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NATUROPATIA OLISTICA

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Academic year: 2022

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Con il Patrocinio dell Comitato Scientifico Europeo ENSA

STORIA DELLA

NATUROPATIA OLISTICA

Scuola Europea di Naturopatia e Discipline Olistiche (SENDO)

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Proprietà letteraria riservata.

Questo libro in formato digitale è stato appositamente scritto e pensato per il suo utilizzo esclusivo come manuale di formazione per gli allievi delle Scuole che si riconoscono nella nostra Associazione, appartenente alla Confederazione Europea delle Scuole di Naturopatia (ENSA), la quale mette a disposizione dei suoi associati, a scopo di condivisone di conoscenza, il risultato di studi e ricerche svolte a livello europeo in materia di naturopatia e discipline olistiche da parte dei suoi associati.

E’ vietata la sua diffusione, anche parziale, senza il consenso dell’Editore

Prima edizione: Londra: maggio 1987

Seconda edizione: Amsterdam: febbraio 2011 Prima Edizione italiana: agosto 2006

Nuova edizione italiana: maggio 2019

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Indice

Premessa e avvertenze 1

Come e dove nasce la naturopatia olistica 3

Il significato di “naturopatia” 10

Differenza tra il ruolo del medico e quello del naturopata 31

Bibliografia 35

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PREMESSA E AVVERTENZE

Le informazioni riportate in questo manuale sono destinate esclusivamente agli allievi delle nostre scuole di formazione a scopo informativo e formativo, e non sono pertanto da considerarsi utili ai fini di diagnosi o prescrizione medica. Prima di assumere rimedi di qualsiasi tipo, ancorché naturali, le nostre scuole raccomandano sempre di rivolgersi al proprio medico. Cure e rimedi naturali non sono in alcun modo sostitutivi dei farmaci, possono presentare controindicazioni e causare reazioni allergiche. Si consiglia sempre per tanto molta cautela nell’utilizzo.

Questa guida non è non vuole e non può essere un manuale pratico per la diagnosi e la cura di patologie, naturalmente. Non è questo, infatti, il compito e il ruolo del naturopata.

Questo manuale, frutto della elaborazione, della traduzione italiana di parte dei suoi contenuti, e dell’aggiornamento del Dipartimento Studi, Ricerche e Formazione in Naturopatia della Scuola Europea di Naturopatia e Discipline olistiche, nasce dalla condivisione dei contenuti didattici, dei testi, dei manuali e della stesura delle lezioni tenute nel corso degli ultimi quindici anni nell’ambito del programma di studi in Naturopatia delle Scuole europee appartenenti alla European Naturopathic School Association (ENSA).

Esso vuole offrire uno strumento agile agli allievi delle scuole di Alta Formazione perché essi possano acquisire le necessarie conoscenze di base di una Scienza molto articolata e complessa come quella che

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studia il funzionamento e la salute del corpo e della mente umane, in una prospettiva olistica di promozione del benessere, e mai di diagnosi o cura di patologie.

Ogni testo facente parte del programma di studi delle nostre Scuole è necessariamente sintetico, perché gli argomenti affrontati sono molti, e su ciascuno di essi esiste una letteratura vastissima e molto approfondita. E’ ad essa che si rimanda l’allievo che, meritevolmente, intenda approfondire i concetti fondamentali qui esposti., anche tramite la bibliografia fornita.

Tuttavia, proprio nell’ottica di fornire una preparazione anche professionale dai risvolti eminentemente pratici, esso contiene una lunga serie di suggerimenti, istruzioni, indicazioni utili per prendersi cura della propria salute anche attraverso la consulenza del naturopata professionista, le quali devono comunque essere sottoposte all’esame e all’approvazione del medico curante.

Le informazioni contenute nelle nostre lezioni riportano dati ed esperienze che non intendono suggerire possibilità di diagnosi o terapia, essendo rivolte a informare circa evidenze scientifiche, empiriche o tradizionali in materia di salute, molte delle quali ancora da verificare a livello clinico, e la cui applicazione pratica resta comunque esclusiva del medico curante.

In particolare, quando si riportano dati e affermazioni relative alla possibilità che certe cure, rimedi o alimenti possano agire positivamente su una qualsiasi patologia, si intende che ciò può avvenire solo previa diagnosi e valutazione da parte del medico sull’opportunità di utilizzo delle stesse.

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COME E DOVE NASCE LA NATUROPATIA OLISTICA

Con Naturopatia si intende l’insieme di tutte le pratiche igieniche e salutistiche finalizzate al mantenimento e al miglioramento della ottimale condizione di benessere con il ricorso a metodi olistici e con esclusione di quelli medico-scientifici rivolti a diagnosi e cura di patologie e disturbi psicofisici.

Quindi, non appartengono alla naturopatia tutti i sistemi di cura, le metodologie e i rimedi che sono utilizzati, sulla base di evidenze scientifiche, per la diagnosi e la cura di patologie, con approccio allopatico anziché olistico. Tra esse:

• fitoterapia e fitopratica

• iridologia

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• massaggi e manipolazioni terapeutiche

• dietetica e nutrizione clinica

Per esempio, l’utilizzo di piante medicinali a scopo di cura di patologie secondo le risultanze di sperimentazioni e ricerche scientifiche (fitoterapia o fitopratica), le quali abbiano evidenziato proprietà terapeutiche specifiche della pianta, rappresenta un approccio di tipo medico-scientifico, basato su evidenze scientifiche di biochimica e farmacognosia, che non appartiene alla competenza, al ruolo e all’approccio della naturopatia. Le erbe, infatti, sono patrimonio della tradizione popolare e naturopatica, e devono essere utilizzate, al di fuori dell’ambito medico, per il riequilibrio energetico, non per sostituirsi ai farmaci.

Analogamente, la pratica di massaggi e manipolazioni, quando rivolte a curare alterazioni della normale fisiologia articolare o muscolare, o per effettuare drenaggio linfatico o ai fini di terapia del dolore, è pratica riservata a operatori sanitari abilitati ed estranea, in quanto fondata su metodologie e strumenti scientifici, alla pratica naturopatica (se lo fosse, il naturopata sarebbe da qualificare come medico che utilizza rimedi e cure naturali, ma pur sempre un medico).

Ancora, l’iridologia è uno strumento diagnostico che appartiene alla competenza medica, come dimostra l’opera di diffusione della iridologia scientifica, celebrata recentemente nel Congresso internazionale di iridologia scientifica di Parigi, il quale aveva lo scopo di far riconoscere l’iridologia come tecnica diagnostica medica, al pari di radiografie e altri strumenti di competenza medica.

Tutte queste metodiche, tecniche e rimedi, diventano di competenza naturopatica solo quando si spogliano della loro componente scientifica, e sono utilizzate al solo scopo di riequilibrio energetico,

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senza alcun riferimento a diagnosi e cura di patologie da questo lamentate, seppur portate all’attenzione del naturopata.

La medicina scientifica e accademica accetta la naturopatia, a condizione che essa operi nei limiti ormai definitivamente stabiliti dalla pratica e dagli orientamenti ministeriali e giurisprudenziali.

In base ad essi, la pratica della naturopatia intesa come somministrazione di diete, sostanze alimentari, integratori e rimedi di qualsiasi tipo (compresi gli omeopatici) o qualsiasi pratica manipolativa è atto medico che può essere compiuto solo dal personale sanitario a ciò abilitato dalla legge.

Su questa linea si pone, per esempio, l’Enciclopedia Treccani® la quale definisce la naturopatia: “Forma di medicina alternativa che sfrutta a fini terapeutici i soli fattori ed elementi naturali (calore, luce, aria, ecc.), evitando di fare uso di qualunque tipo di farmaco.”

In realtà, proprio la finalità terapeutica è quella che contraddistingue l’atto medico da quello naturopatico: quest’ultimo, infatti, non può avere valenza terapeutica, ma rivolgersi solo al riequilibrio energetico.

In pratica, l’evoluzione del concetto e della pratica della naturopatia in Occidente ha portato in questi ultimi anni a cancellare e ripudiare le primitive e ingenue definizioni di questa attività, contenute, per esempio, nell’Enciclopedia Utet pubblicata nel 1997, o nei Codici deontologici scritti dalle prime scuole di naturopatia (nate allo scopo di supportare la vendita di prodotti quali libri, corsi, riviste, integratori, oli essenziali, apparecchi per la diagnosi iridologica o delle intolleranze, ecc.), in quanto tale disciplina veniva concepita e praticata come una forma di medicina alternativa di tipo allopatico, senza alcun riferimento alla concezione olistica dell’individuo e senza

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rivolgersi effettivamente ed esclusivamente alla promozione della qualità della vita, quanto piuttosto alla cura di disturbi.

Il termine “naturopatia” è stato ideato da un medico di New York, John Sheel, all’inizio del 1900, per descrivere i suoi metodi di cura.

Sicuramente, la nascita della moderna naturopatia va ricondotta all’influenza determinante della cultura esoterica di fine Ottocento.

Nel 1875, infatti, proprio a new York, fu fondata la Società Teosofica da Madame Blavatskj, e la sua influenza su tutta la cultura esoterica e naturopatica si diffuse ben presto, improntando di sé la nascita e lo sviluppo della naturopatia e delle discipline olistiche, le quali si ispiravano proprio ai principi e agli scopi enunciati dalla Società Teosofica.

Essi, sovrapponibili a quelli della Naturopatia, possono essere riassunti in questi termini: formare un nucleo di fratellanza e di amore universale dell'umanità, senza distinzioni;

incoraggiare lo studio comparato delle religioni, filosofie e delle scienze; investigare le leggi inesplicate della natura e le facoltà latenti nell'uomo.

La moderna naturopatia, quindi, fu il risultato di un processo di fusione tra diverse culture, filosofiche, religiose, mediche e spirituali, il cui nucleo fondamentale è da ricercare, sul piano teorico, nell’opera

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della società teosofica e di tutti coloro che ad essa si ispirarono, da John Sheel al dr. Bach, da Hans Joseph Miller a Benedict Lust.

La ricerca della verità, infatti, espressa nel simbolo della società t e o s o fi c a , c o s t i t u i s c e l’evoluzione della ricerca della salute e del significato della vita che fino ad allora si era perseguito utilizzando due modalità incompatibili:

quella razionale e scientifica della medicina e della scienza in generale, e quella spir ituale della religione. La t eosofia, armonizzando questi due approcci fondamentali, fornì, quindi, alla moderna naturopatia nascente, il quadro teorico di riferimento olistico per la sua costituzione come disciplina autonoma.

Nonostante alcuni scettici neghino addirittura l’esistenza di questo straordinario pioniere, il dr. Sheel è autore di numerosi trattati in materia di medicina naturopatica, fungendo così da ponte tra l’antica medicina orientale e occidentale e la emergente, proprio in quegli anni, scienza medica, codificata a seguito del celeberrimo rapporto Flexner del 1911.

Nel suo libro: “ Get up and move with natural energy”, pubblicato a new York nel 1910, il dr. Sheel affermava: ” Non penso che la chimica e la tecnologia al servizio della medicina possano davvero migliorare la salute dell’umanità. Penso piuttosto che l’armonia con

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la natura e l’amore universale possano sconfiggere tutte le malattie”, ponendo così le fondamenta per la concezione naturale della moderna medicina naturopatica.

In realtà, la sistematizzazione della materia, sulla base dell’intuizione di Sheel, e quindi la vera fondazione della Naturopatia, è dovuta alla gigantesca e formidabile opera del s u o c o l l e g a e c o l l a b o r a t o r e germanico Hans Joseph Miller, il quale è l’autore del fondamentale testo: “Principles of nathuropathic medicine” del 1912, tradotto e diffuso n e g l i S t a t i U n i t i e r i m a s t o fondamentalmente sconosciuto in Germania.

L’opera rappresenta la reazione europea alla pubblicazione del Rapporto Flexner, col quale gli Stati Uniti avevano escluso dall’insegnamento accademico l’intero corpus teorico-pratico delle medicine naturali (compresa omeopatia, osteopatia, chiropratica).

Miller, dopo una intenso scambio epistolare con Sheel, decise di dare dignità alla medicina che fino a quel momento era stata praticata sulla base di conoscenze tramandate da secoli, e raccogliendo in maniera sistematica le principali discipline rifiutate dalla scienza medica e quindi, da quel momento, inserite all’interno della pratica naturopatica.

Tra queste, si ricorda l’omeopatia e l’omotossicologia, sulle quali si era formato Miller, osteopatia e chiropratica, nate negli stati Uniti ma

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ispirate al pensiero Orientale olistico, l’iridologia nata in Ungheria, la medicina antroposofica di Rudolph Steiner, fino al recupero della medicina delle segnature di Paracelso e Classius, e la moderna spagiria alchemica.

Gran parte di queste medicine sono via via state assorbite all’interno della pratica medica” ufficiale” se non ortodossa, nel senso che dove sono praticate esse richiedono una preparazione e una formazione universitaria di tipo medico.

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IL SIGNIFICATO DI “NATUROPATIA”

Secondo la teoria maggiormente condivisa, il termine deriva da

“Nature’s Path” che significa il “sentiero della natura”, ossia la via terapeutica indicata dalla natura.

Nonostante l’etimologia sia di origine recente, antico è invece il significato profondo del termine: la storia della naturopatia coincide in qualche modo con quella della medicina, ossia dei continui tentativi di alleviare la sofferenza inscindibilmente legata alla vita umana.

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Infatti la nascita della naturopatia, nel senso olistico qui illustrato, può essere fatta risalire a circa 20.000 anni fa, ossia ai primi testi sapienziali della cultura indovedica, la prima, a quanto ci risulta, ad aver applicato i principi dell’olismo alla cura della salute e dell’ambiente, seguita, poi, da Agopuntura e Medicina Tradizionale Cinese.

Un’altra grande cultura medica nacque in Egitto, circa 5000 anni prima di Cristo, grazie a Imhotep, medico dalle straordinarie abilità curative; figura fondamentale per la medicina del tempo e ritenuto autore di uno dei più antichi trattati medici ritrovati.

Ed è proprio in Egitto che avviene la formazione di Ippocrate, da tutti considerato il padre della medicina. Nella sua concezione l’uomo era il microcosmo e il corpo era formato dai quattro elementi

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fondamentali: aria, fuoco, terra e acqua (gli stessi che i presocratici greci ricercavano come l’origine di tutte le cose), ai quali corrispondevano degli umori: all’aria, che è ovunque, corrispondeva il sangue (anticipando, così, la scoperta della circolazione di esso, avvenuta solo nel diciassettesimo secolo); al fuoco, che è caldo, corrispondeva la bile; alla terra, per il suo colore, corrispondeva un umore scuro (in realtà inesistente, forse osservato durante il sacrificio degli animali); il sangue della milza, venoso, molto scuro fu ritenuto un altro umore, diverso dal sangue, e fu chiamato bile nera (atrabile);

infine all’acqua corrispondeva il muco (flegma), comprendente tutte le secrezioni acquose del nostro corpo (saliva, sudore, lacrime, linfa, ecc.), localizzato principalmente nel cervello, che era umido e freddo come l’acqua.

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Agli umori furono fatte corrispondere anche le stagioni: il sangue (l’aria) corrispondeva alla primavera, la bile (il fuoco) all’estate, l’atrabile (la terra) all’autunno e il flegma (l’acqua) all’inverno. Fu ideato anche un parallelismo con le quattro età della vita, infanzia, giovinezza, età virile ed età senile. Naturalmente, si tratta di una concezione olistica e archetipica della natura che trova riscontro in tutte le culture, comprese quelle orientali.

Ippocrate sosteneva che la malattia derivasse dallo squilibrio (perché le conoscenze dell’epoca non permettevano di ricollegarla ad alterazioni nella fisiologia dell’organismo) e che dove c’era equilibrio tra gli umori c’era la salute; le cure consistevano nel rimuovere l’umore in eccesso. La sua teoria spiegava anche i vari temperamenti:

un soggetto collerico, per esempio, aveva troppa bile, quello flemmatico, troppo muco.

La stessa concezione è presente in medicina tradizionale cinese, dove gli umori sono sostituiti da energia di differenti qualità, ma riconducibili tutte a quella Jin e a quella Jang, giustapposte tra loro.

Si vedrà come, molto più recentemente, questa concezione viene ripresa da Schussler e da Menetrier, i quali la applicheranno alle terapie fondate su eccesso o carenza di elementi minerali.

Al centro della concezione ippocratica non c’era la malattia, ma l’uomo, e in questo la naturopatia occidentale si diversifica da quella orientale, che pone al centro il Tao, o l’armonia dell’intero universo.

La centralità dell’uomo fece la fortuna della sua scuola nei confronti di quella rivale di Cnido, che invece era focalizzata sulla malattia con una concezione riduzionistica, simile a quella odierna.

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I principi fondamentali erano: lasciar fare alla natura e alla sua forza guaritrice; osservare attentamente il malato e intervenire il meno possibile; fare attenzione all’alimentazione e alla salubrità dell’aria.

Questa filosofia trova terreno fertile nel bacino del Mediterraneo e nel Medio Oriente allora conosciuto e, con il passare del tempo, le teorie e le tecniche si arricchiscono di contributi sempre più validi, grazie anche al contributo di diversi personaggi (tra i quali il “latino”

Celso, Paracelso, Crollius e Filangeri).

Un particolare riferimento va fatto all’opera di Hildegard von Bingen (1098-1179), la quale ha rivoluzionato la visione del mondo di allora e precorso la psicosomatica: oggi la sua medicina è più attuale che mai.

Le sue doti visionarie le permisero di riunire teologia, etica, musica e ar te in un’unica idea di uomo, creazione e cosmo, e anche i suoi trattati di medicina sono influenzati da questa nuova concezione.

S e c o n d o I l d e g a r d a l a guarigione è un processo globale, che avviene su più livelli. Fonte dell’energia curatrice è Dio. Quel che può guarire è nascosto nell’uomo e le forze curative sono presenti in natura. Nella medicina di Ildegarda sono importanti sia le cause che i sintomi. Secondo un

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processo olistico, la guarigione avviene su quattro livelli: spirituale, cosmico, divino e fisico.

Con le sue idee sulla salute e sulla malattia Ildegarda di Bingen è riuscita più di molti medici moderni a individuare il punto debole del nostro tempo: le difficoltà della vita, un’alimentazione scorretta e l’assenza di valori morali, di senso etico, civico e sociale. Per Ildegarda l’uomo è sano per natura, ma attraverso l’alimentazione e lo stile di vita influenza la sua salute.

Una vita sana e sobria si fonda, secondo Ildegarda, sulle “sei regole auree di vita”:

1. un’alimentazione corretta;

2. l’uso delle forze curative presenti nella natura;

3. la regolarità delle fasi di sonno e di veglia;

4. un sano equilibrio tra lavoro e tempo libero;

5. liberando il corpo dalle impurità e dalle sostanze nocive;

6. impiegando le proprie forze curative spirituali.

In maniera estremamente dettagliata, Ildegarda espone i sintomi fisici e le malattie che possono derivare dai fattori di rischio spirituali.

Se si comprendono i sintomi fisici nel loro senso più profondo, si possono riconoscere alla loro radice le cause spirituali e si può quindi individuare il sistema adatto per guarire.

Ildegarda in questo precede la medicina psicosomatica del nostro tempo.

Sulla base della concezione globale del mondo proposta da Ildegarda, tutti i livelli terapeutici della natura umana devono essere tenuti in considerazione non solo al momento di curare la malattia,

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ma già prima del suo insorgere. Essi sono rappresentati dalle forze terapeutiche divine, cosmiche, fisiche, spirituali.

Solo tenendo in considerazione questi differenti livelli, si può giungere alla guarigione completa. Secondo Ildegarda, inoltre, la Creazione ha in sé tutti i rimedi necessari per curare il fisico e lo spirito dell’uomo. I metodi più importanti sono simili, per molti aspetti, a quelli della naturopatia attuale:

•terapia alimentare: la giusta alimentazione, a base di cibi sani;

•medicinali: ricette a base di piante officinali, efficaci sia per la cura del corpo che dello spirito;

•cristalloterapia;

•fisioterapia con saune, bagni e massaggi;

•psicoterapia: impiego dei propri poteri curativi mediante conoscenza di se stessi e digiuno;

•musicoterapia: guarigione emotiva;

•terapia del movimento.

In età moderna la storia della naturopatia brilla dell’operato di diverse figure. In Francia, Herman Boerhaave (1668 – 1738), fu promotore dei bagni super-calorici, rendendolo celebre in tutto il mondo.

Sempre in Francia, Paul Joeseph Barthez (1734 – 1806) definì la dottrina del Vitalismo considerata la base filosofica della naturopatia:

insegnamenti accolti anche dalla facoltà di medicina di Montpellier, baluardo della naturopatia in Francia, e da quella olandese intitolata a Van Eldereen.

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Cure naturopatiche del 19° secolo

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Francois Broussais (1772 – 1838) si oppose ai “diagnostici”

rispolverando il principio di uniformità dei trattamenti per tutti i sintomi, proprio come Ippocrate.

Armand Trousseau (1801 – 1868) sperimentò, attraverso numerose esperienze, i meccanismi di autoguarigione.

Vincent Preissnitz (1799-1851), medico tedesco, esaltò l’importanza della vita all’aria aperta e il suo effetto favorevole nel processo di guarigione.

Padre Sebastian Kneipp (1821-1897), abate austriaco, fu il continuatore dell’opera di Priessnitz e convinto a s s e r t o r e d e l l ’ u n i t à psicofisica dell’uomo, dando un contenuto sistematico alle idee del suo predecessore. Ebbe grande notorietà nella s e c o n d a m e t à d e l l ’ O t t o c e n t o e d influenzò notevolmente con il suo pensiero le generazioni successive di naturopati.

E g l i c r e d e v a p r o f o n d a m e n t e n e l potere curativo delle piante e dell’acqua ed

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elaborò una teoria basata su cinque pilastri fondamentali:

idroterapia, fitoterapia, terapia del movimento, terapia dell’alimentazione e stile di vita.

Come per altri naturopati, la prevenzione delle malattie era per Kneipp il momento fondamentale di ogni regime curativo.

(Oggi l’idroterapia è pratica diffusissima e applicata in appositi Centri termali, estetici e riabilitativi, sotto la direzione e il controllo del medico specializzato in idroterapia e cure termali o estetiche, per cui tale disciplina è uscita dalle competenze naturopatiche).

Particolare importanza rivestiva per lui l’uso dell’acqua, (calda, fredda o tiepida) per agire sulla regolazione interna degli organi e sulla funzionalità dei vasi sanguigni; sviluppando i suoi principi giunse in seguito a proporre oltre 130 modelli di regimi terapeutici, a base di bagni d’acqua, spesso con l’aggiunta di piante medicinali.

Dell’impostazione di Kneipp sopravvivono tuttora, nei paesi di lingua tedesca, numerosi centri idrotermali che praticano il suo metodo

“classico”, dando importanza alla fitoterapia e alla concezione

“olistica” della terapia; si può affermare che la cultura del termalismo diffusa negli ultimi due secoli trova in Kneipp il principale assertore.

In questo periodo si diffusero le cure naturopatiche in America. Fra i più noti sostenitori ricordiamo Sylvester Graham (1794-1851) e Benedict Lust (1872-1945), allievo di Kneipp, che fondò a New York la prima erboristeria.

Sylvester Graham (1794-1851) statunitense, si interessò sia delle pratiche alimentari che salutistiche in genere,  che promosse sviluppando il vegetarismo e l’uso di cereali integrali.

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Heriberto Rubilanza (1834-1897) fu il capostipite di una dinastia di naturopati sudamericani, che svilupparono in particolare l’innovativo metodo diagnostico iridologico ideato da von Peczely.

Louis Kuhne (1835-1901) personaggio di grande carisma, influenzò, insieme a Kneipp, i grandi naturopati americani: Lust e Lidhlahr. Creò un centro naturale e sviluppò la “scienza dell’espressione facciale”, un sistema di diagnosi fisionomica, basata sul concetto che “il disturbo si manifesta tramite la comparsa di modificazioni del corpo, specie del collo e del volto”.

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Favorisce, per eliminare le scorie, l’uso di saune, bagni di sole, frizioni dell’addome e dei genitali, consiglia la dieta vegetariana a basso consumo di sodio. Egli afferma che “il cibo che modifichiamo artificialmente con la cottura, il sale e lo zucchero, è quello che si digerisce con maggiore difficoltà” e porta avanti il concetto di fermentazione per eccesso di tossicosi nei lumi naturali (intestino, vescica urinaria, pelle, polmoni).

Giandomenico Sclarandis applicò i principi della spagyria alchemica alla naturopatia, elaborando nel suo laboratorio i primi preparati organoterapici a base di informazioni energetiche veicolate tramite parti di organi di maiali diluite e dinamizzate secondo il metodo hanemanniano.

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Padre Anselmo Pettigiani (1856- 1934) esplorò il mondo delle piante medicinali, fino a quel momento trascurate a favore di quelle officinali, sperimentando la loro efficacia sulle principali affezioni e trasformando gli elisir e i liquori alcolici prodotti in monastero in veri e propri farmaci naturali, con l’aggiunta dell’energia terapeutica della preghiera (si ispirò alle preparazioni francesi dei suoi confratelli che producevano la Chartreuse).

John Harvey Kellogs (1852-1943), si dedicò allo studio ed alla soluzione del problema della stitichezza, introducendo fibre a base di cereali nella dieta.

Arnold Rikli (1823-1906), medico svizzero fu tra i primi a scoprire i vantaggi delle condizioni climatiche di Bled, località situata sui monti Veldes in Slovenia. Fondò l’Istituto di cure naturali e iniziò ad attuare i propri metodi di cura.

Il metodo di cura del dottor Rikli si basava sull’importanza della luce del sole e della cura atmosferica. Si effettuavano bagni sia nelle acque del lago che negli impianti balneari. Per i bagni veniva adoperata l’acqua di due sorgenti della temperatura di 10 e 15 gradi centigradi, alternati da bagni di vapore molto caldi; la cura veniva completata con esposizione al sole. Il programma prevedeva delle lunghe passeggiate mattutine a piedi nudi sull’erba bagnata di rugiada, per migliorare la circolazione.

Henry Lindlahr (1862-1924), medico-naturopata, pioniere e divulgatore della naturopatia americana. Il suo metodo parte dal principio che i disturbi acuti diventano cronici in seguito a soppressione, la cura è il “ritorno alla natura” di cui la dieta naturale è la base: frutta (vitamina C), riso integrale (tiamina), verdura a

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foglia (ferro); egli promuove la cucina vegetariana, ma razionale, lasciando spazio alla trasgressione periodica.

Dà importanza all’ambiente: luogo di lavoro, abitazioni, abiti, abuso del tabacco, riposo e rilassamento, aspetti  fondamentali per iniziare una vera cura.

Valorizza l’acqua, la luce e l’aria (afferma “l’uomo è animale d’aria”), e le tecniche di movimento e manipolative: osteopatia, chiropratica, massaggio e sport.

Svolse ricerche e studi inerenti la medicina vibrazionale e la teoria atomica divenendo il precursore della biorisonanza elettronica.

Benedict Lust (1864-1945), naturopata tedesco, allievo di Kneipp, diffuse il termine

“naturopata” e fondò a N e w Y o r k l a p r i m a erboristeria.

Fu il precursore delle cure naturali sistematizzate, consistenti in fitoterapia, i d r o t e r a p i a , d i e t a vegetariana, omeopatia, massaggio, chiropratica e osteopatia, e il primo a sperimentare e ad utilizzare l ’ e l e t t r i c i t à a s c o p i terapeutici.

U n o d e g l i a s p e t t i p i ù importanti della sua filosofia è “l’uso della naturopatia per

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trasformare la vita delle  persone”. Intende per naturopatia una scuola terapeutica distinta e separata dalla medicina, che opera attraverso il potere delle forze naturali quali acqua, aria, sole, terra, erbe, elettricità, magnetismo, esercizio, riposo e dieta, con l’ausilio di varie modalità manuali quali massaggio, osteopatia, chiropratica, nonché la scienza morale e mentale.

Sottolinea l’importanza del digiuno e della dieta idrica. Fonda la scuola americana di naturopatia nel 1901 e contribuisce a introdurre lo yoga in America.

I g n a z V o n P e c z e l y (1826-1911) di Budapest,  fondatore dell’iridologia unitamente allo svedese Nils  Liljequist (1851-1936).

Secondo una leggenda Ignatz Von Peczely, ancora bambino, osservando gli occhi di un gufo con una zampa spezzata, notò una macchia nella trama nella parte inferiore dell’iride del volatile. Da questa prima osservazione avrebbe intuito la possibile correlazione tra segni sull’iride e le patologie, ipotesi confermata da numerose osservazioni successive.

Ad Ignatz Von Peczely si deve la scoperta dell’importanza diagnostica delle alterazioni morfologiche dell’iride: la patografia.

Nils Liljequist (1851-1936), pastore protestante svedese, rilevò come la somministrazione di alcuni farmaci modificasse il cromatismo

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dell’iride.  A Nils Liljequist si deve la scoperta della rilevanza delle alterazioni cromatiche nella diagnosi iridologica: la patocromia.

Nils Liljequist, iniziò a studiare l’iride più o meno nello stesso periodo di Von Peczely. Egli notò, in particolare, come alcune alterazioni del colore dell’iride fossero legate all’assorbimento, da parte dell’organismo, di determinate sostanze chimiche.

Semplificando si può dire che Von Peczely scoprì il significato delle alterazioni dei segni della trama iridea (patografia), mentre Liljequist scoprì il significato delle alterazioni cromatiche del tessuto irideo (patocromia) ed Heriberto Rubilanza diffuse la disciplina anche oltre oceano, integrandola con osservazioni di segni innovativi.

Tra gli altri personaggi importanti dell’iridologia ricordiamo: Schlegel, allievo di Liljequist, e Thiel. Della scuola tedesca ricordiamo (Schnabel, Deck, Angerer, Miller, Strobel), della scuola francese (Vannier, Jausas, Bourdiol, Parmentier, Issogne), della scuola spagnola Guillermo Rubilanza e Antonio Aguillera (scopritori dell’orlo pupillare interno), e della scuola americana (Jensen e Melmauer per gli studi sulla sclerologia).

In Italia i primi ad interessarsi di iridologia furono: Luigi Costacurta, Siegfried Rizzi, Emilio Ratti e Sebastiano Magnano.

Luigi Costacurta (1921-1991) ha divulgato in Italia le concezioni di Manuel Lezaeta Acharan, conosciuto nel 1959, a Santiago del Cile, dal quale apprese le conoscenze relative alle pratiche igienistiche naturali e l’iridologia,  facendo pratica ed esperienza.

Siegfried Rizzi ha sviluppato i suoi studi evidenziando l’importanza dell’orlo pupillare interno, sviluppando gli studi sull’iridologia applicata ad individuare il rimedio omeopatico.

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Emilio Ratti ha pubblicato il secondo libro di iridologia in Italia, traendo spunto dal libro di J. Deck: Principi di iridodiagnosi.

Sebastiano Magnano costituisce nel 1985, nell’ambito dell’Associazione Scuola della Salute, il Centro Italiano di studi iridologici per la diffusione e la pratica dell’iridologia in Italia.

Approfondisce gli aspetti olistici dell’iridologia ed è il fondatore dell’indirizzo psicodiagnostico in iridologia, che permette una lettura ampia e complessa della personalità, paragonabile a quella ottenibile con l’esame grafologico o con un test proiettivo.

Daniele Lo Rito, medico, studioso della materia iridologica,  formatosi con gli insegnamenti del Dott. Siegfried Rizzi. Dal 1990 ha pubblicato numerosi libri di iridologia. Scopritore del Cronorischio: analisi dell’iride che mette in evidenza l’età nella quale determinati eventi hanno inciso sullo sviluppo e la formazione dei disturbi individuali, ma anche possibilità di previsione anticipata di patologie future, dal momento che parte del destino della persona è scritto nei suoi geni, e queste istruzioni trovano riscontro nei segni dell’iride. Il metodo permette di individuare la data di morte del paziente.

Attualmente, l’iridologia diagnostica è ben rappresentata dall’International College of Iridology in North Carolina e dalla Scuola francese, da anni impegnati per farla riconoscere a livello internazionale come pratica diagnostica a tutti gli effetti, in forza delle numerose ed evidenti dimostrazioni della correlazione tra segni iridei e patologie. Grazie a queste organizzazioni, l’iridologia ambisce a essere riconosciuta a tutti gli effetti una pratica diagnostica a disposizione del medico, ossia sulla base di evidenze scientifiche e non semplicemente osservative come nella naturopatia tradizionale

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(la quale, come noto, rifiuta metodologia e strumenti scientifici di diagnosi).

Nonostante questi validi contributi, la naturopatia perse gradualmente terreno in Francia, a causa delle teorie di Pasteur e di altri chimici (anche se la storia della naturopatia vuole che proprio a Pasteur sia attribuita la seguente frase pronunciata nel suo letto di morte: “Il microbo non è niente, il terreno è tutto!“).

In Germania la naturopatia acquisì formalmente lo status di pratica medico-sanitaria istituendo la figura dell’heilpraktiker, ossia del

“medico empirico”, separandosi definitivamente dalla concezione della naturopatia europea che, con l’eccezione della Svizzera, la interpreta come pratica non sanitaria.

I paesi anglosassoni (Inghilterra e Stati Uniti) invece, resistettero all’invasione della chimica, conservando con Murray e Pizzorno una forte corrente naturopatica, ma si orientarono verso la cura allopatica delle patologie, e, specialmente sulla chiropratica e sull’osteopatia (in Europa considerate discipline che richiedono sei anni di studi accademici).

In Italia, in particolare, essa è stata introdotta come supporto teorico alla vendita di alimenti e prodotti naturali da parte di astuti commercianti, e si è polverizzata in una miriade di discipline a sfondo terapeutico, determinando una certa disaffezione del pubblico dei consumatori, i quali fanno fatica a distuinguere il naturopata professionista da coloro che operano come guaritori senza alcuna qualifica, sulla base di metodiche spesso smascherate come fake news (si veda, per esempio, la dermoriflessologia, la naet, il trattamento neuro-ormonale, la dendroterapia).

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Secondo la storia della naturopatia, solo a partire dal Settecento, grazie all’abate Kneipp, si definirono le connotazioni precise della naturopatia.

Il romanticismo tedesco mise al centro la Natura quale realtà organica e non più meccanica, dotata di una propria spiritualità. Le pratiche mediche del tempo non riuscivano a curare molte malattie, aggravando sempre più le condizioni dei pazienti, e per questo motivo l’omeopatia poté diffondersi, in quanto essa non aggravava (come le invasive e pericolose tecniche allopatiche) la già precaria condizione di salute dei malati.

In questo scenario, l’omeopatia acquisì grande importanza e considerazione, in contrapposizione alla medicina allopatica (fondata sulla somministrazione al malato di rimedi che producono effetti contrari a quelli provocati dalla malattia).

Dall’Europa, questa pratica sbarcò oltreoceano e come già detto, il termine fu coniato proprio a New York nel 1900 e la disciplina assunse una sua definitiva e ufficiale sistematizzazione grazie all’opera di Miller: “Natural therapy for every illness: naturopathy and faith” e specialmente nei suoi “Principles of Nathuropatic Medicine”(1912).

La tradizione naturopatica ha conservato il predominio sulla medicina scientifica fino agli anni Trenta (del 1900). Il già citato rapporto Flexner, l’avvento della chimica e, in genere, i formidabili progressi tecnologici della fisica, l’avvento della radiografia, la diffusione delle teorie del premio Nobel Louis Pasteur e dell’industria farmaceutica, portarono a una serie di leggi che hanno “ufficializzato” la medicina scientifica con il conseguente dirottamento della salute verso questa e

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il “declassamento” delle altre metodiche a “medicine alternative”

oppure “non convenzionali”.

La naturopatia, inoltre, subì un considerevole declino dopo la seconda guerra mondiale, quando gli antibiotici dimostrarono di essere molto più efficaci delle cure dei naturopati e l’avvento della tecnologia all’interno della medicina tradizionale assestò un duro colpo ai seguaci della natura che, come se ciò non bastasse, nel 1945, con la morte di H.J. Miller, considerato il vero fondatore della Naturopatia, scatenarono diversi conflitti tra le varie scuole di medicina naturale.

Soltanto qualche anno dopo, negli anni Cinquanta, l’integrazione con criteri scientifici permise alla naturopatia di riprendere terreno, ma la rese suscettibile di verifica critica da parte della scienza medica, la quale ritiene di avocare a sè tutte le competenze naturopatiche che abbiano fondamento scientifico (Scienza dell’alimentazione e fitoterapia, in particolare).

Negli ultimi anni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha modificato il concetto di “salute”, stabilendo che essa non è soltanto l’assenza di malattia, ma è uno stato di completo benessere fisico, psicofisico e sociale” e ha consigliato l’inserimento della naturopatia nei vari sistemi sanitari nazionali a integrazione della medicina

“scientifica” (1949).

In questo modo la naturopatia potrà essere insegnata come Scuola di specializzazione universitaria per i laureati in medicina e chirurgia.

Solo la naturopatia olistica, che rifiuta metodologie e strumenti scientifici (quelli ai quali deve attenersi l’insegnamento accademico della naturopatia) potrà quindi continuare liberamente a svolgere la

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propria opera di educazione e cura della qualità della vita, al di fuori di ogni regolamentazione sanitaria ministeriale.

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DIFFERENZA TRA IL RUOLO DEL MEDICO E QUELLO DEL NATUROPATA

Il medico, come conseguenza della formazione seguita, ha piena competenza per pronunciare diagnosi riferite a patologie e prescrivere le specifiche terapie; solitamente interviene quando la malattia è già tendenzialmente conclamata; difficilmente una persona si reca dal medico se non avverte sintomi evidenti.

Il naturopata, invece, ha la prerogativa di acquisire una cultura salutistica che, innanzitutto, mette in pratica per se stesso prima di trasmetterla agli altri.

Il ruolo che esercita è quindi di educare, accompagnare e sostenere la persona a farsi carico della propria “Salute”.

Questa consapevolezza presuppone la necessità e la volontà di conoscere e di diventare consapevoli delle proprie condizioni e predisposizioni per intraprendere, come protagonisti, uno stile e un

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“naturale percorso di vita” (Nature’s Path) idoneo a tutelare la Salute oppure a ripristinare un equilibrio, attraverso metodiche non invasive e non farmacologiche che possono essere anche di supporto alle terapie mediche “tradizionali” eventualmente necessarie.

Ciò che è importante, al termine di questo primo excursus sulla storia della Naturopatia, è comprendere come essa sia pratica di competenza medica e di personale sanitario abitato quando sia concepita come “medicina naturopatica” e come viene infatti insegnata dalle Università americane e canadesi (che rilasciano una laurea in medicina a tutti gli effetti).

La sua origine, il suo significato, il suo “spirito” tuttavia, non è quello di costituire una delle tante modalità di cura allopatica a disposizione del medico, ma una vera e propria filosofia pratica di vita, la quale deve affiancarsi ma non può mai essere confusa con la pratica medica.

Tutto il percorso che è illustrato nelle lezioni della nostra scuola di Naturopatia olistica è improntato alla logica dell’insegnamento della naturopatia olistica, ben diversa da quella medica. Esso richiede impegno e molta applicazione, anche pratica e personale, perché la naturopatia olistica non può essere ridotta alla conoscenza degli effetti di alcuni rimedi o alla pratica di trattamenti olistici acquisibile in poche lezioni.

Diventare naturopata olistico significa adottare uno stile di vita e un atteggiamento verso di essa che richiede tutta una vita spesa alla ricerca del benessere, per sè e per gli altri.

Inoltre, la diffusione commerciale della naturopatia, motivata da precisi interessi economici, ha fatto sì che innumerevoli scuole improvvisate e personaggi senza scrupoli ingannino i cittadini circa il

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significato e la reale portata della pratica naturopatica, inducendo a credere che essa sia una forma di medicina che cura con rimedi naturali.

Il naturopata olistico, nella sua opera di educazione alla salute, deve saper insegnare a distinguere le pratiche “commerciali”, che mirano fondamentalmente alla vendita di servizi e di prodotti spesso fasulli, da quelle dotate di un serio substrato storico e culturale, e rivolte legittimamente alla promozione della salute naturale.

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BIBLIOGRAFIA

Erboristeria

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Riferimenti

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