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Agamennone s. Clitennestra. Ifigenia Crisotemi Elettra Oreste

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Academic year: 2022

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Hannah Lynn – La vendetta degli dei

All’inizio del romanzo trovate una bella genealogia, per comprendere meglio certi riferimenti che compaiono nel libro.

RIASSUNTO

All’inizio del romanzo troviamo Agamennone che deve raggiungere l’indovino Calcante Il più grande profeta di tutta la Grecia, se non del mondo

Deve infatti chiedere il suo consiglio in modo che le navi greche possano lasciare il porto di Aulide.

Da settimane, infatti, le navi sono immobili, senza il minimo accenno del vento di cui avevano bisogno per attraversare il mar Egeo e battersi perché Elena fosse restituita al fratello di Agamennone, Menelao

L’indovino sembra aspettare Agamennone e gli rivela subito che la divinità offesa è Artemide.

Infatti nel corso di una caccia, Agamennone ha ucciso una cerva sacra alla dea. Ed ora Artemide vuole in cambio la vita della figlia di Agamennone: Ifigenia.

«La dea accetterà un unico sacrificio», disse. «Un’unica morte sul suo altare nel tempio di Aulide… Non è un animale che vuole. Ma una fanciulla. La tua figlia più bella, Ifigenia».

La bella Ifigenia, ignara che il destino sia ormai segnato, se ne sta tranquilla con sua madre Clitennestra a Micene, giocando con i fratelli minori Oreste, Crisotemi ed Elettra.

Clitennestra vive una doppia vita da quando ha sposato Agamennone. Infatti ha un volto pubblico ed uno privato.

In privato si nascondeva dal marito e sussultava nel vederlo, sapendo che avrebbe dovuto obbedire a ogni suo ordine. Soffocava le grida, copriva i lividi e cercava di comportarsi come se la Clitennestra vera fosse quella che mostrava ai suoi sudditi. In pubblico era la regina consorte che sorrideva sempre e indossava con gusto squisito abiti elaborati che sarebbero stati aborriti nella sua Sparta natia.

Clitennestra è una donna spartana che si è trovata costretta a sposare Agamennone, un bruto, e vuole che ad Ifigenia venga risparmiata la sua stessa sorte.

Pelope s. Ippodamia

Atreo s. Erope

Anassibia s. Strofio

Pilade

Menelao s.

Elena

Agamennone s. Clitennestra

Ifigenia Crisotemi Elettra Oreste

Tieste

Pelopia + Tieste

Egisto

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Per questo ha deciso di consacrarla ad Artemide mentre il padre sarà impegnato a Troia. E spera con tutto il cuore che la profezia sia vera e la guerra duri dieci anni.

La bellezza: il più corrotto dei doni. Il fatto di essere bella non impediva alle mani di un uomo di picchiarti. .... L’idea che le figlie potessero subire anche solo un briciolo di quanto aveva

sopportato lei la atterriva tanto da darle le vertigini.

Mentre Clitennestra riflette su questo, un messaggero arriva a prendere Ifigenia: Agamennone vuole infatti darla in sposa ad Achille. Secondo il messo, infatti, il matrimonio dei due basterà a placare la dea. Clitennestra non ci crede. Sa bene che le divinità infuriate non vogliono “unioni benedette” ma sacrifici.

Tra l’altro, Il re non vuole che nessuno accompagni la giovane. Clitennestra però su questo è irremovibile: andrà con la figlia in Aulide. Quando Agamennone si trova davanti la donna, perde il controllo. Invece che al banchetto di nozze, l’uomo trascina moglie e figlia al tempio di Artemide.

E a quel punto Clitennestra torna la principessa guerriera:

«Non riesci neanche a guardarmi negli occhi, Agamennone. Che cosa succede? Cosa non mi stai dicendo?».

E il re deve dire la verità o almeno quella che gli fa comodo. In qualche modo riesce a convincere la moglie a lasciarlo da solo con la figlia… Così Clitennestra si reca al mercato e qui si imbatte in Achille e Patroclo. E il grande guerriero è disorientato

«Mi dispiace, regina, temo ci sia un malinteso. Credi che debba sposare una delle tue figlie?».

A quel punto Clitennestra comprende:

Gli dei non traevano gioia dalla felicità umana. Non avrebbero mai accettato un matrimonio per rimediare a un’offesa. Gli dei esigevano punizioni. E se era stato Agamennone a fare un torto alla dea, come aveva detto, sarebbe toccato a lui pagarne il prezzo.

Disperata, Clitennestra cerca di arrivare al tempio prima che il marito trucidi la figlia e intanto prega gli dei di risparmiare la sua bambina. Ma ormai è troppo tardi.

Mentre si avvicina al tempio, un uomo uscì dall’ombra. Agamennone. E nelle sue mani un coltello, la lama luccicante di rosso.

«L’hai assassinata! Hai assassinato nostra figlia! La mia bambina! Me l’hai fatto di nuovo!».

Il dolore di Clitennestra è il nostro ed è straziante la sua immagine che stringe la figlia che giace morta sull’altare. E sul quel corpo senza vita, giura vendetta:

«Mia cara. Mia cara, carissima bambina. Mi dispiace tanto, tantissimo. Pagherà per questo, te lo giuro. Pagherà»

Eppure in quel momento non riesce a uccidere quell’essere insensibile, che le ingiunge di seppellire la figlia mentre lui si prepara a partire con le sue navi.

Quando una sacerdotessa dice alla regina che può seppellire la figlia nel tempio, Clitennestra, furiosa, porta via il corpo della figlia, trascinandola con la sola forza della disperazione…

«Questo è un atto barbarico! Non ha alcun significato!...La dea è una sgualdrina egoista…La dea si è presa mia figlia, che non aveva fatto nulla di male! Nulla! Era innocente!».

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Quattro anni dopo, Clitennestra sta addestrando le figlie e fa la conoscenza di Egisto. Il cugino di Agamennone, “l’uomo che ha ucciso il padre di mio marito».

Per chi non la conosce, l’autrice introduce la storia di Egisto

Anni prima, Egisto aveva ucciso suo zio, re Atreo, l’uomo che l’aveva cresciuto come figlio, per rubargli la corona e consegnarla a suo padre, Tieste. Agamennone e suo fratello, Menelao, si erano rifugiati a Sparta. Una volta tornati, ormai adulti e formidabili guerrieri, avevano

riconquistato il trono espropriato con il tradimento da zio e cugino per poi scacciare entrambi da Micene. Il tutto era avvenuto solo pochi mesi prima delle nozze di Agamennone e

Clitennestra.

La storia si era conclusa così. Agamennone e Menelao avevano ottenuto i rispettivi troni, Agamennone a Micene e Menelao a Sparta.

Della sorte di Tieste ed Egisto si discuteva di rado. Per qualche tempo i fratelli erano stati assetati di vendetta, quanto più lenta e dolorosa possibile. In fondo, la legge divina imponeva a ogni figlio di vendicare l’assassinio del padre, e loro avevano avuto tutta l’intenzione di

rispettarla, ma gli affari del regno avevano pian piano smorzato la sete di sangue, e il desiderio di vendetta si era affievolito. Tieste era morto di vecchiaia in esilio nella città di Citera, ed Egisto sembrava scomparso nel nulla.

Ora dice di volere il perdono del cugino. Ma Clitennestra è di ghiaccio e lo allontana da palazzo. Egisto obbedisce ma il suo atteggiamento lascia sconcertata Clitennestra Possibile che fosse sincero quando sosteneva di essere lì solo per ricevere perdono?

Intanto Oreste scompare e subito Clitennestra è in allarme. È sicura che sia stato Egisto a rapire suo figlio. Ma il bambino si è solo nascosto per vincere a nascondino. Quando trova Egisto a pregare sulla tomba di Atreo, Clitennestra lo affronta, decisa ad ucciderlo. Invece l’uomo piange :

«Uccidimi, ti prego».

Ed Egisto racconta la sua storia, iniziata con Atreo che uccise i figli di Tieste – i suoi stessi nipoti – e li servì da mangiare a suo fratello Tieste.

Una delle azioni più spregevoli mai compiute. Clitennestra aveva inizialmente creduto che Agamennone non potesse essere brutale quanto il padre. Ora sapeva che poteva fare ben di peggio.

Cresciuto da Atreo, Egisto aveva avuto l’ordine di uccidere Tieste. Quando questi gli aveva rivelato di essere suo padre, gli aveva anche chiesto di uccidere Atreo. Egisto aveva obbedito.

Solo dopo aveva scoperto di aver ucciso l’uomo sbagliato.

Mentre tutti lo festeggiavano per aver ucciso l’odiato tiranno, sua sorella Pelopia le aveva rivelato la verità. Quella spada che lui aveva usato per uccidere Atreo, era la stessa che le era stata premuta contro il collo perché non gridasse mentre veniva stuprata dal suo stesso padre.

E Pelopia si era uccisa con quella stessa spada

«Non sono venuto a Micene in cerca di vendetta, Clitennestra. Devi credermi. Sono venuto qui a chiedere perdono alla tua famiglia per quello che ho fatto. Non sapevo cosa stavo facendo.

Non ero padrone delle mie azioni. Per favore, ti supplico di perdonarmi».

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E Clitennestra comprende il tormento di quell’uomo e apprezza il coraggio che ha avuto nel rivelarle il suo terribile passato. Naturalmente gli concede il suo perdono e, poco alla volta, i due diventano amici:

«Questa amicizia è una delle poche cose che mi mantengano sana di mente».

Quando però Clitennestra si offre a lui, Egisto la rifiuta. Ma accetta di entrare a palazzo per evitare pettegolezzi. Poco alla volta, Clitennestra rivela al fidato amico il suo più grande rimpianto. Una storia tenuta nascosta per vent’anni.

Dopo altro tempo, Clitennestra racconta all’uomo il suo grande rimpianto. Aveva sposato a soli quattordici anni Tantalo, il defunto re di Pisa dell’Elide, cui era promessa dalla nascita.

«Per un anno e mezzo vivemmo in piena gioia coniugale, restando a Sparta per via della mia giovinezza. Il piano prevedeva che sarei andata con lui a Pisa, ma poi accaddero due cose.

Prima di tutto, rimasi incinta. Secondo, tu uccidesti Atreo».

Agamennone e Menelao arrivarono perciò a Sparta e Agamennone si innamorò di lei. Parlò con Tindaro e questi acconsentì alle nuove nozze della figlia. Bisognava però che Tantalo morisse in un “incidente”. Agamennone invece agì diversamente e si presentò a lei con i cadaveri del marito e del loro figlio neonato

«Tre giorni dopo ero già stata portata qui a Micene, come sua moglie»

Alla sua ritrovata serenità si oppone però Elettra, convinta che la madre abbia una relazione con Egisto. Davanti all’ostilità della figlia, Clitennestra le rivela che suo padre ha ucciso Ifigenia. E la reazione di Elettra ci lascia stupefatti: il padre ha agito da re!

Ma Clitennestra ha affrontato di peggio delle sprezzanti parole di una ragazzina e continua a regnare con saggezza…finché una notte, le temute torce annunciano la fine della guerra. Che cosa fare?

Al suo arrivo, Agamennone ha al suo fianco Cassandra e impone alla moglie di cedere la sua stanza alla ragazza. Non solo: convoca anche Egisto a palazzo. Clitennestra teme per la vita dei suoi figli e decide: dovrà essere lei ad ucciderlo, non Egisto:

«Se ucciderai tu Agamennone, prolungheremo solamente questo infinito spargimento di sangue. Amore mio, non capisci che se dovessi farlo tu, Oreste sarebbe costretto a cercare vendetta? A ucciderti? L’uomo che l’ha cresciuto? Non puoi fargli questo. È un bravo bambino, puro. Non mettergli questo peso sulle spalle, o sulle mie».

E Clitennestra agisce, vendicando il suo vero marito e i due figli assassinati. Ha inoltre messo al sicuro gli altri. Purtroppo Cassandra entra nel bagno in cui giace Agamennone morto. Anche lei avrebbe voluto ucciderlo.

Clitennestra però non le crede e le rinfaccia di avere eseguito gli ordini di Agamennone. Come le fa osservare Cassandra, non ha avuto scelta:

«Dimmi, allora, come mi sarei dovuta comportare? Dovevo interpretare un ruolo. Lo vedi da te, no? I nostri ruoli sono solo quelli che ci costringono a recitare».

Ma quando la giovane le si avvicina, Clitennestra la spinge via e la giovane cadendo, urta la testa e muore. Intanto Elettra costringe Oreste a fuggire con lei. Ha già deciso che troveranno rifugio nella Focide, presso re Strofio. Secondo Elettra, Clitennestra ha ucciso Agamennone per

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consegnare il trono a Egisto. Ma Oreste non le crede, perché lui sa che la madre ha agito per proteggere loro.

«Per favore, torniamo indietro. Sono al sicuro con lei. Siamo entrambi al sicuro con lei».

Nonostante Oreste le riveli tutto quanto ha fatto suo padre alla loro madre, Elettra è irremovibile:

«Metterai di nuovo piede a Micene, Oreste, nel momento in cui sarai pronto a ucciderli entrambi».

Nella Focide, Oreste trova nel cugino Pilade un fratello maggiore, che lo prende sotto la sua ala protettiva. Ma Elettra non lo lascia in pace. Soprattutto quando scopre che sua madre è incinta. Oreste però non vuole affatto credere che tutti i figli debbano vendicare i padri.

Soprattutto se la madre ha agito per vendicare i figli… Pilade gli propone di chiedere alla Pizia.

Che dà il suo responso:

«Sono i padri che devono essere vendicati, qualunque siano le circostanze. Agamennone è stato ucciso per mano di tua madre. Ora tua madre deve morire per mano tua»

Intanto a Micene il piccolo Alete ha ormai sei anni e cresce forte e sano. Nonostante Oreste non abbia alcuna intenzione di accettare il responso del dio, alla fine è costretto ad agire. Al suo fianco l’amato Pilade. Oreste però non vuole uccidere anche Egisto e Alete

«La Pizia non ha menzionato Egisto, solo mia madre. È lei l’unica che deve morire».

Ma Oreste alla fine coglie la madre di sorpresa e Pilade provvede ad uccidere Alete. Quando Oreste si trova Egisto davanti, prova a giustificarsi:

«Non avevo scelta, Egisto. Gli dei mi hanno costretto».

Ma Egisto non può capire né accettare “la volontà degli dei”. Nel suo sguardo odio puro: come può perdonare l’ignobile uccisione di un bambino innocente? Come riuscire a capire l’ignobile tradimento di Oreste? E le sue patetiche scuse, con il suo continuo appellarsi al volere degli dei. Le parole che Egisto rivolge al figliastro sono tante coltellate nel cuore di Oreste:

«Tua madre si fidava di te. Io mi fidavo di te». Egisto gli stava andando incontro e Oreste non vedeva via d’uscita. «Era un bambino, Oreste. Un bambino! Tuo fratello. Gli ho parlato di te.

Gli ho raccontato di tutto il tempo che abbiamo passato insieme a studiare gli uccelli e gli animali. Sapeva il tuo nome e voleva essere proprio come te. Voleva che tu fossi un vero fratello per lui».

Ma ha ancora molto da dire il povero Egisto:

«Non sei diverso da tuo padre. Non sei migliore di Agamennone».

Queste parole sono quelle che più feriscono Oreste, che sembra quasi piegarsi sotto le accuse dell’anziano:

«Non ho mai preteso il trono di Micene ma, gli dei mi sono testimoni, non lascerò che uno spietato assassino di bambini usurpi il trono che finora ho protetto in attesa di un uomo giusto.

Di un uomo che non esiste più».

Sinceramente Oreste ci appare patetico, in ginocchio a scusarsi e a chiedere perdono. Solo la vista di Pilade sembra scuoterlo: per evitare che Egisto possa prendersela con l’amato, infine

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uccide anche il patrigno. E forse si dimostra pietoso, risparmiando ad Egisto il dolore di sopravvivere a moglie e figlio.

Naturalmente Oreste ottiene la corona ma è in stato di choc. Non sa che il peggio deve ancora arrivare. E sinceramente l’arrivo di Elettra con la sua gioia dà veramente fastidio. Certo Oreste non si sente orgoglioso di quanto ha fatto e non può credere che gli dei possano essere

orgogliosi di un uomo che ha ucciso le persone che lo hanno cresciuto:

Se gli dei erano orgogliosi di una persona del genere, non era più così sicuro di volerli compiacere.

E i suoi tormenti sono solo all’inizio. Infatti tocca alle Erinni dare voce alla sua coscienza. Per salvarlo dalla loro vendetta interviene Apollo. Che però è costretto a spiegare che le Erinni perorano la causa di coloro che hanno subito un torto. Mentre Apollo chiede che le Furie smettano di tormentare Oreste, che ha solo obbedito al comando di un dio, una delle tre, Tisifone, riesce a tacitare il dio:

«Non insultarmi insinuando che gli dei siano giusti. Non fingere di prendere le difese di chi ha subìto un torto. Di certo molti atti che hanno avuto luogo in questo tempio testimoniano il contrario».

Atena sa bene a che cosa alluda la Furia, ma non la turba il riferimento a Medusa e all’ingiusta sorte che le è toccata. Ed è la dea della saggezza che alla fine ammette di non poter decidere da sola: Oreste va processato.

Atena riunisce quindi un tribunale formato da sei uomini e da sei donne.

L’udienza si svolse sull’Areopago, uno sperone roccioso a poca distanza dal tempio..

Davanti ai dodici giudici, Oreste spiega di aver agito solo dopo il verdetto della Pizia:

«Io l’amavo, ma mi era stato ordinato… Non doveva morire. Non doveva morire per mano mia».

Invece Tisifone parlerà a nome di Clitennestra. E smonta il nulla dietro il sorriso ingannevole di Apollo. Basta nascondersi dietro “quella banalissima frase sulla vendetta e sui figli che è stata vomitata per secoli, senza domande”. La verità è che ci sono alcuni padri che non meritano affatto di essere vendicati:

«Quando questi dei ci dicono che un padre deve essere vendicato, cosa intendono

esattamente? Ogni padre? Ogni omicidio? E il padre che picchia il figlio di continuo, a ogni minimo errore? … E quello che beve e gioca d’azzardo tutti i soldi della famiglia e poi usa violenza alla moglie quando torna a casa arrabbiato e ubriaco? Anche il suo omicidio deve essere vendicato?».

Anche se era un re, Agamennone era un uomo spregevole: aveva ucciso il primo marito e il figlio di una donna per poterla prendere in moglie.

«Ha colpito a morte un bambino e perché? Perché era un ostacolo a ciò che voleva»

Anno dopo anno ha abusato di Clitennestra, non solo con parole e percosse. Ma anche quando Agamennone ha ucciso Ifigenia, la donna, pur con il cuore spezzato, è rimasta forte per proteggere i figli rimasti. Tra essi anche il suo assassino. E se Clitennestra ha ucciso, è stato proprio per salvare i suoi figli

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Dopo aver perso due figli per mano dello stesso uomo, non avreste avuto paura anche voi per quelli rimasti? Non avreste fatto di tutto per tenerli al sicuro? Quando è stata tradita e aveva più bisogno di aiuto, chi è accorso? Nessuno. E il galante Oreste le ha dimostrato la sua gratitudine tagliandole la gola, alle spalle, troppo codardo persino per guardarla negli occhi mentre le toglieva la vita.

Come dare ascolto a un dio che dice che un uomo deve essere vendicato, ma una donna no?

«Uno non vale più dell’altra. Gli uomini non hanno più valore delle donne. I padri non valgono più delle madri. Pensate che un dio sarebbe qui a difendere una ragazza se questa avesse ucciso suo padre? Certo che no.

Spetta ai giudici ripudiare “questa ripugnante società patriarcale”.

Naturalmente i giudici si spaccano a metà e infine spetta ad Atena dare il voto decisivo.

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