A A p p p p e e n n d d i i c c e e
R R i i s s o o l l u u z z i i o o n n e e s s p p a a z z i i a a l l e e d d e e l l l l ’ ’ E E E E G G
L’interpretazione dei “dipole fits” usata in questo lavoro di tesi per la localizzazione delle sorgenti corticali è solo una possibile soluzione del problema elettromagnetico inverso; sono stati, infatti, sviluppati dei metodi che non sfruttano le ipotesi sulla quantità e sulla distribuzione delle sorgenti nel cervello. Tra queste metodologie le più diffuse sono:
il Laplaciano Superficiale;
la deconvoluzione spaziale.
Laplaciano Superficiale
La densità di corrente radiale, che fluisce dalla corteccia cerebrale verso lo
scalpo e viceversa, è legata, tramite la generalizzazione vettoriale
dell’equazione di Ohm, al Laplaciano Superficiale (SL) della distribuzione di
potenziale. Il Laplaciano Superficiale è la derivata seconda del potenziale
dello scalpo, che è normalmente considerato come un’approssimazione
della superficie della testa.
Se si indica con J il vettore densità di corrente (A/m
2), con σ la conducibilità dello scalpo e con E il campo elettrico nel punto P dello scalpo, si può scrivere, in assenza di correnti esterne:
( V )
E
J = σ = − σ ∇ ⋅
dove V è la distribuzione del potenziale sulla superficie dello scalpo.
La divergenza superficiale di J , ( ∇ ⋅ J ) allora darà:
V J = − ∇ 2
⋅
∇ σ
Il calcolo della corrente I implica quindi la stima del laplaciano superficiale
2
V
∇ . Questo operatore, applicato al potenziale registrato sullo scalpo, restituisce un campo di valori proporzionali alla densità di corrente, misurabile in µ V/cm
2. Indicando con V(P,t) il potenziale sullo scalpo al tempo t nel punto P di coordinate x , y , z , il laplaciano del campo è definito come:
2 2 2 2 2
y V x
V V
∂ + ∂
∂
= ∂
∇
Il SL viene calcolato su un modello di scalpo realistico tridimensionale mediante uno stimatore basato sulla definizione del laplaciano attraverso il tensore metrico.
Si considera una generica superficie Ω e su di essa un sistema di coordinate
curvilinee non ortogonali:
( )
=
=
=
v u f z
v y
u x
,
dove le derivate seconde parziali di f(u,v) esistono e sono continue. Se V(u,v) è la distribuzione del potenziale su Ω, il SL di V(u,v) è dato dalla seguente equazione:
( ) ( ) ( )
∂ + ∂
∂
∂
∂ + ∂
∂ + ∂
∂
∂
∂
= ∂
∇ v
g V u g V v
g v
g V u g V u
g v g
u
V
11 12 21 222
1
,
dove le componenti del tensore metrico sono calcolate nel seguente modo:
2 2
1
∂ + ∂
∂ + ∂
= v
f u
g f
g v f g
2
11
1
∂ + ∂
=
g v f u f g
g ∂
∂
∂
− ∂
=
=
2112
g u f g
2
22
1
∂ + ∂
=
Per poter calcolare il laplaciano superficiale di una data distribuzione bisogna fare delle derivate spaziali su un modello di scalpo matematico. Ci troviamo quindi di fronte a due problemi: bisogna modellare sia la distribuzione del potenziale che la superficie dello scalpo.
Per risolvere questi problemi vengono usate le funzioni “spline”
bidimensionali e tridimensionali. L’interpolazione spline permette la ricostruzione del potenziale dai dati raccolti da elettrodi disposti irregolarmente sullo scalpo, fornendo una distribuzione del potenziale dove i massimi e i minimi possono trovarsi anche in posizioni inter-elettrodiche.
Il SL agisce quindi come un filtro spaziale passa-alto sul potenziale registrato, evidenziandone le componenti derivanti da sorgenti corticali a sfavore delle componenti generate da strutture più profonde. Infatti i campi di potenziale generati da strutture profonde del cervello possono essere interpretati come responsabili delle basse frequenze spaziali;
mentre le sorgenti corticali sono responsabili delle frequenze più alte,
essendo vicine all’elettrodo esplorante e subendo quindi in misura minore
l’effetto del volume conduttore. L’operatore laplaciano, agendo come
filtro spaziale, elimina le componenti a bassa frequenza spaziale
(eliminando quindi il contributo delle sorgenti più profonde) ed esalta
quelle ad alta frequenza spaziale (evidenziando il contributo di quelle
corticali).
Deconvoluzione spaziale
Questo metodo, elaborando opportunamente la distribuzione di potenziale sullo scalpo, riesce a fornire una rappresentazione molto accurata delle sorgenti corticali. Il metodo di deconvoluzione si distingue da tutti gli altri metodi di risoluzione del problema inverso, per il fatto che esso fornisce direttamente una rappresentazione di ciò che avviene nella corteccia cerebrale essendo legato fortemente alle informazioni circa le proprietà elettriche e geometriche della testa; mentre, le altre metodiche, forniscono solo una proiezione dell’attività corticale sullo scalpo. Al fine di ottenere delle risposte utili al problema della localizzazione è necessario fare delle restrizioni fisiche e/o fisiologiche. La prima ipotesi è che tutte le sorgenti di corrente situate nella corteccia siano assimilabili a dei dipoli orientati normalmente alla superficie cerebrale. In questo modo è possibile costruire uno strato di sorgenti di test al quale è associata una funzione armonica di potenziale, in modo tale da assicurare che il potenziale sullo scalpo, generato dai dipoli di test, sia il più possibile vicino al potenziale registrato realmente. A questo punto, poiché la funzione potenziale relativa alla superficie di test è nota, sarà possibile, attraverso i dati registrati sullo scalpo, calcolare il potenziale in qualsiasi punto all’interno della testa.
Dal punto di vista strettamente matematico: la superficie delle meningi è
suddivisa in triangoli, in particolare si fissa il valore del potenziale sui
baricentri dei triangoli. Per quanto riguarda la superficie di test questa sarà
ottenuta imponendo che vi sia un dipolo per ogni triangolo e che questo
abbia: momento unitario e direzione e verso pari alla normale al triangolo
considerato, diretta verso l’esterno e passante per il baricentro del
triangolo stesso. A questo punto si sfrutta il modello della testa realistico
per calcolare il potenziale generato da ogni dipolo della superficie di test,
su tutti i baricentri delle tre superfici che formano la testa.
Se si indica con A ( D
k, P
li) il valore del potenziale, generato dal k-esimo dipolo dello strato di test, nel punto P
i(che rappresenta il baricentro dell’i-esimo triangolo appartenente alla i-esima superficie) e con v
i,…v
Mi valori di potenziale registrati sugli M baricentri dei triangoli, sarà possibile calcolare i “pesi” u
1…u
Mche soddisfano le M equazioni con la relazione:
( )
lN k
i l k
k
A D P v
u =
∑
=1, con i=1…N; l=1…M
o in forma matriciale:
=
⋅
n n
MN M
N N
v v v
u u u
A A
A A
A A
A
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
2 1 2
1
1
2 21
1 12
11