• Non ci sono risultati.

Premessa 4 P

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Premessa 4 P"

Copied!
3
0
0

Testo completo

(1)

PREMESSA

4

Premessa

Nell’ultimo secolo si è assistito ad una crescente consapevolezza da parte della società dell’impatto antropico sugli ecosistemi; in particolare nel dopoguerra, i disastri ambientali da un lato, e la scomparsa di specie dall’altro, hanno portato la collettività ad interrogarsi sulle conseguenze delle proprie attività e sull’importanza della diversità biologica.

Nel corso degli anni si è osservata la nascita di varie associazioni che pongono come loro obiettivo la tutela del patrimonio naturale. Tra le più importanti, ricordiamo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), fondata nel 1948. Essa ha come scopo lo studio e la divulgazione delle conoscenze sullo stato di conservazione delle specie e degli habitat al fine di assistere ed incoraggiare le società del mondo a conservare l’integrità e la diversità della natura ed assicurare un utilizzo delle risorse equo ed ecologicamente sostenibile.

Dal 1966 la IUCN iniziò una catalogazione delle specie vegetali minacciate, ma solo nel 1978 pubblicò il primo libro rosso dei vegetali in pericolo in tutto il mondo. In questo volume è indicato un certo numero di specie divenute rare sia per cause naturali, sia per cause antropiche e sono anche stati classificati i fattori di minaccia gravanti su di esse.

Nel corso degli anni, tuttavia, è stato sempre più evidente il fatto che era necessario utilizzare dei criteri più oggettivi e scientifici, nonché universali, per valutare lo status di conservazione. Dopo vari anni di studi e prove furono pubblicati nel 1994 i primi criteri per le liste rosse. Il protocollo IUCN è stato via via migliorato e grazie a questa continua evoluzione esso è divenuto il più utilizzato al mondo in ambito scientifico e conservazionistico. La versione più recente è stata redatta nel 2001 ed è accompagnata da linee guida contenenti precise indicazioni su come deve avvenire la valutazione di un taxon. Anche le linee guida sono poste sotto continuo aggiornamento e la versione più recente risale a Marzo 2010 (Rossi et al., 2008).

Anche dal punto di vista legislativo sono stati fatti vari interventi e un primo importante passo relativo alla protezione del patrimonio biologico è rappresentato dalla “Convenzione relativa alle zone umide di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici”, svoltasi a Ramsar il 2 Febbraio 1971. In questa convenzione fu posta in evidenza per la prima volta l’interdipendenza tra l’uomo e l’ambiente e, in particolare, fu rilevata l’importanza delle funzioni ecologiche delle zone umide, intese sia come regolatori del regime delle acque, sia come habitat di flora e fauna caratteristici; di conseguenza, fu introdotto per la prima volta il concetto secondo il quale la tutela di una specie non può essere fine a se stessa, ma deve ricoprire anche tutte quelle complesse interazioni tra le varie specie e le componenti abiotiche dell’ambiente in cui esse vivono. Un altro riferimento fondamentale per la protezione della biodiversità è rappresentato dalla direttiva 92/43/CEE “Direttiva relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e

(2)

PREMESSA

5 della flora e della fauna selvatiche”. La Comunità Europea pone come obiettivo di questa direttiva il “contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato”. In particolare, la direttiva prevede la creazione di particolari Zone Speciali di Conservazione dove proteggere specie sia animali sia vegetali rare o considerate come “prioritarie”, cioè a rischio di estinzione, che vengono specificate nell’Allegato II della direttiva stessa.

Nello stesso anno, qualche mese più tardi, si svolse la seconda conferenza internazionale sull’ambiente a Rio de Janeiro, nella quale si afferma la coscienza che le risorse naturali non sono beni inesauribili e per questo l’uomo deve utilizzarle in maniera “sostenibile”, vale a dire secondo modalità che ne garantiscano la rinnovabilità. I risultati della Conferenza di Rio hanno portato alla sottoscrizione, da parte dei rappresentanti dei governi, di vari documenti, tra cui la Convenzione sulla Diversità biologica. L’obiettivo di questa convenzione è la conservazione della diversità biologica o biodiversità, definita come “la variabilità degli organismi viventi di ogni origine, compresi inter alia gli ecosistemi terrestri, marini ed altri ecosistemi acquatici, ed i complessi ecologici di cui fanno parte; ciò include la diversità nell’ambito delle specie, e tra le specie degli ecosistemi”, l’utilizzazione durevole dei suoi elementi ed un’equa ripartizione dei benefici derivanti dallo sfruttamento della biodiversità stessa. In particolare, è previsto che ogni nazione che ha aderito alla convenzione individui le componenti della diversità biologica rilevanti dal punto di vista conservazionistico, provveda al monitoraggio e all’adozione di adeguate misure di conservazione di tali risorse.

Nel 2002, infine, a Johannesburg è stato tenuto il Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile. In questa occasione, oltre ad una valutazione dei risultati ottenuti in seguito all’applicazione della Convenzione di Rio de Janeiro, è stato individuato l’Obiettivo 2010, secondo il quale bisognava prefiggersi per l’anno 2010 il raggiungimento di una significativa riduzione dell'attuale tasso di perdita di biodiversità a livello globale e, a livello pan-europeo e dell'Unione Europea, l’arresto della perdita di biodiversità. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha così dichiarato l’anno 2010 “Anno internazionale della biodiversità” e ogni nazione aderente è tenuta ad adottare un Piano Nazionale per la conservazione della biodiversità.

La Società Botanica Italiana (SBI), che da sempre ha sostenuto la ricerca scientifica, la divulgazione delle conoscenze botaniche e la conservazione del paesaggio vegetale, da diversi anni si occupa anche della compilazione e aggiornamento delle liste rosse delle specie vegetali, in quanto strumento di informazione e di comunicazione indispensabile per intervenire sul territorio.

La necessità di confrontare i dati italiani con quelli europei e di altre nazioni, ha spinto la SBI a proporre la predisposizione di una nuova red list della flora italiana sulla base del protocollo

(3)

PREMESSA

6 IUCN, in quanto esso fornisce criteri oggettivi e scientifici ed è riconosciuto a livello internazionale; inoltre esso permette una verifica puntuale e quantitativa dello stato delle singole popolazioni nell’ambito del corrispondente areale.

La valutazione della vulnerabilità di una specie, tuttavia, non può prescindere dalla valutazione dello stato di conservazione dell’habitat e del paesaggio di riferimento, per cui nella lista rossa sarà necessario valutare anche gli elementi di natura biogeografica, economica, storico-culturale e paesaggistica; per tale motivo la Società Botanica Italiana propone delle indicazioni metodologiche ed un nuovo tipo di scheda coerente sia con i criteri IUCN, sia con gli obiettivi della Direttiva Habitat, della Strategia Globale per la Conservazione delle Piante e del Piano d’Azione Italiano per la Conservazione della Biodiversità (Rossi et al., 2008). Nella scheda dovranno anche essere proposte delle strategie di conservazione, in particolare la conservazione in situ, all’interno di aree protette, e la conservazione ex situ, all’interno di orti o giardini botanici sia coltivando la specie, sia conservando i semi nelle banche del germoplasma.

Nel 2009 è stata redatta la scheda di lista rossa per Hypericum elodes (Bedini et al., 2010). Durante la stesura è emerso che numerose informazioni relative alla biologia della specie, richieste per la compilazione della scheda, non erano presenti in letteratura. Lo scopo di questa tesi, quindi, è di raccogliere tali dati attraverso delle indagini sul campo, in particolare riguardo la fenologia e la biologia dell'impollinazione, l'individuazione di un protocollo di germinazione e l'analisi del contesto fitosociologico in cui la specie si inserisce.

Riferimenti

Documenti correlati

Nel rispetto di quanto prescritto al sopracitato punto, per la definizione del massimo affollamento e della capacità di deflusso, ai fini del dimensionamento,

Migliorare le qualità delle produzioni e alcuni aspetti tecnici di coltivazione, conservazione e commercializzazione dei piccoli frutti

* FRV espresso come dimensione di popolazione, il cui calcolo è dipendente dalla disponibilità di sufficienti informazioni su parametri necessari per le analisi; nel caso di

Sono stati presi in considerazione anche i provvedimenti regiona- li emanati nel primo semestre del 2007 poiché si tratta di un’attività normativa molto signifi cativa ai fi ni

Calvi nel 1999 si configura come un metodo per la stima della vulnerabilità di classi di edifici ed è applicabile per la valutazione di scenari di danno estese su ampie porzioni

contemporaneamente le città costiere cipriote si affacciano ai traffici internazionali, e dal XVI fino al XII secolo Cipro assume un’importanza primaria

Considerato che l’esecuzione delle opere comporterà probabili perdite di habitat anche prioritari, di cui all’allegato I della Direttiva 92/43/CEE e interferenza e perdita

A seguito di alcune considerazioni preliminari per l’individuazione dei parametri che influenzano maggiormente il modello nell’analisi delle frequenze naturali, si è