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3. PREMESSA
Oggi “fare agricoltura” non significa più produrre solamente beni destinati al soddisfacimento di bisogni primari ma integrare una serie di funzioni e servizi aggiuntivi in campo alimentare, ambientale e sociale a beneficio dell’intera società, questo secondo una logica multifunzionale, definita dall’Unione Europea e dall’OECD (Commissione Europea, 1998; OECD, 2001). Il concetto di multifunzionalità implica la capacità di ottenere dalla gestione di un processo produttivo una pluralità di esiti, alcuni di natura privata, altri con un valore pubblico. Accanto al concetto di agricoltura multifunzionale, si sviluppa il tema della diversificazione produttiva in agricoltura. La diversificazione riguarda attività produttive e servizi che sono connessi alla gestione dell’agricoltura e che possono valorizzare alcuni degli esiti pubblici della multifunzionalità da parte dei privati. Ad esempio, la fruizione di un paesaggio attraente o della cultura locale, trova, nello sviluppo delle attività di accoglienza aziendale (agriturismo, ristorazione, valorizzazione dei prodotti tipici attraverso negozi aziendali), forme altrettanto evidenti di valorizzazione da parte delle aziende agricole. Ad oggi esistono molte forme riconosciute di agricoltura multifunzionale e di diversificazione produttiva, come ad esempio la protezione dell’ambiente o la custodia delle tradizioni e delle tipicità. Una particolare attività multifunzionale dei processi agro-zootecnici è inoltre rappresentata dall’erogazione di servizi alla persona per il tramite dei processi agro-zootecnici. Si tratta di servizi molto variegati e diversi che riguardano persone a bassa contrattualità e la possibilità di assicurare servizi civili alla popolazione, specie nelle aree rurali, dove l’organizzazione di questi ultimi appare particolarmente complessa, e specie in una fase di crisi delle risorse pubbliche. Nonostante l’utilità di queste pratiche, la loro riconoscibilità formale è ancora in via di definizione. In ogni caso, si tratta di una multiforme tipologia di iniziative, da sempre praticata negli ambienti rurali, che rappresenta una potenziale risorsa per il settore: l’Agricoltura Sociale.
L’Agricoltura Sociale (AS) è rappresentata da quelle forme di agricoltura e di
zootecnia che coniugano alla produzione dei beni primari la ricreazione,
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l’educazione, l’accoglienza, la cura, la riabilitazione e l’inclusione sociale e lavorativa di soggetti vulnerabili e/o a rischio di marginalità sociale (Di Iacovo, O’ Connor, 2009).
Il coinvolgimento nelle attività agricole dei soggetti più deboli è da sempre esistito nelle aree di campagna. Qui chiunque avesse un problema fisico, psichico o mentale, era infatti sostenuto da parenti o vicini e, grazie alla molteplicità delle attività che possono essere svolte, in pieno campo o al chiuso, con gli animali o con le piante, trovava sempre una mansione da svolgere.
Queste attività possono dare oggi una riconoscibilità nella società ad alcune categorie di persone che, per ragioni fisiche, psichiche o sociali, risultano indebolite da contesti non inclusivi. Secondo il parere di studiosi, alcune di queste figure, possono altresì trarre un profondo giovamento da una vita a contatto con la natura e con i suoi cicli produttivi. L’Agricoltura Sociale può essere quindi definita come un processo di retroinnovazione (Stuiver, 2006) secondo il quale i portatori d’interesse riadattano le antiche competenze alle esigenze attuali.
L’AS oggi è il frutto della collaborazione tra il mondo dell’agricoltura e quello dei servizi sociosanitari, della formazione, del lavoro, della giustizia, del volontariato e dell’impresa sociale, oltre che di quella privata, in risposta alle esigenze di sviluppo socio-economico dei sistemi rurali, ai bisogni della popolazione (in particolare dei soggetti più deboli) e alla crisi dei servizi. La realizzazione di questo tipo di interazione consente infatti vantaggi: per i territori rurali, contrastando la marginalizzazione e rafforzando le reti di protezione locale; per le imprese rurali, che possono accrescere la loro competitività tramite la diversificazione delle risorse; per le persone svantaggiate, che assumono un riconoscimento nella società, per il sistema pubblico dei servizi socio- assistenziali e socio-sanitari, che può risparmiare sull’investimento di strutture e servizi (Finuola e Pascale, 2008).
A livello europeo troviamo un’eterogenea diffusione di queste pratiche di
agricoltura multifunzionale. Infatti, sebbene non sia ancora ben codificata a
livello comunitario, molti Paesi membri, in base alle diverse culture, sistemi di
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