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Elezioni americane

Nel documento Primo Piano. Primo Piano. L evoluzione (pagine 27-31)

Le elezioni si svolgono nel

"Giorno dell'Elezione" (o

“Election Day”), il martedì successivo al primo lunedì di novembre. L’elezione viene effettuata più o meno così: i cittadini scelgono i “grandi

elettori” che formano il Collegio elettorale degli Stati Uniti (cioè l’organo che si occupa delle elezioni, formato da circa 538 grandi elettori).

Gli elettori possono

assegnare il proprio voto a chiunque. La più recente elezione è stata quella super-mega-iper discussa tra Hillary Clinton (ex First Lady quando

Bill Clinton divenne presidente nel 1993) e Donald Trump nel 2016.

Ma ora trasferiamoci nel 2020.

Chi sono Donald Trump e Joe Biden? Chi sta combattendo per conquistare la tanto agognata sedia allo Studio Ovale e carica presidenziale?

Andiamo a scoprirlo.

Donald Trump è un nome che ci è molto noto per molti motivi: scandali, imprese, pazzie, e anche qualche arrivo non proprio

“presidenziale” (posso qui ricordare la sua idea di iniettarci l’Amuchina nelle vene per non contrarre il Covid-19).

You’re doing it great, man!

Donald J. Trump, nato a New York nel 1946, ha un

orientamento politico repubblicano, cioè di destra (più o meno), anche se precedentemente ha fatto molti cambi nella scelta del partito, passando dal

riformista all’indipendente al democratico, finendo poi per essere un convinto

repubblicano.

Precedentemente alla sua vita politica, Trump è stato un

businessman, un filantropo, ha conseguito una laurea in economia all'Università della

Pennsylvania, e ha lavorato fin da subito

nell’azienda del padre, la Elizabeth Trump &

Son, e durante la sua successiva carriera da

imprenditore ha fatto costruire torri di uffici e grattacieli (tra cui la famosissima Trump Tower), hotel e casinò, diversi campi da golf e altro ancora in tutto il mondo.

E’ nato in una famiglia di origini tedesche, cosa di cui l’ex-Presidente ha sempre fatto un vanto, ed è al padre Fred Christ Trump che Donald deve il suo senso per gli affari e l'interesse per il settore immobiliare. Fred è stato un costruttore di New York, il quale ha fatto fortuna investendo e proponendo immobili in affitto e vendita;

poi dall’interesse per il settore immobiliare, Trump inizia ad

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avviarsi anche nel campo del business.

Ha alle spalle diversi scandali, come quello sulla violenza e molestia sulle donne durante la vigilia delle sue elezioni nel 2016, oppure l’accusa di impeachment nel 2019 per le sospette

pressioni su alcuni capi di Stato stranieri (soprattutto Ucraina) per far sì che la gente lo favorisse rispetto a Biden (che già al tempo era suo rivale), anche se alla fine l’ha scampata.

Joseph R. Biden Jr. è nato a Scranton, in Pennsylvania, nel 1942, è sempre stato un politico di orientamento democratico.

Fin dal 1972 ha rivestito cariche abbastanza importanti: un esempio è stato il suo primo incarico a 29 anni come senatore rappresentante del Delaware (uno dei cinquanta stati federali degli Stati Uniti) e proprio da quell’incarico è iniziata l’ascesa di Biden fino alla carica di Presidente oggi.

Precedentemente alle primarie del 2020, Biden ha provato a conquistarsi la sedia dello Studio Ovale, rispettivamente nel 1988 e nel 2008, ma in entrambi i casi si è ritirato per i pochi voti, e il suo ritiro nel 2008 ha spinto il candidato di

quell’anno e poi Presidente Barack Obama a sceglierlo come suo Vice.

Ha avuto una vita segnata da alcuni traumi importanti come la morte della sua prima moglie Neilla Hunter e di una dei suoi tre figli Naomi Christina nel 1972, poi la

morte del figlio Beau per un cancro al cervello, nel 2015. Si è sposato per la seconda volta nel 1977 con Jill Tracy Jacobs dalla quale ha avuto una figlia, Ashley. Il risultato sarebbe dovuto arrivare il 3

novembre, però alcuni stati chiave come il Nevada, la Georgia, la Pennsylvania e l’Arizona, non avevano ancora il totale complessivo dei voti, e si è dunque dovuto posticipare il tanto atteso “Election Day”, fino a quando ieri, con i risultati, si è scoperto chi occuperà la Casa Bianca dal 20 gennaio del 2021, cioè il candidato democratico Joe Biden.

Tra le 16.30 e le 17 del 7 novembre 2020, i notiziari americani e internazionali hanno annunciato al mondo il quarantaseiesimo Presidente degli Stati Uniti d’America, e per le strade la gente ha iniziato a festeggiare, in modo comunque contenuto,

rispettando le norme anti-covid.

Ammetto liberamente che sono stata sempre per Biden, nonostante sia un

democratico il suo programma elettorale mi sembra abbastanza efficace, ovvero l’aumento dei salari a 15 dollari l’ora (e

ricordiamoci, la vita in

America è abbastanza cara), l’operazione

“clean-economy”, eliminare le leggi anti- immigrazione di Trump, riuscire a trarre dal

riscaldamento globale un vantaggio per l’energia sostenibile trasformando l’America in una

superpotenza energetica

verde, varare delle leggi riguardanti le armi (che in America hanno un commercio ricco e anche troppo libero), il ripristino dell’Obamacare, ovvero una serie di “leggi”

varate da Obama del 2010 sulla sanità americana, e alcune leggi sempre dell’ex- Presidente di cui era Vice per quanto riguarda i minori immigrati illegalmente.

Insomma, una corsa piena di colpi di scena, accuse e tanto altro, ma alla fine l’America ha scelto il suo presidente, riportando la democrazia alla cattedra presidenziale, e si spera di poter trovare dei vantaggi anche nei mercati internazionali, cosa che Trump invece cercava di eliminare imponendo dazi molto cari ad alcuni

importatori, come la Cina o l’Italia.

E per questo è tutto, geek-guys, qui è sempre Charlie, pronta a fornire a voi argomenti interessanti e attualissimi.

Alla prossima!

Charlie

Intervista all’attuale presidente di MsF Italia Claudia Lodesani sulla situazione attuale e sulla Ong di cui è presidente.

-Attualmente in quale stato state operando

maggiormente per

contenere la crisi da covid-19?

Lo stato in cui lavoriamo di più in realtà è difficile da dire perché in seguito alla

comparsa del covid-19 è stato necessario modificare i nostri progetti regolari, come quelli sulla malaria o sulle guerre, aggiungendo un reparto per trattare i malati di covid-19, o in altri paesi come il Brasile, dove non c’era un progetto vero e proprio ma solo degli uffici, è stato necessario iniziare un progetto per trattare il covid-19.

-Che tipo di aiuti ricevete dagli stati in cui operate?

Tendenzialmente noi non riceviamo aiuti dagli stati in generale, solitamente

abbiamo accordi con gli stati in cui il governo ci riconosce come un’entità che lavora nel

paese permettendoci di operare legalmente, lasciandoci integrare in ospedali già esistenti, o permettendoci di costruire ospedali in cui operare nel caso in cui non ci siano.

-In qualità di presidente di una associazione così grande qual è stato il suo compito più difficile?

Sicuramente la relazione con i giornalisti, perché essendo medico io non ho mai avuto a che fare con il mondo

dell’informazione e quindi ho dovuto imparare a

rapportarmi a questo mondo così diverso dal mio.

-Crede di aver gestito al meglio la situazione o avrebbe potuto migliorare il suo modus operandi?

In generale credo sempre si possa fare meglio, quando sono diventata presidente ero appena ritornata da una missione in Sud Sudan e non mi aspettavo di essere eletta, perciò ho passato i primi sei mesi a imparare il ruolo, ora che sono appena stata rieletta spero di essere più efficace.

-Come pensa che si

evolverà la situazione covid nel prossimo futuro?

Migliorerà o peggiorerà?

Una cosa che abbiamo imparato da altre malattie e che si riflette sul covid-19 è che come in tutte le patologie è meglio non fare previsioni sul futuro, perché si conosce ancora troppo poco di questa malattia; tendenzialmente andando avanti migliorerà perché si conosceranno sempre più cose del covid- 19 e quindi si potranno

indirizzare meglio le strategie di contenimento.

-Crede si sarebbe potuta evitare questa seconda ondata?

Non sono sicura se si sarebbe potuta evitare, ma certamente si sarebbe potuti arrivare molto più preparati a questa seconda ondata, sicuramente molte cose potevano essere fatte prima e meglio perché penso si sia imparato poco dalla prima ondata.

Intervista a Claudia Lodesani

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-Secondo lei durerà ancora questa situazione?

Come dicevo prima, si conosce ancora troppo poco questo virus per averne un'idea, è passato comunque troppo poco tempo, per l’HIV ad esempio prima di creare farmaci efficaci sono passati almeno quindici anni, prima di riuscire a creare un vaccino per l’ebola ci sono voluti decenni, quindi fare previsioni è abbastanza difficile.

-Cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo, oltre a seguire le norme sanitarie emanate dal governo, per migliorare la situazione attuale?

In realtà non si può fare molto di più se non informarsi tanto e da fonti diverse per riuscire a capire al meglio ciò che succede; oltre a questo il singolo cittadino non può fare molto altro per aiutare a contenere questa crisi.

-Come mai questo virus, nonostante la sua

relativamente bassa

mortalità, preoccupa tanto?

Principalmente per tre ragioni, la prima è che in Europa non siamo più abituati a vedere morire molte più persone del solito, la seconda è che questa epidemia ha evidenziato la vulnerabilità del nostro sistema sanitario, dimostrando che non è invincibile come si credeva prima e che non è in grado di salvare tutti, la terza è che come tutte le malattie che vanno a intaccare i rapporti umani e le relazioni tra persone mette maggiormente

i crisi, l’esempio migliore è l’HIV che è divenuto un vero e proprio tabù proprio perché andava a toccare dei

comportamenti sociali.

-Secondo lei il nostro sistema sanitario sarà in grado di reggere la seconda ondata che sta arrivando?

Come non ha retto la prima ondata dubito reggerà la seconda, sia perché come in tutte le epidemie l’enorme aumento di casi causa problemi al sistema sanitario che non è in grado di lavorare su numeri così ampi, sia perché non si è imparato nulla dalla prima ondata e molte delle precauzioni che potevano essere prese non sono state prese, perché nonostante si possa

rinforzare il sistema sanitario le epidemie vanno gestite sul territorio, aumentando i medici di base ,i servizi

domiciliari e il tracciamento dei contatti, che in assenza di un vaccino è la misura

migliore per combattere questo virus

Samuele Raimondi Tommaso Colombini

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Il giorno 3 ottobre ad Assisi, Papa Francesco ha

presentato la nuova enciclica che è intitolata Fratres omnes cioè fratelli tutti. In questa enciclica si rivolge a tutti i fedeli per parlare di argomenti molto moderni come la

fraternità e l’amicizia sociale.

L’enciclica si articola in otto capitoli suddivisi in 287 commi brevi. Come ormai ci ha abituato, Papa Francesco lancia un messaggio

moderno e profondamente rivoluzionario.Gli argomenti principali dell’enciclica sono quelli della famiglia e del bisogno di fraternità tra gli uomini inteso come dialogo fra le religioni e tra credenti e non credenti cui il Papa chiede di unirsi per il

benessere del genere umano e per la convivenza con la natura e l’ambiente.

Francesco sollecita tutti ad andare ben oltre la semplice tolleranza nei confronti dell’altro e di riservare agli altri l’amore che Cristo ci ha insegnato,senza distinzione alcuna. Il messaggio del Papa è quindi volto a contrastare l’individualismo che è al centro della nostra società e della nostra politica economica e finanziaria.

Secondo il Papa l’economia e la politica devono essere poste al servizio del vero bene comune e non rappresentino un ostacolo verso un mondo di fraternità.

Egli, ricordando un celebre passaggio del “De oratore” di Cicerone (Historia magistra vitae), ci chiede di fare in modo che la pandemia che stiamo attraversando non sia l’ennesimo grande evento storico da cui non siamo stati

capaci di imparare ma che diventi, invece, uno stimolo per un cammino verso l’uguaglianza e la fraternità.

Già nel primo capitolo il pontefice esamina,

criticandole, le tendenze del mondo attuale che

ostacolano lo sviluppo di una fraternità universale. In altre parole si oppone con forza al concetto che certe categorie dell’umanità siano sacrificabili a vantaggio di pochi che mascherano nuove forme di egoismo dietro una presunta difesa di interessi nazionali.

Egli si sofferma ad analizzare la condizione delle donne per cui chiede stessa dignità e identici diritti degli uomini. Si concentra poi sull’analisi della condizione dei migranti sostenendo che il diritto di vivere con dignità non può essere negato a nessuno poiché i diritti non conoscono frontiere. Particolare

attenzione è richiesta alla tutela dei minori e alla garanzia della libertà religiosa: entrambe volte a promuovere l’inserimento sociale. Tutta la lettera apostolica, insomma, è un invito alla condivisione, alla fraternità, alla carità. E’

un’esortazione ad avvertire l’altro come prossimo a noi, a scoprirci simili ai diversi proprio perché anche con questi condividiamo la precarietà della vita,

l’incertezza del cammino da intraprendere. Il testo

dell’enciclica ospita riflessioni sulla solitudine, sulla libertà declinata nel suo inscindibile rapporto con il rispetto di chi ci è estraneo, sull’amore presentato come sentimento che avvicina, convoca ad uno

scopo comune, integra.

Citazione più che mai contemporanea è quella riportata nella nota n.34:

“Sunt lacrimae rerum et mentem mortalia tangunt”

(Aen, 1, 462). Le “lacrime delle cose” ospitano, nel loro incessante sgorgare, tutta la tristezza del Mondo per la mortalità e la provvisorietà di quel che lo abita, ma al contempo mostrano il dolore per le ferite e le cicatrici che noi stessi abbiamo inferto alla Terra, alle sue creature. In questa situazione pandemica, ma non solo, sofferenza, stanchezza, disperazione e desolazione si sono raccolte in ogni forma visibile a tal punto che, come recita il verso virgiliano citato dal Papa, perfino le “cose”

piangono, singhiozzano insieme a noi per una tragicità che non sa

individuare una ragione che la spieghi. Solo il bianco fazzoletto dell’umanità può asciugare questo pianto, solo l’abbraccio della fraternità sospenderne il tormento. Solo la carezza che l’amore porge alla fragilità estinguerne le lacrime.Questa, forse, la più alta lezione che Francesco, con l’enciclica “Fratelli tutti”, impartisce all’intera comunità.

Lucia Ligabue Sabrina Bocedi

Nel documento Primo Piano. Primo Piano. L evoluzione (pagine 27-31)

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