatamente molte le risorse e le opportunità in campo che, con maggiore o minore grado di soddisfazione, sono in grado di offrire risposte a quelle esigenze.
Pertanto, alla luce di quelle problematiche, e dei macro obiettivi sopra evidenziati, metodologicamente, prima di procedere alla definizione dei progetti esecutivi che potranno trovare spazio all’interno del PLUS per l’anno 2007, si è ritenuto di effettuare una ricognizione per area tematica di tutte le opportunità, sia dal punto di vista normativo che da quello dei servizi e delle strutture esistenti.
4.1. Minori e famiglia
Denominazione intervento Riferimento normativo/Servizio di
riferimento
Breve descrizione dell’intervento
U.O.N.P.I.A. (Unità Operativa
di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’adolescenza)
Struttura aziendale territoriale - Azienda USL n. 1
Interventi multiprofessionale ed integrati di: diagnosi, cura e riabilitazione dei disturbi neuro- psicomotori, psichici, e neuropsicologici dell’età evolutiva - 0/18 - Psicoterapia dell’età evolutiva e dell’adolescenza
Consultorio familiare L. 29.07.1975 n. 405 Azienda USL n. 1
Tramite l’intervento di figure professionali quali assistente sociale, psicologo, assistente sanitaria, pediatra, ostetrica, ginecologo, si occupano di dare assistenza gratuita alla famiglia per la preparazione alla maternità e paternità responsa-bile, consulenze psico-socio-sanitarie alla famiglia e ai minori.
Medicina scolastica Servizio dell’Azienda USL n. 1
Compiti di medicina preventiva nelle scuole di ogni ordine e grado, con particolare attenzione alla scuola dell’obbligo, mediante interventi che hanno come obiettivo principale il miglioramento delle condizioni di salute della collettività scolastica.
Fondi per la realizzazione di asili nido nella P.A.
G.R. 07.11.06 n. 45/22. Favorire l’incremento dei nidi nei
luoghi di lavoro pubblici (AUSL,
Comuni, EE.LL.) al fine di ampliare
la rete dei servizi per la prima
infanzia e sostenere la famiglia conciliando tempi e ruoli famigliari e lavorativi.
Istituzione di asili nidi L.29.11.77 n. 891, L.
448 del 28.12.01 art. 70
Modalità per l’accesso ai finanziamenti per la costruzione e gestione di asili nido e micro nidi Concessione assegni di
maternità ed al nucleo famigliare
DLGs 26.03.01 n. 151 Contributo economico erogato dal Comune e concesso dall’INPS alle madri non lavoratrici ed ai nuclei famigliari con 3 figli minori e redditi ISE non superiori rispettivamente a, per l’anno 2006 euro 30.099,59 e 21.671,69.
Interventi vari a favore dei minori
L. 28.08.97 n. 285/97 E’ possibile chiedere finanziamenti alla Regione per progetti che promuovano le condizioni di vita e di crescita dei minori. A Sassari e nel distretto sanitario n. 1 con tale normativa è stato attivato il progetto Aurora che offre una casa di accoglienza per donne con figli minori vittime di violenza ed un servizio di consulenza di supporto alla coppia.
Colloqui specialistici con minori sui quali vi sia la necessità di dover rilevare un abuso, di qualunque natura esso sia.
AUSL n. 1, Servizio psicosociale
Attività condotta dal G.L.A.M.M. e nella quale operano psicologi ed assistenti sociali specializzati su tali tematiche (Collocato presso il villaggio San Camillo).
Contributi ai Comuni per il sostegno alle famiglie tramite il pagamento dei canoni locazione.
L.09.12.88 n. 431 art.
11 (G.R. 11.10.06 n.
43/18).
Contribuire economicamente all’abbattimento della spesa sostenuta dalle famiglie che hanno un contratto di locazione regolarmente registrato.
Contributi ai Comuni per la fornitura gratuita o semi gratuita dei libri di testo dell’annualità scolastica in corso
L. 448/98 art. 27 (G.R.
05.09.06 n. 36/4).
Ne possono usufruire le famiglie con studenti ed un ISEE non superiore a 14.650,00 euro.
Borse di studio famiglie svantaggiate per studenti scuole secondarie di primo e secondo grado in relazione all’anno scolastico precedente.
L.r. 24.02.06 n. 1 (G.R.
26.04.06 n. 17/10).
Ne possono usufruire le famiglie con studenti ed un ISEE non superiore a 14.650,00 euro e la cui votazione risulti non inferiore al buono e/o al 7.
Borse di studio a favore delle famiglie a copertura delle spese sostenute per l’istruzione nell’anno scolastico precedente.
L.r. 10.03.00 n. 61 art. 1 comma 9 (G.R.
18.04.06 n. 16/9).
Ne possono usufruire le famiglie
con studenti ed un ISEE non
superiore a 14.650,00 euro e per
motivi connessi alle spese
didattiche, quali sussidi ed
attrezzature, trasporti, mense,
abbattimento costi trasporto studenti pendolari scuola media inferiore anno scolastico precedente.
18.04.06 n. 1/10). con studenti ed un ISEE non superiore a 14.650,00 euro.
Contributi ai Comuni per l’istituzione ed il funzionamento delle scuole civiche di musica (solo per chi ha avviato l’attività prima del 31.12.04) da presentare entro il 15.02.07.
L. 15.10.87 n. 28 (G.R.
07.11.06 n. 45/28).
Destinato a Comuni che hanno una popolazione sino a 15.000 abitanti o in atto esperienze didattiche musicali.
Contributi ai Comuni per interventi a favore dei giovani da presentarsi entro il 28 aprile di ogni anno.
L.r. 22.12.03 n. 13 (G.R. 25.10.06 n.
25/15)
Finalizzato all’ideazione di progetti che valorizzino lo spirito imprenditoriale dei giovani e forme di associazionismo ed aggregazione culturale.
Assistenza agli illegittimi L. 328/00 art. 13 ed art.
19 dlgs 267/00
Contributi economici erogati dalla Provincia alle madri con figli non riconosciuti dal padre e sino al 15°
anno d’età.
Minori soggetti al rischio di coinvolgimenti in attività criminose
L. 19.07.91 n. 216 art.
3, Circolare Ministero giustizia 10.09.91 n.
364764 (Fondo istituito dal Ministero dell’interno e da inoltrare a cura dei Comuni alla prefettura entro il 30.03. di ogni anno)
Attività progettuali che fronteggino il rischio di coinvolgimento di minori in attività criminose.
Ludoteche Comune di residenza
utente. Interventi attivati sulla base della L.r.
23.12.05 n. 23.
Minori dai 6 ai 16 anni
Colonie estive Comune di residenza utente. Interventi attivati sulla base della L.r.
23.12.05 n. 23.
Minori dai 6 ai 16 anni
Servizio assistenza educativa territoriale
Comune di residenza utente. Interventi attivati sulla base della L.r.
23.12.05 n. 23.
Nuclei famigliari con minori da 0 a 18 anni c.a.
Attività laboratoriali Comune di residenza utente. Interventi attivati sulla base della L.r.
23.12.05 n. 23.
Minori dai 6 ai 25 anni
Assistenza economica Comune di residenza utente. Interventi attivati sulla base della L.r.
23.12.05 n. 23.
Erogazioni economiche a sostegno del reddito.
Gratuito patrocinio L.30.07.1990 n. 217 Possibilità di poter avere un
difensore legale gratuito per i non
abbienti con elenco dei legali abilitati depositato presso la cancelleria dei Tribunali.
U.S.S.M. - Ufficio di Servizio Sociale per i MInorenni
L. 354/75; DPR 448/88;
D.L. 272/89; Circolare n.
5351 del 17.02.2006
Fornisce assistenza ai minorenni autori di reato in ogni stato e grado del procedimento penale e predispone la raccolta di elementi conoscitivi per l’accertamento della personalità dei minorenni.
Amministratore di sostegno L. 09.01.2004 n. 6 Vedi sopra; intervento rivolto prioritariamente a minori.
Progetto distrettuale affido familiare per i minori
Progetto obiettivo finanziato dalla L.R. n.
4/88
Possibilità di creare micro- équipes formate da psicologi e assitenti sociali, con funzioni di supporto ai Comuni e ai Consultori familiari, per la progettazione dell’affido familiare.
4.2. Anziani
Denominazione intervento Riferimento normativo Descrizione dell’intervento