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CONCLUSIONI
Il pattern neuroendocrino del malato critico cronico non è un epifenomeno della specifica malattia, ma determina la prognosi quoad vitam del paziente.
Il tentativo di utilizzare la terapia ormonale nella cura della patologia critica è stato finora caratterizzato da risultati contrastanti: da un lato, il parziale miglioramento delle condizioni metaboliche dopo somministrazioni parafisiologiche degli ormoni carenti, indica l’importanza di considerare la terapia ormonale come coadiuvante farmacologico;
dall’altro, gli insuccessi determinati dall’aumento della mortalità in pazienti trattati in modo non fisiologico con terapia sostitutiva, evidenziano la necessità di una selezione accurata dei pazienti per cui gli ormoni possano essere di beneficio.
Infatti il nostro studio ha evidenziato come le alterazioni dell’asse neuroendocrino nei critici cronici siano non omogenee ma polimorfe e combinati nei modi più vari nei pazienti.
Tuttavia, emerge forte il ruolo degli estrogeni come indice di mortalità e
morbilità. In particolare rispetto agli altri ormoni, l’aumento degli estrogeni
sembra essere un marker di mortalità indipendente, anche considerando un
campione poco numeroso, come nel nostro studio.
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