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Sulle nuvole

Nel documento Primo Piano. Primo Piano. L evoluzione (pagine 32-40)

Sulle nuvole noi camminiamo Puri, con il mondo sempre più pesante

Ed il cuore sempre più leggero,

Con la luce che ci circonda, Sull’isola di Citera,

Circondati dalle ninfe di Diana,

Con il vento che riscalda Il nostro volto

E il nostro cuore

Che mai più caldo sarà.

Il dolore, che strappa le arterie,

E le vene

Ci ha portato a volare Oltre ogni confine, Nella terra della libertà.

Non danziamo più a tempo, Ma sul tempo,

Nell’eterno ballo della vita Verso la purezza

E l’ebbrezza,

Privi di ogni certezza, Ma sicuri

Che non sarà mai finita Sotto la gelida pioggia Infuocata,

Che sola può farci volare Negli infiniti nostri cieli.

Camminiamo nella terra nostra,

Alzati fratello,

Insieme in eterno correremo, Ma non più alla ricerca, Né più nel desiderio, Bensì cavalchiamo Con la nostra danza, La folle e dolce Aquila.

Tommaso Pieretti

Sulle nuvole

La Primavera

Sussurra e spira il vento forte, Agitato,

Spietato, Libero.

Lamenti sono le sue melodie, Brividi,

Gracili sospiri.

Cade il mondo ed ella ammira,

Placida, Inerte, Serena.

Ed è così nel cuor suo profondo.

La primavera.

Carlotta Nonnis

La primavera

L’angolo del poeta L’angolo del poeta

Quel giorno il sole aveva deciso di non presentarsi. La sua luce era stata

soppiantata da una folta coltre di nubi grigie e umide.

Un freddo banco di nebbia avvolgeva tutta la foresta. Il silenzio che permeava quel luogo magico e oscuro era rotto solo dal fischio del vento tra i rami degli alberi. Ma se si ascoltava attentamente, si poteva sentire un flebile pianto provenire dalle profondità del bosco. Una bambina stava singhiozzando nel bel bezzo di una radura.

“Mamma, papà…”

Bisbigliava. Le lacrime continuavano a scorrere sul suo viso mentre la nebbia si infittiva sempre di più. Alzò la testa, e i suoi occhi verde smeraldo ne incontrarono un altro paio, neri come la notte, che la studiavano

inespressivi, privi di vita. La creatura si era inginocchiata davanti a lei, silenziosa e sfuggente. Il suo sguardo le accarezzò il viso arrossato, e lei smise di piangere: c’era qualcosa in lui che la faceva sentire tranquilla, al sicuro.

Continuò a fissarlo: la figura sconosciuta era avvolta da un mantello scuro, che ne

nascondeva i lineamenti. Il viso era coperto da un cappuccio. Ricordava

vagamente un essere umano solo di aspetto. La sua sola presenza faceva ghiacciare il sangue nelle vene. Ma la bambina non aveva paura:

c’era qualcosa di

incredibilmente affascinante e misterioso in lui. La creatura si alzò e mosse qualche passo. Lei, titubante, lo seguì attraverso l’intreccio della

foresta. I suoi passi erano lenti e cadenzati, proprio per permetterle di stargli dietro. Lei camminava al suo fianco: la sua corporatura era molto più alta e slanciata di quanto avesse immaginato.

Passo dopo passo la

bambina raggiunse il limitare del bosco. La figura che l’aveva accompagnata fin lì era svanita nel nulla, come se non fosse mai stata presente.

Si voltò indietro, ma vide solo i tronchi degli alberi che pian piano venivano inghiottiti dal buio della foresta.

“Kate, grazie al cielo stai bene!” Una donna le corse incontro, l’espressione sul suo volto sollevata. Strinse a sé la piccola, e l’abbracciò.

“Non devi allontanarti così.

Ci hai fatti preoccupare”

Questa volta fu un uomo a parlare. Reggeva in mano una lanterna accesa che illuminava di una luce soffusa il sentiero che si diramava in tutte le direzioni. Ci fu un rombo di tuono e un fulmine squarciò il cielo. La pioggia cominciò a scendere,fitta.

“Su, torniamo a casa” La donna le prese una mano e l’allontanò dal bosco. L’unica cosa che Kate ricordava era il mantello nero della creatura che ondeggiava ad ogni suo passo, quel giorno.

Le era ritornato alla mente quella mattina mentre girava per il villaggio, nonostante fossero passati dieci anni dal loro incontro. C’era un gran fermento tra le vie lastricate:

tutti erano preoccupati per la guerra imminente con il regno vicino, e molte persone avrebbero dovuto arruolarsi nell’esercito. Proprio in questo periodo, le voci sul misterioso guardiano della Foresta dei Sussurri ricominciarono a circolare:

veniva soprannominato La Morte, non il più amichevole dei nomi. Nessuno lo aveva mai visto in faccia, o

perlomeno era sopravvissuto per raccontarlo. Varie zone del bosco erano rimaste totalmente inesplorate a causa sua: nessuno metteva piede lì dentro, a meno che quel qualcuno non fosse completamente impazzito tanto da rischiare la vita. Si diceva che le sue abilità sfidassero la comprensione umana, e che chiunque avesse tentato di sfidarlo sarebbe morto all’istante. Era lui la causa di tutti i mali delle persone, un mostro che si doveva assolutamente evitare.

Un incontro

“Come può una creatura mostruosa essere così gentile nei miei confronti…” Kate sentiva che c’era qualcosa che non andava. Subito ripensò alla figura misteriosa, e al suo sguardo privo di espressività. Almeno lui era al sicuro nella sua foresta: i problemi degli uomini non avrebbero potuto

raggiungerlo. Camminava con il suo passo leggero e cadenzato, come di consueto, lungo sentieri che solo lui riusciva a scorgere: non c’era angolo del bosco che lui non conoscesse, niente che accadesse in quei luoghi senza che lui non ne venisse a conoscenza. Raggiunse una piccola radura, dove i raggi solari baciavano l’erba coperta di rugiada. Un lamento giunse alle sue orecchie: c’era un cerbiatto, accasciato a terra, trafitto da una freccia. Lui si avvicinò alla creaturina in fin di vita, e si inginocchiò accanto a lei.

“Povero piccolo. La vita ti ha lasciato così giovane…” La sua voce risuonò nell’aria, e ruppe il profondo silenzio che permeava quel luogo. Gli uccellini smisero di cantare. Il cerbiatto voltò a fatica la sua testolina verso di lui, come avesse capito le sue parole, cercando un po’ di conforto.

Ma lui non era in grado di fare niente: non poteva interferire con le vite e i destini dei viventi. Lui non era vivo.

“Lascia che liberi la tua anima dalla sofferenza.” Tese un braccio sopra il corpicino dell’animale, ormai immobile e freddo. Pian piano lo spirito del cerbiatto lasciò la sua forma terrena, e fluttuò sopra la mano della creatura:

riusciva a sentire il calore

emanato dalla piccola sfera luminosa, che pulsava a ritmo del suo cuore, se ne avesse avuto uno. Quella era la vita, l’essenza stessa della cose esistenti in questo mondo, così sfuggente perfino per lui.

La luce si affievolì sempre di più, e la sfera si sbriciolò sul suo palmo. Si alzò il vento, e portò via con sé gli ultimi rimasugli dell’anima

dell’animaletto. Nonostante ci fosse abituato ormai da più di mille anni, ogni volta era come se un pezzo della creatura volasse via con gli spiriti della natura. Era…

triste.

Qualcosa si mosse: non era più solo. Lentamente voltò la testa verso la sorgente del rumore. Dal suo nascondiglio, Kate trasalì: il solo sguardo di quell’essere la fece

rabbrividire, il cuore le batteva all’impazzata. Aveva assistito a tutta la scena, e non era sicura di cosa fosse successo esattamente. Il suo soprannome ora aveva molto più senso. I suoi occhi si fermarono sul suo volto, privo di espressione: in un istante la paura la abbandonò completamente, e la curiosità prese il sopravvento. Passo

dopo passo si avvicinò alla creatura. Erano l’uno davanti all’altra, in un’istante

congelato nel tempo: lei che guardava al suo futuro, lui che vedeva il suo probabile passato. Passati quei secondi che le sembrarono secoli, lui era scomparso un’altra volta.

Kate abbassò la testa, delusa: era l’occasione perfetta, e se l’era lasciata sfuggire. O forse no. Ormai era sceso il buio, e le ombre della sera si allungavano per tutta la foresta. Lui pensava ancora a quegli istanti interminabili: erano trascorsi dieci anni, e chissà come si erano incontrati di nuovo.

Anzi, lei era venuta a cercarlo: nessuno nella sue esistenza millenaria si era spinto a tanto. La ragazza non aveva paura di lui. Quel pensiero lo fece sorridere.

“Gli esseri viventi sono proprio strani. Sono così tanto spaventati dalla morte, ma ne sono così attratti allo stesso tempo. Forse è proprio il vedersi davanti la propria fine che li fa rendere conto di essere vivi…”

Greta Lugli

00Comics

Il film ‘ INTO THE WILD’

racconta la storia vera di Christopher McClander, ragazzo americano

appartenente ad una famiglia benestante. Subito dopo essersi laureato ,decide di scappare dalla sua città e di abbandonare tutti i suoi amici, sua sorella e i suoi genitori.

Il suo obbiettivo è

attraversare gli Stati Uniti per raggiungere le terre

dell’Alaska.

Durante il suo viaggio, incontrerà diverse persone:

Jan e Rainay, una coppia hippie, Tracy, una ragazza cantautrice hippie di sedici anni che si innamorerà di lui, e Ron, un anziano signore perso nei suoi vecchi ricordi.

Il protagonista riuscirà a far cambiare le opinioni dei vari personaggi parlando di cosa per lui è veramente la libertà.

Continuando la sua pericolosa avventura, Christopher arriverà in un posto isolato nel bel mezzo della natura in Alaska e vi troverà un bus abbandonato.

A partire da quel momento inizierà la vera e propria battaglia tra la sopravvivenza e la morte.

Anneflore Biard

Into the Wild

Film Willy Film Willy

Questo film diretto dal grande regista, commediografo e sceneggiatore britannico Anthony Minghella, vincitore del Premio Oscar nel 1977 per “Il paziente inglese”, è tratto dall’omonimo romanzo di Patricia Highsmith, grande giallista del Novecento, a cui già aveva fatto riferimento nel 1960 René Clément con

“Delitto in pieno sole”.

Il film è ambientato negli anni Cinquanta tra New York e città italiane come Roma, Venezia, Napoli, Ischia e Palermo.

Il protagonista, Tom Ripley, interpretato dal famoso Matt Demon, è un giovane americano cordiale e

rispettoso nei confronti di tutti, è un buon musicista ed ha un particolare talento nel fare le imitazioni.

Un giorno, ad una festa alla quale sta suonando, conosce il signor Greenleaf che gli offre 1000 dollari per riportare da lui il figlio Dickie, il cui ruolo è affidato a Jude Law, che si trova in viaggio in Italia a spese della ricca famiglia.

Tom accetta e parte per la penisola. Arrivato a Ischia riesce a diventare amico di Dickie e della sua fidanzata Marge Sherwood

rappresentata dall’attrice Gwyneth Paltrow.

Ripley è estasiato dalla magnifica vita che conducono i due giovani, ma dopo

qualche tempo dall’inizio della loro convivenza Greenleaf si rivela lunatico, e lo respinge,

non sicuro di voler continuare il

rapporto che ha con Tom in quanto stanco della presenza assidua dell’amico, motivata anche

dall’inclinazione omosessuale di quest’ultimo.

Durante una gita in mare Dickie

aggredisce Tom e nel violento litigio rimane ucciso. A questo punto l’assassino

nasconde il corpo e assume, come un ladro, l’identità della vittima, fingendo che non sia successo niente.

È solo l'inizio di una spirale sempre più inquietante e violenta: a causa del primo omicidio Ripley, per scappare alla polizia e ad amici

diffidenti, è costretto ad uccidere ancora, come -citando la Highsmith- un soave, gradevole e assolutamente amorale artista della truffa e omicida che sfugge sempre alla giustizia.

Il protagonista è quindi un eroe negativo: non solo un abile truffatore e un epicureo ladro di identità del tutto privo di coscienza, poiché come afferma lui stesso non è mai stato turbato dal senso di colpa anche se talvolta ha provato un leggero

rammarico riguardo i suoi primi omicidi; ma anche un freddo assassino dominato

da un’inesauribile voglia di prestigio sociale.

Questo è un thriller assai avvincente e ricco di suspance, consigliato da vedere sia con amici o parenti ma anche da soli.

È stato candidato a 5 Oscar, 5 Golden Globe, 7 BFTA e a vari altri awards grazie alla sua trama non

eccessivamente complessa ma che coinvolge e cattura chi la segue.

Martina Barbieri

Nel documento Primo Piano. Primo Piano. L evoluzione (pagine 32-40)

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