3.8 - Attrito Radente
3.8 - Attrito Radente
Nel movimento di un corpo su una superficie SCABRA o attraverso mezzi viscosi (aria,acqua) vi `e una resistenza al moto dovuta all’interazione del corpo con la superficie. Tale interazione `e detta forza di ATTRITO. Sup- poniamo ad esempio di avere il blocco M poggiato su un piano orizzontale.
Se applichiamo una forza F, il cui modulo aumenta progressivamente, trovia- mo che occorre arrivare ad un certo valore di forza fS,max prima di sbloccare l’oggetto. Quindi fintanto che F ≤ FS,max si manifesta una forza di at- trito ~fS = − ~F, che chiamiamo ATTRITO STATICO, e si ha che F~ + ~fS = 0 ⇒ ~a = 0 per cui l’oggetto rimane fermo. Superando il valore limite fS,max dell’attrito statico, riusciremo a smuovere il blocco ma avre- mo ancora la presenza di una resistenza che rallenta il moto. Lo possiamo verificare ad esempio rimuovendo la forza F: si osserva che il blocchetto si ferma immediatamente. Se volessimo mantenere almeno un moto retti- lineo uniforme occorre bilanciare la forza di attrito con una forza esterna F~ext. Se otteniamo questo bilanciamento (~v= cost ⇒ ~a = 0 ⇒PF~i= 0) avremo che ~fD+ ~Fext = 0 ⇒ ~fD = − ~Fext. Parleremo in questo caso di attrito dinamico.
L’attrito a livello microscopico `e dovuto ai legami (sono delle vere e pro- prie microsaldature) che si instaurano tra i corpi a contatto. Per vincere tali legami `e necessaria una forza che stira e rompa tali legami (e questo spiega
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la minima forza necessaria a iniziare il moto) i quali per`o si riformano conti- nuamente ad ogni contatto con le asperit`a (con questo spieghiamo l’attrito dinamico). Ne deduciamo che:
L’attrito `e proporzionale alla effettiva superficie di contatto e poich`e la superficie di contatto dipende dalle forze normali alla super- ficie (pi`u comprimiamo l’oggetto verso la superficie tanto maggiore sar`a la superficie di contatto microscopica) allora deve aversi fatt∝ N indicando con N la componente normale delle forze agenti.
3.8 - ATTRITO STATICO e DINAMICO
3.8 - ATTRITO STATICO e DINAMICO
ATTRITO STATICO
Troviamo che la forza di attrito `efS≤ fS,max= µSNe parallela alla super- ficie. Significa che se la componente lungo la superficie delle forze agenti `e F ≤ fS,maxsi ha ~fS= − ~F che da risultante nulla (non si ha moto). Il valore massimo di fS `e proporzionale alla componente normale ed il coefficiente µS
`e detto coefficiente di attrito statico.
ATTRITO DINAMICO
Troviamo che la forza di attrito `e fd = µdN e parallela alla superficie ed inoltre si ha fd≤ fS.
3.11 Moto in mezzi viscosi
3.11 Moto in mezzi viscosi
Quando un corpo si muove in un fluido (liquido o gas) il mezzo oppone una forze di resistenza che si oppone al moto relativo. La forza risultante `e in genere una funzione della velocit`a ~F = −b~v ed `e opposta al moto. L’espe- rienza mostra che il moto nei mezzi viscosi pu`o anche essere pi`u complesso:
ad esempio quando un oggetto si muove nell’aria con una velocit`a abba- stanza grande da produrre moti turbolenti nell’aria, si trova che la forza di resistenza dell’aria `e D = 12CρAv2, con A l’area efficace della sezione tra- sversale dell’oggetto e ρ la densit`a dell’aria. La cosa che si pu`o prevedere
`e che all’aumentare della velocit`a aumenta la forza di attrito sino a quando
annuller`a la forza attiva. In questa situazione finale avremo che il moto pro- segue con velocit`a costante (a=0) che viene chiamata velocit`a limite come mostra la figura in un esempio.
tt
tt F
F
v v
Figura 1: Esempio di moto in mezzo viscoso: andamento con il tempo dell’accelerazione (in alto) e della velocit`a (in basso)
3.11-forza attrito viscosa (caduta libera nell’aria)
Deriviamo formalmente il moto in questa sezione. La forza F assumiamo sia ~F = −b~v Supponiamo di trattare il moto di caduta verticale del grave nell’aria che parte da fermo. Avremo −mg + bv = −ma = −mdvdt da cui
dv
dt = g − b
mv = g − kv ⇒ dv
g − kv = dt ⇒ Z v
0
dv g − kv =
Z t 0 dt ⇒ lng − kv
g = −kt ⇒v(t) = g
k(1 − e−kt)
3.10 - Molla e forze elastiche
3.10 - Molla e forze elastiche
F
F
La figura in alto mostra una molla a riposo. Se la allun- ghiamo (figura centrale) la molla esercita una forza di richiamo che tende a
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riportare la molla verso la sua posizione a riposo. Analogamente se invece comprimiamo la molla essa reagisce esercitando una forza repulsiva (foto in basso). In definitiva troviamo che la forza dipende dalla posizione e speri- mentalmente si trova che la forza esercitata dalla molla `e ~F = −kxˆuxdetta Legge di Hooke. Il segno meno evidenzia che la forza ha sempre verso opposto allo spostamento. La costante k `e detta costante elastica della molla.
3.10 Forze elastiche e molle
3.10 Forze elastiche e molle
Consideriamo di nuovo il blocchetto di massa M legato ad una molla che ha uno estremo vincolato (vedi figura prec). Abbiamo che spostando di un tratto x il blocchetto esso sar`a soggetto ad una forza di richiamo F =
−kx e per la 2a Legge della Dinamica di deve avere F = −kx = Ma da cui a = −Mkx e chiamando ω2 = Mk troviamo a = −ω2x che in base a quanto detto nel capitolo 1.16 significa che il moto risultante sar`aarmonico sempliceovvero risulter`a che la posizione x(t) avr`a una legge del tipo x(t) = xMsin(ωt + φ) essendo in questo casoω =
q k
M e di conseguenza il periodo di oscillazione sar`a T = 2πω = 2πq
M k
φ ω t+
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
x(t)
-1 -0.5 0 0.5 1 cos(x)
Esempio 3.13
Un carrello sale lungo un piano inclinato di 20◦ con accelerazione costante a1 = 2m/s2. Sul carrello si trova un corpo di massa m=0.25kg, fissato ad una parete del carrello tramite una molla di costante elastica k=12N/m.
Non ci sono attriti e oscillazioni. Calcolare di quanto si allunga la molla e in che verso, e verificare cosa cambia se l’accelerazione a2= 5m/s2 ma verso il basso
Il blocchetto, date le condizioni, si muover`a di moto uniformemente acce- lerato: kx − mg sin θ = +ma ⇒ x = mk(a1+ g sin θ) = 0.111 m ¡3¿Nell’altro
caso cambia il segno dell’accelerazione ma l’accelerazione complessiva `e co- munque a2 > g sin θ quindi forza peso ed elastica sono ancora concordi:
−kx − mg sin θ = −ma ⇒ x = mk(a2− g sin θ) = 0.034 m 3.12 - Dinamica e Moto circolare uniforme
3.12 - Dinamica e Moto circolare uniforme
Abbiamo visto nella cinematica che un corpo che percorre una circonferenza di raggio R a velocit`a costante `e soggetto ad una accelerazione centripeta pari ad ac = vR2. Vediamo esempi di tali moti in dinamica. Esempio 1:
Moto in automobile, percorrendo una curva. a=ac ⇒ Per il 2◦principio l’accelerazione `e causato da una forza F = Ma = Mac = MvR2 Tale forza, diretta come l’accelerazione, `e detta centripeta. (nell’esempio `e dovuta all’attrito tra la strada ed i pneumatici) Esempio 2 Pallina legata ad un filo ed in rotazione (fionda) La pallina segue ancora un moto rotatorio fino a quando non si lascia il filo. A questo punto la pallina prosegue di moto rettilineo ed uniforme. In questo esempio `e il filo stesso che esercita una forza (tensione) che mantiene il moto circolare uniforme: T = Mac= MvR2 Questi 2 esempi evidenziano che le forze centripete accelerano i corpi variando solo la direzione della velocit`a e non il modulo.
Verifiche
Verifiche
Verifiche
La forza di attrito statica ha espressione:
[¡+-—alert@+¿]0 µsM g µsN ≤ µsN La 4) `e quella giusta
1 Problema 6.7
Problema 6.7
Nel 1901 un acrobata di un circo si lanci`o nel numero del giro della morte in bicicletta su una pista circolare verticale. Assimiliamo la pista ad un
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N P
cerchio di raggio R=2.7 m, qual’`e il minimo valore che deve raggiungere la velocit`a v della bicicletta per rimanere in contatto nel punto pi`u in alto della pista?
Considerando la dinamica del punto materiale nel punto pi`u in alto della pista, si deve avere: −N − mg = −ma quindi (vedi figura) in quel punto sia la reazione normale N della pista che la forza peso sono dirette verso il basso. Ma la pista `e una circonferenza e la accelerazione in quel punto `e solo centripeta quindi a = v2/R da cui otteniamo cheN = −mg + mv2/R.
C’`e inoltre da notare che se N=0 si ha una mancanza di contatto quindi N ≥ 0 ⇒ −mg + mv2/R ≥ 0 da cui v2/R ≥ g ⇒ v ≥√
R · g = 5.1m/s la velocit`a minima `e proprio v =√
R · g = 5.1 m/s
Parte I
Esercizio 6.9
Esercizio 6.9
Un auto di massa M=1600Kg viaggia con velocit`a costante v=20m/s su una pista circolare di raggio R=190m. Qual’`e il minimo valore di coefficiente di attrito statico µs tra pneumatici e strada che impedisce all’auto di slittare? Quando la forza centripeta non `e bilanciata dallaforza d’attrito si hanno le condizioni per un moto relativo (radiale) rispetto la circonferenza, ovvero comincia uno scostamento dalla traiettoria circolare.
La condizione che cerchiamo `efs,max= µsN = mac= mvR2 quindi µsm/ g = m/vR2 ⇒ µs= Rgv2
3.13 Pendolo semplice
P m
T θ
x L y
2 3.13 Pendolo semplice
Un oggetto di massa m `e fissato tramite una fune come in figura. Costruia- mo il digramma delle forze agenti sul punto materiale non appena l’oggetto `e spostato dalla posizione di equilibrio che `e la verticale. Le forze agenti sono la tensione del filo ~T e la forza peso ~P. Scegliamo un sistema di riferimento con l’asse x tangente all’arco descritto dall’oggetto (se lasciato libero) e y come in figura. La 2aLegge ci dice cheT~ + ~P = m~ache possiamo scomporre lun- go gli assi ovvero come componenti normali e tangenziali: comp. tangenziale (x) : −mgsinθ = maT comp. normale (y) : T − mgcosθ = mac(ac `e l’ac- celerazione centripeta) La seconda equazione diventa T = mgcosθ + mvL2 Dalla prima si ricava invece il tipo di moto: ricordiamo che nel moto circo- lare vario l’accelerazione tangenziale `e aT = αR = Rdωdt = Rddt22θ otteniamo (nel nostro caso L=R): −gsinθ = Lddt22θ e quando sono piccole oscillazioni sin θ ≃ θ ⇒ Lddt2θ2 = −gθ ⇒ ddt22θ = −Lgθ che `e l’eq. diff. del moto ar- monico. Alternativa per la dim. Per piccoli angoli sinθ ≃ θ ≃ Ls, s `e la lunghezza dell’arco; inoltre l’accelerazione tangenziale si pu`o scrivere come aT = ddt22s. Riscrivendo la prima componente diventa −gLs = mddt22s e riag- giustando i termini: ddt22s +Lgs = 0 che `e la stessa eq. differenziale (quindi stessa soluzione e parametri di prima) rispetto alla variabile “s” In defini- tiva otteniamo l’eq. di un moto armonico nel quale ω2 = Lg ⇒ ω =q
g L
e la posizione sar`a θ(t) = θ0sin(ωt + φ) oppure s(t) = s0sin(ωt + φ) Il periodo di oscillazione quindi `e T = 2πω = 2πq
L
g Il periodo di oscillazione del pendolonon dipendedalla massa dell’oggetto appeso alla fune ma solo dalla lunghezza della fune (e da g) N.B. Attenzione a non confondere la ω pulsazione del moto armonico con la velocit`a angolare ω del moto circolare (c’`e un collegamento tra le due come abbiamo visto ma sono due grandezze differenti anche come unit`a di misura).
Verifiche
Quale affermazione delle seguenti `e l’unica corretta?
Nicola GigliettoA.A. 2013/14 2 3.13 PENDOLO SEMPLICE
[¡+-—alert@+¿]Il periodo di oscillazione del pendolo `e proporzionale alla massa Il periodo di oscillazione del pendolo `e linearmente dipen- dente dalla lunghezza del filo Il periodo di oscillazione del pendolo dipende dalla lunghezza del filo Il periodo di oscillazione del pendolo dipended da k/m La 3) `e quella giusta