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Primo Piano. Primo Piano. L evoluzione

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Academic year: 2022

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Ben trovati, cari wiligelmini,

siamo di nuovo qui a tenervi compagnia durante le feste di Natale che saranno all’insegna della più totale tranquillità . Niente pranzi affollati (le mamme ringraziano), niente o poche veloci incursioni nei negozi e

centri commerciali in orari di punta, niente sciate di fine anno, ma

piuttosto divano, pile caldo e naturalmente …lo OOWilly da leggere con calma. Il Natale al tempo del Covid non sarà poi tanto male.

Allora, in questo numero troverete articoli che hanno per tema il CAMBIAMENTO , argomento scelto dai redattori per l’anno

2020/2021. Oltre a questo, spiccano i racconti e le poesie dei nostri giovani scrittori, il sondaggio fatto all’apertura delle scuole, interviste e tanto altro ancora nelle consuete rubriche. La redazione dà il benvenuto ai nuovi iscritti con il saluto e le foto delle prime e ringrazia, come

sempre, tutti quelli che collaborano alla buona riuscita del giornale.

Buon Natale a tutti.

La redazione

Wozz’up

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Il tema dell’evoluzione è molto dibattuto in questi ultimi tempi. Il Covid ha sconvolto il nostro modo di vivere,

portando l’uomo a doversi in un qualche modo “evolvere”

per affrontare questo nemico invisibile.

Molti sono gli studi condotti da scienziati e ricercatori per far fronte a questa minaccia, diversi i progressi informatici per permetterci di condurre una vita normale

comodamente seduti sulle nostre poltrone. Anche l’arte si è adattata al tempo del Covid, con Bansky che disegna nella propria case ratti sulle pareti o il medico che abbraccia calorosamente l’Italia, come per dirle che tutto andrà bene e finirà presto.

L’evoluzione più grande d’altronde non è tanto nella politica, nell’arte o

nell’economia, ma ritengo sia qualcosa di interiore e

personale. Non siamo mai stati tanto uniti come durante

il lockdown, dove nonostante l’obbligo di rimanere in casa siamo riusciti in qualche modo a “uscire” dalle 4 pareti, e tutto grazie a uno schermo che ha accorciato le distanze in maniera “Covid free”.

Eppure ci manca qualcosa.

Il computer ci permette di parlare con le persone che amiamo, ma non ha potuto ridarci le emozioni di un abbraccio, di un bacio o semplicemente della presenza fisica di una persona. Eravamo talmente abituati a dare per scontati momenti e persone, abitudini e passioni, che avevamo perso la concezione di quanto fossero davvero importanti.

Le corse con gli amici per prendere l’autobus, il caffè prima di una verifica, le crisi di pianto per un brutto voto, i bigliettini inviati alla propria metà sono solo alcuni dei miliardi di piccoli gesti che ora vorremmo rivivere solo per il gusto di farlo. Adesso anche la scuola ci manca. Per i primi

due mesi di lockdown gran parte degli studenti era estasiata da questa vacanza in anticipo inaspettata e improvvisa, ma ora la situazione è cambiata.

Vogliamo tornare in classe, rivederci con i compagni e parlare con loro senza la paura di stare a letto il giorno dopo con 38 di febbre.

Vogliamo tornare ad avere l’ansia per le verifiche e le interrogazioni, il batticuore per la persona che ci piace.

Vogliamo tornare indietro, ritornare alla nostra normalità, che poi forse così normale non era. Nulla infatti ci è dato per scontato, nulla è

“normale”, neppure ciò che riteniamo banale. Abbiamo scoperto questo durante la quarantena, che un abbraccio vale più di minuti e giga illimitati, che i “mi piace” non valgono niente se non abbiamo qualcuno al nostro fianco che ci fa sorridere.

Abbiamo scoperto quanto unica sia la nostra vita, quanto lo siano le persone che ci circondano e quanto i momenti che viviamo. Ogni attimo è prezioso. Perciò

“carpe diem” a tutti i nostri lettori, perché tutto al mondo è unico e irripetibile, cogliete l’attimo perché è semplice ma prezioso.

Mirco Piccinini

L’evoluzione

Primo Piano Primo Piano

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Dopo aver vissuto circa tre mesi di lockdown e una stagione estiva all’insegna dell’euforia dovuta alla nuova libertà, gli studenti italiani sono ritornati alle vecchie abitudini e ai loro banchi di scuola, nonostante le nuove norme di sicurezza applicate.

Avendo sperimentato per lungo tempo il metodo delle lezioni a distanza chiusi nelle proprie case, gli alunni si sono ritrovati catapultati nuovamente nella dimensione delle lezioni in presenza: tali circostanze sono state vissute ed affrontate in una maniera che differisce da studente a studente. Volendo comprendere nel miglior modo il pensiero dei ragazzi, ci siamo sentite in dovere di coinvolgere direttamente quest’ultimi, in modo da renderli protagonisti del nostro articolo. Con l’aiuto dei

rappresentati di istituto dell’anno scolastico 2019- 2020, ci siano servite della pagina Instagram ufficiale del Wiligelmo per porre agli studenti del liceo alcune domande a riguardo sotto forma di differenti modalità.

La prima domanda che è stata posta da noi è stata:

avete reagito in modo positivo o negativo al rientro a

scuola?

Domanda che può sembrare banale, ma sono sempre le più semplici che assumono in realtà un’importanza

maggiore. Basandosi sulla statistica, è stato rilevato che il numero di persone che ha reagito positivamente è molto simile a quello che ha reagito negativamente. Da qui, è derivata la nostra seconda domanda: perché avete avuto questo tipo di reazione?

Le risposte sono state di vario tipo, ma tutte ugualmente

valide. Per quanto riguarda i ragazzi che hanno avuto una reazione positiva, le

motivazioni, più che comprensibili, sono state principalmente di quattro tipi:

molti, ad esempio, provavano una grande mancanza nei confronti dei proprio compagni di classe ed altri addirittura nei confronti dei professori; molti, d’altra parte, si sono sentiti più

tranquillizzati dal fatto di poter ritornare finalmente alla normalità e dal fatto che le lezioni siano tornate ad essere quelle appaganti di un tempo che sembrava

lontanissimo. Anche per quanto riguarda i ragazzi che hanno reagito in modo negativo le risposte sono state molteplici e altrettanto giustificabili. Queste ultime sono riassumibili ugualmente in quattro punti: molti sono stati turbati dai voti più bassi

Sondaggio sul rientro a scuola

Primo Piano

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e dal carico di lavoro

assegnato nel primo periodo nel tentativo di recuperare il tempo perduto durante la chiusura; altri sono preoccupati

dell’organizzazione della scuola adottata allo scopo di permettere il rientro e dai risvegli traumatici della prima mattina. Successivamente abbiamo posto una terza domanda: voi studenti preferite il metodo della DAD (Didattica a Distanza) o quello classico della lezione in presenza?

Per ciò che concerne questo argomento, statisticamente ci sono state più votazioni per la didattica in presenza, ma abbiamo voluto anche approfondire questo tema ponendo una quarta domanda, analoga alla seconda: per quale ragione preferite la DAD alla

presenza e viceversa?

Anche qui, le risposte

ottenute sono state parecchie e diversificate.

Per quanto riguarda la DAD le risposte sono state principalmente di quattro tipologie: prima di tutto alcuni studenti si sentono

complessivamente più

tranquilli; altri invece pensano che la DAD sia

decisamente più adatta alla situazione attuale; moltissimi danno importanza al fatto di potersi svegliare più tardi la mattina e altri apprezzano di gran lunga i voti più alti dietro ai quali vi è decisamente meno impegno; inoltre molti hanno sottolineato il concetto di una “necessità di una pausa”. Parlando brevemente delle lezioni in presenza, anche in questo caso le risposte sono state molteplici:

innanzi tutto, le lezione in presenza per molti risultano essere più chiare e

coinvolgenti e ciò permette di

restare più attenti e concentrati durante le

spiegazioni; altri hanno voluto evidenziare la grande

influenza che le lezioni in presenza detengono sulla capacità di relazionarsi con gli altri, ragazzi o adulti che siano, il ché è certamente alla base di ogni tipo di

interazione. C’è da

aggiungere, inoltre, che una buona parte degli studenti, piuttosto che schierarsi da una delle due parte, hanno ritenuto più appropriato sostenere una via intermedia:

sarebbe perfetto se lezioni in presenza fossero alternate alla DAD. Successivamente abbiamo voluto porre

una domanda riguardante le misure di sicurezza adottate dalla scuola durante questo periodo difficile: qual è la vostra opinione a riguardo?

In questo caso, ci siamo impegnate a fornire quattro ipotetiche risposte di base, tra

Primo Piano Primo Piano

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potuto scegliere, che vi illustriamo qui di seguito. A parere vostro le misure di sicurezza sono giuste/efficaci, accettabili, da migliorare o sbagliate/insufficienti?

Sarà probabilmente rassicurante il fatto che la maggior parte degli studenti sia convinta che le misure adottate siano accettabili, nonostante ce ne sia un’altra buona parte convinta che esse debbano essere migliorate. D’altra parte, è comprensibile che non tutti la pensino allo stesso modo e che non a tutti siano graditi gli stessi elementi. Questa discordanza è anche riconducibile a quella derivante dal principio di beneficenza e non

maleficenza di Ippocrate: ciò

per un altro potrebbe essere maleficenza. Passiamo ora all’ultima domanda posta, la quale concerne la sfera emotiva dei singoli studenti:

come vi sentite entrando a scuola?

Anche in questo caso, ci siamo occupate di fornire ipotetiche risposte di base, le quali erano abbastanza concise. Entrando a scuola vi sentite assolutamente

tranquilli, indifferenti,

leggermente ansiosi o molto preoccupati/spaventati? La risposta più gettonata è stata la penultima, il che non è proprio rassicurante, seguita a ruota dalla seconda. D’altro canto, in situazioni del

genere, nuove e

complicate per tutti, non sono risposte biasimevoli, anzi

comprensibili sotto molti aspetti. E con quest’ultima domanda, il nostro sondaggio si è concluso.

Il nostro intento però non era solamente quello di esporre dati statistici, bensì quello di far capire agli studenti che non sono soli e che ci troviamo tutti insieme in questa situazione decisamente fuori dalla norma.

Cogliamo l’occasione per ringraziare i

rappresentanti d’istituto per averci permesso di realizzare il sondaggio e anche tutti gli studenti che hanno speso un po’ del loro tempo a

rispondere alle nostre domande; inoltre vi ricordiamo di agire

responsabilmente e rispettare tutte le norme di sicurezza nel proprio rispetto, ma

soprattutto quello degli altri.

Elisa Borghi Matilde Malagoli

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Il tema di questa edizione dello 00willy è il

cambiamento, ma cosa significa “cambiamento”?

Già i filosofi greci sapevano che la nostra realtà sensibile è caratterizzata da un

continuo cambiamento, questo lo possiamo

chiaramente notare all’interno della filosofia di Eraclito, che sosteneva che questa nascesse da una continua guerra (polemos) dei contrari e affermava dunque “panta rei” ovvero “tutto scorre”.

Sempre all’interno della filosofia greca però troviamo altri esponenti che invece privilegiavano una visione statica delle cose, o meglio dell’Essere, tra questi ricordiamo per esempio Parmenide di Elea.

Egli infatti ci parlava

dell’Essere che è e non può non essere, che è eterno e perfetto, ma soprattutto immutabile. Questo è però intelligibile e si può

comprendere solamente con un astrazione dai sensi e quindi staccandoci di fatto dalla realtà che viviamo tutti i giorni. Da tale differenza notiamo bene come l’intelligenza dell’uomo sia improntata verso la stabilità, come l’uomo consideri

perfetto e quindi preferisca un qualcosa di immutabile e stabile, ma nella nostra vita le cose cambiano, poiché “tutto scorre”. Dunque noi molto spesso rifiutiamo il

cambiamento e restiamo legati al passato, o cerchiamo di “rifugiarci” nel futuro, dimenticandoci però del presente, che è invece quello che viviamo.

Ovviamente riflettere riguardo al futuro non è una cosa sbagliata, anzi ciò è molto importante per poter dare una direzione alla propria vita, come anche il passato è fonte di esperienza, ma

dimenticarsi del presente ci porta a perdere la nostra vita.

Inoltre rimanere attaccati al passato, per esempio dopo una perdita, è molto

dannoso,perché significa non accettare il cambiamento. A questo proposito suggerisco l’ascolto di una canzone del gruppo musicale americano in attività tra gli anni ’60 e ’70

“The Doors” , “The End”. In questo brano, scritto dal cantante Jim Morrison in seguito alla fine di una relazione, possiamo leggere

“I’ll never look into your eyes again/non guarderò mai più nei tuoi occhi”, che ci fa comprendere quindi la situazione di perdita, in questo caso la fine di una relazione. Possiamo altresì evincere dai versi:

“Desperately in need of some stranger hand in a desperate land/in disperata necessità di qualche mano sconosciuta in una terra disperata” come sia avvenuto un cambiamento nella sua vita e il cantante si senta sperduto.

Vediamo anche “ride the snake/cavalca il serpente”:

questa è un’allusione all’uroboro ovvero un serpente che si morde la coda, simbolo dell’eterno ritorno nietzschiano. Il filosofo tedesco infatti sosteneva che la nostra vita sia

caratterizzata da un eterno ritorno, vale a dire che saremmo costretti a rivivere la nostra vita in eterno e bisognerebbe dunque valorizzare a pieno ogni momento di questa.

L’affermazione “ride the snake” ci fa quindi capire che dovremmo cavalcare

questo serpente, che di fatto rappresenta la realtà,

dominare così il cambiamento e di

conseguenza la vita.

Possiamo citare qui anche Giordano Bruno, che

sosteneva l’esistenza di una

“natura infinita” dalla quale avevano origine tutti i mondi e alla quale questi tornavano dopo la loro morte, per poi farne nascere di nuovi. Anche in questa concezione

vediamo quindi che ogni fine, è sempre la rinascita di qualcos’altro e da ultimo non dobbiamo restare legati al passato ma aprire le porte al cambiamento.

Tommaso Pieretti

Cos’è il cambiamento

Primo Piano Primo Piano

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Ebbene, eccoci qui.

I fatidici primi giorni di scuola, che siano superiori, medie o elementari, sono un

momento che spetta prima o poi a tutti noi: il pensiero non ci fa dormire la notte, ci assilla tutti i giorni, e quando arriva è così inaspettato che passa in un attimo, con tutta l’ansia e l’emozione del caso.

Per questo motivo, le interviste ai primini sono indispensabili per capire come ci si sente veramente ad affrontare i primi, duri periodi in un mondo del tutto nuovo e sconosciuto.

E’ stato chiesto loro cosa pensassero della scuola, delle aule, dei professori e dei vari spazi sia interni che esterni, come, ad esempio, l’atrio e il giardino.

Le recensioni sulla scuola e sul clima che si respira sono

state generalmente molto positive, anche se,

per ora, dei laboratori non si è vista neanche l’ombra, ma comprensibile, vista la situazione.

L’organizzazione è molto efficace, specialmente dal punto di vista covid, che ha messo un po' tutti a dura prova quest’anno. Le aule sono abbastanza spaziose e (quasi) tutte fornite di lim o televisore, che permettono di svolgere lezioni più attive ed interessanti.

Per quanto riguarda le

materie, ci sono state opinioni differenti: chi non aspettava altro se non iniziare un nuovo percorso di studi con materie più complesse e chi ha direttamente sorvolato il discorso: tra le più difficili ci sono sicuramente le nuove latino e fisica, ma con

costanza, impegno e tanto studio si potranno

affrontare anche quelle!

Infine, concludiamo dicendo che molti apprezzano il Wiligelmo come scuola, che risulta essere moderna, tradizionale, accogliente e unita.

Alice Morello Martina Baruffi

Saluto ai primini

La scuola siamo noi

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Cari Wiligelmini! Con questo Natale 2020 il giornalino torna (forse, incrociamo le dita) nelle vostre mani,

diversamente quindi da come ci siamo salutati a fine dello scorso anno scolastico con il giornalino online…

“Ekkissenefrega”, per chi non se lo ricordi, è una rubrica che mira a lamentarsi del nostro amato/odiato

Wiligelmo e questa volta mi lamenterò di una sola cosa, ma lo farò ampiamente e in modo estenuante. Ho poche cose da dire poiché fino a poco fa eravamo a scuola ma assolutamente confinati nel nostro metro di spazio al banco (non mi lamento di ciò, è giusto così purtroppo), quindi ho potuto vedere ben poco della nostra scuola affinché mi provocasse lamentele riguardanti i

termosifoni, le macchinette, le classi distrutte, computer che non funzionano eccetera…

L’unica cosa che ho visto in giro sono state le macchinette completamente aperte a causa dei furti notturni, mmhhh!, carino vedere queste cose…

E ora invece siamo a casa, quindi ho ancora meno materiale a disposizione per riversare le mie critiche.

Vi avevo detto

precedentemente però, che qualcosa di cui lamentarmi ce l’avevo; ebbene: mi rivolgo a coloro che entrano

dall’ingresso principale, quindi professori,

professoresse e preside (collaboratori scolastici e personale A.T.A. lasciamoli da parte), il governo ci ha lasciato a disposizione per un po’ un 25% delle lezioni in presenza, e i prof, ma anche una parte degli alunni credo, speravano che almeno quel poco di lezione in presenza rimanesse, giusto per capire meglio certi argomenti che in didattica a distanza sono più difficili da comprendere.

Purtroppo però, mio parere personale, questo 25% di lezioni in presenza è stato organizzato in una maniera davvero poco sostenibile per noi studenti. Professori che leggete, non pensate che io stia esagerando, o che stia presentando gli studenti come povere vittime maltrattate, non è questo il mio intento. Ciò che voglio far capire è che un solo giorno a settimana di scuola, diventa un giorno infernale; la mia classe, per ogni giorno in presenza aveva segnate tre interrogazioni e una verifica, a volte anche due. Vi

garantisco che preparare tante interrogazioni e una o più verifiche per un dato giorno della settimana non è per nulla semplice, questo perché durante la settimana le lezioni in DAD continuano, c’è chi interroga a distanza, chi invece aspetta il giorno in

presenza e quindi nel mentre va avanti come un treno. Gli studenti che fanno sport all’aria aperta o che

partecipano a campionati di livello nazionale continuano ad allenarsi, quindi le

settimane restano comunque impegnate. Ciò che era più equo, più sostenibile, sempre secondo il mio modesto parere, era lasciare che un tot di classi andasse a scuola per un’intera settimana, per poi passare le tre settimane successive in DAD. In questo modo le verifiche si

sarebbero divise nei sei giorni della stessa settimana, i prof sarebbero riusciti a fare le verifiche in presenza, e noi studenti avremmo potuto studiare meglio le varie materie, poiché per ogni giorno c’era meno carico rispetto ad avere tutto il carico di studio in un giorno solo. Preferisco fare il 100%

della scuola in DAD, anche se con la didattica a distanza il criceto che gira la ruota nella mia testa dopo la quarta ora va in pensione, piuttosto che andare a scuola il 25%

delle lezioni nel modo in cui erano state organizzate...e questo la dice lunga.

Erica Chiosa

Ekkissenefrega!!!

La scuola siamo noi La scuola siamo noi

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Nome: Paolo Rinaldo Cognome: Gatto

Materie insegnate: Scienze naturali

Qual è stato il suo percorso scolastico? Ho fatto un istituto tecnico a indirizzo informatico, poi ho

frequentato un anno e mezzo la facoltà di fisica

all’università, ma visto che non mi piaceva ho cambiato e sono andato al corso di scienze forestali e ambientali della facoltà di agraria, poi per insegnare ho dovuto fare

due anni di abilitazione che ho conseguito all'università di Padova.

Qual è la materia che ha sempre odiato? Beh inglese, ma in parte per colpa degli insegnanti stessi, è più un odio legato agli insegnanti che alla materia.

Miglior/Peggior ricordo da studente? Come miglior ricordo credo l’esame di geologia all’università, l’avevo gestito bene e tra me e il professore vi era un clima di stima reciproca. Come

peggiore l’esperienza del cambiamento di facoltà perché iniziare un percorso e rendersi conto di avere sbagliato è

frustrante.

Banco o cattedra? Tutti e due! In realtà non vedo tutta questa distanza tra

insegnante e studente.

Ha sempre sognato di fare l’insegnante? Si, da quando facevo fisica avevo

cominciato a pensare di fare l’insegnante di

matematica e fisica, poiché matematica era la materia che mi piaceva di più alle superiori.

Ha altre passioni oltre al lavoro? La musica è una mia grande passione fin da ragazzo e possiamo dire che sia un

polistrumentista, ma molto bravo, mi piacciono molto il Jazz e la musica irlandese.

Libro preferito? Non ce n'è uno in particolare, ma ci sono i libri che sto leggendo

ultimamente, di

Mancuso, e in generale i libri scientifici che visto la mia professione sono un po' obbligati.

Ha un consiglio per gli studenti? Di fare quello che gli piace, sempre: cioè di individuare una passione e di portarla avanti sempre anche se gli altri sono contrari alla tua scelta.

Arianna Bigi

Intervista prof. Gatto

La scuola siamo noi

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1.Va fiera dei traguardi che ha raggiunto sia in ambito lavorativo che personale?

C’è qualcosa di cui si pente?

Si, mi sento molto realizzata perché svolgo una

professione che, anche dopo 25 anni, continua a regalarmi importanti stimoli, gioie e forti emozioni. Questo è

sicuramente merito dei ragazzi, per me fonte di allegria, felicità, e spensieratezza. In ambito personale, sono riuscita a coronare le mie più grandi ambizioni. L’essermi sposata e l’essere diventata madre rappresentano, infatti, traguardi importanti della mia vita, che mi hanno reso e mi rendono tutt’ora molto felice. In passato ho fatto scelte magari sbagliate ma da cui ho imparato molto e ho tratto importanti

insegnamenti; perciò non ho alcun rimpianto in quanto gli errori hanno contribuito a formarmi, a rendermi la persona che sono oggi e a temprare il mio carattere.

2.Qual è il ricordo più bello della sua giovinezza?

Credo siano stati i risultati sportivi non in quanto tali ma piuttosto perché frutto di sacrifici, fatiche e rinunce.

Infatti, per me che praticavo ginnastica ritmica a livelli agonistici non esistevano sabati e domeniche libere né vacanze estive, ma solo allenamenti e duro lavoro.

Ricordo con nostalgia i momenti trascorsi con le mie compagne di corso: insieme abbiamo condiviso gioie, dolori e soddisfazioni. Erano per me come una famiglia acquisita, in cui ero sicura di trovare riparo. Non nascondo che, quando passo davanti alla palestra Panaro, il mio sguardo cade sempre sull’insegna dedicata ad Ermanno Barbieri. Lui oltre ad essere per me grande maestro di sport, fu anche colui che, così nello sport come nella vita di tutti i giorni, mi ha insegnato cosa sono la dedizione e la perseveranza.

3.Qual è il motivo per cui ha iniziato ad insegnare?

All’età di vent’anni praticavo ancora ginnastica ritmica, e quando ho smesso ho iniziato ad insegnarla.

Questo mi dava la possibilità di continuare a vivere, a provare quelle emozioni da cui non volevo separarmi.

Dopo qualche anno dovetti abbandonare quello che era una passione per una ragione di carattere economico. Il mondo della ginnastica ritmica, infatti, non gode degli stessi privilegi di quello calcistico e quindi

l’insegnamento di questa disciplina rappresentava, per me, più che un lavoro una passione. Dal momento che non volevo rinunciare ad insegnare, frequentai l’università e, poco dopo il

conseguimento della laurea ottenni la cattedra di motricità in un istituto privato di

Modena. Da quel momento trascorsero 12 anni, quando tramite concorso statale sono passata dalla scuola privata a quella pubblica. Non fu sicuramente una scelta facile in quanto quell’istituto

rappresentava, per me, il luogo da cui tutto ebbe inizio.

4.Cosa vuol dire per lei insegnare ed essere prof.ssa?

Ogni volta che finisce una lezione mi viene sempre da pensare sia ai momenti belli sia a quelli brutti trascorsi con i ragazzi. Essere parte del loro percorso educativo, vederli cambiare, maturare nel corso degli anni e

accompagnarli alla ricerca di nuove consapevolezze, è parte integrate della mia vita.

Ho un ricordo speciale di ogni ragazzo, anche di quelli difficili perché ognuno di loro credette e ripose fiducia in me nonostante io fossi per loro una presenza del tutto nuova. Conservo, tutt’ora, nitidi e indelebili i ricordi dei momenti passati insieme ai miei studenti. Insegnare è per me un continuo

relazionarsi con situazioni sconosciute, un continuo confronto rivolto ad una crescita reciproca, ma soprattutto un migliorarsi vicendevolmente tramite la scoperta dell’esistenza di

Intervista prof. Ferrari

La scuola siamo noi La scuola siamo noi

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punti di vista diversi dai nostri. E’ quindi un dare ma soprattutto un ricevere, per cui devo ringraziare i miei studenti che mi permettono di migliorare di giorno in giorno.

5. Quando non si dedica ad impegni scolastici, cosa le piace fare?

Essendo insegnante di educazione fisica, nel tempo libero corro, gioco a tennis e, nel periodo invernale,

scio. Mi piace inoltre visitare città d’arte. Mi posso quindi definire una persona attiva 6.Quale pensa che sia la cosa più importante nella vita?

L’unione della famiglia, il dialogo e un matrimonio, che duri per sempre per

accompagnare nella crescita i propri figli, rappresentano i punti cardine della mia vita privata. Ho raggiunto e maturato questa

consapevolezza, di giorno in giorno e, arrivata a quel punto della vita in cui ci si volge indietro e si tirano

le somme, mi sono resa conto di ciò che veramente mi importava. Ho, inoltre,la fortuna e il privilegio di avere ancora due genitori super speciali, che, a distanza di tanto tempo mi continuano a sostenere.

7.Qual è stato il momento più difficile come

insegnante?

Sicuramente questo periodo.

Ho e abbiamo affrontato momenti difficilissimi sia in presenza che in didattica a

distanza. Sono stata costretta ad abbracciare metodi di insegnamento molto lontani dalle mie abitudini.

La mia materia che si basa sul contatto umano e sull’interazione fra i miei ragazzi è, in questa

situazione, la più penalizzata.

Sono quindi venuti a mancare i rapporti umani, la socialità e i momenti di aggregazione che rendevano vivace e fervida la vita tra i banchi.

8.Qual è il suo atleta preferito? Perché ? Senza alcun dubbio Alex Zanardi. Lui ha dato visibilità alla grandezza degli atleti disabili che

rappresentano esempi di coraggio, forza e resilienza.

E’ una persona che nonostante tutti gli

“sgambetti”

che la vita gli ha riservato ha sempre saputo rialzarsi più forte di prima senza mai lamentarsi della

propria condizione. E’ riuscito a convertire il suo incidente in un’opportunità, dimostrando quanto la vita sia importante.

Con la sua tenacia e la sua perseveranza è stato in grado di infondere speranza in tutti coloro che avevano smesso di lottare.

9.Quale consiglio si sente di dare ai suoi studenti che si trovano ad affrontare le difficoltà della

vita?

Imparare a credere in se stessi e accrescere la propria

autostima perché chi si accetta, chi si ama e chi crede nelle proprie capacità è anche in grado di apprezzare e amare le cose e le persone che lo circondano. Consiglio a tutti di non smettere mai di inseguire i propri sogni e le proprie passioni e di investire in questi impegno, dedizione e determinazione. Lo sport si rivela in questo una sorta di palestra del carattere.

10.Cosa si augura per il suo futuro?

Serenità. Con questo termine intendo l’essere tranquilli, l’affrontare la vita senza troppe difficoltà o dolori.

Mi auguro quindi di saper fronteggiare i momenti dolorosi e di ritrovare l’equilibrio ogni volta che

“cadrò”.

Alessandro Bocedi

La scuola siamo noi

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[Facendo conversazione]

X: eh, ma sono più ricercati i cattivi ragazzi, parto in svantaggio.

Rossi: oh, say it in english! Stai finalmente dando un senso alla tua presenza!

X: ah, prima no quindi?

Rossi:

perdonami, mi attirano di più i cattivi ragazzi…

Montante: tra Alicia Keys e la Dark Polo Gang c'è una differenza abissale, tipo tra me e Johnny Depp.

Montante: ma che nome è Maria per un ragazzo? I tuoi genitori sono sadici.

X: eh, non posso farci niente.

Montante: oh, io scherzo eh… se vi offendete poi sono cavolacci vostri, vi arrangiate!

Montante: di dove sei?

X: Albareto!

Montante: mamma mia, anch'io! Dopo scuola ti vengo a trovare che mi offri un caffè di tua spontanea volontà!

Montante: un giorno mollo tutto e mi metto a produrre metanfetamina, altro che Breaking Bad!

Casini: E quindi Parmenide afferma che l’essere è e non può non essere, fantastico

no?

X: *dopo non aver fatto niente per tutta la lezione*

ma prof, non è una cosa scontata?

Che un cane è un cane e non può non esserlo, è un'affermazione palese.

Casini: a quanto pare prima non lo era, non pensi?

X: secondo me non aveva proprio niente da fare sto qui.

Casini: invece di criticare Parmenide, pensa a studiare vah!

[Facendo matematica]

Esposito: ragazzi sul serio, mi fate esasperare. Stavo bene prima di entrare qua, mi viene un attacco di

depressione tutte le volte che vi vedo.

X: prof, è sabato, deve essere comprensiva!

Ipse Dixit

La scuola siamo noi La scuola siamo noi

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Esposito: e pigliate ‘nu caffè e riprendetevi, perché

veramente non è possibile.

X: com'è girata male oggi prof.

Esposito: tu zitto che mi stai antipatico.

Rossi: avete visto il mio nuovo gadget per legare le mascherine dietro la testa? * lo mostra soddisfatto * X: prof, è stupendo. Secondo lei è scomodo?

Rossi: eh per le persone con una folta chioma riccia come la tua forse sì, ma sappiamo tutti che io non ho questo problema. Wonderful guys, i'm stunning!

Rossi: I love Andrian's Wall, guys, it's my favourite place in the world.

X: ma boh prof, a me mette tristezza…

Rossi: oh shut up X! It's more beautiful than you, i don't care about what you think!

Ghermandi: L'opera

Tusculanae Disputationes è un dialogo sulla felicità ripreso poi da Albano e Romina

X: prof non ho il libro Ghermandi: ascolta se mi tolgo gli occhiali dove mi consigli di sbattere la testa contro il muro?

D'Errico : * inciampa nella sedia*

Qualcuno ride

D'Errico: chi ride?? Tu??

Interrogato, vieni.

*Si sente un urlo*

Ferrari : ecco, questi sono i primi segnali psichiatrici di follia da covid

*Si chiude la porta*

Balconati : infatti gli ho detto:

"per favore, sì chiuda"

Ferrari: oggi interroghiamo, quali sono le procedure che hanno adottato i miei colleghi?

Alcuni studenti si alzano e disinfettano dei banchi

Ferrari: sì va bene,

disinfettate tutto, appiccate un fuoco, bruciamo tutto così il virus muore

Elisa Borghi

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Ciao a tutti. Presentatevi al nostro pubblico: come vi chiamate e che università state frequentando?

Dafne Delaini: Ciao a tutti, sono Dafne Delaini, ho frequentato il corso B del Wiligelmo e ho partecipato al corso di teatro in inglese oltre che al giornalino scolastico.

Ho fatto la maturità nel 2020.

Ora frequento la facoltà di Economia e commercio alla Bocconi a Milano.

Alberto Santini: Sono Alberto Santini, ex 5° E, ho fatto la maturità quest’anno, ora faccio Scienze politiche sociali e internazionali (sposi) presso l’Alma mater Unimore e ovviamente sono un ex redattore 00Willy.

Fabio Gilioli: Sono Fabio Gilioli, ero nella sezione B, sono entrato nel giornalino in terza superiore, ora faccio

concept art alla Scuola Comics di Reggio Emilia.

Elisa Bonati: Mi chiamo Elisa Bonati, sono uscita l’anno scorso dal Wiligelmo, ho fatto il mio percorso dei 5 anni senza essere mai bocciata e ora studio lingue e letterature straniere

all’Università di Bologna, i corsi di giapponese e inglese.

Come è stata la vostra esperienza al Wiligelmo, in classe ma anche coi professori?

Dafne Delaini: Come classe non siamo mai stati

particolarmente uniti, anche se con alcuni ho fatto gruppo.

All’interno della nostra cerchia ci siamo sostenuti ed eravamo disponibili ad

aiutarci. Con i prof. sono stata molto fortunata, ho avuto dei prof di italiano e di

matematica che definirei dei mostri di bravura. Nota di merito anche al prof. di inglese, che reputo sia molto bravo, e a quella di storia e filosofia, molto umana. Molti di loro ci hanno seguito dalla prima, mentre altri dalla terza, ma abbiamo comunque imparato a conoscerli. Alcuni mi hanno lasciato un ricordo molto positivo del Willy. Oltre che essere bravi dal punto di vista dell’insegnamento, i prof sono stati in grado di

sostenerci anche nei momenti di difficoltà personale, e questo mi è stato davvero

molto utile. Spesso si guarda il prof solo come una persona che spiega e dà voti e spesso si “scarta” il lato più umano.

Con i miei prof. non è stato così, e sono davvero felice di questo.

Alberto Santini: Il Willy è stata un’esperienza molto bella e formativa, non solo sotto l’aspetto scolastico ma anche personale e affettivo.

Sono stati 5 anni molto belli, pieni di sorprese,

cambiamenti e difficoltà, ma alla fine anche di molte soddisfazioni. E soprattutto 5 anni di Mario, il nostro

barman preferito. Coi prof ho avuto un rapporto in generale buono, note di merito per la Palladini e la Marchetti, professoresse che mi hanno fatto amare la loro materia.

Nel corso degli anni del Wiligelmo ho cambiato molti prof, anche perché alla fine della 2° mi hanno smistato.

Avrei voluto tenere alcuni dei miei vecchi prof, ma ringrazio diversi di quelli nuovi che mi hanno cambiato come Zago, che mi ha alleggerito e fatto apprezzare la matematica.

Riguardo la DAD in un primo momento è stato molto difficile, soprattutto per i professori che si sono dovuti adattare. Tra una risata e l’altra alcuni prof mangiavano, fumavano, arrivava il cane, ma ci divertivamo. In generale comunque i prof sono stati molto disponibili

Intervista ex Wiligelmini

La scuola siamo noi La scuola siamo noi

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anche in una situazione così complicata. L’esame è stato un bel momento, i membri della commissione, tutti interni, ci hanno saputo valorizzare e dare molta soddisfazione, sono riusciti a farci concludere il nostro percorso formativo nel migliore dei modi nonostante la difficoltà oggettiva di gestire l’esame durante l’emergenza sanitaria.

Fabio Gilioli: Sono stato molto contento della mia classe e dei professori, penso di aver avuto un ottimo corpo insegnanti. Mi piaceva

l’atteggiamento che avevano, erano esigenti ma il clima era sereno, si poteva chiedere aiuto. Nonostante non andassi molto bene in matematica e fisica, mi piaceva il modo con cui il mio prof. mi veniva incontro e mi invogliava a non mollare, mi è stato di grande aiuto fino alla fine dei miei giorni al

Wiligelmo. Citerei inoltre la

prof.ssa Bruschi, una delle coordinatrici del giornalino. Mi piaceva molto quando

leggeva i libri in classe come la “Divina Commedia” o i

“Promessi sposi”, non sono un gran lettore, ma lei

leggeva davvero molto bene, ricordo che mi lasciavo trasportare dalla sua lettura.

Di Rossi, insegnante di inglese, ammiravo la cultura.

Durante la lezione faceva spesso interventi, alcuni magari anche fuori luogo, solo perché voleva

condividere delle cose che sapeva con noi. Lo ricordo come una persona iperattiva, girava spesso per la classe mentre parlava, e mentre spiegava faceva anche altro, lo reputo un prof. molto valido che mi ha dato molto.

Elisa Bonati: Nel complesso sicuramente l’esperienza è stata positiva, sono molto affezionata ai professori, tutti sono stati bravissimi. In quinta abbiamo raggiunto la

perfezione, i professori erano tutti molto disponibili sia dal punto di vista personale che didattico. Nel corso dei 5 anni alcuni professori non mi sono andati a genio, soprattutto in filosofia, non mi piaceva il loro modo di fare. Alcuni li ho persi. La quinta mi è piaciuto molto, nonostante i problemi mondiali e epidemici, mi hanno aiutato anche nella scelta della futura scuola.

Soprattutto Rossi mi ha dato una grande mano, mi ha rassicurata molto, anche perché fare lingue partendo da uno scientifico non è molto comune. Con la classe non è sempre stato tutto rose e fiori, ma tutto sommato non mi posso lamentare.

Quali doni ti ha lasciato il Wiligelmo?

Dafne Delaini:

Confrontandomi con alunni di scuole diverse, il Wiligelmo mi ha reso più indipendente.

Quando mi sono trasferita e sono andata alla Bocconi, non credevo di essere adatta per questa cosa, ma

nonostante le aspettative alla fine sono riuscita ad

ambientarmi abbastanza bene al nuovo modo di vivere. Il Wiligelmo mi ha donato moltissimi ricordi belli, soprattutto momenti umani.

L’ambiente e quello che può dare mi hanno lasciato un ricordo bellissimo della scuola. Spero che la mia esperienza alla Bocconi possa essere simile, anche

La scuola siamo noi

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se per ora non posso

prevedere nulla a causa della epidemia. Dalla terza ho partecipato anche al

giornalino e al teatro, e sono entrata in contatto con ragazzi delle altre sezioni e altri professori. Sono stata molto fortunata.

Alberto Santini: Il Willy mi ha donato tanto. A livello

istruttivo mi ha dato un' ottima base per fare qualunque cosa. Quando qualcuno fa lo scientifico e prende decisioni come le mie potrebbe

rimanerci spaventato in un primo momento, ma il Wiligelmo mi ha aiutato a formare un pensiero critico che è alla base del percorso di studi che sto seguendo ora. Dal punto di vista personale, mi ha lasciato un bellissimo ricordo e una trama di amicizie e affetti, ricordi bellissimi che

rimarranno sempre. Ora che sono uscito mi mancano molte cose: l’ambiente, le corse da Mario prima di una riunione, gli intervalli passati con amici e la mia fidanzata, e poi pomeriggi passati a imprecare per la verifica del giorno dopo. Ecco, quelli sono indimenticabili.

Fabio Gilioli: Personalmente, il Wiligelmo nei 5 anni mi ha permesso di maturare anche caratterialmente grazie anche ai prof, con cui ho potuto dialogare molto. Ho imparato ad uscire dalla mia bolla,

sfondare la quarta parete e alla fine me la sono cavata molto bene. Per lo studio, il Wiligelmo mi ha fornito buone conoscenze di base, una immensa elasticità mentale che mi ha aiutato nella mia scelta. Di amicizie ne ho fatte poche, però quelle che l’ambiente scolastico mi ha permesso di stringere sono molto buone. Con alcuni dei miei amici mi sento ancora per fare due partite la sera.

Elisa Bonati: I doni sono stati tantissimi. In primo luogo le amicizie, il mio fidanzato ma anche una serie di

esperienze indimenticabili.

Oltre a questo, il giornalino mi ha donato altrettanto, come il saper scrivere e lo scrivere velocemente a computer, che nonostante sembri una banalità ora mi sta tornando molto utile. Il Wiligelmo mi ha aiutato a confrontarmi con le persone ed a uscire dalla mia

“comfort zone”. Una delle cose più importanti è la cultura generale, che mi aiuta un sacco nell’università e anche il latino, che mi ha dato una grande preparazione sulla grammatica che mi sta aiutando anche ora, dato che devo dare esami e studiare basandomi sulle strutture logiche e sintattiche studiate al liceo.

A 360 gradi non importa l’università che qualcuno andrà a fare, servirà sempre un minimo di cultura generale

in quanto per me fornisce una grande marcia in più.

Momento migliore del Wiligelmo?

Dafne Delaini: Il ricordo più bello è stato il 22 Dicembre, quando ho baciato per la prima volta il ragazzo che mi piaceva durante la festa scolastica prima delle vacanze natalizie. Oltre a questo ho vissuto molti

momenti entusiasmanti anche con il teatro, che per me è stato davvero molto stimolante. Inoltre ho conosciuto molte persone fantastiche, non solo amici ma anche professori.

Purtroppo il liceo non è finito come doveva finire, ma sicuramente ricorderò i momenti delle superiori come momenti felici.

Alberto Santini: Il momento migliore in assoluto è stato quando grazie alla redazione e al blog ho incontrato la mia ragazza, ma ho avuto tanti momenti belli oltre a questo.

Non posso non citare la gita in terza in Toscana, è stato un ottimo momento in cui abbiamo fatto gruppo. Ci siamo uniti come classe proprio in terza. Ci ricorderemo sempre le grandissime trattorie con pici e cinghiale.

Fabio Gilioli: Momenti belli ne ho diversi. Alla fine della prima ho conosciuto la mia ragazza, ricordo che ci

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avvicinavamo molto ma a fatica perché siamo entrambi molto timidi. Oltre a questo adoravo le assemblee d’istituto, perché si discuteva di temi molto interessanti con ospiti altrettanto fantastici.

Per me erano giornate diverse per staccarsi dalla scuola, socializzare con le altri classi e ascoltare

tematiche che appartengono al nostro mondo. Mi ricordo i film e i dibattiti, nei quali usciva sempre del casino e discussioni spesso accese, e dove una volta la mia prof. di italiano per far tornare il silenzio ci ha minacciati dicendo: “Se non tacete cito Manzoni”.

Elisa Bonati: Ho vissuto un sacco di bei ricordi con il mio ragazzo. Eravamo compagni di classe e spesso ci davamo una mano, io lo aiutavo con lo studio e lui mi sosteneva mentalmente. Altri ricordi sono sicuramente legati al giornalino, dove ho vissuto i momenti migliori perché univano all’aspetto didattico le questioni che amavo di più.

Uno dei miei ricordi più belli è stato quando ero in seconda ed è morto David Bowie (pace all’anima sua) e io avevo scritto un articolo sulla sua figura. Sono una sua grande fan e per me non è stato solo scrivere un articolo, ma mettere in campo la mia passione per la sua musica.

Scrivere mi ha riempita di gioia, perché ho avuto la

possibilità di approfondire la sua carriera e la sua vita musicale.

E invece il momento peggiore?

Dafne Delaini: Il momento peggiore è stato il primo semestre in fisica, dove per poco non avevo il debito.

Ricordo il 4 Gennaio quando avevo la media del 5,2 e avevano appena introdotto il registro elettronico. Alla fine all’ultimo sono riuscita a prendere un 8 ½ e a passare.

È stato un momento molto gratificante, mi ero giocata tutto ed era andata bene.

Alberto Santini: Il momento più brutto è sempre stato in terza, quando in una verifica sui verbi di latino ho preso 2½. Quel quadrimestre però alla fine ho preso 8, sono riuscito a recuperare persino con un 10.

Fabio Gilioli: Sicuramente il 2 in matematica, ma dopo ho rimediato con un 8. Inoltre odiavo i balli latino americani, quando in terza ci hanno fatto fare un progetto con dei ballerini professionisti. Li odiavo.

Elisa Bonati: Negli anni ho avuto molti alti e bassi, parlando dal punto di vista scolastico. Il momento peggiore è stata la quinta, dove la pandemia mi ha molto limitata. Per fortuna molte persone mi hanno

aiutato a passare questo momento, non solo amici ma anche i professori, che hanno saputo aiutarmi nel migliore dei modi. A tutti un grazie infinito.

Per quanto riguarda l’esperienza allo 00Willy?

Dafne Delaini: La consiglierei fin dalla prima, come io non feci. Consiglio sempre di fare attività extra, per vedere anche ciò che sta oltre allo studio. Il liceo per me non aveva solo i pomeriggi chiusi in casa a ripetere, era anche altro. Consiglio prima o poi di uscire dalle 4 mura delle classi, vedere le mura del Wiligelmo. È un modo per conoscere nuove persone, che vivono in realtà diverse, e con cui si creano

connessioni. Arrivi ad aspettare un giorno per pranzare con il gruppo e fare qualcosa, diventa un modo per rilassarsi. Anche entrando come persona timida, finisci per diventare una persona

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che fa tutto. In quarta poi sono diventata una delle colonne portanti del giornalino (oltre che del teatro) insieme ad altri. Sono fiera di quello che ho fatto.

Ora che sono uscita, altri hanno preso il mio posto, ma sono felice di ciò, proprio perché il cerchio non si

chiude e so di aver trasmesso la mia passione.

Alberto Santini:

L’esperienza dello 00willy è stata molto importante, lo reputo un bellissimo

momento di crescita perché mi ha permesso il confronto con persone più grandi, che mi hanno insegnato tanto, e più piccole, che invece dovevo seguire. Ho un bellissimo ricordo delle professoresse, la Bruschi, la Magelli e la Verzelloni, che ci hanno sempre spronato a fare tanto. Inoltre è una grandissima possibilità per mettersi in gioco, grazie a essa sono passato da articoli

“standard” a vere e proprie

interviste, per poi scrivere critiche anche in ambiti mondiali, temi che mi hanno aiutato nella scelta

dell’università. Inoltre lo 00Willy mi ha aiutato a costruire molti legami di amicizia e affettivi, che mi porto dietro come un tesoro.

Oltre al giornalino sono da ricordare anche le

interminabili discussioni con le prof per aprire il blog, portare avanti questa idea e invitare tutti a collaborare per portarlo avanti. È stata una lotta, ma alla fine sono felice che sia rimasto in vita.

Fabio Gilioli: Allo 00Willy ci sono entrato in terza perché mi era partita la voglia di disegnare, e dato che la mia ragazza era già dentro ha convinto anche me. È stato molto bello aver fatto parte di un gruppo, inoltre era bello andare a fare interviste a persone importanti come la Lodesani.

Elisa Bonati: Lo 00Willy è stata la migliore esperienza extrascolastica che avrei potuto fare. Sono entrata in prima e sono subito partita in quarta (mi sono pentita della battuta). In prima c’erano molti studenti più grandi di me che ammiravo, perché erano maturi e pieni di passione.

Queste persone mi hanno motivata a proseguire il progetto e crescendo ho cercato di imitarli come modelli, arrivando a scrivere persino 8 articoli a numero.

Ricordo quando tornavo a casa e dopo cena inviavo articoli per il giorno dopo, e ricordo anche la

soddisfazione che provavo a vederli pubblicati. Con lo 00Willy poi ho vissuto molte esperienze, come le interviste a Claudia Lodesani, ex studentessa del Wiligelmo che presiede Medici senza frontiere in Italia. Più volte la abbiamo intervistata come redazione e spesso è toccato a me farle delle domande.

Parlare con questa persona, che ha avuto il coraggio di fare queste scelte, è stata davvero una bellissima esperienza. Quindi grazie allo 00willy.

Mirco Piccinini

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Nella sezione del nostro giornalino Uno sguardo al mondo, Sabrina e Lucia, ci hanno fatto gustare la bellezza e la ricchezza dell’enciclica sociale “Fratelli tutti” che papa Francesco ci ha regalato.

Essendo ormai prossimi al Natale, la prenderò io stessa come spunto di riflessione.

Nel secondo capitolo infatti il papa ci indica chi sia il nostro fratello. I primi fratelli di cui si parla nella Bibbia non ci danno un grande esempio di amore fraterno. Caino, infatti, uccide suo fratello e subito Dio gli chiede “Dov’è Abele, tuo fratello?” e la risposta di Caino è sconcertante: “Sono forse io il custode di mio fratello?” (Gen 4,9).

L’uomo da sempre è portato a chiudersi nel proprio egoismo che nega la realtà.

Ci vogliono secoli di storia, di errori, di cadute per condurre l’uomo a comprendere che solo l’amore verso gli altri è la nostra via per vivere felici.

E’ nelle parole che Gesù lascia ai suoi discepoli che impariamo a riconoscere chi possiamo, o meglio

dobbiamo, considerare fratello. Una parabola che troviamo nel vangelo di Luca ce lo indica in un modo nuovo per noi e sorprendente anche ai tempi di Gesù.

«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono,

lasciandolo mezzo morto.

31Per caso, un sacerdote scendeva per quella

medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. 32 Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. 33 Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe

compassione. 34 Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.

35 Il giorno seguente, estrasse

due denari e li diede

all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. 36 Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». 37 Quegli rispose:

«Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ lo stesso». Lc 10,30-37

Sarebbe stato molto più comprensibile se fossero stati il sacerdote o il levita ad occuparsi del ferito, cioè i rappresentanti ufficiali del giudaismo, le persone che meglio conoscevano

praticavano la legge ebraica, e invece è il samaritano, una delle persone all’epoca più lontane dalla fede giudaica.

Eppure è proprio lui l’unico in grado di aprire il suo cuore e farsi prossimo, cioè

letteralmente vicino, alla persona che ha bisogno.

Gesù cambia l’orientamento del nostro sguardo: non è l’altro il mio prossimo, ma sono io il prossimo dell’altro.

Sembra un gioco di parole,

Natale 2020

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ma è un cambio radicale di prospettiva!

La scelta di papa Francesco nell’utilizzare questa parabola ci apre gli occhi su un modo malato di dividere la società in categorie di persone e di pensare che alcune meritino il nostro aiuto e altre non lo meritino. Spesso facciamo anche l’errore di ritenere che non stia a noi aiutare gli altri, ci sono la Chiesa e le

istituzioni appositamente dedicate a ciò. Il papa ci dà una lettura che parte da ognuno di noi, dalla

personale responsabilità di ciascuno nel costruire una società migliore.

I numeri 77-79 dell’enciclica ci indicano proprio come sia possibile “ricominciare”, partendo dal basso e caso per caso, cominciando a lottare per ciò che è concreto e locale, cioè dalle nostre

relazioni più vicine, più prossime per allargare poi lo sguardo anche verso coloro che siamo abituati a vedere come lo scarto della società.

Prendo allora il mio augurio per questo Natale proprio dall’enciclica di papa Francesco.

“77. Ogni giorno ci viene offerta una nuova

opportunità, una nuova tappa.

Non dobbiamo aspettare tutto da coloro che ci governano, sarebbe infantile. Godiamo di uno spazio di

corresponsabilità

capace di avviare e generare nuovi processi e

trasformazioni. Dobbiamo essere parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno delle società ferite. Oggi siamo di fronte alla grande occasione di esprimere il nostro essere fratelli, di essere altri buoni samaritani che prendono su di sé il

dolore dei fallimenti, invece di fomentare odi e risentimenti.

Come il viandante occasionale della nostra storia, ci vuole solo il desiderio gratuito, puro e semplice di essere popolo, di essere costanti e instancabili nell’impegno di includere, di integrare, di risollevare chi è caduto; anche se tante volte ci troviamo immersi e

condannati a ripetere la logica dei violenti, di quanti nutrono ambizioni solo per sé stessi e diffondono la confusione e la menzogna.

Che altri continuino a pensare alla politica o all’economia per i loro giochi di potere.

Alimentiamo ciò che è buono e mettiamoci al servizio del bene.” Non aspettiamo un cambiamento dagli altri, partiamo cambiando noi per primi il nostro modo di vedere le cose.

Auguri di buon Natale a tutti voi!

Francesca Magelli

dipinto di Vincent van Gogh, 1890

La scuola siamo noi La scuola siamo noi

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PREMESSA: La correttezza del vedere (orthotes) è possibile quando, ovunque si sia, si fissi lo sguardo nella giusta direzione. Non esistono luoghi della verità o migliori di altri: è la nostra apprensione, la nostra postura, a realizzare lo spazio aperto dall’incontro e dal dialogo. Senza che ce ne accorgessimo, senza saperlo ancora, eravamo già tutti li, in cammino, verso “casa”.

INTRODUZIONE: alcune considerazioni sulla

quantità della proposizione nel sillogismo.

1. Il predicato di una proposizione

affermativa è preso secondo tutta la sua comprensione ma non secondo tutta la sua estensione ( il predicato è quindi particolare)

Ex.: la proposizione

“tutti gli uomini sono mortali” significa che

ogni uomo ha tutti i caratteri compresi nel concetto di

“mortale” ma non significa che gli uomini siano tutti i mortali

2.Il predicato di una proposizione negativa, invece, è preso secondo tutta la sua estensione ma non secondo tutta la sua

comprensione (il predicato è quindi universale)

DISTINZIONI RIGUARDANTI LA FORMA

Per la forma le proposizioni si distinguono in: a) universali e

particolari;

b) affermative e negative.

Per indicarle si usano i seguenti simboli: A=

universale affermativa;

E=universale negativa;

I=particolare affermativa; O=

particolare negativa

LE OTTO LEGGI DEL SILLOGISMO:

1. I termini devono essere soltanto tre.

2. I termini devono avere la medesima estensione nelle premesse e nella

conclusione.

3. Il medio non deve mai entrare nella conclusione.

4. Il medio deve essere preso almeno una volta in tutta la sua estensione (universale).

5. Due premesse negative non danno alcuna conclusione.

6. Due premesse affermative danno necessariamente una conclusione

affermativa.

7. Due premesse particolari non danno alcuna conclusione.

8. La conclusione segue sempre la parte peggiore; ora concentriamoci su

quest'ultima.

DIMOSTRAZIONE OTTAVA REGOLA: LA

CONCLUSIONE SEGUE SEMPRE LA PARTE PEGGIORE

(La “parte peggiore” equivale o ad una proposizione particolare o ad una proposizione negativa) Perciò:

RAPPORTI TRA LE PROPOSIZIONI SECONDO IL QUADRATO DI PSELLO:

DIDASCALIA: Si designa l’estremo maggiore con P (predicato della conclusione e soggetto o predicato della proposizione maggiore); l’estremo minore con S (soggetto della conclusione e soggetto o predicato della proposizione minore) e il termine medio con M.

Ormai solo la logica ci può salvare

La scuola siamo noi

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A) se una premessa è negativa, la conclusione deve essere negativa;

B) se una premessa è particolare, la conclusione deve essere particolare.

Ciò è evidente perché:

A) se una premessa è negativa vuol dire che i due estremi non convengono nel medio e, quindi, non possono convenire tra loro.

Infatti, poiché per la quinta legge (“Due premesse negative non danno alcuna conclusione”), non possiamo avere nel sillogismo due premesse negative, una sarà affermativa e l'altra negativa.

Dunque, abbiamo due Termini (S, P) di cui uno conviene e l'altro non conviene con un terzo (Medio); il Principio

Fondamentale del sillogismo, però, ci dice che, in tal caso, essi non convengono tra loro e, dunque, la

CONCLUSIONE non può che essere negativa.

B) se una premessa è particolare, la conclusione deve essere particolare.

(Sviluppiamo una prima dimostrazione per assurdo) Questa regola è confermata mostrando che la conclusione non può essere universale.

Infatti, SE la CONCLUSIONE fosse UNIVERSALE potrebbe essere:

O a) affermativa, del tipo

“ogni S è P”.

In questo caso:

1) “S” sarebbe universale ma per avere la stessa estensione nella PREMESSA (Seconda Regola del

sillogismo) dovrebbe essere SOGGETTO di una

PREMESSA universale affermativa, del tipo “ogni S è M”.

Ma in questo caso il Medio, (Rif. Quarta regola del

Sillogismo), non potrebbe mai essere preso in tutta la sua estensione dovendo essere una delle premesse, per l'ipotesi, particolare

affermativa, del tipo “qualche M (P) è P (M)”.

Dunque, questa possibilità va esclusa. Inoltre, SE la CONCLUSIONE fosse UNIVERSALE potrebbe anche essere o:

b) negativa, del tipo “ogni S non è P”.

In questo caso:

2) una premessa deve pur essere negativa e, S e P devono essere universali anche nelle PREMESSE.

(Seconda Regola del sillogismo). Dunque si avrà un sillogismo del tipo: “Ogni P (S) è M, qualche M non è S (P), quindi ogni S non è P”.

Con ciò, però, (Rif. Quarta regola del Sillogismo) il Medio non è mai preso in tutta la

sua estensione, essendo sempre particolare.

Perciò anche questo caso non è ammissibile e, dunque, l'ottava regola è confermata.

(Sviluppiamo ulteriori dimostrazioni)

Se le due premesse sono affermative ci sarà un solo posto per un termine

universale, quello di soggetto dell'universale e sarà

occupato dal medio (per la quarta legge, “il medio deve essere preso almeno una volta in tutta la sua

estensione”); i due estremi saranno quindi presi non secondo tutta la loro estensione e, perciò, la conclusione sarà particolare.

Se, poi, una premessa è affermativa e l'altra negativa la conclusione deve essere negativa. Ora, se fosse negativa universale, entrambi gli estremi sarebbero presi secondo tutta la loro estensione anche nelle premesse, ma allora entrambe le premesse

dovrebbero essere universali, contro l'ipotesi considerata intorno ad una premessa particolare.

Con ciò l'ottava legge del

sillogismo risulta verificata.

A cura della classe 4G

La scuola siamo noi La scuola siamo noi

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Sabato 17 e domenica 18 ottobre si è tenuto a Modena BUK, il Festival della piccola e media editoria fondato da Francesco Zarzana, e alcuni dei redattori dello 00Willy hanno partecipato alla manifestazione, raccontando di cosa si occupi il nostro giornalino scolastico e avendo la possibilità di incontrare e confrontarsi con giornalisti e altri professionisti del settore. È stato poi

possibile ascoltare

l’esperienza di uno dei primi ragazzi che entrarono a far parte di una redazione scolastica, quando, 15 anni fa, il giornalismo scolastico era ancora all’inizio e per niente diffuso nella nostra città. Fu proprio questa prima piccola redazione (unica per tutte le scuole superiori di Modena) a gestire una delle prime edizioni di BUK, motivo per cui questi ex-redattori sono rimasti particolarmente legati al Festival.

Quest’anno la manifestazione ha poi avuto uno scopo particolare: ricordare Alberto Setti, uno dei più preparati giornalisti modenesi,

scomparso qualche mese fa.

Quest’ultimo fu uno dei primi a impegnarsi per sostenere e portare nelle scuole il

giornalismo scolastico e rimase particolarmente legato alla nostra redazione. Per onorarlo al meglio, Zarzana aveva quindi deciso di dedicare ad Alberto l’intera giornata di domenica e di ricordarlo ascoltando le esperienze di chi fa parte di una redazione scolastica che senza l’aiuto di Setti oggi non sarebbe la stessa.

Dopo la conferenza, lo 00Willy ha anche avuto la preziosa opportunità di intervistare Francesco Zarzana e porgli qualche domanda sulle sue esperienze nel campo dell’industria libraria e cinematografica. Ha

affermato di essere sempre stato molto legato alla

redazione del Wiligelmo, visto il travolgente entusiasmo degli studenti e la loro voglia di fare, di imparare e di capire come funzioni il mondo del giornalismo. Sono tanti gli elementi che rendono una persona un bravo giornalista, ma a suo avviso la curiosità è la più importante, motivo per cui consiglia a tutti i redattori di porsi domande ed

interrogarsi su ciò che li circonda. Ma anche lo studio è alla base di questa carriera e nel momento della stesura dell’articolo suggerisce anche un attento controllo delle fonti: “è meglio scrivere qualcosa in meno rispetto allo scrivere qualcosa di cui non si è sicuri”.

Come è nata quindi l’idea del Festival della piccola e media editoria? Zarzana ci racconta il susseguirsi degli

avvenimenti che hanno portato alla nascita del

Intervista a Francesco Zarzana

La scuola siamo noi

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progetto: tutto parte nel lontano 2007 quando il suo primo libro viene pubblicato da un grande editore, coronando il suo sogno di scrittore. La soddisfazione per il traguardo appena raggiunto viene però presto sostituita dalla delusione, perché si accorge di non essere una priorità per la casa editrice che non si

“prende cura” di lui nel modo in cui vorrebbe, mettendo sempre al primo posto libri di autori più famosi. In questo modo scopre quindi il mondo della piccola editoria che pubblica quelli che lui definisce dei “piccoli

capolavori”, ovvero libri meno famosi, ma che meritano comunque visibilità. Decide dunque di creare uno spazio nell’industria libraria anche per queste pubblicazioni e lo fa dando il via al progetto di BUK, in cui ha da sempre creduto molto, nonostante all'inizio avesse la fiducia di poche persone solamente.

Con il passare degli anni, il Festival ha conquistato l’attenzione meritata ed è

presto diventato un riferimento nazionale, giungendo ad una grande meta. Il fondatore della manifestazione sottolinea anche una scelta molto particolare fatta quest’anno da lui e dagli altri

organizzatori, ovvero quella di non utilizzare nessuna

piattaforma digitale per le conferenze, che non sono state dunque trasmesse in streaming. Il motivo di questa scelta è dettato dalla voglia di promuovere innanzitutto il formato cartaceo, ma anche dalla voglia di incontrarsi personalmente, senza

ricorrere alla tecnologia che è invece stata utilizzata

largamente nei mesi scorsi vista l’emergenza sanitaria.

Dopo più di 15 anni dalla prima edizione di BUK, Zarzana ha deciso di rinnovare il Festival,

inserendo un’altra sua grande passione: la cinematografia.

Nel 2016 infatti, dopo che un suo docufilm è stato

presentato al Festival di Cannes, ha deciso di

allargare la manifestazione anche a questo settore.

Come? Permettendo ad appassionati di cinema e letteratura provenienti da tutte le parti del mondo di

gareggiare in un concorso per il miglior lungometraggio ispirato ad un’opera letteraria!

Solo dopo aver introdotto questa competizione,

Zarzana ha scoperto che non esiste nessun’altra gara con queste caratteristiche, motivo per cui ha ricevuto, già dalla prima edizione, tantissimi lungometraggi di registi italiani e non.

Infine ha colto l’occasione per ringraziare tutti gli

organizzatori di BUK che hanno reso possibile la manifestazione nel pieno rispetto delle regole, vista l’emergenza sanitaria, senza la cui collaborazione sarebbe stato impossibile pianificare il Festival ancora una volta.

E anche noi vogliamo calorosamente ringraziarlo per l'opportunità dataci sia per l’intervista sia per averci permesso di prendere parte a BUK, facendoci entrare in contatto con un mondo nuovo, ma davvero interessante e stimolante.

Anna Donà Martina Carulli

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